INDICINALE A CURA DELLA CAMERA DI COMMERCIO

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INDICINALE A CURA DELLA CAMERA DI COMMERCIO
INDICINALE A CURA DELLA CAMERA DI COMMERCIO INDUSTRIA E AGRICOLTURA DI TORINO
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P I E M O N T E
TORINO
L O M B A R D I A
MILANO
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Via Vittor Pisani 7 - Telefono 65.246
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PADOVA
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Via Madama Cristina 149 - Telefono 66.624
Via Gobetti angolo Via Solaro - Telefono 553.235
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Via Nicolò Tommaseo 6 A - Telefono 25.855
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UDINE
Via Vittorio Veneto 48 - Telefono 7.18
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GENOVA
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FIRENZE
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Via Granello 41 r - Telefono 56.540
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Piazza della Repubblica 5 - Telefono 23.110
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BOLOGNA
Via Gal Mera 93 - Telefono 34.833
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LECCE
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Via San Giacomo 40 - Telefono 22.891
Via Salvator Trínchese 6 - Telefono 11.11
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PALERMO
Via Mariano Stabile 279 - Telefono 14.939
S A R D E G N A
CAGLIARI
Via Sassari 39
MICROTECNICl
TORINO
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N. 35-36
¡5 Maggio 1948
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CONSIGLIO
DI
REDAZIONE
dott. A U G U S T O
BARGONI
prof. dott. A R R I G O B O R D I N
prof. avv. A N T O N I O CALANDRA
dott. G I A C O M O F R I S ETTI
prof. dott. S I L V I O G O L Z I O
prof. dott.
FRANCESCO
P A L A Z Z I
- T R I V E L L I
prof. dott. L U C I A N O
Direttore
GIRETTI
dott. A U G U S T O
BARGONI
C o n d i r e t t o r e responsabile
QUINDICINALE A CURA DELLA CAMERA DI COMMERCIO INDUSTRIA E AGRICOLTURA DI TORINO
UNIONE DOGANALE 0 CARTELLO INTERNAZIONALE ?
Piano Marshall e conseguente programma americano
e dei sedici paesi dell'Europa Occidentale per il risanamento del nostro continente hanno un valore ancor
più grande di quello, già grandissimo, espresso dalle
cifre rappresentanti carbone o grano o attrezzature industriali. Piano e programma hanno infatti apportato
a centinaia di milioni di europei il dono inestirpabile
della speranza che — dopo decenni di nazionalismi
autarchici antinazionali e fallimentari, con passivi segnati a inchiostro di lagrime e sangue per i più e con
attivi truffaldini per una minoranza ristrettissima di
cavalieri della miseria altrui — finalmente i governanti
d'Europa si decidano a mutar politica, sostituendo
quella della carestia e dell'ingiustizia protezionistica
con l'altra, tanto invocata e attesa, della produzione
e degli scambi liberi da vincoli, per il raggiungimento
della socialità e della giustizia nel benessere comune.
Si tratta ora di fare in modo che la speranza abbia
a realizzarsi, perchè, dopo tante illusioni e delusioni
lontane e recenti, la sopportazione degli europei difficilmente saprebbe ancora resistere, senza ricorrere a
soluzioni di sovvertimento disperato, ad una nuova
caduta nel precipizio dal volo cui, appunto, ci stanno
ora sollevando le ali della speranza in un futu-ro migliore di cooperazione e di produzione.
Proprio perchè al successo dell'iniziativa americana
— successo in gran parte dipendente dalla volontà e
dalla capacità europea di rimediare agli errori del
passato — è subordinato l'avvenire della civiltà di
questa nostra amata patria Europa, e c o n ' e s s o l'avvenire di noi tutti, occorre stare bene in guardia contro
gli errori in buona fede o gli intrighi in mala fede di
certi responsabili.
Il discorso vale per il progetto di unione doganale
italo-francese. Esso è una conseguenza diretta del
piano Marshall, perchè, se l'Europa in complesso deve
venir risanata nel giro di pochi anni, è mestieri risanarne i paesi componenti, abbattendo le muraglie doganali che li separano e immiseriscono; e se la p r o duzione deve essere aumentata, bisogna tornare alla
libertà di scambi internazionali che, sola, è capace di
aprire la strada agli sviluppi produttivi con contemporanea riduzione dei costi e degli sprechi delle autarchie nazionali.
tamento loro finora graziosamente concesso dai dazi,
dai contingenti e dagli altri vincoli creati da un interventismo statale pessimamente orientato.
Fra i primi risultati degli incontri già avvenuti ne
conosciamo per ora uno, che non è un risultato, ma un
fiasco preoccupante. Riguarda i lavori delle delegazioni vitivinicole italiana e francese, recentemente incontratesi in Roma per giungere dopo molte chiacchiere
al nulla di fatto del rinvio di ogni discussione, perchè la
delegazione
impegnasse
del 1939.
francese
pretendeva
a limitare
la nostra
che quella
produzione
italliana si
alle
dire
Bisogna a questo proposito lanciare alto e forte il
grido d'allarme, come sempre faremo, in avvenire,
quando ci troveremo di fronte a simili inaudite pretese, vengano esse da Francia, da Italia o da qualsivoglia altro paese interessato alla ricostruzione europea. Se l'unione doganale fra i nostri paesi dovesse —
Dio, buon senso e giustizia ne guardino! — realizzarsi
soltanto a mezzo di accordi cosi impostati, ciò significherebbe non ricostruire affatto. Significherebbe invece
sostituire, al monopolio sfruttatore delle autarchie nazionali un altro monopolio per nulla migliore: quello,
non meno sfruttatore, dei cartelli internazionali di
contingente, miranti a limitare la produzione per as- ,
sicurare, a tutto danno dei consumatori, la conservazione cristallizzata di certi profitti dei profittatori di
una politica della miseria, della carestia, delle locuste
e delle altre piaghe d'Egitto.
Il piano Marshall e le conseguenti unioni doganali
europee vogliono l'aumento, e non la diminuzione o
la stasi, della produzione. Accettare ipocritamente
l'unione doganale ed economica per trasformarla poi
in pratica in un cartello internazionale limitatore della
produzione significa combatterne le conseguenze benefiche, sabotarne il principio informatore e trasformare
la grande speranza dei popoli d'Europa in una colossale delusione truffaldina, foriera dei peggiori disastri.
Sarebbe molto triste e umiliante se, nei riguardi di
una parte almeno di noi europei, gli americani dovessero improntare la loro futura politica a certe parolette di Lincoln, ch'essi di certo non dimenticano:
« You
can fool
some
of the people
you can fool aiti of the people
some
you can'\t foal ali of the people
ali
ali of
of the
of the
the
time;
time;
but
time », l e
quali, in buon italiano, significano: «Potete menar
Orbene, per la realizzazione dell'unione doganale ed
iper il naso alcuni per sempre, o tutti per un po'; ma
economica tra Italia e Francia si è ricorso, fra l'altro,
non tutti per sempre ».
a convegni tra produttori dei due paesi. Nulla di male
in ciò, se — come dovrebbe essere
naturale — i convegni e i susseRosa dei venti
p a g. 23
SOMMARIO:
guenti accordi mirano a superare
L e porcellane di Vinovo (G. Ferruzzi) pag. 24
U
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i
o
n
e
doganale
o
cartello
interal più presto e con equa distribunazionale ?
pag. I
L e relazioni commerciali del Piezione degli indispensabili sacrifici
L ' e u r o p e o Einaudi (L. Giretti) . . pag. 2
monte (D. Gribaudi)
pag. 26
il periodo di transizione tra il reL a morale della produzione (G. AlN o t e sulla valutazione degli stabili
gime antieconomico delle economie
pino)
pag. 3
(A. Cian)
pag. 28
Considerazioni su di un convegno
chiuse e quello produttivistico delSul problema edilizio (A. Majocco) pag. 29
(C. Bertagnolio)
pag. 4
la progettata unione. Ma, al conBuon lavoro per l ' E u r o p a (relazioni
Mercati
p a g . 33
trario, gran male e gran danno se
varie sul preconvegno torinese del
N o t i z i a r i o estero
pag. 35
•certi interessi dei due paesi inten13 maggio)
da pag. 5 a pag. 15
Il mondo offre e chiede . . . . pag. 39
dessero invece coalizzarsi o imporL e esposizioni industriali di Torino
B r e v e rassegna della « Gazzetta Uf(A. Fossati)
pag. 18
si gli uni agli altri per continuare
ficiale »
pag, 43
L'esportazione italiana di autoveiin altro modo, a spese delle comucoli (G..Cosmo)
pag. 21
P r o d u t t o r i italiani
pa g. 45
nità nazionali, nell'ingiusto sfrut-
L'EUROPEO
I pessimisti vanno dicendo — e purtroppo sono
in grado di appoggiare con molte prove le loro asserzioni — che, nella nostra marcia verso la decadenza, quantità numero e materia prevalgono in
sempre maggior misura su qualità personalità e
spirito, mentre gli uomini, non più individui ma
massa, divengono via via gli ingranaggi di una
società assumente dovunque gli aspetti di un gigantesco formicaio dominato dagli « ingegneri » delle
macchine, dei corpi e delle anime.
Con questa trasformazione l'umanità paga a caro
prezzo il « progresso » tecnico recente, tanta fuor
di proposito ritenuto da molti ancora civiltà, e se
forse — qualora non si tenga conto delle distruzioni già arrecate dal « progresso » stesso e della
paura di altre future catastrofi — ha ottenuto maggior sicurezza materiale e diminuito l'ansia continua
della gara nella concorrenza, ha dovuto accettare
in cambio l'asservimento ad un lavoro specializzato
uniforme e monotono in officine e uffici burocratizzati, con la sola speranza di poter raggiungere,
un giorno lontano, un benessere materiale che,
privo di libertà e di gioia, nel regime della fabbricacaserma, avrebbe ben poco del paradiso terrestre e
molto, invece, del grigiore di un limbo nebbioso,
Sarebbe, questo, yp ben triste destino. Per le
maggioranze, per gli uomini comuni, naturalmente,
perchè i filosofi, gli eroi e gli altri esseri d'eccezione
sono sempre in grado —- anche nella desolazione di
un'esistenza collettivizzata e burocratizzata — di
trovare scampo e conforto nella libertà della vita
interiore, e così Socrate è libero quando ubbidisce
alla legge ingiusta, e Spinoza crea un mondo mentre sfaccetta diamanti, e Gandhi libera con sè un
popolo filando all'arcolaio. Ma le masse, i modesti,
gli umili, i non filosofi, i non eroi, noi, chi ci libera,
chi ci guida, chi ci dona il raggio della speranza in
una condizione umana, quando il sistema economico
EINAUDI
in vigore, più ancora che quello politico, tende via
più a portarci alla condizione delle termiti?
Luigi Einaudi, oggi Presidente della Repubblica
Italiana, è uno degli uomini rari e famosi — famosi
soprattutto nel senso di una celebre poesia del Kipling dedicata ai maestri — che si sono preoccupati e si preoccupano della condizione materiale e
della condizione spirituale — fattori indivisibili per
il raggiungimento di una sopportabile esistenza terrena — dei loro simili e hanno indicato la strada
buona nelle riforme sociali più ardite, ma senza
mai dimenticare il gran segreto, la grande fòrza
benefica della migliore tradizione europea, ch'è tutta
umanistica, e quindi fatta di misura, regola e, innanzitutto, qualità.
L'intera opera dell'economista, del sociologo, dello
statista Einaudi è quella di uomo fra gli uomini,
che degli uomini condivide le gioie e le angosce, che
per tutti — e non per chiesuole d'iniziati. — ha
studiato e scritto, fedele al principio di render facili
le cose difficili, ligio alla missione universale e pratica del dotto, affermata dall'altro grande « professore » Fichte. Ecco quindi l'Einaudi studiare la
storia come vita e dramma di coloro che ci hanno
preceduto e hanno sofferto delle nostre ansie e de'
nostri dolori, e rilevarvi ad esempio in primo luogo,
in epoche di decadenza simili alla moderna, l'anacoretismo dei ribelli disperati dell'antico Egitto ohe
preferivano alla tirannia delle burocrazie economiche la vita grama nel deserto, o la fuga di coloro
che, nella decadenza romana e per analoghe ragioni, abbandonavano le Gallie per cercar rifugio
e ragione di vita tra i liberi Germani.
Di fronte al dramma della nostra decadenza attuale, l'Uomo che si suol definire come freddo manipolatore di cifre e dotto di una scienza astrusa
come l'economia politica — ma non ebbe, contro
questo pregiudizio, proprio Egli a ricordare di recente le parole del Cavour, che cioè « l'economia
politica è la scienza dell'amor di Patria »? — scrive
pagine pervase di vera poesia a gloria e difesa di
coloro che intendono sviluppare l a propria persona
secondo gli impulsi del cuore, e canta la gioia creativa del contadino, del mercante, del professionista,
dell'artista, dell'artigiano che nella bottega in fondo
al cortile, a lume di candela, riesce a ridare l'oro
antico a uno specchio guasto dal tempo e vede nel
salario non il fine ma lo strumento, così come vede
in sè, nella sua dignità di persona umana, non lo
strumento di burocratici regimi collettivisti, ma il
fine di un'opera incessante di elevazione.
Contro i mondi degli impieghi fissi e dei « posti
sicuiri » bucrocratiei, degli orari, degli affanni produttivistici, delle bolse rettoriche delle ciminiere
fumanti e delle industrializzazioni massicce, del
livellamento, dèi fanatismi e isterismi collettivi, del
conformismo, delle macchine stritolatrici della volontà umana, degli ingranaggi, degli alveari stracittadini, della propaganda commerciafle e politica,
della tipizzazione e « standardizzazione », delle
stampe gialle, delle schiavitù babilonesi e dei culti
idolatri per i colossali Moloch dei supercapitalismi
dei monopoli privati o di stato, d'occidente o d'oriente, Luigi Einaudi ha difeso e difende l'ideale
classico, umanistico e europeo della casetta, dell'orto, della vigna, dei beni d'ozio, del mestiere,
della proprietà per tutti, del cittadino responsabile e partecipe alla vita pubblica. Il suo esempio,
la sua sola presenza direi, ci ricorda che tra Mosca
e Washington vi sono Firenze e Weimar, fra Marx
e Taylor vi è Goethe, fra il progresso tecnico colossale di Russia e d'America la civiltà europea
«à la taille dè l'homme », per dirla con Ramuz,
di chi coltiva il poderetto di Candido. E quindi
v^è anche la speranza in un migliore avvenire dipendente dal libero arbitrio e dalla buona volontà
degli uomini, a dispetto dei tragici determinismi
LA MORALE DELLA PRODUZIONE
Una caratteristica quasi costante dell'epoca moderna è data, per quanto riguarda le combinazioni
produttive, dal prevalere del « capitale », generalmente scarso di fronte alle sempre nuove e maggiori
esigenze di attrezzatura recate dal progresso economico, sul « lavoro », di solito abbondante o facilmente aumentabile con trasferimenti e immigrazioni di uomini.
Si tratta di una situazione obbiettiva, dovuta a
fattori essenzialmente tecnici, dalla quale non sono
esenti i paesi collettivisti (vedasi il feticismo per i
beni strumentali nei loro « piani » macchinosi) e
che anzi in essi si accentua, in quanto il capitale
si compenetra nel datore di lavoro unico, lo Stato,
non soggetto alla concorrenza di altre imprese, nè
ad opposizioni politiche, giudiziarie o scioperistiche.
E' quindi equivoco lo « slogan » che continua a
contrapporre al mondo « capitalistico » occidentale,
sinonimo di sfruttamento e speculazione (nonostantìe il progresso borghese, realizzato in vari
paesi, di tutti i lavoratori), il mondo collettivista
russo e balcanico, dal quale sarebbero bandite la
soggezione e l'inferiorità del lavoro.
Discende logica da quello « slogan » la propaganda applicata, secondo cui basta sostituire, alla
privata, una gestione col'lettìiva del capitale (socializzazione, nazionalizzazione, statalizzazione) per
assicurare il vantaggio delle maestranze singole e
della comunità e, presupposto di tal vantaggio, il
miglior rendimento aziendale e produttivo.
Sul come si realizzi tale miglior rendimento non
son date dimostrazioni, ma al massimo quelle condizioni — «se verranno preposti dirigenti veramente capaci, sie le maestranze daranno il massimo
sforzo, se saranno eliminati intralci e ritardi nei
rifornimenti, ecc. » — che non dicono nulla, in
quanto peculiari di qualsiasi regime economico. E'
appena necessario ricordare, anzi, come quelle condizioni siano ben difficili da ottenere in un regime
statalista, che fa prevalere i fattori politici nella
scelta dei dirigienti e sopprime gli stimoli individuali (interesse e acquisizione dei frutti del lavoro
e del risparmio) alla più intensa e migliore attività,
sostituendo ad essi la disciplina coattiva e la repressione del cosiddetto « sabotaggio ».
Senza inoltrarci sul piano teorico, vien da chiedere ai maestri della nuova economia perchè, invece
di voler collettivizzare le aziende create dagli altri,
non fanno sorgere qualche impresa collettiva che,
con prodotti migliori e meno costosi e regime di leale
concorrenza « economica », costringa le prime al
fallimento e dimostri la bontà dello «slogan». Perchè,
ad esempio, dopo aver tanto criticato la condotta
delle imprese in campo idroelettrico, mentre si impediva col prezzo politico dell'energia e con le .minacce sulla proprietà aziendale l'afflusso dei capitali necessari a nuovi impianti, non si è provveduto
con impianti pubblici, « aggiuntivi e concorrenti »,
a quel maggior fabbisogno di energia, che forse
esiste prima nel cervello di certi critici e assai meno
nelle reali prospettive di sviluppo dell'industria
italiana?
Non occorrono, comunque, esperimenti siffatti in
Italia, ove si è largamente nazionalizzato, per opera
del fascismo, e si ha campo per i raffronti più
istruttivi, tra ben diversi andamenti di esercizio,
ad esempio nel tartassato settore metalmeccanico,
tra imprese private e altre in controllo statale: le
quali ultime, nonostante i noti privilegi di rifornimenti e finanziamenti, non riescono a mantenere
un carattere economico. « Per la contradizion che
noi consente», vien fatto di dire! Quale stimolo
possono esse avere, quando la sanzione della perdita colpisce una persona giuridica premuta da
altre e maggiori cure, quando le responsabilità dei
dirigenti si diluiscono tra organi numerosi e lontani, quando la sanzione stessa dell'esaurimento dei
mezzi è elusa dall'appoggio dell'ente che ha potere
di muovere il torchio dei biglietti?
Si penserebbe ohe l'azienda pubblica passiva
debba, come la privata, almeno restringere le spese
e riordinarsi: vediamo invece mantenere costosi
uffici studi (veri lussi da aziende prospere), inflazionare i quadri dei dirigenti, raggiungere le punte
più basse nel rendimento delle maestranze. Vediamo, insomma, ingigantiti i difetti che già compaiono nelle grandissime imprese, ove la figura del
« proprietario » si polverizza in miriadi di medi e
piccoli azionisti, disorganizzati e quindi incapaci di
esercitare stimoli e controlli su consigli d'amministrazione e burocrazie direzionali.
Il limite di antieconomicità si ha poi quando,
invece del semplice intervento in enti di struttura
privata, si realizza la gestione statale di un'attività
economica, come avviene nel settore dei trasporti,
con un ente creato su decreto del giugno 1946 per
liquidare un blocco di 3200 automezzi alleati e che,
invece, rinviata quella liquidazione con grave danno
dell'erario (si pensi ai prezzi attuali di realizzo), si
è lanciato nell'esercizio dei trasporti, col dichiarato
intento di calmierare le tariffe dei vettori privati.
Si penserebbe assai facile tale azione, sapendo
che l'ente è esente da imposte (ricchezza mobile,
patrimonio, entrata, ecc.), ha ottenuto larghissime
assegnazioni di quel carburante che le aziende private dovevano in gran parte comprare sul mercato
libero, non deve impostare ammortamenti per i
mezzi avuti gratis. Abbiamo appreso invece, da un
memoriale, ohe l'esercizio chilometrico è assai gravoso e il bilancio passivo e, da un'agenzia romana,
che l'azione sardbbe ora di... sostegno delle tariffe,
contro troppi «vettori improvvisati». Morale: denari dei contribuenti per combattere una concorrenza che abbiamo tanto attesa!
Un'altra morale, più generale : occorre sopprimere le gestioni pubbliche di enti economici e riprivatizzare quelle controllate; scoraggiare in campo
legislativo i gruppi a catena e le imprese a grandissime dimensioni, ove non rispondano a strette
esigenze tecniche; incoraggiare l'iniziativa nel settore delle medie e piccole imprese, ove si ha la massima diligenza umana, col maggior margine di rendimento sul costo. Perchè il problema è sempre
quello di aumentare la torta nazionale, per ridurre
il duello tra forti e deboli nella divisione e garantire ad ognuno una fetta sufficiente.
materialistici delle leggi bronzee alla Malthus, Lassalle o Ritter.
Questa speranza di cui tutti gli europei sono sitibondi è oggi per noi italiani riposta — e può esserlo a giusta ragione —• nel Presidente Einaudi.
E v'è davvero da sperare che, se i popoli del
continente c'h'è nostra Patria e ragione di vita sapranno porre alla lor testa statisti a Lui simili
e se i grossi d'altri continenti non scateneranno la
buriana finale, il poderetto Europa rifiorisca e prosperi al pari di quello di Dogliani. E non materialmente soltanto, chè gli europei potranno ricevere
da uomini come Einaudi, dagli uomini che reggono
la fiaccola di Prometeo per conservarne la fiamma
e consegnarla ai venienti, il conforto l'orientamento e l'aiuto dei saggi di cui narra il Le Play,
che sedevan la domenica sotto l'albero del villaggio a dar consiglio al crocchio dei villici reverenti.
I quali forse tenevano il cappello in testa, come
Luigi Einaudi voleva che gli italiani, consci e fieri
dei loro diritti di cittadini, lo tenessero di fronte
al re.
Ma di fronte all'europeo Einaudi non v'è altro
europeo degno di questo nome che non faccia molto
volentieri tanto di cappello.
GIUSEPPE ALPINO
LUCIANO GIRETTI
CONSIDERAZIONI SU DI UN CONVEGNO
Causa ed effetto insieme della profondità della
crisi in cui è caduto il nostro Paese deve considerarsi, fra tutti importantissimo, il distacco assoluto tra organi dello Stato e operatori economici.
Caratteristica sempre più evidente dello stato moderno, che ne diventerà la fisionomia essenziale, è
la partecipazione, in forma qualificata, delle forze
della produzione — lavoro ed impresa — in senso
lato, alla formazione della sua struttura politica,
costituzionale ed amministrativa.
In Italia ogni vincolo, prima stretto in modo sia
pure imperfetto, era stato radicalmente reciso e, in
attesa del faticoso riallacciamento attraverso l'elaborazione delle nonme della Costituzione, nulla ha
fin qui permesso di ricondurre un equilibrio stabile,
essendo i pochi tentativi riusciti vani o quasi per
mancanza di troppe premesse.
Il vuoto in alcuni momenti è apparso pauroso,
proprio quando maggiore sarebbe stata l'esigenza,
nella vastità e gravità dei problemi, di sicure leve
di governo. A cercar di rendere minore e meno
pericoloso la jatus si sono adoperati enti e sono
sorte organizzazioni che, oltre allo svolgimento dell'attività quotidiana, si sono fatti promotrici di manifestazioni, le più varie per indirizzo e per qualità.
Abbiamo visto infatti fiorire Congressi, Convegni,
Raduni, Assemblee che, a volte contraddittori,
spesso dispersivi di energie intellettuali e materiali,
rappresentano sempre la prova di una vitalità e di
ima passione di iniziative, che non può non avere
un significato intimo e comune, costituito appunto,
a mio avviso, dal bisogno di colmare l'esiziale lacuna della nostra recente vita pubblica.
Ciò si è particolarmente palesato in occasione del
Convegno di Politica degli Scambi Internazionali,
tenutosi recentemente alla Farnesina.
Le premesse furono che gli Scambi internazionali
dovessero esaminarsi non sotto il profilo del solo
commercio con l'estero in senso stretto, ma sotto
il triplice aspetto del movimento dei beni, dei capitali e degli uomini, e cioè nel completo e complesso panorama di tutti i possibili rapporti economici con i paesi esteri, operando in tal modo una
rassegna generale che ancora non era stata fatta,
ma che si rendeva indispensabile, essendo le soluzioni in un campo strettamente interdipendenti e
solidali con quelle negli altri e trovandoci ormai
prossimi all'ingresso fra la famiglia delle Nazioni
sotto il segno della cooperazione internazionale.
L'importanza, la tempestività e il principio animatore furono rilevati acutamente, in termini concisi, dal Presidente del Consiglio, Presidente del
Comitato d'onore, quando nel discorso inaugurale
espresse il proprio compiacimento all'organizzazione
promotrice, la Confederazione Generale Italiana del
Commercio, per aver « avvertito essere » quello^ « il
momento di fare il punto della situazione circa i
nostri rapporti economici e commerciali con l'estero ».
Furono così profondamente trattati tutti i temi
relativi — dopo una magistrale relazione generale
che li inquadrò nel moto generale della storia del
mondo in trasformazione — passandosi dagli specifici problemi del commercio con l'estero, dal punto
di vista economico ed organizzativo, riferiti anche
particolarmente alle diverse aree individuate secondo vari aspetti, ai problemi finanziari, a quelli
delle assicurazioni, dei trasporti e del turismo e infine ai fondamentali dell'emigrazione.
Tale la materia trattata: forse ancor più interessante, soprattutto a tener conto dell'assunto iniziale, è la considerazione dei soggetti partecipanti
al Convegno.
Qui, a prescindere naturalmente da ogni distinzione di parte, si volle un avvicinamento — di più :
un'intima collaborazione •— fra tutti gli uomini che
si occupano costantemente 'di tali questioni, e ne
vivono anzi.
Furono chiamate così le personalità più spiccate
del mondo 'politico, ohe nella soluzione dei problemi del genere, vedono strumenti di buona amministrazione e di benessere della cosa pubblica, e
per le quali quindi più premente e doverosa ne è
la conoscenza; ed accanto ad esse furono i pensatori, coloro che fanno della materia oggetto di elaborazione scientifica e possono antivedere ed illuminare; infine parteciparono largamente gli esponenti di tutte le categorie interessate, Ohe portarono il più vivace contributo con il paragone della
vita vissuta.
Punto d'incontro generale fu il senso di responsabilità che animava i convenuti per cui può dirsi,
con piena sicurezza, che non vennero mai in rilievo
le asprezze dell'interesse di parte, ma tutto fu passato ad un vaglio superiore. Direi anzi che sembrò
ad un certo punto prevalere un senso di preoccupazione, che va correttamente interpretata, non
essendo esso timore o visione pessimistica, ma consapevolezza di difficoltà e studio di superamento.
Chiara si è dimostrata l'ansia della gara, ma con
essa si è rivelata la categorica necessità della revisione di struttura, di preparazione, e, in primo luogo,
di posizioni mentali viziate e contraddittorie in
termini.
E' assiomatico che, in ispecie per il nostro Paese,
ogni manifestazione di vita economica intema è
strettamente in funzione della vita economica internazionale, per cui si può essere al massimo un
fattore concorrente alla determinazione di un sistema; ma tanto più si può concorrere a ciò proprio quanto più si sia convinti di quella limitazione: l'aver chiarito questo punto non deve apparire piccolo risultato.
In tanto si può aver fiducia di percorrere un
cammino in quanto se ne conoscano le asperità;
e questo maggiormente quando tale cammino deve
essere percorso sull'unica via della vita.
La libertà se è fascinosa, porta però con sè, a
questo come ad ogni altro proposito, impegni grar
vissimi; l'averne coscienza è già condizione di successo per un popolo che ha in ciò tradizioni mirabili, e che d'altra parte solo così può vivere di
vita rigogliosa, dimostrando la storia d'Italia come
le fasi più luminose corrispondano ai periodi di
espansione, di contatti ultramarini ed ultramontani,
mentre retaggio dei periodi di pausa è stata la
lotta fratricida e l'atroce faida.
E' stato comunque di buon auspicio la dimostrazione che si va diffondendo nelle categorie operatrici il senso del bisogno di orientatìiento su situazioni generali e che ormai anche l'attività degli
affari è attenta, in modo più vasto e profondo agli
avvenimenti internazionali, prima condizione per
predisporre in tempo i mezzi adeguati.
Del resto la mozione generale conclusiva ha una
nota particolarmente ottimistica, premettendo la
constatazione di un fatto incontrovertibile, e cioè
che, malgrado tutto, la ripresa italiana dalla fine
della guerra ad oggi ha del magico.
Ma -tale constatazione acquista tanto maggiore
valore quando si sappia che fu il Presidente della
Repubblica, il quale richiamò a riflettervi particolarmente; vollero infatti i convenuti portare l'omaggio del Convegno, ed insieme ile notizie sullo svolgimento ed i primi risultati, al Supremo Magistrato
dello Stato che aveva attentamente seguito, i lavori
ed Egli, rallegrandosi per l'esito della manifestazione, e quasi prendendone spunto, raccomandò
che innanzitutto si desse atto di quello che l'Italia
aveva fatto, premessa e monito anche per l'avvenire.
Le mozioni particolari, assai estese, furono tutte
improntate a senso realistico, tant'è che numerose
di esse sono già state accolte in sede competente,
ed altre verranno tenute presenti di mano in mano, prova di quanto siano utili le iniziative del
genere, quando siano condotte con serietà.
CORRADO BERTAGNOLIO
BUON LUI/ORO P E R L ' E U R O P A
Rappresentanti
delle Camere
di Commercio
francesi e italiane
riuniti in Torino
II 13 maggio — ad otto mesi esatti dal giorno in
dei prigionieri dei ricordi e dei privilegi del passato, nel
cui, a Parigi, i Governi
di iFrancia e d'Italia si dichiasistema dei semplici accordi di produttori timorosi di
ravano disposti a studiare ila possibilità di un'unione dogaveder scosso il loro « diritto divino » a far pagare al resto
nale fra i due paesi — Presidenti e rappresentanti del le
dei cittadini costi di produzione antieconomici,
nel pan
Camere di Commercio francesi e italiane si sono inconbagnato degli internazionali cartelli monopolisitici di contrati nel palazzo Cavour di Torino al fine di preparare in
tìngente o di prezzo
in sostituzione della zuppa dei modettaglio il convegno
generale
torinese fissato per il
nopoli nazionali sorti come funghi in virtù del protezioprossimo
settembre
.e di
nismo
autarchico,
nelle
riassumere
in pari
tempo
ipocrisie di certe
commisil lavoro già svolto,
porre
sioni di studio che rimanin evidenza gli ostacoli indano alle colende
greche
Riassunto della
reiezione
dell'Ori.
Tremelloni
contrati e ie vie per suogni
soluzione
davvero
L'on. Tremelloni ha fatto un quadro della situaperarli, indicare i probleoperante.
zione, degli sforzi compiuti per la ricostruzione conmi che le intelligenze <e le
Se un politico prudente e
tinentale, dei problemi e degli ostacoli che ancora
buone volontà comuni debavveduto come il Ministro
debbono essere risolti o superati dai paesi occidenbono
risolvere.
belga Spaak ha giorni fa
tali, sottolineando 'Che, se si eccettua il territorio
La posta in gioco è oggi ' germanico, il livello industriale medio europeo del
dichiarato che gli Europei
decisiva. O Francia, Italia e
l'93:8 è stato raggiunto nel 1947, cioè in solo tre anni
debbono
ora ricorrere
al
dalla fine della guerra, mentre nell'altro dopo guergli altri paesi d ' E u r o p a d i « m e t o d o del tuffo » dell'ara furono necessari cinque anni!, per ristabilire la
m o s t r a n o di volere e sapebolizione
repentina
delle
situazione di pace. Allo sforzo produttivo europeo
re farla finita una volta per
barriere
protezionistiche
mon corrisponde però.un'eguale ripresa del commersempre e presto con i sifra paese e paese,
perchè
cio internazionale. Può ritenersi che l'Europa abbia
stemi catastrofici — trionpoi, in ilibertà di mercato,
raiggiunto un commercio internazionale che oscilla
fanti nel recente p a s s a t o e
le forze economiche abbiatra i due terzi e i tre quarti di quello del 1938 :
tuttora vigenti — delle econo automaticamente
ad ainfatti le importazioni del li947 furono il 7®% di
nomie nazionali chiuse, o il
deguarsi le une alile altre,
quelle dell'anno di partenza, misurate a prezzi
nostro continente dà purciò significa ch'egli reagiuguali, e le esportazioni non: raggiunsero che il
troppo Ha prova •evidente di
va ad una delusione
pro64 %. Questo rapporto ci deve fare riflettere ed è
essere finito per una vita
curatagli dalia lentezza o
degno di meditazione il fatto che le importazioni e
le esportazioni di Paesi europei nel continente sono
autonoma di p r o s p e r i t à ecodalle pretese dei fautori di
scese del 44 % dal 1938 al 1947.
nomica e d i i n d i p e n d e n z a
altri metodi meno radicali.
politica 'e d'essere destinato
E reagiva a giusta ragione,
La bilancia dei pagamenti europea mostra un
i n v e c e a vivere in asservise produttori di un paese
eccesso di importazioni sulle esportazioni che da
mento
come
trascurabile
pretendono,
come
rilevia2,1 miliardi di dollari nel 103© sale a 3,3 miliardi
ed elemosinante
appendice
mo nell'articolo
che apre
nel 1947. |Se si tien conto dei prezzi cresciuti, il
deUa potenza — se d'Occiquesto numero di « Cronadisavanzo è maggiore, mentre è peggiorata notedente o d'Oriente non imche Economiche », che provolmente anche la parte che riguarda le voci « invisibili», il cui saldo si è contratto di 2,7 miliardi
porta — che domani
lo
duttori dell'altro paese si
di dollari. Se si volesse riparare a questa situaunificherebbe
economicaimpegnino a non aumentare
zione l'Europa dovrebbe aumentare del 114 % le
mente
e politicamente
a
la loro produzione;
se —
esportazioni e ridurre del 53% le importazioni rimezzo
d e l l a forza
bruta
e questo è ancor più graspetto
agli
altri
continenti.
Questo
dà
un
indice
di
delle superarmi
atomiche.
ve — i conservieri
della
quanto siano gravi i problemi dell'equilibrio europeo.
E' proprio per l'importanza
regione di Marsiglia
(veOD Paesi aderenti aH'E.R.P. che, con una superficie
capitale de,Ila p o s t a in giodasi la relazione del signor
pari al 2,5% di quella mondiale, sono costretti a
co che le Camere di ComDufour) fanno ricorso al
far vivere una popolazione pari al 12%, debbono
mercio italiane e francesi
peggiore,
al più
assurdo,
integrare le modestissime risorse di materie prime
stanno svolgendo dei buon
al p i ù inumano -dei s o f i s m i
locali con quelle dei rispettivi possessi coloniali.
lavoro per l'Europa, affinprotezionistici per p r o p o r L'Europa Occidentale deve vivere di •« lavoro agchè — come ha detto tt
re che,
a unione
italogiunto » alle materie prime importate e deve pasignor Ousenier,
Presidengarle con una larga esportazione di prodotti finiti;
francese realizzata, <le condeve vivere il più possibile in un clima di ampio
te della Camera di
comserve di pomodori italiane
commercio internazionale e di alta evoluzione tecmercio
di Parigi — « il
vengano ancora colpite da
nica, sfruttando al massimo i suoi fattori produtsogno di ieri divenga la
un'imposta
all'importaziotivi per non ridurre il livello materiale di esistenza.
realtà di domani », affinne, perchè il tenore di viIl grande problema che si presenta all'Europa,
chè l'ultima carta in nota degli operai italiani è
dopo quello di un clima di generale e pacifica opestre mani non venga sciocinferiore
a quello
degli
rosità, è di assicurare una maggiore efficienza del
camente s p r e c a t a .
operai francesi
e quindi
proprio lavoro. Il ministro Tremelloni ritiene che
la concorrenza italiana più
gli sforzi francesi ed italiani — battistrada senza
Pubblichiamo
integraltemibile, in virtù del d u m esclusivismi di quelli di tutti gli altri paesi europei
mente le relazioni Minola,
p i n g della miseria dei no— riescano a fare avvicinare decisamente ^Europa
Cusenier, Lumière,
Freysstri lavoratori!
agli obiettivi di una vita più nobile per tutti.
selinard <e Dufour, e, da
Ecco quanto, in attesa del convegno
torinese di setrealisti, ne poniamo qui in evidenza non tanto la parte
tembre, è nostro dovere rilevare in primissimo
luogo.
più ottimista, non tanto la concordia delle buone intenNel fare, e nel fare presto, consiste ora l'imperativo itazioni, .quanto gli accenni evidenti a certi metodi deteriori,
liano, francese ed europeo, perchè — come ha benissimo
a certi interessi tutt'altro che occulti (e per ciò non meno
osservato
l'On. Tremelloni — l'Europa raggiunga senza
perniciosi per la stragrande maggioranza degli Europei)
indugi il fine di 'una vita più nobile per tutti, materiale
che intendono mettere il loro solito bastone fra le ruote
e spirituale, s e c o n d o l'ideale antico, umanistico e umano
del nostro cammino verso la salvezza.
ch'è proprio della miglior tradizione dell nostro
continente
Le buone intenzioni,
se non si traducono
sollecitain pericolo.
mente in pratica, non fanno che lastricare le strade delELLEGl
l'inferno e possono tradursi nel nostro caso nel metodo
PER Ulva VITI PIÙ NOBILE
PER L'UNIONE ECONOMICA ITALO-FRANCESE
Relazione di C E S A R E M I N O L A , Presidente dalla Camera di Commercio di Torino, sulla preparazione del
congresso delle C a m e r e di Commercio italiane e francesi, che verrà tenuto in Torino nel prossimo settembre.
La sollecita e agela commissione mivole conclusione delAl convegno preliminare del 13 maggio il Presidente
sta italo-francese ha
le trattative condudella Camera di Commercio di Torino ha letto quescoperto ostacoli fonsta sua relazione che, ricordata in breve la recente
centi all'Unione dodamentali, o anche
storia delle trattative economiche tra l'Italia e la
ganale ed economica
solo difficoltà serie alFrancia, tratta esaurientemente ogni importante aspetto
fra Italia e Francia,
predetta Unione ».
del problema dell'unione doganale ed economica tra
appare come un inLe conclusioni deli due Paesi. AI termine della sua applauditissima rela
sperato e irripetibizione il Presidente Minola ha poi esposto i criteri!
la commissione mista
le miracolo in questo
organizzativi del prossimo congresso internazionale di"
sono state integraldopoguerra europeo,
Torino, tracciando un programma di massima, che
mente accolte dai due
« Cronache Economiche » avrà presto occasione di
dove si scontrano
Governi, e la sanziocomunicare in dettaglio.
senza posa gli egoine definitiva di esse
smi economici, i nasi è avuta recentezionalismi tradiziomente in Torino, in
nali, i pregiudizi insensati, le astratte ideologie.
una cornice di solennità e di cordialità che i due
Ma questo « miracolo » è prova di quanto possano i
popoli rammenteranno a lungo.
popoli ed i governi, contro ogni ostacolo contrario,
L'esito delle recenti elezioni italiane, e l'evolquando si ispirino alla ragione e all'amore di liversi della politica interna francese in questi ultibertà; ed è caparra di pacifiche soluzioni di ogni
mi mesi, dànno garanzia che nei prossimi anni i
altro più tormentato problema.
due Governi amici concorderanno nella concezione
e nella pratica fondamentale, in materia di politica estera e di politica economica. Questa generica
STORIA
DELLE
TRATTATIVE
e fondamentale concordanza di Governi — risponRicordo le fasi delle trattative: al maggio del
dente ad un'analoga concordanza di opinioni pub1947 risalgono i primi approcci ad iniziativa italiana
bliche — rimuoverà ogni ostacolo alla attuazione
per la costituzione di un'unione doganale europea.
dell'Unione.
Il 14 agosto, presso la Conferenza dei Sedici a Parigi, la delegazione italiana si dichiara apertamenGLI
OSTACOLI
te favorevole ad un'unione doganale europea. Essa
Gli
ostacoli
non
devono
sottovalutarsi: ogni
propone la costituzione di una commissione di stuumana impresa tendente ad un fine elevato incondio e la creazione di un comitato permanente in
tra e deve sormontare ostacoli. Non sarà rapida nè
sede all'O.N.U. Il primo passo verso la realizzazioagevole l'unificazione degli organi di controllo, dei
ne di questo progetto sia l'unione doganale con la
regolamenti e delle tariffe doganali; nè l'accordo
Francia.
per la ripartizione fra i due Paesi delle entrate
Il 17 agosto il Ministro Campilli, rientrando da
provenienti dai diritti doganali. La necessità di rinParigi, conferisce col governo italiano per definire
novare prontamente e su una base comune gli acla questione ed ottiene la piena approvazione dal
cordi commerciali delle zone unificate con terzi
Ministero per gli Affari Esteri e dal governo tutto.
Stati, potrà, in determinati casi, dimostrarsi diIl 18 agosto, a Parigi, si ha una nuova affermasturbante e penosa. Forse saranno da temersi reazione del desiderio italiano di dare vita ad un'unione
zioni economiche e politiche da parte di terzi Stati
doganale europea, da parte del membro della deleche si ritengano temporaneamente danneggiati. I
gazione on. Tremelloni.
necessari adattamenti della struttura economica alla
Gli altri Stati partecipanti, avanzate alcune rinuova situazione potranno forse provocare in alserve limitativa, si dichiarano unanimemente a
cuni rami distruzione di ricchezza, e, temporaneafavore del principio affermato. Nei primi giorni di
mente, disoccupazione di capitale e lavoro, con dosettembre il Ministro Sforza a Roma, e contempolorose conseguenze economiche e sociali.
raneamente il ministro Bidault a Parigi, firmano
una dichiarazione concernente la creazione di una
/
VANTAGGI
commissione mista italo-francese per Idi studio del
progetto di una unione doganale. Si formano effetQuesti mali possono in parte essere prevenuti e
tivamente due commissioni di undici membri cialeniti da accorti provvedimenti governativi; ma di
scuna; quella francese presieduta da M. Roger
fronte ad essi quanti inestimabili vantaggi, quale
Drpuin; quella italiana presieduta dal Ministro
progresso !
Umberto Grazzi. I due presidenti delle commissioni
L'ampliamento dei mercati di sbocco e di riforsono i direttori generali per gli affari economici
nimento condurrà ad una maggiore e più razionale
dei rispettivi ministeri degli esteri.
divisione del lavoro, unica fonte di permanente
I lavori delle commissioni si svolgono in una
incremento di benessere. La congiuntura economica
atmosfera che i corrispondenti di stampa concorne sarà stabilizzata; la maggiore indipendenza ecodemente descrivono come favorevole e cordiale.
nomica da mercati esteri gioverà a garantire una
La prima sessione mista termina il 23 settembre
più salda autonomia politica; nelle trattative comsenza la pubblicazione di un preciso resoconto dei
merciali con terzi Stati l'aumentato peso del mersuoi lavori. La seconda sessione è convocata a Pacato unificato permetterà di ottenere migliori conrigi e dà inizio ai suoi lavori il 27 ottobre.
dizioni; il capitale ed il lavoro godranno di più
Secondo l'impegno preso entro la fine del 1947,
ampie possibilità di spostamenti alla ricerca delle
le due commissioni redigono congiuntamente un
più elevate remunerazioni, e cioè dell'impiego più
rapporto, che viene presentato ai rispettivi Gourgente ed opportuno.
verni. Questo rapporto esamina minutamente, e su
Da molte parti sono stati avanzati dubbi sul
una vastissima base di informazioni, gli effetti prog,ra;d|o di (comiplementaTtetà dlelìe due economie.
babili di un'unificazione doganale dei due Paesi nei
Esso non deve giudicarsi dalla situazione attuale
settori: agricolo, industriale, dei trasporti, del ladegli scambi italo-francesi, ma da quella del pevoro, del commercio estero, del credito e della firiodo precedente la cosiddetta guerra delle tariffe.
nanza pubblica. Questa diligente ed esauriente opera
Prima di quel periodo — 1881-85 — l'Italia collotermina in un giudizio, pur nella apparente socava in Francia il 41 per cento delle sue esportabrietà dello stile ufficiale, nettamente favorevole
zioni e ritirava il 23 per cento delle sue importaalla realizzazione dell'Unione : « In nessun campo
zioni. Purtroppo la nostra grande Vicina nel 1881
e nel 1885 introdusse nuove tariffe inasprite e a sua
volta l'Italia inaugurò nel 1887 una tariffa doganale che segnava notevoli aumenti di dazio per
numerose voci. Nel 1888, di pari passo con una grave
tensione politica, la rottura del trattato commerciale italo-francese aggravò la situazione e si pervenne ad una vera guerra commerciale, con rappresaglie di vario genere, e grave danno di vaste
categorie di produttori italiani e francesi. Da allora
data l'orientamento dell'attività produttiva dei due
Paesi verso altri mercati, e per noi italiani verso
la Germania e l'Europa Centrale in pieno sviluppo
economico.
Il 12 febbraio 1889 venne stipulato un nuovo
trattato commerciale, ma gli scambi fra le due
nazioni non ricuperarono più la passata floridezza
Alla vigilia della prima guerra mondiale, nel lustro
1908-1912, le esportazioni italiane verso la Francia
si limitarono al 10 per cento delle nostre vendite
totali all'estero, e le merci francesi rappresentarono
soltanto il 9,5 per cento delle importazioni complessive italiane.
La nostra entrata nella Triplice Alleanza frenò
ancora il reciproco commercio; e poi, dopo la prima
guerra mondiale, tutti gli Stati attuarono la detestabile pratica degli interventi statali nel commercio estero: dal controllo delle valute al sistema
delle licenze, dai contingentamenti agli,' actaondi
bilaterali di pagamento e di compensazione Infine
dopo il 1935, operò il rafforzamento, da parte italiana, della politica autarchica, l'applicazione di
misure discriminative a sfondo politico, e il deciso
orientamento della nostra economia verso la Germania e i Paesi Danubiani. Tali le dolorose tappe
della decadenza del commercio italo-francese
Nel 1938, alla vigilia della grande guerra, le importazioni dalla Francia in Italia rappresentavano
poco più del 2 per cento delle totali importazioni
italiane; mentre le esportazioni in Francia segnavano il 3,1 per cento delle esportazioni italiane
complessive. Ancora meno importante appariva il
traffico fra i due Paesi per la Francia, rappresentando le importazioni dall'Italia l'I,3 per cento e
le esportazioni in Italia l'I,6 per cento rispettivamente dei movimenti totali.
Ma gli ostacoli politici sono oggi rimossi. Non più
rivalità fra i due Paesi, ma leale amicizia e concordanza di interessi. Altri mercati europei hanno
oggi perso la loro forza d'attrazione e un'unione
economica italo-francese può far ritornare gli scam-
bi fra Italia e Francia al livello ante 1881, anche se
l'intervenuta industrializzazione dell'economia italiana potrà modificare la composizione qualitativa
dell'interscambio rispetto a quell'epoca.
LA
DELLE
DUE
COMPLEMENTARIETÀ
ECONOMIE
A riprova della fondatezza di questa speranza
permettetemi di compiere, sulla scorta delle conclusioni del rapporto finale della Commissione mista
franco-italiana, un rapido giro d'orizzonte nei vari
settori, per saggiare il grado di complementarietà
fra le due economie.
E' chiaro ohe nel settore agricolo le produzioni,
a] loro attuale livello, sono nella maggior parte dei
casi soltanto moderatamente complementari. E' lecito tuttavia sperare che in un periodo più o meno
breve la produzione di riso in Italia eccederà il
consumo, e ohe altrettanto avverrà per la produzione di grano in Francia. Anche se il grano prodotto in Francia difficilmente potrà essere venduto
a prezzi inferiori ai corsi mondiali, l'Italia troverà
interesse a rifornirsi di grano francese, e di dedicare i fattori produttivi agricoli a coltivazioni più
specializzate e remunerative.
Un particolare interesse presenta il settore vitivinicolo, così sviluppato nei due Paesi. I produttori
specialmente francesi, hanno avanzato a questo
proposito timori di concorrenza e di periodiche orisi
di sovraproduzione. Questi timori sono forse eccessivi. Il riordinamento e il progresso dell'economia
europea, anche per effetto dei benefici dell'ERP
nei prossimi anni eleverà certamente il medio tenore di vita, e tra l'altro il consumo unitario di
vino, U quale nei soli Paesi latini è diminuito del
2J per cento rispetto alla media dell'anteguerra
Per molti anni non sono dunque da temere crisi
di sovraproduzione in questo campo. Ciò che occorre
al più presto risolvere a questo proposito è l'annoso
problema dell'unificazione delle due legislazioni
francese ed italiana, in materia di tutela dei vini
e liquori tipici.
Nel settore ortofrutticolo i produttori dei due
Paesi si sforzeranno di limitare i pericolosi effetti
di un eccesso di produzione, e di trarre ogni vantaggio possibile dall'Unione attraverso accorte intese, soprattutto per quanto concerne l'esportazione nei tradizionali mercati europei, mediterranei,
ed orientali. La tendenza manifestata dalle diverse
Alcuni partecipanti al convegno torinese del 13 maggio.
rispetto della privata iniziativa, che più rapidamente di ogni altro istituto sa adattarsi a trarre
partito dalle mutate circostanze di mercato. Occorre vigilare affinchè l'Unione non sfoci nè in un
dirigismo superstatale, nè in intese limitatrici fra
i monopoli industriali dei due Paesi; occorre indirizzarne l'attuazione verso il ripristino, su più ampio territorio, di quella economia di mercato che
sola garantisce contemporaneamente l'aumento del
benessere di tutti, e la giusta remunerazione ad
ognuno.
Non deve intendersi l'unione economica italofrancese come un chiuso complesso egoistico; ma
essa deve essere effettivamente aperta all'adesione
di ogni altro Paese, vicino e lontano, europeo ed
extra-europeo, purché sollecito dei principi economici sopra esposti.
Tutti sono d'accordo nel ritenere che l'Unione
debba essere attuata per gradi, sia al fine di permettere ai fattori produttivi danneggiati di disinvestirsi e trovare nuovo e più proficuo impiego, sia
al fine di concedere ai politici, ai tecnici e ai funzionari l'agio di disporre l'unificazione delle due
politiche economiche con ogni cura. Ma gradualità
non deve significare lentezza, e tanto meno esitazione o indugio. Occorre porsi un termine insupeCONDIZIONI
NECESSARIE
PER
L'UNIONE
rabile per ognuna delle fasi dell'attuazione, come è
stato fatto per il B'enelux. Il termine finale della
L'Unione non potrà tuttavia essere effettivamenevoluzione non dovrebbe in ogni caso eccedere quel
te realizzata se non verrà accompagnata da alcuni
31 dicembre 1952, a partire dal quale cesseranno
importanti provvedimenti nel campo monetario e
i doni e i prestiti americani, le nostre attrezzature
finanziario. Sarà anzitutto necessario che tanto
dovranno essere riconvertite e rimodernate, i nostri
la lira quanto il franco abbiano raggiunto un potere
impianti, le nostre opere pubbliche, le nostre flotte
d'acquisto relativamente stabile. Converrà ancora
ricostruite, le nostre bilance dei pagamenti stabiltíhe la parità fra le due monete corrisponda, per
mente pareggiate.
quanto possibile, al rapporto fra i due poteri d'acSoprattutto si dia mano immediatamente, senquisto rispettivi; mentre il cambio di ognuna delle
z'altro indugio, all'unificazione. In questo momento
due monete nei confronti del dollaro deve essere
molti fattori costituiscono una china favorevole
fondato sulla realtà dei rapporti economici e delle
all'unificazione: i pericoli della politica internarelazioni fra i livelli dei prezzi, e non su arbitrarie
zionale avvicinano i popoli; i due presenti governi
convenzioni.
si ispirano a concezioni ideologiche non dissimili;
E' evidente che gli obbiettivi finanziari sopra
alcuni mercati europei già baricentriei pel passato
esposti difficilmente potranno raggiungersi senza
non hanno ripreso tuttora la loro forza d'attrazioil perseguimento del pareggio del bilancio, senza il
ne; l'industria dei due Paesi non ha ancora termirallentamento e infine l'arresto delle emissioni monato la sua « riconversione » e può ancora agevolnetarie, e senza una sia pure approssimativa unimente spiegarsi a nuove svolte nella politica ecoficazione dei rispettivi sistemi fiscali e di oneri
nomica. Fra qualche anno o qualche mese l'amsociali.
I »( biente potrebbe essere mutato. Profittiamo del moDa questo breve cenno si conclude che fra le
mento favorevole per intraprendere la grande
due economie sussiste un sufficiente grado di comopera.
plementarietà; e Ohe esso può accrescersi con l'attuazione stessa dell'Unione, che integrerà gradualBENEFICI
PER
IL
PIEMONTE
mente le due economie.
Fra tutte le regioni italiane, quella che più deve
Alcune osservazioni ancora sull'attuazione della
compiacersi di una unificazione delle due economie
progettata Unione. Con soddisfazione rileviamo che
è certo il Piemonte. Non a caso la decadenza comda qualche mese negli ambienti produttivi e nella
merciale del Piemonte e di Torino è parallela al
stampa, come nelle comunicazioni ufficiali, al terrallentamento delle relazioni italo-flrancesi; (per
mine « Unione doganale » va sostituendosi il termiquanto la espansione industriale di Torino l'abbia
ne « Unione economica ». In uno Stato moderno
in parte controbilanciata o celata. Il Piemonte può
infatti le dogane sono il meno efficace e meno pee deve ridivenire, da morta appendice, feconda zona
ricoloso dei controlli sul commercio estero. Lo Stato
di transito commerciale e turistico. Pronta esecuinterviene oggi ovunque, a coartare e impedire
zione e gran peso avranno allora i progettati lavori
l'economia di mercato, con mille mezzi: dal condi ripristino e miglioramento delle vie di comunitrollo sui cambi alle licenze, dai premi d'esportacazione con la Francia, sino alla progettazione ed
zione al dumping, dai cambi discriminati alle esenesecuzione di nuovi trafori alpini. La progettata razioni fiscali, dai finanziamenti alle assegnazioni di
zionale utilizzazione delle risorse idro-elettriche delfavore. D'altro canto la complementarietà maggiore
l'internazionale massiccio delle Alpi occidentali
e più proficua fra le due economie latine si ha non
ridarà a Torino il suo rango di prima città induper i prodotti, ma per i fattori produttivi. A nulla
striale italiana, mentre i centri minori, da prevaservirebbe rimuovere le dogane se i Governi contilentemente agricoli, si trasformeranno in agricolonuassero ad influire sull'intercambio, e a perpeindustriali-commerciali, con tutto vantaggio della
tuare le rivalità e le protezioni con altre forme di
loro stabilità economica. E allo sviluppo commerintervento. Le semplici unioni doganali erano auciale si accompagnerà quello edilizio, che sempre lo
spicate come un toccasana dai libero-scambisti del
corona.
secolo scorso, quando i dazi protettivi rappresentavano quasi il solo strumento della politica ecoPerciò non deve stupire se la Camera di Commernomica governativa. Occorre anzi che i produttori
cio Industria ed Agricoltura di Torino, naturale
dei due Paesi, raggiunta l'Unione, siano posti in
e legale tutrice degli interessi dei produttori e dei
condizione di affrontare la reciproca concorrenza
consumatori locali, abbia considerato con particoin perfetta parità per quanto concerne le influenlare cura questi problemi. Un Comitato provinciale
ze dell'ambiente politico collettivo: politica sociale,
per l'Unione economica — di cui fanno parte Presalariale, fiscale, dei trasporti, e commerciale in
sidenti di Camere di Commercio, esimi docenti unigenere, devono dunque essere unificate.
versitari in discipline giuridiche storiche ed economiche, e i massimi esponenti delle categorie pròL'unione economica deve compiersi nel massimo
categorie della popolazione di dar luogo nella propria alimentazione ad un consumo crescente di
legumi e di frutta permetterà ai produttori dei due
Paesi di aumentare gli sbocchi all'interno e all'estero. Ciò richiederà però una revisione razionale
dei metodi di produzione e di vendita.
Nel settore delle materie prime industriali e dei
prodotti finiti non mancano zone complementari:
produzione di canapa, di seta, di zolfo, e di piriti
in Italia; produzione di minerali di ferro, di acciaio, di ghisa, di fosfati e di potassa in Francia.
Nell'insieme le due industrie presentano però analoghe caratteristiche: esse dipendono per le importazioni dalle materie prime di provenienza extraeuropea. Data la scarsità di prodotti finiti nel resto
del mondo, sia nel settore tessile che in quello
elettrico, meccanico e chimico, per molti anni non
è da temere una concorrenza acuta, la quale comunque potrebbe essere regolata con opportuni
accordi fra i produttori dei due Paesi.
Nel settore dei trasporti la realizzazione della
Unione economica condurrà ad ima migliore ripartizione dell'attività fra porti italiani e francesi, e
ad una feconda coordinazione dei trasporti terrestri, marittimi ed aerei.
iduttive, delle maggiori industrie e del lavoro —
è stato costituito. Esso opera in più direzioni: stabilendo contatti fecondi fra i produttori e fra le
autorità dei due Paesi; approfondendo lo studio di
particolari problemi connessi all'Unione; informando e interessando la pubblica opinione all'argomento. Mi piace rammentare qui una recente indagine
svolta dall'Ufficio Studi camerale, secondo i principi del metodo Gallup, fra tutte le ditte industriali della provincia con più di cento dipendenti.
Ii'89,8 % degli interrogati dichiarò di attendersi
vantaggi economici dalla realizzazione dell'Unione, e l'84,8 % di attendersi vantaggi politici. Uno
studio completo storico, economico, statistico sul
l'Unione fu del resto a suo tempo da questa Camera
presentato all'Unione Nazionale delle Camere di
Commercio, e da questa ai Ministeri economici.
LA
STRADA
DEL
E DELLA
BENESSERE
CIVILTÀ
Possiamo attenderci che il progetto dell'Unione
doganale venga avversato dai rappresentanti degli
interessi colpiti, dai sostenitori idi dottrine avverse
alla libertà economica, dai nazionalisti esasperati
e dagli avversatóri irragionevoli di ogni novità. Contro idi essa verranno usati gli argomenti a suo tempo volti contro l'unione doganale tedesca, e già
contro l'unificazione delle dogane interne attuate
dalla Rivoluzione francese.
Tuttavia igli uomini di 'buona volontà non devono
cessare di lottare per questo ideale che non è soltanto economico. La libera circolazione delle merci e delle persone porterà con sè inevitabilmente
la libera circolazione dei prodotti della cultura e
dell'arte, la diffusione degli usi e delle idee. I popoli apprenderanno a conoscersi e a rispettarsi
reciprocamente. I molti legami culturali e storici
che affratellano Italia e Francia si rafforzeranno
sino alla costituzione graduale di un'unità storica
non meno salda idi quella della vicina Svizzera. Noi
creeremo cosi una unità economico-politica, al centro del Continente, di 860.000 Kmq., con una popolazione di circa 85 milioni di abitanti nel solo territorio
metropolitano, e di 140 milioni di abitanti comprendendo le dipendenze coloniali. Un solo mercato si
estenderà dall'Atlantico al Mediterraneo; il bacino
occidentale di questo mare sarà dominato anche
strategicamente dall'Unione. Non è troppo ottimistico il prevedere che presto anche la Svizzera,
mercato piccolo ma assai importante per noi come
per la Francia, avrà tutto l'interesse a partecipare
al nuovo sistema economico. Tale fusione delle forze
economiche e di quelle spirituali sarebbe elemento
¡fondamentale di rinascita della stirpe latina e indirettamente dell'Europa.
In determinati momenti storici avviene che le
dimensioni ideile unità politiche contraddicono i
progressi raggiunti dalla tecnica dei trasporti, delle. comunicazioni e della guerra. E' noto ad ogni
studioso ohe la formazione dei grandi Stati nazionali europei fu determinata prevalentemente da
fattori tecnici: da un lato l'invenzione della polvere da sparo che rèndeva troppo costoso l'armamento dei piccoli feudatari; dall'altro l'invenzione della stampa che permetteva alle notizie e
alle idee di superare i confini del villaggio curtense per estendersi all'intera nazione ove dominasse
una data lingua. Inoltre il progressi nella costruzione di strade e nella navigazione a vela e poi a
vapore determinavano uno straordinario ampliamento dei mercati.
Neil 'epoca odierna trasformazioni non meno importanti si svolgono sotto i nostri occhi. Il nuovo
armamento pesante, ed in particolare lo sfruttamento a fini bellici dell'energia nucleare, rendono
praticamente inermi e quindi privi di effettiva indipendenza politica gli Stati piccoli e medi; la volgarizzazione delle radiodiffusioni e l'estensione della conoscenza delle lingue straniere abolisce frattanto ogni confine al diffondersi delle notizie e delle ideologie. Per tacere dunque del vero e proprio
progresso delle persone e delle cose — c h e ha attribuito, per la maggior parte -delle merci, dimensioni mondiali ai mercati — si può ben affermare che
l'epoca della sovranità e della indipendenza dei singoli Stati nazionali sta tramontando.
Lavorando dunque a creare ima unione economica
fra Italia e Francia, preludio e preparazione di
un'unione economica dell'Europa occidentale, noi
marciamo per le vie che il fato storico ci tràccia
e ohe sarebbe dannoso oltre ohe vano abbandonare.
Il Presidente Minola legge la sua relazione. A l l a sua destra, nell'ordine, il Signor Cusenier, Presidente della Camera di C o m m e r c i o
di Parigi, il D o t t . Rossetti, D i r e t t o r e generale del Ministero dell'Industria e Commercio, l'Ing. Brun, Presidente dell'Unione Nazionale
delle C a m e r e di C o m m e r c i o . Alla sua sinistra il Signor Dufour, delegato della Camera di C o m m e r c i o di Marsiglia.
LES CHAMBRES DE COMMERCE FRANÇAISES ET ITALIENNES
DEVANT LE PROBLÈME DE L'UNION DOUANIÈRE
Discorso
pronunciato
dal Signor C U S E N I E R , Presidente della C a m e r a di C o m m e r c i o
l ' A s s e m b l e a dei Presidenti delle C a m e r e di C o m m e r c i o francesi.
Le 13 septembre 1947, la délégation française à
la Conférence de Paris proposait d'instituer entre
tous les pays européens bénéficiaires de l'aide américaine une coopération économique plus étroite en
vue d'une meilleure utilisation de leurs ressources,
d'un relèvement plus prompt et d'une plus grande
efficacité de leurs efforts. Le même jour, les deux
gouvernements de France et d'Italie s'affirmaient
disposés à étudier l'opportunité d'une union douanière entre leurs territoires et instituaient à cette fin
une commission mixte. Celle-ci, après trois mois
d'enquêtes, aboutissait, le 22 décembre 1947, à la
conclusion qu'il était de l'intérêt des deux nations
voisines de s'orienter dès que possible vers une union
qui, pour être viable et féconde, ne devrait pas être
seulement une union douanière ou tarifaire, mais
une véritable union économique fondée sur la suppression progressive des interventions de la puissance
publique aux frontières communes et sur l'harmonisation des législations.
Le problème des relations économiques franco italiennes était ainsi posé dans toute son ampleur. Il
n'était pat pour autant résolu. Mais les deux gouvernements, mis en présence de toutes ses données,
ont décidé d'en rechercher d'un commun accord la
solution: le 20 mars, au cours d'une entrevue qui
restera célèbre, les deux ministres des affaires étrangères, S. E. le comte Sforza et S. E. Georges Bidault
ont signé dans cette ville de Turin qui nous accueille
aujourd'hui un protocole qui les engage sur la voie
des réalisations. La première étape est franchie:
l'idée de l'union économique et douanière est acceptée
avec tout ce qu'elle implique. Le temps des réalisations commence.
La tâche est immense. Depuis plus d'un demisiècle les gouvernements s'acharnent à utiliser leurs
pouvoirs de souveraineté pour modifier les productions
et pour agir sur les courants naturels d'échange. Ils
ont prétendu constituer des économies; ils ont voulu
modeler des structures; et ils l'ont fait en fonction
de situations, de besoins, de sollicitations ou d'ambitions essentiellement politiques. Ils ont ainsi fait
des tarifs douaniers des instruments d'action économique et non plus seulement fiscale et ils ont
cherché à compenser des inégalités naturelles bien
plus encore que des inégalités temporaires de développement économique ou des inégalités de situation
légale. Les résultats de tous ces efforts est indiscutable: l'action des gouvernements n'a réussi qu'à
donner naissance à des économies souvent artificielles.
Des productions ont été encouragées qui ne correspondent ni à des aptitudes naturelles, ni à des
nécessités d'ordre économique. La recherche du
meilleur rendement a été négligée. L'intérêt du
consommateur a été perdu de vue.
L'expérience a montré les vices et les dangers de
toutes ces constructions édifiées dans l'arbitraire et
dans le seul souci des intérêts politiques. L'ère des
économies nationales n'a pas été favorable à la paix
internationale.
Dès que les puissances souveraines ont rencontré
des résistances, dès qu'elles ont éprouvé les limites
du développement de leurs marchés, elles ont tenté
de substituer l'esprit de conquête à l'esprit d'échange
di
Parigi e del-
Les économies nationales ont été des économies de
puissance. Elles se sont dressées les unes contre les
autres. Elles sont devenues des économies de guerre.
Et la guerre à laquelle elles n'ont pas hésité à recourir a démontré leur fragilité.
La leçon semble maintenant comprise. De même,
l'expérience des deux dernières années montre que
les nations éprouvées par la guerre dont les structures
économiques ont été détruites ou profondément
ébranlées ne peuvent pas, livrées à elles-mêmes, à
leurs seules ressources, retrouver leur ancienne puissance et satisfaire les besoins des populations. Entreprise dans l'isolement, la reconstruction est trop lente
et trop imparfaite. Il ne peut y avoir de progrès
rapide sans effort commun, sans union des infortunes
et des ressources.
C'est le sentiment de cette impuissance et de cette
nécessité qui représente aujourd'hui le meilleur argument en faveur d'une transformation des relations
économiques internationales. Aussi bien les anciennes
structures édifiées dans l'isolement et l'égoisme national n'existent le plus souvent qu'à l'état de souvenir ou d'espoir. Les intérêts qui poussent à les
défendre sont moins impérieux. La voie est dégagée;
un effort de renouvellement et de transposition est
maintenant possibile.
Cet effort, qui doit tendre à la réalisation d'une
coopération étroite entre toutes les nations et à la
réalisation d'unions économiques et douanières du
type de celle qui est acceptée par la France et l'Italie,
peut toutefois être envisagé selon deux méthodes
différentes.
Pour les uns, qui semblent surtout se représenter
les difficultés qui restent à surmonter et qui sont
en quelque sorte prisonniers des souvenirs du passé,
la tâche apparait comme singulièrement complexe.
Ils ont bien conscience du but à atteindre, mais ils
ne cessent d'énumérer les obstacles et ils demandent
que chacun d'eux soit abordé avec des précautions
spéciales, après des études minutieuses. Il faudrait,
avant toute réforme, arriver à un rapprochement
étroit des législations fiscales et sociales. Il faudrait
aboutir à une même conception de la propriété, des
échanges et du statut des entreprises. Il faudrait
sans cesse remettre le travail sur le chantier et dans
la crainte perpétuelle d'encourir des mécomptes,
différer très longtemps l'heure des réalisations effectives. Une telle méthode n'est sans doute pas infructeuse. Elle aboutit quelquefois à des résultats profonds
et complets, mais il faut bien reconnaître que dans
un cas privilégié, celui de la Belgique et du Luxembourg, où les deux économies qu'il s'agissait de réunir
étaient de faible importance et en bien des points
complémentaires, il a fallu plus de dix ans pour
aboutir à un accord définitif.
C'est pourquoi, effrayés par ces lenteurs et par les
risques d'insuccès qui en résultent, quelques-uns
opposent aujourd'hui à la méthode des approximations successives celle des décisions brusquées. L'un
des hommes d'Etat les plus écoutés de notre temps,
le ministre des affaires étrangères de Belgique,
M. Spaak, n'a pas hésité à préconiser cette méthode
des décisions brusquées, il y a quelques semaines,
devant une délégation des parlementaires français
qui s'étaient rendus à Bruxelles. Dans une image
significative, il l'a qualifiée de « méthode du plongeon ». Il a prétendu que dans l'état actuel des relations politiques internationales des résultats appréciables ne seraient acquis que par les gouvernements
qui n'hésiteraient pas à l'employer. Il s'agirait en
réalité de faire un acte de foi et de s'en remettre à
l'extension des marchés, au rapprochement des producteurs, pour résoudre les difficultés et pour affronter,
dans le courant impétueux d'une reconstruction et
d'une expansion économique irrésistibles tous les
obstacles qui pourraient à première vue s'opposer
à la fusion des économies nationales.
Entre ces deux méthodes, je ne voudrais pas proposer un choix. Les inconvénients de l'une et de
l'autre m'apparaissent plus sensibles que leurs avantages. Je crains qu'en apportant trop de scrupules
et de précautions à la préparations d'une union
économique et douanière on ne retarde trop longtemps l'heure des décisions. La vie n'attend pas et
nous sommes dans une période où il faut agir, car une
situation d'attente, de déséquilibre et de pénurie ne
peut pas être indéfiniment prolongée. D'autre part,
en faisant fi de tous les obstacles, en se précipitant
tête baissée dans l'aventure, on risque de soulever
des réactions inattendues et de compromettre dangereusement le succès de l'opération souhaitée. La
vérité me semblerait donc devoir être recherchée
dans une solution moyenne. Il faut voir les obstacles,
les étudier avec le désir de les surmonter ou les tourner, mais il faut aussi savoir, le moment venu, brusquer les décisions. Il faut au moment opportun
faire preuve d'audace.
Déjà dans l'ordre des relations franco-italiennes
d'heureuses dispositions ont été prises. L'accord
commercial du 20 mars dernier marque un progrès
certain par rapport aux textes qui l'ont précédé.
Le régime des exportations sans licence institué pour
certaines marchandises et jusqu'à concurrence de
certains contingents est une heureuse initiative. Il
faudra l'étendre et le prolonger dès qu'il aura fait
ses preuves. ' Le nouveau régime de détermination
des parités de change peut également être considéré
comme un progrès appréciable si on se rappelle que
les disparités monétaires ont considérablement nui,
depuis deux ans, aux échanges commerciaux entre
les deux pays. Désormais le rapport du franc et de
la lire sera mensuellement révisé et les révisions
seront effectuées en tenant compte de la variation
des deux monnaies par rapport au dollar, ces variations s'effectuant elles-mêmes dans un certain climat
de liberté. On se rapprochera ainsi des conditions de
l'équilibre monétaire qui sont essentielles pour toute
politique de rapprochement et de coopération économique.
Mais il faudra aller plus loin. Il faudra notamment
harmoniser les politiques financières des deux gouvernements. Il faudra aussi atténuer les disparités
des charges sociales qui pèsent sur les deux économies.
Il faudra préparer le cadre législatif dans lequel la
concurrence pourra s'établir sans faire apparaître
d'inégalités choquantes. A ces taches les Chambres
de commerce de France et d'Italie devront employer
toute leur autorité et toute leur activité. Il leur
appartient de prendre conscience de toutes les données du problème et de provoquer dans la large
fraction de l'opinion publique sur laquelle s'exerce
leur influence l'attention et la sympathie qui sont
nécessaires à sa compréhension et à sa solution.
Grâce à leur effort conjugué, grâce au climat favorable
qu'elles peuvent faire naitre, grâce surtout à la continuité de leur action et au rayonnement des exemples
qu'elles donneront en instituant entre elles, par delà
les frontières, une coopération active, l'union économique et douanière qui était le rêve d'hier deviendra la réalité de demain.
R E L A T I O N S
A V E C L'ITALIE
Osservazioni sul problema delle comunicazioni, dei trasporti e del turismo, lette dal
Signor L U M I È R E , Presidente della C a m e r a
di C o m m e r c i o di Lione.
Bien que séparées par une importante frontière
naturelle, la France et l'Italie sont appelées à de
fréquents contacts économiques et culturels que les
nécessités de la vie internationale tendent a renforcer de jour en jour. Mais est-ce à dire que l'état
actuel des relations, ferroviaires, aériennes ou routières, donne entière satisfaction aux voyageurs?
Est-ce à dire que les possibilités financières accordées
à nos touristes ou hommes d'affaires franchissant
les Alpes dans un sens ou dans l'autre, permettent
des échanges suivis et féconds? Nous ne le croyons
pas et nous sommes même persuadés que de nombreuses améliorations sont souhaitables aussi bien
dans le domaine des transports que dans celui des
changes, tous deux conditionnant et favorisant les
rapports entre pays.
Les liaisons aériennes entre la France et l'Italie
ont toutes pour point de départ et d'arrivée, Paris.
Cet itinéraire, quoique normal, prive tous les centres
de province de ce moderne moyen de transport
exception faite toutefois de Nice, desservi par la
ligne Paris-Nice-Bome qu'exploite la Compagnie
Air-France.
En formulant cette remarque sur les itinéraires
aériens, nous pensons particulièrement à la région
lyonnaise dont les nombreuses relations commerciales
avec l'Italie gagneraient à disposer d'un moyen de
communication rapide entre nos deux pays.
Il n'en demeure pas moins que si le voyage par
avion Paris-Bome et vice-versa est possible cinq fois
par semaine, les centres industriels de l'Italie du Nord
sont, eux aussi, mal desservis par la voie aérienne:
seul Milan est relié à Paris trois fois par semaine.
Pour gagner Turin, on ne dispose que de la voie
ferrée et 12 heures de voyage sont nécessaires pour
s'y rendre de Lyon. Cette ligne présente toutefois
l'avantage de pouvoir être parcourue soit totalement
de jour, soit moitié de jour et moitié de nuit.
Diverses améliorations ont été apportées aux relations ferroviaires : c'est ainsi que, depuis le 9 Mai, la
circulation du Simplon-Express entre Paris et Bome,
via Yallorbe, la Suisse et Milan apporte aux voyageurs
un gain de 9 heures (26 heures au lieu de 35).
Le train direct « Simplon-Orient-Express » part
maintenant de Paris à 7 heures 45 et arrive à Milan à
24 heures; dans l'ordre inverse, le départ de Milan
a lieu à 7 heures 20 et l'arrivée à Paris à 22 heures 35.
Ces mesures répondent à des voeux maintes fois
exprimés et ont été très favorablement accueillies.
Nous sommes également heureux que d'autres
améliorations soient envisagées : extension de la
période de circulation du train direct Paris-Turin,
via Modane, rétablissement des relations directes
entre l'Italie et la frontière franco-espagnole, via
Cerbère et Hendaye, etc.
Toutefois qu'il nous soit permis d'émettre le voeu
que soit promptement rétablie la liaison BordeauxMilan et vice-versa, supprimée depuis la guerre et
qui mettait en relation directe avec le nord de l'Italie
et les régions qui en dépendent, non seulement l'ensemble du Sud de la France, mais encore le Port de
Bordeaux, point de débarquement de nombreux
voyageurs d'Outre-Atlantique.
Enfin puisque nous en sommes au chapitre des
améliorations des transports ferroviaires, nous souhaiterions qu'un tarif direct pour le transport des marchandises entre la France et l'Italie se substitue au
Béglement provisoire et vienne s'ajouter au tarif
déjà existant pour l'échange des colis express entre
les deux pays.
Du point de vue des relations routières, nous
LE PROBLÈME DE LA MAIN D'OEUVRE
Relazione letta dal Signor F R E Y S S E L L I N A R D , Presidente della Camera di Commercio di Grenoble.
CARACTÉRISTIQUES
GÉNÉRALES
DU
PROBLÈME
DE
LA
MAIN
D'OEUVRE
EN
FRANCE
ET
DE
L' IM M / G R A 77 O N
ÉTRANGÈRE.
Il serait certainement superflu ici d'insister sur
le problème démographique en France depuis un
demi-siècle, car tout a été dit à ce sujet.
Je me bornerai donc à rappeler que depuis 60 ans
environ, alors que l'industrialisation de la plupart des
pays du monde, notamment de l'Allemagne, de
l'Angleterre, des Etats Unis d'Amerique du Nord,
créait un besoin important de main d'oeuvre auquel
l'augmentation régulière de leur population permettait de parer, par contre la France, en raison du
nombre relativement réduit des naissances, était
obligée de faire appel à l'immigration étrangère pour
compléter ses effectifs.
Avant la guerre de 1914, aussi bien dans nos
Régions du Sud-Est que dans le Bassin Minier et
Métallurgique, de Lorraine, les travailleurs italiéns
constituaient un apport de main d'oeuvre très
important et très apprécié; tantôt ces hommes venaient seuls, travailler pendant la belle saison, y
faire des économies qu'ils expédiaient ou rapportaient
en Italie à leur retour durant la période d'hiver;
tantôt, attirés par leurs parents ou amis qui étaient
parvenus à se fixer définitivement en France, ils
cherchaient à leur tour à s'y constituer un foyer
pour eux-mêmès et pour leurs familles.
La France avait également recours à d'autres sources
de main d'oeuvre, notamment aux frontaliers belges,
dans le Nord, pour la saison des betteraves, aux
espagnols, dans notre Midi viticole, pour les vendanges.
Après la guerre de 1914-1918, alors que notre pays
venait de subir une saignée atroce, la situation s'était
singulièrement aggravée.
Pour entreprendre et mener à bien une immense
tâche de reconstruction, il manquait nos 1.400.000
morts, tous des hommes jeunes, auxquels il fallait
ajouter les mutilés, les invalides en plus grand nombre
encore.
La France eut donc recours à ses voisins de ce
côté des Alpes; aussi, dans nos mines et nos chantiers
de travaux publics, dans les Industries de la Houille
Blanche, le forestage et même l'agriculture, l'apport dfes travailleurs italiens fut précieux.
Les besoins étaient tels qu'il fallut y ajouter d'autres
éléments:
venons d'apprendre qu'à partir du 15 juin prochain
une ligne de cars sera ouverte sur le trajet G-renobleBriançon-Turin. Ce service qui ne manquera pas
d'être particulièrement apprécié des deux cotés de
la frontière sera quotidien et assuré alternativement
dans les deux sens par un autocar français et un
autocar italien.
En ce qui concerne les liaisons postales il serait
désirable que l'Administration italienne des Postes
acceptât le service des petits paquets qui, d'un
poids maximum de 1 kg., permettent néanmoins
l'envoi de marchandises passibles ou non de droits
de douane et présentent, de ce fait, un intérêt commercial incontestable.
La réalisation de nos demandes, visant l'amélioration des communications, serait en partie inopérante si elle n'était accompagnée, ou même précédée,
d'un assouplissement des formalités douanières et
d'une plus grande libéralité de nos gouvernements
respectifs dans l'attribution de devises aux personnes
se rendant à l'étranger.
Sur ce dernier point, signalons que les Français
appelés en Italie, sont autorisés à exporter 35.000
lires s'ils voyagent pour affaires et 10.000 lires s'ils
se déplacent à titre touristique.
Ces sommes indiquent de suite le séjour extrêmement bref qu'elles autorisent à leurs détenteurs.
Nous tenons ici à faire savoir que nos Chambres
Nos Mines du Nord, de l'Est et même des Alpes
*
recurent des mineurs polonais;
Notre Afrique du Nord put fournir une main
d'oeuvre banale, mais robuste.
A la veille du grand conflit, la réparation de nos
ruines était achevée depuis 5 ou 6 ans et par suite
d'une certaine stabilité dans les besoins, sauf dans
les deux dernières années où la nécessité d'intensifier les armements avait modifié la situation, il
semble qu'en dehors de l'apport saisonnier évoqué
plus haut, et la nécessité du maintien des effectifs
dans les mines, les usines, l'agriculture et le forestage, notre pays avait surmonté la crise du lendemain
de la guerre ; un certain chômage endémique avait même
fait son apparition dans certaines branches de l'industrie
atteintes par la grande crise cyclique de 1932 à 1935.
Mais, depuis la Libération, le problème de la main
d'oeuvre en France se trouve posé à nouveau avec acuité.
Une 'fois de plus, notre Pays a souffert dans sa
chair et des jeunes manquent à l'appel, le nombre
des morts de la guerre dépasse 600.000. Les pertes
en vies humaines sont cependant moins élevées qu'au
cours du précédent conflit, mais que dire de l'immensité des ruines et des destructions, résultats des j
combats qui se sont livrés sur notre territoire, en
vue de sa libération?
Comme tous les pays d'Europe meurtris par cette
dernière guerre, la France a voulu au plus tôt relever
ses ruines; son ambition a même été plus grande
encore, car, non seulement elle désire reconstruire
ses maisons, ses usines, ses ouvrages publics et reconstituer sa production agricole, mais elle veut
saisir cette occasion pour rénover, moderniser et
augmenter l'équipement économique de sa métropole
et de ses territoires d'Outre-Mer.
C'est à ce but que correspond le Plan Monnet
qui vise à donner à la France, avec des moyens
modernisés, un essor comparable à celui des années
de grande activité — je ne dirais pas de grande
prospérité — au lieu de se limiter à la fameuse « Référence 1938», année troublée et en définitive médiocre.
Notons que ce plan, dont l'établissement a été
prescrit par un décret du 3 Janvier 1946, a été finalement approuvé en Janvier 1947.
LES
BESOINS
DU
PLAN
MONNET
La réalisation du plan nécessitera, non seulement
une meilleure adaptation et une meilleure utilisation
de Commerce sont intervenues auprès du Ministère
des Finances pour demander que cette réglementation
soit élargie, notamment en ce qui ¡concerne l'octroi de
devises à titre économique, dont le montant, dans
l'état actuel des choses, se révèle souvent insuffisant.
Cette parcimonie de nôtre Office des Changes
correspond au contrôle général des devises instauré
dans tous les pays, et nous croyons savoir que les
personnes résidant en Italie sont soumises à un régime sensiblement équivalent au nôtre, lorsqu'elles
désirent se rendre à l'étranger.
C'est dire que ces entraves d'ordre financier, jointes
à l'imperfection relative des moyens de transport,
rendent encore difficiles de nombreux et importants
échanges touristiques entre nos deux pays.
Nous demeurons toutefois persuadés que ces multiples obstacles, nés de la guerre, iront en s'amenuisant et nous n'en voulons pour preuve que l'accroissement constaté par nous en France, dans
l'organisation toujours plus fréquente et plus poussée
de voyages groupés vers les centres artistiques de
vôtre pays et vers la région de vos lacs.
En terminant, qu'il nous' soit permis de formuler
le voeu que, non seulement ce courant d'échanges
entre la France et l'Italie aille en augmentant, mais
encore qu'il soit contrebalancé par celui d'Italiens
venant voir, ou revoir nos pittoresques paysages
français.
des ressources nationales de la France, mais un
supplément important de main d'oeuvre étrangère.
Se basant sur une semaine normale de travail de
48 heures, les experts avaient conclu, en Septembre
1947, que pour l'exécution du Plan Monnet c'était
un supplément de 1.200.000 Travailleurs qui serait nécessaire. Tenant compte de la présence des P.G.A. ( 1 ),
appelés d'ailleurs à rejoindre progressivement leur
pays, ils estimaient que dès 1947, 450.000 ouvryers
supplémentaires étaient indispensables, dont 250.000
à provenir de l'étranger. En effet, si quelques apports
pouvaient être attendus de la réduction des effectifs
militaires, de la main d'oeuvre nord-africaine, et
même d'une certaine récupération sur la partie non
active de la population française, force était de revenir
du nouveau aux ouvriers étrangers dans la proportion
indiquée ci-dessus.
Quelles étaient alors les possibilités1?
1 - Non seulement, les Polonais ne pouvaient
plus venir chez nous, mais l'industrialisation très
poussée de leur pays (appelé à devenir un grand
exportateur de charbon) exigeait des travailleurs
nombreux, alors que ce pays sort de cette dernière
guerre terriblement éprouvé ; aussi, parvient-on à
grand'peine à retenir en France les familles polonaises
qui s'y trouvent encore.
2 - La Hollande, dont la population croit très
rapidement,ra offert des agriculteurs; un petit nombre
parvient à s'acclimater en France, où la situation
rurale est très differénte de celle des Pays-Bas.
3 - Nous conservons notre main d'oeuvre belge,
luxembourgeoise et espagnole, sans plus. Un complément, provenant des « personnes déplacées », a pu
être utilisé, mais il s'agit de chiffres relativement
faibles (quelques milliers de personnes, surtout des
allemands).
4 - Nous avons donc songé à la traditionnelle
main d'oeuvre italienne.
Dès 1946, un accord provisoire fut conclu avec le
Gouvernement italien pour l'introduction de 20.000
travailleurs en France; cette première mesure, de
caractère provisoire, fut remplacée par l'accord du
21 Mars 1947, prévoyant le recrutement en Italie et
la mise au travail en France de 200.000 travailleurs
destinés à l'agriculture et à l'industrie française.
Conscients des difficultés rencontrées et de la
nécessité d'y apporter une atténuation, les gouvernements italien et français ont pris de nouvelles
dispositions, qui font l'objet de l'accord du 2 février
1948, qui est entré en application depuis le début
du mois de mars, pour une durée de trois mois, avec
reconduction possible si ses dispositions s'avèrent
efficaces.
Cet accord vise à améliorer les conditions de recrutement en associant les utilisateurs de main-d'oeuvre
aux opérations de sélection. Des représentants des
employeurs français agréés par l'office national d'immigration et préalablement autorisés par les autorités
italiennes ont accès auprès des centres de recrutement,
et éventuellement auprès des offices provinciaux
italiens du travail, pour effectuer le contrôle professionnel des candidats à l'émigration recrutés par ces
offices et leur donner toutes informations utiles sur
les conditions de travail et de vie en France.
Un certificat d'aptitude medicale doit être délivré
par les offices provinciaux italiens aux candidats qui
subissent un second examen médical aux centres de
recrutement.
Le plan d'immigration fixant, d'une part, les besoins
français, d'autre part, les possibilités italiennes, fait
l'objet d'une mise au point plus précise et plus détaillée et de révisions plus fréquentes. Au surplus,
l'importance numérique des contrats de travail
souscrits par les employeurs français est communiquée deux fois par mois aux centres de recrutement
en Italie, avec l'indication, non seulement de la qualification professionnelle exigée, mais de la province
italienne ou il est souhaitable que les travailleurs
soient recrutés.
Ce système doit permettre un meilleur recrutement
dans des conditions plus économiques. Il doit éviter
( I ) I priglonieri di guerra tedeschi ( N . d. R . )
les retours trop nombreux à leur domicile d'ouvriers
considérés comme inaptes par les centres de recrutement et diminuer ainsi les frais de refoulement.
Mais son efficacité ne saurait être entière sans la
bonne volonté de toutes les organisations, tant françaises qu'italiennes, appelées à y participer. Or, on
doit constater que le système ne reçoit actuellement
qu'une application limitée. Le? services italiens n'ont
encore reçu que des instructions très incomplètes et
ne disposent pas toujours dès moyens de se conformer
aux nouvelles obligations. Il faut cependant espérer
que ces retards vont prendre fin, et que l'accord
pourra s'appliquer à la satisfaction des deux pays.
De ce rapide coup d'oeil sur les conditions de l'immigration italienne en France, il ressort que les deux
difficultés essentielles qui gênent l'application d'un
programme d'envergure sont d'une part, l'insuffisance
de la qualification professionnelle de l'ouvrier italien
disposé à s'expatrier et, d'autre part, la crise du
logement en France, qui gêne spécialement l'immigration de travailleurs chargés de famille. La solution de ce dernier problème sera longue. C'est un
obstacle sérieux à l'immigration italienne.
En ce qui concerne la formation professionnelle,
en revanche, le gouvernement français s'efforce, en
organisant une formation accélérée et la promotion
ouvrière, d'élever le niveau de qualification des
salariés. Mais, cette tâche est coûteuse et les bénéficiaires de la formation professionnelle sont presque
uniquement des nationaux. Ce ne sont qu'exceptionnellement des étrangers. Peut-on, au demeurant,
demander aux finances françaises de supporter, à
l'égard d'immigrés de passage, une dépense dont
l'économie nationale n'est pas sûre de tirer un profit
suffisant?
Il serait donc souhaitable que le gouvernement
italien fît tout l'effort indispensable pour améliorer
la qualité de la main-d'oeuvre envoyée en France.
Ainsi, l'émigration traditionnelle des travailleurs italiens pour la France, que justifient et qu'encouragent
la communauté de civilisation, l'existence de nombreux liens de parenté établis avec des Italiens vivant
déjà en France et des similitudes indéniables de
caractères et de vie, pourrait prendre un nouvel
essor. Les deux économies en bénéficieraient, l'économie française, grâce à l'apport d'une main-d'oeuvre
dont elle a besoin, l'économie italienne, grâce aux
revenus réguliers que lui procureraient les envois de
fonds de ses émigrants. La réalisation d'une union
économique et douanière entre les deux pays s'en
trouverait en même temps facilitée. A ce titre, les
Chambres de commerce de France et d'Italie qui
entendent y apporter leur contribution devraient donc
suivre avec la plus grande attention l'évolution des
transferts de main-d'oeuvre.
DE
LES
CONDITIONS
LA MAIN
D'OEUVRE
D'EMPLOI
ITALIENNE
Il parait intéressant d'examiner les clauses de cet
accord du 27 mars 1947, qui constitue, en quelque
sorte, la Charte de l'immigration italienne en France
pendant l'année 1947.
Nos deux Gouvernements avaient d'ailleurs largement tenu compte des suggestions et des demandes
des organisations syndicales ouvrières de chaque
pays et cet accord prévoyait dans tous leurs détails
les conditions faites et les avantages accordés aux
travailleurs italiens en France. Dois-je ajouter que
du côté syndical français se manifestait d'ailleurs
une certaine appréhension de la concurrence de la
main d'oeuvre italienne et, du côté syndical italien,
un empressement parfois tiède à faciliter l'arrivée en
France de leurs compatriotes?
Quoi qu'il en soit, cet accord précise les conditions
de recrutement, de voyage, de salaires, d'allocations
familiales, de transfert des économies et, d'une façon
générale, de la vie du travailleur italien en France,
points qui sont examinés brièvement ci-après:
I - Recrutement.
Alors que dans le passé, ce recrutement s'opérait
par l'initiative privée et s'obtenait le plus souvent
grâce aux relations d'amitié ou de famille qui existaient
entre le travailleur italien installé en France et ses
compatriotes demeurés en Italie, l'accord prévoyait
l'intervention obligatoire des services italiens et ceux
de l'Office Natioifal d'Immigration français. Certes,
en raison de l'importance de l'exode prévu, des précautions étaient utiles, notamment au point de vue
sanitaire et de capacité professionnelle. Il fut donc
organisé une procédure officielle pour la souscription
de contrats collectifs (ou individuels, lorsque rémigrant était nommément demandé par une entreprise).
Enfin, comme certains italiens, désireux de venir
en France pour rejoindre le plus souvent des parents
ou des amis, s'étaient introduits clandestinement,
des dispositions spéciales furent adoptées pour régulariser leur situation.
L'immigré, après les visites sanitaires d'usage,
effectuées dans son pays, arrivait dans les Centres
d'immigration (Montmelian pour la Région du SudEst) où il était hébérgé en attendant d'être dirigé
sur l'entreprise où il devait s'employer. Celle-ci avait
à verser une redevance forfaitaire comme participation aux frais engagés par les 2 pays, l'accord
prévoyant la part à verser par le Gouvernement
Français au Gouvernement italien.
II - Avantages sociaux.
En règle générale, l'ouvrier italien venu en France,
bénéficie du même salaire que l'ouvrier français
appartenant à la même catégorie professionnelle.
D'une façon générale, aucune difficulté n'est survenue à ce sujet, notamment dans les mines; par
contre, dans l'industrie et le bâtiment, quelques
déceptions ont parfois été notées, l'immigrant ne
possédant pas toujours, en fait, les aptitudes professionnelles qu'il croyait avoir, ce qui était surtout
vrai pour ceux qui étaient originaires de l'Italie du
Sud, région moins industrialisée que le Piémont.
Des facilités furent prévues pour le transfert des
salaires et il parait utile de signaler qu'à partir du
1er Juillet 1947, les pourcentages de salaires que les
ouvriers italiens peuvent envoyer en Italie sont les
suivants :
Famille en France
20 %
Famille en Italie
50 %
Célibataire
50 %
Travailleurs dans les Houillères 75 %
(quelle que soit la situation de famille).
Cet avantage, particulier aux Mines, mérite d'être
souligné.
En matière d'allocations familiales, un régime très
libéral fut également accordé; les travailleurs italiens bénéficient en France des mêmes allocations
familiales que les français, à l'exception cependant
du salaire unique, des allocations prénatales, et des
primes de maternité. Ces dispositions n'étant applicables qu'aux travailleurs entrés en France depuis
le 1er Mars 1946. Les allocations sont versées aux
familles demeurées en Italie par l'intermédiaire de
l'Istituto Nazionale délia Previdenza Sociale à Rome.
Ces opérations de transfert (quote-part des salaires
et allocations familiales), sont effectuées par voie
postale, ou par voie bancaire, suivant des formalités
que les employeurs se sont efforcés de faciliter à
leurs ouvriers. Dans l'ensemble, elles n'ont pas donné
lieu à réclamations; quelques retards se sont cependant produits en Décembre 1947, par suite du renouvellement total des livrets de paye prévus par la
réglementation.
_ _,
En matière d'accidents du travail et de Sécurité
Sociale, la situation de l'ouvrier italien en France
est en tous points identique à celle du Français, les
obligations des employeurs étant strictement les
mêmes à leur égard.
La question la plus préoccupante posée par l'arrivée de ce contingent important de main d'oeuvre
a été celle du logement en France. Après les destructions massives de la période allant de 1939 à
1945 et par suite d'un ralentissement marqué de la
construction en France entre les deux guerres, les
ressources étaient fort limitées et il a fallu souvent
recourir à des expédients pour installer les travailleurs étrangers, et surtout leurs familles, dans des
conditions acceptables.
Non seulement l'arrivée des familles en a été
retardée, mais certains immigrants ont parfois renoncé à demeurer en France, faute d'y trouver un
toit pour les leurs. On doit signaler cependant l'effort
considérable réalisé par les chefs d'entreprise français, pour atténuer ces difficultés, d'abord, par l'amélioration des ressources existantes et aussi par une
politique hardie en matière de construction de logement. Je citerai, en passant, l'oeuvre du Comité
du Logement de la Région de Roubaix Tourcoing
et, pour parler dé la XII Région Economique, l'activité du C.I.L.A.F. de Grenoble qui met en construction, pour commencer, 100 logements qui seront
suivis de beaucoup d'autres.
En raison de la pénurie de matériaux et du coût
élevé des travaux de bâtiment, il est inutile d'insister sur les énormes difficultés rencontrées.
Le Gouvernement français, en accord et en liaison
avec les autorités italiennes, n'a d'ailleurs pas ménagé ses efforts pour faciliter l'arrivée et surtout
l'adaptation de cette main d'oeuvre très appréciée.
C'est ainsi que le 30 Mai 1947, il chargeait des
fonctionnaires appartenant au Service de l'Inspection du Travail, de missions de contrôle auprès des
employeurs. Appelés « contrôleurs itinérants », ces
agents se rendaient dans les Etablissements où
étaient employés de nouveaux arrivants à qui la
faculté avait été donnée d'adresser au Service Départemental de la main d'oeuvre leurs doléances
ou leurs réclamations.
Ces fonctionnaires ont eu un rôle délicat à jouer
pour conseiller ces ouvriers, les éclairer, parfois redresser certaines erreurs et — ce qui fut assez rare —
prendre les mesures nécessaires afin d'obtenir une
meilleure utilisation des aptitudes professionnelles.
Pour le Département de l'Isère, j'ai pu recueillir
quelques chiffres intéressants: de Septembre 1947 à
Février 1948, il est arrivé de ce pays 1.112 travailleurs
italiens; 140 avaient adressé des doléances au Directeur-Départemental de la Main d'Oeuvre; après visite
du contrôleur itinérant, 25 seulement ont dû être
changés d'affectation, le plus souvent pur des raisons
de convenance familiale ou personnelle et, dans
quelques cas seulement, pour faciliter la recherche
d'un travail plus rémunérateur.
SITUATIONS
ET
D'ENSEMBLE
PERSPECTIVES
Cet exposé ne saurait être complet sans quelques
chiffres évocateurs.
Du 1er Janvier au 31 Décembre 1947, le nombre
des demandes d'introduction s'est élevé à 139.700,
dont 26.256 contrats nominatifs (18.192 concernant
la main d'oeuvre italienne) ; la demande tend d'ailleurs
à fléchir à partir de Décembre 1947 (mauvaise saison)
et n'atteint que 2.836 en Janvier et 4.600 en Février.
On notera que:
32.000 demandes concernent l'agriculture
29.000 les Mines
15.000 l'industrie métallurgique
27.000 le bâtiment et les travaux publics
le reste étant réparti dans des activités diverses.
Compte tenu des annulations, il y a eu en définitive 121.864 contrats souscrits, le chiffre des étrangers réellement introduits en France n'atteint que
65.000 environ, dont 49.000 italiens.
Ce chiffre de 49.000 est donc assez éloigné de celui
de 200.000 prévu à l'accord franco-italien de Mars
1947. Cette différence s'explique en partie par le
ralentissement des travaux de reconstruction où, pour
des questions financières, les programmes envisagés
n'ont pu être intégralement respectés. Peut-être
pourrait-on également adresser quelques critiques aux
organismes d'Etat — de chaque côté des Alpes —
qui n'ont pas toujours facilité aux immigrants la
réalisation de leur désir de venir en France ni aidé avec
efficacité les employeurs en quête de main d'oeuvre.
Plus de souplesse dans le choix des zones de recrutement en Italie, dans la répartition géographique
des immigrants, compte tenu des préférences sentimentales de ceux-ci, auraient obtenu de meilleurs
résultats.
LES ENTENTES INDUSTRIELLES
ET L'UNION DOUANIÈRE FRANCO-ITALIENNE
Relazione letta dal signor D U F O U R , presidente della Commissione per il
C o m m e r c i o Estero e le Dogane, della C a m e r a di C o m m e r c i o di Marsiglia.
Lorsque le 20 Mars dernier, dans cette même ville
de Turin, Monsieur Georges Bidault, Ministre des
Affaires Etrangères de France, eut signé avec le
Comte Sforza, Ministre des Affaires Etrangères
d'Italie, le protocole par lequel les deux nations
attestaient leur volonté formelle de constituer une
Union Douanière, il déclara:
« Nous nous engageons solennellement à faire en
« sorte, dans une durée qui sera déterminée par nos
« deux gouvernements, que l'économie de la France
« et celle de l'Italie ne fassent plus qu'une seule
« unité. Lorsque ce programme sera entièrement
« réalisé un nouvel ensemble groupant près de 90
« millions d'habitants sera né sur notre continent.
«Notre accord permettra de conjuguer en les orga« nisant des ressources agricoles, des ressources mi« nières, une capacité industrielle, un ensemble de
« techniques, de sources d'énergie qui feront de notre
« association une des plus vastes d'Europe ».
Et, élargissant encore le champ de sa vision, il
évoquait le vaste ensemble européen qui, de la Mer
du Nord à l'Adriatique, grouperait dans une harmonieuse synthèse les diverses activités économiques
et « assurerait grâce à la libre circulation des marchandises, des hommes et des capitaux, une immense
prospérité à tous, tout en constituant un facteur
essentiel de la sécurité du monde ».
Ce programme magnifique répond aux aspirations
réelles des peuples et aux nécessités de notre époque
comme en témoignent les efforts qui sont entrepris
de tous côtés et ces jours derniers encore à la Haye
pour constituer cette Union Européenne facteur de
paix et de prospérité. Cette Union elle se fera sans
aucun doute, car à nous en tenir strictement sur le
plan de l'Economie, il n'est plus possible avec le
développement des moyens techniques réalisé à
notre époque d'accorder la capacité de production
des grandes unités industrielles modernes à l'étroitesse des marchés de consommation nationaux entre
lesquels l'Europe est cloisonnée comme en autant de
que celle qui consiste à intégrer
dans l'autre deux économies nationales jusque là
distinctes et qui, il faut le dire, si elles présentent
quelques données complémentaires se sont organisées
depuis longtemps sur des plans parallèles qui les
rendent de ce fait concurrentes.
C'est la conclusion d'ailleurs à laquelle aboutit
le remarquable rapport par lequel la Commission
mixte franco-italienne pour l'étude d'une union
douanière entre la France et l'Italie a résumé ses
travaux. Elle constate que dans le secteur agricole
si l'on peut espérer que les productions de riz italien
et de blé français soient dans un avenir, que l'on
espère prochain, complémentaires, il n'en va pas de
même de celle des vins et des fruits qui se font
nettement concurrence. Même constatation dans le
secteur industriel où si SUÏ certains points les productions sont complémentaires, par exemple du côté
italien pour le chanvre, la soie grège, le soufre et les
pyrites et du côté français pour le minerai de fer, la
fonte, l'acier, la potasse et les phosphates, dans
l'ensemble des industries respectives des deux pays,
tributaires de l'extérieur pour leur approvisionnement en matières, sont similaires et concurrentes.
C'est seulement dans le domaine de la main d'oeuvre
dans lequel l'Italie est largement excédentaire et la
France déficitaire que se trouve ce caractère complémentaire qui doit être à la base d'une entente mutuellement intéressante pour les deux parties.
Ces conclusions se trouvent corroborées par les
résultats de l'enquête menée en France par le Comité
d'Action Economique et Douanière, enquête qui
traduit les réticences et les appréhensions d'un grand
nombre d'industries françaises en présence de la
concurrence qui pourrait résulter de la réalisation
d'une Union Douanière dans leur secteur.
Quelle que soit donc la faveur avec laquelle on
considère ce projet, quelle que soit la convinction que
l'on ait de la prospérité économique qu'il ne manquerait pas d'apporter à nos pays, il n'en faut pas
moins se mettre en face de la réalité et ne pas se
dissimuler les difficultés très réelles que sa mise en
exécution soulèvera, les sacrifices importants qu'elle
entraînera des deux côtés, les efforts qu'elle nécessitera.
Ce n'est pas à dire que la conscience de ces difficultés doit nous décourager, elle doit nous servir au
contraire à mieux orienter et organiser nos efforts.
Comment donc envisager la réalisation de l'Union
que nous souhaitons?
Deux méthodes sont possibles: l'une consiste à
procéder progressivement par paliers en harmonisant
les productions; l'autre que Monsieur Spaak, la premier Ministre belge, appelait pittoresquement la
méthode du « plongeon », consiste à réaliser brutalement l'Union Douanière et à laisser les industries
mises en présence du fait accompli réagir comme
elle le pourront.
Je ne crois pas m'avancer beaucoup, Messieurs, en
déclarant que pas plus en Italie qu'en France nos
milieux industriels ne sont favorable à une telle
méthode.
Il faut donc préparer l'assimilation progressive
de nos deux économies en ménageant les transitions
nécessaires afin que leur intégration puisse se réaliser d'une façon presque naturelle et comme insensiblement. Eviter, avant tout, qu'elle se réalise par
l'intervention directe de l'Etat. Ce n'est pas au
moment ou le dirigisme a amplement démontré son
inefficacité et sa malfaisance sur le plan intérieur
qu'il faut envisager de le transposer sur le plan
international. Que l'Etat se borne donc à indiquer
la voie à suivre, à tracer le cadre de l'expérience,
mais qu'il laisse aux intéressés le soin de le remplir.
C'est la méthode d'ailleurs qu'envisage la Commission mixte qui recommande la conclusion d'ententes entre producteurs aussi bien dans le secteur
agricole que dans le secteur industriel. C'est dans
cet esprit que le Conseil National du Patronat Français, sur la clairvoyante initiative de Monsieur Georges
Villiers, son Président, a provoqué des prises de
contact et échanges de vues entre industriels français
et industriels italiens. Ces entretiens ont eu lieu à
Paris du 2 au 6 Février dernier. Ils ont été conduits
du coté italien par le Docteur Angelo Costa, Président de la Confédération Générale de l'Industrie
Italienne, à la tête d'une délégation composée des
personnalités les plus représentatives des principales
industries italiennes.
Ces deux délégations se sont à la quasi-unanimité
déclarées favorables au principe de l'Union Douanière, sous la réserve de la réalisation de certaines
conditions préalables qu'elles ont précisées dans une
déclaration commune: telle que la stabilisation et
l'harmonisation des économies des deux pays — la
stabilité et la convertibilité de leur monnaies — la
normalisation des charges sociales fiscales et autres
incombant aux deux industries afin de rendre semblables leurs conditions d'exploitation.
Ceci posé elles considèrent comme élément moteur
de la future organisation — et nous n'en serons pas
surpris s'agissant d'industriels qui même sous des
cieux différents parlent le même langage — le prin-
!
cipe de la liberté. Elles n'envisagent, en effet, qu'un
seul moyen pour arriver aux fins proposées; « celui
d'une Union économique progressivement instaurée
et développée essentiellement à la faveur des stimulants et des ajustements qui résulteront du libre
jeu de la libre entreprise avec les responsabilités qu'elle
implique et les initiatives qu'elle suscite lorsqu'elle
est mise au service de l'intérêt général et du bien
être des populations ».
C'est dans le cadre de ces libres initiatives que
devront être envisagées certaines mesures essentielles
proposées dans la déclaration et dont la principale
est l'harmonisation des productions et leur augmentation « grâce à la sélection naturelle des entreprises
et des produits ainsi que grâce à la spécialisation
ou à la diversification des fabrications ».
Pour arriver à ce résultat les industriels peuvent
évidemment attendre que joue cette sélection naturelle, ils peuvent également essayer de l'orienter par
des accords librement conclus entre eux afin de se
ménager les transitions nécessaires et d'amortir le
choc que peut provoquer l'adaptation de leur industrie aux nouvelles conditions économiques résultant
de la réalisation de l'Union.
Comment donc concevoir de telles ententes?
Dans leur forme classique les ententes industrielles
revêtent ordinairement la forme d'accords de production et de prix. Les contractants adoptent une
base de référence pour déterminer le « quota » de
production auquel ils ont droit, fixent le prix minimum
auquel se vendront obligatoirement leurs produits et
se répartissent les marchés intérieur ou extérieur.
Ces ententes peuvent être nationales ou internationales, elles n'englobent pas nécessairement tous
les producteurs: elles sont conclues dans l'intérêt
des contractants et ont tendance à constituer des
monopoles privés. Parfois nécessaires pour mettre fin
à une concurrence ruineuse elles présentent certains
inconvénients classiques dont le principal résulte de
la disparition de l'élément tonique que constitue la
concurrence. Elles n'ont ordinairement pas pour
objectif principal « ce service de l'intérêt général et
du bien-être des populations » qu'assigne à la libre
entreprise la déclaration commune des industriels de
nos deux pays.
Nous ne pensons pas que ce soit sous cet angle
qu'il convienne d'envisager les ententes qui devront
être conclues en vue de la réalisation de l'Union
Douanière poursuivie ou comme conséquence de
cette Union. Ces accords de prix, ces partages de
marchés conclus dans l'intérêt des producteurs
auraient tendance à l'être au mépris de celui des
consommateurs, et auraient pour effet de substituer
au dirigisme de l'Etat celui, non moins nocif, des
intérêts privés.
Comme le disait très heureusement M. le Président
de la Chambre de Commerce de Paris dans une
récente circonstance « Une économie internationale
« ne pourra pas naître si la structure artificielle des
« prix est perpétuée, si les productions anti-écono« miques sont encouragées, si la règle du meilleur
« rendement, de la plus grande efficacité productive
« et du prix réel le plus favorable ne s'impose pas à
« toutes les activités placées dans des conditions de
« concurrence comparables et si elle n'est pas seule
« appelée à départager les rivalités éventuelles ».
On ne saurait proposer meilleure règle aux entreprises qui seraient tentées de conclure des accords
pour créer une sorte d'économie artificielle à l'écart
de toute concurrence.
Le but idéal vers lequel devraient tendre ces
ententes devrait être à notre avis de réaliser progressivement les transformations économiques qu'est
susceptible de provoquer l'Union Douanière.
Dans .le domaine de l'hypothèse pure on pourrait
concevoir en effet la suppression immédiate des barrières douanières et l'on imagine sans peine les conséquences qui en résulteraient en ce qui concerne
nombre d'industries qui se trouveraient tout à coup
dépourvues de cette protection à l'abri de laquelle
elles avaient pu se développer jusqu'à présent dans
une sorte de climat rendu plus artificiel encore par
les mesures autoritaires qui depuis la guerre sont
en vigueur dans de nombreux pays. Elle se trouve-
raient dan la situation de ces e m m u r a vivants qui,
revenant brusquement à l'air libre, ne peuvent résister
à l'afflux d'oxygène qui remplit tout d'un coup leurs
poumons et succombent. On se rend ainsi compte
de la nécessité qui s'impose de prendre les mesures
nécessaires pour favoriser leur adaptation progressive
au nouveau régime et parmi celles-ci une des plus
efficaces nous paraît être ces ententes discutées et
réalisées librement entre gens du même métier, parfaitement au courant des besoins et des possibilités
de leurs industries respectives.
Sur le plan technique, ces ententes pourraient
avoir pour but essentiel d'harmoniser et de spécialiser les diverses productions selon leurs possibilités
d'approvisionnement et celles des marchés qu'elles
sont appelées à fournir; en réservant à chaque pays
là production des articles pour lesquels il se trouve
le mieux placé économiquement ou géographiquement;
d'assurer la rationalisation et la normalisation des
fabrications, ce qui suppose la mise en commun de
la documentation technique, d'opérer en quelque
sorte une vaste «reconversion» des industries, de
réaliser des accord d'approvisionnement en matières
premières.
Sur le plan commercial elles feraient oeuvre utile
en s'employant à restituer les conditions d'une concurrence normale en proscrivant toutes méthodes
qui d'une façon directe ou détournée seraient susceptibles de les fausser telles que par exemple les systèmes
divers de « dumping » — en définissant les conditions
normales de vente — en réalisant des accords pour
l'exportation — en gardant toujours présente à
l'esprit la nécessité de ne pas modifier les courants
traditionnels et naturels du commerce extérieur;
ceci peut même aboutir à des accords dits « triangulaires » avec des pays tiers dont les économies sont
de type plus complémentaire.
Sur le plan social, elles pourraient aboutir à des
accords touchant la main d'oeuvre, ses conditions
d'emploi, son mode de rémunération, son transfert
d'un secteur à l'autre — les réalisations sociales, afin
d'unifier de plus en plus les conditions de la production.
Mais de toutes façons et quel qu'en soit l'objet
il importe que ces ententes conservent leur caractère
de liberté, soient discutées sur le plan de l'intérêt
collectif de la profession et restent ouvertes à tous.
C'est ainsi qu'ont été envisagés, au cours des conversations qui se sont déroulées entre industriels de
nos deux pays, les problèmes concrets intéressant les
principales industries: D'une façon générale, il a été
considéré comme souhaitable que des échanges d'informations préparatoires aient lieu pour fournir
certains renseignements statistiques concernant la
production (potentiel industriel, main d'oeuvre, horaires de travail-salaires) les questions de transport et
d'énergie, et en général toute documentation économique et technique d'ordre général bien entendu.
Dans le groupe des industries textiles, les représentants de l'industrie lainière ne semblent pas en
souhaiter pour le moment davantage, et ils rejettent
tout idée d'entente portant sur les achats de matières
premières ainsi que des accords de production tendant
à un certain partage des marchés. Les industriels
cotonniers par contre envisageraient des ententes
plus étendues notamment en ce qui concerne la standardisation de leurs produits, leurs débouchés, les
marchés extérieurs — tandis que les filateurs de
chanvre semblent intéressés par des accords concernant la répartition des matières premières.
Faisant un pas de plug dans la voie des réalisations concrètes la sidérurgie a constitué une commission
mixte chargée d'étudier les questions d'approvisionnement en matières premières, demi-produits et
produits sidérurgiques, les possibilités d'ajustement
des programmes de modernisation des installations
et de développement de la production — d'établir
une collaboration entre les deux industries dans le
domaine de la spécialisation technique et commerciale — de la recherche scientifique et de la documentation — d'étudier toutes les questions intéressant
la main d'oeuvre et notamment son déplacement des
centres excédentaires vers les centres déficitaires.
Ceci en vue d'ouvrir la voie à la conclusion d'accords
entre les deux industries.
Les Industries mécaniques envisageraient des accords à l'exportation.
La construction électrique, la Construction Navale,
l'Industrie des Ciments ont conclu également à la
possibilité d'accords. De même l'Industrie Chimique
veut se réserver la possibilité d'en conclure.
Par contre les représentants de l'Industrie de
l'Automobile ont estimé qu'à l'heure actuelle il n'était
pas possible d'établir des accords spéciaux, pas plus
d'ailleurs que celle du marbre qui intéressée par
l'importation des produits bruts n'admettrait pas
l'importation en France de produits susceptibles de
la concurrencer.
Dans l'industrie de la Conserve nous nous devons
de souligner la position particulière des Conserveurs
de Tomates dont l'activité intéresse considérablement
le Midi de la France. Cette industrie en présence de
l'énorme productions italienne, et de certaines pratiques de « dumping » qui se seraient produites,
demande en cas d'Union Douanière l'institution de
mesures de protection vitales pour elle, mesures
qui consisteraient notamment à instituer une taxe
de compensation à l'entrée des produits italiens
pour tenir compte de la différence de standard de vie
entre agriculteurs et ouvriers français et italiens
ainsi que de mesures de contingentement. Nous
sommes là en présence d'un cas dans lequel la conclusion d'un accord pourrait pallier le danger mortel
que l'adoption de l'Union Douanière présenterait
pour elle.
Il en va de même en ce qui concerne l'Industrie
du Raffinage de Soufre très importante dans notre
région et qui est appelée à recevoir une grande partie
de sa matière première d'Italie, mais qui par contre
se trouverait dans une situation critique si les soufres
raffinés italiens pouvaient la concurrencer librement.
Déjà avant la guerre pour faire face à une semblable
situation un accord avait été conclu avec l'Ente
Zolfi aux termes duquel les raffineurs français lui
réservaient la majeure partie de leurs achats en
soufre brut, et se voyaient réserver l'exclusivité du
marché français, renonçant par contre à exporter
sur tous les marchés sauf ceux de l'Afrique du Nord,
des protectorats et colonies françaises et les Iles
Canaries. En cas d'Union Douanière il faudrait
envisager la reprise d'accords de ce genre avec un
partage plus équitable des marchés étrangers.
Des indications intéressantes nous ont été fournies
par le Syndicat des Fabricants d'Huile de Marseille
qui dans l'éventualité de la réalisation de l'Union
Douanière franco-italienne envisage diverses hypothèses selon les régimes économiques susceptibles
d'être instaurés en France ou en Italie. Il admet
également la possibilité d'entente entre les industries
des Corps Gras des deux pays, mais insiste sur la
nécessité de réalisations de conditions à peu près
équivalentes pour l'exercice de ces industries notamment en matière d'achat de matières premières
et d'attribution à cet effet de devises d'une façon
plus libérale, de transports maritimes particulièrement entre le Continent et l'Afrique du Nord, et
d'harmonisation des tarifs de manutention.
Mais quelle que soit la forme sous laquelle ces
ententes puissent être envisagées il est à leur conclusion, de même d'ailleurs qu'à l'institution d'une
Union Douanière, une condition essentielle: c'est que
les Gouvernements abolissent les réglementations
autoritaires qui sévissent encore dans certains pays
et qui obligent les industries à fonctionner dans un
climat absolument artificiel. Il serait absolument
impossible ou vain de réaliser des ententes si les
conditions de la production étaient perpétuellement
et arbitrairement faussées.
*
*
*
S'il nous fallait résumer les observations que nous
venons d'avoir l'honneur de vous présenter et en
nous excusant auprès de votre éminente Assemblée
des imperfections qu'a pu présenter cet exposé en
une matière certainement complexe et encore imprécise, nous voudrions marquer d'abord notre
adhésion au principe de l'Union Economique entre
nos pays et même entre plusieurs pays, principe
dans lequel nous voyons un élément de progrès, d e '
bien-être pour les populations, de civilisation et de
paix; souligner ensuite que, pour éviter les pertur'bations que ne pourrait manquer de produire la mise
en application brutale de l'Union Douanière, et
pour préparer même son application, des mesures
d'adaptation doivent être prises dont l'une des plus
efficaces consiste dans des ententes librement réalisées entre industriels des pays intéressés, après étude
et discussion approfondies; ententes conclues en considération de l'intérêt général et s'appliquant aussi
bien au domaine technique que commercial, fiscal ou
social;
— que la conclusion de ces ententes suppose l'abandon par les Gouvernements de toutes mesures de
dirigisme économique.
Nous ne nous dissimulons pas, Messieurs, les difficultés qui seront à surmonter pour parvenir à la
réalisation de ces projets et de cette Union, des
sacrifices et des concessions qu'il faudra savoir consentir de part et d'autre, de la largeur de vues dont
il faudra savoir faire preuve pour s'élever au-dessus
des intérêts trop personnels, mais il faut réussir et
pour cela il faut le vouloir; l'oeuvre qui nous est
proposée n'est pas au-dessus de nos possibilités.
Comment mieux terminer, Messieurs, qu'en reprenant les paroles inspirées par lesquelles le Comte
Sforza, Ministre des Affaires Etrangères d'Italie,
concluait son noble et généreux appel devant la
Conférence Economique Européenne au mois de
Juillet dernier:
« Sachons que nous devons réussir et que nul
« sacrifice national ne sera trop grand...
« Nous devons réussir!
« Si nous ne réussissons pas, il se pourrait que cette
« glorieuse Europe qui a guidé le monde par la force
« de l'esprit redevienne ce qu'elle fut il y a dix m i l l e
«ans: une pauvre petite insignifiante péninsule de
« l'Asie ».
Di avertant omen!
Monakeui a ESSSAEHË
Le esposizioni
industriali
di
Torino
LA PRIMA E S P O S I Z I O N E
OPERAIA
E LA SECONDA GRANDE NAZIONALE DEL 1898
Abbiamo visto come fin da quando si preparava
l'esposizione del 1884 si era pensato ad un'esposizione operaia, ma molte difficoltà si erano opposte,
siodhiè ci si era limitati a premiare gli operai collaboratori dell'azienda o a emettere giudizi su le
loro opere individuali. Tuttavia l'idea era maturata in seguito, soprattutto in vista delle difficoltà
in cui venivano a trovarsi le classi lavoratrici per
la crisi che aveva rincarato i prezzi alimentari.
Sicché la « Società Archimede » di Torino che aveva
dato alla città le prime scuole operaie, promotore
il socio Marcellino Arneudo, pensò e programmò
nel 1889 la « Prima esposizione italiana operaia »
con la partecipazione di varie personalità, tra cui
il Daneo, che avevano già organizzato le manifestazioni dell'84. Riunite le rappresentanze delle
varie associazioni operaie, e promossa una pubblica
sottoscrizione, appoggiata da Ministri e altre personalità, l'esposizione venne inaugurata il 28 settembre del 1890, data che coincideva con la prima
Mostra italiana dell'Architettura e con l'intervento
solenne di autorità e personalità del campo politico, militare e della produzione. Dal discorso di
Benedetto Brin si rileva come i problemi sociali
stessero, nella nuova economia italiana, imponendosi all'attenzione degli statisti, per quanto si fosse
ancora lontani dalle concrete realizzazioni necessarie ai nuovi tempi.
, L'esposizione visitata dal re, dal presidente del
Consiglio on. Crispi, da personalità politiche e da
115.053 visitatori ebbe un significativo successo sul
quale per motivi di spazio non possiamo oltre dilungarci. Congressi, festeggiamenti, conferenze, lotterie accompagnarono la Mostra che si chiuse il
30 novembre. Una solenne premiazione solennizzò
l'avvenimento unico nel genere cui contribuirono
vari Ministeri, la Camera di Commercio di Torino,
la «Promotrice industria», il municipio di Torino,
il prefetto e il sindaco, nonché deputati e senatori.
Dalle modeste ricamatrici, dai tornitori meccanici
ai cesellatori, dai litografi ai modellatori, tutta una
gamma di esecuzioni e capi d'opera che dimostrarono come anche in questo campo sapesse Torino
e l'Italia mettersi all'avanguardia prevedendo tempi
e problemi di un'economia sociale in inarrestabile
sviluppo (1).
• •
•
La celebrazione del cinquantenario dello statuto
trova nuovamente Tormo dopo quattordici anni
pronta a mostrare al mondo il frutto della sua costanza, del suo lavoro e dei suoi sacrifici. Diciamo
«dei suoi sacrifici», perchè dopo i successi dell'esposizione dell'84, l'antica città capitale, ha dovuto soffrire non poche delusioni proprio quando
le illusioni di aver ormai consolidato il successo
industriale avevano sollevato entusiasmo certamente sproporzionati alla realtà della situazione. La
tragedia dei tre istituti torinesi di credito, la società dell'Esquilmo, la banca Tiberina e il Banco
Sconto (1889) conseguenza della crisi edilizia a
Boma a Napoli e a Torino, si ripercuote con gravi
conseguenze su Torino, ove si ebbe a lamentare ia
perdita di varie centinaia di milioni di risparmio
con il risultato di allontanare, proprio quando ce
ne sarebbe stato più bisogno, i risparmiatori dagli
investimenti mobiliari: aspetto altresì evidente di
una crisi del nostro mercato monetario (2). Alle
<1) Le (notizie che succintamente abbiamo riportato sono
desunte da: M A R C E L L I N O A R N E U D O : La prima
esposizione operaia italiana tenuta in Torino nel 1890. Torino,
Stab. Artistico-Letterario, 1892.
(2) Cfr. E. C O R B I N O : Annali dell'Economia
italiana,
voi. Ili, Città di Castello, 1933.
quali ragioni di difficoltà finanziarie si aggiunga la
guerra doganale con la Francia, iniziata nel 1888,
ben dura lezione all' ottimismo dei piemontesi
fidenti.
« Duri sacrifici » deve quindi sopportare il Piemonte e Torino in specie, per superare la non
facile prova alla quale per soprammercato si aggiungevano i primi grossi conflitti del lavoro, ai
quali, bisogna riconoscerlo, la classe dirigente italiana, in genere originante da ceti agricoli di natura conservatrice, non era affatto preparata.
L'esposizione generale nazionale del 1898 segna
quindi non tanto una tappa nella coraggiosa lotta
di concorrenza, quanto una nuova mèta dopo le
crisi faticosamente superate.
Alla fine del secolo erano certamente cresciute
le difficoltà sorgenti dall'aperta gara internazionale; il problema dell'esportazione si imponeva in
concorrenza con le industrie anziane straniere, e il
tempo e l'esperienza avevano certamente contribuito, più che negli anni precedenti, a setacciare
i più idonei a combattere nell'arringo internazionale, dai meno idonei destinati a morire. In momenti —• adunque — che parevano ribelli ad ogni
ardimento, ricorda Paolo Boselli, Torino bandì
l'esposizione del 1898.
Riunitisi i cinquanta promotori nella sede della
Società Promotrice dell'Industria nazionale il 5 novembre del '95, venne di poi costituito il Comitato
generale il 18 novembre in una memorabile seduta
nel salone della Borsa e si passò, dopo il proclama
agli Italiani del 4 dicembre, a stilare gli articoli
dello statuto del Comitato generale e dei Comitato
esecutivo il 4 giugno 1896. Sorvolando sui minuti
aspetti della complessa organizzazione centrale e
periferica che attraverso i suoi -comitati calca quella
dell'Esposizione del 1884, che a sua volta si era valsa
dell'esperienza precedente, ricordiamo solo come
anche questa voita si fosse fatto fronte alle spese
mediante sottoscrizione pubblica di azioni da L. 100
rimborsabili e di oblazioni a fondo perduto e l'azionista cne mancava all'obbligo di versare qualche
rata perdeva — come già nel passato —• ogni diritto ai rimborso ti)..
Il concorso dei privati fu tanto generoso che
bastò senza ricorrere all'intervento statale; le sottoscrizioni alle azioni e a tondo perduto fruttarono
quasi 2 milioni e 200 mila lire, superando assai il
preventivo. Era stata prevista un'entrata totale (tra
azionisti, concorso della Città in L. 575.000, ingressi, concessioni, tasse d'iscrizioni, ecc.) di lire
ii.7l5.UOO e un totale di uscite di 2.757.000 lire.
L'utiie previsto fu ampiamente raggiunto. Con legge
1° luglio 1897 venne inoltre concesso al comitato
esecutivo dell'esposizione una lotteria (2) con due
milioni di premi, cne diede iusmgnieri risultati..
Nonostante gii avvenimenti africani, nonostante
tristi eventi occasionati dal rincaro del pane e altri
generi alimentari, nonostante le conseguenti cruente
lotte sociali di cui i fatti di Milano ne furono un
saggio preoccupante, nonostante un decennio e più
di crisi industriale edilizia, commerciale e bancaria, l'esposizione riuscì per quel senso di tenacia e
di coraggioso patriottismo di cui gli italiani vanno
nobilitati allorquando la libertà d'azione vince ogni
caporalesca coercizione.
(1) Cfr. COLLEZIONE CELERIFERA: Statuto del Comiiato, ecc. ecc., 1896, pag. 1186. Cfr. pure: Bollettino
ufficiale dell'esposizione
italiana generale, del 1898, n. 1.
del Comi( (2) Cfr. CuLLEZuONE CELEKiLFERA: Statuto
tato, ecc. ecc., 1897, pag. 926.
Durante i sei mesi di apertura dal I o maggio al
20 novembre, l'esposizione, situata nell'ormai classico parco del Valentino, riuscì ad attirare una
folla grandissima di popolo e di personalità italiane
e straniere, nonostante le critiche ed i dubbi mossi
da chi pubblicamente aveva, forse non completamente a torto, osservato che ormai troppe erano
le ricorrenti esposizioni in Italia e all'estero, sì che
era consiglia/bile maggior lasso di tempo onde permettere veramente di esporre i miglioramenti dell'industria e d'altra parte •— date le difficoltà finanziarie ed economiche — evitare di sollecitare inutilmente il Governo per contributi a manifestazioni
le quali se troppo vicine le une alle altre, in definitiva non facevano che disturbare il lavoro dei
produttori.
(Nonostante queste preoccupazioni l'esposizione
del '98, che coincideva con l'inizio dei lavori di un
terzo grande traforo alpino, quello del Sempione,
ebbe certamente successo. Nei quattordici anni che
la separavano da quella precedente i progressi dell'industria italiana erano stati, nonostante le crisi,
rilevanti, come rilevava il ministro di Agricoltura
e commercio Cocco-Orta in occasione dell'inaugurazione della manifestazione: triplicata la produzione serica, quintuplicati i telai, i meccanici raggiungevano il numero di 2500; a 345 mila sommavano i fusi nell'industria della lana, a 40 mila i
telai con una produzione valutata a 100 milioni di
lire. Nè meno solida era ormai l'industria del cotone che aveva prodotto 300 milioni di filati, tessuti e stampati e che occupava già 100 mila operai
ed esportava per 70 milioni (1).
Al successo dell'esposizione concorsero non solo i
privati ma altresì Provincie, comuni, enti e corpi
morali.
« Eleganti edilìzi, con genio squisito e con peregrine comodità sono sorti nel vaghissimo luogo del
Valentino », dice Paolo Boselli (2), e quivi non solo
la produzione della madre patria è ammirata ma
altresì il contributo dei molti italiani all'estero.
Le costruzioni della mostra, il cui ingresso principale si apriva sul corso Raffaello, occupavano
un'area coperta di 80.000 metri quadrati tra cui
primeggiava il salone dei concerti che poteva contenere 4000 persone.
Contribuirono, fra i solerti organizzatori al successo insperato, dati i momenti critici, non solo il
sindaco di Torino barone Severino Casana (successo al senatore Rignon) e il solerte benché anziano presidente del Comitato esecutivo S. E. l'avvocato Tommaso Villa, per la seconda volta presidente del Comitato promotore ed esecutivo, impegnato nell'ardua fatica nonostante la carica di
Presidente della Camera dei deputati, ma anche
altri membri dell'esecutivo quali Lorenzo Rabbi,
Antonio Bianchi, Federico Du Montel, Teofilo Rossi,
Battista Diatto, Ludovico Sarfiotti, Emanuele Luserna di Rorà, Edoardo Daneo, Benedetto Brin
(membro onorario), Antonio Badini Confalonieri,
Adolfo Bona, conte Ernesto Balbo di Sambuy, conte
Biscaretti di Ruffia; su tutti s'ergeva la figura, che
più tardi assurgerà a mito pei soldati dei Carso,
di Emanuele Filiberto di Savoia, Duca d'Aosta, presidente effettivo del Comitato generale; nomi tutti
che anche a noi di questo secolo sono vivi nella
storia recente e continua della nostra vita amministrativa, industriale e politica.
Classificata in dieci divisioni: Belle arti, Arti liberali, Previdenza, Industrie estrattive e chimiche,
Meccaniche, Elettricità, Industrie manifatturiere,
Industrie agricole, Italiani all'estero, Educazione fisica, e in innumerevoli sezioni vi troviamo rappresentate tutte le gamme delle attività agricole, industriali e commerciali e professionali della nazione.
Non ci dilungheremo a ripetere le varie attività, che dovremmo ritornare su ciò che abbia(1) Cfr. L ' E C O N O M I S T A D ' I T A L I A , 8 maggio 1898.
(2) Cfr. P A O L O B O S E L L I : L'Esposizione
di Torino,
« Nuova Antologia », 1° maggio 1898,
in
mo già detto in merito all'esposizione dell'84.
Vogliamo solo ricordare, per sommi capi, il
nuovo contributo degli italiani all'estero, alla cui
organizzazione troviamo i nomi di due grandi economisti oggi viventi, Pasquale lannaccone e Luigi
Einaudi, unitamente a Edmondo Deamicis, e vi
primeggiava la « mostra amazzonica-paranense »
dell'on. Gustavo Gavotti che fu tra i più attivi organizzatori della nostra 'emigrazione in Brasile (1);
i progressi nell'industria cartaria, chimica, del lino,
della canapa e dell'alimentazione. Ma il posto d'onore va attribuito alle industrie metallurgiche, meccaniche e navali e a quelle della seta, della lana e
del cotone che ormai si erano talmente consolidate
da resistere ad ogni crisi e ad ogni avversa congiuntura.
Nelle costruzioni meccaniche avevano destato particolare ammirazione una carrozza mista di 1* e
2' classe della Ditta Diatto «con ritirata a corridoio laterale » e a triplo freno e con segnale d'allarme, con illuminazione a gas e riscaldamento a
vapore, la locomotiva a otto ruote accoppiate del
peso di 46.000 Kg. degli Stabilimenti Ansaldo e
altre costruzioni, ferroviarie della Savigliano, della
Breda, ecc.; i prodotti delle acciaierie di Terni e
le nuove conquiste della nostra marina da guerra;
la mostra dei sommi « elettricisti » italiani contenuta nel Museo industriale di cui già si è parlato,
al cui proposito ricordiamo ancora i cimeli del sommo Galileo Ferraris, da poco scomparso, che scoprì
il campo magnetico rotante che risolveva il problema del trasporto dell'energia elettrica a grande
distanza, unitamente ai documenti a lui inviati
da tutto il mondo scientifico, il trasformatore Gaulard sul quale il grande professore compì tante
esperienze, i cimeli del Volta e del Paeinotti; ricordiamo ancora i primi tentativi automobilistici
(la Fiat venne, com'è noto, fondata solo nel 1899)
con le vetture Daimler mosse da motore a petrolio
(a miscela detonante) e considerate tra le migliori
avendo allora vinto la gara internazionale su strada (il salone automobilistico andò però quasi deserto per il ritiro dei concorrenti), la vettura Lanza
e vari tipi di biciclette e triplette che facevano
parte della sezione « automobili » in quanto questa
voce non aveva ancora il significato attuale. Nel
campo dei motori a petrolio o benzina varie ditte
avevano esposto ottimi congegni di fabbricazione
totalmente italiana.
La divisione VI « elettricità » raccolse non solo
i contributi italiani, ma altresì quelli internazionali
sicché risultò particolarmente interessante per i
confronti possibili. Dal 1884 al 1898 l'elettrotecnica
aveva fatto enormi progressi sicché i contributi
presentati, dai sistemi di illuminazione alle applicazioni meccaniche e chimiche, dai mezzi di trasmissioni a distanza ai sistemi di distribuzione a
macchine opifici e mezzi di locomozione, dalle dinamo di 600 HP. agli alternatori alle gru elettriche
a ponte costruite nelle Officine Savigliano fino alle
prime applicazioni domestiche con piccoli ventilatori elettrici da camera, interessarono enormemente
tecnici e profani. Il 1898 è pure la data d'inizio
della morte dei tram a cavallo e inizia la lotta
tra il trolley e la presa a fior di terra. Doveva vincere il primo.
Venne esposta la prima tranvia elettrica della
Ditta Ruggieri-Kappel circolante in un circuito
chiuso di 1744 metri e la stessa esposizione fu illuminata da -una luce corrispondente a 550.000
candele.
Ma una grande conquista che figurava nella galleria della R. Marina dobbiamo infine mettere in
rilievo: il telegrafo senza fili Marconi la cui prima
notizia si era sparsa nella primavera del 1897 dall'Europa alle Americhe. Figurava infatti tra i prodotti della scienza l'apparato trasmettitore e coherer
del grande italiano che a dieci anni dalle memorabili esperienze di Hertz realizzava una fra le più
(1) Cfr. ORESTE M O S C A : L'industria italiana all'esposizione di Torino, 1898, Milano, 1898, pag. 48 e seggi
grandi conquiste del secolo — se non la più grande —• per la pace e per la guerra.
Nel campo dell'industria laniera è ricordato il
premio conseguito dal Cav. Basilio Bona che per
primo ha introdotto nell'industria laniera italiana
il sistema chilogrammetrieo per la numerazione
e titolazione dei filati. E per non dilungarci vogliamo segnalare solamente alcune creazioni nuove
che presentate in questa esposizione, diventarono
poi punti di partenza per nuovi sviluppi fino ai
giorni nostri. Alcune riguardano attività nuove
introdotte in Italia dopo il 1893, come l'industria
della fecola della Ditta Cappuccio, Costa e Allomello, oppure progressi fondamentali sì da far apparire la nuova attività come una creazione nuova
dati i risultati concreti commerciali, come la fonderia di caratteri della Ditta Nebiolo di Torino,
gli impianti meccanici Breda di Milano, la Dinamite Nobel, ecc. oppure che avevano conquistato
negli ultimi anni nuovi mercati come la Ditta Dell'Acqua di Busto Arsizio (esportazioni di prodotti
italiani), Dellachà di Moncalieri (fiammiferi) (1).
Interesse e ammirazione aveva destato la fotografia a colori, per la prima volta presentata in
Italia (e non peranco divulgata in Francia) ad
opera di un amico dei fratelli Lumière proprietario
di un cinematografo nei locali dell'Esposizione.
E in ultimo vogliamo ancora ricordare il contributo dell'industria dolciaria che già apprezzata fin
dal X V I I I secolo in Piemonte, era già celebre a
mezzo il secolo successivo in Torino, sicché non
stupisce se il confetto o « bombon » di Silviano
Venchi destasse tanta ammirazione nei golosi torinesi dell'altro secolo che rammentano ancora oggi
i « curiosi e leggiadri gingilli di zucchero » i « dragées » i « fondenti » i « farciti » eoe. ecc. usciti
da perfetti macchinari.
Coronava l'esposizione di tante cose serie, una
nota allegra, non per questo meno seria perchè
è tale ogni manifestazione che non dimentica le
tradizioni popolari e nazionali su cui poggia la
storia di ogni Paese: il « ciabot 'd Gianduia »,
« trasportato per opera di magìa dalle pingui
colline dell'astigiano fin nel cuore dell'Esposizione » (2).
• • •
Questa illustrazione di cinquant'anni di vita industriale italiana, insegnava che se l'Italia non
coltivava « ambizioni chimeriche » come disse il
ministro Fortis, seppe nondimeno realizzare i voti
del 1861, anche se la via era ancora lunga da percorrere e alte mète, che l'Esposizione del 1911 confermerà, dovevano faticosamente essere raggiunte.
Con l'industria, l'agricoltura seppe allinearsi, specialmente attraverso l'opera degli agricoltori meridionali e dell'Italia centrale, sul piano del progresso inarrestabile. I prodotti della metallurgia
fecero non solo superba mostra, dati i nostri mezzi
più limitati, ma concorsero a migliorare l'economia
di regioni che con l'aumento della popolazione non
potevano assorbire nell'agricoltura l'impulso demografico. Terni, Liguria, Lombardia, Piemonte, Livorno, Venezia, Palermo, Valle d'Arno in nobile
gara, con le industrie artistiche di quelle stesse
regioni e di altre meno favorite dalla sorte.
« Il risorgimento politico di una nazione — scriveva Cavour nel primo numero del Risorgimento
— non va mai disgiunto dal suo risorgimento economico ». Alla fine del secolo l'operosità dell'ingegno della classe dirigente e operaia italiana dava
conferma alle parole divinatrici. Là ove alcuni anni
prima la nostra industria faticosamente lavorava
per il consumo interno, ora esportava con profitto.
E dimostrò altresì la grandiosa mostra come non
solo alle tradizionali industrie fosse volta la tenacia
del nostro popolo operante, ma anche là ove, per
la mancanza di materie prime, bisognava trovare i
'(il) O. ¡ M O S C A : L'industria
(2) O . M O S C A : L'industria
italiana,
italiana,
op. cit., pag. 362.
op. cit., pag. 326.
mezzi di nuove fonti di energia motrice. La mostra
del «Museo industriale», ove Galileo Ferraris inventava il campo magnetico rotante, indicò ai
profani i segreti di quel laboratorio ove si gettarono le basi scientifiche per le applicazioni nell'industria elettrica -che farà poco dopo passi da
gigante.
E non meno interessante, sotto il punto di vista
artistico, era l'altra mostra che accanto alla principale si ergeva: quella dell'Arie sacra (antica e
moderna) delle Missioni e Opere cattoliche al cui
proposito ricordiamo una magnifica edizione di
Roux-Frassati in-folio, con ricche illustrazioni e
articoli letterari e artistici di critici e storici dell'arte ad opera di A. Ferrerò, C. Corradino, G. Lanza, F. Crispolti, G. Cena, G. Roberti, L. Beltrami
e versi di A. Fogazzaro e F. Pastonclhi che degnamente illustrarono i centenari gloriosi. La mostra
offrì ai visitatori il senso del profondo spirito cattolico della gente nostra attraverso le artistiche
meraviglie ivi raccolte: culto dello spirito ampiamente documentato dalle realizzazioni di quel grande e glorioso esercito dei Missionari della fede che
diffusero in ogni parte del mondo la civiltà italiana,
le opere di carità e l'infinita sapienza del Creatore.
Anche sotto questo punto di vista l'Esposizione
del '98 con la partecipazione delle Case religiose
e di assistenza di cui Torino è da anni sede incomparabile, assume importanza grandissima.
Contribuirono ad attirare il foltissimo pubblico
molti concorsi, tra cui quello intemazionale di
automobili con una gara di 200 Km. Torino-Alessandria e ri tomo, e innumerevoli congressi (1) tra
cui la feconda iniziativa dei « exporters' days » in
cui erano invitati i rappresentanti delle Case di
commissione straniere. Festeggiamenti, concerti,
gare sportive, gite aeronautiche coronavano l'impresa. Interessante la descrizione di uno di questi
viaggi in pallone fatta dal cav. Edoardo di Sambuy
il cui compagno di viaggio « aveva avuto il tempo
di provvedersi del parapioggia per attraversare le
nubi senza essere bagnato...». Ma stimato l'arnese
inutile peso, il capitano Godard, pilota dell'aerostato, ne impedì l'iso nella fragile navicella (2).
Quali i risultati di questa ultima fatica del secolo è facile vedere rilevando che il successo, dati
i momenti di crisi, fu veramente insperato. Anche
sotto il punto di vista pratico si realizzarono fecondi frutti con la possibilità di più larghe relazioni d'affari e di esportazioni. Già ai primi di
novembre, pur mancando ancora un rendiconto
definitivo, si potè stabilire il rimborso totale delle
azioni più un 20 % di utili!
Per quanto riguarda i visitatori ripetiamo quanto
abbiamo detto per l'esposizione dell'84. Nell'impossibilità di stabilire con esattezza quanti visitarono l'esposizione prescindendo dalle volte che
ripeterono la visita, possiamo però rilevarne l'affluenza continua attraverso il controllo degli ingressi risultanti dal computo dei biglietti ritirati
alle porte da cui si rileva il numero delle visite,
tenendo presente che ogni singolo visitatore poteva
fare varie visite in giorni diversi e quindi acquistava altrettanti biglietti e che per la Mostra dell'Arte Sacra occorreva un altro biglietto. Spulciando nelle statìstiche degli ingressi troviamo che
essi furono 449.096 in maggio, 456.124 in giugno,
379.942 in luglio, 343.303 in agosto, 496.840 in settembre, 527,565 in ottobre, 295,481 in novembre
(fino al 20 del mese, data di chiusura). L'ultima
domenica vi fu un afflusso di 56.202 visitatori solo
per l'Esposizione generale. Totale 2.948.354 visite
(cifra, notisi, quasi identica a quella del 1884) per
le due esposizioni e 2.350.562 solo per quella generale. Cifre che sufficientemente commentano il successo dell'iniziativa, anche se le previsioni di supe(Continua a pag. 22)
(1) Cfr. Bollettino
ufficiale cit., o . 39.
(2) L'Esposizione
Nazionale
1898, Roux-Frassati, Torino,
pag. 154. B e l l a edizione i n - f o l i o siu carta patinata coti
ricche illustrazioni e articoli di illustri a u t o r i tra. c u i
P. Boselii, A . Fogazzaro, Ettore T h o v e z .
L'ESPORTAZIONE ITALIANA DI AUTOVEICOLI
Nell'ormai lontano 1900 l'allora nascente industria automobilistica italiana iniziava le sue prime
affermazioni sul mercato internazionale, esportando 6 autovetture. Nel 1912 si raggiungevano già
le 2386 unità: risultato particolarmente significativo, quando si consideri che in quei primi tempi
della motorizzazione le cifre dell'incremento della
circolazione sono limitate nei due principali paesi
europei, Francia ed Inghilterra, a poche migliaia o
diecine di migliaia di autoveicoli all'anno. Da allora la produzione automobilistica italiana ha continuato ad irradiarsi, sia pure con alterne vicende,
nei più diversi paesi del mondo, superando barriere
doganali e restrizioni quantitative: in parte ciò
fu anche dovuto alle brillanti affermazioni dei nostri pionieri dell'automobilismo, quali Lancia, Nazzaro e Cagno. Essi resero popolari fra le folle internazionali i nomi della Fiat e dell'Itala: furono
appunto queste le prime case costruttrici a dedicarsi all'esportazione.
Lo sviluppo dell'industria automobilistica italiana
fu strettamente connesso al buon andamento dell'esportazione: nel corso della prima guerra mondiale ai clienti privati subentrarono le forniture
militari anche per Governi esteri ad assorbire la
produzione delle fabbriche divenute colossali. Mai
come ora, a distanza di quasi cinquantanni da
quando sorgeva — nel 1899 — in Torino con 800.000
lire di capitale, 50 operai su di un'area di 10.000
metri quadrati in corso Dante, per iniziativa di
Giovanni Agnelli, la prima fabbrica italiana di
automobili, la FIAT, incombe alila nostra industria
il dovere e la necessità di esportare. Ove si consideri che la potenzialità produttiva dei nostri impianti, valutata in oltre 100.000 autoveicoli all'anno, è notevolmente superiore alla capacità di
assorbimento del mercato nazionale — nel 1938
risultarono immatricolati in Italia 44.977 autoveicoli, di cui 38.675 autovetture e 6302 autocarriautobus — che le forniture belliche giocheranno
solo minimamente per alimentare l'attività dei
nostri stabilimenti, mentre nel 1938 (anno ancora
completo di pace) esse avrebbero assorbito, stando
alle risultanze del Censimento industriale, un 25 %
del fatturato, si avverte la strana attualità di un
giudizio espresso nel 1931, cioè durante il culmine
della crisi economica, di un chiaro studioso. Scriveva allora Edoardo Giretti su La Riforma Sociale :
«La nostra industria automobilistica, sotto tanti
aspetti pioniera nel mondo e governata da uomini
di gran valore, si riduce a cosa troppo inferiore al
suo grande passato, se limitata a coltivare il mercato interno. Questo non basta ad alimentare una
grande industria quale essa fu, e riteniamo deve
continuare ad essere, negli intendimenti dei suoi
fondatori e capi. Né i fatti lo dimostrano, esso è
abbastanza ricco per servire come punto di partenza per la conquista del mercato industriale. Far
certo che la grandezza dell'industria automobilistica italiana stia nel ritornare ad essere un'industria esportatrice ».
Il potenziamento delle nostre esportazioni di prodotti industriali finiti, e quindi di autoveicoli, si
impone maggiormente ora data l'angosciosa situazione della nostra bilancia dei pagamenti, dato che
il nostro Paese deve tendere gradualmente a raggiungerne l'equilibrio non soltanto attraverso il
sistema delle sovvenzioni estere che sono transeunti nel tempo e comunque legate alle alterne
vicende politiche internazionali, ma attraverso il
ristabilirsi di normali correnti di scambio. Ma l'aver
additato una necessità, non significa ancora aver
risolto un problema.
L'anno d'oro dell'esportazione italiana fu il 1926
con 34.191 unità esportate, pari al 62',5 % della
produzione nazionale. In quell'anno il valore complessivo delle vendite all'estero della nostra industria automobilistica italiana con 7099 milioni di
lire, rappresentò circa il decimo della nostra esportazione di prodotti finiti. Siamo purtroppo ora ben
lontani da quelle cifre, come risulta dal seguente
prospetto :
Anni
PRODUZIONE
Autovetture Autov. ind.
193«
59.000
1945
2.093
1946
10.989
1947
25.37:5
1947 per
1938 =10« 43,0
Totali
ESPORTAZIONE
TOTALI
Unità
% produzione
7.558
8.0197
17.994
117.361
06.558
10.290
08.983
43.736
20.489
30,2
2.863
10.605
9,8
23,5
228
64,9
51,5
_
Avvertendo che i dati per il 1947 risultano dalle
elaborazioni dell'A.N.F.I.A.A., perchè quelli della
statistica doganale comprendevano per lo scorso
anno anche automezzi usati, e che l'esportazione è
prevalentemente costituita da autovetture, diamo
ora il seguente prospetto dell'assorbimento attuale
da parte dei principali mercati della nostra produzione rispetto ai due ultimi anni prebellici:
ESPORTAZIONE AUTOMOBILISTICA
ITALIANA
TOTALE
di cui
Germania
Gran Bretagna
Svezia
Svizzera
Belgio-Lux.
India Britannica
Colonie Italiane
1937
1938
1947
33.505
20.489
10.605
6.199
3.070
1.459
1.227
868
670
12.018
6.964
942
712
1.195
724
645
2.780
470
33
859
1.804
1.401
479
'107
Si comprende subito dai dati sovraesposti come
anche in questo settore dell'economia italiana giochi sfavorevolmente la mancata soluzione dei problema tedesco, mentre le restrizioni adottate successivamente dalla Gran Bretagna si sono risolte
nella pratica chiusura del mercato inglese, che
prima del 192® aveva par noi particolare importanza. Dal punto di vista valutario può non avere
importanza la cessazione delle spedizioni verso i
territori italiani d'oltre mare, in quanto il pagamento avveniva in lire: è però evidente che, quando si consideri solo l'aspetto del collocamento delia
nostra produzione, la perdita dei nostri mercati
coloniali si è risolta in un suo minore assorbimento.
Negli ultimi mesi del decorso anno si notava purtroppo una tendenza alila flessione delle vendite all'estero, accentuatasi nel corso dei primi mesi del
1948, anche se non statisticamente accertatole: il
che dimostra che il decreto del 27 novembre 1947
sull'adeguamento dei cambi all'esportazione non ha
avuto l'effetto benefico che si sperava. In sintesi:
1) l'esportazione effettivamente avutasi nel 1947
risulta praticamente la metà di quella del 1938;
2) nel 1947 la Gran Bretagna è riuscita ad
esportare ben 189.300 automezzi, con un aumento
sensibile rispetto alle 121.200 unità nel 1946. Cioè
una media mensile di oltre 15.000 autoveicoli esportati. Un 50 % delle nostre esportazioni annuali del
1947 contro soli 4866 nel 1938.
Si noti che or è un anno la situazione si presentava particolarmente favorevole sul mercato
automobilistico internazionale: uno dei più forti
esportatori, la Germania, era totalmente scomparso,
mentre gli Stati Uniti risultavano particolarmente
occupati a soddisfare la domanda interna accumulatasi causa la sospensione delle vendite durante il
conflitto. Ora, dai dati che abbiamo sopra esposti
risulta che, mentre l'industria automobilistica inglese ha saputo ed è stata in grado di sfruttare il
momento favorevole, la nostra ha potuto solo parzialmente cogliere l'attimo che fugge. Il fatto che
nel 1947 un mercato ricco sì, ma non estesissimo,
quello belga, abbia importato 46.765 autoveicoli, cioè
alquanto di più della nostra produzione complessiva di quell'anno, mentre normalmente negli anni
prebellici assorbiva un 12/14.000 unità, significa che
si doveva ricostruire il parco automobilistico andato
disperso o comunque logorato negli anni di guerra.
In condizioni analoghe a quelle del Belgio si trovavano nel 1947 anche altri mercati: ora queste condizioni più non si verificano. Quando il mercato
era dominato dal venditore, la nostra produzione
era insufficiente; ora esiste il problema del collocamento di questa, mentre la concorrenza è accresciuta, non solo inglese, ma anche francese (78.603
unità esportate nel 1947 contro 39.672 nel 1946)
favorita dalla svalutazione del franco. E lentamente
va riapparendo la produzione tedesca.
Ai tre Saloni dell'Automobile, tenuti in questo
periodo a Parigi, Bruxelles e Ginevra, i prezzi della
produzione italiana sono risultati alquanto superiori
a quelli della concorrenza straniera. Ciò dipende
del maggior costo delle materie prime, specialmente
dei semi-lavorati ferrosi, che già prima della guerra
pesava gravemente sui nostri costi complessivi, e
dallo sfasamento intervenuto per aumento dei salari all'interno (50 volte e più) e svalutazione della
lira-esportazione (soltanto 35 volte). Cioè, i nostri
prezzi non sono in fase con quelli del mercato internazionale, perchè la nostra lira è sopravalutata.
Si aggiunga a ciò che nel corso della guerra una
parte della nostra attrezzatura è invecchiata e logorata: ciò si risolve in un aggravio dei costi di
produzione, già appesantiti dall'onere della mano
d'opera improduttiva. Aggravio eliminabile soltanto
con l'immissione di ingenti capitali per il rinnovo
delle macchine utensili in dotazione ai nostri stabilimenti. A questo invecchiamento delle attrezzature si riconnette in un certo senso la mancata
presentazione da parte della nostra industria automobilistica di nuovi modelli. Mettere in produzione
di serie un nuovo modello significa modificare l'attrezzatura, creare una nuova utensileria, stabilire
i tempi delle nuove linee di montaggio, calcolare poi
i nuovi costi di produzione: per un certo periodo
le lavorazioni devono essere necessariamente sospese.
Dalla fine della guerra l'industria italiana offre
tre nuovi tipi di autocarro, ma l'esportazione è
prevalentemente costituita da autovetture. Le grandi aziende, in considerazione della anormale ed
instabile situazione economica, non hanno potuto
investire ingenti capitali per la produzione delle
nuove autovetture, di cui esistono già i prototipi
perfettamente rispondenti alle moderne esigenze. I
tecnici che ritornano dai recenti Saloni Internazio-
nali riferiscono che le nostre autovetture, per quanto di progettazione auteguerra, non hanno nulla da
invidiare ai modelli recentemente presentati dalla
concorrenza straniera, ma per l'acquirente forestiero basta il fatto cifre si tratti di modelli vecchi
per non procedere all'acquisto.
La nostra produzione si era accreditata nel mondo non certo per convenienza di prezzo, ma per le
sue caratteristiche di avanguardia. Imponemmo al
mondo la nostra genialità, proponendo soluzioni
originali ed il nostro raffinato gusto delle linee:
ciò spiega che in tutti gli uffici studi e progetti delle
nuove costruzioni si trovino in gran oumam tecnici
italiani, apprezzati ed onorati. E l'industria automobilistica italiana si impose all'interesse internazionale appunto baldanzosamente presentandosi ad
ogni competizione con modelli nuovi, realizzazione
di idee nuove, mettendosi all'avanguardia e creando attorno a sè rumore per consensi e dinieghi.
Era questa la ragione del nostro primato, che ci
permise di evitare che la nostra produzione fosse
vendibile solo in base al costo medio internazionale
attribuito a merce comune, priva di attrattiva di
novità. E novità bisogna sempre offrirne perchè il
mondo ne è avido, anche se le soluzioni proposte
non sono sempre migliori di quelle che si propone
di abbandonare. Comunque la genialità dei nostri
progettisti e la perizia tradizionale delle nostre
maestranze non sono affatto venute meno. Ove si
riesca •— e si riuscirà certamente, data la Volontà
ed il dinamismo che pervadono i nostri costruttori — a riorganizzare su basi più razionali la produzione, i veicoli italiani torneranno egualmente a
percorrere le vie del mondo. Ciò anche perchè il
mercato si orienta in tutti i paesi sempre più verso
le macchine utilitarie con motori brillanti e limitato consumo di benzina : tendenza costruttiva questa che ha avuto come antesignana la nostra industria automobilistica.
GIANDOMENICO COSMO
LE ESPOSIZIONI INDUSTRIALI DI TORINO
(Continuazione da pag. 20)
rare notevolmente i risultati dell'84 non si realizzarono (1).
Gli espositori assommarono a 8000 circa (il Bollettino li fa ascendere a circa 8500, ma un mezzo
migliaio si ritirarono), di cui 4510 premiati con
una grande cerimonia nel salone Verdi dell'Esposizione, dei quali 275 con diploma d'onore, 801 con
medaglia d'oro, 1433 d'argento, 1183 di bronzo, oltre ad altre ricompense per collaborazione. Anche
qui vale l'osservazione cifre si potrebbe fare per le
altre esposizioni: che eccessivo fu il numero dei
premiati (e innumerevoli le proteste sollevate contro i deliberati della giuria), ma giova notare che
un incoraggiamento era e fu sempre necessario
in tutti i tempi in cui il progresso economico è
intimamente legato alla nobilitazione dei sacrifici
individuali.
E ancora una volta dimostrò l'Italia che il suo
progresso economico era legato al progresso dell'idea di previdenza, di risparmio, assistenza senza
cui non si crea il capitale che a sua volta produce
ricchezza nuova. « Anche qui — osservava il Presidente della Giuria, on. Daneo — l'Italia rimane alla
testa di questo progresso ch'è tanta parte del progresso sociale » (2).
ANTONIO
FOSSATI
01) Bollettino
cit.,
passim.
(2) D a l discorso del Presidente della Giuria, on. DaiTeo,
in occasione della premiazione.
R O S A
AUTARCHIA
Nell'ultimo discorso tenuto a
Torino prima delle elezioni, l'onorevole Einaudi ha brevemente
illustrato le modalità di utilizzo,
in Italia, degli aiuti nordamericani, nella distribuzione dei quali
lo Stato avrà occasione di intromettersi due volte : prima, regolando l'erogazione delle merci importate in base al piano E. R. P.,
poi presiedendo alla destinazione
del fondo-lire costituito con il ricavo delle vendite effettuate. Incidentalmente, l'insigne economista ha suggerito che una parte
del fondo potrebb'essere utilmente impiegata nella riedificazione
dell'industria pesante, la quale,
soprattutto se localizzata in riva
al mare, avrebbe davanti a sè, oltre che un gradevole e spazioso
panorama, anche un fulgente avvenire.
Più recentemente, in un'intervista riferita da l'Osservatore romano, l'on. De Gasperi ha promesso che « ... Il denaro americano sarà utilizzato in primo
luogo per aumentare la produzione mediante la importazione
delle materie prime e delle merci
necessarie a modernizzare l'industria pesante». Il Capo del Governo ha quindi fatto tesoro dei
suggerimenti dell'on. Einaudi, e
si appresta a metterli in pratica.
L'uomo della strada, memore di
quanto è già costata l'industria
pesante all'economia italiana e
conscio del complesso di inferiorità di cui essa, ad onta degli innumerevoli miliardi prosciugati,
continua a soffrire, è ormai convinto che convenga abbandonarla al suo destino (non precisamente ubicato in riva al mare,
ma alcuni passi più avanti) ed
importare dall'estero i prodotti
che, finora, essa non è mai stata
in grado di allestire a costi economici: ne risulterebbe indubbiamente avvantaggiato il sistema
produttivo interno, nel segno di
quella collaborazione economica
internazionale, che il piano Marshall intende appunto sollecitare.
Gli uomini del governo, invece,
immèmori dei miliardi ancora recentemente profusi, senza alcun
risultato, nell'industria pesante,
già progettano di profondervene
altri per metterla in grado di
sovvenire economicamente al fabbisogno nazionale. All'opportunità di rimediare a una radicata
deficienza interna per mezzo di
studiate integrazioni con altre
economie (e l'unione doganale con
la Francia potrebbe già costituire un primo passo in tal senso),
essi preferiscono dunque un'avventura, nella quale altri sono
clamorosamente falliti. Ma gli uomini non sanno trarre profitto
dagli errori altrui, e quelli stessi
che hanno celebrata
il processo
DEI
del ventennio e dei suoi esperimenti autarchici, sono già pronti
a gettare le basi per una nuova
autarchia.
ECONOMIA DELL'AUSTERITÀ
Il Libro Bianco inglese del Reddito e della spesa per il 1947 (National Income and Expenditure
of the United Kingdom, 1947.
Cmd. 7371), in questa edizione
particolarmente ricco di dati, indici e stime, non è certo documento di facile lettura: molte,
peraltro, delle innumerevoli cifre che vi sono riprodotte hanno
un significato accessibile anche ài
non iniziati e, soprattutto nella
parte dedicata culle statistiche
dei consumi, offrono argomento
di utile meditazione a chi voglia
farsi un'idea quanto meno sommaria della vita economica inglese in questo delicato momento
della sua storia.
Secondo i dati riprodotti dal
Libro, il totale annuo della spesa
privata, accertata in 4.288 milioni di sterline per il 1938, è salita,
nel 1947, a 7.421 milioni, segnando così un incremento del 73 per
cento in termini monetari, e quindi, tenuto conto che i prezzi sono
nel frattempo aumentati del 68
per cento, un incremento reale
del 3 per cento, pressoché corrispondente all'aumento
percentuale della popolazione nello stesso intervallo (4 per cento). Ne
consegue dhe, nel loro complesso,
i cittadini inglesi hanno speso nel
1947 lo stesso potere d'acquisto
che nel 1938; e, poiché le restrizioni operate dal governo laburista hanno soprattutto inciso
sulla spesa delle classi più agiate, ne deriva altresì che le classi
inferiori debbono avere addirittura aumentato i loro consumi
rispetto al 1938.
E' anche interessante conoscere come sia variata dal 1938 al
1947 la ripartizione della spesa
privata tra i vari beni e servizi
di consumo. Ce ne offre la possibilità una tabella, riprodotta dal
Libro Bianco, nella quale sono
indicate prima in moneta corrente, poi in moneta 1938 le variazioni percentuali delle più tipiche
voci di spesa individuale nel decennio considerato. Si apprende
così che il consumo individuale
di generi alimentari è aumentato,
dal 1938 al 1947, del 2 per cento
in termini reali; che, sempre in
termini reali, è pure aumentata
la spesa per luce e riscaldamento
(17 per cento), di tabacco (17 per
cento), per libri e giornali (55 per
cento), per viaggi (43 per cento),
per divertimenti (55 per cento);
mentre è diminuita la spesa per
abitazioni (23 per cento), per articoli casalinghi (19 per cento),
per vestiario (16 per cento) e per
automobili private {41 per cento).
V E N T I
Ciò vuol dire che restrizioni e
razionamenti non hanno raggiunto lo scopo di arginare la pressione del potere d'acquisto indimduale, alimentata dall'inflazione, ma solo quello di mutarne
l'indirizzo; che pertanto, hanno
ottenuto l'effetto di deprimere la
misura delle loro soddisfazioni, e
quindi il loro tenore di vita. A
questo effetto un altro se ne aggiunge: ohe l'intensificazione dei
beni e dei servizi esclusi dal razionamento ne stimola la produzione, distogliendo materie prime
e mano d'opera dalla produzione
dei generi essenziali, col risultato
di accentuarne ulteriormente la
scarsità. Il che non rende l'idea
deZZ'austerità alla quale pretende
di intitolarsi la politica economica del governo laborista inglese.
REGRESSO NEL VALORE DEGLI
INVESTIMENTI PRIVATI IN AMERICA
Un'indagine compiuta dal Dipartimento del Commercio di
Washington ci apprende che, nei
sedici anni dal 1931 al 1946, il
consumo del capitale privato
nordamericano ha superato di
5,5 miliardi di dollari il valore
dei nuovi investimenti. Un declino così marcato e persistente nel
volume della ricchezza disposta a
concorrere ai rischi della privata intrapresa non era mai stato
rilevato nella storia dell'economia statunitense. Più che di una
temporanea flessione, deve quindi trattarsi di una crisi radicata
e profonda: gli ambienti finanziari nordamericani ne sono giustamente allarmati.
La sempre più scarsa disposizione del risparmio a correre l'alea degli investimenti produttivi,
cioè a tramutarsi in « risk-taking
capital » è senz'altro dovuta alle
stesse circostanze che vanno- producendo il medesimo effetto in
altri paesi: il frazionamento della ricchezza, la crescente pressione fiscale sull'attività economica
privata, i vincoli imposti al funzionamento del mercato finanziario ed altre analoghe, sulle quali
peraltro sovrasta, in America come altrove, un motivo preminente: la diffusa attitudine di ostilità verso il « profitto », il disconoscimento della sua funzione
nella vita economica. Finché tale
funzione non torni ad essere intesa ed apprezzata al suo giusto
valore, finché non si restituisca
al rischio d'impresa il diritto e
la possibilità di trovare la rimunerazione che gli compete nel
processo distributivo del reddito,
è vano sperare che il risparmio
riprenda confidenza nell'iniziativa economica privata e torni a
sussidiarla col ritmo al quale si
deve l'attuale ricchezza degli Stati Uniti d'America,
g. c.
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In una .sala della Mostra Nazionale dell'Antiquaria, inaugurata in questi giorni a
Palazzo Chiablese, abbiamo potuto ammirare due pezzi interessanti di porcellane di
Vinovo.
Sebbene questo tipo di porcellane sia
noto in tutto il mondo, riteniamo di fare
cosa utile ricordando in breve le vicende
e le caratteristiche di queste originali creazioni di un Piemontese di genio.
Verso la fine del 1700 il chimico torinese
Vittorio Amedeo Gioannetti, che già si era
fatto conoscere ed apprezzare per certi suoi
studi e ricerche, si trasferiva a Vinovo,
ridente paese tra il verde di una fertilissima campagna, a pochi chilometri da Torino, per dedicarsi completamente alla fabbricazione di porcellane.
Egli succedeva a Vittorio Brodel e a
Pietro Antonio Hannong di Strasburgo, i
quali verso il 1776 avevano iniziata la
fabbricazione di porcellana artistica, valendosi delle conoscenze tecniche dell'Hannong, che proveniva da un laboratorio allora considerato dei primi in Europa.
Ottenuta l'autorizzazione reale i due soci
avevano iniziato il loro lavoro, ma per breve tempo, in quanto i risultati ottenuti non
avevano corrisposto ai loro desideri sia
dal lato artistico che dal lato finanziario.
Tanto è vero che nel 1780 cessarono la loro
attività, e la fabbrica di porcellane di Vinovo si riapriva nuovamente, ma sotto la
direzione unica del Dott. Gioannetti.
Si iniziava cosi il periodo d'oro nella vita
di queste porcellane (che ben presto trovarono loro degna sede sia nelle stanze
reali, che in quelle dei più noti personaggi), periodo che doveva durare, tra alterne e spesso tragiche vicende — guerra
e occupazione francese, difficoltà di smercio dei prodotti in tempi di sopravvenuta
miseria —• fino alla morte dello stesso
Gioannetti avvenuta nel 1815.
Dopo la sua scomparsa vi fu qualche
tentativo di ripresa nella produzione- della
porcellana, ma, non. essendosi ottenuti risultati apprezzabili, l'impresa venne definitivamente abbandonata.
La fama delle porcellane di Vinovo, già
grande col Gioannetti in vita, crebbe dopo
la sua morte ed es
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verniciate in biano
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fa la famosa raccolta
) d'Azeglio, abbiamo
di quanto abbiamo
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uriche estere possono
segreto per la creaa, segreto che il Dotato con sè nella tomi formula per la comi la manipolazione dei
a soltanto da lui, che,
ùmico e uno studioso
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vero, degli elenchi di
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arie terre e delle veri perfezione artistica
ro che il Gioannetti
<pe da valenti pittori
matori, ma resta asne ed il 'gusto furono
suo.
produzione ci si ace attestano gii esemotuto vedere, è stata
dendo: servizi da tarati con oro, oppure
fre campestre, a co0nii; servizi da thè e
semplici fiori di canili stemmi nobiliari (in
mo ritratti di principi
ùniati stupendamente) ;
rori ed oro, statuette
• di stile classicheg-
giante, alcuni gruppi di soggetto mitologico
alla maniera di Capodirrtonte ed infine medaglioni ovali o rotondi in biscotto- o verniciati di bianco.
Ciò che più colpisce in questi prodotti
è l'estrema semplicità della decorazione,
la freschezza dei toni dei colori, puri e trasparenti, mantenuti bassi, ed il buon gusto
estremo. Non vi è infatti squilibrio fra le
varie note di colore, ma tutto vi è fuso in
un'armonia fresca e riposante.
Il blu di cobalto poi (il quale pare sia
colore molto difficile da usare) è sempre
brillante e di una purezza incantevole, e
viene spesso usato per decorazioni quasi
umili con « gigli di campo » che dànno ai
pezzi una serenità e —• ci si permetta l'aggettivo — una castità veramente inimitabili.
I pochi pezzi decorati in oro acquistano
un loro tono di ricchezza, ma sempre nobile, che rifugge dal volgare e dal pacchiano.
Le forme stesse infine, dalle linee sobrie
e piene di dignità, rifuggono da ogni esasperazione ornamentale e ciò stupisce tanto più perchè esse vennero create in una
epoca in cui spesso, per l'amore del fasto,
si era sacrificato all'ornamento complicato
ogni stile e alle volte anche il buon gusto.
E nella scelta dei soggetti dove tanto
spesso — come oggi purtroppo in modo
particolare avviene — è facile cadere nello
sciatto o nel convenzionale, l'intuito del
Gioannetti e de' suoi collaboratori si dimostra sempre vigile e di una estrema sensibilità, e perfino le statuette « di maniera »
hanno sempre un loro tono e un carattere
proprio ben definito.
Abbiamo cercato di dare con parole una
idea della bellezza di queste parcellane di
Vinovo, ma più che le parole speriamo valgano le illustrazioni; sebbene, come abbiamo detto, è con la visione dei colori che
le ornano che essa idea potrà completarsi.
Resta tuttavia ben chiaro che soltanto un
grande artista, oltre che un tecnico perfetto, poteva dar vita alla materia ricavandone risultati che alle volte hanno del magico.
GIULIO F E R R U Z Z I
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primi
cinque articoli
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J 0- ALL'EPOCA NAPOLEONICA
A
del
Prof.
DINO
GR1BAUDI
sulla storia delle relazioni
n. 16, 19, 21, 27 e 32 di
«Cronache
commerciali
del
Piemonte sono stati
pubblicati
nei
Economiche».
L'intensificarsi dei commerci nel Mar del Nord
tica bifronte dei duchi sabaudi seppe sfruttare
e ned Baltico, mentre favoriva, a tutto scapito delle
quanto di buono poteva trarsi, anche nei riguardi
fiere di Champagne, i centri fiamminghi, inglesi
del commercio, da quella incomoda postura. Ed in
e tedeschi più vicino al mare (soprattutto Bruges
ciò i Savoia furono aiutati dal possedere, pei» due
e Londra), rendeva insufficienti, all'aumentato traflunghi tratti, ambo i versanti delle Alpi occidenfico con l'Europa mediterranea e col Levante, le
tale, in corrispondenza ai valichi più importanti.
vie terrestri, massime quelle attraversanti le Alpi.
Solo ostacolo rimarrà, per molto tempo, 1'« enclaQui, di fatto, le difficoltà opposte dall'arduo rilievo
ve » del marchesato di Saluzzo, confinante col Delal transito mercantile ne elevava di molto il coibiate, verso il quale il passaggio fu agevolato da
sto, e ne riduceva grandemente la massa. Era naLodovico II, con lo scavo del primo traforo alpino,
turale che gran parte dei mercanti del Mediterrail «buco di Viso» o galleria delle Traversette
neo, dovendosi recare nelle Fiandre, preferissero
(1478-1481).
imbarcarsi con le loro merci (anche per evitare i
In sostanza, le correnti commerciali che attracampi di lotta tra Francia e Borgogna) sulle galere
versano il Piemonte perdono gradatamente di mira
veneziane e genovesi che, alquanto tempo prima
i lontani orizzonti cui tendevamo nel basso mediodi Colombo e di Vasco de Gama, osavano affronevo, ma s'intensificano con le zone più vicine dei
tare la navigazione oceanica, per far capo ai granpaesi d'oltralpe: con la valle del Rodano, che è
di empori marittimi del Mar del Nord.
ormai l'unica regione francese di attivo traffico
Ma i colpi più duri alla fortuna di Asti e delle
internazionale, e dove Lione, cresciuta ad uno dei
altre città piemontesi, i cui commercianti avevano
principali mercati europei, richiama più volentieri
saputo diventare intermediari negli scambi fra
mercanti astigiani, piacentini, genovesi; con la
l'Oriente e l'Europa nord-occidentale, vennero dal
Tara-ntasia, la Moriana, la Savoia, per comunione
chiudersi delle vie terrestri asiatiche (invasione
di vincoli statali; col Faucigny, la Br-esse, la conca
turca), e poi dalla scoperta delle rotte marittime
della Saona ed il Vallese, terre che rientrano nel
per le Indie; scoperta ohe doveva inevitabilmente
quadro più antico dell'espansione sabauda.
spostare dalle coste del Mediterraneo, e specialmenPoi, quasi per una legge fisica, questa espressione
te da quelle dell'Adriatico, alle coste dell'Atlantitrabocca lungo il più ripido versante alpino, e dico, il centro dei traffici alimentati dai paesi delle
lagando, -tra Saluzzo e Monferrato, nella sottostante
spezie e dalle loro favolose risorse.
pianura, è portata, già nei secoli XIV e XV, ma
Per buona sorte, alcune circostanze di fatto inspecialmente con Emanuele Filiberto, a cercare, per
tervennero ad impedire che la flessione del movii bisogni di uno Stato fattosi ormai piemontese,
mento commerciale attraverso il Piemonte si trauno sbocco al mare. Le ambizioni puntano addiritmutasse in collasso. Pacificata, esuberante di enertura su Genova e su Savona,- ma bisogna accongie, trasformata nei costumi dal contatto con la
tentarsi dell'avito possesso di Nizza, e, più tardi, di
civiltà rinascimentale italiana, la Francia, verso la
Oneglia. Porti franchi, Nizza e ViHaf-ranca dovrebfine del secolo XV, e poi, più intensamente, nel
bero servire di scalo per le merci provenienti dalsecolo successivo, dette al commercio estero un
l'Oriente, con oui si aspira ad allacciare relazioni.
impulso .sconosciuto nei tempi precedenti. All'ItaNel secolo XVII ripetuti sono i tentativi di utilizlia essa chiedeva seterie, ricami, mille articoli di
zare quei porti ai fini di un traffico mercantile con
toeletta, mobili preziosi, maioliche, vetri, e cioè
1 Inghilterra e col Portogallo.
gran parte degli oggetti di lusso che erano diventati
E mentre poco si fa per la manutenzione delnecessari alle classi più elevate della società. Poco
le strade che percorrono la pianura e che di qui
ingombranti, e .costosi, questi oggetti potevano
risalgono le maggiori vallate alpine, si provvede,
reggere alle esigenze ed alle spese del trasporto
di quando in quando, a migliorare le vie di comusu per i valichi delle nostre Alpi.
nicazione con la riviera ligure, massime la strada
D'altro canto, lo stato permanente di guerra tra
per « la colla » di Tenda, Che Carlo Emanuele II
Francia e Spagna rendeva impossibili le comuniprogetta di- far «bucare». Nella sua spinta verso
cazioni terrestri fra le due parti in cui si dividele spiagge ligustiche l'amministrazione sabauda non
vano i dominii europei della casa d'Asburgo. Ne
pecca certo per angustia di vedute, se riaccarezza
derivava che la via più frequentata, sia per i tral'idea dell'apertura di un canale navigabile che colsporti militari, sia per le comunicazioni di caratteleghi a Genova il cuore del Piemonte. L'esempio
re commerciale e diplomatico, era quella del Medifrancese, in fatto di canali, induce i primi succesterraneo, ohe faceva capo, di preferenza, a Genosori di Emanuele Filiberto ad altri audaci disegni,
va, e di là proseguiva, verso la Borgogna per i docome quelli di stabilire una via acquea tra Cuneo
minii di casa Savoia, verso l'alta valle del Reno ed
ed il Po, a Carmagnola; di rendere la Dora Riparia
il lago di Costanza per la Lombardia. Gravi, senza
navigabile da Susa a Torino; e di assicurare il redubbio, furono i mali apportati al Piemonte da
golare trasporto delle merci sul Po, da Torino a
una situazione geografiico-politica che lo metteva
Venezia, istituendo un apposito magistrato.
fra due colossi in aspro contrasto, Ma l'abile poliMa questi ardimentosi propositi, mortificati dalle
tristi necessità delle frequenti guerre urtano, per
SGprappiù, contro un ambiente naturale, psicologico ed economico lento a modificarsi. In realtà,
nel '500, il Piemonte appare come una regione
quasi esclusivamente agricola, in cui, come risulta
a chiare note dalle relazioni degli ambasciatori veneti, il commercio di importazione e di esportazione è quasi tutto in mano di mercanti stranieri,
genovesi in primissima linea, ohe comprano a Lione,
Genova, Milano, Venezia e « vendono la roba quanto
' loro piace ».
Per quel che concerne i generi alimentari si abbisognava quasi soltanto di sale e di olio. Il sale,
che non di rado costituiva per la Francia un'arma
efficace di pressione politica, veniva in parte dalle
saline provenzali per il colle di Tenda, ed in parte
dai giacimenti della Tarantasia e del Chiablese per
il Moncenisio. Di olio ci si approvvigionava abbastanza facilmente in Liguria. Grande era invece la
penuria di manufatti. Le vecchie industrie dei tessuti di lino e di cotone di Chieri e di Asti languivano. A Biella ed a Pinerolo si fabbricavano panni,
ma erano di qualità scadente. Ottimi, ma insufficienti al consumo, erano i velluti prodotti a Racconigi. Tra i pochissimi anticoli lavorati ohe trovassero qualche smercio a l l ' e s t e r o sono da ricordare
gli acciai della vai di Lanzo, esportati a Lione.
Nel secolo XVII, l'opera ricostruttrice di Emanuele Filiberto, continuata con energia da Cairlo
Emanuele I e da Carlo Emanuele II, comincia a
dare i suoi frutti, soprattutto nel campo dell'agricoltura. L'estendersi dell'allevamento dei bachi da
seta e della coltura del riso prepara alla nostra
regione due fonti di redditizia esportazione. I
prodotti dei migliori vigneti appaiono apprezzati
anche fuori del Piemonte. Così è per quelli della
valle di Susa, ohe trovano facile smercio nel Delfinato e nella Moriana. Abbastanza largamente esitata è la canapa di Carmagnola e di PancaJieri. Le
frequenti concessioni di acque e gli aiuti dati ad
opere idrauliche per l'irrigazione avevano intensificato la produzione foraggera e l'allevamento degli animali da macello. Già allora Mondovi e Cuneo fornivano di carni e di formaggi la riviera
ligure e la Provenza.
Risultati assai più modesti corrisposero agli sforzi con cui si tendeva a diminuire le importazioni
in. Piemonte di prodotti industriali e possibilmente
ad esportarne. Una qualche importanza acquistarono soltanto le industrie tessili, che d'altronde
sfruttavano generalmente il lavoro casalingo. L'unica produzione bene accetta all'esiterò era quella dei
panni di lana del Biellese e del Vigevanasco e dei
tessuti di cotone di Chieri. Incontro al fabbisogno
del paese in fatto di panni idi lana grossolani venivano le piccole fabbriche di Pinerolo, Giaveno, Mondovi, Cuneo e Stroppo, in Val Maiira. Telerie si confezionavano a Giaveno, Dronero, Lanzo, Biella, Saluzzo. Le tele piemontesi, e specialmente quelle di
Saluzzo, erano ricercate, afferma il Della Chiesa,
a Venezia ed a Genova, per farne vele. Due o tre
soltanto erano le officine in cui si lavorava il vetro,
ma quella di Altare mandava i suoi prodotti in
Lombardia e nel Genovesato. Più numerose, e di
importanza locale, erano le cartiere (Pinerolo, Caselle, Bagnasco, Beinette, Margherita, Cuneo) e le
fornaci da mattoni e da .calce. Larga diffusione avevano i cappelli di paglia intrecciati a Mondovi.
L'allevamento del bestiame consentiva una buona
esportazione di « corami ».
Sensibilmente più vivace è il panorama degli
scambi quale si prospetta nel secolo XVIII, ad onta
del pessimo stato delle strade, della limitatezza dei
trasporti fluviali, e degli ostacoli frapposti dai
numerosi pedaggi (ancora 498 verso la metà del
'700). Ma anche qui è l'agricoltura pressoché sola,
integrata da alcune industrie complementari, ohe
salda, con le sue esportazioni, le partite passive,
dovute alla dipendenza esiterà per tutti, o quasi
tutti, gli articoli manufatti più raffinati. Fondamento del commercio piemontese con l'estero sono
le sete grezze e semilavorate, assorbite in massima
proporzione da Lione, ma spedite pure in Inghilterra ed in Svizzera. A grande distanza venivano le
altre principali voci di esportazione: il bestiame,
il riso, la canapa, il vino, che, per gran parte, si
riversavano nel Genovesato (canapa, bestiame,
riso) e nello Stato di Milano (vino). Qualche quantità di derrate, di bestiame e d'olio passava pure
in Francia, dalla contea di Nizza e dalle fiere di
Susa e di Pinerolo. Carichi di riso si spedivano in
Savoia, e del vino si era tentata l'esportazione in
Inghilterra.
Le varie industrie, che pur vanno, più o meno
faticosamente, sviluppandosi, sotto la tutela di un
rigido protezionismo, non alimentano correnti di
esportazione veramente ragguardevoli. Una certa
importanza assumono soltanto l'esportazione dei
tessuti di seta (Lione, Ginevra, Londra), quella dei
tessuti di lana di Biella e di Ormea, quella dell^
tele del Cuneese (Stato genovese), delle stoffe di
cotone di Chieri e di Vercelli, della carta (piccole
quantità in Spagna), dei guanti (Germania). '
Tolte le sete e le modeste partite di pochi prodotti lavorati, tutti gli altri generi smerciati all'estero
non si spingevano oltre le immediate adiacenze dei
nostri confini. Tra i paesi fornitori dei mainufatti e
delle materie prime di cui difettava il Piemonte
figuravano, invece, tutti i principali paesi d'Europa.
L'olio veniva, quasi per intero, dalla Liguria e dalla
Provenza; le lane per l'industria biellese segnatamente dalla Spagna e dal Bergamasco; i tessuti di
seta da Lione a da Aquisgrana: le stoffe di lana
e di filo da Berlino e da Zurigo ;' pannilana pregiati
dai Paesi Bassi; articoli di moda, mercerie, profumi, oreficerie da Parigi e da molti altri luoghi; veli
da Bologna; orologi da Ginevra; merletti e vetri
da Venezia; cristalli dalla Boemia; pizzi dalle
Fiandre; cavalli dalla Svizzera; cotone e coloniali
dai paesi d'oltremare per la via di Genova (G.
Prato).
La notevole varietà della produzione agricola da
zona a zona rendeva quanto mai attivo il commercio intemo, che, con parte di quello di importazione, si accentrava nelle fiere e nei mercati. Le
fiere vennero, via via, moltiplicandosi nel secolo
XVII. Nel successivo, le più antiche e le maggiori
di un tempo risultano alquanto decadute, mentre
altre, appaiono fiorire. Animatissime erano le fiere
della capitale e quelle dei suoi dintorni (Moncalieri, Carignano, Carmagnola, Chieri, Ciriè, Ghivasso),
dove si commerciava bestiame, si rivendevano stoffe e chincaglierie. Le fiere dell'Astigiano avevano
fisionomia quasi esclusivamente agricola. A Biella
si scambiavano i prodotti agricoli della pianura con
i manufatti della provincia. Altre fiere importanti
erano quelle di Cuneo (panni, bestiame), di Pinerolo (bestiame da lavoro, cavalli, muli, canapa,
panni), di Susa (bestiame savoiardo, cavalli e muli
del Brianzonese, tele, panni). Di particolare prosperità godeva la fiera di Alessandria, centro di naturale convergenza delle attività commerciali di tre
Stati: il sabaudo, il genovese ed il milanese.
DINO GRIBAUDI
NOTE SULLA VALUTAZIONE DEGLI STABILI
Non vi è dubbio ohe prima o dopo debba riprendersi la costruzione delle case di abitazione, e ohe
la funzione creditizia sia chiamata a prendere parte
viva a questa fase importante della ricostruzione
nazionale, con l'apertura di crediti sotto forma di
mutui ipotecari.
E' bene quindi parlare di un particolare di questi
finanziamenti, della valutazione degli stabili, ai
fini dell'accensione del mutuo ipotecario.
Nel moment» odierno, ohi eseguisce una stima di
stabili di abitazione civile, secondo i sistemi classici, si trova sovente di fronte a risultati assurdi.
La ricerca del valore venale di tali stabili veniva
fatta normalmente mediando i valori estrinseco ed
intrinseco, ma q-uesti valori che nell'anteguerra
erano assai prossimi oggi dicono poco o nulla al
valuta tore.
Analizziamo quindi questi due valori rispetto alla
situazione odierna.
Il valore intrinseco corrisponde al valore di ricostruzione. In questa valutazione, al perito devono
presentarsi alcuni dubbi; si può tenere conto del
valore di ricostruzione di materiali e lavorazioni
di cui oggi è più economica l'adozione?
Si può tenere conto di sistemi di costruzioni sorpassati perchè antieconomici?
A questo riguardo la mia opinione è negativa. Ma
soprattutto, si può tenere conto di un prezzo di
ricostruzione quando, come avviene a Torino, la
nuova costruzione non si fa più perchè antieconomica, e dove, a stento, si ricostruiscono le case danneggiate dai bombardamenti, ma che presentano
ancora delle parti utilizzabili, come fondazioni,
muri dei sotterranei, parte delle strutture superiori
ancora efficienti?
E' evidente che un tale valore non risponderebbe
ad un valore venale, in quanto per essere tale si richiede ima domanda, che in questo caso non esiste,
altrimenti si costruirebbero case nuove per questi
prezzi.
Il valore estrinseco, basato sulla capitalizzazione
del reddito netto presenta incognite ancora maggiori. Sono note le disposizioni del biotico degli
affitti, noti i gravami fiscali, noti i tassi di interesse
del denaro, ma un valore estrinseco basato su questo criterio darebbe al perito valori assurdi; talvolta,
non esistendo un reddito, ma un passivo.
Vi sono però delle case, che, riattate da poco,
godono di fìtti liberi, e da queste si potrebbe ottenere una misura di paragone. Un'analisi però rende incerta anche la validità di questi dati per l'avvenire e si tenga presente che la ricerca del nostro
valore deve basatisi su di un reddito continuativo.
Se si verificasse la libertà degli affitti, ne aumenterebbe l'offerta, poiché moltissime famiglie ridurrebbero il numero di stanze del loro alloggio
(molta gente della classe media vive in alloggi divenuti troppo grandi per le loro esigenze perchè il
lasciarli vorrebbe dire abbandonare i fitti bloccati;.
Molte stanze si farebbero libere, forse, per ragioni
economiche, molti piani terreni si trasformerebbero in negozi, case nuove sorgerebbero. Si produrrebbe insomma un livellamento tra i fitti bloccati e quelli liberi a scapito di questi ultimi.
Oggi rimane una sola strada al perito, la strada
primitiva del paragone, basata sulla conoscenza delle compravendite avvenute, strada che, nel momento
della valutazione, ha la sua profonda ragione di
essere, in quanto è la medesima che gli acquirenti
ed ì venditori seguono e ohe, quindi, ci presenta il
prezzo odierno del mercato. Ma da questi prezzi di
mercato si rilevano valutazioni di durata brevissima
come quelle degli alloggi vuoti, ben differenti da
quelle degli stessi alloggi affittati.
Se di fronte a questo stato di cose è logico ohe il
mercato edilizio sia incerto e, che tale incertezza
provochi l'arresto delle costruzioni, perchè colui che
desidera investire un capitale non può prospettarsi
un programma chiaro, illogico sarebbe se anche gli
istituti di credito si fermassero nella loro funzione
perchè incerti sulla base dell'operazione, il valore,
0 meglio il reddito continuativo dello stabile raptpresentante la garanzia reale.
Per una necessità nazionale gli istituti di credito
devono continuare ad esercitare, anzi ad incrementare, questa loro funzione, per cui è-bene conoscere
1 criteri, attraverso i quali, dal valore venale attuale, dato dal perito, si deve dedurre il valore
cauzionale per l'operazione, valore che deve estendersicon la previsione a tutto il periodo interessatp
dal piano d'ammortamento del mutuo.
Troppa gente ritiene che questo valore cauzionale sia creato da un prudenziale taglio salomonico, per dare alla banca una grande tranquillità
sulla somma investita; questa opinione diffusa non
risponde alla realtà, anzi sarebbe dannosa perchè
renderebbe più onerosi i mutui, più difficili le situazioni dei clienti e più difficile la situazione della
banca, in quanto la clientela si rivolgerebbe ad altri
istituti, da lei giudicati più larghi e che, invece, sarebbero più avveduti o più capaci nelle previsioni.
Molti possono essere i criteri che regolano la
riduzione dal valore odierno venale a quello cauzionale continuativo.
Volendo esprimere uno di essi dedotto da dirette
osservazioni, è opportuno descrivere brevemente
fa funzione della garanzia. La garanzia entra in
gioco quando il mutuatario non fa fronte ai suoi
impegni; allora deve essere venduta, resa liquida
per mezzo di un'asta, il valore ricavato deve coprire
le somme dovute, comprese le spese.
Questo accenno, apparentemente superfluo, permette di affermare ohe il vero valore cauzionale
non è puro e semplice valore venale, ma un valore
ricavato per mezzo di un incanto; inoltre possiamo
osservare che, nel valore di subasta, pur giocando
profondamente il valore venale, entra in gioco un
coefficiente che potremo definire come coefficiente
di desiderabilità della cosa offerta.
Lo stabile posto alia periferia di un piccolo centro urbano è difficilmente assorbito dal mercato
per mezzo di un'asta, mentre quello prospiciente la
piazza principale dello stesso centro trova più facilmente acquirenti, è insomma più appetibile. Lo
stesso si verifica nelle grandi città; tra un numero
maggiore di abitanti è più facile trovare il compratore, facilità che aumenta se si tratta di stabile sito nel centro economico cittadino.
La dimostrazione di questo fatto si ebbe dopo
l'altra guerra, quando, riprendendo la lira valore,
le cautele degli istituti di credito furono messe alla
prova, le perdite si verificarono per i centri minori
o per le zone periferiche, mentre furono praticamente nulle per i grandi centri.
Queste osservazioni permettono di trarre una deduzione da questo fenomeno; la facilità di vendita
di uno stabile, è proporzionale ad un dato noto dalle
statistiche cittadine, la densità rionale della popolazione. Questa densità può dire all'accorto amministratore che, per molteplici cause, in quella zona vi
sono più compratori, phe in quella zona più persone
hanno ritenuto utile fissare la loro residenza e la
loro attività; che quella zona è più appetibile.
Quali ultime conseguenze deriverebbero da ciò
due norme di valutazione;
1) La riduzione da .un valore venale ad un valore cauzionale deve tenere conto di un coefficiente
inversamente proporzionale alla densità di popolazione del luogo.
2) Lo sviluppo di un rione, di una zona, aumenta non solo il valore venale, ma in misura maggiore la capacità cauzionale degli stabili di tale
zona.
Osservazioni modeste, ma che spero possano servire il giorno in cui la tanto auspicata ricostruzione edile potrà riprendere il suo ritmo necessario
all'economia della nazione.
ALBERTO CIAN
SUL PROBLEMA
Tra i problemi che con particolare urgenza dovranno essere
presi in esame dal Governo di
nuova formazione vi è quello
gravissimo del blocco dei Atti e
della situazione della proprietà
edilizia.
Come ogni altro problema, anche questo deve essere correttamente impostato per essere felicemente risolto : c'è da augurarsi
che ciò sia finalmente compreso
ora, dopo ohe l'esperienza degli
scorsi anni ha dimostrato che la
precedente legislazione, ispirata
peraltro al desiderio di differire
il problema piuttosto che al proposito di risolverlo, ha portato
le conseguenze del regime vincolistico alle sue estreme e sempre
più gravi conseguenze.
In una recente riunione intervenuta a Palazzo Carignano, un
relatore, con esattezza e obbiettività veramente encomiabili, ha
riferito ciò 'Che l'Amministrazione
Civica di Torino aveva elaborato
per la soluzione del problema in'
funzione della ricostruzione.
Egli disse in sostanza ohe a Torino si richiede la costruzione di
90.000 vani, ma ohe il Comune, ritenuto che anche la costruzione di
soli 30.000 vani avrebbe portato
un notevole contributo per correggere se non ovviare la carenza di
alloggi, decise infine di prendere
in seria considerazione un programma minimo di costruzione
di 10.000 vani, se non che, anche
se si fosse potuto ottenere dal
Governo il massimo sperabile
contributo a fondo perso, e da
altri Enti aperture di credito a
condizioni di favore, ed unendo
a ciò somme eventualmente realizzabili mediante alienazioni di
terreni di proprietà del Comune,
il quale avrebbe altresì rinunciato al prezzo dei terreni di sua
proprietà su cui i fabbricati dovevano sorgere, si poteva tutto
al più contare su un capitale suffieente per la costruzione di 2
o 3 mila camere da dare in affitto a prezzo politico: ma anche
a tale minimo si dovette rinunciare perchè a un certo punto si
constatò che sui contributi dello
stato non si poteva fare assegnamento alcuno.
Ed allora non restò che intensificare le trattative con l'iniziativa privata per incoraggiare su
tali basi l'auspicata ricostruzione.
Questo episodio dimostra molto
chiaramente che se l'attesa della
costruzione di nuovi alloggi andò
delusa, ciò dipese da un errore
di impostazione del problema in
quanto si era erroneamente ritenuta e sostenuta la possibilità
di una soluzione fondata sul fi-
nanziamento di stato e su prezzi
politici quando invece il nostro
Stato non ha struttura e basi
finanziarie idonee a tale compito,
e tale incompatibilità si è accentuata in seguito all'entrata in
vigore della nuova Costituzione
che è stata universalmente giudicata di tipo liberale individualista e non affatto improntata al
collettivismo marxista.
Ciò dicendo non è mio intendimento di trasferire la discussione sul piano politico : voglio semplicemente affermare che il pretendere in un Paese a struttura
costituzionale di tipo liberale soluzioni di problemi economici secondo schemi ispirati ai princìpi
collettivisti costituisce un errore
altrettanto grave e con conseguenze economiche e sociali altrettanto funeste come se si volesse, in un regime collettivista,
attendere dall'iniziativa privata il
soddisfacimento di servizi normalmente affidati ai poteri dello
Stato. Con questo non è detto che
lo Stato debba disinteressarsi della presente questione : ma il campo ed i limiti dell'interferenza
dello Stato anche in questo ramo
dell'attività economica devono
conciliare le esigenze e l'importanza sociale del problema con la ripresa dell'interesse e della fiducia del privato cittadino in questo particolare genere di investimenti, sul presupposto della definitiva rinuncia del cittadino, in
iotaibetìien0a alle norme costituzionali, a che lo Stato alteri con
prezzi politici il naturale equilibrio dei rapporti economici.
Nel suo recente discorso a Torino, S. E. Einaudi ha sottolineato
'Che circa la metà dell'imponente
disavanzo di ciroa 600 miliardi è
dovuto ai prezzi politici del pane,
del carbone ed altri prodotti
chiave, ed ha lasciato chiaramente intendere che il primo passo
sulla via del risanamento dovrà
essere costituito dalla eliminazione di oneri siffatti, non certo dall'aggiunta di altri di analoga
specie.
Abbiamo luminosi esempi in cui
situazioni economiche di tal fatta furono risolte con semplicità
di mezzi e in armonia con la vigente nostra struttura costituzionale: così p. es„ nell'altro dopoguerra fu sufficente una larga
esenzione degli oneri fiscali sulle
nuove costruzioni urbane per avviare una brillante ripresa, e nel
campo dell'agricoltura vediamo
quali lusinghieri successi e incontestabili benemerenze ha raccolto l'Istituto del Credito Agra-
EDILIZIO
rio, grazie al quale essendo ridotto al 5,50 % circa il tàsso di interesse e di ammortamento trentennale dei capitali mutuati si
è dato un fecondo impulso all'iniziativa privata nel oampo della
bonifica agraria. Dalle suesposte
argomentazioni si desume quindi
ohe il primo passo da compiere
per la soluzione del problema è
l'adeguamento, il più sollecito
possibile, delle locazioni al livello
economico.
Si può prevedere che tale adeguamento dovrà essere graduale,
e ohe in conseguenza anche graduale sarà il ritorno della fiducia
da parte dei risparmiatori ed imprenditori nell'investimento immobiliare, ma si potrà anche contare, prescindendo dalle nuove
costruzioni e con effetto immediato, su di una maggiore disponibilità di locali conseguente al
fatto che ora è frequente il caso
di inquilini o aziende che continuano ad occupare locali assai
più vasti del necessario solo perchè il canone di detti locali, in
conseguenza del regime vincolistico, è tuttora di gran lunga inferiore al fitto economico di locali
più ristretti: in altre parole molte famiglie, in seguito a riduzione
del numero dei componenti, o
molte aziende per restrizione o
suddivisione del campo d'attività
potrebbero senza inconvenienti
trasferirsi dai vasti e numerosi
locali ora occupati in altri di minore numero o superficie, ma si
astengono dal fare ciò in considerazione del fatto che i nuovi
locali a fitto economico comportano una spesa maggiore dei precedenti a fitto politico, donde irrazionale utilizzazione e quindi
spreco dei locali fin d'ora esistenti.*
Appunto per questo si è notato una certa analogia tra le ripercussioni della crisi edilizia e
della carenza di produzione cerealicola, laddove taluni contadini,
proprio nel momento in cui il
grano era preziosissimo per l'alimentazione umana, lo utilizzarono come mangime animale in
quanto il prezzo politico del grano era sensibilmente inferiore al
prezzo del comune foraggio.
Ed è quindi da augurarsi che
il Governo, con la stessa sollecitudine e senso pratico con cui
ha risolto il problema della produzione granaria adeguando le
nuove quotazioni, affronti e risolva anche il problema della ripresa edilizia.
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UN TRATTATO DI ECONOMIA FINANZIARIA
Dal nostro illustre collaboratore Professor Henry Laufenbùrger, dell'Università di Parigi, ci
perviene copia della terza edizione idei Traìté d'économie et de
législation flnancières - Dette
pubbligue et richesse privée, edita da Sirey, Parigi.
La celebre opera del Laufenburger riappare completamente
rifusa e riordinata, e completata
da aggiornate statistiche del debito pubblico francese di ogni
tipo.
In forma piana, con ricchezza
di esempi e saldezza di prineipii,
il volume tratta del debito pubblico sotto ogni aspetto : giuridico, tecnico-bancario, tecnicomonetario, economico e politicoeconomico.
La prima parte, più scolastica,
espone minutamente la tecnica e
la regolamentazione del debito
pubblico nelle sue varie fasi :
emissione, interesse, modificazione, conversione, ammortamento,
estensione. La seconda parte illumina e risolve i più dibattuti
problemi di politica economica
sull'argomento : i rapporti fra debito pubblico e circolazione monetaria, fra debito pubblico e set-
tare bancario, fra debito pubblico e caanbii esteri.
La terza parte, rifacendosi alle
classiche dottrine di Ricardo e
del Seligman, tratta della ripartizione dell'onere del debito pubblico fra i cittadini risparmiatori
e contribuenti, e delle sue influenze sul risparmio, sul capitale, e sul reddito nazionale. Gli
effetti del debito pubblico sulla
ricchezza nazionale sono studiati
tenendo conto dell'Impiego dei
fondi da esso ottenuti, e dei sistemi d'ammortamento applicati. Il
volume termina impostando due
quesiti di grande interesse pratico per l'economia contemporanea: il debito pubblico al livello
raggiunto nei grandi stati moderni all'epoca attuale, è ancora
suscettibile di effettivo ammortamento? Qual è il limite al ricorso al credito pubblico?
Consigliamo la lettura di quest'opera — che non richiede cognizioni tecniche specifiche — a
tutti coloro che, per inclinazione
o per ufficio, vogliono meditare
sui problemi finanziari di attualità.
F. P. T.
BORSA COMPENSAZIONI
traente estero. 12) Lucignoli per candele per Lit. 1.000.000 circa ( M A R O C CO SPAGNOLO). Già iniziate trattative col contraente estero.
S V E Z I A — 13) Pietra, pomice per
K r . 24.659,85. Cambio proposto 132. Già
iniziate trattative col contraente estero. 14) Ortofrutticoli per Kr. 20-30.000.
Già iniziate trattative col contraente
estero. 15) Macchine per K r . 13.800.
Cambio proposto 132. Già iniziate
trattative col contraente estero. 16)
Mandorle per Kr. 150.000 circa. C a m bio proposto 135. Già iniziate trattative col contraente estero. 17) Filati
di canapa per Kr. 100.000. Cambio
proposto 142. Già iniziate trattative
col contraente estero.
BOLLETTINO DEL 30 APRILE 1948
D i t t e esportatrici dei p r o d o t t i
sot-
toindicati chiedono contropartita
in
importazione:
D A N I M A R C A — 1) Macchinario per
L. 4.350.000. Cambio proposto 72,50.
Già iniziate trattative col contraente
estero. 2) Tessuti grezzi di seta per
Kr. 140.625 circa. Cambio proposto 70.
Già iniziate trattative col contraente
estero. 3) Pietra pomice per corone
100.000. Cambio proposto 72. Già iniziate trattative col contraente €<stero.
4) Materiale elettrico da installazione
per circa 10 milioni d i lire (Kr. 150.000
circa). Cambio proposto 70. Partita
anche irazionabile. Già concluse trattative col contraente estero.
[NORVEGIA — 5) Pietra pomice
per Kr. 14.031,95. Cambio proposto
85. Già iniziate trattative col contraente estero.
O L A N D A — 6) Polvere di amianto
per fiorini 3030. Cambio proposto 134.
7) Prodotti ottici per fiorini 30.000.
Già iniziate trattative col contraente
estero. 8) Pietra pomice per fiorini
50.000. Cambio proposto 137. Già iniziate trattative col contraente estero.
9) Menci varie per fiorini 6.500 circa.
Cambio proposto 150 trattabile. Già
iniziate
trattative
col
contraente
estero.
'SPAGNA — 10) Celluloide in fogli
per Lit. 10 milioni frazionabili. 11)
Macchinario per circa 1 milione di
pesetas. Cambio proposto 26 trattabile. Già iniziate trattative col con-
S V I Z Z E R A — 18) Ditta esportatrice
già in possesso d i licenza di c o m pensazione scadente il 30-6-1948 cerca
contropartita d i copertura, d i cioccolato in importazione, per massimo
frsv. 100.000. 19) ¡Sierra-ture in ferro
per automobili per frsv. 15.000. C a m bio proposto 130. Già iniziate trattative col contraente estero. 20) Macchinario e prodotti del piombo per
frsv. 24.250 + 10.230 + 17.200 + 36.000.
Cambio proposto 132. Già iniziate trattative col contraente estero.
U.S.A. — 21) Ciliegie solforate
fusti per dollari 70-80.000 circa.
in
T U R C H I A — 22) Merci varie, tessuti e filati per importi rilevanti.
Già iniziate trattative col contraente
estero.
D i t t e i m p o r t a t r i c i d e i p r o d o t t i sottoelencati
in
cercano
contropartita
esportazione:
C E C O S L O V A C C H I A — 23) Legname
per Kr. 2.200.000 circa. Cambio proposto 5,50. Già iniziate trattative col
contraente estero.
D A N I M A R C A — 24) Prodotti caseari per valori diversi, fino a L. 10
milioni. Cambio proposto 70. Già iniziate 'trattative col contraente estero.
O L A N D A — 25) Biscotti per fiorini
30.000 circa.
U.S.A. — 26) Bruciatori di nafta per
dollari 4.000 circa. Già iniziate trattative col contralente estero.
OFFERTE-RICHIESTE
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Ditta Fedele di Maggio, di Taranto
via R. Elena, 28, cerca seria ditta di
questa città disposta ad accettare la
rappresentanza con deposito del suoi
prodotti: alcool, vino, fichi secchi e
generi affini.
Ditta turca di primo ordine offre
forti quantitativi di minerali di cromo - capacità 48 e 42, e pelli di montone, agnello e oapretto. Rivolgersi
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('corso G. Ferraris, 2B')
Ditta Eraldo Novella di Genova,
piazza Vigne 6, cerca serio rappresentante, già bene introdotto presso
panifici quale rappresentante di lieviti, farine od altri generi affini, cui
affidare anche la vendita dei proprii
articoli utili per panifici a vapore
(grigliati speciali in ghisa per forni).
Ditta Umberto Perrotta di Firenze,
via G . Berohet l'5, fabbricante di botti
per vino, olio, liquori, prodotti chimici, casse di legno e lama di legno
per imibaiilaggi, ecc. icerca seria ditta
o persona del ramo, competente e
'bene introdotta fra i icosumatori, cui
affidare la rappresentanza esclusiva di
vendita dei proprii prodotti.
Ditta Bongio vanni Luca di Corno,
dispone di flaconeini ben confezionati contenenti medicinali antiscottature e antigeloni, e cotone idrofilo
superiore. Tale merce, proveniente
da un sequestro, viene ceduta, con la
autorizzazione del Tribunale di M i lano, a prezzi convenientissimi. Per
trattative rivolgersi al legale A v v . O gana, Milano, corso Matteotti 1.
IL XXXI SALONE INTERNAZIONALE
DELL'AUTOMOBILE DI TORINO
D a l 15 al 26 s e t t e m b r e a v r à l u o g o
a T o r i n o il X X X I S a l o n e I n t e r n a z i o n a l e d e l l ' A u t o m o b i l e al P a l a z z o
delle Esposizioni del Valentino.
L'organizzazione
del
Salone
è
a f f i d a t a ad1 u n a p p o s i t o
Comitato
Organizzatore nominato
dall'Associazione Nazionale fra Industrie A u tomobilistiche e Affini (ANFIAA).
L e iscrizioni, ohe v a n n o fatte a
m e z z o di a p p o s i t o m o d u l o , d o v r a n n o p e r v e n i r e al C o m i t a t o O r g a n i z zatore presso l ' A N F I A A , via Santa
T e r e s a 23, T o r i n o , n o n o l t r e il 31
maggio
1948,
accompagnate
dall ' i m p o r t o d e l 50 % d e l p r e z z o
di
locazione
del
posteggio
richiesto
dall'interessato.
I p r e z z i di I d e a z i o n e dei p o s t e g g i
v a r i a n o a s e c o n d a della superfìcie
e d e l l ' u b i c a z i o n e e tutte l e altre
n o r m e particolari sono contemplate
dal r e g o l a m e n t o c h e v i e n e inviato
a r i c h i e s t a di t u t t i g l i i n t e r e s s a t i
dall'ANFIAA.
L e n u m e r o s e a d e s i o n e g i à fin d a
o r a p e r v e n u t e f a n n o p r e v e d e r e il
migliore successo per questa m a nifestazione che ha dovuto subire
u n a f o r z a t a p a u s a di d i e c i
anni
p r i m a d i r i p r e n d e r e il s u o p o s t o
nella
vita
automobilistica
del
Paese.
Coke per industria e r i s c a l d a m e n t o .
Benzolo ed omologhi . Catrame e
derivati . Prodotti azotati per agricoltura
e industria . Materie plastiche . Vetri e
cristalli . Prodotti isolanti "Vitrosa"
DIREZIONE GENERALE: TOBIHO CORSO V I T T . E H f t N . 8 - STABILIMENTI ! PORTO MARGHERA-(VENEZIA)
MERCATI
Rassegna del periodo dal 26/4 al 10/5 1948
(le nuotami riportate tono puramente indicative e le più recenti al momento della chiusura della rassegna)
ITALIA
ESTERO
INDICE N A Z I O N A L E DEI P R E Z Z I
A L L ' I N G R O S S O (Edison)
(1938 = 100)
Marzo 1947
Febbraio 1948
Marzo 194«
Aprile 1948
ufficiali
3940
4666
4729
4757
effettivi
8430
7061
6840
6912
M E T A L L I FERROSI. — La situazione politica, dopo le elezioni, si è chiarita e l'E.R.P. è stato definito, ma la
ripresa delle produzioni e dei traffici
non si è ancora sviluppata. Il m e r cato fondamentale dei metalli ferrosi
risente, forse più d'ogni altro, della
incertezza della situazione.
M E T A L L I N O N FERROSI. — M e r cato ancora incerto; la prevista ripresa non ha ancora avuto modo d i
manifestarsi. La Fiera d i Milano permetterà forse, col suo andamento, dii
trarre indizi in merito al futuro di
questo mercato.
COMBUSTIBILI E CARBURANTI.
— Scarsa attività per i combustibili
solidi. Moderata fermezza per i carburanti; il traffico automobilistico si
è fatto più soddisfacente. E' stato
abolito il contingentamento del metano e 11 Comitato interministeriale
dei iprezzi ha fissato, con decorrenza
dal ,1° maggio, nuove quotazioni; i
due provvedimenti rientrano nel q u a dro dell'azione governativa per aiutare l'industria metanifera nazionale.
TESSILI. — seta:
forte richiesta
dall'India, talvolta persino superiore
aile nostre possibilità di produzione;
prezzi in leggero aumento.
Lana: è continuato il miglioramento della domanda per tutti i tipi; i
prezzi si sono ifatti p i ù sostenuti;
anche per effetto degli alti livelli
raggiunti all'estero nelle principali
piazze 'di produzione.
Canapa:
il Consorzio canapieri è
riuscito a collocare vantaggiosamente
alcune partite all'estero.
Cotone: permangono le buone prospettive di imminente ripresa nel settore delle cotonate.
iPiELLI. — Continua la buona tendenza del grezzo, in particolare delle
pelli bovine, 1 c u i prezzi sano in aumento. Per il conciato, il mercato è
i n via di miglioramento.
B E S T I A M E . — Il mercato dei bovini da macello, ha registrato, Ano
a qualche settimana fa, prezzi in aumento nell'Italia settentrionale e, in
generale, sostenuti, a causa del buon
assorbimento delle non numerose o f ferte. Poi è intervenuta u n a fase di
assestamento con qualche
flessione
delle punte più elevate raggiunte dalle quotazioni. Per i suini, la tendenza
debole, dovuta, specialmente alla scarsa richiesta dell'industria trasformatrice, è continuata immutata; ma non
mancano segni di ripresa.
CEREALI. — Il mercato libero del
grano si svolge sotto ila rassicurante
(prospettiva d i un raccolto nazionale
'di 65 milioni d i q.ii. ili previsto aum e n t o della produzione cerealicola
(del 30 % circa) dovrebbe permettere
l'abolizione dei p r e m i idi sollecito conferimento, e fors'anche del tesseramento. Presso gli agricoltori desta
invece qualche preoccupazione la questione idei prezzo del gra.no; si teme
che, c o m e già è accaduto p e r l'olio,
la quotazione libera discenda al disotto d i quella ufficiale. Questa preoccupazione — informano gli ambienti
'competenti — non ha però motivo di
esistere, perchè il grano estero non
sarà cosi abbondante e a prezzi così
bassi 'da provocare u n crollo del nostro mercato.
A L I M E N T A R I . — L'andamento degli affari è normale. L a novità m a g giore è il crollo — giunto non ina-
INDIC'E I N T E R N A Z I O N A L E
DEI P R E Z Z I A L L ' I N G R O S S O
(Conflndustria: 1938 = 100)
Aprile 1:947
256'
Febbraio ¡1948
264
Marzo 1948
262
Aprile 1948
264
M A T E R I A L I FERROSI. — Cessati
gli scioperi nel'le miniere di carbone,
la produzione siderurgica nordamericana è ritornata al solito alto livello
(90 % della capacità produttiva degli
impianti). Le grandi acciaierie sembra si orientino verso una leggera riduzione dei prezzi come contropartita dei mancati aumenti salariali
alle maestranze. In Gran Bretagna,
p e r quanto la produzione sia in m i glioramento, la scarsità di acciaio e
ghisa è molto sentita. 'In Germania
(zone occidentali) la produzione siderurgica
verrebbe
prossimamente
aumentata
secondo
gii
obbiettivi
del.l'E.R.p.
M E T A L L I NO'N FERROSI. — Come
già segnalato nella precedente rassegna, il mercato dei metalli
non
ferrosi è ritornato, dopo un certo periodo di distensione, molto sostenuto.
'La domanda dei paesi europei, a
^urago trattenuta per mancanza di valute, potrà, con i fondi forniti dall'E.R.P., manifestarsi in pieno. Mentre per i prodotti agricoli il Governo
statunitense ha assicurato al Paese
che le esportazioni non danneggeranno il mercato interno, per i metalli nessuna convenzione del genere
è stata fatta: gli acquirenti europei,
quando dispongano del dollari necessari, potranno competere liberamente con gli americani sui mercati
statunitensi. Le quotazioni dei metalli di importanza bellica sono rafforzate anche dagli acquisti affermati direttamente dal Governo americano. In particolare, il piombo
ha
già segnato aumenti di prezzo. Il
rame, la cui situazione è al presente
fluida, non tarderà probabilmente a
seguire la tendenza dominante. Per
10 stagno, si è avuta una riunione
dell'apposito Comitato internazionale; è risultato dalle ¡discussioni che
11 pareggio della domanda mondiale
con l'offerta di questo metallo
non
potrà raggiungersi prima della fine
del 1949. Anche lo zinco, relativamente m e n o scarso nei mesi scorsi, è ora
attivamente ricercato.
normale le esportazioni di
carbone.
Dalla Gran Bretagna e dalla Ruhr
si annuncia il rapido mig.ioramento
della produzione carbonifera.
G O M M A . — La produzione m o n diale di gomma naturale è prevista,
nel 1948, di .1,39 milioni di tonnellate
(« corte »), mentre il consumo sarebb e 'di 1,31 milioni. Nel 1949 ,la produzione potrebbe aumentare a 1,55
milioni, ma il consumo rimarra prevedibilmente invariato. Questa sovrapproduzione — solo in parte attenuata dalle scorte in via di costituzione in molti paesi — si ripercuoterà inevitabilmente sui prezzi.
TESSILI. — La produzione m o n diale di cotone nell'ultima campagna
è stata di 26,3 milioni d i balle, cioè
il 22 % in più dell'anno precedente,
m a ancora il 15 % in meno della m e dia prebellica,. A l termine dell'attuale campagna, alla fine di luglio, difetteranno
specialmente le qualità
pregiate. Non è da escudere che i
prezzi, per quanto essi siano ora ad
un altìssimo livello rispetto all'anteguerra, continuino ad aumentare. Intanto ciò avviene negli Stati Uniti,
dove si riversa la domanda mondiale
a causa dei prezzi proibitivi del cotóni egiziani e delle difficoltà che si
incontrano per acquistare sui m e r cati indiani.
Anche l,a lana ¡continua aid aumentare d i prezzo, specialmente per le
qualità più fini; la produzione m o n diale annua è di 3,7 miliardi, in leggera diminuzione rispetto agli anni
prenbellici.
La divisione politica dell'India in
Pakistan e Hindustan e 11 desiderio
di industrializzarsi di quest'ultimo
Paese, fanno sorgere crescenti d i f ficoltà per l'esportazione della iuta..
Per la canapa, essendo tuttora la
produzione delle Filippine la metà
del normale, i prezzi sono sostenuti.
PELLI. — Per il grezzo, la tendenza del mercato statunitense è ferma
(anche a causa di scioperi limitanti
la produzione), m a sia nell'area della sterlina, sia in Argentina le quotazioni sono deboli. E' però da notare ¡che in questi due ultimi m e r cati i prezzi sono 1/3 al di sopra di
quelli ¡degli ¡Stati Uniti, dove, nel
febbraio scorso, si ebbe la nota caduta delle quotazioni agricole e a f fini, comprese quelle delle pelli.
'COMBUSTIBILI. — Cessati gli scioperi nelle miniere, dal 20 aprile gli
Stati Uniti hanno ripreso con ritmo
CEREALI. — La produzione m o n diale di grano sarà quest'anno di
1.475 milioni di q.li, solo del 5 % inferiore alla media
prebellica.
Le
buone ¡prospettive sui prossimi raccolti rendono calmo il mercato internazionale dei cereali. Così, a Chicago, il grano
prossima consegna
quota circa 245 cents, solo 5 cents
in più del minimo toccato dopo il
crollo del febbraio scorso (quando i
prezzi discesero da 300 a 240 cents),
malgrado gli acquisti governativi perle spedizioni in Europa. Il prezzo
del grano può considerarsi rappresentativo di quello degli altri prodotti agricoli. A n c h e la produzione
mondiale del riso è in aumento; quest'anno sarà di 1.439 milioni di q.li,
cioè il 2 % in più della campagna
precedente.
spettato — dei prezzi del burro, discesi d a oltre 1000 a 800 ed anche 700
lire al kg. Il 24 .aprile sono stati rinnovati i contratti .per il latte industriale; i prezzi sono stati in genere
mantenuti entro limiti moderati; la
produzione lattiera può ormai considerarsi ritornata al livello prebellico. Incerto il mercato dell'Olio d'oliva; nel Meridione i prezzi tendono
a divenire più sostenuti (specialmente nelle Puglie, meno in Sicilia dove
•esistono abbondanti scorte); nel settentrione le quotazioni sono invece
stazionarie.
A n c h e le conserve
alimentari sono
stazionarie, ad eccezione dei concentrati d i pomodoro c h e hanno guadagnato qualche punto in seguito ad
effettuate esportazioni in Germanià.
In Sicilia è iniziata la nuova c a m pagna di pesca c h e si presenta con
¡prospettive ¡favorevoli.
Cedente io
zucchero.
Per il caffè, la tendenza è fiacca;
le importazioni previste nel primo
quadrimestre di applicazione dell'E.
•R. P. sarebbero eccessive rispetto al
nostro fabbisogno. Limitata domanda di cacao. I mercati del the e del
pepe si sono risvegliati.
Vino: la richiesta dai centri di consumo e per l'esportazione è migliorata; le scarse giacenze presso i grossisti rivenditori hanno contribuito al
rialzo ¡delle quotazioni. L'attenzione
degli operatori è attirata dalle trattative italo-francesi c h e si svolgono
nel quadro dell'Unione doganale.
R/simimentiamo
infine
che
l'Alto
Commissario
dell'Alimentazione
ha
prorogato fino al 30 giugno p. v. la
rinuncia al vincolo del 35 % sulle
derrate d'importazione.
'PREZIOSI. — L a Russia è 'l'unica
grande potenza che, all'infuori degli
Stati Uniti, nel 1947 abbia aumentato le proprie riserve auree. Argentina, Gran Bretagna e Francia
hanno invece registrato la più forte
fuga di oro.
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- APPLICAZIONI
AD
ALTA
FREQUENZA
NOTIZIARIO
ARGENTINA
& Leggiamo sul Financial
Times
che l'Argentina mira a divenire un
Paese esportatore su vasta scala
•di capitali. I piani del governo a r gentino noia sono affatto modesti e
s o n o interconnessi c o n il Piano
Marshall e c o n i progetti statunitensi di aiuti al Sud-America. Le
recenti conversazioni a Bogotá avrebbero anche avuto per oggetto
la discussione della parte che l ' A r gentina potrebbe avere nel sostituire almeno temporaneamente gli
Stati Uniti nel fornire capitali all'America Latina. Si tratterebbe di
una « divisione del l a v o r o » tra Stati
Uniti e Argentina.
Il desiderio di esportare capitali
è già stato manifestato d a l l ' A r g e n tina in varie occasioni. Ricordiamo
la concessione del credito di 750
milioni di pesos alla Spagna verso
la fine del 1946, recentemente aumentato aid un miliardo di pesos;
i negoziati c o l Veneziuela per una
partecipazione argentina alla c o struzione di impianti di raffinazione
petroliferi; l'offerta di capitali argentini per l'industria mineraria
della Colombia; la fondazione del
Banco de las Antillas con capitale
argentino-cubano in Cuba; il p r o getto di costruzione di frigoriferi
e depositi nella zona franca di N e w
Orleans e di Cadice; il progetto di
impiantare acciaierie in Spagna con
capitale almeno parzialmente argentino, ecc.
AUSTRIA
* Nel 1947 la produzione agricola
è stata ostacolata dalla scarsità di
fertilizzanti, sementi e macchinari.
Migliori risultati ha dato* la p r o duzione industriale, per quanto anche in questo settore la penuria di
mano d'opera e lo scarso rendimento individuale dei lavoratori
non abbiano permesso di ritornare
ai livelli prebellici.
A Vienna l'indice dei salari con
base 1945 =100 è aumentato da 159.
nel 1946 a 305 nel dicembre 1947.
Nella stessa città e alle stesse e p o che l'indice del costo della vita è
passato (posta la base 100 nel 1938)
da 183 a 455. I prezzi ufficiali dei
prodotti agricoli raddoppiarono rispetto al 1945.
Dal punto di vista finanziario, il
1947 ha visto, in Austria, la severa
riforma monetaria del 10 dicembre.
La media mensile del valore delle
esportazioni è stata nel 1947 70,2
milioni di schillings rispetto a 18,3
milioni nel 1946. Per le importazioni, i valori corrispondenti sono 99,4
milioni e 20,9 milioni. O c c o r r e però
notare che le cifre delle importazioni comprendono in parte gli aiuti
gratuiti degli Alleati. Per l e esportazioni è significativo il miglioramento verificatosi negli ultimi mesi
del 1947.
GRAN
BRETAGNA
* Da un recente rapporto, giunto
da Londra, si apprende che l'industria britannica del rayon può essere in complesso soddisfatta dei
progressi compiuti durante gli ul-
timi dodici mesi. Come negli altri
settori industriali, si è bensì registrata anche qui penuria di m a no d'opera, materie prime e c o m bustibili, che hanno avuto negli u l timi mesi del 1947 gravi ripercussioni sull'attività dei produttori ed'
anche su quella dei consumatori:
ma, a differenza delle altre industrie tessili, nella produzione b r i tannica del rayon si è raggiunto un
livello più alto di quello registrato
p o c o prima dello scoppio
della
guerra. Inoltre sono in corso a m pliamenti degli impianti, che consentiranno ulteriori aumenti
di
produzione.
La produzione britannica d i f i l a t o
di rayon ha raggiunto nel géftnaio
scorso — ultimo mese per il quale
si abbiano a disposizione dei dati —
un nuovo massimo con l'b. 12.200.000,
che ha fatto seguito a quello di
fiocco del dicembre di lb. 8.100.000.
Malgrado questi aumenti di produzione, le tradizionali industrie consumatrici di rayon continuano a
non ricevere quantitativi pari a
quelli d'anteguerra, principalmente
perchè altri settori industriali assorbono gran parte della produzione d'i questa fibra; e questa dev e venire in gran parte esportata
sotto forma di filato, onde ottenere
più rapidamente il controvalore in
divise estere.
ESTERO
rattere monopolistico. In tal modo
si passa sopra al principio fondamentale secondo cui la legge è
uguale per tutti.
In secondo luogo, si è criticata
la procedura da seguire perchè si
addivenga all'emanazione dell'ordinanza governativa antimonopolistica. Occorre a questo proposito o
c h e la Commissione abbia concluso
con l'affermazione che le pratiche
monopolistiche indagate sono o possono divenire dannose per l'interesse pubblico; o che la Camera
dei
Comuni,
indipendentemente
dalle conclusioni della Commissione, ¡abbia affermato che il m o n o p o lio in quel caso è dannoso all'interesse pubblico o può divenirlo.
In ultima analisi la decisione
viene affidata ad un organo esclusivamente politico che può agire
in base a criteri contrari da quelli
tecnici della Commissione. L'unica
salvaguardia contro una soluzione
esclusivamente politica del p r o blema consiste nella richiesta approvazione dell'ordinanza da parte
della Camera dei Lords. Ma l'attuale foirza della Camera dei Lords
è cosi ridotta da non costituire
sempre un valido baluardo al v o lere dei Comuni.
PORTOGALLO
>!< Da un discorso pronunciato dal
V II governo britannico ha reso
ministro dell'economia del P o r t o noto il testo del progetto di legge
gallo, ing. Barbosa, e da altri elecontro i monopoli (il Monotpolly Immenti giunti in nostro possesso, si
quiry and Contrai BUM). Il progetto può avere una sintesi abbastanza
prevede la costituzione di una
chiara ed eloquente della politica
Commissione dei monopoli, i cui
economica del Paese.
m e m b r i sono nominati dal Board
Alcuni mesi o r sono il governo
af Trade, allo scopo di indagare
si trovò dinanzi a questi punti da
ogni qualvolta si debba presumiaffrontare
e superare: 1) migliorare
bilmente temere l'esistenza di f o r le condizioni alimentari; 2) frenare
m e monopolistiche nella vendita di
il rialzo dei prezzi, portandoli al
merci, nell'applicazione d'i processi
giusto livello; 3) ridurre il mercato
produttivi (salivo le autorizzazioni,
nero.
i brevetti ecc.) e nell'esportazione.
Utilizzando parte delle riserve
Secondo la legge può essere c o n valutarie si cercò di risolvere tali
siderato « m o n o p o l i o » la attività
questioni e si giunse man mano a
esercita da una persona o da un
quella che è stata chiamata la
gruppo di persone, accaparrante
« psicosi del ribasso », migliorando
almeno un terzo di un mercato,
la situazione alimentare. Si è c e r sia egso nazionale o locale.
cato — come ha rilevato l o stesso
La Commissione ha poteri di
ministro — di frenare il rialzo dei
convocare testimoni e richiedere
prezzi portando il compratore ad
informazioni; le sue indagini p o s astenersi dagli acquisti ed il v e n sono essere pubbliche o private e
ditore ad interessarsi perchè quesomo volte allo scopo di determisti si realizzassero: quello per la
nare se le pratiche monopolistiche
convinzione che domani avrebbe
operano contro l'interesse pubblico.
potuto comprare a miglior prezzo;
Quando sii ritenga di dovere p r o questo per la certezza che la c o n cedere contro le pratiche restritticorrenza gli avrebbe impedito di
v e indagate, il governo emetterà
essere il despota del suo mercato.
apposite ordinanze da approvare da
Facendo imperare l'offerta sulla
entrambe le Camere del Parlamendomanda si è creata la « psicosi del
to. Contro i trasgressori di dette
ribasso ».
ordinanze non sono esperibili azioLa politica antinflazionistica del
ni di carattere penale, ma esclusigoverno è andata bene anche se vi
vamente civile, ad ¡iniziativa di
è stata l'azione sobillatrice dell'opqualunque persona o della Corona.
posizione.
L e spese della Commissione si
Nel campo del commercio estero
p r e v e d e non eccederanno le 50.000
si è seguito il criterio di importare
sterline nel primo anno di funziole materie essenziali e nei soli prinamento.
mi dieci mesi del 1947 l'importaLa stampa inglese, salvo natuzione di macchine, navi, apparecralmente quella governativa, ha
chi, prodotti alimentari, materie
vivamente criticato il progetto in
prime ha raggiunto l'82 % dell'imdue punti principalmente. Innanziportazione complessiva. Nonostantutto per l'esplicita esclusione delle
te tali necessarie importazioni, il
Trade XJnions dal raggio d'azione
deficit della bilancia commerciale
delle Commissioni, per quanto p r a portoghese non presenta oggi un
tichino operazioni ¡restrittive di cavalore esageratamente diverso da
quello che l'ha caratterizzata durante il decennio passato.
Il primo gennaio 1947 il Portogallo aveva 18.450 milioni di riserve con garanzia o r o e in moneta
estera ed ha chiuso l'anno con
15.625 milioni, con un deficit reale
di 2.825 milioni.
Molta valuta è stata spesa anche
per comperare macchinari per l'industria che risultano un valore
permanente per il Paese, se si pensa che a tutt'oggi raggiunge quello
di 1100 milioni.
E' bene ricordare che vi è una
questione che incide p r o f o n d a m e n te sulla bilancia dei pagamenti
portoghese: molti capitali esteri,
affluiti nel Paese durante l'ultima
guerra, sono stati ritirati,
ili Portogallo ha iniziato il 1948
con riserve che oltrepassano i 15
miliardi e mezzo di scudi e sa di
potersi trovare ormai su una via
di costante ripresa rico»truttiva e
di aver migliorato anche dal punto
di vista dell'attrezzatura le condizioni del Paese.
Il governo intende oggi intensificare i suoi sforzi per ottenere un
equilibrio stabile tra importazioni
ed esportazioni, per realizzare una
azione sempre più deflazionistica,
stabilizzando i prezzi e normalizzando il mercato.
Il Portogallo appare inoltre deciso a procedere sino in f o n d o nel
suo
programma
d'industrializzazione utilizzando a tale scopo b u o na parte delie riserve valutarie di
cui dispone, con il convincimento
di poter coprire almeno parzialmente i deficit già preventivati
della
bilancia
commerciale
dei
prossimi anni con una riattivazione
di alcune partite dalla bilancia dei
pagamenti.
Infine il governo confida di ottenere un graduale e sostanziale m i glioramento con l'attuazione del
Piano Marshall.
RUSSIA
* E' abitudine della stampa russa
di pubblicare ogni anno, in o c c a sione del 1° maggio, una serie di
slogans suggeriti dal comitato centrale del partito comunista; ed è
consuetudine degli ambienti politici occidentali di considerare tali
slogans un indice prezioso delle
preoccupazioni delle autorità s o vietiche, l'indicazione dei punti su
cui il governo e il partito concentreranno i loro sforzi.
Lasciando da parte gli slogans di
politica estera — imperniati naturalmente sul concetto dell'« i m p e rialismo del dollaro » — che d'altra parte occupano meno spazio rispetto all'anno scorso, passiamo in
rassegna quelli economici.
Gli operai e i contadini sono incitati a raddoppiare i loro sforzi
per terminare « il piano quinquennale in quattro anni ». Diversi
slogans attaccano la crescente b u rocratizzazione di molte imprese
e amministrazioni. Altri insistono
sulla necessità di ridurre i costi di
produzione e di evitare il dilapidamento dei fondi pubblici.
La campagna in favore di una
maggiore disciplina finanziaria —
informa Le Monde — è infatti all'ordine del giorno da quando è
stato votato l'ultimo bilancio dell'U.R.S.S. e l'ex-ministro delle finanze Z v e r e v è stato sostituito. Si
mira principalmente a ridurre i
sussidi statali a molte industrie,
economizzando in tal m o d o centinaia di milioni di rubli.
Infine è stata pubblicata una s e rie di slogans sul commercio interno (necessità di migliorarlo) e
sull'opportunità di curare la p r o duzione dei beni di consumo che,
dopo l'abolizione del razionamento,
suscita preoccupazioni.
* Nei confronti della Russia, la
stampa americana sembra c o n c o r de su un punto: la potenza industriale sovietica non è attualmente
abbastanza forte per sostenere una
guerra offensiva. La debolezza della Russia sta, oltre ai danni di
guerra subiti, nel p o v e r o sistema
dei trasporti, nel livello relativamente basso di specializzazione dei
suoi
lavoratori,
nell'agricoltura
cronicamente insufficiente a s o d disfare i bisogni della popolazione.
Secondo The United States
News,
per Quanto c o n c e r n e la capacità
prodmtiva la Russia è indietro di
45 anni rispetto agli Stati Uniti.
Nel 1940, p o c o prima della guerra
con la Germania, il potenziale economico sovietico era pari a quello
degli Stati Uniti nel 1902. Nel 1950,
alla fine dell'attuale piano quinquennale, il potenziale stesso dovrebbe prevedibilmente pareggiare
quello americano del 1904. E nel
1960, s e le presenti tendenze continueranno, la Russia raggiungerebbe una posizione economica pari
circa a quella degli Stati Uniti nel
1915.
La guerra determinò, per il p r o gramma industriale sovietico, un
grave tempo d'arresto. Della capacità
produttiva raggiunta
nel
1941 la Russia perdette per effetto
della guerra — sempre secondo il
citato periodico di Washington —
il 58 % del materiale rotabile, il
45 % della produzione di acciaio, il
44 % della capacità elettrica e il
58 % della produzione di carbone.
Inoltre perdette 1/4 del bestiame,
milioni di case, scuole, ponti, ecc.
Il presente piano quinquennale si
deve preoccupare quindi principalmente di sanare le ferite che la
guerra inferse
all'economia.
Le
debolezze fondamentali di questa
continueranno c o m e per il passato
ad ostacolare il sogno sovietico di
raggiungere e sorpassare i più industrializzati fra i paesi capitalistici.
Queste debolezze sono innanzi
tutto i trasporti deficienti. La rete
ferroviaria russa, pari soltanto ad
1/4 di quella americana, deve s e r vire un territorio tre volte più
esteso. Poche sono le buone autostrade. L e strade ordinarie sono
spesso così malandate che la vita
media di un autoveicolo è di sole
800 miglia. I trasporti per via acquea sono di molto aiuto, ma i fiumi e i mari settentrionali restano
a lungo gelati. La Russia sta p r o v vedendo a costruire 4500 miglia di
nuove linee ferroviarie e 7800 m i glia di doppio binario; inoltre si
stanno sostituendo 37.000 miglia di
binari ed elettrificando 3300 miglia
di linee ferroviarie, soprattutto n e gli Uirali e in Siberia. Ma le deficienze del sistema dei trasporti
continueranno a farsi sentire per
un imprevedibile numero di anni.
I difetti dell'agricoltura russa si
collegano alla frequenza delle carestie alimentari. Più della metà
della vasta superficie della Russia
è ricoperta da foreste, il 18 % è
desertico o semidesertico ed il 15 %
è sopra il circolo polare e consiste
d'i tundra gelata. Solo 1/8 circa
della terra è realmente fertile, ma
la coltivazione risente della scarsità di bestiame; anche le macchine
agricole, malgrado gli enormi s f o r zi dei russi per aumentarne la disponibilità, non sono così abbondanti e così efficienti c o m e dovrebbero. Ora che l'U.R.S.S. può
disporre di parte dei raccolti dei
paesi satelliti, il pericolo di una
nuova carestia alimentare non appare più così pressante, ma non
bisogna dimenticare che la p o p o lazione russa cresce molto rapidamente.
L'ultimo dei principali inconvenienti dell'economia russa è la
scarsità di operai specializzati e la
tecnica arretrata. L o sfruttamento
dei tecnici e dei brevetti tedeschi
ha rimediato in parte a questi inconvenienti. Ma resta il fatto che
ancora oggi, se si eccettua il settore delle armi, l'industria russa
copia modelli americani (con lievi
variazioni) e che l'intervallo di
tempo tra l'uscita di un nuovo
modello estero e la produzione s o vietica dello stesso modello tende
ad aumentare. Prima del 1935 tale
intervallo era in media di tre anni;
poi salì a 4 anni ed oggi è, in taluni casi, perfino di 9 aAni. Il p r o blema dell'energia atomica è influenzato da questo fatto. La direzione centralizzata delle industrie
non è poi certo la più adatta per
evitare errori di gestione, sprechi
e intralci di ogni genere.
Accanto
ai ricordati
inconvenienti, la Russia può però vantare
vantaggi eccezionali. Innanzi tutto
la popolazione fortemente crescente. Nel 1960 si prevede che la p o polazione russa raggiunga i 225
milioni di uomini, rispetto ai 174
del 1939, e ciò malgrado la perdita
d'i 25 milioni di soldati e civili durante la guerra. Il sottosuolo dell'U.R.S.S. è poi ricco di minerali
e metalli: carbone ferro manganese petrolio fosfati potassa e platino.
Si crede che in Russia esista il
55 % delle riserve mondiali di p e trolio. Tuttavia alcuni giacimenti
sono situati in zone così remote da
renderne problematico lo sfruttamento.
Non si dimentichi infine che i
poteri totalitari di cui dispone il
governo russo facilitano al massimo la direzione dell'economia v e r so mete belliche e la dispersione
degli impianti industriali ai fini di
difesa dalle offese aeree. Tutto ciò
permette di affermare — e questa
è la conclusione di The
United
States News — che la Russia, assai forte e forse imbattibile in una
guerra difensiva, non potrebbe attaccare gli Stati Uniti con p r o b a bilità di successo.
STATI
UNITI
* Ecco una piccola cronistoria del
cosiddetto Piano Marshall, stralciata dalia stampa americana:
5 giugno 1947. — Il generale M a r shall rende noto per la prima v o l ta in forma ufficiale l'invito alle
nazioni europee di collaborare alla
preparazione dii un programma di
ricostruzione.
13 giugno. — Bevin dichiara il
consenso del governo britannico.
27 giugno. — Inizia la Conferenza
di Parigi tra Bevin, Bidault e M o lotof.
2 luglio. — La Conferenza di P a rigi termina dopo che Molotof ha
rifiutato di abbandonare la sua o p posizione al Piano Marshall.
4 luglio. — Francia e Gran B r e tagna invitano 22 nazioni a riunirsi
a Parigi ,per la discussione del
Piano.
12 lufflio. — Si aprono le c o n v e r sazioni a Parigi, presenti 16 paesi.
15 luglio.
concordano
si stabilisce
dei bisogni
paese.
— I paesi partecipanti
nei particolari tecnici;
di preparare una lista
e delle risorse di ogni
23 settembre.
— I 16 paesi decidono di richiedere oltre 22 miliardi
di dollari per i prossimi quattro
anni.
29 settembre. — Truman richiede
10 stanziamento di 580 milioni di
dollari come aiuti-tampone
per
l'Italia, la Francia e l'Austria .'n
attesa dell'entrata in funzione del
Piano.
10 novembre. — Il Comitato H a r rìman raccomanda di fissare lo
stanziamento per il primo « anno
Marshall » in 5,7 miliardi di dollari; e quello per tutti e quattro gli
anni in 12-17 miliardi.
11 novembre.
— Marshall richiede d'i^fissare gli stanziamenti ad un
livello del 15 % superiore a quello
suggerito dal Comitato Harriman.
19 dicembre. — Truman richiede
l'approvazione del Congresso per
uno stanziamento di 17 miliardi di
dollari a valere per 4 anni e mezzo.
21 dicembre.
— Il
Congresso
americano approva aiuti-tampone
per Italia, Francia, Austria e Cina
nella misura di 540 milioni di dollari.
8 gennaio 1948. — Marshall dichiara che il Piano deve avere inizio il I o aprile.
14 febbraio.
— Il Comitato
le relazioni c o n l'estero del
nato americano taglia gli aiuti
11 primo anno Marshall a 5,3
liardi di dollari.
per
Seper
mi-
14 marzo. — Il Senato americano
approva il piano di ricostruzione
economica (ERP) con 69 voti c o n tro 17.
15 marzo. — Nuova riunione dei
« sedici » a Parigi. Si decide che
le zone americana, inglese e f r a n cese della Germania potranno in
seguito associarsi all'ERP.
31 marzo. — La Camera dei R a p presentanti
americana
approva
l'ERP e lo stanziamento di 3,3 m i liardi di dollari per il primo anno; approva pure uno stanziamento addizionale di 905 milioni di
dollari c o m e aiuti-tampone.
2 aprile. — Il Senato e la "Camera dei Rappresentanti approvano definitivamente un primo stanziamento di 6.098 miliardi di dollari, di cui 5,3 miliardi saranno
erogati dal 1-4-948 al 31-3-1949.
3 arprile. — Truman firma il Foreign Aid Bill, approvato il giorno
prima dal Senato e dalla
americani.
Camera
Successivamente sarà approvato
l'Appropriaitton
Bill che renderà
disponibile l'intera somma prevista
dall'ERP. Ma la Reconstruction
Finance Corporation
è già fin d'ora
autorizzata ad anticipare un m i liardo di dollari per l'immediato
inizio del Piano.
* Per la fine dell'anno entrerà in
funzione a Patchogue (Long Island)
una centrale elettrica sfruttante
non l'energia idrica nè il carbone,
ma l'uranio. Questa centrale avrà
probabilmente due primati m o n diali: sarà la prima centrale elettrico-atomiica mai costruita e, per
quanto strano possa sembrare, p r o durrà la più cara elettricità del
mondo. Infatti la centrale non v i e ne costruita a scopi commerciali,
ma esclusivamente scientifici, di
esperimento. Secondo i competenti
occorreranno ancora dieci anni o
più perchè l'energia atomica consenta la produzione di elettricità
ad un costo di concorrehza con le
normali centrali idro o termo-elettriche.
I motivi dello svantaggio delle
centrali atomiche allo stato attuale
della tecnica vanno dalla difficoltà
di eliminare le pericolose scorie
radioattive alle eccezionali precauzioni necessarie per la protezione
degli addetti.
* Nelle attuali condizioni dell'economia mondiale, non è possibile
che si verifichi il fenomeno della
sovraproduzione. Le principali difficoltà a cui il m o n d o si trova oggi
di fronte sono invece costituite da
una produzione mal coordinata per
alcuni prodotti, da una sottoproduzione per la maggior parte di essi
e da una distribuzione internazionale
assolutamente
inadeguata.
Queste sono le conclusioni a cui
giunge una indagine sul commercio
internazionale recentemente c o m piuta dal Comitato per gli scambi
con l'estero della Camera di c o m m e r c i o degli Stati Uniti, organizzazione nazionale privata, che rappresenta 2800 associazioni c o m m e r ciali regionali e locali. L'indagine
è stata compiuta per fornire ai
18.000 membri della Camera di
commercio anzidetta le informazioni necessarie in previsione della
prossima votazione relativa all'atteggiamento che tale organismo
dovrà assumere di fronte alle principali
questioni
del
commercio
estero.
La relazione prosegue affermando che la situazione economica attuale offre larghe possibilità ai fabbricanti di beni destinati tanto alla
produzione che al consumo, nonché
a coloro che in tutti i paesi c o m merciano con l'estero. Vi si afferma inoltre che lo scambio di beni
e servizi fra diversi paesi ha influenza sul benessere della famiglia, che rappresenta in ogni paese del mondo la cellula base della
produzione e del consumo. Dopo
aver ricordato che larghe zone del
mondo sono impoverite, debilitate
e disorganizzate, che i loro i m pianti produttivi e i loro sistemi
di trasporto sono distrutti o m e n o mati, la relazione così continua:
« Le popolazioni di queste zone
vivono a un livello che è pericolosamente vicino a quello minimo di
sopravvivenza, compromettendo il
benessere internazionale e la pace.
Vi è urgente bisogno di merci a
, basso costo per soddisfare le esigenze più essenziali ed è il c o m mercio estero che deve fornirle.
Bisogna trovare tanto negli Stati
Uniti che all'estero nuovi tipi di
beni di produzione e di consumo,
per soddisfare necessità finora non
accertate, non calcolate e non a p pagate.
« Bisogna fare in modo che in
qualsiasi parte del mondo il lavoro
sia più produttivo. A questo fine,
la cosa più necessaria è che le
attrezzature per il lavoro siano m i gliorate e si provveda ad istruire i
lavoratori sul m o d o come adoperarle. E' pure essenziale fornire
quei quantitativi minimi di cibo
che sono necessari per sostenere
la papacità produttiva dei lavoratori, tanto su un piano immediato
che a lunga scadenza.
Bisogna
provvedere a che venga messa a
disposizione di tutti la possibilità
di godere di maggiore benessere e
di maggiori comodità. Il motto
merci
migliori
ed in
maggiore
quantità ad un costo sempre piH
basso, per wn numero sempre
maggiore di persone
dovrebbe essere
adottato da tutti i paesi come il
codice della produzione ».
In conclusione, l'indagine della
Camera di commercio afferma che
è assolutamente necessario che la
struttura dei prezzi sui mercati
nazionali e internazionali sia tale
da poter soddisfare i bisogni di
ogni ceto della popolazione. Sebbene qualche progresso sia già
stato fatto in questo senso, molto
rimane ancora da fare, specialmente per le categorie meno abbienti.
SVIZZERA
* Durante l'anno 1947 la p r o d u z i o ne industriale si è mantenuta ad
un alto livello, ma è stata limitata
dalla scarsità di mano d'opera,
carbone e materie prime. Nello
stesso anno l'agricoltura ha sofferto per la siccità.
L'indice del costo della vita era
a 163 alla fine del 1947 (base 1937 =
100), paragonato a 154 alla fine del
1946. L'indice dei prezzi all'ingrosso con base 1939 = 100 segnava i n veoe, sempre alla fine del 1947, 209,
rispetto a 197 nel dicembre 1946.
L'ampliarsi del passivo della b i lancia commerciale ha seriamente
ridotte le riserve valutarie della
Confederazione. La Banca Nazionale Svizzera ha dovuto sospendere
dal 9 settembre la vendita al p u b blico di monete auree. La circolazione monetaria cartacea ha raggiunto i 4.383 milioni di franchi
alla fine dello scorso anno.
Il totale delle importazioni nel
1947 è stato di 4.820 milioni di f r a n chi svizzeri, rispetto a 3.423 milioni nel 1946. Le esportazioni per c o n tro sono ammontate a 3.268 m i l i o ni, rispetto a 2.676 milioni nell'anno precedente. I principali f o r n i tori sono stati Stati Uniti, Francia
e Benelux; i principali paesi di assiorbiimento (tei prodotti svizzeri
sono stati ancora Stati Uniti, B e nelux e Francia,
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non zuccherate, torrone, torrone al
miele, glucosio, gomme profumate e
zuccherate, dolciumi in genere (corrispondenza
in. italiano).
Compagnie
française
d'entreprises Industrielles et financières
128, Boulevard Haussmann - PARIGI 8
Importano filati d i lama cardati e
pettinati (corrispondenza
in
italiano).
A . L . Champ Clos
20, Avenue Rochambeau
ORENOBLE . Isère.
Desidera prendere contatti con Case italiane disposte affidare rappresentanza pel Madagascar di qualsiasi
prodotto, macchinari e utensileria
(corrispondenza
in
francese).
François Q u e m e n e r
Rue Lamartine 6 (Palais du Centre)
- NIZZA
Importa: piastrelle in grès e in ceramica per pavimentazione e per rivestimento murale, vasche da bagno, lavabos, attrezzature per sale
da bagno, colori, vernici, polveri c o .
loramti per la fabbricazione di co-
lori, ossido di ferro rósso e giallo,
pennelli per imbianchini e per dipingere. Desidera prendere contatti
con fabbricanti (corrispondenza in
francese).
Antoine Molina
Rue de la Loge 27 - MONTPELLIER
Esporta: specialità farrnaceuti, vini
in bottiglia, champagne, vermouths,
datteri, budella salate, guanti. - Importa: trattori agricoli, abiti confezionati e impermeabili, doghe per
botti, aranci e limoni, olio d'oliva,
vini d'Asti. Desidera premidere contatti con produttori, esportatori ed
importatori italiani (corrispondenza
in francese).
GERMANIA
Villa Oscar
Gerberngasse 9 - SOLOTHURN
Importa: vermuth, grapipa d'Asti (corrispondenza in italiano).
Hans Bube
Feuerbaeher
Heide 57 STUTTGART.
Offre i suoi servigi per ristabilire
rapporti commerciali fra Ditte italiane e tedesche specializzate nel
remo tessile (corrispondenza in francese).
GRAN BRETAGNA
The Premier Transportation Service Ltd.
Boom 46, Second Floor - London Fruit
Exchange Building Spitalfields - LONDRA E.l
Organizzazione specializzata nel disbrigo di tutte le pratiche attinenti
alle merci di esportazione ed importazione, di scarico, di consegna, e
doganali appartenenti alla Gran Brettagna e suoi possedimenti. Per gli
associati alla Carniera di Commercio
•le tariffe sono ridotte. Informazioni
e quotazioni di qualsiasi merce (corrispondenza in inglese).
IRAQ
Naim Joseph Saleh
Z 19/1/207 King Ghazi St. - B A G H DAD
Offre i suoi servigi come rappresentante per conto di Ditte italiane
(corrispondenza
in inglese).
LIBANO
Hassan Moumné
& Fils
Boîte Postale 629 - BEYROUTH
Si offrono come rappresentanti a Case italiane produttrici di tessuti di
cotone in genere, tessuti stampati di
cotone, lana, rayon e misti, tessuti
d i seta, e 'di lana, filati di cotone mercerizzati gazati (titoli 40/3 e 32/2), filati di lana pettinata 2/28 m / m , 2/32
e 2/40, coperte in genere di cotone,
seta e lana, calze, maglierie (corrispondenza in italiano).
Elie H. C'hagouri & Cie.
Boîte Postale 8114 - BEYROUTH
Offre 'la sua opera di rappresentante
serio, attivo e noto sul mercato libanese, per introdurre qualsiasi prodotto di Ditte italiane. Sollecita l'invio di campioni il cui prezzo verrebbe
regolarmente
rifuso
(corrispondenza in
francese).
MAROCCO
J. Ruah & A. Malka
Boîte Postale 271 - C A S A B L A N C A
Si offrono come rappresentanti per
il Marocco a Case italiane interessate all'esportazione di qualsiasi merce su quiel mercato
(corrispondenza
in francese).
Paul
Bessis
;Rue Prom 25 - C A S A B L A N C A
Importa: prodotti tessili, lanerie, cotoncrie e 'desidera prendere contatti
con fabbricanti (corrispondenza
in
francese).
S. & J. Cohen
Rue 'de Strasbourg 67 CASABLANCA
Importa tessuti di lana, cotone, rayon uniti e fantasia
(corrispondenza
in
francese).
NIGERIA
J. A. Shote
SVIZZERA
Stores
106 Dlenton Street Ebute - Metta - L A GOS
Importa: tessuti lana, tessuti cotone,
abiti estivi tipo coloniale, cappelli,
scarpe, camìcie, calze, colletti, biancheria in genere, orologi e sveglie,
biciclette ed accessori, bulbi elettrici
ed apparecchi, grammofoni e dischi,
cancelleria, ecc. (corrisponHenza
in
inglese).
Nigeria Mercantile Company Ltd.
IP. O. BOX 168 - A B A
Importano: tessili di qualsiasi genere, articoli fantasia, ferramenta di
piccole dimensioni, mercerie, teaincelleria ed oggetti vari, articoli di
ferro, articoli casalinghi di piccole
dimensioni, terrecotte, vasellame, articoli smaltati, porcellane uso dome- •
stico, coltellerie, e qualsiasi articolo
del genere di immediata spedizione.
Esportano: piassava, zenzero secco,
pepe nero (corrisp. in inglese).
NORVEGIA
Paul H. Poulsson
Rosemkrantzgt, 10 (Det nye Teater) OSLO
Desiderano rappresentane Case italiane di prima classe di vini ed alcoolici di tutte le qualità
(corrispondenza
in inglese).
OLANDA
N. V. Arak
en Rumhandel
Van
Witte Huis - ROTTERDAM
Importante Casa olandese desidera
affidare rappresentanza propri! prodotti: Rhum 75 % e Batavia Arak
60 % a seria Casa italiana
(corrispondenza in francese).
PORTOGALLO
Mundinporta
Lda.
Rua Gii Vieente, 25 - LISBONA
Esporta: derrate coloniali dell'Africa
Portoghese, cera d'api, fagiuoli, favi
di cacao, olio di copra, olio di sesamo, olio tìi palma, olio di cocco,
olio d'arachidi, noci di palma, ecc.
Importa: materiale elettrico
(corrisponldenZa in francese).
REPUBBLICA DOMINICANA
Jose A.
Agustin Iniesta
Rosario, 17 - SIVIGLIA
Cederebbe per l'Italia il brevetto
spagnuolo d'invenzione n. 180.854 relativo a'd un accenditore elettrico,
utilissimo per uso domestico, senza
pietra d'ignizione (corrispondenza
in
spagnuolo).
Aracena
P. O. B. 375 - CIUDAD T'RUJI-LLO
- Repubblica Domini'cana, W. I.
Chiede la rappresentanza di Ditte
italiane produttrici di pizzi e merletti, calze e tessuti in genere (corrispondenza
in spagnuolo).
SIRIA
Victor Kabbaz
Rue Fouaid l.er - D A M A S C O
Importa: trattori Diesel a catena e
macchine mietitrici-trebbiatrici. N*e
chiede la rappresentanza esclusiva
per tutta la Siria (corrispondenza
in
francese).
SPAGNA
Iberc America
Comercial
Gerona, 124 - B A R C E L L O N A
Importa: materiali ed accessori per
cinema sonoro ed apparecchi radiofonici, filamenti elettrici, cuscinetti
a sfere in acciaio, celluloide e tutta la gamma delle materie plastiche,
prodotti chimici farmaceutici (corrispondenza in
spagnuolo).
International
Ronay Ltd.
VADUZ
Importano: caldaie a circolazione per
riscaldamento centrale nelle case (corrispondenza alla Camera di Commercio Italiana per la Svizzera,
Bahnhofstrasse 80, Zurigo).
TUNISIA
Gabriel
Arbib
9 Rue Ettoumi - TUNISI
Si offre come rappresentante per la
Tunisia ed Algeria a Ditte produttrici di tessuti di cotone in genere,
tessuti seta e raion, asciugamani, maglierie, calze, filati cucirini e per
qualsiasi altro articolo
(corrispondenza in italiano).
TURCHIA
M. Oguz Ozoguz
Eminonu Akosman Han, 4 - I S T A N BUL
Esporta: frutta secca, pesce salato,
cereali, semi oleaginosi, spezie, prodotti diversi (corrispondenza in francese).
Ismail Pakoglu
Mimar Kemalettin Ca'ddesi n. 66 B. P. 23 - IZMIR
Esporta pelli di animali da caccia:
5.000,'di volpe, 1.000 di gatto, 5.000 di
lepre, 5.000 di lontra
(corrispondenza
in francese).
Nicolas
Zygomala
Germania Han - I S T A N B U L
Importa attrezzature per autorimesse
(corrispondenza
in francese).
VENEZUELA
South American Trading Co.
Conde a Pinango 11 - CARACAS
Importano: tessuti di lana e cotone
di tipo corrente, telerie di tipo corrente (ima'dapolan, pelle d'uovo, canapa, rayon, stampati, ecc.), calze,
cravatte, maglieria mista e di cotonie
(icorrispondenza in italiano).
« Emilio Ramos »
Apartatìo Postai, 465 - CARACAS
Importa: automobili ed accessori, articoli elettrici, articoli religiosi, articoli per regali, chincaglierie, biciclette e motociclette, mobili in acciaio per officine, casse di sicurezza,
estintori d'incendio, cucine elettriche,
multigrafi,
macchine 'da
scrivere,
giuocattoli, fonografi e dischi, cartoline per comunioni, cartoline per auguri e solennità religiose, ciondoli ie
medaglie, aspiratori di polvere, strumenti per ingegneria, vestiti per neonati e per bimbi, valigie e valigette,
utensili demestici, tessuti e biancheria, cere per pavimento, orologi ed
articoli di fantasia, libretti in genere,
camion e camionette, attrezzi agricoli,
ferri da stiro elettrici, strumenti di
musica, specchi, paravento di metallo e di fibra, accumulatori, articoli
fotografici, articoli per ufficio, articoli sportivi, ferramenta, pneumatici
e camere d'aria, frigoriferi, apparec»hi radio ed accessori, lavatrici elettriche, cucine a kerosene e a gas,
calcolatrici, contatori, carta in genere, cartoline per battesimi e m a trimoni, catene e croci, oggetti di
devozione e rosari, penne, matite e
porta-lapis, cartelle per signore e uomini, strumenti per arti e mestieri,
strumenti 'di precisione, cristallerie
e maioliche, libri di contabilità, articoli in alluminio, gioiellerie, articoli
sanitari, costumi da bagno, porcellane manufatte, ceramiche, tele incerate (corrispondenza
in spagnuolo).
PREZZI ALLA PRODUZIONE DEI PRODOTTI AGRICOLI
(Prov. di Torino - Aprile 1948)
PRODOTTI
VARIETÀ E QUALITÀ
Grano
Segale
Granoturco
Avena
Patate
Insalate verdi
Sedani
Spinaci
Mele (varietà diverse)
. .
Vino (tipico del Piemonte) .
Canapa tiglio
Paglia di frumento
Fieno
Buoi (peso vivo):
•li" qualità
2° qualità
Vacche (peso .vivo):
1» qualità
2» qualità
Vitelloni (peso vivo):
lla qualità
2a qualità
Suini
Latte
Uova (a:l cento)
Polli (peso vivoy
Conigli
Unità
di
misura
Prezzi legali
a fine mese
»
»
4.000
4.000
3.500
• »
—
»
—
»
—
»
—
»
.
.
—
—
HI.
—
113.650
—
—
»
rrugr.
—
»
—
»
—
»
—
»
—
Kg.
HI.
—
5.253
—
Kg.
—
»
14.000
10.000
5.500
5.000
3.000
4.000
5.000
25.000
X 13.000
7.000
—
1.300
3.200
3.100
2.800
—
»
Prezzi effettivi
media mensile
—
2.500
2.200
3.300
2.900
500
6.695
2.400
500
260
PREZZI DEI MEZZI DI PRODUZIONE PER AGRICOLTORI
(Prov. di Torino
PRODOTTI
VARIETÀ E QUALITÀ
Aprile
Unità
di
misura
Concimi chimici ed antiparassitari:
Perfosfato minerale 16/118 . . . q . l e
Solfato ammonico 20/01 . . .
Nitrato ammonico 15/16
. . .
»
Nitrato ammonico 20/21
. . .
»
»
Nitrato di calcio 13AM
. . . .
»
Caiciocianaimide 15/16
. . . .
»
Solfato di rame
Ossicloruro di rame
»
Zolfo ramato
»
Zolfo raffinato
»
Arseniato di piombo
. . . .
»
Arseniato di calcio
»
Estratto tabacco
Kg.
Foraggi e mangimi
concentrati:
Paglia pressata
Fieno
»
Panelli di granoturco
. . . .
»
Sementi:
»
Frumento precoce primaverile
»
Granoturco bergamasco 2" cat.
Utensili agricoli:
Vanghe
Kg.
Zappe
»
Badili
»
Sementi:
Avena nostrana, selezionata . .
» •
Patate : nostrane
importazione
. . . .
»
Erba medica
»
Trifoglio : pratense
»
violetto
•ladino
»
Loietto
»
Macchine ed attrezzi agricoli:
Trattrici:
a ruote Fiat 700
a cingoli Fiat 50
Aratri:
a trazione meccanica
. . . .
a trazione animale
Seminatrici:
da collina
da pianura
Falciatrici
Mietitrici
1948)
Prezzi legali
a fine mese
—
—
—
—
—
—,
—
—
—
—
—
3.000
—
8.100
6.650
—
—
—
—
—
—
—
—
—
—
—
—
—
Estirpatoi
'
—
—
—
—
»
»
—
7.760
4.000
5.000
30.000
60.000
52.000
120.000
16.000
330.000
45.000
—
•
1.450
4.500
4.600
1.950.000
4.750.000
—
Erpici
Coltivatori
Rastrelli
Voltafieno
Svecciatori
Sgranatrici
Produzione industrialle per uso
agrario:
Petrolio agricolo
Benzina uso agr
Gasolio agricolo
—
—
•
2.140
5.100
2.130
2.600
4.400
5.000
14.000
13.000
5.500
5.200
4.500
2.400
32»
340'
340
340
—
•
Prezzi effettivi
media mensile
4.955
14.458
4.887
70.000
165.000
180.000
450.000
( 20.000
j 17.000
( 17.000
1 180.000.
21.000
lllO.OOO
135.000
aoo.ooo
30.000
1.2.500
18.900
13.000
SITUAZIONE DEI RAPPORTI COMMERCIALI
DELL'ITALIA CON L'ESTERO
al 1° maggio 1948
A ) Paesi con i quali vigono accordi commerciali con pagamento in conto compensazione:
B E L G I O - L U S S E M B U R G O e territori della zona
m o n e t a r i a del f r a n c o belga — D e c o r r e n z a
d e l l ' a c c o r d o : 1° m a g g i o 1946 (1).
F R A N C I A e p a e s i della zona m o n e t a r i a del f r a n co
francese
—
Decorrenza
dell'accordo:
1° a p r i l e 1948.
N O R V E G I A — D e c o r r e n z a d e l l ' a c c o r d o : 1° a g o s t o 1946 (2).
P A E S I B A S S I e territori della zona monetaria
dei
fiorino
— D e c o r r e n z a d e l l ' a c c o r d o : 30
a g o s t o 1946 (3).
POLONIA — Decorrenza
n a i o 1948.
dell'accordo:
1°
gen-
S P A G N A ( c o m p r e s e le isole Baleari, Canarie e
c o l o n i e ) — D e c o r r e n z a d e l l ' a c c o r d o : 1° l u g l i o 1947 (4).
ROMANIA — Decorrenza
c e m b r e 1947.
dell'accordo:
24
di-
G E R M A N I A ( Z o n a a n g l o - a m e r i c a n a di o c c u p a z i o n e ) — D e c o r r e n z a d e l l ' a c c o r d o : 11 l u g l i o 1947.
G E R M A N I A ( Z o n a f r a n c e s e di o c c u p a z i o n e ) —
D e c o r r e n z a d e l l ' a c c o r d o : 31 m a r z o 1948.
G E R M A N I A (Zona s o v i e t i c a di o c c u p a z i o n e )
D e c o r r e n z a d e l l ' a c c o r d o . 1° l u g l i o 1947.
—
A R G E N T I N A — D e c o r r e n z a d e l l ' a c c o r d o : 14 o t t o b r e 1947.
J U G O S L A V I A — D e c o r r e n z a d e l l ' a c c o r d o : 28 n o v e m b r e 1947.
B ) Paesi con i quali vigono accordi basati sulla
compensazione privata o su affari di reciprocità:
AUSTRIA
1946.
—
Decorrenza
DANIMARCA
—
m a g g i o 1947.
dell'accordo:
Decorrenza
4 aprile
dell'accordo:
G E R M A N I A ( Z o n a di o c c u p a z i o n e f r a n c e s e )
D e c o r r e n z a d e l l ' a c c o r d o : 28 a p r i l e 1947.
GRECIA
—
Decorrenza
dell'accordo:
31
23
—
marzo
1947.
UNGHERIA — Decorrenza dell'accordo: 9 nov e m b r e 1946.
C E C O S L O V A C C H I A (compensazioni private) —
D e c o r r e n z a d e l l ' a c c o r d o : 2 l u g l i o 1947.
S V I Z Z E R A — D e c o r r e n z a d e l l ' a c c o r d o : 1° n o v e m b r e 1947 (5).
B U L G A R I A — D e c o r r e n z a d e l l ' a c c o r d o : 20 d i c e m b r e 1947.
SVEZIA
—
Decorrenza
dell'accordo
1°
dic e m b r e 1947.
C) Paesi con i quali vigono accordi con
mento in valuta libera:
paga-
G R A N B R E T A G N A e paesi dell'area della sterl i n a — D e c o r r e n z a d e l l ' a c c o r d o : 17 a p r i l e
1947.
PORTOGALLO —
o t t o b r e 1947.
Decorrenza
dell'accordo:
14
(1) L'accordo, integrato dai protocolli del 26 ottobre 1946 e del 5 giugno 194i7, e dallo scambio di
note 31 gennaio 1948, col quale sono ammessi anche affari di reciprocità, è scaduto 11 30 aprile.
Sono in corso trattative per la proroga dell'accordo.
(2) Sono ammessi affari di. reciprocità e compensazioni private.
(3) L'accordo è scaduto il 29 iebbraio 1348. In
data 5 marzo è stato parafato un nuovo accordo,
che non è ancora stato firmato e quindi non in
vigore.
(4) Sono ammessi affari di reciprocità.
(5) Sono anche ammessi scambi con pagamento
in valuta.
DISPOSIZIONI
PER IL COMMERCIO
SCAMBI COMMERCIALI
CON
LA
FRANCIA
Il Ministero del commercio con l'estero, Direzione generale accordi commerciali, con circolare n. 15714.7, ha
ripristinata la dizione originaria del contingente d ' i m portazione relativo a « spaccato di montone », che era
successivamente stata modificata in « montoni spaccati
greggi pielatl », ed ha trasferito tale prodotto dall'elenco
delle merci a dogana a quello delle merci a licenza.
Il Ministero del commercio con l'estero, Direzione generale accordi commerciali, con circolare n. 156961, ha comunicato quanto segue a precisazione di quanto disposto
con la circolare n. 155380 del 31 marzo u. s. :
« 1) L'esportazione dei tessuti di cotone misti con lana
(a fronte del contingente di « tessuti di raion o di cotone
o misti per foderami »), qualora la percentuale di lana
risulti inferiorle al 15 %, è condizionata alla presentazione
in dogana di una attestazione dell'Associazione cotoniera
italiana, via Borgonuovo 11, Milano.
2) L'esportazione dei sottonotati prodotti è condizionata
alla presentazione in dogana di una attestazione dell'Associazione cotoniera italiana, via Borgonuovo 11, Milano:
Alati di cotone, filati di cotone per reti da pesca, filati
di cotone .per l'industria elettrica, tessuti di cotone, traliccio di cotone per materassi e tessuti di cotone per
busti ».
Con nota n. 49115 il Ministero del commercio con l'estero,
Servizio esportazioni, ha revocata la disposizione per cui
i moduli 2 Esport e le corrispondenti fatture relativi a
esportazioni di agrumi in Francia dovevano esser vistati
dagli uffici dle'll'ICE.
Il Ministero del commercio con l'estero, Direzione generale accordi commerciali, con circolare n. 156780 ha
comunicato quanto segue, a modifica di quanto disposto
con la circolare n. 1S5380 del 31 marzo u. s.:
« 1) Il contingente all'esportazione di " f r u t t a , legumi
e ortaggi conservati nell'aceto, in salamoia e nello spirito, eccetto olive, conserva di pomidoro, pesci preparati
in scatole e altri (recipienti " , per frs. fr. 20.000.000 è
sostituito c o m e segue: " frutta, legumi e ortaggi conservati nell'aceto, in salamoia, nello spirito e sott'olio, eccetto olive, conserva di pomidoro, pesci preparati in
scatola e altri recipienti " ».
2) In via eccezionale le dogane sono autorizzate a
consentire direttamente l'esportazione verso la zona del
franco francese, a valere sul contingente globale « altre
m e r c i » , dei seguenti prodotti: tartufi freschi - cristalleria da tavola, e in genere - tubi di vetro - fiale, tubetti
e fialoni - .retini per fotoincisioni e rotocalco - tubi per
lampade a petrolio - globi per lampade da pesca - m o saico vetroso per rivestimenti e pavimentazioni - fiatoni
di vetro - ardesie - ambroggette ».
SCAMBI COMMERCIALI
CON
I PAESI
BASSI
In rapporto alla scadenza del vecchio accordo commerciale e di pagamento, e nell'attesa dell'entrata in vigore
del nuovo accordo parafato a Roma il 5 marzo u. s., il
Ministero del commercio con l'estero, Direzione generale
accordi commerciali, ha disposto che tutte le norme
finora emanate per la regolamentazione degli scambi
commerciali con 1 Paesi Bassi e territori della zona
monetaria del fiorino sono da considerarsi decadute, e
che nel frattempo gli scambi stessi potranno effettuarsi
esclusivamente mediante affari di reciprocità, previa
licenza, in ogni caso.
SCAMBI COMMERCIALI
CON
LA
POLONIA
In rapporto alla conclusione dei lavori della Commissione
mista italo-polacca, il Ministero del commercio con l'estero, Direzione generale accordi commerciali, ha apportato
le seguenti variazioni alile disposizioni contenute nella
precedente circolare n. 150711 del 15 gennaio u. s.:
«Lista A (esportazione di merci italiane in Polonia):
— Estratto di sommacco: modificato in: « s o m m a c c o »
— Estratti tannici: da tonn. 1.000 a tonn. 2.000;
— Macchina utensili e attrezzi per macchine utensili:
da 1.000.000 a 2.000.000 dollari U . S . A . ;
— Altre macchine, utensileria ed attrezzatura per la
industria: da 650.000 a 150.000 dollari U . S . A . ;
— Seta greggia e schappe: da 200.000 a 250.000 dollari
U.S.A.
Alla suddetta lista A viene aggiunto inoltre il seguente
contingente:
— Articoli tecnici per l'industria tessile: dollari U S A
500.000.'
Lista B (importazioni di merci polacche in Italia):
— Uova da n. 10.000.000 a n. 24.000.000;
— Laminati di ferro e acciaio: tonn. 10.000: su tale
contingente, costituito in precedenza soltanto da rotaie,
putrelle ed altri grossi profilati, vterranno ora fornite
tonn. 5.000 di lingotti di acciaio.
Alla suddetta lista B vengono aggiunti i seguenti contingenti:
— Ghisa: tonn. 2.000;
— Segati di legname resinoso: me. 10.000.
CON
UFFICIALI
L'ESTERO
Per l'utilizzo dei suddetti contingenti valgono le seguenti norme :
A) I contingenti di cui appresso continuano a essere
compresi nel capo I :
— Esportazioni di merci italiane in Polonia - lettera a) (esportazioni a dogana) di cui alla citata circolare
n. 1507111 del ,15 gennaio u. s.:
— Estratti tannici, tonn. 2.000;
— Macchine utensili e attilezzi per macchine utensili,
dollari U.S.A. 2.000.000;
— Altre macchine, utensileria ed attrezzature per
l'industria, dollari U . S . A . 150.000;
— Seta greggia e schappe, dollari U.S.A. 250.000.
A l suddetto capo I, lettera a) viene altresì aggiunto il
nuovo contingente:
— Articoli tecnici per l'industria tessile, dollari U.S A
500.000.
B) I contingenti di cui appresso restano compresi nel
capo II - importazioni di merci polacche in Italia - lettera a) (a dogana) di cui alla circolare sopracitata:
— Uova, n. 24.000.000.
Al suddetto capo II, lettera a) viene aggiunto il nuovo
contingente:
— Segati di legname resinoso, me. 10.000.
Il contingente « ghisa, tonn. 2.000 » viene invece aggiunto alla lettera b) del medesimo capo II (importazioni
a licenza).
C) Per quanto si riferisce all'utilizzo dei contingenti
soggetti a preventiva licenza ministeriale, di cui alle
lettere b) dei capi I e II diella circolare n. 150711 dei
15 gennaio u. s., si provvederà alla messa in distribuzione
m una sola volta delle restanti quote dei contingenti annuali (relative cioè al 2", 3° e 4° trimestre (1948) sia per le
importazioni che per le esportazioni. Le 'domande relative
a tali importazioni ed esportazioni, redatte secondo 1»
norme generali in vigore, dovranno essere presentate ai
competenti Servizi importazioni ed esportazioni di questo
Ministero non oltre il 5 giugno p. v. Le domande pervenute dopo tale data non saranno prese in considerazione.
Le altre disposizioni di cui alla suddetta circolar"
'15 gennaio 194«, n. 150711, restano immutate ».
ESPORTAZIONE PRODOTTI
ORTOFRUTTICOLI
S U C C H I DI F R U T T A E F R U T T A C O N S E R V A T A
IN C O M P E N S A Z I O N E PRIVATA.
L'Ufficio stampa del Ministero del commercio con l'estero comunica quanto segue:
« Come è .noto, questo Ministero allo scopo di agevolare
:a nostra esportazione d i prodotti ortofrutticoli, succhi di
frutta e frutta conservata ha concesso che la esportazione
dlei .protìotti stessi verso gaesi con i quali gli scambi si
effettuano sulla base delle compensazioni private possa
avvenire in deroga alla normale clausola « l'importazione
deve precedere la esportazione o avvenire contemporaneamente ».
Ora. si è dovuto constatare che molte ditte, effettuata
l'esportazione, chiedono che venga sostituita la originària
contropartita all'importazione, adducendo il motivo che il
fornitore estero non è in grado idi effettuare la consegna
in quanto le competenti autorità non concedono la necessaria autorizzazioirte d i esportazione.
Questo Ministero, per o v v i e ragioni, non sempre può
aderire a richieste del genere, in quanto spesso le nuove
contropartite che vengono offerte in compensazione della
merce già esportata, riguardano prodotti per i quali difficilmente la compensazione sarebbe stata autorizzata se
fossero stati proposti al momento in cui venne prospettata la compensazione stessa.
Si richiama l'attenzione degli interessati sui rischi cui
possono andare incontro continuando ad avvalersi della
deroga delia clausola in questione, facendo rilevare che
tale deroga non implica affatto l'obbligo da parte di questo Ministero di concedere la sostituzione delle contropartite all'importazione ».
ESPORTAZIONE ACETATO CELLULOSA
VERSO PAESI A V A L U T A
Il Ministero del commercio con l'estero, Servizio esportazioni, con circolare n 612372/77 ha disposto perchè sia
conferita alle dogane la facoltà di consentire direttamente
l'esportazione verso paesi a valuta di acetato di celluiosa
(voce doganale 727-a).
ESPORTAZIONE
VINI IN GRAN
BRETAGNA
li Ministero del commercio con l'estero, Dir. gen. accordi commerciali, con circolare n. 157303, ha disposto
quanto segue:
1) L'esportazione di vini verso il Regno Unito è soggetta al visto preventivo dell'Istituto nazionale per il
commercio estero, da apporre sul documento valutario
(timbro le firma di un funzionario).
2) ¡Detto visto verrà apposto, per quanto riguarda i
vini da tavola, soltanto se in bottiglie e fiaschi, mentre
per il vermout ed il marsala il visto verrà concesso anche
se la m e r c e è condizionata in fusti e damigiane.
Per il rilascio del visto, gli interessati possono rivolgersi ad uno qualsiasi degli uffici periferici dell'ICE.
BREVE RASSEGNA DELLA «GAZZETTA UFFICIALE»
D. L. 2 marzo 1948, n. 211 (« G. U. » n. 81): Investimento
di capitali stranieri in Italia.
Il R.D.L. 24-7-1942, n . 8'07, concernente le modalità p e 7
l'investimento di capitali stranieri in Italia è abrogato
Gli stranieri o i cittadini italiani residenti all'estero >,hé
dimostrano di avere successivamente alla data di entrata
iin Vigore del presente decreto (7-4-1948) effettuato investimenti di capitale estero in Italia in diviste, o in valuta
estera liberamente utilizzabile per pagamenti all'estero e
ceduto all'Ufficio italiano cambi, possono trasferire all'estero a mezzo dello stesso Ufficio e per il tramite del'la
Banca d'Italia o di una delle banche contemplate dall'art
10 del D.3VT. 8-12-1934:
1) le rendite, gli interessi e i frutti, per gli investimenti in beni immobili o in mutui, nonché i dividendi
e gli Interessi effettivamente percepiti degli investimenti
in titoli azionari, ed obbligazioni acquistati o sottoscritti
in Italia, limitatamente all'I % in più dell'interesse legale annuo;
2) i capitali derivanti da un eventuale successivo realizzo, limitatamente dall'ammontare della valuta originariamente importata, e sempre che il trasferimento sia
chiesto non prima dei due anni dall'investimento e non
superi il 50 % per ogni biennio.
L'utilizzo delle somme non ammesse al trasferimento
può essere effettuato secondo le modalità previste dalle
disposizioni valutarie. Gli investimenti indicati nell'articolo precedente possono essere fatti anche in macchinari
per impianti industriali, per un vtalore equivalente alla
metà dell'importo totale da investire. In tal caso l'investimento per la parte che riflette il macchinario, è soggetto all'autorizzazione dei competenti Ministeri. Il trasferimento all'estero del capitale corrispondente alla divisa o valuta investita in macchinari non può essere chiesto prima che siano decorsi cinque anni dall'investimento
E' fatto obbligo alle Banche, ai notai, agli agenti di cambio ed in genere ai pubblici Ufficiali, che intervengono
ad operazioni che comunque importino investimenti di
capitale straniero in Italia, di comunicarne all'Ufficio italiano cambi le complete modalità entro trenta giorni
dalla conclusione delle operazioni stesse specificando la
valuta ceduta ed il suo ammontare. Le Società ed in
.genere le imprese che svolgono la loro attività nel territorio dello Sfrato, sono tenute a comunicare all'Ufficio
italiano dei cambi le alienazioni di titoli azionari o di
quote di partecipazione fatte a favore di stranieri o dì
cittadini italiani residenti all'estero. Per gli inadempienti
e comminata una sanzione pecuniaria non inferiore alle
L. MO.OOO e non superiore al tripla dell'importo delle
somme investite. La sanzione di cui al comma precedente
ha carattere civile, e la riscossione ne è fatta con l'osservanza delle disposizioni per la riscossione delle entrate
patrimoniali dello Stato, su ingiunzione del Ministero n»r
il commercio con l'estero.
D. L. 26 marzo 1948, n. 261 (« G. U. » n. 90): Assetto della
finanza delle Provincie e Comuni.
11 provento dell'Imposta generale sull'entrata riscossa
dagli uffici delle imposte di consumo a norma dell'art 14
della legge 19-6-1940, n. 762, e successive modificazioni
sul bestiame bovino, ovino, suino ed equino e sui vini
mosti ed uve da vino e della relativa addizionale straordinaria istituita col D.L.d.iC.P.iS. 25-11-111947, n. 1283, è attribuito per nove decimi al Comuni nei quelli avviene la
riscossione. L'Amministrazione dei detti tributi resta demandata alla Direzione generale delle tasse e delle imposte indirette sugli affari ed al competenti uffici di
finanza periferici. L'imposta è riscossa dagli uffici delle
imposte di consumo esclusivamente in modo virtuale e
versata, pure in modo virtuale, all'Ufficio del registro al
netto dell'aggio spettante per la riscossione a norma delivigenti disposizioni nei cinque giorni successivi al mese
in cui la riscossione medesima si è verificata. La erogazione ai comuni dei nove decimi delle somme come sopra
introitate dall'Erario è effettuata dall'Intendenza di finanza entro lo stesso mese in cui è stato eseguito il
versamento dell'imposta presso gli Uffici del Registro
sulla base dei dati forniti dagli uffici medesimi. Il provento dei diritti erariali sul pubblici spettacoli cinematografici, di varietà aventi almeno un numero di cinematografo comunque e dovunque dati al pubblico anche se in
circoli o sale private, di circoli equestri, di marionette
di giostre, di carosselli, ai altalene, tatooga, otto volanti'
montagne russe, tapis roulants, tiri al bersaglio e simili
sulle mostre, fiere, esposizioni, manifestazioni sportive con
o senza scommesse od il provento dei diritti erariali sulle
scommesse sono devoluti ai Comuni nei quali i diritti
stessi vengano riscossi, al netto dei contribuenti stabiliti
dagli articoli 6 e 7 del regio decreto legislativo 30-5-1946
538, e 1 del decreto legislativo 20-2-1948 n 62 e dà
analoghe eventuali successive disposizioni legislative, nonché dagli aggi spettanti alla Società italiana autori ed
editori, incaricata dell'accertamento, della liquidazione
riscossione e riparto dei diritti medesimi da determinarsi
in base a convenzione. Il provento delle pene pecuniarie
comminate per la riscossione dei diritti erariali predetti
e devoluto allo .Stato. A l versamento ai Comuni dei diritti
erariali agli stessi devoluti, riscossi in ciascun mese, prov-
vedono le Intendenze di Finanza competenti per territorio
entro il secondo mese successivo a quello della riscossione
in base alla liquidazione di reparto predisposta dalla Società italiana degli autori ed editori, previo accertamento
dell'eseguito versamento in tesoreria da parte della Società stessa dei diritti erariali riscossi nel mese precedente. L'art. 100 del testo unico del 14-9-111931, n. 1175 con
le successive modificazioni, è sostituito dal seguente:
« I Comuni possono imporre 1 seguenti diritti accessori
nelle misure sotto indicate:
1) diritto di statistica: lire dieci per ciascuna bolletta;
2) diritti di assistenza ad operazioni eseguite a domicilio a richiesta e nell'interesse esclusivo dei contribuentilire sessanta per ogni ora e per ogni impiegato od agente;
3) diritti di magazzinaggio :
a) per le merci depositate nei magazzini di proprietà dell'Amministrazione: per ciascun collo lire 10 al
giorno per ogni cento kg. o frazione;
b) per le merci depositate nei magazzini di proprietà
privata; per ogni apertura di deposito e per operazioni
di immissione o di estrazione entro la prima ora lire
cinquanta; per le ore successive lire trenta per ogni ora
o frazione di ora.
L'importo del diritti di statistica di cui al n. 1) è devoluto al Comune, e nella misura del 90 %, anche nel caso
di gestione appaltata, previa deduzione, a favore dell'appaltatore, dell'agio del 10 %. La restante quota del 10 % è
versata direttamente agli uffici delle imposte di consumo
ed apposito .conto corrente postale intestato alla Direziona
.generale della finanza locale, naie fondo sarà ripartito
ed erogato con decreti del Ministero per le Finanze a favore del personale della predetta Direzione generale, per
finalità analoghe a quelle indicate nel decreto legislativo
111-5-194.7, n. 378 ». H primo commla dell'art. 126 del T U
14-9-1931, n. .1W5, è sostituito dal seguente: ,< L'imposta è
ragguagliata ad un'aliquota percentuale sul valore medio
di ciascuna specie di bestiame che è determinato di anno
ih anno dalla Commissione Provinciale di cui al precedente art. 22 ». L'art. 24 del T.U. 14 settembre 193:1, n. 1175
e successive modificazioni è sostituito dal seguente- « L a
circolazione sulle strade pubbliche o soggette al pubblico
transito dei carri, vetture ed altri veicoli a trazione (mimale è assoggettata ad una tassa annuale obbligatoria a
favore delle Provincie, dei Comuni e dei consorzi degli
? « " Ì S l . , c 0 s t i l t u l t l a- norma del decreto luogotenenziale
1-9-1918, n. 1446, nella misura della seguente tariffaCarri od altri veicoli a trazione animale del peso lordo (cioè peso proprio più
carico massimo)
Vetture
fino a quintali 5 per
ruota
L. 500
da oltre quintali 5
fino a 15 per ruota » ÌOOO
oltre quindici quintali per ruota . . » 2000
a due posti, compreso qulello del
conducente . . .
500
a più di due posti,
compreso
quello
del conducente .
1000
Per i carri e le macchine agricole che non siano esenti
ai sensi dell'art. 220 lettera g) idei presente T u
la
tassa e ridotta del 50 % ». i primi tre comma dell'art' "78
del T. U. 14 settembre 1931, n. 1175, sostituito dall'art '»8
del D. L. L. 8 marzo 1948, in. 62, sono modificati come
appresso: « Sui ricorsi decide in primo grado la Commissione Comunelle. La Commissione è formata di sessanta
membri nei Comuni appartenenti alla classe A di quarantacinque di quelli appartenenti alle classi B e C di
trenta in quelli .appartenenti alle classi D ed E ed' in
quindici in quelli appartenenti alle ultime classi indicate
nell'art, ili. La Commissione è costituita con provvedimento del Sindaco: un terzo dei componenti è nominato
dal Consiglio Comunale, un terzo dalla Camera di Commercio Industria ed Agricoltura, sentito il Comitato Provinciale dell'agricoltura, fra le categorie rappresentate ed
un terzo dal,precetto fra i contribuenti non compresi nelle
categorie predette, in caso «di comprovate necessità il
Consiglio Comunale con deliberazione soggetta all'approvazione della Giunta Provinciale amministrativa può aumentare il numero dei componenti della Commissione
purché questo risulti dividibile per tre. I 'componenti delia
Commissione non dovranno superare il numero di no
vanta per i Comuni della classe A, dli sessantacinque per
quelli delle classi B e c, di quarantacinque per quelli
delle classi D ed E e di trenta per quelli delle altre classiessi devono avere i requisiti per Ile elezioni a consigliere
comunale. ¡La Commissione elegge nel proprio seno a maggioranza assoluta di voti e di scrutinio segreto, il presidentle ed uno o più vice presidente». Nel primo comma
dell'art. 283 del T. U. ,14 settembre .1931, n. 1175, è sostituito dalle seguenti disposizioni: « Per ila risoluzione dei
ricorsi previsti dal precedente art. 282 è istituita presso
la Giunta Provinclalle Amministrativa urna sezione speciale
per ì tributi locali. La detta sezione speciale dura in carica quattro anni e si compone:
del prefetto o da chi n e f a le v e c i c h e la p r e s i e d e ;
d e l v i c e p r e f e t t o ispettore o d e l r a g i o n i e r e capo di
p r e f e t t u r a ispettore;
dell'Intendente di Finanza;
di un c o n s i g l i e r e d i prefettura designato 'dal p r e f e t t o ;
di u n funzionario d e l l ' I n t e n d e n z a d i Finanziai designato
dall'Intendente;
d i un rappresentante dei C o m u n i designato dal p r e fetto, e di un rappresentante dei lavoratori designato d a l l'-Ispettorato p r o v i n c i a l e d e l l a v o r o ;
di tre m e m b r i effettivi e tre supplenti s c e l t i f r a p e r s o n e esperte in m a t e r i a 'giuridica a m m i n i s t r a t i v a e tecnica e n o m i n a t i con deliberazione della D e p u t a z i o n e p r o v i n c i a l e a p p r o v a t a dal p r e f e t t o ;
d i d u e m e m b r i e f f e t t i v i e d u e s u p p l e n t i scelti dal p r e fetto s u t e r n e p r o p o s t e dalla 'Camera d i C o m m e r c i o P r o v i n c i a l e dell'agricoltura ;
I l P r e f e t t o e l ' I n t e n d e n t e 'di finanza d e s i g n a n o rispettiv a m e n t e c o m e s u p p l e n t i u n consigliere d i p r e f e t t u r a e u n
funzionario d e l l ' I n t e n d e n z a . I supplenti intervengono alle
sedute 'soltanto in caso d i assenza del m e m b r i e f f e t t i v i
d e l l e rispettive categorie ». L'art. 292 del T . U . 14 s e t t e m b r e 1931, n. 1175, è sostituito 'dal s e g u e n t e : « Chiunque,
a v e n d o n e l'obbligo, n o n p r e s e n t a la denuncia tìi c u i a l l'art. 274 del presente T. U., è soggetto ad u n a sopratassa
pari a l terzo del tributo dovuto per u n a n n o . C h i u n q u e
abbia presentato u n a denuncia infedele, in guisa da sottrarsi u n q u a r t o a l m e n o 'dall'imposta o tassa dovuta, è
-soggetto ad urna sopratassa p a r i a d un terzo della d i f f e renza tra il tributo effettivamentle dovuto per l'anno e
quello c h e starebbe stato a p p l i c a b i l e in b a s e alla d i c h i a razione f a t t a . Quando l ' a c c e r t a m e n t o o la rettifica s o n o
definiti m e d i a n t e a c c o r d o tra l ' A m m i n i s t r a z i o n e e il c o n tribuente p r i m a tìhe sia intervenuta alcuna decisione delia
C o m m i s s i o n e Comunale, la sopratassa p e r o m e s s a d e n u n zia è c o m m i s u r a t a a l tributo dovuto in b a s e a l l ' a c c o r d o
ed è ridotta a l l a m e t à 'di quella c h e s a r e b b e stata a p p l i c a b i l e a nonma del p r i m o c o m m a del p r e s e n t e articolo
m e n t r e la sopratassa per i n f e d e l e d e n u n c i a è a n n u l l a t a ».
A l l ' a r t . ,332 d e l T . U . 3 m a r z o 1934, n. 383, s o n o a g g i u n t i i
seguenti c o m m a : « P e r i s C o m u n i con p o p o l a z i o n e inferiore
ai c i n q u e m i l a abitanti, le attribuzioni "delia C o m m i s s i o n e
c e n t r a l e p e r l a finanza locale, s o n o d e m a n d a t e alla Giunta
provinciale a m m i n i s t r a t i v a . D e i p r o v v e d i t o e n t i diella G i u n ta p r o v i n c i a l e a m m i n i s t r a t i v a 'deve essere trasmessa copia
a l Ministero d e l l ' I n t e r n o entro dieci giorni d a l l e d a t e
'diella loro a d o z i o n e ». L'art. 386 d e l T . U. 3 m a r z o 1934,
n. 383', è sostituito dal s e g u e n t e : '« Per ie P r o v i n c i e c h e
n o n o s t a n t e l ' a p p l i c a z i o n e della sovraimposta
fondiaria
a l terzo limite e delle a l t r e eccezionali i m p o s i z i o n i p r e scritte per r a g g i u n g e r e tale limite, non possano c o n s e guire il pareggio fra, le e n t r a t e e le spese ordinarie
a u m e n t a t e d e . l e rate d i a m m o r t a m e n t o dei m u t u i in
(estinzione p u ò essere autorizzato, c o n i 'decreti i n t e r m i nisteriali 'di a p p r o v a z i o n e dei rispettivi bilanci, su p r o p o sta della C o m m i s s i o n e c e n t r a l e p e r la finanza locale, la
a p p l i c a z i o n e idi ulteriori a u m e n t i d i tributi indispensabili
p e r il p a r e g g i o economico dei bilanci f'I'sisi. I detti d e c r e t i saranno adottati d i c o n c e r t o tra i M i n i s t r i p e r l ' i n terno, p e r l e finanze e p e r il tesoro ».
D. L. 6 aprile 1948, n. 273 (« G. TJ. » n. 91): Restituzione
dei diritti sui prodotti di cotone in esportazione.
E' a b r o g a t o l'art, unico d e l R . D . 3 ottobre 1941, n. 1203,
s u l cotone c o n t e n u t o mei m a n u f a t t i c h e s i esportano. La
agevolezza, prevista dall'art. 21 del R. D . L. 9 g e n n a i o 1940,
m. 2, convertito, in modificazioni, nella l e g g e 119 g i u g n o ,1940, n . 762, relativo alla restituzione della imposta
generale sull'lentrata pagata s u l l a i m p o r t a z i o n e del cotone
greggio o c c o r s o p e r la f a b b r i c a z i o n e dei prodotti esportati,
è ripristinata ad estesa del diritto d i licenza istituito
con R. D . ,L. 13 m a g g i o ,1936, n. 894, convertito nella l e g g e
17 f e b b r a i o 1936, n. 334, e s u c c e s s i v e modificazioni. A i fini
della restituzione d e l l ' i m p o s t a sull'entrata e del diritto
d i licenza il valore da 'attribuirsi a l quantitativo di c o t o n e
contenuto n e i m a n u f a t t i esportati, indicati in p e s o nella
bolletta di esportazione v e r r à stabilito, c o n decreto d e l
Ministero d e l l e Finanze, in b a s e al valore m e d i o del
c o t o n e g r e g g i o i m p o r t a t o dall'estero n e l s e m e s t r e precedente a q u e l l o in cui a v v i e n e l'esportazione d e i m a n u fatti m e d e s i m i .
f
D. d. P. d. 26 febbraio 1948, n. 276 (« G. U. » n. 91): Modificazione della tariffa dei diritti di Borsa spettanti
alla Camera di Commercio Industria e Agricoltura
di Torino.
I l diritto a n n u o p e r la quotazione ufficiale dei titoli
della B o r s a V a l o r i d i T o r i n o è stabilito in Ldt. SO (cinquanta) p e r o g n i m i l i o n e o frazione di m i l i o n e d i capitale
n o m i n a l e della società, c u i le azioni 'appartengono, o di
a m m o n t a r e c o m p l e s s i v o d i o g n i singolo tipo d i o b b l i g a zione, o altro titolo dell'istituto, e n t e o società, a m m e s s i
a l l a quotazione ufficiale. L ' i m p e g n o d i quotazione è a n n u a l e e d e c o r r e d a l 1° gennaio. L'arano in corso si c o m puta pler l'anno intero, q u a n d o l'iscrizione d e l titolo nei
listino ufficiale a v v e n g a nel 1° s e m e s t r e ; quando i n v e c e
l'iscrizione a v v e n g a n e l 2° semestre, il diritto da corris p o n d e r s i è ridotto a m e t à . L ' i m p o r t o d e l l e successive
emissioni si s o m m a all'importo d e i titoli già a m m e s s i a
q u o t a z i o n e p e r calcolare il s u p p l e m e n t o d o v u t o ; n e l caso
d i emissione a v v e n u t a n e l 2° semlestre il diritto d o v u t o
è ridotto a m e t à . Sono esenti d a tassa i valori c h e la
legge a m m e t t e d i diritto a quotazione in Borsa.
D. L. 1° aprile 1948, n. 300 (« G. U. » n. 95): Unificazione
dell'aliquota dell'imposta di ricchezza mobile sulle
retribuzioni dei prestatori d'opera.
L ' i m p o s t a di ricchezza m o b i l e sui r e d d i t i d i lavoro classificati in categoria C/2 s i applica, f e r m a restando l'esenzione fino a L. 240.000, ragguagliate a d anno, disposta d a l l'art. 2 d e l D . L. d. C. P . d . S. IP s e t t e m b r e 194,7, n . 982,
c o n l e aliquote s e g u e n t i :
4 % s u l reddito e c c e d e n t e L. 240.000 fino a L. 960.000
ragguagliate a d a n n o ;
8 % sulla p a r t e d i rleddito che supera L. 960.000 r a g guagliate a d anno.
La disposizione contenuta nel c o m m a precedente ha
effetto d a l periodo d i p a g a in corso a l 1° aprile 1948.
D. M. 8 aprile 1948 (« G. U. » n. 95): Disposizione per
la denuncia alle sedi provinciali dell'Ente Autotrasporti Merci (E.A.M.) di tutti gli autoveicoli adibiti
al trasporto di cose e determinazione della misura
del diritto di statistica spettante all'Ente stesso.
Tutti g l i a u t o v e i c o l i adibiti al trasporto d i c o s e deb^
bono essere d e n u n c i a t i alle sedi p r o v i n c i a l i d e l l ' E n t e A u totrasporti M e r c i ( E . A . M . ) dalle quali rispettivamente d i p e n d o n o , entro sessanta giorni dall'entrata in v i g o r e del
presente decreto. L ' o b b l i g o imcoiruble a tutti i proprietari
o detentori a q u a l u n q u e titolo degli 'autoveicoli m e d e s i m i .
P e r g l i autoveicoli adibiti al trasporto d i c o s e che n e l
correntie anno saranno immatricolati p e r la p r i m a volta
s u c c e s s i v a m e n t e all'entrata in v i g o r e del presente d e creto, il termine p e r la denuncia decorre dalla d a t a di
immatricolazionie. L e d e n u n c i a effettuata per l ' a n n o 1948,
ai sensi d e l p r e s e n t e decreto, v a l e a n c h e p e r l ' a n n o 1947,
r e l a t i v a m e n t e agli a u t o v e i c o l i c h e n o n siano stati d e n u n ciati p e r l ' a n n o 1947 m e d e s i m o , n e i termini stabiliti d a i
D . M. 18 a p r i l e 1947, ,n. ,9486/646 e 27 g i u g n o 1947, n u m e ro 16474/026.5. I p r o p r i e t a r i o i detentori a q u a l u n q u e titolo
di a u t o v e i c o l i d e n u n c i a t i i n c o n f o r m i t à a quanto disposto
dal precedente art. 1, .sono tenuti a d e n u n c i a r e altrlesì la
e v e n t u a l e distruzione d e g l i autoveicoli m e d e s i m i alle c o m petenti sledi p r o v i n c i a l i d e l l ' E . A . M . A l l ' a t t o della d e n u n cia, l ' E n t e A u t o t r a s p o r t i M e r c i ,è autorizzato a percepire,
p e r o g n i autoveicolo, q u a l u n q u e n e sia la categoria e la
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(duecento cinquanta).
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il 31 d i c e m b r e 1948, s o n o prorogati a frale data.
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DEPOSITI E CONTI CORRENTI AL 31-12-1947
ASSEGNI IN CIRCOLAZIONE
CARTELLE FONDIARIE IN C I R C O L A Z I O N E .
FONDI PATRIMONIALI
.
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19.701.509.136,67
1.206.624.219,32
1.069.843.000 —
468.012.806,86
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LA M U L T I S U M M A 14
TUTTI
I CALCOLI
S. E. T. - S O C I E T À
IN UN
E D I T R I C E
ATTIMO
T O R I N E S E
E FINALMENTE L'ATTESA
ADDIZIONATRICE E MOLTIPLICATRICE VELOCE ELETT R I C A S C R I V E N T E C H E PERM E T T E DI L E G G E R E N O N
S O L O IL R I S U L T A T O MA ANCHE I DUE FATTORI DELLA
O P E R A Z I O N E , Q U E S T A MACCHINA SFRUTTANDO
IL
C A M P O DEI N U M E R I N E G A TIVI PUÒ ESEGUIRE CON
ESTREMA RAPIDITÀ ANCHE
OPERAZIONI CHE ESCONO
DALLA NORMALE ARITMET I C A ED A S S I C U R A ECCEZIONALI
SEMPLIFICAZIONI
NELLA ORGANIZZAZIONE
DEI S E R V I Z I C O N T A B I L I , AMMINISTRATIVI, BANCARI.
STATISTICI E TECNICI
- CORSO
ViLDOCCO
3
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T O R I N O