INDICINALE A CURA DELLA CAMERA DI COMMERCIO
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INDICINALE A CURA DELLA CAMERA DI COMMERCIO
INDICINALE A CURA DELLA CAMERA DI COMMERCIO INDUSTRIA E AGRICOLTURA DI TORINO ^TtVIVOI" L. 2 0 0 P I E M O N T E TORINO L O M B A R D I A MILANO V E N E T R I U Via Vittor Pisani 7 - Telefono 65.246 O PADOVA F Via Madama Cristina 149 - Telefono 66.624 Via Gobetti angolo Via Solaro - Telefono 553.235 L Via Nicolò Tommaseo 6 A - Telefono 25.855 I UDINE Via Vittorio Veneto 48 - Telefono 7.18 L I G U R I A GENOVA t o s c a n FIRENZE E M I L I Via Granello 41 r - Telefono 56.540 a Piazza della Repubblica 5 - Telefono 23.110 A BOLOGNA Via Gal Mera 93 - Telefono 34.833 LAZIO - UMBRIA R O M A Via Viminale 43 - Telefono 484.308 ABRUZZI - MARCHE ANCONA Via Frediani 8 - Telefono 33.33 CAMPANIA-LUCANIA M O U S E - CALABRIA NAPOLI P S U I G C L I E LECCE I L I Via San Giacomo 40 - Telefono 22.891 Via Salvator Trínchese 6 - Telefono 11.11 A PALERMO Via Mariano Stabile 279 - Telefono 14.939 S A R D E G N A CAGLIARI Via Sassari 39 MICROTECNICl TORINO H • B ì $ Esili £ H i N. 35-36 ¡5 Maggio 1948 r~ CONSIGLIO DI REDAZIONE dott. A U G U S T O BARGONI prof. dott. A R R I G O B O R D I N prof. avv. A N T O N I O CALANDRA dott. G I A C O M O F R I S ETTI prof. dott. S I L V I O G O L Z I O prof. dott. FRANCESCO P A L A Z Z I - T R I V E L L I prof. dott. L U C I A N O Direttore GIRETTI dott. A U G U S T O BARGONI C o n d i r e t t o r e responsabile QUINDICINALE A CURA DELLA CAMERA DI COMMERCIO INDUSTRIA E AGRICOLTURA DI TORINO UNIONE DOGANALE 0 CARTELLO INTERNAZIONALE ? Piano Marshall e conseguente programma americano e dei sedici paesi dell'Europa Occidentale per il risanamento del nostro continente hanno un valore ancor più grande di quello, già grandissimo, espresso dalle cifre rappresentanti carbone o grano o attrezzature industriali. Piano e programma hanno infatti apportato a centinaia di milioni di europei il dono inestirpabile della speranza che — dopo decenni di nazionalismi autarchici antinazionali e fallimentari, con passivi segnati a inchiostro di lagrime e sangue per i più e con attivi truffaldini per una minoranza ristrettissima di cavalieri della miseria altrui — finalmente i governanti d'Europa si decidano a mutar politica, sostituendo quella della carestia e dell'ingiustizia protezionistica con l'altra, tanto invocata e attesa, della produzione e degli scambi liberi da vincoli, per il raggiungimento della socialità e della giustizia nel benessere comune. Si tratta ora di fare in modo che la speranza abbia a realizzarsi, perchè, dopo tante illusioni e delusioni lontane e recenti, la sopportazione degli europei difficilmente saprebbe ancora resistere, senza ricorrere a soluzioni di sovvertimento disperato, ad una nuova caduta nel precipizio dal volo cui, appunto, ci stanno ora sollevando le ali della speranza in un futu-ro migliore di cooperazione e di produzione. Proprio perchè al successo dell'iniziativa americana — successo in gran parte dipendente dalla volontà e dalla capacità europea di rimediare agli errori del passato — è subordinato l'avvenire della civiltà di questa nostra amata patria Europa, e c o n ' e s s o l'avvenire di noi tutti, occorre stare bene in guardia contro gli errori in buona fede o gli intrighi in mala fede di certi responsabili. Il discorso vale per il progetto di unione doganale italo-francese. Esso è una conseguenza diretta del piano Marshall, perchè, se l'Europa in complesso deve venir risanata nel giro di pochi anni, è mestieri risanarne i paesi componenti, abbattendo le muraglie doganali che li separano e immiseriscono; e se la p r o duzione deve essere aumentata, bisogna tornare alla libertà di scambi internazionali che, sola, è capace di aprire la strada agli sviluppi produttivi con contemporanea riduzione dei costi e degli sprechi delle autarchie nazionali. tamento loro finora graziosamente concesso dai dazi, dai contingenti e dagli altri vincoli creati da un interventismo statale pessimamente orientato. Fra i primi risultati degli incontri già avvenuti ne conosciamo per ora uno, che non è un risultato, ma un fiasco preoccupante. Riguarda i lavori delle delegazioni vitivinicole italiana e francese, recentemente incontratesi in Roma per giungere dopo molte chiacchiere al nulla di fatto del rinvio di ogni discussione, perchè la delegazione impegnasse del 1939. francese pretendeva a limitare la nostra che quella produzione italliana si alle dire Bisogna a questo proposito lanciare alto e forte il grido d'allarme, come sempre faremo, in avvenire, quando ci troveremo di fronte a simili inaudite pretese, vengano esse da Francia, da Italia o da qualsivoglia altro paese interessato alla ricostruzione europea. Se l'unione doganale fra i nostri paesi dovesse — Dio, buon senso e giustizia ne guardino! — realizzarsi soltanto a mezzo di accordi cosi impostati, ciò significherebbe non ricostruire affatto. Significherebbe invece sostituire, al monopolio sfruttatore delle autarchie nazionali un altro monopolio per nulla migliore: quello, non meno sfruttatore, dei cartelli internazionali di contingente, miranti a limitare la produzione per as- , sicurare, a tutto danno dei consumatori, la conservazione cristallizzata di certi profitti dei profittatori di una politica della miseria, della carestia, delle locuste e delle altre piaghe d'Egitto. Il piano Marshall e le conseguenti unioni doganali europee vogliono l'aumento, e non la diminuzione o la stasi, della produzione. Accettare ipocritamente l'unione doganale ed economica per trasformarla poi in pratica in un cartello internazionale limitatore della produzione significa combatterne le conseguenze benefiche, sabotarne il principio informatore e trasformare la grande speranza dei popoli d'Europa in una colossale delusione truffaldina, foriera dei peggiori disastri. Sarebbe molto triste e umiliante se, nei riguardi di una parte almeno di noi europei, gli americani dovessero improntare la loro futura politica a certe parolette di Lincoln, ch'essi di certo non dimenticano: « You can fool some of the people you can fool aiti of the people some you can'\t foal ali of the people ali ali of of the of the the time; time; but time », l e quali, in buon italiano, significano: «Potete menar Orbene, per la realizzazione dell'unione doganale ed iper il naso alcuni per sempre, o tutti per un po'; ma economica tra Italia e Francia si è ricorso, fra l'altro, non tutti per sempre ». a convegni tra produttori dei due paesi. Nulla di male in ciò, se — come dovrebbe essere naturale — i convegni e i susseRosa dei venti p a g. 23 SOMMARIO: guenti accordi mirano a superare L e porcellane di Vinovo (G. Ferruzzi) pag. 24 U n i o n e doganale o cartello interal più presto e con equa distribunazionale ? pag. I L e relazioni commerciali del Piezione degli indispensabili sacrifici L ' e u r o p e o Einaudi (L. Giretti) . . pag. 2 monte (D. Gribaudi) pag. 26 il periodo di transizione tra il reL a morale della produzione (G. AlN o t e sulla valutazione degli stabili gime antieconomico delle economie pino) pag. 3 (A. Cian) pag. 28 Considerazioni su di un convegno chiuse e quello produttivistico delSul problema edilizio (A. Majocco) pag. 29 (C. Bertagnolio) pag. 4 la progettata unione. Ma, al conBuon lavoro per l ' E u r o p a (relazioni Mercati p a g . 33 trario, gran male e gran danno se varie sul preconvegno torinese del N o t i z i a r i o estero pag. 35 •certi interessi dei due paesi inten13 maggio) da pag. 5 a pag. 15 Il mondo offre e chiede . . . . pag. 39 dessero invece coalizzarsi o imporL e esposizioni industriali di Torino B r e v e rassegna della « Gazzetta Uf(A. Fossati) pag. 18 si gli uni agli altri per continuare ficiale » pag, 43 L'esportazione italiana di autoveiin altro modo, a spese delle comucoli (G..Cosmo) pag. 21 P r o d u t t o r i italiani pa g. 45 nità nazionali, nell'ingiusto sfrut- L'EUROPEO I pessimisti vanno dicendo — e purtroppo sono in grado di appoggiare con molte prove le loro asserzioni — che, nella nostra marcia verso la decadenza, quantità numero e materia prevalgono in sempre maggior misura su qualità personalità e spirito, mentre gli uomini, non più individui ma massa, divengono via via gli ingranaggi di una società assumente dovunque gli aspetti di un gigantesco formicaio dominato dagli « ingegneri » delle macchine, dei corpi e delle anime. Con questa trasformazione l'umanità paga a caro prezzo il « progresso » tecnico recente, tanta fuor di proposito ritenuto da molti ancora civiltà, e se forse — qualora non si tenga conto delle distruzioni già arrecate dal « progresso » stesso e della paura di altre future catastrofi — ha ottenuto maggior sicurezza materiale e diminuito l'ansia continua della gara nella concorrenza, ha dovuto accettare in cambio l'asservimento ad un lavoro specializzato uniforme e monotono in officine e uffici burocratizzati, con la sola speranza di poter raggiungere, un giorno lontano, un benessere materiale che, privo di libertà e di gioia, nel regime della fabbricacaserma, avrebbe ben poco del paradiso terrestre e molto, invece, del grigiore di un limbo nebbioso, Sarebbe, questo, yp ben triste destino. Per le maggioranze, per gli uomini comuni, naturalmente, perchè i filosofi, gli eroi e gli altri esseri d'eccezione sono sempre in grado —- anche nella desolazione di un'esistenza collettivizzata e burocratizzata — di trovare scampo e conforto nella libertà della vita interiore, e così Socrate è libero quando ubbidisce alla legge ingiusta, e Spinoza crea un mondo mentre sfaccetta diamanti, e Gandhi libera con sè un popolo filando all'arcolaio. Ma le masse, i modesti, gli umili, i non filosofi, i non eroi, noi, chi ci libera, chi ci guida, chi ci dona il raggio della speranza in una condizione umana, quando il sistema economico EINAUDI in vigore, più ancora che quello politico, tende via più a portarci alla condizione delle termiti? Luigi Einaudi, oggi Presidente della Repubblica Italiana, è uno degli uomini rari e famosi — famosi soprattutto nel senso di una celebre poesia del Kipling dedicata ai maestri — che si sono preoccupati e si preoccupano della condizione materiale e della condizione spirituale — fattori indivisibili per il raggiungimento di una sopportabile esistenza terrena — dei loro simili e hanno indicato la strada buona nelle riforme sociali più ardite, ma senza mai dimenticare il gran segreto, la grande fòrza benefica della migliore tradizione europea, ch'è tutta umanistica, e quindi fatta di misura, regola e, innanzitutto, qualità. L'intera opera dell'economista, del sociologo, dello statista Einaudi è quella di uomo fra gli uomini, che degli uomini condivide le gioie e le angosce, che per tutti — e non per chiesuole d'iniziati. — ha studiato e scritto, fedele al principio di render facili le cose difficili, ligio alla missione universale e pratica del dotto, affermata dall'altro grande « professore » Fichte. Ecco quindi l'Einaudi studiare la storia come vita e dramma di coloro che ci hanno preceduto e hanno sofferto delle nostre ansie e de' nostri dolori, e rilevarvi ad esempio in primo luogo, in epoche di decadenza simili alla moderna, l'anacoretismo dei ribelli disperati dell'antico Egitto ohe preferivano alla tirannia delle burocrazie economiche la vita grama nel deserto, o la fuga di coloro che, nella decadenza romana e per analoghe ragioni, abbandonavano le Gallie per cercar rifugio e ragione di vita tra i liberi Germani. Di fronte al dramma della nostra decadenza attuale, l'Uomo che si suol definire come freddo manipolatore di cifre e dotto di una scienza astrusa come l'economia politica — ma non ebbe, contro questo pregiudizio, proprio Egli a ricordare di recente le parole del Cavour, che cioè « l'economia politica è la scienza dell'amor di Patria »? — scrive pagine pervase di vera poesia a gloria e difesa di coloro che intendono sviluppare l a propria persona secondo gli impulsi del cuore, e canta la gioia creativa del contadino, del mercante, del professionista, dell'artista, dell'artigiano che nella bottega in fondo al cortile, a lume di candela, riesce a ridare l'oro antico a uno specchio guasto dal tempo e vede nel salario non il fine ma lo strumento, così come vede in sè, nella sua dignità di persona umana, non lo strumento di burocratici regimi collettivisti, ma il fine di un'opera incessante di elevazione. Contro i mondi degli impieghi fissi e dei « posti sicuiri » bucrocratiei, degli orari, degli affanni produttivistici, delle bolse rettoriche delle ciminiere fumanti e delle industrializzazioni massicce, del livellamento, dèi fanatismi e isterismi collettivi, del conformismo, delle macchine stritolatrici della volontà umana, degli ingranaggi, degli alveari stracittadini, della propaganda commerciafle e politica, della tipizzazione e « standardizzazione », delle stampe gialle, delle schiavitù babilonesi e dei culti idolatri per i colossali Moloch dei supercapitalismi dei monopoli privati o di stato, d'occidente o d'oriente, Luigi Einaudi ha difeso e difende l'ideale classico, umanistico e europeo della casetta, dell'orto, della vigna, dei beni d'ozio, del mestiere, della proprietà per tutti, del cittadino responsabile e partecipe alla vita pubblica. Il suo esempio, la sua sola presenza direi, ci ricorda che tra Mosca e Washington vi sono Firenze e Weimar, fra Marx e Taylor vi è Goethe, fra il progresso tecnico colossale di Russia e d'America la civiltà europea «à la taille dè l'homme », per dirla con Ramuz, di chi coltiva il poderetto di Candido. E quindi v^è anche la speranza in un migliore avvenire dipendente dal libero arbitrio e dalla buona volontà degli uomini, a dispetto dei tragici determinismi LA MORALE DELLA PRODUZIONE Una caratteristica quasi costante dell'epoca moderna è data, per quanto riguarda le combinazioni produttive, dal prevalere del « capitale », generalmente scarso di fronte alle sempre nuove e maggiori esigenze di attrezzatura recate dal progresso economico, sul « lavoro », di solito abbondante o facilmente aumentabile con trasferimenti e immigrazioni di uomini. Si tratta di una situazione obbiettiva, dovuta a fattori essenzialmente tecnici, dalla quale non sono esenti i paesi collettivisti (vedasi il feticismo per i beni strumentali nei loro « piani » macchinosi) e che anzi in essi si accentua, in quanto il capitale si compenetra nel datore di lavoro unico, lo Stato, non soggetto alla concorrenza di altre imprese, nè ad opposizioni politiche, giudiziarie o scioperistiche. E' quindi equivoco lo « slogan » che continua a contrapporre al mondo « capitalistico » occidentale, sinonimo di sfruttamento e speculazione (nonostantìe il progresso borghese, realizzato in vari paesi, di tutti i lavoratori), il mondo collettivista russo e balcanico, dal quale sarebbero bandite la soggezione e l'inferiorità del lavoro. Discende logica da quello « slogan » la propaganda applicata, secondo cui basta sostituire, alla privata, una gestione col'lettìiva del capitale (socializzazione, nazionalizzazione, statalizzazione) per assicurare il vantaggio delle maestranze singole e della comunità e, presupposto di tal vantaggio, il miglior rendimento aziendale e produttivo. Sul come si realizzi tale miglior rendimento non son date dimostrazioni, ma al massimo quelle condizioni — «se verranno preposti dirigenti veramente capaci, sie le maestranze daranno il massimo sforzo, se saranno eliminati intralci e ritardi nei rifornimenti, ecc. » — che non dicono nulla, in quanto peculiari di qualsiasi regime economico. E' appena necessario ricordare, anzi, come quelle condizioni siano ben difficili da ottenere in un regime statalista, che fa prevalere i fattori politici nella scelta dei dirigienti e sopprime gli stimoli individuali (interesse e acquisizione dei frutti del lavoro e del risparmio) alla più intensa e migliore attività, sostituendo ad essi la disciplina coattiva e la repressione del cosiddetto « sabotaggio ». Senza inoltrarci sul piano teorico, vien da chiedere ai maestri della nuova economia perchè, invece di voler collettivizzare le aziende create dagli altri, non fanno sorgere qualche impresa collettiva che, con prodotti migliori e meno costosi e regime di leale concorrenza « economica », costringa le prime al fallimento e dimostri la bontà dello «slogan». Perchè, ad esempio, dopo aver tanto criticato la condotta delle imprese in campo idroelettrico, mentre si impediva col prezzo politico dell'energia e con le .minacce sulla proprietà aziendale l'afflusso dei capitali necessari a nuovi impianti, non si è provveduto con impianti pubblici, « aggiuntivi e concorrenti », a quel maggior fabbisogno di energia, che forse esiste prima nel cervello di certi critici e assai meno nelle reali prospettive di sviluppo dell'industria italiana? Non occorrono, comunque, esperimenti siffatti in Italia, ove si è largamente nazionalizzato, per opera del fascismo, e si ha campo per i raffronti più istruttivi, tra ben diversi andamenti di esercizio, ad esempio nel tartassato settore metalmeccanico, tra imprese private e altre in controllo statale: le quali ultime, nonostante i noti privilegi di rifornimenti e finanziamenti, non riescono a mantenere un carattere economico. « Per la contradizion che noi consente», vien fatto di dire! Quale stimolo possono esse avere, quando la sanzione della perdita colpisce una persona giuridica premuta da altre e maggiori cure, quando le responsabilità dei dirigenti si diluiscono tra organi numerosi e lontani, quando la sanzione stessa dell'esaurimento dei mezzi è elusa dall'appoggio dell'ente che ha potere di muovere il torchio dei biglietti? Si penserebbe ohe l'azienda pubblica passiva debba, come la privata, almeno restringere le spese e riordinarsi: vediamo invece mantenere costosi uffici studi (veri lussi da aziende prospere), inflazionare i quadri dei dirigenti, raggiungere le punte più basse nel rendimento delle maestranze. Vediamo, insomma, ingigantiti i difetti che già compaiono nelle grandissime imprese, ove la figura del « proprietario » si polverizza in miriadi di medi e piccoli azionisti, disorganizzati e quindi incapaci di esercitare stimoli e controlli su consigli d'amministrazione e burocrazie direzionali. Il limite di antieconomicità si ha poi quando, invece del semplice intervento in enti di struttura privata, si realizza la gestione statale di un'attività economica, come avviene nel settore dei trasporti, con un ente creato su decreto del giugno 1946 per liquidare un blocco di 3200 automezzi alleati e che, invece, rinviata quella liquidazione con grave danno dell'erario (si pensi ai prezzi attuali di realizzo), si è lanciato nell'esercizio dei trasporti, col dichiarato intento di calmierare le tariffe dei vettori privati. Si penserebbe assai facile tale azione, sapendo che l'ente è esente da imposte (ricchezza mobile, patrimonio, entrata, ecc.), ha ottenuto larghissime assegnazioni di quel carburante che le aziende private dovevano in gran parte comprare sul mercato libero, non deve impostare ammortamenti per i mezzi avuti gratis. Abbiamo appreso invece, da un memoriale, ohe l'esercizio chilometrico è assai gravoso e il bilancio passivo e, da un'agenzia romana, che l'azione sardbbe ora di... sostegno delle tariffe, contro troppi «vettori improvvisati». Morale: denari dei contribuenti per combattere una concorrenza che abbiamo tanto attesa! Un'altra morale, più generale : occorre sopprimere le gestioni pubbliche di enti economici e riprivatizzare quelle controllate; scoraggiare in campo legislativo i gruppi a catena e le imprese a grandissime dimensioni, ove non rispondano a strette esigenze tecniche; incoraggiare l'iniziativa nel settore delle medie e piccole imprese, ove si ha la massima diligenza umana, col maggior margine di rendimento sul costo. Perchè il problema è sempre quello di aumentare la torta nazionale, per ridurre il duello tra forti e deboli nella divisione e garantire ad ognuno una fetta sufficiente. materialistici delle leggi bronzee alla Malthus, Lassalle o Ritter. Questa speranza di cui tutti gli europei sono sitibondi è oggi per noi italiani riposta — e può esserlo a giusta ragione —• nel Presidente Einaudi. E v'è davvero da sperare che, se i popoli del continente c'h'è nostra Patria e ragione di vita sapranno porre alla lor testa statisti a Lui simili e se i grossi d'altri continenti non scateneranno la buriana finale, il poderetto Europa rifiorisca e prosperi al pari di quello di Dogliani. E non materialmente soltanto, chè gli europei potranno ricevere da uomini come Einaudi, dagli uomini che reggono la fiaccola di Prometeo per conservarne la fiamma e consegnarla ai venienti, il conforto l'orientamento e l'aiuto dei saggi di cui narra il Le Play, che sedevan la domenica sotto l'albero del villaggio a dar consiglio al crocchio dei villici reverenti. I quali forse tenevano il cappello in testa, come Luigi Einaudi voleva che gli italiani, consci e fieri dei loro diritti di cittadini, lo tenessero di fronte al re. Ma di fronte all'europeo Einaudi non v'è altro europeo degno di questo nome che non faccia molto volentieri tanto di cappello. GIUSEPPE ALPINO LUCIANO GIRETTI CONSIDERAZIONI SU DI UN CONVEGNO Causa ed effetto insieme della profondità della crisi in cui è caduto il nostro Paese deve considerarsi, fra tutti importantissimo, il distacco assoluto tra organi dello Stato e operatori economici. Caratteristica sempre più evidente dello stato moderno, che ne diventerà la fisionomia essenziale, è la partecipazione, in forma qualificata, delle forze della produzione — lavoro ed impresa — in senso lato, alla formazione della sua struttura politica, costituzionale ed amministrativa. In Italia ogni vincolo, prima stretto in modo sia pure imperfetto, era stato radicalmente reciso e, in attesa del faticoso riallacciamento attraverso l'elaborazione delle nonme della Costituzione, nulla ha fin qui permesso di ricondurre un equilibrio stabile, essendo i pochi tentativi riusciti vani o quasi per mancanza di troppe premesse. Il vuoto in alcuni momenti è apparso pauroso, proprio quando maggiore sarebbe stata l'esigenza, nella vastità e gravità dei problemi, di sicure leve di governo. A cercar di rendere minore e meno pericoloso la jatus si sono adoperati enti e sono sorte organizzazioni che, oltre allo svolgimento dell'attività quotidiana, si sono fatti promotrici di manifestazioni, le più varie per indirizzo e per qualità. Abbiamo visto infatti fiorire Congressi, Convegni, Raduni, Assemblee che, a volte contraddittori, spesso dispersivi di energie intellettuali e materiali, rappresentano sempre la prova di una vitalità e di ima passione di iniziative, che non può non avere un significato intimo e comune, costituito appunto, a mio avviso, dal bisogno di colmare l'esiziale lacuna della nostra recente vita pubblica. Ciò si è particolarmente palesato in occasione del Convegno di Politica degli Scambi Internazionali, tenutosi recentemente alla Farnesina. Le premesse furono che gli Scambi internazionali dovessero esaminarsi non sotto il profilo del solo commercio con l'estero in senso stretto, ma sotto il triplice aspetto del movimento dei beni, dei capitali e degli uomini, e cioè nel completo e complesso panorama di tutti i possibili rapporti economici con i paesi esteri, operando in tal modo una rassegna generale che ancora non era stata fatta, ma che si rendeva indispensabile, essendo le soluzioni in un campo strettamente interdipendenti e solidali con quelle negli altri e trovandoci ormai prossimi all'ingresso fra la famiglia delle Nazioni sotto il segno della cooperazione internazionale. L'importanza, la tempestività e il principio animatore furono rilevati acutamente, in termini concisi, dal Presidente del Consiglio, Presidente del Comitato d'onore, quando nel discorso inaugurale espresse il proprio compiacimento all'organizzazione promotrice, la Confederazione Generale Italiana del Commercio, per aver « avvertito essere » quello^ « il momento di fare il punto della situazione circa i nostri rapporti economici e commerciali con l'estero ». Furono così profondamente trattati tutti i temi relativi — dopo una magistrale relazione generale che li inquadrò nel moto generale della storia del mondo in trasformazione — passandosi dagli specifici problemi del commercio con l'estero, dal punto di vista economico ed organizzativo, riferiti anche particolarmente alle diverse aree individuate secondo vari aspetti, ai problemi finanziari, a quelli delle assicurazioni, dei trasporti e del turismo e infine ai fondamentali dell'emigrazione. Tale la materia trattata: forse ancor più interessante, soprattutto a tener conto dell'assunto iniziale, è la considerazione dei soggetti partecipanti al Convegno. Qui, a prescindere naturalmente da ogni distinzione di parte, si volle un avvicinamento — di più : un'intima collaborazione •— fra tutti gli uomini che si occupano costantemente 'di tali questioni, e ne vivono anzi. Furono chiamate così le personalità più spiccate del mondo 'politico, ohe nella soluzione dei problemi del genere, vedono strumenti di buona amministrazione e di benessere della cosa pubblica, e per le quali quindi più premente e doverosa ne è la conoscenza; ed accanto ad esse furono i pensatori, coloro che fanno della materia oggetto di elaborazione scientifica e possono antivedere ed illuminare; infine parteciparono largamente gli esponenti di tutte le categorie interessate, Ohe portarono il più vivace contributo con il paragone della vita vissuta. Punto d'incontro generale fu il senso di responsabilità che animava i convenuti per cui può dirsi, con piena sicurezza, che non vennero mai in rilievo le asprezze dell'interesse di parte, ma tutto fu passato ad un vaglio superiore. Direi anzi che sembrò ad un certo punto prevalere un senso di preoccupazione, che va correttamente interpretata, non essendo esso timore o visione pessimistica, ma consapevolezza di difficoltà e studio di superamento. Chiara si è dimostrata l'ansia della gara, ma con essa si è rivelata la categorica necessità della revisione di struttura, di preparazione, e, in primo luogo, di posizioni mentali viziate e contraddittorie in termini. E' assiomatico che, in ispecie per il nostro Paese, ogni manifestazione di vita economica intema è strettamente in funzione della vita economica internazionale, per cui si può essere al massimo un fattore concorrente alla determinazione di un sistema; ma tanto più si può concorrere a ciò proprio quanto più si sia convinti di quella limitazione: l'aver chiarito questo punto non deve apparire piccolo risultato. In tanto si può aver fiducia di percorrere un cammino in quanto se ne conoscano le asperità; e questo maggiormente quando tale cammino deve essere percorso sull'unica via della vita. La libertà se è fascinosa, porta però con sè, a questo come ad ogni altro proposito, impegni grar vissimi; l'averne coscienza è già condizione di successo per un popolo che ha in ciò tradizioni mirabili, e che d'altra parte solo così può vivere di vita rigogliosa, dimostrando la storia d'Italia come le fasi più luminose corrispondano ai periodi di espansione, di contatti ultramarini ed ultramontani, mentre retaggio dei periodi di pausa è stata la lotta fratricida e l'atroce faida. E' stato comunque di buon auspicio la dimostrazione che si va diffondendo nelle categorie operatrici il senso del bisogno di orientatìiento su situazioni generali e che ormai anche l'attività degli affari è attenta, in modo più vasto e profondo agli avvenimenti internazionali, prima condizione per predisporre in tempo i mezzi adeguati. Del resto la mozione generale conclusiva ha una nota particolarmente ottimistica, premettendo la constatazione di un fatto incontrovertibile, e cioè che, malgrado tutto, la ripresa italiana dalla fine della guerra ad oggi ha del magico. Ma -tale constatazione acquista tanto maggiore valore quando si sappia che fu il Presidente della Repubblica, il quale richiamò a riflettervi particolarmente; vollero infatti i convenuti portare l'omaggio del Convegno, ed insieme ile notizie sullo svolgimento ed i primi risultati, al Supremo Magistrato dello Stato che aveva attentamente seguito, i lavori ed Egli, rallegrandosi per l'esito della manifestazione, e quasi prendendone spunto, raccomandò che innanzitutto si desse atto di quello che l'Italia aveva fatto, premessa e monito anche per l'avvenire. Le mozioni particolari, assai estese, furono tutte improntate a senso realistico, tant'è che numerose di esse sono già state accolte in sede competente, ed altre verranno tenute presenti di mano in mano, prova di quanto siano utili le iniziative del genere, quando siano condotte con serietà. CORRADO BERTAGNOLIO BUON LUI/ORO P E R L ' E U R O P A Rappresentanti delle Camere di Commercio francesi e italiane riuniti in Torino II 13 maggio — ad otto mesi esatti dal giorno in dei prigionieri dei ricordi e dei privilegi del passato, nel cui, a Parigi, i Governi di iFrancia e d'Italia si dichiasistema dei semplici accordi di produttori timorosi di ravano disposti a studiare ila possibilità di un'unione dogaveder scosso il loro « diritto divino » a far pagare al resto nale fra i due paesi — Presidenti e rappresentanti del le dei cittadini costi di produzione antieconomici, nel pan Camere di Commercio francesi e italiane si sono inconbagnato degli internazionali cartelli monopolisitici di contrati nel palazzo Cavour di Torino al fine di preparare in tìngente o di prezzo in sostituzione della zuppa dei modettaglio il convegno generale torinese fissato per il nopoli nazionali sorti come funghi in virtù del protezioprossimo settembre .e di nismo autarchico, nelle riassumere in pari tempo ipocrisie di certe commisil lavoro già svolto, porre sioni di studio che rimanin evidenza gli ostacoli indano alle colende greche Riassunto della reiezione dell'Ori. Tremelloni contrati e ie vie per suogni soluzione davvero L'on. Tremelloni ha fatto un quadro della situaperarli, indicare i probleoperante. zione, degli sforzi compiuti per la ricostruzione conmi che le intelligenze <e le Se un politico prudente e tinentale, dei problemi e degli ostacoli che ancora buone volontà comuni debavveduto come il Ministro debbono essere risolti o superati dai paesi occidenbono risolvere. belga Spaak ha giorni fa tali, sottolineando 'Che, se si eccettua il territorio La posta in gioco è oggi ' germanico, il livello industriale medio europeo del dichiarato che gli Europei decisiva. O Francia, Italia e l'93:8 è stato raggiunto nel 1947, cioè in solo tre anni debbono ora ricorrere al dalla fine della guerra, mentre nell'altro dopo guergli altri paesi d ' E u r o p a d i « m e t o d o del tuffo » dell'ara furono necessari cinque anni!, per ristabilire la m o s t r a n o di volere e sapebolizione repentina delle situazione di pace. Allo sforzo produttivo europeo re farla finita una volta per barriere protezionistiche mon corrisponde però.un'eguale ripresa del commersempre e presto con i sifra paese e paese, perchè cio internazionale. Può ritenersi che l'Europa abbia stemi catastrofici — trionpoi, in ilibertà di mercato, raiggiunto un commercio internazionale che oscilla fanti nel recente p a s s a t o e le forze economiche abbiatra i due terzi e i tre quarti di quello del 1938 : tuttora vigenti — delle econo automaticamente ad ainfatti le importazioni del li947 furono il 7®% di nomie nazionali chiuse, o il deguarsi le une alile altre, quelle dell'anno di partenza, misurate a prezzi nostro continente dà purciò significa ch'egli reagiuguali, e le esportazioni non: raggiunsero che il troppo Ha prova •evidente di va ad una delusione pro64 %. Questo rapporto ci deve fare riflettere ed è essere finito per una vita curatagli dalia lentezza o degno di meditazione il fatto che le importazioni e le esportazioni di Paesi europei nel continente sono autonoma di p r o s p e r i t à ecodalle pretese dei fautori di scese del 44 % dal 1938 al 1947. nomica e d i i n d i p e n d e n z a altri metodi meno radicali. politica 'e d'essere destinato E reagiva a giusta ragione, La bilancia dei pagamenti europea mostra un i n v e c e a vivere in asservise produttori di un paese eccesso di importazioni sulle esportazioni che da mento come trascurabile pretendono, come rilevia2,1 miliardi di dollari nel 103© sale a 3,3 miliardi ed elemosinante appendice mo nell'articolo che apre nel 1947. |Se si tien conto dei prezzi cresciuti, il deUa potenza — se d'Occiquesto numero di « Cronadisavanzo è maggiore, mentre è peggiorata notedente o d'Oriente non imche Economiche », che provolmente anche la parte che riguarda le voci « invisibili», il cui saldo si è contratto di 2,7 miliardi porta — che domani lo duttori dell'altro paese si di dollari. Se si volesse riparare a questa situaunificherebbe economicaimpegnino a non aumentare zione l'Europa dovrebbe aumentare del 114 % le mente e politicamente a la loro produzione; se — esportazioni e ridurre del 53% le importazioni rimezzo d e l l a forza bruta e questo è ancor più graspetto agli altri continenti. Questo dà un indice di delle superarmi atomiche. ve — i conservieri della quanto siano gravi i problemi dell'equilibrio europeo. E' proprio per l'importanza regione di Marsiglia (veOD Paesi aderenti aH'E.R.P. che, con una superficie capitale de,Ila p o s t a in giodasi la relazione del signor pari al 2,5% di quella mondiale, sono costretti a co che le Camere di ComDufour) fanno ricorso al far vivere una popolazione pari al 12%, debbono mercio italiane e francesi peggiore, al più assurdo, integrare le modestissime risorse di materie prime stanno svolgendo dei buon al p i ù inumano -dei s o f i s m i locali con quelle dei rispettivi possessi coloniali. lavoro per l'Europa, affinprotezionistici per p r o p o r L'Europa Occidentale deve vivere di •« lavoro agchè — come ha detto tt re che, a unione italogiunto » alle materie prime importate e deve pasignor Ousenier, Presidengarle con una larga esportazione di prodotti finiti; francese realizzata, <le condeve vivere il più possibile in un clima di ampio te della Camera di comserve di pomodori italiane commercio internazionale e di alta evoluzione tecmercio di Parigi — « il vengano ancora colpite da nica, sfruttando al massimo i suoi fattori produtsogno di ieri divenga la un'imposta all'importaziotivi per non ridurre il livello materiale di esistenza. realtà di domani », affinne, perchè il tenore di viIl grande problema che si presenta all'Europa, chè l'ultima carta in nota degli operai italiani è dopo quello di un clima di generale e pacifica opestre mani non venga sciocinferiore a quello degli rosità, è di assicurare una maggiore efficienza del camente s p r e c a t a . operai francesi e quindi proprio lavoro. Il ministro Tremelloni ritiene che la concorrenza italiana più gli sforzi francesi ed italiani — battistrada senza Pubblichiamo integraltemibile, in virtù del d u m esclusivismi di quelli di tutti gli altri paesi europei mente le relazioni Minola, p i n g della miseria dei no— riescano a fare avvicinare decisamente ^Europa Cusenier, Lumière, Freysstri lavoratori! agli obiettivi di una vita più nobile per tutti. selinard <e Dufour, e, da Ecco quanto, in attesa del convegno torinese di setrealisti, ne poniamo qui in evidenza non tanto la parte tembre, è nostro dovere rilevare in primissimo luogo. più ottimista, non tanto la concordia delle buone intenNel fare, e nel fare presto, consiste ora l'imperativo itazioni, .quanto gli accenni evidenti a certi metodi deteriori, liano, francese ed europeo, perchè — come ha benissimo a certi interessi tutt'altro che occulti (e per ciò non meno osservato l'On. Tremelloni — l'Europa raggiunga senza perniciosi per la stragrande maggioranza degli Europei) indugi il fine di 'una vita più nobile per tutti, materiale che intendono mettere il loro solito bastone fra le ruote e spirituale, s e c o n d o l'ideale antico, umanistico e umano del nostro cammino verso la salvezza. ch'è proprio della miglior tradizione dell nostro continente Le buone intenzioni, se non si traducono sollecitain pericolo. mente in pratica, non fanno che lastricare le strade delELLEGl l'inferno e possono tradursi nel nostro caso nel metodo PER Ulva VITI PIÙ NOBILE PER L'UNIONE ECONOMICA ITALO-FRANCESE Relazione di C E S A R E M I N O L A , Presidente dalla Camera di Commercio di Torino, sulla preparazione del congresso delle C a m e r e di Commercio italiane e francesi, che verrà tenuto in Torino nel prossimo settembre. La sollecita e agela commissione mivole conclusione delAl convegno preliminare del 13 maggio il Presidente sta italo-francese ha le trattative condudella Camera di Commercio di Torino ha letto quescoperto ostacoli fonsta sua relazione che, ricordata in breve la recente centi all'Unione dodamentali, o anche storia delle trattative economiche tra l'Italia e la ganale ed economica solo difficoltà serie alFrancia, tratta esaurientemente ogni importante aspetto fra Italia e Francia, predetta Unione ». del problema dell'unione doganale ed economica tra appare come un inLe conclusioni deli due Paesi. AI termine della sua applauditissima rela sperato e irripetibizione il Presidente Minola ha poi esposto i criteri! la commissione mista le miracolo in questo organizzativi del prossimo congresso internazionale di" sono state integraldopoguerra europeo, Torino, tracciando un programma di massima, che mente accolte dai due « Cronache Economiche » avrà presto occasione di dove si scontrano Governi, e la sanziocomunicare in dettaglio. senza posa gli egoine definitiva di esse smi economici, i nasi è avuta recentezionalismi tradiziomente in Torino, in nali, i pregiudizi insensati, le astratte ideologie. una cornice di solennità e di cordialità che i due Ma questo « miracolo » è prova di quanto possano i popoli rammenteranno a lungo. popoli ed i governi, contro ogni ostacolo contrario, L'esito delle recenti elezioni italiane, e l'evolquando si ispirino alla ragione e all'amore di liversi della politica interna francese in questi ultibertà; ed è caparra di pacifiche soluzioni di ogni mi mesi, dànno garanzia che nei prossimi anni i altro più tormentato problema. due Governi amici concorderanno nella concezione e nella pratica fondamentale, in materia di politica estera e di politica economica. Questa generica STORIA DELLE TRATTATIVE e fondamentale concordanza di Governi — risponRicordo le fasi delle trattative: al maggio del dente ad un'analoga concordanza di opinioni pub1947 risalgono i primi approcci ad iniziativa italiana bliche — rimuoverà ogni ostacolo alla attuazione per la costituzione di un'unione doganale europea. dell'Unione. Il 14 agosto, presso la Conferenza dei Sedici a Parigi, la delegazione italiana si dichiara apertamenGLI OSTACOLI te favorevole ad un'unione doganale europea. Essa Gli ostacoli non devono sottovalutarsi: ogni propone la costituzione di una commissione di stuumana impresa tendente ad un fine elevato incondio e la creazione di un comitato permanente in tra e deve sormontare ostacoli. Non sarà rapida nè sede all'O.N.U. Il primo passo verso la realizzazioagevole l'unificazione degli organi di controllo, dei ne di questo progetto sia l'unione doganale con la regolamenti e delle tariffe doganali; nè l'accordo Francia. per la ripartizione fra i due Paesi delle entrate Il 17 agosto il Ministro Campilli, rientrando da provenienti dai diritti doganali. La necessità di rinParigi, conferisce col governo italiano per definire novare prontamente e su una base comune gli acla questione ed ottiene la piena approvazione dal cordi commerciali delle zone unificate con terzi Ministero per gli Affari Esteri e dal governo tutto. Stati, potrà, in determinati casi, dimostrarsi diIl 18 agosto, a Parigi, si ha una nuova affermasturbante e penosa. Forse saranno da temersi reazione del desiderio italiano di dare vita ad un'unione zioni economiche e politiche da parte di terzi Stati doganale europea, da parte del membro della deleche si ritengano temporaneamente danneggiati. I gazione on. Tremelloni. necessari adattamenti della struttura economica alla Gli altri Stati partecipanti, avanzate alcune rinuova situazione potranno forse provocare in alserve limitativa, si dichiarano unanimemente a cuni rami distruzione di ricchezza, e, temporaneafavore del principio affermato. Nei primi giorni di mente, disoccupazione di capitale e lavoro, con dosettembre il Ministro Sforza a Roma, e contempolorose conseguenze economiche e sociali. raneamente il ministro Bidault a Parigi, firmano una dichiarazione concernente la creazione di una / VANTAGGI commissione mista italo-francese per Idi studio del progetto di una unione doganale. Si formano effetQuesti mali possono in parte essere prevenuti e tivamente due commissioni di undici membri cialeniti da accorti provvedimenti governativi; ma di scuna; quella francese presieduta da M. Roger fronte ad essi quanti inestimabili vantaggi, quale Drpuin; quella italiana presieduta dal Ministro progresso ! Umberto Grazzi. I due presidenti delle commissioni L'ampliamento dei mercati di sbocco e di riforsono i direttori generali per gli affari economici nimento condurrà ad una maggiore e più razionale dei rispettivi ministeri degli esteri. divisione del lavoro, unica fonte di permanente I lavori delle commissioni si svolgono in una incremento di benessere. La congiuntura economica atmosfera che i corrispondenti di stampa concorne sarà stabilizzata; la maggiore indipendenza ecodemente descrivono come favorevole e cordiale. nomica da mercati esteri gioverà a garantire una La prima sessione mista termina il 23 settembre più salda autonomia politica; nelle trattative comsenza la pubblicazione di un preciso resoconto dei merciali con terzi Stati l'aumentato peso del mersuoi lavori. La seconda sessione è convocata a Pacato unificato permetterà di ottenere migliori conrigi e dà inizio ai suoi lavori il 27 ottobre. dizioni; il capitale ed il lavoro godranno di più Secondo l'impegno preso entro la fine del 1947, ampie possibilità di spostamenti alla ricerca delle le due commissioni redigono congiuntamente un più elevate remunerazioni, e cioè dell'impiego più rapporto, che viene presentato ai rispettivi Gourgente ed opportuno. verni. Questo rapporto esamina minutamente, e su Da molte parti sono stati avanzati dubbi sul una vastissima base di informazioni, gli effetti prog,ra;d|o di (comiplementaTtetà dlelìe due economie. babili di un'unificazione doganale dei due Paesi nei Esso non deve giudicarsi dalla situazione attuale settori: agricolo, industriale, dei trasporti, del ladegli scambi italo-francesi, ma da quella del pevoro, del commercio estero, del credito e della firiodo precedente la cosiddetta guerra delle tariffe. nanza pubblica. Questa diligente ed esauriente opera Prima di quel periodo — 1881-85 — l'Italia collotermina in un giudizio, pur nella apparente socava in Francia il 41 per cento delle sue esportabrietà dello stile ufficiale, nettamente favorevole zioni e ritirava il 23 per cento delle sue importaalla realizzazione dell'Unione : « In nessun campo zioni. Purtroppo la nostra grande Vicina nel 1881 e nel 1885 introdusse nuove tariffe inasprite e a sua volta l'Italia inaugurò nel 1887 una tariffa doganale che segnava notevoli aumenti di dazio per numerose voci. Nel 1888, di pari passo con una grave tensione politica, la rottura del trattato commerciale italo-francese aggravò la situazione e si pervenne ad una vera guerra commerciale, con rappresaglie di vario genere, e grave danno di vaste categorie di produttori italiani e francesi. Da allora data l'orientamento dell'attività produttiva dei due Paesi verso altri mercati, e per noi italiani verso la Germania e l'Europa Centrale in pieno sviluppo economico. Il 12 febbraio 1889 venne stipulato un nuovo trattato commerciale, ma gli scambi fra le due nazioni non ricuperarono più la passata floridezza Alla vigilia della prima guerra mondiale, nel lustro 1908-1912, le esportazioni italiane verso la Francia si limitarono al 10 per cento delle nostre vendite totali all'estero, e le merci francesi rappresentarono soltanto il 9,5 per cento delle importazioni complessive italiane. La nostra entrata nella Triplice Alleanza frenò ancora il reciproco commercio; e poi, dopo la prima guerra mondiale, tutti gli Stati attuarono la detestabile pratica degli interventi statali nel commercio estero: dal controllo delle valute al sistema delle licenze, dai contingentamenti agli,' actaondi bilaterali di pagamento e di compensazione Infine dopo il 1935, operò il rafforzamento, da parte italiana, della politica autarchica, l'applicazione di misure discriminative a sfondo politico, e il deciso orientamento della nostra economia verso la Germania e i Paesi Danubiani. Tali le dolorose tappe della decadenza del commercio italo-francese Nel 1938, alla vigilia della grande guerra, le importazioni dalla Francia in Italia rappresentavano poco più del 2 per cento delle totali importazioni italiane; mentre le esportazioni in Francia segnavano il 3,1 per cento delle esportazioni italiane complessive. Ancora meno importante appariva il traffico fra i due Paesi per la Francia, rappresentando le importazioni dall'Italia l'I,3 per cento e le esportazioni in Italia l'I,6 per cento rispettivamente dei movimenti totali. Ma gli ostacoli politici sono oggi rimossi. Non più rivalità fra i due Paesi, ma leale amicizia e concordanza di interessi. Altri mercati europei hanno oggi perso la loro forza d'attrazione e un'unione economica italo-francese può far ritornare gli scam- bi fra Italia e Francia al livello ante 1881, anche se l'intervenuta industrializzazione dell'economia italiana potrà modificare la composizione qualitativa dell'interscambio rispetto a quell'epoca. LA DELLE DUE COMPLEMENTARIETÀ ECONOMIE A riprova della fondatezza di questa speranza permettetemi di compiere, sulla scorta delle conclusioni del rapporto finale della Commissione mista franco-italiana, un rapido giro d'orizzonte nei vari settori, per saggiare il grado di complementarietà fra le due economie. E' chiaro ohe nel settore agricolo le produzioni, a] loro attuale livello, sono nella maggior parte dei casi soltanto moderatamente complementari. E' lecito tuttavia sperare che in un periodo più o meno breve la produzione di riso in Italia eccederà il consumo, e ohe altrettanto avverrà per la produzione di grano in Francia. Anche se il grano prodotto in Francia difficilmente potrà essere venduto a prezzi inferiori ai corsi mondiali, l'Italia troverà interesse a rifornirsi di grano francese, e di dedicare i fattori produttivi agricoli a coltivazioni più specializzate e remunerative. Un particolare interesse presenta il settore vitivinicolo, così sviluppato nei due Paesi. I produttori specialmente francesi, hanno avanzato a questo proposito timori di concorrenza e di periodiche orisi di sovraproduzione. Questi timori sono forse eccessivi. Il riordinamento e il progresso dell'economia europea, anche per effetto dei benefici dell'ERP nei prossimi anni eleverà certamente il medio tenore di vita, e tra l'altro il consumo unitario di vino, U quale nei soli Paesi latini è diminuito del 2J per cento rispetto alla media dell'anteguerra Per molti anni non sono dunque da temere crisi di sovraproduzione in questo campo. Ciò che occorre al più presto risolvere a questo proposito è l'annoso problema dell'unificazione delle due legislazioni francese ed italiana, in materia di tutela dei vini e liquori tipici. Nel settore ortofrutticolo i produttori dei due Paesi si sforzeranno di limitare i pericolosi effetti di un eccesso di produzione, e di trarre ogni vantaggio possibile dall'Unione attraverso accorte intese, soprattutto per quanto concerne l'esportazione nei tradizionali mercati europei, mediterranei, ed orientali. La tendenza manifestata dalle diverse Alcuni partecipanti al convegno torinese del 13 maggio. rispetto della privata iniziativa, che più rapidamente di ogni altro istituto sa adattarsi a trarre partito dalle mutate circostanze di mercato. Occorre vigilare affinchè l'Unione non sfoci nè in un dirigismo superstatale, nè in intese limitatrici fra i monopoli industriali dei due Paesi; occorre indirizzarne l'attuazione verso il ripristino, su più ampio territorio, di quella economia di mercato che sola garantisce contemporaneamente l'aumento del benessere di tutti, e la giusta remunerazione ad ognuno. Non deve intendersi l'unione economica italofrancese come un chiuso complesso egoistico; ma essa deve essere effettivamente aperta all'adesione di ogni altro Paese, vicino e lontano, europeo ed extra-europeo, purché sollecito dei principi economici sopra esposti. Tutti sono d'accordo nel ritenere che l'Unione debba essere attuata per gradi, sia al fine di permettere ai fattori produttivi danneggiati di disinvestirsi e trovare nuovo e più proficuo impiego, sia al fine di concedere ai politici, ai tecnici e ai funzionari l'agio di disporre l'unificazione delle due politiche economiche con ogni cura. Ma gradualità non deve significare lentezza, e tanto meno esitazione o indugio. Occorre porsi un termine insupeCONDIZIONI NECESSARIE PER L'UNIONE rabile per ognuna delle fasi dell'attuazione, come è stato fatto per il B'enelux. Il termine finale della L'Unione non potrà tuttavia essere effettivamenevoluzione non dovrebbe in ogni caso eccedere quel te realizzata se non verrà accompagnata da alcuni 31 dicembre 1952, a partire dal quale cesseranno importanti provvedimenti nel campo monetario e i doni e i prestiti americani, le nostre attrezzature finanziario. Sarà anzitutto necessario che tanto dovranno essere riconvertite e rimodernate, i nostri la lira quanto il franco abbiano raggiunto un potere impianti, le nostre opere pubbliche, le nostre flotte d'acquisto relativamente stabile. Converrà ancora ricostruite, le nostre bilance dei pagamenti stabiltíhe la parità fra le due monete corrisponda, per mente pareggiate. quanto possibile, al rapporto fra i due poteri d'acSoprattutto si dia mano immediatamente, senquisto rispettivi; mentre il cambio di ognuna delle z'altro indugio, all'unificazione. In questo momento due monete nei confronti del dollaro deve essere molti fattori costituiscono una china favorevole fondato sulla realtà dei rapporti economici e delle all'unificazione: i pericoli della politica internarelazioni fra i livelli dei prezzi, e non su arbitrarie zionale avvicinano i popoli; i due presenti governi convenzioni. si ispirano a concezioni ideologiche non dissimili; E' evidente che gli obbiettivi finanziari sopra alcuni mercati europei già baricentriei pel passato esposti difficilmente potranno raggiungersi senza non hanno ripreso tuttora la loro forza d'attrazioil perseguimento del pareggio del bilancio, senza il ne; l'industria dei due Paesi non ha ancora termirallentamento e infine l'arresto delle emissioni monato la sua « riconversione » e può ancora agevolnetarie, e senza una sia pure approssimativa unimente spiegarsi a nuove svolte nella politica ecoficazione dei rispettivi sistemi fiscali e di oneri nomica. Fra qualche anno o qualche mese l'amsociali. I »( biente potrebbe essere mutato. Profittiamo del moDa questo breve cenno si conclude che fra le mento favorevole per intraprendere la grande due economie sussiste un sufficiente grado di comopera. plementarietà; e Ohe esso può accrescersi con l'attuazione stessa dell'Unione, che integrerà gradualBENEFICI PER IL PIEMONTE mente le due economie. Fra tutte le regioni italiane, quella che più deve Alcune osservazioni ancora sull'attuazione della compiacersi di una unificazione delle due economie progettata Unione. Con soddisfazione rileviamo che è certo il Piemonte. Non a caso la decadenza comda qualche mese negli ambienti produttivi e nella merciale del Piemonte e di Torino è parallela al stampa, come nelle comunicazioni ufficiali, al terrallentamento delle relazioni italo-flrancesi; (per mine « Unione doganale » va sostituendosi il termiquanto la espansione industriale di Torino l'abbia ne « Unione economica ». In uno Stato moderno in parte controbilanciata o celata. Il Piemonte può infatti le dogane sono il meno efficace e meno pee deve ridivenire, da morta appendice, feconda zona ricoloso dei controlli sul commercio estero. Lo Stato di transito commerciale e turistico. Pronta esecuinterviene oggi ovunque, a coartare e impedire zione e gran peso avranno allora i progettati lavori l'economia di mercato, con mille mezzi: dal condi ripristino e miglioramento delle vie di comunitrollo sui cambi alle licenze, dai premi d'esportacazione con la Francia, sino alla progettazione ed zione al dumping, dai cambi discriminati alle esenesecuzione di nuovi trafori alpini. La progettata razioni fiscali, dai finanziamenti alle assegnazioni di zionale utilizzazione delle risorse idro-elettriche delfavore. D'altro canto la complementarietà maggiore l'internazionale massiccio delle Alpi occidentali e più proficua fra le due economie latine si ha non ridarà a Torino il suo rango di prima città induper i prodotti, ma per i fattori produttivi. A nulla striale italiana, mentre i centri minori, da prevaservirebbe rimuovere le dogane se i Governi contilentemente agricoli, si trasformeranno in agricolonuassero ad influire sull'intercambio, e a perpeindustriali-commerciali, con tutto vantaggio della tuare le rivalità e le protezioni con altre forme di loro stabilità economica. E allo sviluppo commerintervento. Le semplici unioni doganali erano auciale si accompagnerà quello edilizio, che sempre lo spicate come un toccasana dai libero-scambisti del corona. secolo scorso, quando i dazi protettivi rappresentavano quasi il solo strumento della politica ecoPerciò non deve stupire se la Camera di Commernomica governativa. Occorre anzi che i produttori cio Industria ed Agricoltura di Torino, naturale dei due Paesi, raggiunta l'Unione, siano posti in e legale tutrice degli interessi dei produttori e dei condizione di affrontare la reciproca concorrenza consumatori locali, abbia considerato con particoin perfetta parità per quanto concerne le influenlare cura questi problemi. Un Comitato provinciale ze dell'ambiente politico collettivo: politica sociale, per l'Unione economica — di cui fanno parte Presalariale, fiscale, dei trasporti, e commerciale in sidenti di Camere di Commercio, esimi docenti unigenere, devono dunque essere unificate. versitari in discipline giuridiche storiche ed economiche, e i massimi esponenti delle categorie pròL'unione economica deve compiersi nel massimo categorie della popolazione di dar luogo nella propria alimentazione ad un consumo crescente di legumi e di frutta permetterà ai produttori dei due Paesi di aumentare gli sbocchi all'interno e all'estero. Ciò richiederà però una revisione razionale dei metodi di produzione e di vendita. Nel settore delle materie prime industriali e dei prodotti finiti non mancano zone complementari: produzione di canapa, di seta, di zolfo, e di piriti in Italia; produzione di minerali di ferro, di acciaio, di ghisa, di fosfati e di potassa in Francia. Nell'insieme le due industrie presentano però analoghe caratteristiche: esse dipendono per le importazioni dalle materie prime di provenienza extraeuropea. Data la scarsità di prodotti finiti nel resto del mondo, sia nel settore tessile che in quello elettrico, meccanico e chimico, per molti anni non è da temere una concorrenza acuta, la quale comunque potrebbe essere regolata con opportuni accordi fra i produttori dei due Paesi. Nel settore dei trasporti la realizzazione della Unione economica condurrà ad ima migliore ripartizione dell'attività fra porti italiani e francesi, e ad una feconda coordinazione dei trasporti terrestri, marittimi ed aerei. iduttive, delle maggiori industrie e del lavoro — è stato costituito. Esso opera in più direzioni: stabilendo contatti fecondi fra i produttori e fra le autorità dei due Paesi; approfondendo lo studio di particolari problemi connessi all'Unione; informando e interessando la pubblica opinione all'argomento. Mi piace rammentare qui una recente indagine svolta dall'Ufficio Studi camerale, secondo i principi del metodo Gallup, fra tutte le ditte industriali della provincia con più di cento dipendenti. Ii'89,8 % degli interrogati dichiarò di attendersi vantaggi economici dalla realizzazione dell'Unione, e l'84,8 % di attendersi vantaggi politici. Uno studio completo storico, economico, statistico sul l'Unione fu del resto a suo tempo da questa Camera presentato all'Unione Nazionale delle Camere di Commercio, e da questa ai Ministeri economici. LA STRADA DEL E DELLA BENESSERE CIVILTÀ Possiamo attenderci che il progetto dell'Unione doganale venga avversato dai rappresentanti degli interessi colpiti, dai sostenitori idi dottrine avverse alla libertà economica, dai nazionalisti esasperati e dagli avversatóri irragionevoli di ogni novità. Contro idi essa verranno usati gli argomenti a suo tempo volti contro l'unione doganale tedesca, e già contro l'unificazione delle dogane interne attuate dalla Rivoluzione francese. Tuttavia igli uomini di 'buona volontà non devono cessare di lottare per questo ideale che non è soltanto economico. La libera circolazione delle merci e delle persone porterà con sè inevitabilmente la libera circolazione dei prodotti della cultura e dell'arte, la diffusione degli usi e delle idee. I popoli apprenderanno a conoscersi e a rispettarsi reciprocamente. I molti legami culturali e storici che affratellano Italia e Francia si rafforzeranno sino alla costituzione graduale di un'unità storica non meno salda idi quella della vicina Svizzera. Noi creeremo cosi una unità economico-politica, al centro del Continente, di 860.000 Kmq., con una popolazione di circa 85 milioni di abitanti nel solo territorio metropolitano, e di 140 milioni di abitanti comprendendo le dipendenze coloniali. Un solo mercato si estenderà dall'Atlantico al Mediterraneo; il bacino occidentale di questo mare sarà dominato anche strategicamente dall'Unione. Non è troppo ottimistico il prevedere che presto anche la Svizzera, mercato piccolo ma assai importante per noi come per la Francia, avrà tutto l'interesse a partecipare al nuovo sistema economico. Tale fusione delle forze economiche e di quelle spirituali sarebbe elemento ¡fondamentale di rinascita della stirpe latina e indirettamente dell'Europa. In determinati momenti storici avviene che le dimensioni ideile unità politiche contraddicono i progressi raggiunti dalla tecnica dei trasporti, delle. comunicazioni e della guerra. E' noto ad ogni studioso ohe la formazione dei grandi Stati nazionali europei fu determinata prevalentemente da fattori tecnici: da un lato l'invenzione della polvere da sparo che rèndeva troppo costoso l'armamento dei piccoli feudatari; dall'altro l'invenzione della stampa che permetteva alle notizie e alle idee di superare i confini del villaggio curtense per estendersi all'intera nazione ove dominasse una data lingua. Inoltre il progressi nella costruzione di strade e nella navigazione a vela e poi a vapore determinavano uno straordinario ampliamento dei mercati. Neil 'epoca odierna trasformazioni non meno importanti si svolgono sotto i nostri occhi. Il nuovo armamento pesante, ed in particolare lo sfruttamento a fini bellici dell'energia nucleare, rendono praticamente inermi e quindi privi di effettiva indipendenza politica gli Stati piccoli e medi; la volgarizzazione delle radiodiffusioni e l'estensione della conoscenza delle lingue straniere abolisce frattanto ogni confine al diffondersi delle notizie e delle ideologie. Per tacere dunque del vero e proprio progresso delle persone e delle cose — c h e ha attribuito, per la maggior parte -delle merci, dimensioni mondiali ai mercati — si può ben affermare che l'epoca della sovranità e della indipendenza dei singoli Stati nazionali sta tramontando. Lavorando dunque a creare ima unione economica fra Italia e Francia, preludio e preparazione di un'unione economica dell'Europa occidentale, noi marciamo per le vie che il fato storico ci tràccia e ohe sarebbe dannoso oltre ohe vano abbandonare. Il Presidente Minola legge la sua relazione. A l l a sua destra, nell'ordine, il Signor Cusenier, Presidente della Camera di C o m m e r c i o di Parigi, il D o t t . Rossetti, D i r e t t o r e generale del Ministero dell'Industria e Commercio, l'Ing. Brun, Presidente dell'Unione Nazionale delle C a m e r e di C o m m e r c i o . Alla sua sinistra il Signor Dufour, delegato della Camera di C o m m e r c i o di Marsiglia. LES CHAMBRES DE COMMERCE FRANÇAISES ET ITALIENNES DEVANT LE PROBLÈME DE L'UNION DOUANIÈRE Discorso pronunciato dal Signor C U S E N I E R , Presidente della C a m e r a di C o m m e r c i o l ' A s s e m b l e a dei Presidenti delle C a m e r e di C o m m e r c i o francesi. Le 13 septembre 1947, la délégation française à la Conférence de Paris proposait d'instituer entre tous les pays européens bénéficiaires de l'aide américaine une coopération économique plus étroite en vue d'une meilleure utilisation de leurs ressources, d'un relèvement plus prompt et d'une plus grande efficacité de leurs efforts. Le même jour, les deux gouvernements de France et d'Italie s'affirmaient disposés à étudier l'opportunité d'une union douanière entre leurs territoires et instituaient à cette fin une commission mixte. Celle-ci, après trois mois d'enquêtes, aboutissait, le 22 décembre 1947, à la conclusion qu'il était de l'intérêt des deux nations voisines de s'orienter dès que possible vers une union qui, pour être viable et féconde, ne devrait pas être seulement une union douanière ou tarifaire, mais une véritable union économique fondée sur la suppression progressive des interventions de la puissance publique aux frontières communes et sur l'harmonisation des législations. Le problème des relations économiques franco italiennes était ainsi posé dans toute son ampleur. Il n'était pat pour autant résolu. Mais les deux gouvernements, mis en présence de toutes ses données, ont décidé d'en rechercher d'un commun accord la solution: le 20 mars, au cours d'une entrevue qui restera célèbre, les deux ministres des affaires étrangères, S. E. le comte Sforza et S. E. Georges Bidault ont signé dans cette ville de Turin qui nous accueille aujourd'hui un protocole qui les engage sur la voie des réalisations. La première étape est franchie: l'idée de l'union économique et douanière est acceptée avec tout ce qu'elle implique. Le temps des réalisations commence. La tâche est immense. Depuis plus d'un demisiècle les gouvernements s'acharnent à utiliser leurs pouvoirs de souveraineté pour modifier les productions et pour agir sur les courants naturels d'échange. Ils ont prétendu constituer des économies; ils ont voulu modeler des structures; et ils l'ont fait en fonction de situations, de besoins, de sollicitations ou d'ambitions essentiellement politiques. Ils ont ainsi fait des tarifs douaniers des instruments d'action économique et non plus seulement fiscale et ils ont cherché à compenser des inégalités naturelles bien plus encore que des inégalités temporaires de développement économique ou des inégalités de situation légale. Les résultats de tous ces efforts est indiscutable: l'action des gouvernements n'a réussi qu'à donner naissance à des économies souvent artificielles. Des productions ont été encouragées qui ne correspondent ni à des aptitudes naturelles, ni à des nécessités d'ordre économique. La recherche du meilleur rendement a été négligée. L'intérêt du consommateur a été perdu de vue. L'expérience a montré les vices et les dangers de toutes ces constructions édifiées dans l'arbitraire et dans le seul souci des intérêts politiques. L'ère des économies nationales n'a pas été favorable à la paix internationale. Dès que les puissances souveraines ont rencontré des résistances, dès qu'elles ont éprouvé les limites du développement de leurs marchés, elles ont tenté de substituer l'esprit de conquête à l'esprit d'échange di Parigi e del- Les économies nationales ont été des économies de puissance. Elles se sont dressées les unes contre les autres. Elles sont devenues des économies de guerre. Et la guerre à laquelle elles n'ont pas hésité à recourir a démontré leur fragilité. La leçon semble maintenant comprise. De même, l'expérience des deux dernières années montre que les nations éprouvées par la guerre dont les structures économiques ont été détruites ou profondément ébranlées ne peuvent pas, livrées à elles-mêmes, à leurs seules ressources, retrouver leur ancienne puissance et satisfaire les besoins des populations. Entreprise dans l'isolement, la reconstruction est trop lente et trop imparfaite. Il ne peut y avoir de progrès rapide sans effort commun, sans union des infortunes et des ressources. C'est le sentiment de cette impuissance et de cette nécessité qui représente aujourd'hui le meilleur argument en faveur d'une transformation des relations économiques internationales. Aussi bien les anciennes structures édifiées dans l'isolement et l'égoisme national n'existent le plus souvent qu'à l'état de souvenir ou d'espoir. Les intérêts qui poussent à les défendre sont moins impérieux. La voie est dégagée; un effort de renouvellement et de transposition est maintenant possibile. Cet effort, qui doit tendre à la réalisation d'une coopération étroite entre toutes les nations et à la réalisation d'unions économiques et douanières du type de celle qui est acceptée par la France et l'Italie, peut toutefois être envisagé selon deux méthodes différentes. Pour les uns, qui semblent surtout se représenter les difficultés qui restent à surmonter et qui sont en quelque sorte prisonniers des souvenirs du passé, la tâche apparait comme singulièrement complexe. Ils ont bien conscience du but à atteindre, mais ils ne cessent d'énumérer les obstacles et ils demandent que chacun d'eux soit abordé avec des précautions spéciales, après des études minutieuses. Il faudrait, avant toute réforme, arriver à un rapprochement étroit des législations fiscales et sociales. Il faudrait aboutir à une même conception de la propriété, des échanges et du statut des entreprises. Il faudrait sans cesse remettre le travail sur le chantier et dans la crainte perpétuelle d'encourir des mécomptes, différer très longtemps l'heure des réalisations effectives. Une telle méthode n'est sans doute pas infructeuse. Elle aboutit quelquefois à des résultats profonds et complets, mais il faut bien reconnaître que dans un cas privilégié, celui de la Belgique et du Luxembourg, où les deux économies qu'il s'agissait de réunir étaient de faible importance et en bien des points complémentaires, il a fallu plus de dix ans pour aboutir à un accord définitif. C'est pourquoi, effrayés par ces lenteurs et par les risques d'insuccès qui en résultent, quelques-uns opposent aujourd'hui à la méthode des approximations successives celle des décisions brusquées. L'un des hommes d'Etat les plus écoutés de notre temps, le ministre des affaires étrangères de Belgique, M. Spaak, n'a pas hésité à préconiser cette méthode des décisions brusquées, il y a quelques semaines, devant une délégation des parlementaires français qui s'étaient rendus à Bruxelles. Dans une image significative, il l'a qualifiée de « méthode du plongeon ». Il a prétendu que dans l'état actuel des relations politiques internationales des résultats appréciables ne seraient acquis que par les gouvernements qui n'hésiteraient pas à l'employer. Il s'agirait en réalité de faire un acte de foi et de s'en remettre à l'extension des marchés, au rapprochement des producteurs, pour résoudre les difficultés et pour affronter, dans le courant impétueux d'une reconstruction et d'une expansion économique irrésistibles tous les obstacles qui pourraient à première vue s'opposer à la fusion des économies nationales. Entre ces deux méthodes, je ne voudrais pas proposer un choix. Les inconvénients de l'une et de l'autre m'apparaissent plus sensibles que leurs avantages. Je crains qu'en apportant trop de scrupules et de précautions à la préparations d'une union économique et douanière on ne retarde trop longtemps l'heure des décisions. La vie n'attend pas et nous sommes dans une période où il faut agir, car une situation d'attente, de déséquilibre et de pénurie ne peut pas être indéfiniment prolongée. D'autre part, en faisant fi de tous les obstacles, en se précipitant tête baissée dans l'aventure, on risque de soulever des réactions inattendues et de compromettre dangereusement le succès de l'opération souhaitée. La vérité me semblerait donc devoir être recherchée dans une solution moyenne. Il faut voir les obstacles, les étudier avec le désir de les surmonter ou les tourner, mais il faut aussi savoir, le moment venu, brusquer les décisions. Il faut au moment opportun faire preuve d'audace. Déjà dans l'ordre des relations franco-italiennes d'heureuses dispositions ont été prises. L'accord commercial du 20 mars dernier marque un progrès certain par rapport aux textes qui l'ont précédé. Le régime des exportations sans licence institué pour certaines marchandises et jusqu'à concurrence de certains contingents est une heureuse initiative. Il faudra l'étendre et le prolonger dès qu'il aura fait ses preuves. ' Le nouveau régime de détermination des parités de change peut également être considéré comme un progrès appréciable si on se rappelle que les disparités monétaires ont considérablement nui, depuis deux ans, aux échanges commerciaux entre les deux pays. Désormais le rapport du franc et de la lire sera mensuellement révisé et les révisions seront effectuées en tenant compte de la variation des deux monnaies par rapport au dollar, ces variations s'effectuant elles-mêmes dans un certain climat de liberté. On se rapprochera ainsi des conditions de l'équilibre monétaire qui sont essentielles pour toute politique de rapprochement et de coopération économique. Mais il faudra aller plus loin. Il faudra notamment harmoniser les politiques financières des deux gouvernements. Il faudra aussi atténuer les disparités des charges sociales qui pèsent sur les deux économies. Il faudra préparer le cadre législatif dans lequel la concurrence pourra s'établir sans faire apparaître d'inégalités choquantes. A ces taches les Chambres de commerce de France et d'Italie devront employer toute leur autorité et toute leur activité. Il leur appartient de prendre conscience de toutes les données du problème et de provoquer dans la large fraction de l'opinion publique sur laquelle s'exerce leur influence l'attention et la sympathie qui sont nécessaires à sa compréhension et à sa solution. Grâce à leur effort conjugué, grâce au climat favorable qu'elles peuvent faire naitre, grâce surtout à la continuité de leur action et au rayonnement des exemples qu'elles donneront en instituant entre elles, par delà les frontières, une coopération active, l'union économique et douanière qui était le rêve d'hier deviendra la réalité de demain. R E L A T I O N S A V E C L'ITALIE Osservazioni sul problema delle comunicazioni, dei trasporti e del turismo, lette dal Signor L U M I È R E , Presidente della C a m e r a di C o m m e r c i o di Lione. Bien que séparées par une importante frontière naturelle, la France et l'Italie sont appelées à de fréquents contacts économiques et culturels que les nécessités de la vie internationale tendent a renforcer de jour en jour. Mais est-ce à dire que l'état actuel des relations, ferroviaires, aériennes ou routières, donne entière satisfaction aux voyageurs? Est-ce à dire que les possibilités financières accordées à nos touristes ou hommes d'affaires franchissant les Alpes dans un sens ou dans l'autre, permettent des échanges suivis et féconds? Nous ne le croyons pas et nous sommes même persuadés que de nombreuses améliorations sont souhaitables aussi bien dans le domaine des transports que dans celui des changes, tous deux conditionnant et favorisant les rapports entre pays. Les liaisons aériennes entre la France et l'Italie ont toutes pour point de départ et d'arrivée, Paris. Cet itinéraire, quoique normal, prive tous les centres de province de ce moderne moyen de transport exception faite toutefois de Nice, desservi par la ligne Paris-Nice-Bome qu'exploite la Compagnie Air-France. En formulant cette remarque sur les itinéraires aériens, nous pensons particulièrement à la région lyonnaise dont les nombreuses relations commerciales avec l'Italie gagneraient à disposer d'un moyen de communication rapide entre nos deux pays. Il n'en demeure pas moins que si le voyage par avion Paris-Bome et vice-versa est possible cinq fois par semaine, les centres industriels de l'Italie du Nord sont, eux aussi, mal desservis par la voie aérienne: seul Milan est relié à Paris trois fois par semaine. Pour gagner Turin, on ne dispose que de la voie ferrée et 12 heures de voyage sont nécessaires pour s'y rendre de Lyon. Cette ligne présente toutefois l'avantage de pouvoir être parcourue soit totalement de jour, soit moitié de jour et moitié de nuit. Diverses améliorations ont été apportées aux relations ferroviaires : c'est ainsi que, depuis le 9 Mai, la circulation du Simplon-Express entre Paris et Bome, via Yallorbe, la Suisse et Milan apporte aux voyageurs un gain de 9 heures (26 heures au lieu de 35). Le train direct « Simplon-Orient-Express » part maintenant de Paris à 7 heures 45 et arrive à Milan à 24 heures; dans l'ordre inverse, le départ de Milan a lieu à 7 heures 20 et l'arrivée à Paris à 22 heures 35. Ces mesures répondent à des voeux maintes fois exprimés et ont été très favorablement accueillies. Nous sommes également heureux que d'autres améliorations soient envisagées : extension de la période de circulation du train direct Paris-Turin, via Modane, rétablissement des relations directes entre l'Italie et la frontière franco-espagnole, via Cerbère et Hendaye, etc. Toutefois qu'il nous soit permis d'émettre le voeu que soit promptement rétablie la liaison BordeauxMilan et vice-versa, supprimée depuis la guerre et qui mettait en relation directe avec le nord de l'Italie et les régions qui en dépendent, non seulement l'ensemble du Sud de la France, mais encore le Port de Bordeaux, point de débarquement de nombreux voyageurs d'Outre-Atlantique. Enfin puisque nous en sommes au chapitre des améliorations des transports ferroviaires, nous souhaiterions qu'un tarif direct pour le transport des marchandises entre la France et l'Italie se substitue au Béglement provisoire et vienne s'ajouter au tarif déjà existant pour l'échange des colis express entre les deux pays. Du point de vue des relations routières, nous LE PROBLÈME DE LA MAIN D'OEUVRE Relazione letta dal Signor F R E Y S S E L L I N A R D , Presidente della Camera di Commercio di Grenoble. CARACTÉRISTIQUES GÉNÉRALES DU PROBLÈME DE LA MAIN D'OEUVRE EN FRANCE ET DE L' IM M / G R A 77 O N ÉTRANGÈRE. Il serait certainement superflu ici d'insister sur le problème démographique en France depuis un demi-siècle, car tout a été dit à ce sujet. Je me bornerai donc à rappeler que depuis 60 ans environ, alors que l'industrialisation de la plupart des pays du monde, notamment de l'Allemagne, de l'Angleterre, des Etats Unis d'Amerique du Nord, créait un besoin important de main d'oeuvre auquel l'augmentation régulière de leur population permettait de parer, par contre la France, en raison du nombre relativement réduit des naissances, était obligée de faire appel à l'immigration étrangère pour compléter ses effectifs. Avant la guerre de 1914, aussi bien dans nos Régions du Sud-Est que dans le Bassin Minier et Métallurgique, de Lorraine, les travailleurs italiéns constituaient un apport de main d'oeuvre très important et très apprécié; tantôt ces hommes venaient seuls, travailler pendant la belle saison, y faire des économies qu'ils expédiaient ou rapportaient en Italie à leur retour durant la période d'hiver; tantôt, attirés par leurs parents ou amis qui étaient parvenus à se fixer définitivement en France, ils cherchaient à leur tour à s'y constituer un foyer pour eux-mêmès et pour leurs familles. La France avait également recours à d'autres sources de main d'oeuvre, notamment aux frontaliers belges, dans le Nord, pour la saison des betteraves, aux espagnols, dans notre Midi viticole, pour les vendanges. Après la guerre de 1914-1918, alors que notre pays venait de subir une saignée atroce, la situation s'était singulièrement aggravée. Pour entreprendre et mener à bien une immense tâche de reconstruction, il manquait nos 1.400.000 morts, tous des hommes jeunes, auxquels il fallait ajouter les mutilés, les invalides en plus grand nombre encore. La France eut donc recours à ses voisins de ce côté des Alpes; aussi, dans nos mines et nos chantiers de travaux publics, dans les Industries de la Houille Blanche, le forestage et même l'agriculture, l'apport dfes travailleurs italiens fut précieux. Les besoins étaient tels qu'il fallut y ajouter d'autres éléments: venons d'apprendre qu'à partir du 15 juin prochain une ligne de cars sera ouverte sur le trajet G-renobleBriançon-Turin. Ce service qui ne manquera pas d'être particulièrement apprécié des deux cotés de la frontière sera quotidien et assuré alternativement dans les deux sens par un autocar français et un autocar italien. En ce qui concerne les liaisons postales il serait désirable que l'Administration italienne des Postes acceptât le service des petits paquets qui, d'un poids maximum de 1 kg., permettent néanmoins l'envoi de marchandises passibles ou non de droits de douane et présentent, de ce fait, un intérêt commercial incontestable. La réalisation de nos demandes, visant l'amélioration des communications, serait en partie inopérante si elle n'était accompagnée, ou même précédée, d'un assouplissement des formalités douanières et d'une plus grande libéralité de nos gouvernements respectifs dans l'attribution de devises aux personnes se rendant à l'étranger. Sur ce dernier point, signalons que les Français appelés en Italie, sont autorisés à exporter 35.000 lires s'ils voyagent pour affaires et 10.000 lires s'ils se déplacent à titre touristique. Ces sommes indiquent de suite le séjour extrêmement bref qu'elles autorisent à leurs détenteurs. Nous tenons ici à faire savoir que nos Chambres Nos Mines du Nord, de l'Est et même des Alpes * recurent des mineurs polonais; Notre Afrique du Nord put fournir une main d'oeuvre banale, mais robuste. A la veille du grand conflit, la réparation de nos ruines était achevée depuis 5 ou 6 ans et par suite d'une certaine stabilité dans les besoins, sauf dans les deux dernières années où la nécessité d'intensifier les armements avait modifié la situation, il semble qu'en dehors de l'apport saisonnier évoqué plus haut, et la nécessité du maintien des effectifs dans les mines, les usines, l'agriculture et le forestage, notre pays avait surmonté la crise du lendemain de la guerre ; un certain chômage endémique avait même fait son apparition dans certaines branches de l'industrie atteintes par la grande crise cyclique de 1932 à 1935. Mais, depuis la Libération, le problème de la main d'oeuvre en France se trouve posé à nouveau avec acuité. Une 'fois de plus, notre Pays a souffert dans sa chair et des jeunes manquent à l'appel, le nombre des morts de la guerre dépasse 600.000. Les pertes en vies humaines sont cependant moins élevées qu'au cours du précédent conflit, mais que dire de l'immensité des ruines et des destructions, résultats des j combats qui se sont livrés sur notre territoire, en vue de sa libération? Comme tous les pays d'Europe meurtris par cette dernière guerre, la France a voulu au plus tôt relever ses ruines; son ambition a même été plus grande encore, car, non seulement elle désire reconstruire ses maisons, ses usines, ses ouvrages publics et reconstituer sa production agricole, mais elle veut saisir cette occasion pour rénover, moderniser et augmenter l'équipement économique de sa métropole et de ses territoires d'Outre-Mer. C'est à ce but que correspond le Plan Monnet qui vise à donner à la France, avec des moyens modernisés, un essor comparable à celui des années de grande activité — je ne dirais pas de grande prospérité — au lieu de se limiter à la fameuse « Référence 1938», année troublée et en définitive médiocre. Notons que ce plan, dont l'établissement a été prescrit par un décret du 3 Janvier 1946, a été finalement approuvé en Janvier 1947. LES BESOINS DU PLAN MONNET La réalisation du plan nécessitera, non seulement une meilleure adaptation et une meilleure utilisation de Commerce sont intervenues auprès du Ministère des Finances pour demander que cette réglementation soit élargie, notamment en ce qui ¡concerne l'octroi de devises à titre économique, dont le montant, dans l'état actuel des choses, se révèle souvent insuffisant. Cette parcimonie de nôtre Office des Changes correspond au contrôle général des devises instauré dans tous les pays, et nous croyons savoir que les personnes résidant en Italie sont soumises à un régime sensiblement équivalent au nôtre, lorsqu'elles désirent se rendre à l'étranger. C'est dire que ces entraves d'ordre financier, jointes à l'imperfection relative des moyens de transport, rendent encore difficiles de nombreux et importants échanges touristiques entre nos deux pays. Nous demeurons toutefois persuadés que ces multiples obstacles, nés de la guerre, iront en s'amenuisant et nous n'en voulons pour preuve que l'accroissement constaté par nous en France, dans l'organisation toujours plus fréquente et plus poussée de voyages groupés vers les centres artistiques de vôtre pays et vers la région de vos lacs. En terminant, qu'il nous' soit permis de formuler le voeu que, non seulement ce courant d'échanges entre la France et l'Italie aille en augmentant, mais encore qu'il soit contrebalancé par celui d'Italiens venant voir, ou revoir nos pittoresques paysages français. des ressources nationales de la France, mais un supplément important de main d'oeuvre étrangère. Se basant sur une semaine normale de travail de 48 heures, les experts avaient conclu, en Septembre 1947, que pour l'exécution du Plan Monnet c'était un supplément de 1.200.000 Travailleurs qui serait nécessaire. Tenant compte de la présence des P.G.A. ( 1 ), appelés d'ailleurs à rejoindre progressivement leur pays, ils estimaient que dès 1947, 450.000 ouvryers supplémentaires étaient indispensables, dont 250.000 à provenir de l'étranger. En effet, si quelques apports pouvaient être attendus de la réduction des effectifs militaires, de la main d'oeuvre nord-africaine, et même d'une certaine récupération sur la partie non active de la population française, force était de revenir du nouveau aux ouvriers étrangers dans la proportion indiquée ci-dessus. Quelles étaient alors les possibilités1? 1 - Non seulement, les Polonais ne pouvaient plus venir chez nous, mais l'industrialisation très poussée de leur pays (appelé à devenir un grand exportateur de charbon) exigeait des travailleurs nombreux, alors que ce pays sort de cette dernière guerre terriblement éprouvé ; aussi, parvient-on à grand'peine à retenir en France les familles polonaises qui s'y trouvent encore. 2 - La Hollande, dont la population croit très rapidement,ra offert des agriculteurs; un petit nombre parvient à s'acclimater en France, où la situation rurale est très differénte de celle des Pays-Bas. 3 - Nous conservons notre main d'oeuvre belge, luxembourgeoise et espagnole, sans plus. Un complément, provenant des « personnes déplacées », a pu être utilisé, mais il s'agit de chiffres relativement faibles (quelques milliers de personnes, surtout des allemands). 4 - Nous avons donc songé à la traditionnelle main d'oeuvre italienne. Dès 1946, un accord provisoire fut conclu avec le Gouvernement italien pour l'introduction de 20.000 travailleurs en France; cette première mesure, de caractère provisoire, fut remplacée par l'accord du 21 Mars 1947, prévoyant le recrutement en Italie et la mise au travail en France de 200.000 travailleurs destinés à l'agriculture et à l'industrie française. Conscients des difficultés rencontrées et de la nécessité d'y apporter une atténuation, les gouvernements italien et français ont pris de nouvelles dispositions, qui font l'objet de l'accord du 2 février 1948, qui est entré en application depuis le début du mois de mars, pour une durée de trois mois, avec reconduction possible si ses dispositions s'avèrent efficaces. Cet accord vise à améliorer les conditions de recrutement en associant les utilisateurs de main-d'oeuvre aux opérations de sélection. Des représentants des employeurs français agréés par l'office national d'immigration et préalablement autorisés par les autorités italiennes ont accès auprès des centres de recrutement, et éventuellement auprès des offices provinciaux italiens du travail, pour effectuer le contrôle professionnel des candidats à l'émigration recrutés par ces offices et leur donner toutes informations utiles sur les conditions de travail et de vie en France. Un certificat d'aptitude medicale doit être délivré par les offices provinciaux italiens aux candidats qui subissent un second examen médical aux centres de recrutement. Le plan d'immigration fixant, d'une part, les besoins français, d'autre part, les possibilités italiennes, fait l'objet d'une mise au point plus précise et plus détaillée et de révisions plus fréquentes. Au surplus, l'importance numérique des contrats de travail souscrits par les employeurs français est communiquée deux fois par mois aux centres de recrutement en Italie, avec l'indication, non seulement de la qualification professionnelle exigée, mais de la province italienne ou il est souhaitable que les travailleurs soient recrutés. Ce système doit permettre un meilleur recrutement dans des conditions plus économiques. Il doit éviter ( I ) I priglonieri di guerra tedeschi ( N . d. R . ) les retours trop nombreux à leur domicile d'ouvriers considérés comme inaptes par les centres de recrutement et diminuer ainsi les frais de refoulement. Mais son efficacité ne saurait être entière sans la bonne volonté de toutes les organisations, tant françaises qu'italiennes, appelées à y participer. Or, on doit constater que le système ne reçoit actuellement qu'une application limitée. Le? services italiens n'ont encore reçu que des instructions très incomplètes et ne disposent pas toujours dès moyens de se conformer aux nouvelles obligations. Il faut cependant espérer que ces retards vont prendre fin, et que l'accord pourra s'appliquer à la satisfaction des deux pays. De ce rapide coup d'oeil sur les conditions de l'immigration italienne en France, il ressort que les deux difficultés essentielles qui gênent l'application d'un programme d'envergure sont d'une part, l'insuffisance de la qualification professionnelle de l'ouvrier italien disposé à s'expatrier et, d'autre part, la crise du logement en France, qui gêne spécialement l'immigration de travailleurs chargés de famille. La solution de ce dernier problème sera longue. C'est un obstacle sérieux à l'immigration italienne. En ce qui concerne la formation professionnelle, en revanche, le gouvernement français s'efforce, en organisant une formation accélérée et la promotion ouvrière, d'élever le niveau de qualification des salariés. Mais, cette tâche est coûteuse et les bénéficiaires de la formation professionnelle sont presque uniquement des nationaux. Ce ne sont qu'exceptionnellement des étrangers. Peut-on, au demeurant, demander aux finances françaises de supporter, à l'égard d'immigrés de passage, une dépense dont l'économie nationale n'est pas sûre de tirer un profit suffisant? Il serait donc souhaitable que le gouvernement italien fît tout l'effort indispensable pour améliorer la qualité de la main-d'oeuvre envoyée en France. Ainsi, l'émigration traditionnelle des travailleurs italiens pour la France, que justifient et qu'encouragent la communauté de civilisation, l'existence de nombreux liens de parenté établis avec des Italiens vivant déjà en France et des similitudes indéniables de caractères et de vie, pourrait prendre un nouvel essor. Les deux économies en bénéficieraient, l'économie française, grâce à l'apport d'une main-d'oeuvre dont elle a besoin, l'économie italienne, grâce aux revenus réguliers que lui procureraient les envois de fonds de ses émigrants. La réalisation d'une union économique et douanière entre les deux pays s'en trouverait en même temps facilitée. A ce titre, les Chambres de commerce de France et d'Italie qui entendent y apporter leur contribution devraient donc suivre avec la plus grande attention l'évolution des transferts de main-d'oeuvre. DE LES CONDITIONS LA MAIN D'OEUVRE D'EMPLOI ITALIENNE Il parait intéressant d'examiner les clauses de cet accord du 27 mars 1947, qui constitue, en quelque sorte, la Charte de l'immigration italienne en France pendant l'année 1947. Nos deux Gouvernements avaient d'ailleurs largement tenu compte des suggestions et des demandes des organisations syndicales ouvrières de chaque pays et cet accord prévoyait dans tous leurs détails les conditions faites et les avantages accordés aux travailleurs italiens en France. Dois-je ajouter que du côté syndical français se manifestait d'ailleurs une certaine appréhension de la concurrence de la main d'oeuvre italienne et, du côté syndical italien, un empressement parfois tiède à faciliter l'arrivée en France de leurs compatriotes? Quoi qu'il en soit, cet accord précise les conditions de recrutement, de voyage, de salaires, d'allocations familiales, de transfert des économies et, d'une façon générale, de la vie du travailleur italien en France, points qui sont examinés brièvement ci-après: I - Recrutement. Alors que dans le passé, ce recrutement s'opérait par l'initiative privée et s'obtenait le plus souvent grâce aux relations d'amitié ou de famille qui existaient entre le travailleur italien installé en France et ses compatriotes demeurés en Italie, l'accord prévoyait l'intervention obligatoire des services italiens et ceux de l'Office Natioifal d'Immigration français. Certes, en raison de l'importance de l'exode prévu, des précautions étaient utiles, notamment au point de vue sanitaire et de capacité professionnelle. Il fut donc organisé une procédure officielle pour la souscription de contrats collectifs (ou individuels, lorsque rémigrant était nommément demandé par une entreprise). Enfin, comme certains italiens, désireux de venir en France pour rejoindre le plus souvent des parents ou des amis, s'étaient introduits clandestinement, des dispositions spéciales furent adoptées pour régulariser leur situation. L'immigré, après les visites sanitaires d'usage, effectuées dans son pays, arrivait dans les Centres d'immigration (Montmelian pour la Région du SudEst) où il était hébérgé en attendant d'être dirigé sur l'entreprise où il devait s'employer. Celle-ci avait à verser une redevance forfaitaire comme participation aux frais engagés par les 2 pays, l'accord prévoyant la part à verser par le Gouvernement Français au Gouvernement italien. II - Avantages sociaux. En règle générale, l'ouvrier italien venu en France, bénéficie du même salaire que l'ouvrier français appartenant à la même catégorie professionnelle. D'une façon générale, aucune difficulté n'est survenue à ce sujet, notamment dans les mines; par contre, dans l'industrie et le bâtiment, quelques déceptions ont parfois été notées, l'immigrant ne possédant pas toujours, en fait, les aptitudes professionnelles qu'il croyait avoir, ce qui était surtout vrai pour ceux qui étaient originaires de l'Italie du Sud, région moins industrialisée que le Piémont. Des facilités furent prévues pour le transfert des salaires et il parait utile de signaler qu'à partir du 1er Juillet 1947, les pourcentages de salaires que les ouvriers italiens peuvent envoyer en Italie sont les suivants : Famille en France 20 % Famille en Italie 50 % Célibataire 50 % Travailleurs dans les Houillères 75 % (quelle que soit la situation de famille). Cet avantage, particulier aux Mines, mérite d'être souligné. En matière d'allocations familiales, un régime très libéral fut également accordé; les travailleurs italiens bénéficient en France des mêmes allocations familiales que les français, à l'exception cependant du salaire unique, des allocations prénatales, et des primes de maternité. Ces dispositions n'étant applicables qu'aux travailleurs entrés en France depuis le 1er Mars 1946. Les allocations sont versées aux familles demeurées en Italie par l'intermédiaire de l'Istituto Nazionale délia Previdenza Sociale à Rome. Ces opérations de transfert (quote-part des salaires et allocations familiales), sont effectuées par voie postale, ou par voie bancaire, suivant des formalités que les employeurs se sont efforcés de faciliter à leurs ouvriers. Dans l'ensemble, elles n'ont pas donné lieu à réclamations; quelques retards se sont cependant produits en Décembre 1947, par suite du renouvellement total des livrets de paye prévus par la réglementation. _ _, En matière d'accidents du travail et de Sécurité Sociale, la situation de l'ouvrier italien en France est en tous points identique à celle du Français, les obligations des employeurs étant strictement les mêmes à leur égard. La question la plus préoccupante posée par l'arrivée de ce contingent important de main d'oeuvre a été celle du logement en France. Après les destructions massives de la période allant de 1939 à 1945 et par suite d'un ralentissement marqué de la construction en France entre les deux guerres, les ressources étaient fort limitées et il a fallu souvent recourir à des expédients pour installer les travailleurs étrangers, et surtout leurs familles, dans des conditions acceptables. Non seulement l'arrivée des familles en a été retardée, mais certains immigrants ont parfois renoncé à demeurer en France, faute d'y trouver un toit pour les leurs. On doit signaler cependant l'effort considérable réalisé par les chefs d'entreprise français, pour atténuer ces difficultés, d'abord, par l'amélioration des ressources existantes et aussi par une politique hardie en matière de construction de logement. Je citerai, en passant, l'oeuvre du Comité du Logement de la Région de Roubaix Tourcoing et, pour parler dé la XII Région Economique, l'activité du C.I.L.A.F. de Grenoble qui met en construction, pour commencer, 100 logements qui seront suivis de beaucoup d'autres. En raison de la pénurie de matériaux et du coût élevé des travaux de bâtiment, il est inutile d'insister sur les énormes difficultés rencontrées. Le Gouvernement français, en accord et en liaison avec les autorités italiennes, n'a d'ailleurs pas ménagé ses efforts pour faciliter l'arrivée et surtout l'adaptation de cette main d'oeuvre très appréciée. C'est ainsi que le 30 Mai 1947, il chargeait des fonctionnaires appartenant au Service de l'Inspection du Travail, de missions de contrôle auprès des employeurs. Appelés « contrôleurs itinérants », ces agents se rendaient dans les Etablissements où étaient employés de nouveaux arrivants à qui la faculté avait été donnée d'adresser au Service Départemental de la main d'oeuvre leurs doléances ou leurs réclamations. Ces fonctionnaires ont eu un rôle délicat à jouer pour conseiller ces ouvriers, les éclairer, parfois redresser certaines erreurs et — ce qui fut assez rare — prendre les mesures nécessaires afin d'obtenir une meilleure utilisation des aptitudes professionnelles. Pour le Département de l'Isère, j'ai pu recueillir quelques chiffres intéressants: de Septembre 1947 à Février 1948, il est arrivé de ce pays 1.112 travailleurs italiens; 140 avaient adressé des doléances au Directeur-Départemental de la Main d'Oeuvre; après visite du contrôleur itinérant, 25 seulement ont dû être changés d'affectation, le plus souvent pur des raisons de convenance familiale ou personnelle et, dans quelques cas seulement, pour faciliter la recherche d'un travail plus rémunérateur. SITUATIONS ET D'ENSEMBLE PERSPECTIVES Cet exposé ne saurait être complet sans quelques chiffres évocateurs. Du 1er Janvier au 31 Décembre 1947, le nombre des demandes d'introduction s'est élevé à 139.700, dont 26.256 contrats nominatifs (18.192 concernant la main d'oeuvre italienne) ; la demande tend d'ailleurs à fléchir à partir de Décembre 1947 (mauvaise saison) et n'atteint que 2.836 en Janvier et 4.600 en Février. On notera que: 32.000 demandes concernent l'agriculture 29.000 les Mines 15.000 l'industrie métallurgique 27.000 le bâtiment et les travaux publics le reste étant réparti dans des activités diverses. Compte tenu des annulations, il y a eu en définitive 121.864 contrats souscrits, le chiffre des étrangers réellement introduits en France n'atteint que 65.000 environ, dont 49.000 italiens. Ce chiffre de 49.000 est donc assez éloigné de celui de 200.000 prévu à l'accord franco-italien de Mars 1947. Cette différence s'explique en partie par le ralentissement des travaux de reconstruction où, pour des questions financières, les programmes envisagés n'ont pu être intégralement respectés. Peut-être pourrait-on également adresser quelques critiques aux organismes d'Etat — de chaque côté des Alpes — qui n'ont pas toujours facilité aux immigrants la réalisation de leur désir de venir en France ni aidé avec efficacité les employeurs en quête de main d'oeuvre. Plus de souplesse dans le choix des zones de recrutement en Italie, dans la répartition géographique des immigrants, compte tenu des préférences sentimentales de ceux-ci, auraient obtenu de meilleurs résultats. LES ENTENTES INDUSTRIELLES ET L'UNION DOUANIÈRE FRANCO-ITALIENNE Relazione letta dal signor D U F O U R , presidente della Commissione per il C o m m e r c i o Estero e le Dogane, della C a m e r a di C o m m e r c i o di Marsiglia. Lorsque le 20 Mars dernier, dans cette même ville de Turin, Monsieur Georges Bidault, Ministre des Affaires Etrangères de France, eut signé avec le Comte Sforza, Ministre des Affaires Etrangères d'Italie, le protocole par lequel les deux nations attestaient leur volonté formelle de constituer une Union Douanière, il déclara: « Nous nous engageons solennellement à faire en « sorte, dans une durée qui sera déterminée par nos « deux gouvernements, que l'économie de la France « et celle de l'Italie ne fassent plus qu'une seule « unité. Lorsque ce programme sera entièrement « réalisé un nouvel ensemble groupant près de 90 « millions d'habitants sera né sur notre continent. «Notre accord permettra de conjuguer en les orga« nisant des ressources agricoles, des ressources mi« nières, une capacité industrielle, un ensemble de « techniques, de sources d'énergie qui feront de notre « association une des plus vastes d'Europe ». Et, élargissant encore le champ de sa vision, il évoquait le vaste ensemble européen qui, de la Mer du Nord à l'Adriatique, grouperait dans une harmonieuse synthèse les diverses activités économiques et « assurerait grâce à la libre circulation des marchandises, des hommes et des capitaux, une immense prospérité à tous, tout en constituant un facteur essentiel de la sécurité du monde ». Ce programme magnifique répond aux aspirations réelles des peuples et aux nécessités de notre époque comme en témoignent les efforts qui sont entrepris de tous côtés et ces jours derniers encore à la Haye pour constituer cette Union Européenne facteur de paix et de prospérité. Cette Union elle se fera sans aucun doute, car à nous en tenir strictement sur le plan de l'Economie, il n'est plus possible avec le développement des moyens techniques réalisé à notre époque d'accorder la capacité de production des grandes unités industrielles modernes à l'étroitesse des marchés de consommation nationaux entre lesquels l'Europe est cloisonnée comme en autant de que celle qui consiste à intégrer dans l'autre deux économies nationales jusque là distinctes et qui, il faut le dire, si elles présentent quelques données complémentaires se sont organisées depuis longtemps sur des plans parallèles qui les rendent de ce fait concurrentes. C'est la conclusion d'ailleurs à laquelle aboutit le remarquable rapport par lequel la Commission mixte franco-italienne pour l'étude d'une union douanière entre la France et l'Italie a résumé ses travaux. Elle constate que dans le secteur agricole si l'on peut espérer que les productions de riz italien et de blé français soient dans un avenir, que l'on espère prochain, complémentaires, il n'en va pas de même de celle des vins et des fruits qui se font nettement concurrence. Même constatation dans le secteur industriel où si SUÏ certains points les productions sont complémentaires, par exemple du côté italien pour le chanvre, la soie grège, le soufre et les pyrites et du côté français pour le minerai de fer, la fonte, l'acier, la potasse et les phosphates, dans l'ensemble des industries respectives des deux pays, tributaires de l'extérieur pour leur approvisionnement en matières, sont similaires et concurrentes. C'est seulement dans le domaine de la main d'oeuvre dans lequel l'Italie est largement excédentaire et la France déficitaire que se trouve ce caractère complémentaire qui doit être à la base d'une entente mutuellement intéressante pour les deux parties. Ces conclusions se trouvent corroborées par les résultats de l'enquête menée en France par le Comité d'Action Economique et Douanière, enquête qui traduit les réticences et les appréhensions d'un grand nombre d'industries françaises en présence de la concurrence qui pourrait résulter de la réalisation d'une Union Douanière dans leur secteur. Quelle que soit donc la faveur avec laquelle on considère ce projet, quelle que soit la convinction que l'on ait de la prospérité économique qu'il ne manquerait pas d'apporter à nos pays, il n'en faut pas moins se mettre en face de la réalité et ne pas se dissimuler les difficultés très réelles que sa mise en exécution soulèvera, les sacrifices importants qu'elle entraînera des deux côtés, les efforts qu'elle nécessitera. Ce n'est pas à dire que la conscience de ces difficultés doit nous décourager, elle doit nous servir au contraire à mieux orienter et organiser nos efforts. Comment donc envisager la réalisation de l'Union que nous souhaitons? Deux méthodes sont possibles: l'une consiste à procéder progressivement par paliers en harmonisant les productions; l'autre que Monsieur Spaak, la premier Ministre belge, appelait pittoresquement la méthode du « plongeon », consiste à réaliser brutalement l'Union Douanière et à laisser les industries mises en présence du fait accompli réagir comme elle le pourront. Je ne crois pas m'avancer beaucoup, Messieurs, en déclarant que pas plus en Italie qu'en France nos milieux industriels ne sont favorable à une telle méthode. Il faut donc préparer l'assimilation progressive de nos deux économies en ménageant les transitions nécessaires afin que leur intégration puisse se réaliser d'une façon presque naturelle et comme insensiblement. Eviter, avant tout, qu'elle se réalise par l'intervention directe de l'Etat. Ce n'est pas au moment ou le dirigisme a amplement démontré son inefficacité et sa malfaisance sur le plan intérieur qu'il faut envisager de le transposer sur le plan international. Que l'Etat se borne donc à indiquer la voie à suivre, à tracer le cadre de l'expérience, mais qu'il laisse aux intéressés le soin de le remplir. C'est la méthode d'ailleurs qu'envisage la Commission mixte qui recommande la conclusion d'ententes entre producteurs aussi bien dans le secteur agricole que dans le secteur industriel. C'est dans cet esprit que le Conseil National du Patronat Français, sur la clairvoyante initiative de Monsieur Georges Villiers, son Président, a provoqué des prises de contact et échanges de vues entre industriels français et industriels italiens. Ces entretiens ont eu lieu à Paris du 2 au 6 Février dernier. Ils ont été conduits du coté italien par le Docteur Angelo Costa, Président de la Confédération Générale de l'Industrie Italienne, à la tête d'une délégation composée des personnalités les plus représentatives des principales industries italiennes. Ces deux délégations se sont à la quasi-unanimité déclarées favorables au principe de l'Union Douanière, sous la réserve de la réalisation de certaines conditions préalables qu'elles ont précisées dans une déclaration commune: telle que la stabilisation et l'harmonisation des économies des deux pays — la stabilité et la convertibilité de leur monnaies — la normalisation des charges sociales fiscales et autres incombant aux deux industries afin de rendre semblables leurs conditions d'exploitation. Ceci posé elles considèrent comme élément moteur de la future organisation — et nous n'en serons pas surpris s'agissant d'industriels qui même sous des cieux différents parlent le même langage — le prin- ! cipe de la liberté. Elles n'envisagent, en effet, qu'un seul moyen pour arriver aux fins proposées; « celui d'une Union économique progressivement instaurée et développée essentiellement à la faveur des stimulants et des ajustements qui résulteront du libre jeu de la libre entreprise avec les responsabilités qu'elle implique et les initiatives qu'elle suscite lorsqu'elle est mise au service de l'intérêt général et du bien être des populations ». C'est dans le cadre de ces libres initiatives que devront être envisagées certaines mesures essentielles proposées dans la déclaration et dont la principale est l'harmonisation des productions et leur augmentation « grâce à la sélection naturelle des entreprises et des produits ainsi que grâce à la spécialisation ou à la diversification des fabrications ». Pour arriver à ce résultat les industriels peuvent évidemment attendre que joue cette sélection naturelle, ils peuvent également essayer de l'orienter par des accords librement conclus entre eux afin de se ménager les transitions nécessaires et d'amortir le choc que peut provoquer l'adaptation de leur industrie aux nouvelles conditions économiques résultant de la réalisation de l'Union. Comment donc concevoir de telles ententes? Dans leur forme classique les ententes industrielles revêtent ordinairement la forme d'accords de production et de prix. Les contractants adoptent une base de référence pour déterminer le « quota » de production auquel ils ont droit, fixent le prix minimum auquel se vendront obligatoirement leurs produits et se répartissent les marchés intérieur ou extérieur. Ces ententes peuvent être nationales ou internationales, elles n'englobent pas nécessairement tous les producteurs: elles sont conclues dans l'intérêt des contractants et ont tendance à constituer des monopoles privés. Parfois nécessaires pour mettre fin à une concurrence ruineuse elles présentent certains inconvénients classiques dont le principal résulte de la disparition de l'élément tonique que constitue la concurrence. Elles n'ont ordinairement pas pour objectif principal « ce service de l'intérêt général et du bien-être des populations » qu'assigne à la libre entreprise la déclaration commune des industriels de nos deux pays. Nous ne pensons pas que ce soit sous cet angle qu'il convienne d'envisager les ententes qui devront être conclues en vue de la réalisation de l'Union Douanière poursuivie ou comme conséquence de cette Union. Ces accords de prix, ces partages de marchés conclus dans l'intérêt des producteurs auraient tendance à l'être au mépris de celui des consommateurs, et auraient pour effet de substituer au dirigisme de l'Etat celui, non moins nocif, des intérêts privés. Comme le disait très heureusement M. le Président de la Chambre de Commerce de Paris dans une récente circonstance « Une économie internationale « ne pourra pas naître si la structure artificielle des « prix est perpétuée, si les productions anti-écono« miques sont encouragées, si la règle du meilleur « rendement, de la plus grande efficacité productive « et du prix réel le plus favorable ne s'impose pas à « toutes les activités placées dans des conditions de « concurrence comparables et si elle n'est pas seule « appelée à départager les rivalités éventuelles ». On ne saurait proposer meilleure règle aux entreprises qui seraient tentées de conclure des accords pour créer une sorte d'économie artificielle à l'écart de toute concurrence. Le but idéal vers lequel devraient tendre ces ententes devrait être à notre avis de réaliser progressivement les transformations économiques qu'est susceptible de provoquer l'Union Douanière. Dans .le domaine de l'hypothèse pure on pourrait concevoir en effet la suppression immédiate des barrières douanières et l'on imagine sans peine les conséquences qui en résulteraient en ce qui concerne nombre d'industries qui se trouveraient tout à coup dépourvues de cette protection à l'abri de laquelle elles avaient pu se développer jusqu'à présent dans une sorte de climat rendu plus artificiel encore par les mesures autoritaires qui depuis la guerre sont en vigueur dans de nombreux pays. Elle se trouve- raient dan la situation de ces e m m u r a vivants qui, revenant brusquement à l'air libre, ne peuvent résister à l'afflux d'oxygène qui remplit tout d'un coup leurs poumons et succombent. On se rend ainsi compte de la nécessité qui s'impose de prendre les mesures nécessaires pour favoriser leur adaptation progressive au nouveau régime et parmi celles-ci une des plus efficaces nous paraît être ces ententes discutées et réalisées librement entre gens du même métier, parfaitement au courant des besoins et des possibilités de leurs industries respectives. Sur le plan technique, ces ententes pourraient avoir pour but essentiel d'harmoniser et de spécialiser les diverses productions selon leurs possibilités d'approvisionnement et celles des marchés qu'elles sont appelées à fournir; en réservant à chaque pays là production des articles pour lesquels il se trouve le mieux placé économiquement ou géographiquement; d'assurer la rationalisation et la normalisation des fabrications, ce qui suppose la mise en commun de la documentation technique, d'opérer en quelque sorte une vaste «reconversion» des industries, de réaliser des accord d'approvisionnement en matières premières. Sur le plan commercial elles feraient oeuvre utile en s'employant à restituer les conditions d'une concurrence normale en proscrivant toutes méthodes qui d'une façon directe ou détournée seraient susceptibles de les fausser telles que par exemple les systèmes divers de « dumping » — en définissant les conditions normales de vente — en réalisant des accords pour l'exportation — en gardant toujours présente à l'esprit la nécessité de ne pas modifier les courants traditionnels et naturels du commerce extérieur; ceci peut même aboutir à des accords dits « triangulaires » avec des pays tiers dont les économies sont de type plus complémentaire. Sur le plan social, elles pourraient aboutir à des accords touchant la main d'oeuvre, ses conditions d'emploi, son mode de rémunération, son transfert d'un secteur à l'autre — les réalisations sociales, afin d'unifier de plus en plus les conditions de la production. Mais de toutes façons et quel qu'en soit l'objet il importe que ces ententes conservent leur caractère de liberté, soient discutées sur le plan de l'intérêt collectif de la profession et restent ouvertes à tous. C'est ainsi qu'ont été envisagés, au cours des conversations qui se sont déroulées entre industriels de nos deux pays, les problèmes concrets intéressant les principales industries: D'une façon générale, il a été considéré comme souhaitable que des échanges d'informations préparatoires aient lieu pour fournir certains renseignements statistiques concernant la production (potentiel industriel, main d'oeuvre, horaires de travail-salaires) les questions de transport et d'énergie, et en général toute documentation économique et technique d'ordre général bien entendu. Dans le groupe des industries textiles, les représentants de l'industrie lainière ne semblent pas en souhaiter pour le moment davantage, et ils rejettent tout idée d'entente portant sur les achats de matières premières ainsi que des accords de production tendant à un certain partage des marchés. Les industriels cotonniers par contre envisageraient des ententes plus étendues notamment en ce qui concerne la standardisation de leurs produits, leurs débouchés, les marchés extérieurs — tandis que les filateurs de chanvre semblent intéressés par des accords concernant la répartition des matières premières. Faisant un pas de plug dans la voie des réalisations concrètes la sidérurgie a constitué une commission mixte chargée d'étudier les questions d'approvisionnement en matières premières, demi-produits et produits sidérurgiques, les possibilités d'ajustement des programmes de modernisation des installations et de développement de la production — d'établir une collaboration entre les deux industries dans le domaine de la spécialisation technique et commerciale — de la recherche scientifique et de la documentation — d'étudier toutes les questions intéressant la main d'oeuvre et notamment son déplacement des centres excédentaires vers les centres déficitaires. Ceci en vue d'ouvrir la voie à la conclusion d'accords entre les deux industries. Les Industries mécaniques envisageraient des accords à l'exportation. La construction électrique, la Construction Navale, l'Industrie des Ciments ont conclu également à la possibilité d'accords. De même l'Industrie Chimique veut se réserver la possibilité d'en conclure. Par contre les représentants de l'Industrie de l'Automobile ont estimé qu'à l'heure actuelle il n'était pas possible d'établir des accords spéciaux, pas plus d'ailleurs que celle du marbre qui intéressée par l'importation des produits bruts n'admettrait pas l'importation en France de produits susceptibles de la concurrencer. Dans l'industrie de la Conserve nous nous devons de souligner la position particulière des Conserveurs de Tomates dont l'activité intéresse considérablement le Midi de la France. Cette industrie en présence de l'énorme productions italienne, et de certaines pratiques de « dumping » qui se seraient produites, demande en cas d'Union Douanière l'institution de mesures de protection vitales pour elle, mesures qui consisteraient notamment à instituer une taxe de compensation à l'entrée des produits italiens pour tenir compte de la différence de standard de vie entre agriculteurs et ouvriers français et italiens ainsi que de mesures de contingentement. Nous sommes là en présence d'un cas dans lequel la conclusion d'un accord pourrait pallier le danger mortel que l'adoption de l'Union Douanière présenterait pour elle. Il en va de même en ce qui concerne l'Industrie du Raffinage de Soufre très importante dans notre région et qui est appelée à recevoir une grande partie de sa matière première d'Italie, mais qui par contre se trouverait dans une situation critique si les soufres raffinés italiens pouvaient la concurrencer librement. Déjà avant la guerre pour faire face à une semblable situation un accord avait été conclu avec l'Ente Zolfi aux termes duquel les raffineurs français lui réservaient la majeure partie de leurs achats en soufre brut, et se voyaient réserver l'exclusivité du marché français, renonçant par contre à exporter sur tous les marchés sauf ceux de l'Afrique du Nord, des protectorats et colonies françaises et les Iles Canaries. En cas d'Union Douanière il faudrait envisager la reprise d'accords de ce genre avec un partage plus équitable des marchés étrangers. Des indications intéressantes nous ont été fournies par le Syndicat des Fabricants d'Huile de Marseille qui dans l'éventualité de la réalisation de l'Union Douanière franco-italienne envisage diverses hypothèses selon les régimes économiques susceptibles d'être instaurés en France ou en Italie. Il admet également la possibilité d'entente entre les industries des Corps Gras des deux pays, mais insiste sur la nécessité de réalisations de conditions à peu près équivalentes pour l'exercice de ces industries notamment en matière d'achat de matières premières et d'attribution à cet effet de devises d'une façon plus libérale, de transports maritimes particulièrement entre le Continent et l'Afrique du Nord, et d'harmonisation des tarifs de manutention. Mais quelle que soit la forme sous laquelle ces ententes puissent être envisagées il est à leur conclusion, de même d'ailleurs qu'à l'institution d'une Union Douanière, une condition essentielle: c'est que les Gouvernements abolissent les réglementations autoritaires qui sévissent encore dans certains pays et qui obligent les industries à fonctionner dans un climat absolument artificiel. Il serait absolument impossible ou vain de réaliser des ententes si les conditions de la production étaient perpétuellement et arbitrairement faussées. * * * S'il nous fallait résumer les observations que nous venons d'avoir l'honneur de vous présenter et en nous excusant auprès de votre éminente Assemblée des imperfections qu'a pu présenter cet exposé en une matière certainement complexe et encore imprécise, nous voudrions marquer d'abord notre adhésion au principe de l'Union Economique entre nos pays et même entre plusieurs pays, principe dans lequel nous voyons un élément de progrès, d e ' bien-être pour les populations, de civilisation et de paix; souligner ensuite que, pour éviter les pertur'bations que ne pourrait manquer de produire la mise en application brutale de l'Union Douanière, et pour préparer même son application, des mesures d'adaptation doivent être prises dont l'une des plus efficaces consiste dans des ententes librement réalisées entre industriels des pays intéressés, après étude et discussion approfondies; ententes conclues en considération de l'intérêt général et s'appliquant aussi bien au domaine technique que commercial, fiscal ou social; — que la conclusion de ces ententes suppose l'abandon par les Gouvernements de toutes mesures de dirigisme économique. Nous ne nous dissimulons pas, Messieurs, les difficultés qui seront à surmonter pour parvenir à la réalisation de ces projets et de cette Union, des sacrifices et des concessions qu'il faudra savoir consentir de part et d'autre, de la largeur de vues dont il faudra savoir faire preuve pour s'élever au-dessus des intérêts trop personnels, mais il faut réussir et pour cela il faut le vouloir; l'oeuvre qui nous est proposée n'est pas au-dessus de nos possibilités. Comment mieux terminer, Messieurs, qu'en reprenant les paroles inspirées par lesquelles le Comte Sforza, Ministre des Affaires Etrangères d'Italie, concluait son noble et généreux appel devant la Conférence Economique Européenne au mois de Juillet dernier: « Sachons que nous devons réussir et que nul « sacrifice national ne sera trop grand... « Nous devons réussir! « Si nous ne réussissons pas, il se pourrait que cette « glorieuse Europe qui a guidé le monde par la force « de l'esprit redevienne ce qu'elle fut il y a dix m i l l e «ans: une pauvre petite insignifiante péninsule de « l'Asie ». Di avertant omen! Monakeui a ESSSAEHË Le esposizioni industriali di Torino LA PRIMA E S P O S I Z I O N E OPERAIA E LA SECONDA GRANDE NAZIONALE DEL 1898 Abbiamo visto come fin da quando si preparava l'esposizione del 1884 si era pensato ad un'esposizione operaia, ma molte difficoltà si erano opposte, siodhiè ci si era limitati a premiare gli operai collaboratori dell'azienda o a emettere giudizi su le loro opere individuali. Tuttavia l'idea era maturata in seguito, soprattutto in vista delle difficoltà in cui venivano a trovarsi le classi lavoratrici per la crisi che aveva rincarato i prezzi alimentari. Sicché la « Società Archimede » di Torino che aveva dato alla città le prime scuole operaie, promotore il socio Marcellino Arneudo, pensò e programmò nel 1889 la « Prima esposizione italiana operaia » con la partecipazione di varie personalità, tra cui il Daneo, che avevano già organizzato le manifestazioni dell'84. Riunite le rappresentanze delle varie associazioni operaie, e promossa una pubblica sottoscrizione, appoggiata da Ministri e altre personalità, l'esposizione venne inaugurata il 28 settembre del 1890, data che coincideva con la prima Mostra italiana dell'Architettura e con l'intervento solenne di autorità e personalità del campo politico, militare e della produzione. Dal discorso di Benedetto Brin si rileva come i problemi sociali stessero, nella nuova economia italiana, imponendosi all'attenzione degli statisti, per quanto si fosse ancora lontani dalle concrete realizzazioni necessarie ai nuovi tempi. , L'esposizione visitata dal re, dal presidente del Consiglio on. Crispi, da personalità politiche e da 115.053 visitatori ebbe un significativo successo sul quale per motivi di spazio non possiamo oltre dilungarci. Congressi, festeggiamenti, conferenze, lotterie accompagnarono la Mostra che si chiuse il 30 novembre. Una solenne premiazione solennizzò l'avvenimento unico nel genere cui contribuirono vari Ministeri, la Camera di Commercio di Torino, la «Promotrice industria», il municipio di Torino, il prefetto e il sindaco, nonché deputati e senatori. Dalle modeste ricamatrici, dai tornitori meccanici ai cesellatori, dai litografi ai modellatori, tutta una gamma di esecuzioni e capi d'opera che dimostrarono come anche in questo campo sapesse Torino e l'Italia mettersi all'avanguardia prevedendo tempi e problemi di un'economia sociale in inarrestabile sviluppo (1). • • • La celebrazione del cinquantenario dello statuto trova nuovamente Tormo dopo quattordici anni pronta a mostrare al mondo il frutto della sua costanza, del suo lavoro e dei suoi sacrifici. Diciamo «dei suoi sacrifici», perchè dopo i successi dell'esposizione dell'84, l'antica città capitale, ha dovuto soffrire non poche delusioni proprio quando le illusioni di aver ormai consolidato il successo industriale avevano sollevato entusiasmo certamente sproporzionati alla realtà della situazione. La tragedia dei tre istituti torinesi di credito, la società dell'Esquilmo, la banca Tiberina e il Banco Sconto (1889) conseguenza della crisi edilizia a Boma a Napoli e a Torino, si ripercuote con gravi conseguenze su Torino, ove si ebbe a lamentare ia perdita di varie centinaia di milioni di risparmio con il risultato di allontanare, proprio quando ce ne sarebbe stato più bisogno, i risparmiatori dagli investimenti mobiliari: aspetto altresì evidente di una crisi del nostro mercato monetario (2). Alle <1) Le (notizie che succintamente abbiamo riportato sono desunte da: M A R C E L L I N O A R N E U D O : La prima esposizione operaia italiana tenuta in Torino nel 1890. Torino, Stab. Artistico-Letterario, 1892. (2) Cfr. E. C O R B I N O : Annali dell'Economia italiana, voi. Ili, Città di Castello, 1933. quali ragioni di difficoltà finanziarie si aggiunga la guerra doganale con la Francia, iniziata nel 1888, ben dura lezione all' ottimismo dei piemontesi fidenti. « Duri sacrifici » deve quindi sopportare il Piemonte e Torino in specie, per superare la non facile prova alla quale per soprammercato si aggiungevano i primi grossi conflitti del lavoro, ai quali, bisogna riconoscerlo, la classe dirigente italiana, in genere originante da ceti agricoli di natura conservatrice, non era affatto preparata. L'esposizione generale nazionale del 1898 segna quindi non tanto una tappa nella coraggiosa lotta di concorrenza, quanto una nuova mèta dopo le crisi faticosamente superate. Alla fine del secolo erano certamente cresciute le difficoltà sorgenti dall'aperta gara internazionale; il problema dell'esportazione si imponeva in concorrenza con le industrie anziane straniere, e il tempo e l'esperienza avevano certamente contribuito, più che negli anni precedenti, a setacciare i più idonei a combattere nell'arringo internazionale, dai meno idonei destinati a morire. In momenti —• adunque — che parevano ribelli ad ogni ardimento, ricorda Paolo Boselli, Torino bandì l'esposizione del 1898. Riunitisi i cinquanta promotori nella sede della Società Promotrice dell'Industria nazionale il 5 novembre del '95, venne di poi costituito il Comitato generale il 18 novembre in una memorabile seduta nel salone della Borsa e si passò, dopo il proclama agli Italiani del 4 dicembre, a stilare gli articoli dello statuto del Comitato generale e dei Comitato esecutivo il 4 giugno 1896. Sorvolando sui minuti aspetti della complessa organizzazione centrale e periferica che attraverso i suoi -comitati calca quella dell'Esposizione del 1884, che a sua volta si era valsa dell'esperienza precedente, ricordiamo solo come anche questa voita si fosse fatto fronte alle spese mediante sottoscrizione pubblica di azioni da L. 100 rimborsabili e di oblazioni a fondo perduto e l'azionista cne mancava all'obbligo di versare qualche rata perdeva — come già nel passato —• ogni diritto ai rimborso ti).. Il concorso dei privati fu tanto generoso che bastò senza ricorrere all'intervento statale; le sottoscrizioni alle azioni e a tondo perduto fruttarono quasi 2 milioni e 200 mila lire, superando assai il preventivo. Era stata prevista un'entrata totale (tra azionisti, concorso della Città in L. 575.000, ingressi, concessioni, tasse d'iscrizioni, ecc.) di lire ii.7l5.UOO e un totale di uscite di 2.757.000 lire. L'utiie previsto fu ampiamente raggiunto. Con legge 1° luglio 1897 venne inoltre concesso al comitato esecutivo dell'esposizione una lotteria (2) con due milioni di premi, cne diede iusmgnieri risultati.. Nonostante gii avvenimenti africani, nonostante tristi eventi occasionati dal rincaro del pane e altri generi alimentari, nonostante le conseguenti cruente lotte sociali di cui i fatti di Milano ne furono un saggio preoccupante, nonostante un decennio e più di crisi industriale edilizia, commerciale e bancaria, l'esposizione riuscì per quel senso di tenacia e di coraggioso patriottismo di cui gli italiani vanno nobilitati allorquando la libertà d'azione vince ogni caporalesca coercizione. (1) Cfr. COLLEZIONE CELERIFERA: Statuto del Comiiato, ecc. ecc., 1896, pag. 1186. Cfr. pure: Bollettino ufficiale dell'esposizione italiana generale, del 1898, n. 1. del Comi( (2) Cfr. CuLLEZuONE CELEKiLFERA: Statuto tato, ecc. ecc., 1897, pag. 926. Durante i sei mesi di apertura dal I o maggio al 20 novembre, l'esposizione, situata nell'ormai classico parco del Valentino, riuscì ad attirare una folla grandissima di popolo e di personalità italiane e straniere, nonostante le critiche ed i dubbi mossi da chi pubblicamente aveva, forse non completamente a torto, osservato che ormai troppe erano le ricorrenti esposizioni in Italia e all'estero, sì che era consiglia/bile maggior lasso di tempo onde permettere veramente di esporre i miglioramenti dell'industria e d'altra parte •— date le difficoltà finanziarie ed economiche — evitare di sollecitare inutilmente il Governo per contributi a manifestazioni le quali se troppo vicine le une alle altre, in definitiva non facevano che disturbare il lavoro dei produttori. (Nonostante queste preoccupazioni l'esposizione del '98, che coincideva con l'inizio dei lavori di un terzo grande traforo alpino, quello del Sempione, ebbe certamente successo. Nei quattordici anni che la separavano da quella precedente i progressi dell'industria italiana erano stati, nonostante le crisi, rilevanti, come rilevava il ministro di Agricoltura e commercio Cocco-Orta in occasione dell'inaugurazione della manifestazione: triplicata la produzione serica, quintuplicati i telai, i meccanici raggiungevano il numero di 2500; a 345 mila sommavano i fusi nell'industria della lana, a 40 mila i telai con una produzione valutata a 100 milioni di lire. Nè meno solida era ormai l'industria del cotone che aveva prodotto 300 milioni di filati, tessuti e stampati e che occupava già 100 mila operai ed esportava per 70 milioni (1). Al successo dell'esposizione concorsero non solo i privati ma altresì Provincie, comuni, enti e corpi morali. « Eleganti edilìzi, con genio squisito e con peregrine comodità sono sorti nel vaghissimo luogo del Valentino », dice Paolo Boselli (2), e quivi non solo la produzione della madre patria è ammirata ma altresì il contributo dei molti italiani all'estero. Le costruzioni della mostra, il cui ingresso principale si apriva sul corso Raffaello, occupavano un'area coperta di 80.000 metri quadrati tra cui primeggiava il salone dei concerti che poteva contenere 4000 persone. Contribuirono, fra i solerti organizzatori al successo insperato, dati i momenti critici, non solo il sindaco di Torino barone Severino Casana (successo al senatore Rignon) e il solerte benché anziano presidente del Comitato esecutivo S. E. l'avvocato Tommaso Villa, per la seconda volta presidente del Comitato promotore ed esecutivo, impegnato nell'ardua fatica nonostante la carica di Presidente della Camera dei deputati, ma anche altri membri dell'esecutivo quali Lorenzo Rabbi, Antonio Bianchi, Federico Du Montel, Teofilo Rossi, Battista Diatto, Ludovico Sarfiotti, Emanuele Luserna di Rorà, Edoardo Daneo, Benedetto Brin (membro onorario), Antonio Badini Confalonieri, Adolfo Bona, conte Ernesto Balbo di Sambuy, conte Biscaretti di Ruffia; su tutti s'ergeva la figura, che più tardi assurgerà a mito pei soldati dei Carso, di Emanuele Filiberto di Savoia, Duca d'Aosta, presidente effettivo del Comitato generale; nomi tutti che anche a noi di questo secolo sono vivi nella storia recente e continua della nostra vita amministrativa, industriale e politica. Classificata in dieci divisioni: Belle arti, Arti liberali, Previdenza, Industrie estrattive e chimiche, Meccaniche, Elettricità, Industrie manifatturiere, Industrie agricole, Italiani all'estero, Educazione fisica, e in innumerevoli sezioni vi troviamo rappresentate tutte le gamme delle attività agricole, industriali e commerciali e professionali della nazione. Non ci dilungheremo a ripetere le varie attività, che dovremmo ritornare su ciò che abbia(1) Cfr. L ' E C O N O M I S T A D ' I T A L I A , 8 maggio 1898. (2) Cfr. P A O L O B O S E L L I : L'Esposizione di Torino, « Nuova Antologia », 1° maggio 1898, in mo già detto in merito all'esposizione dell'84. Vogliamo solo ricordare, per sommi capi, il nuovo contributo degli italiani all'estero, alla cui organizzazione troviamo i nomi di due grandi economisti oggi viventi, Pasquale lannaccone e Luigi Einaudi, unitamente a Edmondo Deamicis, e vi primeggiava la « mostra amazzonica-paranense » dell'on. Gustavo Gavotti che fu tra i più attivi organizzatori della nostra 'emigrazione in Brasile (1); i progressi nell'industria cartaria, chimica, del lino, della canapa e dell'alimentazione. Ma il posto d'onore va attribuito alle industrie metallurgiche, meccaniche e navali e a quelle della seta, della lana e del cotone che ormai si erano talmente consolidate da resistere ad ogni crisi e ad ogni avversa congiuntura. Nelle costruzioni meccaniche avevano destato particolare ammirazione una carrozza mista di 1* e 2' classe della Ditta Diatto «con ritirata a corridoio laterale » e a triplo freno e con segnale d'allarme, con illuminazione a gas e riscaldamento a vapore, la locomotiva a otto ruote accoppiate del peso di 46.000 Kg. degli Stabilimenti Ansaldo e altre costruzioni, ferroviarie della Savigliano, della Breda, ecc.; i prodotti delle acciaierie di Terni e le nuove conquiste della nostra marina da guerra; la mostra dei sommi « elettricisti » italiani contenuta nel Museo industriale di cui già si è parlato, al cui proposito ricordiamo ancora i cimeli del sommo Galileo Ferraris, da poco scomparso, che scoprì il campo magnetico rotante che risolveva il problema del trasporto dell'energia elettrica a grande distanza, unitamente ai documenti a lui inviati da tutto il mondo scientifico, il trasformatore Gaulard sul quale il grande professore compì tante esperienze, i cimeli del Volta e del Paeinotti; ricordiamo ancora i primi tentativi automobilistici (la Fiat venne, com'è noto, fondata solo nel 1899) con le vetture Daimler mosse da motore a petrolio (a miscela detonante) e considerate tra le migliori avendo allora vinto la gara internazionale su strada (il salone automobilistico andò però quasi deserto per il ritiro dei concorrenti), la vettura Lanza e vari tipi di biciclette e triplette che facevano parte della sezione « automobili » in quanto questa voce non aveva ancora il significato attuale. Nel campo dei motori a petrolio o benzina varie ditte avevano esposto ottimi congegni di fabbricazione totalmente italiana. La divisione VI « elettricità » raccolse non solo i contributi italiani, ma altresì quelli internazionali sicché risultò particolarmente interessante per i confronti possibili. Dal 1884 al 1898 l'elettrotecnica aveva fatto enormi progressi sicché i contributi presentati, dai sistemi di illuminazione alle applicazioni meccaniche e chimiche, dai mezzi di trasmissioni a distanza ai sistemi di distribuzione a macchine opifici e mezzi di locomozione, dalle dinamo di 600 HP. agli alternatori alle gru elettriche a ponte costruite nelle Officine Savigliano fino alle prime applicazioni domestiche con piccoli ventilatori elettrici da camera, interessarono enormemente tecnici e profani. Il 1898 è pure la data d'inizio della morte dei tram a cavallo e inizia la lotta tra il trolley e la presa a fior di terra. Doveva vincere il primo. Venne esposta la prima tranvia elettrica della Ditta Ruggieri-Kappel circolante in un circuito chiuso di 1744 metri e la stessa esposizione fu illuminata da -una luce corrispondente a 550.000 candele. Ma una grande conquista che figurava nella galleria della R. Marina dobbiamo infine mettere in rilievo: il telegrafo senza fili Marconi la cui prima notizia si era sparsa nella primavera del 1897 dall'Europa alle Americhe. Figurava infatti tra i prodotti della scienza l'apparato trasmettitore e coherer del grande italiano che a dieci anni dalle memorabili esperienze di Hertz realizzava una fra le più (1) Cfr. ORESTE M O S C A : L'industria italiana all'esposizione di Torino, 1898, Milano, 1898, pag. 48 e seggi grandi conquiste del secolo — se non la più grande —• per la pace e per la guerra. Nel campo dell'industria laniera è ricordato il premio conseguito dal Cav. Basilio Bona che per primo ha introdotto nell'industria laniera italiana il sistema chilogrammetrieo per la numerazione e titolazione dei filati. E per non dilungarci vogliamo segnalare solamente alcune creazioni nuove che presentate in questa esposizione, diventarono poi punti di partenza per nuovi sviluppi fino ai giorni nostri. Alcune riguardano attività nuove introdotte in Italia dopo il 1893, come l'industria della fecola della Ditta Cappuccio, Costa e Allomello, oppure progressi fondamentali sì da far apparire la nuova attività come una creazione nuova dati i risultati concreti commerciali, come la fonderia di caratteri della Ditta Nebiolo di Torino, gli impianti meccanici Breda di Milano, la Dinamite Nobel, ecc. oppure che avevano conquistato negli ultimi anni nuovi mercati come la Ditta Dell'Acqua di Busto Arsizio (esportazioni di prodotti italiani), Dellachà di Moncalieri (fiammiferi) (1). Interesse e ammirazione aveva destato la fotografia a colori, per la prima volta presentata in Italia (e non peranco divulgata in Francia) ad opera di un amico dei fratelli Lumière proprietario di un cinematografo nei locali dell'Esposizione. E in ultimo vogliamo ancora ricordare il contributo dell'industria dolciaria che già apprezzata fin dal X V I I I secolo in Piemonte, era già celebre a mezzo il secolo successivo in Torino, sicché non stupisce se il confetto o « bombon » di Silviano Venchi destasse tanta ammirazione nei golosi torinesi dell'altro secolo che rammentano ancora oggi i « curiosi e leggiadri gingilli di zucchero » i « dragées » i « fondenti » i « farciti » eoe. ecc. usciti da perfetti macchinari. Coronava l'esposizione di tante cose serie, una nota allegra, non per questo meno seria perchè è tale ogni manifestazione che non dimentica le tradizioni popolari e nazionali su cui poggia la storia di ogni Paese: il « ciabot 'd Gianduia », « trasportato per opera di magìa dalle pingui colline dell'astigiano fin nel cuore dell'Esposizione » (2). • • • Questa illustrazione di cinquant'anni di vita industriale italiana, insegnava che se l'Italia non coltivava « ambizioni chimeriche » come disse il ministro Fortis, seppe nondimeno realizzare i voti del 1861, anche se la via era ancora lunga da percorrere e alte mète, che l'Esposizione del 1911 confermerà, dovevano faticosamente essere raggiunte. Con l'industria, l'agricoltura seppe allinearsi, specialmente attraverso l'opera degli agricoltori meridionali e dell'Italia centrale, sul piano del progresso inarrestabile. I prodotti della metallurgia fecero non solo superba mostra, dati i nostri mezzi più limitati, ma concorsero a migliorare l'economia di regioni che con l'aumento della popolazione non potevano assorbire nell'agricoltura l'impulso demografico. Terni, Liguria, Lombardia, Piemonte, Livorno, Venezia, Palermo, Valle d'Arno in nobile gara, con le industrie artistiche di quelle stesse regioni e di altre meno favorite dalla sorte. « Il risorgimento politico di una nazione — scriveva Cavour nel primo numero del Risorgimento — non va mai disgiunto dal suo risorgimento economico ». Alla fine del secolo l'operosità dell'ingegno della classe dirigente e operaia italiana dava conferma alle parole divinatrici. Là ove alcuni anni prima la nostra industria faticosamente lavorava per il consumo interno, ora esportava con profitto. E dimostrò altresì la grandiosa mostra come non solo alle tradizionali industrie fosse volta la tenacia del nostro popolo operante, ma anche là ove, per la mancanza di materie prime, bisognava trovare i '(il) O. ¡ M O S C A : L'industria (2) O . M O S C A : L'industria italiana, italiana, op. cit., pag. 362. op. cit., pag. 326. mezzi di nuove fonti di energia motrice. La mostra del «Museo industriale», ove Galileo Ferraris inventava il campo magnetico rotante, indicò ai profani i segreti di quel laboratorio ove si gettarono le basi scientifiche per le applicazioni nell'industria elettrica -che farà poco dopo passi da gigante. E non meno interessante, sotto il punto di vista artistico, era l'altra mostra che accanto alla principale si ergeva: quella dell'Arie sacra (antica e moderna) delle Missioni e Opere cattoliche al cui proposito ricordiamo una magnifica edizione di Roux-Frassati in-folio, con ricche illustrazioni e articoli letterari e artistici di critici e storici dell'arte ad opera di A. Ferrerò, C. Corradino, G. Lanza, F. Crispolti, G. Cena, G. Roberti, L. Beltrami e versi di A. Fogazzaro e F. Pastonclhi che degnamente illustrarono i centenari gloriosi. La mostra offrì ai visitatori il senso del profondo spirito cattolico della gente nostra attraverso le artistiche meraviglie ivi raccolte: culto dello spirito ampiamente documentato dalle realizzazioni di quel grande e glorioso esercito dei Missionari della fede che diffusero in ogni parte del mondo la civiltà italiana, le opere di carità e l'infinita sapienza del Creatore. Anche sotto questo punto di vista l'Esposizione del '98 con la partecipazione delle Case religiose e di assistenza di cui Torino è da anni sede incomparabile, assume importanza grandissima. Contribuirono ad attirare il foltissimo pubblico molti concorsi, tra cui quello intemazionale di automobili con una gara di 200 Km. Torino-Alessandria e ri tomo, e innumerevoli congressi (1) tra cui la feconda iniziativa dei « exporters' days » in cui erano invitati i rappresentanti delle Case di commissione straniere. Festeggiamenti, concerti, gare sportive, gite aeronautiche coronavano l'impresa. Interessante la descrizione di uno di questi viaggi in pallone fatta dal cav. Edoardo di Sambuy il cui compagno di viaggio « aveva avuto il tempo di provvedersi del parapioggia per attraversare le nubi senza essere bagnato...». Ma stimato l'arnese inutile peso, il capitano Godard, pilota dell'aerostato, ne impedì l'iso nella fragile navicella (2). Quali i risultati di questa ultima fatica del secolo è facile vedere rilevando che il successo, dati i momenti di crisi, fu veramente insperato. Anche sotto il punto di vista pratico si realizzarono fecondi frutti con la possibilità di più larghe relazioni d'affari e di esportazioni. Già ai primi di novembre, pur mancando ancora un rendiconto definitivo, si potè stabilire il rimborso totale delle azioni più un 20 % di utili! Per quanto riguarda i visitatori ripetiamo quanto abbiamo detto per l'esposizione dell'84. Nell'impossibilità di stabilire con esattezza quanti visitarono l'esposizione prescindendo dalle volte che ripeterono la visita, possiamo però rilevarne l'affluenza continua attraverso il controllo degli ingressi risultanti dal computo dei biglietti ritirati alle porte da cui si rileva il numero delle visite, tenendo presente che ogni singolo visitatore poteva fare varie visite in giorni diversi e quindi acquistava altrettanti biglietti e che per la Mostra dell'Arte Sacra occorreva un altro biglietto. Spulciando nelle statìstiche degli ingressi troviamo che essi furono 449.096 in maggio, 456.124 in giugno, 379.942 in luglio, 343.303 in agosto, 496.840 in settembre, 527,565 in ottobre, 295,481 in novembre (fino al 20 del mese, data di chiusura). L'ultima domenica vi fu un afflusso di 56.202 visitatori solo per l'Esposizione generale. Totale 2.948.354 visite (cifra, notisi, quasi identica a quella del 1884) per le due esposizioni e 2.350.562 solo per quella generale. Cifre che sufficientemente commentano il successo dell'iniziativa, anche se le previsioni di supe(Continua a pag. 22) (1) Cfr. Bollettino ufficiale cit., o . 39. (2) L'Esposizione Nazionale 1898, Roux-Frassati, Torino, pag. 154. B e l l a edizione i n - f o l i o siu carta patinata coti ricche illustrazioni e articoli di illustri a u t o r i tra. c u i P. Boselii, A . Fogazzaro, Ettore T h o v e z . L'ESPORTAZIONE ITALIANA DI AUTOVEICOLI Nell'ormai lontano 1900 l'allora nascente industria automobilistica italiana iniziava le sue prime affermazioni sul mercato internazionale, esportando 6 autovetture. Nel 1912 si raggiungevano già le 2386 unità: risultato particolarmente significativo, quando si consideri che in quei primi tempi della motorizzazione le cifre dell'incremento della circolazione sono limitate nei due principali paesi europei, Francia ed Inghilterra, a poche migliaia o diecine di migliaia di autoveicoli all'anno. Da allora la produzione automobilistica italiana ha continuato ad irradiarsi, sia pure con alterne vicende, nei più diversi paesi del mondo, superando barriere doganali e restrizioni quantitative: in parte ciò fu anche dovuto alle brillanti affermazioni dei nostri pionieri dell'automobilismo, quali Lancia, Nazzaro e Cagno. Essi resero popolari fra le folle internazionali i nomi della Fiat e dell'Itala: furono appunto queste le prime case costruttrici a dedicarsi all'esportazione. Lo sviluppo dell'industria automobilistica italiana fu strettamente connesso al buon andamento dell'esportazione: nel corso della prima guerra mondiale ai clienti privati subentrarono le forniture militari anche per Governi esteri ad assorbire la produzione delle fabbriche divenute colossali. Mai come ora, a distanza di quasi cinquantanni da quando sorgeva — nel 1899 — in Torino con 800.000 lire di capitale, 50 operai su di un'area di 10.000 metri quadrati in corso Dante, per iniziativa di Giovanni Agnelli, la prima fabbrica italiana di automobili, la FIAT, incombe alila nostra industria il dovere e la necessità di esportare. Ove si consideri che la potenzialità produttiva dei nostri impianti, valutata in oltre 100.000 autoveicoli all'anno, è notevolmente superiore alla capacità di assorbimento del mercato nazionale — nel 1938 risultarono immatricolati in Italia 44.977 autoveicoli, di cui 38.675 autovetture e 6302 autocarriautobus — che le forniture belliche giocheranno solo minimamente per alimentare l'attività dei nostri stabilimenti, mentre nel 1938 (anno ancora completo di pace) esse avrebbero assorbito, stando alle risultanze del Censimento industriale, un 25 % del fatturato, si avverte la strana attualità di un giudizio espresso nel 1931, cioè durante il culmine della crisi economica, di un chiaro studioso. Scriveva allora Edoardo Giretti su La Riforma Sociale : «La nostra industria automobilistica, sotto tanti aspetti pioniera nel mondo e governata da uomini di gran valore, si riduce a cosa troppo inferiore al suo grande passato, se limitata a coltivare il mercato interno. Questo non basta ad alimentare una grande industria quale essa fu, e riteniamo deve continuare ad essere, negli intendimenti dei suoi fondatori e capi. Né i fatti lo dimostrano, esso è abbastanza ricco per servire come punto di partenza per la conquista del mercato industriale. Far certo che la grandezza dell'industria automobilistica italiana stia nel ritornare ad essere un'industria esportatrice ». Il potenziamento delle nostre esportazioni di prodotti industriali finiti, e quindi di autoveicoli, si impone maggiormente ora data l'angosciosa situazione della nostra bilancia dei pagamenti, dato che il nostro Paese deve tendere gradualmente a raggiungerne l'equilibrio non soltanto attraverso il sistema delle sovvenzioni estere che sono transeunti nel tempo e comunque legate alle alterne vicende politiche internazionali, ma attraverso il ristabilirsi di normali correnti di scambio. Ma l'aver additato una necessità, non significa ancora aver risolto un problema. L'anno d'oro dell'esportazione italiana fu il 1926 con 34.191 unità esportate, pari al 62',5 % della produzione nazionale. In quell'anno il valore complessivo delle vendite all'estero della nostra industria automobilistica italiana con 7099 milioni di lire, rappresentò circa il decimo della nostra esportazione di prodotti finiti. Siamo purtroppo ora ben lontani da quelle cifre, come risulta dal seguente prospetto : Anni PRODUZIONE Autovetture Autov. ind. 193« 59.000 1945 2.093 1946 10.989 1947 25.37:5 1947 per 1938 =10« 43,0 Totali ESPORTAZIONE TOTALI Unità % produzione 7.558 8.0197 17.994 117.361 06.558 10.290 08.983 43.736 20.489 30,2 2.863 10.605 9,8 23,5 228 64,9 51,5 _ Avvertendo che i dati per il 1947 risultano dalle elaborazioni dell'A.N.F.I.A.A., perchè quelli della statistica doganale comprendevano per lo scorso anno anche automezzi usati, e che l'esportazione è prevalentemente costituita da autovetture, diamo ora il seguente prospetto dell'assorbimento attuale da parte dei principali mercati della nostra produzione rispetto ai due ultimi anni prebellici: ESPORTAZIONE AUTOMOBILISTICA ITALIANA TOTALE di cui Germania Gran Bretagna Svezia Svizzera Belgio-Lux. India Britannica Colonie Italiane 1937 1938 1947 33.505 20.489 10.605 6.199 3.070 1.459 1.227 868 670 12.018 6.964 942 712 1.195 724 645 2.780 470 33 859 1.804 1.401 479 '107 Si comprende subito dai dati sovraesposti come anche in questo settore dell'economia italiana giochi sfavorevolmente la mancata soluzione dei problema tedesco, mentre le restrizioni adottate successivamente dalla Gran Bretagna si sono risolte nella pratica chiusura del mercato inglese, che prima del 192® aveva par noi particolare importanza. Dal punto di vista valutario può non avere importanza la cessazione delle spedizioni verso i territori italiani d'oltre mare, in quanto il pagamento avveniva in lire: è però evidente che, quando si consideri solo l'aspetto del collocamento delia nostra produzione, la perdita dei nostri mercati coloniali si è risolta in un suo minore assorbimento. Negli ultimi mesi del decorso anno si notava purtroppo una tendenza alila flessione delle vendite all'estero, accentuatasi nel corso dei primi mesi del 1948, anche se non statisticamente accertatole: il che dimostra che il decreto del 27 novembre 1947 sull'adeguamento dei cambi all'esportazione non ha avuto l'effetto benefico che si sperava. In sintesi: 1) l'esportazione effettivamente avutasi nel 1947 risulta praticamente la metà di quella del 1938; 2) nel 1947 la Gran Bretagna è riuscita ad esportare ben 189.300 automezzi, con un aumento sensibile rispetto alle 121.200 unità nel 1946. Cioè una media mensile di oltre 15.000 autoveicoli esportati. Un 50 % delle nostre esportazioni annuali del 1947 contro soli 4866 nel 1938. Si noti che or è un anno la situazione si presentava particolarmente favorevole sul mercato automobilistico internazionale: uno dei più forti esportatori, la Germania, era totalmente scomparso, mentre gli Stati Uniti risultavano particolarmente occupati a soddisfare la domanda interna accumulatasi causa la sospensione delle vendite durante il conflitto. Ora, dai dati che abbiamo sopra esposti risulta che, mentre l'industria automobilistica inglese ha saputo ed è stata in grado di sfruttare il momento favorevole, la nostra ha potuto solo parzialmente cogliere l'attimo che fugge. Il fatto che nel 1947 un mercato ricco sì, ma non estesissimo, quello belga, abbia importato 46.765 autoveicoli, cioè alquanto di più della nostra produzione complessiva di quell'anno, mentre normalmente negli anni prebellici assorbiva un 12/14.000 unità, significa che si doveva ricostruire il parco automobilistico andato disperso o comunque logorato negli anni di guerra. In condizioni analoghe a quelle del Belgio si trovavano nel 1947 anche altri mercati: ora queste condizioni più non si verificano. Quando il mercato era dominato dal venditore, la nostra produzione era insufficiente; ora esiste il problema del collocamento di questa, mentre la concorrenza è accresciuta, non solo inglese, ma anche francese (78.603 unità esportate nel 1947 contro 39.672 nel 1946) favorita dalla svalutazione del franco. E lentamente va riapparendo la produzione tedesca. Ai tre Saloni dell'Automobile, tenuti in questo periodo a Parigi, Bruxelles e Ginevra, i prezzi della produzione italiana sono risultati alquanto superiori a quelli della concorrenza straniera. Ciò dipende del maggior costo delle materie prime, specialmente dei semi-lavorati ferrosi, che già prima della guerra pesava gravemente sui nostri costi complessivi, e dallo sfasamento intervenuto per aumento dei salari all'interno (50 volte e più) e svalutazione della lira-esportazione (soltanto 35 volte). Cioè, i nostri prezzi non sono in fase con quelli del mercato internazionale, perchè la nostra lira è sopravalutata. Si aggiunga a ciò che nel corso della guerra una parte della nostra attrezzatura è invecchiata e logorata: ciò si risolve in un aggravio dei costi di produzione, già appesantiti dall'onere della mano d'opera improduttiva. Aggravio eliminabile soltanto con l'immissione di ingenti capitali per il rinnovo delle macchine utensili in dotazione ai nostri stabilimenti. A questo invecchiamento delle attrezzature si riconnette in un certo senso la mancata presentazione da parte della nostra industria automobilistica di nuovi modelli. Mettere in produzione di serie un nuovo modello significa modificare l'attrezzatura, creare una nuova utensileria, stabilire i tempi delle nuove linee di montaggio, calcolare poi i nuovi costi di produzione: per un certo periodo le lavorazioni devono essere necessariamente sospese. Dalla fine della guerra l'industria italiana offre tre nuovi tipi di autocarro, ma l'esportazione è prevalentemente costituita da autovetture. Le grandi aziende, in considerazione della anormale ed instabile situazione economica, non hanno potuto investire ingenti capitali per la produzione delle nuove autovetture, di cui esistono già i prototipi perfettamente rispondenti alle moderne esigenze. I tecnici che ritornano dai recenti Saloni Internazio- nali riferiscono che le nostre autovetture, per quanto di progettazione auteguerra, non hanno nulla da invidiare ai modelli recentemente presentati dalla concorrenza straniera, ma per l'acquirente forestiero basta il fatto cifre si tratti di modelli vecchi per non procedere all'acquisto. La nostra produzione si era accreditata nel mondo non certo per convenienza di prezzo, ma per le sue caratteristiche di avanguardia. Imponemmo al mondo la nostra genialità, proponendo soluzioni originali ed il nostro raffinato gusto delle linee: ciò spiega che in tutti gli uffici studi e progetti delle nuove costruzioni si trovino in gran oumam tecnici italiani, apprezzati ed onorati. E l'industria automobilistica italiana si impose all'interesse internazionale appunto baldanzosamente presentandosi ad ogni competizione con modelli nuovi, realizzazione di idee nuove, mettendosi all'avanguardia e creando attorno a sè rumore per consensi e dinieghi. Era questa la ragione del nostro primato, che ci permise di evitare che la nostra produzione fosse vendibile solo in base al costo medio internazionale attribuito a merce comune, priva di attrattiva di novità. E novità bisogna sempre offrirne perchè il mondo ne è avido, anche se le soluzioni proposte non sono sempre migliori di quelle che si propone di abbandonare. Comunque la genialità dei nostri progettisti e la perizia tradizionale delle nostre maestranze non sono affatto venute meno. Ove si riesca •— e si riuscirà certamente, data la Volontà ed il dinamismo che pervadono i nostri costruttori — a riorganizzare su basi più razionali la produzione, i veicoli italiani torneranno egualmente a percorrere le vie del mondo. Ciò anche perchè il mercato si orienta in tutti i paesi sempre più verso le macchine utilitarie con motori brillanti e limitato consumo di benzina : tendenza costruttiva questa che ha avuto come antesignana la nostra industria automobilistica. GIANDOMENICO COSMO LE ESPOSIZIONI INDUSTRIALI DI TORINO (Continuazione da pag. 20) rare notevolmente i risultati dell'84 non si realizzarono (1). Gli espositori assommarono a 8000 circa (il Bollettino li fa ascendere a circa 8500, ma un mezzo migliaio si ritirarono), di cui 4510 premiati con una grande cerimonia nel salone Verdi dell'Esposizione, dei quali 275 con diploma d'onore, 801 con medaglia d'oro, 1433 d'argento, 1183 di bronzo, oltre ad altre ricompense per collaborazione. Anche qui vale l'osservazione cifre si potrebbe fare per le altre esposizioni: che eccessivo fu il numero dei premiati (e innumerevoli le proteste sollevate contro i deliberati della giuria), ma giova notare che un incoraggiamento era e fu sempre necessario in tutti i tempi in cui il progresso economico è intimamente legato alla nobilitazione dei sacrifici individuali. E ancora una volta dimostrò l'Italia che il suo progresso economico era legato al progresso dell'idea di previdenza, di risparmio, assistenza senza cui non si crea il capitale che a sua volta produce ricchezza nuova. « Anche qui — osservava il Presidente della Giuria, on. Daneo — l'Italia rimane alla testa di questo progresso ch'è tanta parte del progresso sociale » (2). ANTONIO FOSSATI 01) Bollettino cit., passim. (2) D a l discorso del Presidente della Giuria, on. DaiTeo, in occasione della premiazione. R O S A AUTARCHIA Nell'ultimo discorso tenuto a Torino prima delle elezioni, l'onorevole Einaudi ha brevemente illustrato le modalità di utilizzo, in Italia, degli aiuti nordamericani, nella distribuzione dei quali lo Stato avrà occasione di intromettersi due volte : prima, regolando l'erogazione delle merci importate in base al piano E. R. P., poi presiedendo alla destinazione del fondo-lire costituito con il ricavo delle vendite effettuate. Incidentalmente, l'insigne economista ha suggerito che una parte del fondo potrebb'essere utilmente impiegata nella riedificazione dell'industria pesante, la quale, soprattutto se localizzata in riva al mare, avrebbe davanti a sè, oltre che un gradevole e spazioso panorama, anche un fulgente avvenire. Più recentemente, in un'intervista riferita da l'Osservatore romano, l'on. De Gasperi ha promesso che « ... Il denaro americano sarà utilizzato in primo luogo per aumentare la produzione mediante la importazione delle materie prime e delle merci necessarie a modernizzare l'industria pesante». Il Capo del Governo ha quindi fatto tesoro dei suggerimenti dell'on. Einaudi, e si appresta a metterli in pratica. L'uomo della strada, memore di quanto è già costata l'industria pesante all'economia italiana e conscio del complesso di inferiorità di cui essa, ad onta degli innumerevoli miliardi prosciugati, continua a soffrire, è ormai convinto che convenga abbandonarla al suo destino (non precisamente ubicato in riva al mare, ma alcuni passi più avanti) ed importare dall'estero i prodotti che, finora, essa non è mai stata in grado di allestire a costi economici: ne risulterebbe indubbiamente avvantaggiato il sistema produttivo interno, nel segno di quella collaborazione economica internazionale, che il piano Marshall intende appunto sollecitare. Gli uomini del governo, invece, immèmori dei miliardi ancora recentemente profusi, senza alcun risultato, nell'industria pesante, già progettano di profondervene altri per metterla in grado di sovvenire economicamente al fabbisogno nazionale. All'opportunità di rimediare a una radicata deficienza interna per mezzo di studiate integrazioni con altre economie (e l'unione doganale con la Francia potrebbe già costituire un primo passo in tal senso), essi preferiscono dunque un'avventura, nella quale altri sono clamorosamente falliti. Ma gli uomini non sanno trarre profitto dagli errori altrui, e quelli stessi che hanno celebrata il processo DEI del ventennio e dei suoi esperimenti autarchici, sono già pronti a gettare le basi per una nuova autarchia. ECONOMIA DELL'AUSTERITÀ Il Libro Bianco inglese del Reddito e della spesa per il 1947 (National Income and Expenditure of the United Kingdom, 1947. Cmd. 7371), in questa edizione particolarmente ricco di dati, indici e stime, non è certo documento di facile lettura: molte, peraltro, delle innumerevoli cifre che vi sono riprodotte hanno un significato accessibile anche ài non iniziati e, soprattutto nella parte dedicata culle statistiche dei consumi, offrono argomento di utile meditazione a chi voglia farsi un'idea quanto meno sommaria della vita economica inglese in questo delicato momento della sua storia. Secondo i dati riprodotti dal Libro, il totale annuo della spesa privata, accertata in 4.288 milioni di sterline per il 1938, è salita, nel 1947, a 7.421 milioni, segnando così un incremento del 73 per cento in termini monetari, e quindi, tenuto conto che i prezzi sono nel frattempo aumentati del 68 per cento, un incremento reale del 3 per cento, pressoché corrispondente all'aumento percentuale della popolazione nello stesso intervallo (4 per cento). Ne consegue dhe, nel loro complesso, i cittadini inglesi hanno speso nel 1947 lo stesso potere d'acquisto che nel 1938; e, poiché le restrizioni operate dal governo laburista hanno soprattutto inciso sulla spesa delle classi più agiate, ne deriva altresì che le classi inferiori debbono avere addirittura aumentato i loro consumi rispetto al 1938. E' anche interessante conoscere come sia variata dal 1938 al 1947 la ripartizione della spesa privata tra i vari beni e servizi di consumo. Ce ne offre la possibilità una tabella, riprodotta dal Libro Bianco, nella quale sono indicate prima in moneta corrente, poi in moneta 1938 le variazioni percentuali delle più tipiche voci di spesa individuale nel decennio considerato. Si apprende così che il consumo individuale di generi alimentari è aumentato, dal 1938 al 1947, del 2 per cento in termini reali; che, sempre in termini reali, è pure aumentata la spesa per luce e riscaldamento (17 per cento), di tabacco (17 per cento), per libri e giornali (55 per cento), per viaggi (43 per cento), per divertimenti (55 per cento); mentre è diminuita la spesa per abitazioni (23 per cento), per articoli casalinghi (19 per cento), per vestiario (16 per cento) e per automobili private {41 per cento). V E N T I Ciò vuol dire che restrizioni e razionamenti non hanno raggiunto lo scopo di arginare la pressione del potere d'acquisto indimduale, alimentata dall'inflazione, ma solo quello di mutarne l'indirizzo; che pertanto, hanno ottenuto l'effetto di deprimere la misura delle loro soddisfazioni, e quindi il loro tenore di vita. A questo effetto un altro se ne aggiunge: ohe l'intensificazione dei beni e dei servizi esclusi dal razionamento ne stimola la produzione, distogliendo materie prime e mano d'opera dalla produzione dei generi essenziali, col risultato di accentuarne ulteriormente la scarsità. Il che non rende l'idea deZZ'austerità alla quale pretende di intitolarsi la politica economica del governo laborista inglese. REGRESSO NEL VALORE DEGLI INVESTIMENTI PRIVATI IN AMERICA Un'indagine compiuta dal Dipartimento del Commercio di Washington ci apprende che, nei sedici anni dal 1931 al 1946, il consumo del capitale privato nordamericano ha superato di 5,5 miliardi di dollari il valore dei nuovi investimenti. Un declino così marcato e persistente nel volume della ricchezza disposta a concorrere ai rischi della privata intrapresa non era mai stato rilevato nella storia dell'economia statunitense. Più che di una temporanea flessione, deve quindi trattarsi di una crisi radicata e profonda: gli ambienti finanziari nordamericani ne sono giustamente allarmati. La sempre più scarsa disposizione del risparmio a correre l'alea degli investimenti produttivi, cioè a tramutarsi in « risk-taking capital » è senz'altro dovuta alle stesse circostanze che vanno- producendo il medesimo effetto in altri paesi: il frazionamento della ricchezza, la crescente pressione fiscale sull'attività economica privata, i vincoli imposti al funzionamento del mercato finanziario ed altre analoghe, sulle quali peraltro sovrasta, in America come altrove, un motivo preminente: la diffusa attitudine di ostilità verso il « profitto », il disconoscimento della sua funzione nella vita economica. Finché tale funzione non torni ad essere intesa ed apprezzata al suo giusto valore, finché non si restituisca al rischio d'impresa il diritto e la possibilità di trovare la rimunerazione che gli compete nel processo distributivo del reddito, è vano sperare che il risparmio riprenda confidenza nell'iniziativa economica privata e torni a sussidiarla col ritmo al quale si deve l'attuale ricchezza degli Stati Uniti d'America, g. c. U N I N P I ' A \ U S D E M O T T N I R T E C I S A A E In una .sala della Mostra Nazionale dell'Antiquaria, inaugurata in questi giorni a Palazzo Chiablese, abbiamo potuto ammirare due pezzi interessanti di porcellane di Vinovo. Sebbene questo tipo di porcellane sia noto in tutto il mondo, riteniamo di fare cosa utile ricordando in breve le vicende e le caratteristiche di queste originali creazioni di un Piemontese di genio. Verso la fine del 1700 il chimico torinese Vittorio Amedeo Gioannetti, che già si era fatto conoscere ed apprezzare per certi suoi studi e ricerche, si trasferiva a Vinovo, ridente paese tra il verde di una fertilissima campagna, a pochi chilometri da Torino, per dedicarsi completamente alla fabbricazione di porcellane. Egli succedeva a Vittorio Brodel e a Pietro Antonio Hannong di Strasburgo, i quali verso il 1776 avevano iniziata la fabbricazione di porcellana artistica, valendosi delle conoscenze tecniche dell'Hannong, che proveniva da un laboratorio allora considerato dei primi in Europa. Ottenuta l'autorizzazione reale i due soci avevano iniziato il loro lavoro, ma per breve tempo, in quanto i risultati ottenuti non avevano corrisposto ai loro desideri sia dal lato artistico che dal lato finanziario. Tanto è vero che nel 1780 cessarono la loro attività, e la fabbrica di porcellane di Vinovo si riapriva nuovamente, ma sotto la direzione unica del Dott. Gioannetti. Si iniziava cosi il periodo d'oro nella vita di queste porcellane (che ben presto trovarono loro degna sede sia nelle stanze reali, che in quelle dei più noti personaggi), periodo che doveva durare, tra alterne e spesso tragiche vicende — guerra e occupazione francese, difficoltà di smercio dei prodotti in tempi di sopravvenuta miseria —• fino alla morte dello stesso Gioannetti avvenuta nel 1815. Dopo la sua scomparsa vi fu qualche tentativo di ripresa nella produzione- della porcellana, ma, non. essendosi ottenuti risultati apprezzabili, l'impresa venne definitivamente abbandonata. La fama delle porcellane di Vinovo, già grande col Gioannetti in vita, crebbe dopo la sua morte ed es fra le migliori d'Eu aspetti, le migliori i Da uno studio eh su i pezzi esistenti a di Torino, dove si tr del Marchese Robe: ricevuto la conferii affermato, he cioè corazione "Che per pochi prodotti di fa stare loro alla pari. Qual era dunque zione di tanta belle: tor Gioannetti ha pt ba? Pare infatti che posizione delle terrea colori fosse conoscili essendo un valente <lt delle terre fossili el tesi atti alla produzl ne aveva elaborato Si sono trovati, è questi minerali, ma • zioni in cui essi ven che che si tentarono le prove non dettero Noi riteniamo per magica bellezza del novo non deve esseri lato tecnico, cioè ne nella dosatura delle \ ni ci, ma anche nell inconfondibile. E' v> si era saputo circom ed abili artigiani fo. sodato che l'ispirazic in gran parte merito Esaminando la sui corge che essa, con pia-ri che abbiamo I assai varia, comprei vola, in bianco, dee a soggetti di caratt lori vari, o monocr da caffè, ornati con po, oppure con ricci alcuni pezzi si nota o nobili del tempo, ir vasi decorati con f verniciate in biano vennero classificate ,pa, anzi, sotto certi senso assoluto, abbiamo potuto fare Museo d'Arte Antica fa la famosa raccolta ) d'Azeglio, abbiamo di quanto abbiamo ia per finezza di deeganza di linea ben uriche estere possono segreto per la creaa, segreto che il Dotato con sè nella tomi formula per la comi la manipolazione dei a soltanto da lui, che, ùmico e uno studioso dei minerali piemonone delle porcellane, la sapiente dosatura, vero, degli elenchi di mancano 1« proporrano usati; è vero andegli^sperimenti, ma risultati conclusivi, i che il segreto della e porcellane di Viricercato soltanto nel ia cernita sapiente e arie terre e delle veri perfezione artistica ro che il Gioannetti <pe da valenti pittori matori, ma resta asne ed il 'gusto furono suo. produzione ci si ace attestano gii esemotuto vedere, è stata dendo: servizi da tarati con oro, oppure fre campestre, a co0nii; servizi da thè e semplici fiori di canili stemmi nobiliari (in mo ritratti di principi ùniati stupendamente) ; rori ed oro, statuette • di stile classicheg- giante, alcuni gruppi di soggetto mitologico alla maniera di Capodirrtonte ed infine medaglioni ovali o rotondi in biscotto- o verniciati di bianco. Ciò che più colpisce in questi prodotti è l'estrema semplicità della decorazione, la freschezza dei toni dei colori, puri e trasparenti, mantenuti bassi, ed il buon gusto estremo. Non vi è infatti squilibrio fra le varie note di colore, ma tutto vi è fuso in un'armonia fresca e riposante. Il blu di cobalto poi (il quale pare sia colore molto difficile da usare) è sempre brillante e di una purezza incantevole, e viene spesso usato per decorazioni quasi umili con « gigli di campo » che dànno ai pezzi una serenità e —• ci si permetta l'aggettivo — una castità veramente inimitabili. I pochi pezzi decorati in oro acquistano un loro tono di ricchezza, ma sempre nobile, che rifugge dal volgare e dal pacchiano. Le forme stesse infine, dalle linee sobrie e piene di dignità, rifuggono da ogni esasperazione ornamentale e ciò stupisce tanto più perchè esse vennero create in una epoca in cui spesso, per l'amore del fasto, si era sacrificato all'ornamento complicato ogni stile e alle volte anche il buon gusto. E nella scelta dei soggetti dove tanto spesso — come oggi purtroppo in modo particolare avviene — è facile cadere nello sciatto o nel convenzionale, l'intuito del Gioannetti e de' suoi collaboratori si dimostra sempre vigile e di una estrema sensibilità, e perfino le statuette « di maniera » hanno sempre un loro tono e un carattere proprio ben definito. Abbiamo cercato di dare con parole una idea della bellezza di queste parcellane di Vinovo, ma più che le parole speriamo valgano le illustrazioni; sebbene, come abbiamo detto, è con la visione dei colori che le ornano che essa idea potrà completarsi. Resta tuttavia ben chiaro che soltanto un grande artista, oltre che un tecnico perfetto, poteva dar vita alla materia ricavandone risultati che alle volte hanno del magico. GIULIO F E R R U Z Z I « • 1 mf *.JP^tV®^ Jte • %£m ''Jtg m; » mf i • m C L. LI» I primi cinque articoli DAL R I N A S C I M E N T O J 0- ALL'EPOCA NAPOLEONICA A del Prof. DINO GR1BAUDI sulla storia delle relazioni n. 16, 19, 21, 27 e 32 di «Cronache commerciali del Piemonte sono stati pubblicati nei Economiche». L'intensificarsi dei commerci nel Mar del Nord tica bifronte dei duchi sabaudi seppe sfruttare e ned Baltico, mentre favoriva, a tutto scapito delle quanto di buono poteva trarsi, anche nei riguardi fiere di Champagne, i centri fiamminghi, inglesi del commercio, da quella incomoda postura. Ed in e tedeschi più vicino al mare (soprattutto Bruges ciò i Savoia furono aiutati dal possedere, pei» due e Londra), rendeva insufficienti, all'aumentato traflunghi tratti, ambo i versanti delle Alpi occidenfico con l'Europa mediterranea e col Levante, le tale, in corrispondenza ai valichi più importanti. vie terrestri, massime quelle attraversanti le Alpi. Solo ostacolo rimarrà, per molto tempo, 1'« enclaQui, di fatto, le difficoltà opposte dall'arduo rilievo ve » del marchesato di Saluzzo, confinante col Delal transito mercantile ne elevava di molto il coibiate, verso il quale il passaggio fu agevolato da sto, e ne riduceva grandemente la massa. Era naLodovico II, con lo scavo del primo traforo alpino, turale che gran parte dei mercanti del Mediterrail «buco di Viso» o galleria delle Traversette neo, dovendosi recare nelle Fiandre, preferissero (1478-1481). imbarcarsi con le loro merci (anche per evitare i In sostanza, le correnti commerciali che attracampi di lotta tra Francia e Borgogna) sulle galere versano il Piemonte perdono gradatamente di mira veneziane e genovesi che, alquanto tempo prima i lontani orizzonti cui tendevamo nel basso mediodi Colombo e di Vasco de Gama, osavano affronevo, ma s'intensificano con le zone più vicine dei tare la navigazione oceanica, per far capo ai granpaesi d'oltralpe: con la valle del Rodano, che è di empori marittimi del Mar del Nord. ormai l'unica regione francese di attivo traffico Ma i colpi più duri alla fortuna di Asti e delle internazionale, e dove Lione, cresciuta ad uno dei altre città piemontesi, i cui commercianti avevano principali mercati europei, richiama più volentieri saputo diventare intermediari negli scambi fra mercanti astigiani, piacentini, genovesi; con la l'Oriente e l'Europa nord-occidentale, vennero dal Tara-ntasia, la Moriana, la Savoia, per comunione chiudersi delle vie terrestri asiatiche (invasione di vincoli statali; col Faucigny, la Br-esse, la conca turca), e poi dalla scoperta delle rotte marittime della Saona ed il Vallese, terre che rientrano nel per le Indie; scoperta ohe doveva inevitabilmente quadro più antico dell'espansione sabauda. spostare dalle coste del Mediterraneo, e specialmenPoi, quasi per una legge fisica, questa espressione te da quelle dell'Adriatico, alle coste dell'Atlantitrabocca lungo il più ripido versante alpino, e dico, il centro dei traffici alimentati dai paesi delle lagando, -tra Saluzzo e Monferrato, nella sottostante spezie e dalle loro favolose risorse. pianura, è portata, già nei secoli XIV e XV, ma Per buona sorte, alcune circostanze di fatto inspecialmente con Emanuele Filiberto, a cercare, per tervennero ad impedire che la flessione del movii bisogni di uno Stato fattosi ormai piemontese, mento commerciale attraverso il Piemonte si trauno sbocco al mare. Le ambizioni puntano addiritmutasse in collasso. Pacificata, esuberante di enertura su Genova e su Savona,- ma bisogna accongie, trasformata nei costumi dal contatto con la tentarsi dell'avito possesso di Nizza, e, più tardi, di civiltà rinascimentale italiana, la Francia, verso la Oneglia. Porti franchi, Nizza e ViHaf-ranca dovrebfine del secolo XV, e poi, più intensamente, nel bero servire di scalo per le merci provenienti dalsecolo successivo, dette al commercio estero un l'Oriente, con oui si aspira ad allacciare relazioni. impulso .sconosciuto nei tempi precedenti. All'ItaNel secolo XVII ripetuti sono i tentativi di utilizlia essa chiedeva seterie, ricami, mille articoli di zare quei porti ai fini di un traffico mercantile con toeletta, mobili preziosi, maioliche, vetri, e cioè 1 Inghilterra e col Portogallo. gran parte degli oggetti di lusso che erano diventati E mentre poco si fa per la manutenzione delnecessari alle classi più elevate della società. Poco le strade che percorrono la pianura e che di qui ingombranti, e .costosi, questi oggetti potevano risalgono le maggiori vallate alpine, si provvede, reggere alle esigenze ed alle spese del trasporto di quando in quando, a migliorare le vie di comusu per i valichi delle nostre Alpi. nicazione con la riviera ligure, massime la strada D'altro canto, lo stato permanente di guerra tra per « la colla » di Tenda, Che Carlo Emanuele II Francia e Spagna rendeva impossibili le comuniprogetta di- far «bucare». Nella sua spinta verso cazioni terrestri fra le due parti in cui si dividele spiagge ligustiche l'amministrazione sabauda non vano i dominii europei della casa d'Asburgo. Ne pecca certo per angustia di vedute, se riaccarezza derivava che la via più frequentata, sia per i tral'idea dell'apertura di un canale navigabile che colsporti militari, sia per le comunicazioni di caratteleghi a Genova il cuore del Piemonte. L'esempio re commerciale e diplomatico, era quella del Medifrancese, in fatto di canali, induce i primi succesterraneo, ohe faceva capo, di preferenza, a Genosori di Emanuele Filiberto ad altri audaci disegni, va, e di là proseguiva, verso la Borgogna per i docome quelli di stabilire una via acquea tra Cuneo minii di casa Savoia, verso l'alta valle del Reno ed ed il Po, a Carmagnola; di rendere la Dora Riparia il lago di Costanza per la Lombardia. Gravi, senza navigabile da Susa a Torino; e di assicurare il redubbio, furono i mali apportati al Piemonte da golare trasporto delle merci sul Po, da Torino a una situazione geografiico-politica che lo metteva Venezia, istituendo un apposito magistrato. fra due colossi in aspro contrasto, Ma l'abile poliMa questi ardimentosi propositi, mortificati dalle tristi necessità delle frequenti guerre urtano, per SGprappiù, contro un ambiente naturale, psicologico ed economico lento a modificarsi. In realtà, nel '500, il Piemonte appare come una regione quasi esclusivamente agricola, in cui, come risulta a chiare note dalle relazioni degli ambasciatori veneti, il commercio di importazione e di esportazione è quasi tutto in mano di mercanti stranieri, genovesi in primissima linea, ohe comprano a Lione, Genova, Milano, Venezia e « vendono la roba quanto ' loro piace ». Per quel che concerne i generi alimentari si abbisognava quasi soltanto di sale e di olio. Il sale, che non di rado costituiva per la Francia un'arma efficace di pressione politica, veniva in parte dalle saline provenzali per il colle di Tenda, ed in parte dai giacimenti della Tarantasia e del Chiablese per il Moncenisio. Di olio ci si approvvigionava abbastanza facilmente in Liguria. Grande era invece la penuria di manufatti. Le vecchie industrie dei tessuti di lino e di cotone di Chieri e di Asti languivano. A Biella ed a Pinerolo si fabbricavano panni, ma erano di qualità scadente. Ottimi, ma insufficienti al consumo, erano i velluti prodotti a Racconigi. Tra i pochissimi anticoli lavorati ohe trovassero qualche smercio a l l ' e s t e r o sono da ricordare gli acciai della vai di Lanzo, esportati a Lione. Nel secolo XVII, l'opera ricostruttrice di Emanuele Filiberto, continuata con energia da Cairlo Emanuele I e da Carlo Emanuele II, comincia a dare i suoi frutti, soprattutto nel campo dell'agricoltura. L'estendersi dell'allevamento dei bachi da seta e della coltura del riso prepara alla nostra regione due fonti di redditizia esportazione. I prodotti dei migliori vigneti appaiono apprezzati anche fuori del Piemonte. Così è per quelli della valle di Susa, ohe trovano facile smercio nel Delfinato e nella Moriana. Abbastanza largamente esitata è la canapa di Carmagnola e di PancaJieri. Le frequenti concessioni di acque e gli aiuti dati ad opere idrauliche per l'irrigazione avevano intensificato la produzione foraggera e l'allevamento degli animali da macello. Già allora Mondovi e Cuneo fornivano di carni e di formaggi la riviera ligure e la Provenza. Risultati assai più modesti corrisposero agli sforzi con cui si tendeva a diminuire le importazioni in. Piemonte di prodotti industriali e possibilmente ad esportarne. Una qualche importanza acquistarono soltanto le industrie tessili, che d'altronde sfruttavano generalmente il lavoro casalingo. L'unica produzione bene accetta all'esiterò era quella dei panni di lana del Biellese e del Vigevanasco e dei tessuti di cotone di Chieri. Incontro al fabbisogno del paese in fatto di panni idi lana grossolani venivano le piccole fabbriche di Pinerolo, Giaveno, Mondovi, Cuneo e Stroppo, in Val Maiira. Telerie si confezionavano a Giaveno, Dronero, Lanzo, Biella, Saluzzo. Le tele piemontesi, e specialmente quelle di Saluzzo, erano ricercate, afferma il Della Chiesa, a Venezia ed a Genova, per farne vele. Due o tre soltanto erano le officine in cui si lavorava il vetro, ma quella di Altare mandava i suoi prodotti in Lombardia e nel Genovesato. Più numerose, e di importanza locale, erano le cartiere (Pinerolo, Caselle, Bagnasco, Beinette, Margherita, Cuneo) e le fornaci da mattoni e da .calce. Larga diffusione avevano i cappelli di paglia intrecciati a Mondovi. L'allevamento del bestiame consentiva una buona esportazione di « corami ». Sensibilmente più vivace è il panorama degli scambi quale si prospetta nel secolo XVIII, ad onta del pessimo stato delle strade, della limitatezza dei trasporti fluviali, e degli ostacoli frapposti dai numerosi pedaggi (ancora 498 verso la metà del '700). Ma anche qui è l'agricoltura pressoché sola, integrata da alcune industrie complementari, ohe salda, con le sue esportazioni, le partite passive, dovute alla dipendenza esiterà per tutti, o quasi tutti, gli articoli manufatti più raffinati. Fondamento del commercio piemontese con l'estero sono le sete grezze e semilavorate, assorbite in massima proporzione da Lione, ma spedite pure in Inghilterra ed in Svizzera. A grande distanza venivano le altre principali voci di esportazione: il bestiame, il riso, la canapa, il vino, che, per gran parte, si riversavano nel Genovesato (canapa, bestiame, riso) e nello Stato di Milano (vino). Qualche quantità di derrate, di bestiame e d'olio passava pure in Francia, dalla contea di Nizza e dalle fiere di Susa e di Pinerolo. Carichi di riso si spedivano in Savoia, e del vino si era tentata l'esportazione in Inghilterra. Le varie industrie, che pur vanno, più o meno faticosamente, sviluppandosi, sotto la tutela di un rigido protezionismo, non alimentano correnti di esportazione veramente ragguardevoli. Una certa importanza assumono soltanto l'esportazione dei tessuti di seta (Lione, Ginevra, Londra), quella dei tessuti di lana di Biella e di Ormea, quella dell^ tele del Cuneese (Stato genovese), delle stoffe di cotone di Chieri e di Vercelli, della carta (piccole quantità in Spagna), dei guanti (Germania). ' Tolte le sete e le modeste partite di pochi prodotti lavorati, tutti gli altri generi smerciati all'estero non si spingevano oltre le immediate adiacenze dei nostri confini. Tra i paesi fornitori dei mainufatti e delle materie prime di cui difettava il Piemonte figuravano, invece, tutti i principali paesi d'Europa. L'olio veniva, quasi per intero, dalla Liguria e dalla Provenza; le lane per l'industria biellese segnatamente dalla Spagna e dal Bergamasco; i tessuti di seta da Lione a da Aquisgrana: le stoffe di lana e di filo da Berlino e da Zurigo ;' pannilana pregiati dai Paesi Bassi; articoli di moda, mercerie, profumi, oreficerie da Parigi e da molti altri luoghi; veli da Bologna; orologi da Ginevra; merletti e vetri da Venezia; cristalli dalla Boemia; pizzi dalle Fiandre; cavalli dalla Svizzera; cotone e coloniali dai paesi d'oltremare per la via di Genova (G. Prato). La notevole varietà della produzione agricola da zona a zona rendeva quanto mai attivo il commercio intemo, che, con parte di quello di importazione, si accentrava nelle fiere e nei mercati. Le fiere vennero, via via, moltiplicandosi nel secolo XVII. Nel successivo, le più antiche e le maggiori di un tempo risultano alquanto decadute, mentre altre, appaiono fiorire. Animatissime erano le fiere della capitale e quelle dei suoi dintorni (Moncalieri, Carignano, Carmagnola, Chieri, Ciriè, Ghivasso), dove si commerciava bestiame, si rivendevano stoffe e chincaglierie. Le fiere dell'Astigiano avevano fisionomia quasi esclusivamente agricola. A Biella si scambiavano i prodotti agricoli della pianura con i manufatti della provincia. Altre fiere importanti erano quelle di Cuneo (panni, bestiame), di Pinerolo (bestiame da lavoro, cavalli, muli, canapa, panni), di Susa (bestiame savoiardo, cavalli e muli del Brianzonese, tele, panni). Di particolare prosperità godeva la fiera di Alessandria, centro di naturale convergenza delle attività commerciali di tre Stati: il sabaudo, il genovese ed il milanese. DINO GRIBAUDI NOTE SULLA VALUTAZIONE DEGLI STABILI Non vi è dubbio ohe prima o dopo debba riprendersi la costruzione delle case di abitazione, e ohe la funzione creditizia sia chiamata a prendere parte viva a questa fase importante della ricostruzione nazionale, con l'apertura di crediti sotto forma di mutui ipotecari. E' bene quindi parlare di un particolare di questi finanziamenti, della valutazione degli stabili, ai fini dell'accensione del mutuo ipotecario. Nel moment» odierno, ohi eseguisce una stima di stabili di abitazione civile, secondo i sistemi classici, si trova sovente di fronte a risultati assurdi. La ricerca del valore venale di tali stabili veniva fatta normalmente mediando i valori estrinseco ed intrinseco, ma q-uesti valori che nell'anteguerra erano assai prossimi oggi dicono poco o nulla al valuta tore. Analizziamo quindi questi due valori rispetto alla situazione odierna. Il valore intrinseco corrisponde al valore di ricostruzione. In questa valutazione, al perito devono presentarsi alcuni dubbi; si può tenere conto del valore di ricostruzione di materiali e lavorazioni di cui oggi è più economica l'adozione? Si può tenere conto di sistemi di costruzioni sorpassati perchè antieconomici? A questo riguardo la mia opinione è negativa. Ma soprattutto, si può tenere conto di un prezzo di ricostruzione quando, come avviene a Torino, la nuova costruzione non si fa più perchè antieconomica, e dove, a stento, si ricostruiscono le case danneggiate dai bombardamenti, ma che presentano ancora delle parti utilizzabili, come fondazioni, muri dei sotterranei, parte delle strutture superiori ancora efficienti? E' evidente che un tale valore non risponderebbe ad un valore venale, in quanto per essere tale si richiede ima domanda, che in questo caso non esiste, altrimenti si costruirebbero case nuove per questi prezzi. Il valore estrinseco, basato sulla capitalizzazione del reddito netto presenta incognite ancora maggiori. Sono note le disposizioni del biotico degli affitti, noti i gravami fiscali, noti i tassi di interesse del denaro, ma un valore estrinseco basato su questo criterio darebbe al perito valori assurdi; talvolta, non esistendo un reddito, ma un passivo. Vi sono però delle case, che, riattate da poco, godono di fìtti liberi, e da queste si potrebbe ottenere una misura di paragone. Un'analisi però rende incerta anche la validità di questi dati per l'avvenire e si tenga presente che la ricerca del nostro valore deve basatisi su di un reddito continuativo. Se si verificasse la libertà degli affitti, ne aumenterebbe l'offerta, poiché moltissime famiglie ridurrebbero il numero di stanze del loro alloggio (molta gente della classe media vive in alloggi divenuti troppo grandi per le loro esigenze perchè il lasciarli vorrebbe dire abbandonare i fitti bloccati;. Molte stanze si farebbero libere, forse, per ragioni economiche, molti piani terreni si trasformerebbero in negozi, case nuove sorgerebbero. Si produrrebbe insomma un livellamento tra i fitti bloccati e quelli liberi a scapito di questi ultimi. Oggi rimane una sola strada al perito, la strada primitiva del paragone, basata sulla conoscenza delle compravendite avvenute, strada che, nel momento della valutazione, ha la sua profonda ragione di essere, in quanto è la medesima che gli acquirenti ed ì venditori seguono e ohe, quindi, ci presenta il prezzo odierno del mercato. Ma da questi prezzi di mercato si rilevano valutazioni di durata brevissima come quelle degli alloggi vuoti, ben differenti da quelle degli stessi alloggi affittati. Se di fronte a questo stato di cose è logico ohe il mercato edilizio sia incerto e, che tale incertezza provochi l'arresto delle costruzioni, perchè colui che desidera investire un capitale non può prospettarsi un programma chiaro, illogico sarebbe se anche gli istituti di credito si fermassero nella loro funzione perchè incerti sulla base dell'operazione, il valore, 0 meglio il reddito continuativo dello stabile raptpresentante la garanzia reale. Per una necessità nazionale gli istituti di credito devono continuare ad esercitare, anzi ad incrementare, questa loro funzione, per cui è-bene conoscere 1 criteri, attraverso i quali, dal valore venale attuale, dato dal perito, si deve dedurre il valore cauzionale per l'operazione, valore che deve estendersicon la previsione a tutto il periodo interessatp dal piano d'ammortamento del mutuo. Troppa gente ritiene che questo valore cauzionale sia creato da un prudenziale taglio salomonico, per dare alla banca una grande tranquillità sulla somma investita; questa opinione diffusa non risponde alla realtà, anzi sarebbe dannosa perchè renderebbe più onerosi i mutui, più difficili le situazioni dei clienti e più difficile la situazione della banca, in quanto la clientela si rivolgerebbe ad altri istituti, da lei giudicati più larghi e che, invece, sarebbero più avveduti o più capaci nelle previsioni. Molti possono essere i criteri che regolano la riduzione dal valore odierno venale a quello cauzionale continuativo. Volendo esprimere uno di essi dedotto da dirette osservazioni, è opportuno descrivere brevemente fa funzione della garanzia. La garanzia entra in gioco quando il mutuatario non fa fronte ai suoi impegni; allora deve essere venduta, resa liquida per mezzo di un'asta, il valore ricavato deve coprire le somme dovute, comprese le spese. Questo accenno, apparentemente superfluo, permette di affermare ohe il vero valore cauzionale non è puro e semplice valore venale, ma un valore ricavato per mezzo di un incanto; inoltre possiamo osservare che, nel valore di subasta, pur giocando profondamente il valore venale, entra in gioco un coefficiente che potremo definire come coefficiente di desiderabilità della cosa offerta. Lo stabile posto alia periferia di un piccolo centro urbano è difficilmente assorbito dal mercato per mezzo di un'asta, mentre quello prospiciente la piazza principale dello stesso centro trova più facilmente acquirenti, è insomma più appetibile. Lo stesso si verifica nelle grandi città; tra un numero maggiore di abitanti è più facile trovare il compratore, facilità che aumenta se si tratta di stabile sito nel centro economico cittadino. La dimostrazione di questo fatto si ebbe dopo l'altra guerra, quando, riprendendo la lira valore, le cautele degli istituti di credito furono messe alla prova, le perdite si verificarono per i centri minori o per le zone periferiche, mentre furono praticamente nulle per i grandi centri. Queste osservazioni permettono di trarre una deduzione da questo fenomeno; la facilità di vendita di uno stabile, è proporzionale ad un dato noto dalle statistiche cittadine, la densità rionale della popolazione. Questa densità può dire all'accorto amministratore che, per molteplici cause, in quella zona vi sono più compratori, phe in quella zona più persone hanno ritenuto utile fissare la loro residenza e la loro attività; che quella zona è più appetibile. Quali ultime conseguenze deriverebbero da ciò due norme di valutazione; 1) La riduzione da .un valore venale ad un valore cauzionale deve tenere conto di un coefficiente inversamente proporzionale alla densità di popolazione del luogo. 2) Lo sviluppo di un rione, di una zona, aumenta non solo il valore venale, ma in misura maggiore la capacità cauzionale degli stabili di tale zona. Osservazioni modeste, ma che spero possano servire il giorno in cui la tanto auspicata ricostruzione edile potrà riprendere il suo ritmo necessario all'economia della nazione. ALBERTO CIAN SUL PROBLEMA Tra i problemi che con particolare urgenza dovranno essere presi in esame dal Governo di nuova formazione vi è quello gravissimo del blocco dei Atti e della situazione della proprietà edilizia. Come ogni altro problema, anche questo deve essere correttamente impostato per essere felicemente risolto : c'è da augurarsi che ciò sia finalmente compreso ora, dopo ohe l'esperienza degli scorsi anni ha dimostrato che la precedente legislazione, ispirata peraltro al desiderio di differire il problema piuttosto che al proposito di risolverlo, ha portato le conseguenze del regime vincolistico alle sue estreme e sempre più gravi conseguenze. In una recente riunione intervenuta a Palazzo Carignano, un relatore, con esattezza e obbiettività veramente encomiabili, ha riferito ciò 'Che l'Amministrazione Civica di Torino aveva elaborato per la soluzione del problema in' funzione della ricostruzione. Egli disse in sostanza ohe a Torino si richiede la costruzione di 90.000 vani, ma ohe il Comune, ritenuto che anche la costruzione di soli 30.000 vani avrebbe portato un notevole contributo per correggere se non ovviare la carenza di alloggi, decise infine di prendere in seria considerazione un programma minimo di costruzione di 10.000 vani, se non che, anche se si fosse potuto ottenere dal Governo il massimo sperabile contributo a fondo perso, e da altri Enti aperture di credito a condizioni di favore, ed unendo a ciò somme eventualmente realizzabili mediante alienazioni di terreni di proprietà del Comune, il quale avrebbe altresì rinunciato al prezzo dei terreni di sua proprietà su cui i fabbricati dovevano sorgere, si poteva tutto al più contare su un capitale suffieente per la costruzione di 2 o 3 mila camere da dare in affitto a prezzo politico: ma anche a tale minimo si dovette rinunciare perchè a un certo punto si constatò che sui contributi dello stato non si poteva fare assegnamento alcuno. Ed allora non restò che intensificare le trattative con l'iniziativa privata per incoraggiare su tali basi l'auspicata ricostruzione. Questo episodio dimostra molto chiaramente che se l'attesa della costruzione di nuovi alloggi andò delusa, ciò dipese da un errore di impostazione del problema in quanto si era erroneamente ritenuta e sostenuta la possibilità di una soluzione fondata sul fi- nanziamento di stato e su prezzi politici quando invece il nostro Stato non ha struttura e basi finanziarie idonee a tale compito, e tale incompatibilità si è accentuata in seguito all'entrata in vigore della nuova Costituzione che è stata universalmente giudicata di tipo liberale individualista e non affatto improntata al collettivismo marxista. Ciò dicendo non è mio intendimento di trasferire la discussione sul piano politico : voglio semplicemente affermare che il pretendere in un Paese a struttura costituzionale di tipo liberale soluzioni di problemi economici secondo schemi ispirati ai princìpi collettivisti costituisce un errore altrettanto grave e con conseguenze economiche e sociali altrettanto funeste come se si volesse, in un regime collettivista, attendere dall'iniziativa privata il soddisfacimento di servizi normalmente affidati ai poteri dello Stato. Con questo non è detto che lo Stato debba disinteressarsi della presente questione : ma il campo ed i limiti dell'interferenza dello Stato anche in questo ramo dell'attività economica devono conciliare le esigenze e l'importanza sociale del problema con la ripresa dell'interesse e della fiducia del privato cittadino in questo particolare genere di investimenti, sul presupposto della definitiva rinuncia del cittadino, in iotaibetìien0a alle norme costituzionali, a che lo Stato alteri con prezzi politici il naturale equilibrio dei rapporti economici. Nel suo recente discorso a Torino, S. E. Einaudi ha sottolineato 'Che circa la metà dell'imponente disavanzo di ciroa 600 miliardi è dovuto ai prezzi politici del pane, del carbone ed altri prodotti chiave, ed ha lasciato chiaramente intendere che il primo passo sulla via del risanamento dovrà essere costituito dalla eliminazione di oneri siffatti, non certo dall'aggiunta di altri di analoga specie. Abbiamo luminosi esempi in cui situazioni economiche di tal fatta furono risolte con semplicità di mezzi e in armonia con la vigente nostra struttura costituzionale: così p. es„ nell'altro dopoguerra fu sufficente una larga esenzione degli oneri fiscali sulle nuove costruzioni urbane per avviare una brillante ripresa, e nel campo dell'agricoltura vediamo quali lusinghieri successi e incontestabili benemerenze ha raccolto l'Istituto del Credito Agra- EDILIZIO rio, grazie al quale essendo ridotto al 5,50 % circa il tàsso di interesse e di ammortamento trentennale dei capitali mutuati si è dato un fecondo impulso all'iniziativa privata nel oampo della bonifica agraria. Dalle suesposte argomentazioni si desume quindi ohe il primo passo da compiere per la soluzione del problema è l'adeguamento, il più sollecito possibile, delle locazioni al livello economico. Si può prevedere che tale adeguamento dovrà essere graduale, e ohe in conseguenza anche graduale sarà il ritorno della fiducia da parte dei risparmiatori ed imprenditori nell'investimento immobiliare, ma si potrà anche contare, prescindendo dalle nuove costruzioni e con effetto immediato, su di una maggiore disponibilità di locali conseguente al fatto che ora è frequente il caso di inquilini o aziende che continuano ad occupare locali assai più vasti del necessario solo perchè il canone di detti locali, in conseguenza del regime vincolistico, è tuttora di gran lunga inferiore al fitto economico di locali più ristretti: in altre parole molte famiglie, in seguito a riduzione del numero dei componenti, o molte aziende per restrizione o suddivisione del campo d'attività potrebbero senza inconvenienti trasferirsi dai vasti e numerosi locali ora occupati in altri di minore numero o superficie, ma si astengono dal fare ciò in considerazione del fatto che i nuovi locali a fitto economico comportano una spesa maggiore dei precedenti a fitto politico, donde irrazionale utilizzazione e quindi spreco dei locali fin d'ora esistenti.* Appunto per questo si è notato una certa analogia tra le ripercussioni della crisi edilizia e della carenza di produzione cerealicola, laddove taluni contadini, proprio nel momento in cui il grano era preziosissimo per l'alimentazione umana, lo utilizzarono come mangime animale in quanto il prezzo politico del grano era sensibilmente inferiore al prezzo del comune foraggio. Ed è quindi da augurarsi che il Governo, con la stessa sollecitudine e senso pratico con cui ha risolto il problema della produzione granaria adeguando le nuove quotazioni, affronti e risolva anche il problema della ripresa edilizia. AUGUSTO MAJOCCO LID. LTD. REPRESENTATIONS - IMPORTATIONS - EXPORTATIONS REPRESENTATIONS - IMPORTATIONS - EXPORTATIONS I" O I T O Via Cordero di Pamparato 36 - Telef. 74-466 C a b l e address : P A T A V A N - Torino O K I H O Via Cordero di Pamparato 36 - Téléf. 74-466 Adresse télégraphique: PATAVAN - Torino Sole agents for italian and foreign Firms producer of following articles : Représentants exclusifs de Maisons Italiennes et étrangères productrices des suivants articles: a) METALLIC HARDWARES OF ALL KIND a) QUINCAILLERIES EN METAL DE TOUS GENRES (aiguilles à tricoter - aiguilles à laine - agrafes et boucles de toutes sortes pour tailleurs - frisoirs, fermoirs, bigoudis, épingles invisibles, etc. pour la coiffure épingles de sûreté - épingles pour tailleurs et bureaux - agrafes pour papier de toutes mesures - agrafes pour jarrettières (velvet) - anneaux pour bourse et pour tendes, coulants de toutes sortes - pinces et bigoudis en aluminium, de toutes sortes, peignes en métal. 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La prima parte, più scolastica, espone minutamente la tecnica e la regolamentazione del debito pubblico nelle sue varie fasi : emissione, interesse, modificazione, conversione, ammortamento, estensione. La seconda parte illumina e risolve i più dibattuti problemi di politica economica sull'argomento : i rapporti fra debito pubblico e circolazione monetaria, fra debito pubblico e set- tare bancario, fra debito pubblico e caanbii esteri. La terza parte, rifacendosi alle classiche dottrine di Ricardo e del Seligman, tratta della ripartizione dell'onere del debito pubblico fra i cittadini risparmiatori e contribuenti, e delle sue influenze sul risparmio, sul capitale, e sul reddito nazionale. Gli effetti del debito pubblico sulla ricchezza nazionale sono studiati tenendo conto dell'Impiego dei fondi da esso ottenuti, e dei sistemi d'ammortamento applicati. Il volume termina impostando due quesiti di grande interesse pratico per l'economia contemporanea: il debito pubblico al livello raggiunto nei grandi stati moderni all'epoca attuale, è ancora suscettibile di effettivo ammortamento? Qual è il limite al ricorso al credito pubblico? Consigliamo la lettura di quest'opera — che non richiede cognizioni tecniche specifiche — a tutti coloro che, per inclinazione o per ufficio, vogliono meditare sui problemi finanziari di attualità. F. P. T. BORSA COMPENSAZIONI traente estero. 12) Lucignoli per candele per Lit. 1.000.000 circa ( M A R O C CO SPAGNOLO). Già iniziate trattative col contraente estero. S V E Z I A — 13) Pietra, pomice per K r . 24.659,85. Cambio proposto 132. Già iniziate trattative col contraente estero. 14) Ortofrutticoli per Kr. 20-30.000. Già iniziate trattative col contraente estero. 15) Macchine per K r . 13.800. Cambio proposto 132. Già iniziate trattative col contraente estero. 16) Mandorle per Kr. 150.000 circa. C a m bio proposto 135. Già iniziate trattative col contraente estero. 17) Filati di canapa per Kr. 100.000. Cambio proposto 142. Già iniziate trattative col contraente estero. BOLLETTINO DEL 30 APRILE 1948 D i t t e esportatrici dei p r o d o t t i sot- toindicati chiedono contropartita in importazione: D A N I M A R C A — 1) Macchinario per L. 4.350.000. Cambio proposto 72,50. Già iniziate trattative col contraente estero. 2) Tessuti grezzi di seta per Kr. 140.625 circa. Cambio proposto 70. Già iniziate trattative col contraente estero. 3) Pietra pomice per corone 100.000. Cambio proposto 72. Già iniziate trattative col contraente €<stero. 4) Materiale elettrico da installazione per circa 10 milioni d i lire (Kr. 150.000 circa). Cambio proposto 70. Partita anche irazionabile. Già concluse trattative col contraente estero. [NORVEGIA — 5) Pietra pomice per Kr. 14.031,95. Cambio proposto 85. Già iniziate trattative col contraente estero. O L A N D A — 6) Polvere di amianto per fiorini 3030. Cambio proposto 134. 7) Prodotti ottici per fiorini 30.000. Già iniziate trattative col contraente estero. 8) Pietra pomice per fiorini 50.000. Cambio proposto 137. Già iniziate trattative col contraente estero. 9) Menci varie per fiorini 6.500 circa. Cambio proposto 150 trattabile. Già iniziate trattative col contraente estero. 'SPAGNA — 10) Celluloide in fogli per Lit. 10 milioni frazionabili. 11) Macchinario per circa 1 milione di pesetas. Cambio proposto 26 trattabile. Già iniziate trattative col con- S V I Z Z E R A — 18) Ditta esportatrice già in possesso d i licenza di c o m pensazione scadente il 30-6-1948 cerca contropartita d i copertura, d i cioccolato in importazione, per massimo frsv. 100.000. 19) ¡Sierra-ture in ferro per automobili per frsv. 15.000. C a m bio proposto 130. Già iniziate trattative col contraente estero. 20) Macchinario e prodotti del piombo per frsv. 24.250 + 10.230 + 17.200 + 36.000. Cambio proposto 132. Già iniziate trattative col contraente estero. U.S.A. — 21) Ciliegie solforate fusti per dollari 70-80.000 circa. in T U R C H I A — 22) Merci varie, tessuti e filati per importi rilevanti. Già iniziate trattative col contraente estero. D i t t e i m p o r t a t r i c i d e i p r o d o t t i sottoelencati in cercano contropartita esportazione: C E C O S L O V A C C H I A — 23) Legname per Kr. 2.200.000 circa. Cambio proposto 5,50. Già iniziate trattative col contraente estero. D A N I M A R C A — 24) Prodotti caseari per valori diversi, fino a L. 10 milioni. Cambio proposto 70. Già iniziate 'trattative col contraente estero. O L A N D A — 25) Biscotti per fiorini 30.000 circa. U.S.A. — 26) Bruciatori di nafta per dollari 4.000 circa. Già iniziate trattative col contralente estero. OFFERTE-RICHIESTE RAPPRESENTANZE Ditta Fedele di Maggio, di Taranto via R. Elena, 28, cerca seria ditta di questa città disposta ad accettare la rappresentanza con deposito del suoi prodotti: alcool, vino, fichi secchi e generi affini. Ditta turca di primo ordine offre forti quantitativi di minerali di cromo - capacità 48 e 42, e pelli di montone, agnello e oapretto. Rivolgersi alla C.X.T.I. - Compagnia Italiana Trasporti internazionali, filiale di Torino ('corso G. Ferraris, 2B') Ditta Eraldo Novella di Genova, piazza Vigne 6, cerca serio rappresentante, già bene introdotto presso panifici quale rappresentante di lieviti, farine od altri generi affini, cui affidare anche la vendita dei proprii articoli utili per panifici a vapore (grigliati speciali in ghisa per forni). Ditta Umberto Perrotta di Firenze, via G . Berohet l'5, fabbricante di botti per vino, olio, liquori, prodotti chimici, casse di legno e lama di legno per imibaiilaggi, ecc. icerca seria ditta o persona del ramo, competente e 'bene introdotta fra i icosumatori, cui affidare la rappresentanza esclusiva di vendita dei proprii prodotti. Ditta Bongio vanni Luca di Corno, dispone di flaconeini ben confezionati contenenti medicinali antiscottature e antigeloni, e cotone idrofilo superiore. Tale merce, proveniente da un sequestro, viene ceduta, con la autorizzazione del Tribunale di M i lano, a prezzi convenientissimi. Per trattative rivolgersi al legale A v v . O gana, Milano, corso Matteotti 1. IL XXXI SALONE INTERNAZIONALE DELL'AUTOMOBILE DI TORINO D a l 15 al 26 s e t t e m b r e a v r à l u o g o a T o r i n o il X X X I S a l o n e I n t e r n a z i o n a l e d e l l ' A u t o m o b i l e al P a l a z z o delle Esposizioni del Valentino. L'organizzazione del Salone è a f f i d a t a ad1 u n a p p o s i t o Comitato Organizzatore nominato dall'Associazione Nazionale fra Industrie A u tomobilistiche e Affini (ANFIAA). L e iscrizioni, ohe v a n n o fatte a m e z z o di a p p o s i t o m o d u l o , d o v r a n n o p e r v e n i r e al C o m i t a t o O r g a n i z zatore presso l ' A N F I A A , via Santa T e r e s a 23, T o r i n o , n o n o l t r e il 31 maggio 1948, accompagnate dall ' i m p o r t o d e l 50 % d e l p r e z z o di locazione del posteggio richiesto dall'interessato. I p r e z z i di I d e a z i o n e dei p o s t e g g i v a r i a n o a s e c o n d a della superfìcie e d e l l ' u b i c a z i o n e e tutte l e altre n o r m e particolari sono contemplate dal r e g o l a m e n t o c h e v i e n e inviato a r i c h i e s t a di t u t t i g l i i n t e r e s s a t i dall'ANFIAA. L e n u m e r o s e a d e s i o n e g i à fin d a o r a p e r v e n u t e f a n n o p r e v e d e r e il migliore successo per questa m a nifestazione che ha dovuto subire u n a f o r z a t a p a u s a di d i e c i anni p r i m a d i r i p r e n d e r e il s u o p o s t o nella vita automobilistica del Paese. Coke per industria e r i s c a l d a m e n t o . Benzolo ed omologhi . Catrame e derivati . Prodotti azotati per agricoltura e industria . Materie plastiche . Vetri e cristalli . Prodotti isolanti "Vitrosa" DIREZIONE GENERALE: TOBIHO CORSO V I T T . E H f t N . 8 - STABILIMENTI ! PORTO MARGHERA-(VENEZIA) MERCATI Rassegna del periodo dal 26/4 al 10/5 1948 (le nuotami riportate tono puramente indicative e le più recenti al momento della chiusura della rassegna) ITALIA ESTERO INDICE N A Z I O N A L E DEI P R E Z Z I A L L ' I N G R O S S O (Edison) (1938 = 100) Marzo 1947 Febbraio 1948 Marzo 194« Aprile 1948 ufficiali 3940 4666 4729 4757 effettivi 8430 7061 6840 6912 M E T A L L I FERROSI. — La situazione politica, dopo le elezioni, si è chiarita e l'E.R.P. è stato definito, ma la ripresa delle produzioni e dei traffici non si è ancora sviluppata. Il m e r cato fondamentale dei metalli ferrosi risente, forse più d'ogni altro, della incertezza della situazione. M E T A L L I N O N FERROSI. — M e r cato ancora incerto; la prevista ripresa non ha ancora avuto modo d i manifestarsi. La Fiera d i Milano permetterà forse, col suo andamento, dii trarre indizi in merito al futuro di questo mercato. COMBUSTIBILI E CARBURANTI. — Scarsa attività per i combustibili solidi. Moderata fermezza per i carburanti; il traffico automobilistico si è fatto più soddisfacente. E' stato abolito il contingentamento del metano e 11 Comitato interministeriale dei iprezzi ha fissato, con decorrenza dal ,1° maggio, nuove quotazioni; i due provvedimenti rientrano nel q u a dro dell'azione governativa per aiutare l'industria metanifera nazionale. TESSILI. — seta: forte richiesta dall'India, talvolta persino superiore aile nostre possibilità di produzione; prezzi in leggero aumento. Lana: è continuato il miglioramento della domanda per tutti i tipi; i prezzi si sono ifatti p i ù sostenuti; anche per effetto degli alti livelli raggiunti all'estero nelle principali piazze 'di produzione. Canapa: il Consorzio canapieri è riuscito a collocare vantaggiosamente alcune partite all'estero. Cotone: permangono le buone prospettive di imminente ripresa nel settore delle cotonate. iPiELLI. — Continua la buona tendenza del grezzo, in particolare delle pelli bovine, 1 c u i prezzi sano in aumento. Per il conciato, il mercato è i n via di miglioramento. B E S T I A M E . — Il mercato dei bovini da macello, ha registrato, Ano a qualche settimana fa, prezzi in aumento nell'Italia settentrionale e, in generale, sostenuti, a causa del buon assorbimento delle non numerose o f ferte. Poi è intervenuta u n a fase di assestamento con qualche flessione delle punte più elevate raggiunte dalle quotazioni. Per i suini, la tendenza debole, dovuta, specialmente alla scarsa richiesta dell'industria trasformatrice, è continuata immutata; ma non mancano segni di ripresa. CEREALI. — Il mercato libero del grano si svolge sotto ila rassicurante (prospettiva d i un raccolto nazionale 'di 65 milioni d i q.ii. ili previsto aum e n t o della produzione cerealicola (del 30 % circa) dovrebbe permettere l'abolizione dei p r e m i idi sollecito conferimento, e fors'anche del tesseramento. Presso gli agricoltori desta invece qualche preoccupazione la questione idei prezzo del gra.no; si teme che, c o m e già è accaduto p e r l'olio, la quotazione libera discenda al disotto d i quella ufficiale. Questa preoccupazione — informano gli ambienti 'competenti — non ha però motivo di esistere, perchè il grano estero non sarà cosi abbondante e a prezzi così bassi 'da provocare u n crollo del nostro mercato. A L I M E N T A R I . — L'andamento degli affari è normale. L a novità m a g giore è il crollo — giunto non ina- INDIC'E I N T E R N A Z I O N A L E DEI P R E Z Z I A L L ' I N G R O S S O (Conflndustria: 1938 = 100) Aprile 1:947 256' Febbraio ¡1948 264 Marzo 1948 262 Aprile 1948 264 M A T E R I A L I FERROSI. — Cessati gli scioperi nel'le miniere di carbone, la produzione siderurgica nordamericana è ritornata al solito alto livello (90 % della capacità produttiva degli impianti). Le grandi acciaierie sembra si orientino verso una leggera riduzione dei prezzi come contropartita dei mancati aumenti salariali alle maestranze. In Gran Bretagna, p e r quanto la produzione sia in m i glioramento, la scarsità di acciaio e ghisa è molto sentita. 'In Germania (zone occidentali) la produzione siderurgica verrebbe prossimamente aumentata secondo gii obbiettivi del.l'E.R.p. M E T A L L I NO'N FERROSI. — Come già segnalato nella precedente rassegna, il mercato dei metalli non ferrosi è ritornato, dopo un certo periodo di distensione, molto sostenuto. 'La domanda dei paesi europei, a ^urago trattenuta per mancanza di valute, potrà, con i fondi forniti dall'E.R.P., manifestarsi in pieno. Mentre per i prodotti agricoli il Governo statunitense ha assicurato al Paese che le esportazioni non danneggeranno il mercato interno, per i metalli nessuna convenzione del genere è stata fatta: gli acquirenti europei, quando dispongano del dollari necessari, potranno competere liberamente con gli americani sui mercati statunitensi. Le quotazioni dei metalli di importanza bellica sono rafforzate anche dagli acquisti affermati direttamente dal Governo americano. In particolare, il piombo ha già segnato aumenti di prezzo. Il rame, la cui situazione è al presente fluida, non tarderà probabilmente a seguire la tendenza dominante. Per 10 stagno, si è avuta una riunione dell'apposito Comitato internazionale; è risultato dalle ¡discussioni che 11 pareggio della domanda mondiale con l'offerta di questo metallo non potrà raggiungersi prima della fine del 1949. Anche lo zinco, relativamente m e n o scarso nei mesi scorsi, è ora attivamente ricercato. normale le esportazioni di carbone. Dalla Gran Bretagna e dalla Ruhr si annuncia il rapido mig.ioramento della produzione carbonifera. G O M M A . — La produzione m o n diale di gomma naturale è prevista, nel 1948, di .1,39 milioni di tonnellate (« corte »), mentre il consumo sarebb e 'di 1,31 milioni. Nel 1949 ,la produzione potrebbe aumentare a 1,55 milioni, ma il consumo rimarra prevedibilmente invariato. Questa sovrapproduzione — solo in parte attenuata dalle scorte in via di costituzione in molti paesi — si ripercuoterà inevitabilmente sui prezzi. TESSILI. — La produzione m o n diale di cotone nell'ultima campagna è stata di 26,3 milioni d i balle, cioè il 22 % in più dell'anno precedente, m a ancora il 15 % in meno della m e dia prebellica,. A l termine dell'attuale campagna, alla fine di luglio, difetteranno specialmente le qualità pregiate. Non è da escudere che i prezzi, per quanto essi siano ora ad un altìssimo livello rispetto all'anteguerra, continuino ad aumentare. Intanto ciò avviene negli Stati Uniti, dove si riversa la domanda mondiale a causa dei prezzi proibitivi del cotóni egiziani e delle difficoltà che si incontrano per acquistare sui m e r cati indiani. Anche l,a lana ¡continua aid aumentare d i prezzo, specialmente per le qualità più fini; la produzione m o n diale annua è di 3,7 miliardi, in leggera diminuzione rispetto agli anni prenbellici. La divisione politica dell'India in Pakistan e Hindustan e 11 desiderio di industrializzarsi di quest'ultimo Paese, fanno sorgere crescenti d i f ficoltà per l'esportazione della iuta.. Per la canapa, essendo tuttora la produzione delle Filippine la metà del normale, i prezzi sono sostenuti. PELLI. — Per il grezzo, la tendenza del mercato statunitense è ferma (anche a causa di scioperi limitanti la produzione), m a sia nell'area della sterlina, sia in Argentina le quotazioni sono deboli. E' però da notare ¡che in questi due ultimi m e r cati i prezzi sono 1/3 al di sopra di quelli ¡degli ¡Stati Uniti, dove, nel febbraio scorso, si ebbe la nota caduta delle quotazioni agricole e a f fini, comprese quelle delle pelli. 'COMBUSTIBILI. — Cessati gli scioperi nelle miniere, dal 20 aprile gli Stati Uniti hanno ripreso con ritmo CEREALI. — La produzione m o n diale di grano sarà quest'anno di 1.475 milioni di q.li, solo del 5 % inferiore alla media prebellica. Le buone ¡prospettive sui prossimi raccolti rendono calmo il mercato internazionale dei cereali. Così, a Chicago, il grano prossima consegna quota circa 245 cents, solo 5 cents in più del minimo toccato dopo il crollo del febbraio scorso (quando i prezzi discesero da 300 a 240 cents), malgrado gli acquisti governativi perle spedizioni in Europa. Il prezzo del grano può considerarsi rappresentativo di quello degli altri prodotti agricoli. A n c h e la produzione mondiale del riso è in aumento; quest'anno sarà di 1.439 milioni di q.li, cioè il 2 % in più della campagna precedente. spettato — dei prezzi del burro, discesi d a oltre 1000 a 800 ed anche 700 lire al kg. Il 24 .aprile sono stati rinnovati i contratti .per il latte industriale; i prezzi sono stati in genere mantenuti entro limiti moderati; la produzione lattiera può ormai considerarsi ritornata al livello prebellico. Incerto il mercato dell'Olio d'oliva; nel Meridione i prezzi tendono a divenire più sostenuti (specialmente nelle Puglie, meno in Sicilia dove •esistono abbondanti scorte); nel settentrione le quotazioni sono invece stazionarie. A n c h e le conserve alimentari sono stazionarie, ad eccezione dei concentrati d i pomodoro c h e hanno guadagnato qualche punto in seguito ad effettuate esportazioni in Germanià. In Sicilia è iniziata la nuova c a m pagna di pesca c h e si presenta con ¡prospettive ¡favorevoli. Cedente io zucchero. Per il caffè, la tendenza è fiacca; le importazioni previste nel primo quadrimestre di applicazione dell'E. •R. P. sarebbero eccessive rispetto al nostro fabbisogno. Limitata domanda di cacao. I mercati del the e del pepe si sono risvegliati. Vino: la richiesta dai centri di consumo e per l'esportazione è migliorata; le scarse giacenze presso i grossisti rivenditori hanno contribuito al rialzo ¡delle quotazioni. L'attenzione degli operatori è attirata dalle trattative italo-francesi c h e si svolgono nel quadro dell'Unione doganale. R/simimentiamo infine che l'Alto Commissario dell'Alimentazione ha prorogato fino al 30 giugno p. v. la rinuncia al vincolo del 35 % sulle derrate d'importazione. 'PREZIOSI. — L a Russia è 'l'unica grande potenza che, all'infuori degli Stati Uniti, nel 1947 abbia aumentato le proprie riserve auree. Argentina, Gran Bretagna e Francia hanno invece registrato la più forte fuga di oro. CONCERIE ALTA ITALIA AGENCIA METROPOLITANA GIRAUDO, AMMENDOLA & PEPINO Amministrazione: T O R I N O VIA ANDREA DORIA 7 TEL. INT. 47-285 - 42-007 S t a b i l i m e n t o : CASTELLAMONTE Compañía Anónima T E L E F O N O 13 C. C. I. Torino 64388 RAPPRESENTANZE C O M M E R C I A L I TUTTE LE LAVORAZlOni AL CROMO ED AL VEGETALE IMPORTATIONS EXPOR TA TIONS APARTADO CARACAS 1981 (VENEZUELA) Soc. per Az. Cap. L. 10.000.000 int. vers. TRASPORTI M A R I T T I M I S E D E INTERNAZIONALI E T E R R E S T R I IN T O R I N O V i a C a r l o A l b e r t o 32 - Tel. 553-251/2/3/4/5 - Telegr. Spedeso Case p r o p r i e : Alessandria - Biella - Cartelli - C h i e r i - Fiumicino - Genova - Milano - Napoli - Prato - Roma. Case c o n s o c i a t e : C h i a s s o : V . e F. Sozzi S. A., Via A i G r o t t i 6 B u e n o s A i r e s : I. A . T . I. - Italo Argentina de Transportes Internacionales - Chacabuco 77 A g e n z i e : Bolzano - Domodossola - Fortezza - Livorno Luino - Modane - Ponterra - Ponte Chiasso - Reggio Emilia - Savona - Trieste - Venezia - Ventimiglia. Case a l l e a t e : Basilea - Z u r i g o - Bruxelles - Oslo - Stoccolma Copenaghen - Amsterdam - Rotterdam - Berlino - Amburgo Bratislava - Praga - Zagabria - Belgrado - Vienna - Budapest Bucarest - Sofìa - Lione - Parigi - Londra - Istanbul - Alexandrie - N e w Y o r k - Montreal. CORRISPONDENTI IN TUTTE LE PRINCIPALI CITTÀ ITALIANE ED ESTERE UNA DELLE MIGLIORI ORGANIZZAZIONI PER I TRAFFICI CON L'ESTERO SOCIETÀ NAZIONALE DELLE OFFICINE DI rV li Di a lìli ti II FOND. NEL 1880 CAP. L. 600.000.000 VERS. 450.000.000 COSTRUZIONI: METALLICHE - M E C C A N I C H E FERROTRAMVIARIE (Jr DIREZIONE TORINO CORSO M0RTARA 4 - ELETTRICHE - E L E T T R O M E C C A N I C H E - APPLICAZIONI AD ALTA FREQUENZA NOTIZIARIO ARGENTINA & Leggiamo sul Financial Times che l'Argentina mira a divenire un Paese esportatore su vasta scala •di capitali. I piani del governo a r gentino noia sono affatto modesti e s o n o interconnessi c o n il Piano Marshall e c o n i progetti statunitensi di aiuti al Sud-America. Le recenti conversazioni a Bogotá avrebbero anche avuto per oggetto la discussione della parte che l ' A r gentina potrebbe avere nel sostituire almeno temporaneamente gli Stati Uniti nel fornire capitali all'America Latina. Si tratterebbe di una « divisione del l a v o r o » tra Stati Uniti e Argentina. Il desiderio di esportare capitali è già stato manifestato d a l l ' A r g e n tina in varie occasioni. Ricordiamo la concessione del credito di 750 milioni di pesos alla Spagna verso la fine del 1946, recentemente aumentato aid un miliardo di pesos; i negoziati c o l Veneziuela per una partecipazione argentina alla c o struzione di impianti di raffinazione petroliferi; l'offerta di capitali argentini per l'industria mineraria della Colombia; la fondazione del Banco de las Antillas con capitale argentino-cubano in Cuba; il p r o getto di costruzione di frigoriferi e depositi nella zona franca di N e w Orleans e di Cadice; il progetto di impiantare acciaierie in Spagna con capitale almeno parzialmente argentino, ecc. AUSTRIA * Nel 1947 la produzione agricola è stata ostacolata dalla scarsità di fertilizzanti, sementi e macchinari. Migliori risultati ha dato* la p r o duzione industriale, per quanto anche in questo settore la penuria di mano d'opera e lo scarso rendimento individuale dei lavoratori non abbiano permesso di ritornare ai livelli prebellici. A Vienna l'indice dei salari con base 1945 =100 è aumentato da 159. nel 1946 a 305 nel dicembre 1947. Nella stessa città e alle stesse e p o che l'indice del costo della vita è passato (posta la base 100 nel 1938) da 183 a 455. I prezzi ufficiali dei prodotti agricoli raddoppiarono rispetto al 1945. Dal punto di vista finanziario, il 1947 ha visto, in Austria, la severa riforma monetaria del 10 dicembre. La media mensile del valore delle esportazioni è stata nel 1947 70,2 milioni di schillings rispetto a 18,3 milioni nel 1946. Per le importazioni, i valori corrispondenti sono 99,4 milioni e 20,9 milioni. O c c o r r e però notare che le cifre delle importazioni comprendono in parte gli aiuti gratuiti degli Alleati. Per l e esportazioni è significativo il miglioramento verificatosi negli ultimi mesi del 1947. GRAN BRETAGNA * Da un recente rapporto, giunto da Londra, si apprende che l'industria britannica del rayon può essere in complesso soddisfatta dei progressi compiuti durante gli ul- timi dodici mesi. Come negli altri settori industriali, si è bensì registrata anche qui penuria di m a no d'opera, materie prime e c o m bustibili, che hanno avuto negli u l timi mesi del 1947 gravi ripercussioni sull'attività dei produttori ed' anche su quella dei consumatori: ma, a differenza delle altre industrie tessili, nella produzione b r i tannica del rayon si è raggiunto un livello più alto di quello registrato p o c o prima dello scoppio della guerra. Inoltre sono in corso a m pliamenti degli impianti, che consentiranno ulteriori aumenti di produzione. La produzione britannica d i f i l a t o di rayon ha raggiunto nel géftnaio scorso — ultimo mese per il quale si abbiano a disposizione dei dati — un nuovo massimo con l'b. 12.200.000, che ha fatto seguito a quello di fiocco del dicembre di lb. 8.100.000. Malgrado questi aumenti di produzione, le tradizionali industrie consumatrici di rayon continuano a non ricevere quantitativi pari a quelli d'anteguerra, principalmente perchè altri settori industriali assorbono gran parte della produzione d'i questa fibra; e questa dev e venire in gran parte esportata sotto forma di filato, onde ottenere più rapidamente il controvalore in divise estere. ESTERO rattere monopolistico. In tal modo si passa sopra al principio fondamentale secondo cui la legge è uguale per tutti. In secondo luogo, si è criticata la procedura da seguire perchè si addivenga all'emanazione dell'ordinanza governativa antimonopolistica. Occorre a questo proposito o c h e la Commissione abbia concluso con l'affermazione che le pratiche monopolistiche indagate sono o possono divenire dannose per l'interesse pubblico; o che la Camera dei Comuni, indipendentemente dalle conclusioni della Commissione, ¡abbia affermato che il m o n o p o lio in quel caso è dannoso all'interesse pubblico o può divenirlo. In ultima analisi la decisione viene affidata ad un organo esclusivamente politico che può agire in base a criteri contrari da quelli tecnici della Commissione. L'unica salvaguardia contro una soluzione esclusivamente politica del p r o blema consiste nella richiesta approvazione dell'ordinanza da parte della Camera dei Lords. Ma l'attuale foirza della Camera dei Lords è cosi ridotta da non costituire sempre un valido baluardo al v o lere dei Comuni. PORTOGALLO >!< Da un discorso pronunciato dal V II governo britannico ha reso ministro dell'economia del P o r t o noto il testo del progetto di legge gallo, ing. Barbosa, e da altri elecontro i monopoli (il Monotpolly Immenti giunti in nostro possesso, si quiry and Contrai BUM). Il progetto può avere una sintesi abbastanza prevede la costituzione di una chiara ed eloquente della politica Commissione dei monopoli, i cui economica del Paese. m e m b r i sono nominati dal Board Alcuni mesi o r sono il governo af Trade, allo scopo di indagare si trovò dinanzi a questi punti da ogni qualvolta si debba presumiaffrontare e superare: 1) migliorare bilmente temere l'esistenza di f o r le condizioni alimentari; 2) frenare m e monopolistiche nella vendita di il rialzo dei prezzi, portandoli al merci, nell'applicazione d'i processi giusto livello; 3) ridurre il mercato produttivi (salivo le autorizzazioni, nero. i brevetti ecc.) e nell'esportazione. Utilizzando parte delle riserve Secondo la legge può essere c o n valutarie si cercò di risolvere tali siderato « m o n o p o l i o » la attività questioni e si giunse man mano a esercita da una persona o da un quella che è stata chiamata la gruppo di persone, accaparrante « psicosi del ribasso », migliorando almeno un terzo di un mercato, la situazione alimentare. Si è c e r sia egso nazionale o locale. cato — come ha rilevato l o stesso La Commissione ha poteri di ministro — di frenare il rialzo dei convocare testimoni e richiedere prezzi portando il compratore ad informazioni; le sue indagini p o s astenersi dagli acquisti ed il v e n sono essere pubbliche o private e ditore ad interessarsi perchè quesomo volte allo scopo di determisti si realizzassero: quello per la nare se le pratiche monopolistiche convinzione che domani avrebbe operano contro l'interesse pubblico. potuto comprare a miglior prezzo; Quando sii ritenga di dovere p r o questo per la certezza che la c o n cedere contro le pratiche restritticorrenza gli avrebbe impedito di v e indagate, il governo emetterà essere il despota del suo mercato. apposite ordinanze da approvare da Facendo imperare l'offerta sulla entrambe le Camere del Parlamendomanda si è creata la « psicosi del to. Contro i trasgressori di dette ribasso ». ordinanze non sono esperibili azioLa politica antinflazionistica del ni di carattere penale, ma esclusigoverno è andata bene anche se vi vamente civile, ad ¡iniziativa di è stata l'azione sobillatrice dell'opqualunque persona o della Corona. posizione. L e spese della Commissione si Nel campo del commercio estero p r e v e d e non eccederanno le 50.000 si è seguito il criterio di importare sterline nel primo anno di funziole materie essenziali e nei soli prinamento. mi dieci mesi del 1947 l'importaLa stampa inglese, salvo natuzione di macchine, navi, apparecralmente quella governativa, ha chi, prodotti alimentari, materie vivamente criticato il progetto in prime ha raggiunto l'82 % dell'imdue punti principalmente. Innanziportazione complessiva. Nonostantutto per l'esplicita esclusione delle te tali necessarie importazioni, il Trade XJnions dal raggio d'azione deficit della bilancia commerciale delle Commissioni, per quanto p r a portoghese non presenta oggi un tichino operazioni ¡restrittive di cavalore esageratamente diverso da quello che l'ha caratterizzata durante il decennio passato. Il primo gennaio 1947 il Portogallo aveva 18.450 milioni di riserve con garanzia o r o e in moneta estera ed ha chiuso l'anno con 15.625 milioni, con un deficit reale di 2.825 milioni. Molta valuta è stata spesa anche per comperare macchinari per l'industria che risultano un valore permanente per il Paese, se si pensa che a tutt'oggi raggiunge quello di 1100 milioni. E' bene ricordare che vi è una questione che incide p r o f o n d a m e n te sulla bilancia dei pagamenti portoghese: molti capitali esteri, affluiti nel Paese durante l'ultima guerra, sono stati ritirati, ili Portogallo ha iniziato il 1948 con riserve che oltrepassano i 15 miliardi e mezzo di scudi e sa di potersi trovare ormai su una via di costante ripresa rico»truttiva e di aver migliorato anche dal punto di vista dell'attrezzatura le condizioni del Paese. Il governo intende oggi intensificare i suoi sforzi per ottenere un equilibrio stabile tra importazioni ed esportazioni, per realizzare una azione sempre più deflazionistica, stabilizzando i prezzi e normalizzando il mercato. Il Portogallo appare inoltre deciso a procedere sino in f o n d o nel suo programma d'industrializzazione utilizzando a tale scopo b u o na parte delie riserve valutarie di cui dispone, con il convincimento di poter coprire almeno parzialmente i deficit già preventivati della bilancia commerciale dei prossimi anni con una riattivazione di alcune partite dalla bilancia dei pagamenti. Infine il governo confida di ottenere un graduale e sostanziale m i glioramento con l'attuazione del Piano Marshall. RUSSIA * E' abitudine della stampa russa di pubblicare ogni anno, in o c c a sione del 1° maggio, una serie di slogans suggeriti dal comitato centrale del partito comunista; ed è consuetudine degli ambienti politici occidentali di considerare tali slogans un indice prezioso delle preoccupazioni delle autorità s o vietiche, l'indicazione dei punti su cui il governo e il partito concentreranno i loro sforzi. Lasciando da parte gli slogans di politica estera — imperniati naturalmente sul concetto dell'« i m p e rialismo del dollaro » — che d'altra parte occupano meno spazio rispetto all'anno scorso, passiamo in rassegna quelli economici. Gli operai e i contadini sono incitati a raddoppiare i loro sforzi per terminare « il piano quinquennale in quattro anni ». Diversi slogans attaccano la crescente b u rocratizzazione di molte imprese e amministrazioni. Altri insistono sulla necessità di ridurre i costi di produzione e di evitare il dilapidamento dei fondi pubblici. La campagna in favore di una maggiore disciplina finanziaria — informa Le Monde — è infatti all'ordine del giorno da quando è stato votato l'ultimo bilancio dell'U.R.S.S. e l'ex-ministro delle finanze Z v e r e v è stato sostituito. Si mira principalmente a ridurre i sussidi statali a molte industrie, economizzando in tal m o d o centinaia di milioni di rubli. Infine è stata pubblicata una s e rie di slogans sul commercio interno (necessità di migliorarlo) e sull'opportunità di curare la p r o duzione dei beni di consumo che, dopo l'abolizione del razionamento, suscita preoccupazioni. * Nei confronti della Russia, la stampa americana sembra c o n c o r de su un punto: la potenza industriale sovietica non è attualmente abbastanza forte per sostenere una guerra offensiva. La debolezza della Russia sta, oltre ai danni di guerra subiti, nel p o v e r o sistema dei trasporti, nel livello relativamente basso di specializzazione dei suoi lavoratori, nell'agricoltura cronicamente insufficiente a s o d disfare i bisogni della popolazione. Secondo The United States News, per Quanto c o n c e r n e la capacità prodmtiva la Russia è indietro di 45 anni rispetto agli Stati Uniti. Nel 1940, p o c o prima della guerra con la Germania, il potenziale economico sovietico era pari a quello degli Stati Uniti nel 1902. Nel 1950, alla fine dell'attuale piano quinquennale, il potenziale stesso dovrebbe prevedibilmente pareggiare quello americano del 1904. E nel 1960, s e le presenti tendenze continueranno, la Russia raggiungerebbe una posizione economica pari circa a quella degli Stati Uniti nel 1915. La guerra determinò, per il p r o gramma industriale sovietico, un grave tempo d'arresto. Della capacità produttiva raggiunta nel 1941 la Russia perdette per effetto della guerra — sempre secondo il citato periodico di Washington — il 58 % del materiale rotabile, il 45 % della produzione di acciaio, il 44 % della capacità elettrica e il 58 % della produzione di carbone. Inoltre perdette 1/4 del bestiame, milioni di case, scuole, ponti, ecc. Il presente piano quinquennale si deve preoccupare quindi principalmente di sanare le ferite che la guerra inferse all'economia. Le debolezze fondamentali di questa continueranno c o m e per il passato ad ostacolare il sogno sovietico di raggiungere e sorpassare i più industrializzati fra i paesi capitalistici. Queste debolezze sono innanzi tutto i trasporti deficienti. La rete ferroviaria russa, pari soltanto ad 1/4 di quella americana, deve s e r vire un territorio tre volte più esteso. Poche sono le buone autostrade. L e strade ordinarie sono spesso così malandate che la vita media di un autoveicolo è di sole 800 miglia. I trasporti per via acquea sono di molto aiuto, ma i fiumi e i mari settentrionali restano a lungo gelati. La Russia sta p r o v vedendo a costruire 4500 miglia di nuove linee ferroviarie e 7800 m i glia di doppio binario; inoltre si stanno sostituendo 37.000 miglia di binari ed elettrificando 3300 miglia di linee ferroviarie, soprattutto n e gli Uirali e in Siberia. Ma le deficienze del sistema dei trasporti continueranno a farsi sentire per un imprevedibile numero di anni. I difetti dell'agricoltura russa si collegano alla frequenza delle carestie alimentari. Più della metà della vasta superficie della Russia è ricoperta da foreste, il 18 % è desertico o semidesertico ed il 15 % è sopra il circolo polare e consiste d'i tundra gelata. Solo 1/8 circa della terra è realmente fertile, ma la coltivazione risente della scarsità di bestiame; anche le macchine agricole, malgrado gli enormi s f o r zi dei russi per aumentarne la disponibilità, non sono così abbondanti e così efficienti c o m e dovrebbero. Ora che l'U.R.S.S. può disporre di parte dei raccolti dei paesi satelliti, il pericolo di una nuova carestia alimentare non appare più così pressante, ma non bisogna dimenticare che la p o p o lazione russa cresce molto rapidamente. L'ultimo dei principali inconvenienti dell'economia russa è la scarsità di operai specializzati e la tecnica arretrata. L o sfruttamento dei tecnici e dei brevetti tedeschi ha rimediato in parte a questi inconvenienti. Ma resta il fatto che ancora oggi, se si eccettua il settore delle armi, l'industria russa copia modelli americani (con lievi variazioni) e che l'intervallo di tempo tra l'uscita di un nuovo modello estero e la produzione s o vietica dello stesso modello tende ad aumentare. Prima del 1935 tale intervallo era in media di tre anni; poi salì a 4 anni ed oggi è, in taluni casi, perfino di 9 aAni. Il p r o blema dell'energia atomica è influenzato da questo fatto. La direzione centralizzata delle industrie non è poi certo la più adatta per evitare errori di gestione, sprechi e intralci di ogni genere. Accanto ai ricordati inconvenienti, la Russia può però vantare vantaggi eccezionali. Innanzi tutto la popolazione fortemente crescente. Nel 1960 si prevede che la p o polazione russa raggiunga i 225 milioni di uomini, rispetto ai 174 del 1939, e ciò malgrado la perdita d'i 25 milioni di soldati e civili durante la guerra. Il sottosuolo dell'U.R.S.S. è poi ricco di minerali e metalli: carbone ferro manganese petrolio fosfati potassa e platino. Si crede che in Russia esista il 55 % delle riserve mondiali di p e trolio. Tuttavia alcuni giacimenti sono situati in zone così remote da renderne problematico lo sfruttamento. Non si dimentichi infine che i poteri totalitari di cui dispone il governo russo facilitano al massimo la direzione dell'economia v e r so mete belliche e la dispersione degli impianti industriali ai fini di difesa dalle offese aeree. Tutto ciò permette di affermare — e questa è la conclusione di The United States News — che la Russia, assai forte e forse imbattibile in una guerra difensiva, non potrebbe attaccare gli Stati Uniti con p r o b a bilità di successo. STATI UNITI * Ecco una piccola cronistoria del cosiddetto Piano Marshall, stralciata dalia stampa americana: 5 giugno 1947. — Il generale M a r shall rende noto per la prima v o l ta in forma ufficiale l'invito alle nazioni europee di collaborare alla preparazione dii un programma di ricostruzione. 13 giugno. — Bevin dichiara il consenso del governo britannico. 27 giugno. — Inizia la Conferenza di Parigi tra Bevin, Bidault e M o lotof. 2 luglio. — La Conferenza di P a rigi termina dopo che Molotof ha rifiutato di abbandonare la sua o p posizione al Piano Marshall. 4 luglio. — Francia e Gran B r e tagna invitano 22 nazioni a riunirsi a Parigi ,per la discussione del Piano. 12 lufflio. — Si aprono le c o n v e r sazioni a Parigi, presenti 16 paesi. 15 luglio. concordano si stabilisce dei bisogni paese. — I paesi partecipanti nei particolari tecnici; di preparare una lista e delle risorse di ogni 23 settembre. — I 16 paesi decidono di richiedere oltre 22 miliardi di dollari per i prossimi quattro anni. 29 settembre. — Truman richiede 10 stanziamento di 580 milioni di dollari come aiuti-tampone per l'Italia, la Francia e l'Austria .'n attesa dell'entrata in funzione del Piano. 10 novembre. — Il Comitato H a r rìman raccomanda di fissare lo stanziamento per il primo « anno Marshall » in 5,7 miliardi di dollari; e quello per tutti e quattro gli anni in 12-17 miliardi. 11 novembre. — Marshall richiede d'i^fissare gli stanziamenti ad un livello del 15 % superiore a quello suggerito dal Comitato Harriman. 19 dicembre. — Truman richiede l'approvazione del Congresso per uno stanziamento di 17 miliardi di dollari a valere per 4 anni e mezzo. 21 dicembre. — Il Congresso americano approva aiuti-tampone per Italia, Francia, Austria e Cina nella misura di 540 milioni di dollari. 8 gennaio 1948. — Marshall dichiara che il Piano deve avere inizio il I o aprile. 14 febbraio. — Il Comitato le relazioni c o n l'estero del nato americano taglia gli aiuti 11 primo anno Marshall a 5,3 liardi di dollari. per Seper mi- 14 marzo. — Il Senato americano approva il piano di ricostruzione economica (ERP) con 69 voti c o n tro 17. 15 marzo. — Nuova riunione dei « sedici » a Parigi. Si decide che le zone americana, inglese e f r a n cese della Germania potranno in seguito associarsi all'ERP. 31 marzo. — La Camera dei R a p presentanti americana approva l'ERP e lo stanziamento di 3,3 m i liardi di dollari per il primo anno; approva pure uno stanziamento addizionale di 905 milioni di dollari c o m e aiuti-tampone. 2 aprile. — Il Senato e la "Camera dei Rappresentanti approvano definitivamente un primo stanziamento di 6.098 miliardi di dollari, di cui 5,3 miliardi saranno erogati dal 1-4-948 al 31-3-1949. 3 arprile. — Truman firma il Foreign Aid Bill, approvato il giorno prima dal Senato e dalla americani. Camera Successivamente sarà approvato l'Appropriaitton Bill che renderà disponibile l'intera somma prevista dall'ERP. Ma la Reconstruction Finance Corporation è già fin d'ora autorizzata ad anticipare un m i liardo di dollari per l'immediato inizio del Piano. * Per la fine dell'anno entrerà in funzione a Patchogue (Long Island) una centrale elettrica sfruttante non l'energia idrica nè il carbone, ma l'uranio. Questa centrale avrà probabilmente due primati m o n diali: sarà la prima centrale elettrico-atomiica mai costruita e, per quanto strano possa sembrare, p r o durrà la più cara elettricità del mondo. Infatti la centrale non v i e ne costruita a scopi commerciali, ma esclusivamente scientifici, di esperimento. Secondo i competenti occorreranno ancora dieci anni o più perchè l'energia atomica consenta la produzione di elettricità ad un costo di concorrehza con le normali centrali idro o termo-elettriche. I motivi dello svantaggio delle centrali atomiche allo stato attuale della tecnica vanno dalla difficoltà di eliminare le pericolose scorie radioattive alle eccezionali precauzioni necessarie per la protezione degli addetti. * Nelle attuali condizioni dell'economia mondiale, non è possibile che si verifichi il fenomeno della sovraproduzione. Le principali difficoltà a cui il m o n d o si trova oggi di fronte sono invece costituite da una produzione mal coordinata per alcuni prodotti, da una sottoproduzione per la maggior parte di essi e da una distribuzione internazionale assolutamente inadeguata. Queste sono le conclusioni a cui giunge una indagine sul commercio internazionale recentemente c o m piuta dal Comitato per gli scambi con l'estero della Camera di c o m m e r c i o degli Stati Uniti, organizzazione nazionale privata, che rappresenta 2800 associazioni c o m m e r ciali regionali e locali. L'indagine è stata compiuta per fornire ai 18.000 membri della Camera di commercio anzidetta le informazioni necessarie in previsione della prossima votazione relativa all'atteggiamento che tale organismo dovrà assumere di fronte alle principali questioni del commercio estero. La relazione prosegue affermando che la situazione economica attuale offre larghe possibilità ai fabbricanti di beni destinati tanto alla produzione che al consumo, nonché a coloro che in tutti i paesi c o m merciano con l'estero. Vi si afferma inoltre che lo scambio di beni e servizi fra diversi paesi ha influenza sul benessere della famiglia, che rappresenta in ogni paese del mondo la cellula base della produzione e del consumo. Dopo aver ricordato che larghe zone del mondo sono impoverite, debilitate e disorganizzate, che i loro i m pianti produttivi e i loro sistemi di trasporto sono distrutti o m e n o mati, la relazione così continua: « Le popolazioni di queste zone vivono a un livello che è pericolosamente vicino a quello minimo di sopravvivenza, compromettendo il benessere internazionale e la pace. Vi è urgente bisogno di merci a , basso costo per soddisfare le esigenze più essenziali ed è il c o m mercio estero che deve fornirle. Bisogna trovare tanto negli Stati Uniti che all'estero nuovi tipi di beni di produzione e di consumo, per soddisfare necessità finora non accertate, non calcolate e non a p pagate. « Bisogna fare in modo che in qualsiasi parte del mondo il lavoro sia più produttivo. A questo fine, la cosa più necessaria è che le attrezzature per il lavoro siano m i gliorate e si provveda ad istruire i lavoratori sul m o d o come adoperarle. E' pure essenziale fornire quei quantitativi minimi di cibo che sono necessari per sostenere la papacità produttiva dei lavoratori, tanto su un piano immediato che a lunga scadenza. Bisogna provvedere a che venga messa a disposizione di tutti la possibilità di godere di maggiore benessere e di maggiori comodità. Il motto merci migliori ed in maggiore quantità ad un costo sempre piH basso, per wn numero sempre maggiore di persone dovrebbe essere adottato da tutti i paesi come il codice della produzione ». In conclusione, l'indagine della Camera di commercio afferma che è assolutamente necessario che la struttura dei prezzi sui mercati nazionali e internazionali sia tale da poter soddisfare i bisogni di ogni ceto della popolazione. Sebbene qualche progresso sia già stato fatto in questo senso, molto rimane ancora da fare, specialmente per le categorie meno abbienti. SVIZZERA * Durante l'anno 1947 la p r o d u z i o ne industriale si è mantenuta ad un alto livello, ma è stata limitata dalla scarsità di mano d'opera, carbone e materie prime. Nello stesso anno l'agricoltura ha sofferto per la siccità. L'indice del costo della vita era a 163 alla fine del 1947 (base 1937 = 100), paragonato a 154 alla fine del 1946. L'indice dei prezzi all'ingrosso con base 1939 = 100 segnava i n veoe, sempre alla fine del 1947, 209, rispetto a 197 nel dicembre 1946. L'ampliarsi del passivo della b i lancia commerciale ha seriamente ridotte le riserve valutarie della Confederazione. La Banca Nazionale Svizzera ha dovuto sospendere dal 9 settembre la vendita al p u b blico di monete auree. La circolazione monetaria cartacea ha raggiunto i 4.383 milioni di franchi alla fine dello scorso anno. Il totale delle importazioni nel 1947 è stato di 4.820 milioni di f r a n chi svizzeri, rispetto a 3.423 milioni nel 1946. Le esportazioni per c o n tro sono ammontate a 3.268 m i l i o ni, rispetto a 2.676 milioni nell'anno precedente. I principali f o r n i tori sono stati Stati Uniti, Francia e Benelux; i principali paesi di assiorbiimento (tei prodotti svizzeri sono stati ancora Stati Uniti, B e nelux e Francia, FINCOM Organizzazione specializzata per tutti gii scambi con l'estero. Rappresentanze da e per l'estero. AZIENDA FINANZIARIA COMMERCIO ESTERO Organisation spécialisée pour tous les échanges avec l'étranger. Représentations étrangères et pour l'étranger. ViaGoito 11 - T O R I N O - Tel.682-3 18 Indirizzo t e l e g r a f i c o : FINCOM Special organization dealing with all foreign exchanges. Agents for italian and foreign firms. F i l i a l i : MILANO - GENOVA - TRIESTE ROMA - BOLZANO - VENEZIA (Murano) SI LESI R Affidate i rostri trasporti da e per qualsiasi destinazione alla DITTA TRASPORTI INTERNAZIONALI MARITTIMI -TERRESTRI A N O N I M A leali pei pitture hotiue. - ch&eniati pei. 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TELEFONO mahc&e FONDATA NEL 1746 Telefono UFFICIO daMú&e CASA DI SPEDIZIONI TT(DQ[][D(D tornatine e He del Società Italiana Lavorazioni e Specialità Industriali Arsenicali SOCIETÀ SpezialisierteOrganisation f. jeden Warenverkehr mit dem Ausland. Vertretungen aus dem Auslande u. für das Ausland. chemicals. Telephone: 45.776 Code : BENTLEY'S SECOND Corso Galileo Ferraris 57, Torino DRORIMPEX, Torino EMANUEL VIA CANOVA, 7 - T O F» I N O TELEF. 6 6 . 8 3 6 - 66.837 - 66.838 S O L L E V A T O R I I D R A U L I C I C O M P R E S S O R I D ' A R I A P O M P E P E R L A V A G G I O A P P A R E C C H I PER G R A S S A G G I O PISTOLE PER V E R N I C I A T U R A M A R T I N E T T I I D R A U L I C I A T T R E Z Z I C A R R I - S O C C O R S O A U T O - O F F I C I N E M O B I L I AUTOGRUE B E N Z O E L E T T R I C H E AXT R E Z Z A T U R I R E R G A R A G I IL MONDO OFFRE E CHIEDE La Camera di Commercio Industria e Agricoltura di Torino e «Cronache Economiche» non assumono responsabilità per gli annunci qui di seguito pubblicati ALGERIA BULGARIA Office général de représentation Rue Colbert 1 - ALGERI Desidera premiere contatti con importanti Case italiane disposte affidare rappresentanza per Africa del Nord, Algeria, Tunisia, Marocco, dei seguenti articoli: tessuti in raion e in cotone uniti e fantasia, camice da uomo, confezioni, mercerie, calzature, tele cerate, articoli casalinghi in ceramica, porcellana e ferro smaltato, galvanizzati e stagnati, filati e spaghi in lino e canapa per la confezione di calzature, macchine da cucire, macchine da scrivere (corrispondenza in francese). P h o t o - A t e l i e r « Kalpazanoff » GABROVO Importa: apparecchi fotografici, pellicole, carta, ingredienti chimici per fotografia (corrispondenza in francese), François Pisani 11, Rue des Petits Champs - A L GERI Importa: duecento trattori agricoli da 25/26 C. V. ; cinquemila tonnellate di cemento Portland artificiale. Inviare sollecitamente quotazioni fob po-rto italiano e descrizioni della merce. Bisogno urgente ( c o r r i s p o n denza m francese). ARGENTINA Grimaldi, Edwards & Cia. Calle Sarmiento »48 BUENOS AIRES Importa: materiale da costruzione 0corrispondenza in spagnuolo). Jose Celestin G o u r d y Dalle Carlos Ortiz, 855 BUENOS ACERES Importa: automobili, autocarri con relativi copertoni e camere d'aria (corrispanldenza in spagnuolo). C.O.S.A.R.I. Calle Bouchard n. 492 BUENOS AIRES Importa: prodotti chimici puri ed industriali e ne chiede la rappresentanza esclusiva per tutta l'Argentina ( c o r r i s p o n d e n z a in spagnuolo). BELGIO Union Occidentale Représentations Générales - Chaussée d'Œxeiies 276 Bruxelles Esporta: prodotti chimici, forniture metallurgiche, forniture siderurgiche (corrispondenza in francese). BOLIVIA N e h a b & Cia. Casina de Correo 1182 - LA P A Z Si offre come rappresentante di Industrie italiane per i territori del Perù e della Bolivia (¡corrispondenza in inglese) BRASILE R a f a e l Fiandanese Filho Rua 15 de Novembre 575 - CU'RITIBA Importano: biciclette da uomo, donna e bambini, macchine da scrivere, piccole macchiane impastatrici per pane, ferramenta in genere, chiavi per automobili, utensileria varia per m u ratori, maniglie e ferramenta per porte e finestre, serrature con chiavi, m a teriale elettrico in generale, vini dell'Italia meridionale^. olive verdi già preparate in latte di 20 kg. od in barili, olio d'oliva, formaggi (corrispondenza al Consolato Generale d'Italia, rua Marechal Deodoro 20, Curitiba). Stefan Oblikoff BitChkinia - GABROVO Importa: articoli fotografici spondenza in francese). (corri- CIPRO Eftyohios D . Savvides 87, Paphos Gatie Str. - NICOSIA Importa: generi alimentari, latte condensato, conserve, birra, tessili di tutti 1 tipi, macchinari, cancelleria e articoli novità (corrispondenza in inglese). Lyssiotis Frères Ltd. P. O. Box 253 - NICOSIA Importano: carbonato di soda per la fabbricazione di cristalli di soda (corrispondenza in inglese). Andreas G . Katodritis P. o . BOX 171 - L A R N A C A Importa: macchine da scrivere e desidera prendere contatti con fabbricanti (corrispondenza in francese). N . P. Lanitis C o . Ltd. P. o . B. n. 203 - LIMASSOL Importano: impianti completi per sapone da .bucato e saponette, impianti per oleifici, iabUriche ceramiche, calde, cementi, impianti fabbriche piastrelle da pavimenti e rivestimenti, impianti per cantieri, presse, idraulica, e pavimenti mosaici, ecc. (corrispondenza in inglese). A n d r e w Petrides P. o . BOX 148 - LIMASSOL Esportano: cotone, seta, filati lana, filati per Cucire, calze donna, uomo, ragazzi, asciugamani, pezzuole, sciarpe rayon e seta, biancheria da uomo, ecc., lampialde elettriche, fili pier l'elettricità, materiale elettrico per installazioni, ferramenta, cerniere, chiusure per finestre, catenacci, chiodi, lamiere galvanizzate, tubazioni per installazioni acqua, bagni e lavabi di porcellana e terracotta, ecc., articoli di vetro, terracotta, porcellana, vasi da fiori, piatti, piatti servizio, caraffe acqua, bicchieri, ecc. (corrispondenza in inglese). Dafnis Thomaides & Co. P. O. Box 231 - LIMASSOL Esportano fibre di amianto spondenza in inglese). (corri- COLOMBIA F#brica de calzado « Duran » Salvino Duran & C. CUCUTA Importano forme di scarpe da uomo, signora e bambino, laoci per scarpe di tutti i generi (corrispondenza in italiano). , DANIMARCA B . Svendsgaard set. Peders Straede 38 - COPENAGHEN K. Importano tessili 'di qualsiasi tipo (corrispondenza in inglese). EGITTO Maurice Coronel & Co. 11, Khedive Ismiail Square - CAIRO Importano: fiale d i vitamine e spe- cialità farmaceutiche e scientifiche in genere, e si offrono come rappresentanti a Ditte italiane produttrici di tali articoli (corrispondenza in italiano). « Charming » specialities P. O. B. 526 - CAIRO Comunica agl'interessati che un'agenzia di rappresenta'nze cerca un socio che sostenga la metà del fondo limite. Tale agenzia si occupa di tessuti, generi alimentari, oggetti per regalo, porcellane, ecc. Scrivere all'todirizzo suesposto ( c o r r i s p o n d e n z a in inglese). George Christidis 71, Abou Dardar Street - A L E X A N DRIA Importa i seguenti prodotti, su commissione: ferri rotondi per cemento armato, ferri piatti, cerniere jn ferro, lamiere nere, lamiere galvanizzate piane ed ondulate, ferro bianco, filo di ferro galvanizzato, tela metallica, tubi in acciaio, tubi in ghisa malleabile galvanizzata, nera ed accessori, ottone e rame, lamiere, sbarre, tubi e rubinetti, bulloni, in ferro a testa esagonale, a testa rotonda e gambo quadrato, rivetti a testa rotonda e piatta, rondelle, biette in ferro fuso, viti per metallo a testa rotonda e piatta, idem per legno, bulloni per armadio, bulloni « Jackson » per affibbiare corregge. Abrasivi: tele smeriglio, carte vetrate, pietre e polveri smeriglio. Amianto in lastre, fili e corde. A r ticoli in gomma: fibre vulcanizzate e artificiali. Cinghie di ogni genere. Fibbie. Lime, seghe per metalli. Filiere e maschi di dado; punte americane per trapano; alesatrici; vari generi di martelli; pinze, tenaglie, caccdaviti, chiavi doppie, ecc. Chincaglieria generale per ebanisteria e costruzioni. Colori e vernici. Vetri, cristalli, ecc. Articoli di mercerie e biancheria. Legnami vari. Legno compensato. Macchine tessili e relativi accessori ( c o r r i s p o n d e n z a in francese). FRANCIA S.I.P.A.S. 11, rue Saint-Merri - PARIGI 4 Importano: pastiglie di menta, liquirizia, pastigliaggi dissetanti, confetti con liquori, cioccolato, pasta di frutta, mandorle e nocciole zuccherate e non zuccherate, torrone, torrone al miele, glucosio, gomme profumate e zuccherate, dolciumi in genere (corrispondenza in. italiano). Compagnie française d'entreprises Industrielles et financières 128, Boulevard Haussmann - PARIGI 8 Importano filati d i lama cardati e pettinati (corrispondenza in italiano). A . L . Champ Clos 20, Avenue Rochambeau ORENOBLE . Isère. Desidera prendere contatti con Case italiane disposte affidare rappresentanza pel Madagascar di qualsiasi prodotto, macchinari e utensileria (corrispondenza in francese). François Q u e m e n e r Rue Lamartine 6 (Palais du Centre) - NIZZA Importa: piastrelle in grès e in ceramica per pavimentazione e per rivestimento murale, vasche da bagno, lavabos, attrezzature per sale da bagno, colori, vernici, polveri c o . loramti per la fabbricazione di co- lori, ossido di ferro rósso e giallo, pennelli per imbianchini e per dipingere. Desidera prendere contatti con fabbricanti (corrispondenza in francese). Antoine Molina Rue de la Loge 27 - MONTPELLIER Esporta: specialità farrnaceuti, vini in bottiglia, champagne, vermouths, datteri, budella salate, guanti. - Importa: trattori agricoli, abiti confezionati e impermeabili, doghe per botti, aranci e limoni, olio d'oliva, vini d'Asti. Desidera premidere contatti con produttori, esportatori ed importatori italiani (corrispondenza in francese). GERMANIA Villa Oscar Gerberngasse 9 - SOLOTHURN Importa: vermuth, grapipa d'Asti (corrispondenza in italiano). Hans Bube Feuerbaeher Heide 57 STUTTGART. Offre i suoi servigi per ristabilire rapporti commerciali fra Ditte italiane e tedesche specializzate nel remo tessile (corrispondenza in francese). GRAN BRETAGNA The Premier Transportation Service Ltd. Boom 46, Second Floor - London Fruit Exchange Building Spitalfields - LONDRA E.l Organizzazione specializzata nel disbrigo di tutte le pratiche attinenti alle merci di esportazione ed importazione, di scarico, di consegna, e doganali appartenenti alla Gran Brettagna e suoi possedimenti. Per gli associati alla Carniera di Commercio •le tariffe sono ridotte. Informazioni e quotazioni di qualsiasi merce (corrispondenza in inglese). IRAQ Naim Joseph Saleh Z 19/1/207 King Ghazi St. - B A G H DAD Offre i suoi servigi come rappresentante per conto di Ditte italiane (corrispondenza in inglese). LIBANO Hassan Moumné & Fils Boîte Postale 629 - BEYROUTH Si offrono come rappresentanti a Case italiane produttrici di tessuti di cotone in genere, tessuti stampati di cotone, lana, rayon e misti, tessuti d i seta, e 'di lana, filati di cotone mercerizzati gazati (titoli 40/3 e 32/2), filati di lana pettinata 2/28 m / m , 2/32 e 2/40, coperte in genere di cotone, seta e lana, calze, maglierie (corrispondenza in italiano). Elie H. C'hagouri & Cie. Boîte Postale 8114 - BEYROUTH Offre 'la sua opera di rappresentante serio, attivo e noto sul mercato libanese, per introdurre qualsiasi prodotto di Ditte italiane. Sollecita l'invio di campioni il cui prezzo verrebbe regolarmente rifuso (corrispondenza in francese). MAROCCO J. Ruah & A. Malka Boîte Postale 271 - C A S A B L A N C A Si offrono come rappresentanti per il Marocco a Case italiane interessate all'esportazione di qualsiasi merce su quiel mercato (corrispondenza in francese). Paul Bessis ;Rue Prom 25 - C A S A B L A N C A Importa: prodotti tessili, lanerie, cotoncrie e 'desidera prendere contatti con fabbricanti (corrispondenza in francese). S. & J. Cohen Rue 'de Strasbourg 67 CASABLANCA Importa tessuti di lana, cotone, rayon uniti e fantasia (corrispondenza in francese). NIGERIA J. A. Shote SVIZZERA Stores 106 Dlenton Street Ebute - Metta - L A GOS Importa: tessuti lana, tessuti cotone, abiti estivi tipo coloniale, cappelli, scarpe, camìcie, calze, colletti, biancheria in genere, orologi e sveglie, biciclette ed accessori, bulbi elettrici ed apparecchi, grammofoni e dischi, cancelleria, ecc. (corrisponHenza in inglese). Nigeria Mercantile Company Ltd. IP. O. BOX 168 - A B A Importano: tessili di qualsiasi genere, articoli fantasia, ferramenta di piccole dimensioni, mercerie, teaincelleria ed oggetti vari, articoli di ferro, articoli casalinghi di piccole dimensioni, terrecotte, vasellame, articoli smaltati, porcellane uso dome- • stico, coltellerie, e qualsiasi articolo del genere di immediata spedizione. Esportano: piassava, zenzero secco, pepe nero (corrisp. in inglese). NORVEGIA Paul H. Poulsson Rosemkrantzgt, 10 (Det nye Teater) OSLO Desiderano rappresentane Case italiane di prima classe di vini ed alcoolici di tutte le qualità (corrispondenza in inglese). OLANDA N. V. Arak en Rumhandel Van Witte Huis - ROTTERDAM Importante Casa olandese desidera affidare rappresentanza propri! prodotti: Rhum 75 % e Batavia Arak 60 % a seria Casa italiana (corrispondenza in francese). PORTOGALLO Mundinporta Lda. Rua Gii Vieente, 25 - LISBONA Esporta: derrate coloniali dell'Africa Portoghese, cera d'api, fagiuoli, favi di cacao, olio di copra, olio di sesamo, olio tìi palma, olio di cocco, olio d'arachidi, noci di palma, ecc. Importa: materiale elettrico (corrisponldenZa in francese). REPUBBLICA DOMINICANA Jose A. Agustin Iniesta Rosario, 17 - SIVIGLIA Cederebbe per l'Italia il brevetto spagnuolo d'invenzione n. 180.854 relativo a'd un accenditore elettrico, utilissimo per uso domestico, senza pietra d'ignizione (corrispondenza in spagnuolo). Aracena P. O. B. 375 - CIUDAD T'RUJI-LLO - Repubblica Domini'cana, W. I. Chiede la rappresentanza di Ditte italiane produttrici di pizzi e merletti, calze e tessuti in genere (corrispondenza in spagnuolo). SIRIA Victor Kabbaz Rue Fouaid l.er - D A M A S C O Importa: trattori Diesel a catena e macchine mietitrici-trebbiatrici. N*e chiede la rappresentanza esclusiva per tutta la Siria (corrispondenza in francese). SPAGNA Iberc America Comercial Gerona, 124 - B A R C E L L O N A Importa: materiali ed accessori per cinema sonoro ed apparecchi radiofonici, filamenti elettrici, cuscinetti a sfere in acciaio, celluloide e tutta la gamma delle materie plastiche, prodotti chimici farmaceutici (corrispondenza in spagnuolo). International Ronay Ltd. VADUZ Importano: caldaie a circolazione per riscaldamento centrale nelle case (corrispondenza alla Camera di Commercio Italiana per la Svizzera, Bahnhofstrasse 80, Zurigo). TUNISIA Gabriel Arbib 9 Rue Ettoumi - TUNISI Si offre come rappresentante per la Tunisia ed Algeria a Ditte produttrici di tessuti di cotone in genere, tessuti seta e raion, asciugamani, maglierie, calze, filati cucirini e per qualsiasi altro articolo (corrispondenza in italiano). TURCHIA M. Oguz Ozoguz Eminonu Akosman Han, 4 - I S T A N BUL Esporta: frutta secca, pesce salato, cereali, semi oleaginosi, spezie, prodotti diversi (corrispondenza in francese). Ismail Pakoglu Mimar Kemalettin Ca'ddesi n. 66 B. P. 23 - IZMIR Esporta pelli di animali da caccia: 5.000,'di volpe, 1.000 di gatto, 5.000 di lepre, 5.000 di lontra (corrispondenza in francese). Nicolas Zygomala Germania Han - I S T A N B U L Importa attrezzature per autorimesse (corrispondenza in francese). VENEZUELA South American Trading Co. Conde a Pinango 11 - CARACAS Importano: tessuti di lana e cotone di tipo corrente, telerie di tipo corrente (ima'dapolan, pelle d'uovo, canapa, rayon, stampati, ecc.), calze, cravatte, maglieria mista e di cotonie (icorrispondenza in italiano). « Emilio Ramos » Apartatìo Postai, 465 - CARACAS Importa: automobili ed accessori, articoli elettrici, articoli religiosi, articoli per regali, chincaglierie, biciclette e motociclette, mobili in acciaio per officine, casse di sicurezza, estintori d'incendio, cucine elettriche, multigrafi, macchine 'da scrivere, giuocattoli, fonografi e dischi, cartoline per comunioni, cartoline per auguri e solennità religiose, ciondoli ie medaglie, aspiratori di polvere, strumenti per ingegneria, vestiti per neonati e per bimbi, valigie e valigette, utensili demestici, tessuti e biancheria, cere per pavimento, orologi ed articoli di fantasia, libretti in genere, camion e camionette, attrezzi agricoli, ferri da stiro elettrici, strumenti di musica, specchi, paravento di metallo e di fibra, accumulatori, articoli fotografici, articoli per ufficio, articoli sportivi, ferramenta, pneumatici e camere d'aria, frigoriferi, apparec»hi radio ed accessori, lavatrici elettriche, cucine a kerosene e a gas, calcolatrici, contatori, carta in genere, cartoline per battesimi e m a trimoni, catene e croci, oggetti di devozione e rosari, penne, matite e porta-lapis, cartelle per signore e uomini, strumenti per arti e mestieri, strumenti 'di precisione, cristallerie e maioliche, libri di contabilità, articoli in alluminio, gioiellerie, articoli sanitari, costumi da bagno, porcellane manufatte, ceramiche, tele incerate (corrispondenza in spagnuolo). PREZZI ALLA PRODUZIONE DEI PRODOTTI AGRICOLI (Prov. di Torino - Aprile 1948) PRODOTTI VARIETÀ E QUALITÀ Grano Segale Granoturco Avena Patate Insalate verdi Sedani Spinaci Mele (varietà diverse) . . Vino (tipico del Piemonte) . Canapa tiglio Paglia di frumento Fieno Buoi (peso vivo): •li" qualità 2° qualità Vacche (peso .vivo): 1» qualità 2» qualità Vitelloni (peso vivo): lla qualità 2a qualità Suini Latte Uova (a:l cento) Polli (peso vivoy Conigli Unità di misura Prezzi legali a fine mese » » 4.000 4.000 3.500 • » — » — » — » — » . . — — HI. — 113.650 — — » rrugr. — » — » — » — » — Kg. HI. — 5.253 — Kg. — » 14.000 10.000 5.500 5.000 3.000 4.000 5.000 25.000 X 13.000 7.000 — 1.300 3.200 3.100 2.800 — » Prezzi effettivi media mensile — 2.500 2.200 3.300 2.900 500 6.695 2.400 500 260 PREZZI DEI MEZZI DI PRODUZIONE PER AGRICOLTORI (Prov. di Torino PRODOTTI VARIETÀ E QUALITÀ Aprile Unità di misura Concimi chimici ed antiparassitari: Perfosfato minerale 16/118 . . . q . l e Solfato ammonico 20/01 . . . Nitrato ammonico 15/16 . . . » Nitrato ammonico 20/21 . . . » » Nitrato di calcio 13AM . . . . » Caiciocianaimide 15/16 . . . . » Solfato di rame Ossicloruro di rame » Zolfo ramato » Zolfo raffinato » Arseniato di piombo . . . . » Arseniato di calcio » Estratto tabacco Kg. Foraggi e mangimi concentrati: Paglia pressata Fieno » Panelli di granoturco . . . . » Sementi: » Frumento precoce primaverile » Granoturco bergamasco 2" cat. Utensili agricoli: Vanghe Kg. Zappe » Badili » Sementi: Avena nostrana, selezionata . . » • Patate : nostrane importazione . . . . » Erba medica » Trifoglio : pratense » violetto •ladino » Loietto » Macchine ed attrezzi agricoli: Trattrici: a ruote Fiat 700 a cingoli Fiat 50 Aratri: a trazione meccanica . . . . a trazione animale Seminatrici: da collina da pianura Falciatrici Mietitrici 1948) Prezzi legali a fine mese — — — — — —, — — — — — 3.000 — 8.100 6.650 — — — — — — — — — — — — — Estirpatoi ' — — — — » » — 7.760 4.000 5.000 30.000 60.000 52.000 120.000 16.000 330.000 45.000 — • 1.450 4.500 4.600 1.950.000 4.750.000 — Erpici Coltivatori Rastrelli Voltafieno Svecciatori Sgranatrici Produzione industrialle per uso agrario: Petrolio agricolo Benzina uso agr Gasolio agricolo — — • 2.140 5.100 2.130 2.600 4.400 5.000 14.000 13.000 5.500 5.200 4.500 2.400 32» 340' 340 340 — • Prezzi effettivi media mensile 4.955 14.458 4.887 70.000 165.000 180.000 450.000 ( 20.000 j 17.000 ( 17.000 1 180.000. 21.000 lllO.OOO 135.000 aoo.ooo 30.000 1.2.500 18.900 13.000 SITUAZIONE DEI RAPPORTI COMMERCIALI DELL'ITALIA CON L'ESTERO al 1° maggio 1948 A ) Paesi con i quali vigono accordi commerciali con pagamento in conto compensazione: B E L G I O - L U S S E M B U R G O e territori della zona m o n e t a r i a del f r a n c o belga — D e c o r r e n z a d e l l ' a c c o r d o : 1° m a g g i o 1946 (1). F R A N C I A e p a e s i della zona m o n e t a r i a del f r a n co francese — Decorrenza dell'accordo: 1° a p r i l e 1948. N O R V E G I A — D e c o r r e n z a d e l l ' a c c o r d o : 1° a g o s t o 1946 (2). P A E S I B A S S I e territori della zona monetaria dei fiorino — D e c o r r e n z a d e l l ' a c c o r d o : 30 a g o s t o 1946 (3). POLONIA — Decorrenza n a i o 1948. dell'accordo: 1° gen- S P A G N A ( c o m p r e s e le isole Baleari, Canarie e c o l o n i e ) — D e c o r r e n z a d e l l ' a c c o r d o : 1° l u g l i o 1947 (4). ROMANIA — Decorrenza c e m b r e 1947. dell'accordo: 24 di- G E R M A N I A ( Z o n a a n g l o - a m e r i c a n a di o c c u p a z i o n e ) — D e c o r r e n z a d e l l ' a c c o r d o : 11 l u g l i o 1947. G E R M A N I A ( Z o n a f r a n c e s e di o c c u p a z i o n e ) — D e c o r r e n z a d e l l ' a c c o r d o : 31 m a r z o 1948. G E R M A N I A (Zona s o v i e t i c a di o c c u p a z i o n e ) D e c o r r e n z a d e l l ' a c c o r d o . 1° l u g l i o 1947. — A R G E N T I N A — D e c o r r e n z a d e l l ' a c c o r d o : 14 o t t o b r e 1947. J U G O S L A V I A — D e c o r r e n z a d e l l ' a c c o r d o : 28 n o v e m b r e 1947. B ) Paesi con i quali vigono accordi basati sulla compensazione privata o su affari di reciprocità: AUSTRIA 1946. — Decorrenza DANIMARCA — m a g g i o 1947. dell'accordo: Decorrenza 4 aprile dell'accordo: G E R M A N I A ( Z o n a di o c c u p a z i o n e f r a n c e s e ) D e c o r r e n z a d e l l ' a c c o r d o : 28 a p r i l e 1947. GRECIA — Decorrenza dell'accordo: 31 23 — marzo 1947. UNGHERIA — Decorrenza dell'accordo: 9 nov e m b r e 1946. C E C O S L O V A C C H I A (compensazioni private) — D e c o r r e n z a d e l l ' a c c o r d o : 2 l u g l i o 1947. S V I Z Z E R A — D e c o r r e n z a d e l l ' a c c o r d o : 1° n o v e m b r e 1947 (5). B U L G A R I A — D e c o r r e n z a d e l l ' a c c o r d o : 20 d i c e m b r e 1947. SVEZIA — Decorrenza dell'accordo 1° dic e m b r e 1947. C) Paesi con i quali vigono accordi con mento in valuta libera: paga- G R A N B R E T A G N A e paesi dell'area della sterl i n a — D e c o r r e n z a d e l l ' a c c o r d o : 17 a p r i l e 1947. PORTOGALLO — o t t o b r e 1947. Decorrenza dell'accordo: 14 (1) L'accordo, integrato dai protocolli del 26 ottobre 1946 e del 5 giugno 194i7, e dallo scambio di note 31 gennaio 1948, col quale sono ammessi anche affari di reciprocità, è scaduto 11 30 aprile. Sono in corso trattative per la proroga dell'accordo. (2) Sono ammessi affari di. reciprocità e compensazioni private. (3) L'accordo è scaduto il 29 iebbraio 1348. In data 5 marzo è stato parafato un nuovo accordo, che non è ancora stato firmato e quindi non in vigore. (4) Sono ammessi affari di reciprocità. (5) Sono anche ammessi scambi con pagamento in valuta. DISPOSIZIONI PER IL COMMERCIO SCAMBI COMMERCIALI CON LA FRANCIA Il Ministero del commercio con l'estero, Direzione generale accordi commerciali, con circolare n. 15714.7, ha ripristinata la dizione originaria del contingente d ' i m portazione relativo a « spaccato di montone », che era successivamente stata modificata in « montoni spaccati greggi pielatl », ed ha trasferito tale prodotto dall'elenco delle merci a dogana a quello delle merci a licenza. Il Ministero del commercio con l'estero, Direzione generale accordi commerciali, con circolare n. 156961, ha comunicato quanto segue a precisazione di quanto disposto con la circolare n. 155380 del 31 marzo u. s. : « 1) L'esportazione dei tessuti di cotone misti con lana (a fronte del contingente di « tessuti di raion o di cotone o misti per foderami »), qualora la percentuale di lana risulti inferiorle al 15 %, è condizionata alla presentazione in dogana di una attestazione dell'Associazione cotoniera italiana, via Borgonuovo 11, Milano. 2) L'esportazione dei sottonotati prodotti è condizionata alla presentazione in dogana di una attestazione dell'Associazione cotoniera italiana, via Borgonuovo 11, Milano: Alati di cotone, filati di cotone per reti da pesca, filati di cotone .per l'industria elettrica, tessuti di cotone, traliccio di cotone per materassi e tessuti di cotone per busti ». Con nota n. 49115 il Ministero del commercio con l'estero, Servizio esportazioni, ha revocata la disposizione per cui i moduli 2 Esport e le corrispondenti fatture relativi a esportazioni di agrumi in Francia dovevano esser vistati dagli uffici dle'll'ICE. Il Ministero del commercio con l'estero, Direzione generale accordi commerciali, con circolare n. 156780 ha comunicato quanto segue, a modifica di quanto disposto con la circolare n. 1S5380 del 31 marzo u. s.: « 1) Il contingente all'esportazione di " f r u t t a , legumi e ortaggi conservati nell'aceto, in salamoia e nello spirito, eccetto olive, conserva di pomidoro, pesci preparati in scatole e altri (recipienti " , per frs. fr. 20.000.000 è sostituito c o m e segue: " frutta, legumi e ortaggi conservati nell'aceto, in salamoia, nello spirito e sott'olio, eccetto olive, conserva di pomidoro, pesci preparati in scatola e altri recipienti " ». 2) In via eccezionale le dogane sono autorizzate a consentire direttamente l'esportazione verso la zona del franco francese, a valere sul contingente globale « altre m e r c i » , dei seguenti prodotti: tartufi freschi - cristalleria da tavola, e in genere - tubi di vetro - fiale, tubetti e fialoni - .retini per fotoincisioni e rotocalco - tubi per lampade a petrolio - globi per lampade da pesca - m o saico vetroso per rivestimenti e pavimentazioni - fiatoni di vetro - ardesie - ambroggette ». SCAMBI COMMERCIALI CON I PAESI BASSI In rapporto alla scadenza del vecchio accordo commerciale e di pagamento, e nell'attesa dell'entrata in vigore del nuovo accordo parafato a Roma il 5 marzo u. s., il Ministero del commercio con l'estero, Direzione generale accordi commerciali, ha disposto che tutte le norme finora emanate per la regolamentazione degli scambi commerciali con 1 Paesi Bassi e territori della zona monetaria del fiorino sono da considerarsi decadute, e che nel frattempo gli scambi stessi potranno effettuarsi esclusivamente mediante affari di reciprocità, previa licenza, in ogni caso. SCAMBI COMMERCIALI CON LA POLONIA In rapporto alla conclusione dei lavori della Commissione mista italo-polacca, il Ministero del commercio con l'estero, Direzione generale accordi commerciali, ha apportato le seguenti variazioni alile disposizioni contenute nella precedente circolare n. 150711 del 15 gennaio u. s.: «Lista A (esportazione di merci italiane in Polonia): — Estratto di sommacco: modificato in: « s o m m a c c o » — Estratti tannici: da tonn. 1.000 a tonn. 2.000; — Macchina utensili e attrezzi per macchine utensili: da 1.000.000 a 2.000.000 dollari U . S . A . ; — Altre macchine, utensileria ed attrezzatura per la industria: da 650.000 a 150.000 dollari U . S . A . ; — Seta greggia e schappe: da 200.000 a 250.000 dollari U.S.A. Alla suddetta lista A viene aggiunto inoltre il seguente contingente: — Articoli tecnici per l'industria tessile: dollari U S A 500.000.' Lista B (importazioni di merci polacche in Italia): — Uova da n. 10.000.000 a n. 24.000.000; — Laminati di ferro e acciaio: tonn. 10.000: su tale contingente, costituito in precedenza soltanto da rotaie, putrelle ed altri grossi profilati, vterranno ora fornite tonn. 5.000 di lingotti di acciaio. Alla suddetta lista B vengono aggiunti i seguenti contingenti: — Ghisa: tonn. 2.000; — Segati di legname resinoso: me. 10.000. CON UFFICIALI L'ESTERO Per l'utilizzo dei suddetti contingenti valgono le seguenti norme : A) I contingenti di cui appresso continuano a essere compresi nel capo I : — Esportazioni di merci italiane in Polonia - lettera a) (esportazioni a dogana) di cui alla citata circolare n. 1507111 del ,15 gennaio u. s.: — Estratti tannici, tonn. 2.000; — Macchine utensili e attilezzi per macchine utensili, dollari U.S.A. 2.000.000; — Altre macchine, utensileria ed attrezzature per l'industria, dollari U . S . A . 150.000; — Seta greggia e schappe, dollari U.S.A. 250.000. A l suddetto capo I, lettera a) viene altresì aggiunto il nuovo contingente: — Articoli tecnici per l'industria tessile, dollari U.S A 500.000. B) I contingenti di cui appresso restano compresi nel capo II - importazioni di merci polacche in Italia - lettera a) (a dogana) di cui alla circolare sopracitata: — Uova, n. 24.000.000. Al suddetto capo II, lettera a) viene aggiunto il nuovo contingente: — Segati di legname resinoso, me. 10.000. Il contingente « ghisa, tonn. 2.000 » viene invece aggiunto alla lettera b) del medesimo capo II (importazioni a licenza). C) Per quanto si riferisce all'utilizzo dei contingenti soggetti a preventiva licenza ministeriale, di cui alle lettere b) dei capi I e II diella circolare n. 150711 dei 15 gennaio u. s., si provvederà alla messa in distribuzione m una sola volta delle restanti quote dei contingenti annuali (relative cioè al 2", 3° e 4° trimestre (1948) sia per le importazioni che per le esportazioni. Le 'domande relative a tali importazioni ed esportazioni, redatte secondo 1» norme generali in vigore, dovranno essere presentate ai competenti Servizi importazioni ed esportazioni di questo Ministero non oltre il 5 giugno p. v. Le domande pervenute dopo tale data non saranno prese in considerazione. Le altre disposizioni di cui alla suddetta circolar" '15 gennaio 194«, n. 150711, restano immutate ». ESPORTAZIONE PRODOTTI ORTOFRUTTICOLI S U C C H I DI F R U T T A E F R U T T A C O N S E R V A T A IN C O M P E N S A Z I O N E PRIVATA. L'Ufficio stampa del Ministero del commercio con l'estero comunica quanto segue: « Come è .noto, questo Ministero allo scopo di agevolare :a nostra esportazione d i prodotti ortofrutticoli, succhi di frutta e frutta conservata ha concesso che la esportazione dlei .protìotti stessi verso gaesi con i quali gli scambi si effettuano sulla base delle compensazioni private possa avvenire in deroga alla normale clausola « l'importazione deve precedere la esportazione o avvenire contemporaneamente ». Ora. si è dovuto constatare che molte ditte, effettuata l'esportazione, chiedono che venga sostituita la originària contropartita all'importazione, adducendo il motivo che il fornitore estero non è in grado idi effettuare la consegna in quanto le competenti autorità non concedono la necessaria autorizzazioirte d i esportazione. Questo Ministero, per o v v i e ragioni, non sempre può aderire a richieste del genere, in quanto spesso le nuove contropartite che vengono offerte in compensazione della merce già esportata, riguardano prodotti per i quali difficilmente la compensazione sarebbe stata autorizzata se fossero stati proposti al momento in cui venne prospettata la compensazione stessa. Si richiama l'attenzione degli interessati sui rischi cui possono andare incontro continuando ad avvalersi della deroga delia clausola in questione, facendo rilevare che tale deroga non implica affatto l'obbligo da parte di questo Ministero di concedere la sostituzione delle contropartite all'importazione ». ESPORTAZIONE ACETATO CELLULOSA VERSO PAESI A V A L U T A Il Ministero del commercio con l'estero, Servizio esportazioni, con circolare n 612372/77 ha disposto perchè sia conferita alle dogane la facoltà di consentire direttamente l'esportazione verso paesi a valuta di acetato di celluiosa (voce doganale 727-a). ESPORTAZIONE VINI IN GRAN BRETAGNA li Ministero del commercio con l'estero, Dir. gen. accordi commerciali, con circolare n. 157303, ha disposto quanto segue: 1) L'esportazione di vini verso il Regno Unito è soggetta al visto preventivo dell'Istituto nazionale per il commercio estero, da apporre sul documento valutario (timbro le firma di un funzionario). 2) ¡Detto visto verrà apposto, per quanto riguarda i vini da tavola, soltanto se in bottiglie e fiaschi, mentre per il vermout ed il marsala il visto verrà concesso anche se la m e r c e è condizionata in fusti e damigiane. Per il rilascio del visto, gli interessati possono rivolgersi ad uno qualsiasi degli uffici periferici dell'ICE. BREVE RASSEGNA DELLA «GAZZETTA UFFICIALE» D. L. 2 marzo 1948, n. 211 (« G. U. » n. 81): Investimento di capitali stranieri in Italia. Il R.D.L. 24-7-1942, n . 8'07, concernente le modalità p e 7 l'investimento di capitali stranieri in Italia è abrogato Gli stranieri o i cittadini italiani residenti all'estero >,hé dimostrano di avere successivamente alla data di entrata iin Vigore del presente decreto (7-4-1948) effettuato investimenti di capitale estero in Italia in diviste, o in valuta estera liberamente utilizzabile per pagamenti all'estero e ceduto all'Ufficio italiano cambi, possono trasferire all'estero a mezzo dello stesso Ufficio e per il tramite del'la Banca d'Italia o di una delle banche contemplate dall'art 10 del D.3VT. 8-12-1934: 1) le rendite, gli interessi e i frutti, per gli investimenti in beni immobili o in mutui, nonché i dividendi e gli Interessi effettivamente percepiti degli investimenti in titoli azionari, ed obbligazioni acquistati o sottoscritti in Italia, limitatamente all'I % in più dell'interesse legale annuo; 2) i capitali derivanti da un eventuale successivo realizzo, limitatamente dall'ammontare della valuta originariamente importata, e sempre che il trasferimento sia chiesto non prima dei due anni dall'investimento e non superi il 50 % per ogni biennio. L'utilizzo delle somme non ammesse al trasferimento può essere effettuato secondo le modalità previste dalle disposizioni valutarie. Gli investimenti indicati nell'articolo precedente possono essere fatti anche in macchinari per impianti industriali, per un vtalore equivalente alla metà dell'importo totale da investire. In tal caso l'investimento per la parte che riflette il macchinario, è soggetto all'autorizzazione dei competenti Ministeri. Il trasferimento all'estero del capitale corrispondente alla divisa o valuta investita in macchinari non può essere chiesto prima che siano decorsi cinque anni dall'investimento E' fatto obbligo alle Banche, ai notai, agli agenti di cambio ed in genere ai pubblici Ufficiali, che intervengono ad operazioni che comunque importino investimenti di capitale straniero in Italia, di comunicarne all'Ufficio italiano cambi le complete modalità entro trenta giorni dalla conclusione delle operazioni stesse specificando la valuta ceduta ed il suo ammontare. Le Società ed in .genere le imprese che svolgono la loro attività nel territorio dello Sfrato, sono tenute a comunicare all'Ufficio italiano dei cambi le alienazioni di titoli azionari o di quote di partecipazione fatte a favore di stranieri o dì cittadini italiani residenti all'estero. Per gli inadempienti e comminata una sanzione pecuniaria non inferiore alle L. MO.OOO e non superiore al tripla dell'importo delle somme investite. La sanzione di cui al comma precedente ha carattere civile, e la riscossione ne è fatta con l'osservanza delle disposizioni per la riscossione delle entrate patrimoniali dello Stato, su ingiunzione del Ministero n»r il commercio con l'estero. D. L. 26 marzo 1948, n. 261 (« G. U. » n. 90): Assetto della finanza delle Provincie e Comuni. 11 provento dell'Imposta generale sull'entrata riscossa dagli uffici delle imposte di consumo a norma dell'art 14 della legge 19-6-1940, n. 762, e successive modificazioni sul bestiame bovino, ovino, suino ed equino e sui vini mosti ed uve da vino e della relativa addizionale straordinaria istituita col D.L.d.iC.P.iS. 25-11-111947, n. 1283, è attribuito per nove decimi al Comuni nei quelli avviene la riscossione. L'Amministrazione dei detti tributi resta demandata alla Direzione generale delle tasse e delle imposte indirette sugli affari ed al competenti uffici di finanza periferici. L'imposta è riscossa dagli uffici delle imposte di consumo esclusivamente in modo virtuale e versata, pure in modo virtuale, all'Ufficio del registro al netto dell'aggio spettante per la riscossione a norma delivigenti disposizioni nei cinque giorni successivi al mese in cui la riscossione medesima si è verificata. La erogazione ai comuni dei nove decimi delle somme come sopra introitate dall'Erario è effettuata dall'Intendenza di finanza entro lo stesso mese in cui è stato eseguito il versamento dell'imposta presso gli Uffici del Registro sulla base dei dati forniti dagli uffici medesimi. Il provento dei diritti erariali sul pubblici spettacoli cinematografici, di varietà aventi almeno un numero di cinematografo comunque e dovunque dati al pubblico anche se in circoli o sale private, di circoli equestri, di marionette di giostre, di carosselli, ai altalene, tatooga, otto volanti' montagne russe, tapis roulants, tiri al bersaglio e simili sulle mostre, fiere, esposizioni, manifestazioni sportive con o senza scommesse od il provento dei diritti erariali sulle scommesse sono devoluti ai Comuni nei quali i diritti stessi vengano riscossi, al netto dei contribuenti stabiliti dagli articoli 6 e 7 del regio decreto legislativo 30-5-1946 538, e 1 del decreto legislativo 20-2-1948 n 62 e dà analoghe eventuali successive disposizioni legislative, nonché dagli aggi spettanti alla Società italiana autori ed editori, incaricata dell'accertamento, della liquidazione riscossione e riparto dei diritti medesimi da determinarsi in base a convenzione. Il provento delle pene pecuniarie comminate per la riscossione dei diritti erariali predetti e devoluto allo .Stato. A l versamento ai Comuni dei diritti erariali agli stessi devoluti, riscossi in ciascun mese, prov- vedono le Intendenze di Finanza competenti per territorio entro il secondo mese successivo a quello della riscossione in base alla liquidazione di reparto predisposta dalla Società italiana degli autori ed editori, previo accertamento dell'eseguito versamento in tesoreria da parte della Società stessa dei diritti erariali riscossi nel mese precedente. L'art. 100 del testo unico del 14-9-111931, n. 1175 con le successive modificazioni, è sostituito dal seguente: « I Comuni possono imporre 1 seguenti diritti accessori nelle misure sotto indicate: 1) diritto di statistica: lire dieci per ciascuna bolletta; 2) diritti di assistenza ad operazioni eseguite a domicilio a richiesta e nell'interesse esclusivo dei contribuentilire sessanta per ogni ora e per ogni impiegato od agente; 3) diritti di magazzinaggio : a) per le merci depositate nei magazzini di proprietà dell'Amministrazione: per ciascun collo lire 10 al giorno per ogni cento kg. o frazione; b) per le merci depositate nei magazzini di proprietà privata; per ogni apertura di deposito e per operazioni di immissione o di estrazione entro la prima ora lire cinquanta; per le ore successive lire trenta per ogni ora o frazione di ora. L'importo del diritti di statistica di cui al n. 1) è devoluto al Comune, e nella misura del 90 %, anche nel caso di gestione appaltata, previa deduzione, a favore dell'appaltatore, dell'agio del 10 %. La restante quota del 10 % è versata direttamente agli uffici delle imposte di consumo ed apposito .conto corrente postale intestato alla Direziona .generale della finanza locale, naie fondo sarà ripartito ed erogato con decreti del Ministero per le Finanze a favore del personale della predetta Direzione generale, per finalità analoghe a quelle indicate nel decreto legislativo 111-5-194.7, n. 378 ». H primo commla dell'art. 126 del T U 14-9-1931, n. .1W5, è sostituito dal seguente: ,< L'imposta è ragguagliata ad un'aliquota percentuale sul valore medio di ciascuna specie di bestiame che è determinato di anno ih anno dalla Commissione Provinciale di cui al precedente art. 22 ». L'art. 24 del T.U. 14 settembre 193:1, n. 1175 e successive modificazioni è sostituito dal seguente- « L a circolazione sulle strade pubbliche o soggette al pubblico transito dei carri, vetture ed altri veicoli a trazione (mimale è assoggettata ad una tassa annuale obbligatoria a favore delle Provincie, dei Comuni e dei consorzi degli ? « " Ì S l . , c 0 s t i l t u l t l a- norma del decreto luogotenenziale 1-9-1918, n. 1446, nella misura della seguente tariffaCarri od altri veicoli a trazione animale del peso lordo (cioè peso proprio più carico massimo) Vetture fino a quintali 5 per ruota L. 500 da oltre quintali 5 fino a 15 per ruota » ÌOOO oltre quindici quintali per ruota . . » 2000 a due posti, compreso qulello del conducente . . . 500 a più di due posti, compreso quello del conducente . 1000 Per i carri e le macchine agricole che non siano esenti ai sensi dell'art. 220 lettera g) idei presente T u la tassa e ridotta del 50 % ». i primi tre comma dell'art' "78 del T. U. 14 settembre 1931, n. 1175, sostituito dall'art '»8 del D. L. L. 8 marzo 1948, in. 62, sono modificati come appresso: « Sui ricorsi decide in primo grado la Commissione Comunelle. La Commissione è formata di sessanta membri nei Comuni appartenenti alla classe A di quarantacinque di quelli appartenenti alle classi B e C di trenta in quelli .appartenenti alle classi D ed E ed' in quindici in quelli appartenenti alle ultime classi indicate nell'art, ili. La Commissione è costituita con provvedimento del Sindaco: un terzo dei componenti è nominato dal Consiglio Comunale, un terzo dalla Camera di Commercio Industria ed Agricoltura, sentito il Comitato Provinciale dell'agricoltura, fra le categorie rappresentate ed un terzo dal,precetto fra i contribuenti non compresi nelle categorie predette, in caso «di comprovate necessità il Consiglio Comunale con deliberazione soggetta all'approvazione della Giunta Provinciale amministrativa può aumentare il numero dei componenti della Commissione purché questo risulti dividibile per tre. I 'componenti delia Commissione non dovranno superare il numero di no vanta per i Comuni della classe A, dli sessantacinque per quelli delle classi B e c, di quarantacinque per quelli delle classi D ed E e di trenta per quelli delle altre classiessi devono avere i requisiti per Ile elezioni a consigliere comunale. ¡La Commissione elegge nel proprio seno a maggioranza assoluta di voti e di scrutinio segreto, il presidentle ed uno o più vice presidente». Nel primo comma dell'art. 283 del T. U. ,14 settembre .1931, n. 1175, è sostituito dalle seguenti disposizioni: « Per ila risoluzione dei ricorsi previsti dal precedente art. 282 è istituita presso la Giunta Provinclalle Amministrativa urna sezione speciale per ì tributi locali. La detta sezione speciale dura in carica quattro anni e si compone: del prefetto o da chi n e f a le v e c i c h e la p r e s i e d e ; d e l v i c e p r e f e t t o ispettore o d e l r a g i o n i e r e capo di p r e f e t t u r a ispettore; dell'Intendente di Finanza; di un c o n s i g l i e r e d i prefettura designato 'dal p r e f e t t o ; di u n funzionario d e l l ' I n t e n d e n z a d i Finanziai designato dall'Intendente; d i un rappresentante dei C o m u n i designato dal p r e fetto, e di un rappresentante dei lavoratori designato d a l l'-Ispettorato p r o v i n c i a l e d e l l a v o r o ; di tre m e m b r i effettivi e tre supplenti s c e l t i f r a p e r s o n e esperte in m a t e r i a 'giuridica a m m i n i s t r a t i v a e tecnica e n o m i n a t i con deliberazione della D e p u t a z i o n e p r o v i n c i a l e a p p r o v a t a dal p r e f e t t o ; d i d u e m e m b r i e f f e t t i v i e d u e s u p p l e n t i scelti dal p r e fetto s u t e r n e p r o p o s t e dalla 'Camera d i C o m m e r c i o P r o v i n c i a l e dell'agricoltura ; I l P r e f e t t o e l ' I n t e n d e n t e 'di finanza d e s i g n a n o rispettiv a m e n t e c o m e s u p p l e n t i u n consigliere d i p r e f e t t u r a e u n funzionario d e l l ' I n t e n d e n z a . I supplenti intervengono alle sedute 'soltanto in caso d i assenza del m e m b r i e f f e t t i v i d e l l e rispettive categorie ». L'art. 292 del T . U . 14 s e t t e m b r e 1931, n. 1175, è sostituito 'dal s e g u e n t e : « Chiunque, a v e n d o n e l'obbligo, n o n p r e s e n t a la denuncia tìi c u i a l l'art. 274 del presente T. U., è soggetto ad u n a sopratassa pari a l terzo del tributo dovuto per u n a n n o . C h i u n q u e abbia presentato u n a denuncia infedele, in guisa da sottrarsi u n q u a r t o a l m e n o 'dall'imposta o tassa dovuta, è -soggetto ad urna sopratassa p a r i a d un terzo della d i f f e renza tra il tributo effettivamentle dovuto per l'anno e quello c h e starebbe stato a p p l i c a b i l e in b a s e alla d i c h i a razione f a t t a . Quando l ' a c c e r t a m e n t o o la rettifica s o n o definiti m e d i a n t e a c c o r d o tra l ' A m m i n i s t r a z i o n e e il c o n tribuente p r i m a tìhe sia intervenuta alcuna decisione delia C o m m i s s i o n e Comunale, la sopratassa p e r o m e s s a d e n u n zia è c o m m i s u r a t a a l tributo dovuto in b a s e a l l ' a c c o r d o ed è ridotta a l l a m e t à 'di quella c h e s a r e b b e stata a p p l i c a b i l e a nonma del p r i m o c o m m a del p r e s e n t e articolo m e n t r e la sopratassa per i n f e d e l e d e n u n c i a è a n n u l l a t a ». A l l ' a r t . ,332 d e l T . U . 3 m a r z o 1934, n. 383, s o n o a g g i u n t i i seguenti c o m m a : « P e r i s C o m u n i con p o p o l a z i o n e inferiore ai c i n q u e m i l a abitanti, le attribuzioni "delia C o m m i s s i o n e c e n t r a l e p e r l a finanza locale, s o n o d e m a n d a t e alla Giunta provinciale a m m i n i s t r a t i v a . D e i p r o v v e d i t o e n t i diella G i u n ta p r o v i n c i a l e a m m i n i s t r a t i v a 'deve essere trasmessa copia a l Ministero d e l l ' I n t e r n o entro dieci giorni d a l l e d a t e 'diella loro a d o z i o n e ». L'art. 386 d e l T . U. 3 m a r z o 1934, n. 383', è sostituito dal s e g u e n t e : '« Per ie P r o v i n c i e c h e n o n o s t a n t e l ' a p p l i c a z i o n e della sovraimposta fondiaria a l terzo limite e delle a l t r e eccezionali i m p o s i z i o n i p r e scritte per r a g g i u n g e r e tale limite, non possano c o n s e guire il pareggio fra, le e n t r a t e e le spese ordinarie a u m e n t a t e d e . l e rate d i a m m o r t a m e n t o dei m u t u i in (estinzione p u ò essere autorizzato, c o n i 'decreti i n t e r m i nisteriali 'di a p p r o v a z i o n e dei rispettivi bilanci, su p r o p o sta della C o m m i s s i o n e c e n t r a l e p e r la finanza locale, la a p p l i c a z i o n e idi ulteriori a u m e n t i d i tributi indispensabili p e r il p a r e g g i o economico dei bilanci f'I'sisi. I detti d e c r e t i saranno adottati d i c o n c e r t o tra i M i n i s t r i p e r l ' i n terno, p e r l e finanze e p e r il tesoro ». D. L. 6 aprile 1948, n. 273 (« G. TJ. » n. 91): Restituzione dei diritti sui prodotti di cotone in esportazione. E' a b r o g a t o l'art, unico d e l R . D . 3 ottobre 1941, n. 1203, s u l cotone c o n t e n u t o mei m a n u f a t t i c h e s i esportano. La agevolezza, prevista dall'art. 21 del R. D . L. 9 g e n n a i o 1940, m. 2, convertito, in modificazioni, nella l e g g e 119 g i u g n o ,1940, n . 762, relativo alla restituzione della imposta generale sull'lentrata pagata s u l l a i m p o r t a z i o n e del cotone greggio o c c o r s o p e r la f a b b r i c a z i o n e dei prodotti esportati, è ripristinata ad estesa del diritto d i licenza istituito con R. D . ,L. 13 m a g g i o ,1936, n. 894, convertito nella l e g g e 17 f e b b r a i o 1936, n. 334, e s u c c e s s i v e modificazioni. A i fini della restituzione d e l l ' i m p o s t a sull'entrata e del diritto d i licenza il valore da 'attribuirsi a l quantitativo di c o t o n e contenuto n e i m a n u f a t t i esportati, indicati in p e s o nella bolletta di esportazione v e r r à stabilito, c o n decreto d e l Ministero d e l l e Finanze, in b a s e al valore m e d i o del c o t o n e g r e g g i o i m p o r t a t o dall'estero n e l s e m e s t r e precedente a q u e l l o in cui a v v i e n e l'esportazione d e i m a n u fatti m e d e s i m i . f D. d. P. d. 26 febbraio 1948, n. 276 (« G. U. » n. 91): Modificazione della tariffa dei diritti di Borsa spettanti alla Camera di Commercio Industria e Agricoltura di Torino. I l diritto a n n u o p e r la quotazione ufficiale dei titoli della B o r s a V a l o r i d i T o r i n o è stabilito in Ldt. SO (cinquanta) p e r o g n i m i l i o n e o frazione di m i l i o n e d i capitale n o m i n a l e della società, c u i le azioni 'appartengono, o di a m m o n t a r e c o m p l e s s i v o d i o g n i singolo tipo d i o b b l i g a zione, o altro titolo dell'istituto, e n t e o società, a m m e s s i a l l a quotazione ufficiale. L ' i m p e g n o d i quotazione è a n n u a l e e d e c o r r e d a l 1° gennaio. L'arano in corso si c o m puta pler l'anno intero, q u a n d o l'iscrizione d e l titolo nei listino ufficiale a v v e n g a nel 1° s e m e s t r e ; quando i n v e c e l'iscrizione a v v e n g a n e l 2° semestre, il diritto da corris p o n d e r s i è ridotto a m e t à . L ' i m p o r t o d e l l e successive emissioni si s o m m a all'importo d e i titoli già a m m e s s i a q u o t a z i o n e p e r calcolare il s u p p l e m e n t o d o v u t o ; n e l caso d i emissione a v v e n u t a n e l 2° semlestre il diritto d o v u t o è ridotto a m e t à . Sono esenti d a tassa i valori c h e la legge a m m e t t e d i diritto a quotazione in Borsa. D. L. 1° aprile 1948, n. 300 (« G. U. » n. 95): Unificazione dell'aliquota dell'imposta di ricchezza mobile sulle retribuzioni dei prestatori d'opera. L ' i m p o s t a di ricchezza m o b i l e sui r e d d i t i d i lavoro classificati in categoria C/2 s i applica, f e r m a restando l'esenzione fino a L. 240.000, ragguagliate a d anno, disposta d a l l'art. 2 d e l D . L. d. C. P . d . S. IP s e t t e m b r e 194,7, n . 982, c o n l e aliquote s e g u e n t i : 4 % s u l reddito e c c e d e n t e L. 240.000 fino a L. 960.000 ragguagliate a d a n n o ; 8 % sulla p a r t e d i rleddito che supera L. 960.000 r a g guagliate a d anno. La disposizione contenuta nel c o m m a precedente ha effetto d a l periodo d i p a g a in corso a l 1° aprile 1948. D. M. 8 aprile 1948 (« G. U. » n. 95): Disposizione per la denuncia alle sedi provinciali dell'Ente Autotrasporti Merci (E.A.M.) di tutti gli autoveicoli adibiti al trasporto di cose e determinazione della misura del diritto di statistica spettante all'Ente stesso. Tutti g l i a u t o v e i c o l i adibiti al trasporto d i c o s e deb^ bono essere d e n u n c i a t i alle sedi p r o v i n c i a l i d e l l ' E n t e A u totrasporti M e r c i ( E . A . M . ) dalle quali rispettivamente d i p e n d o n o , entro sessanta giorni dall'entrata in v i g o r e del presente decreto. L ' o b b l i g o imcoiruble a tutti i proprietari o detentori a q u a l u n q u e titolo degli 'autoveicoli m e d e s i m i . P e r g l i autoveicoli adibiti al trasporto d i c o s e che n e l correntie anno saranno immatricolati p e r la p r i m a volta s u c c e s s i v a m e n t e all'entrata in v i g o r e del presente d e creto, il termine p e r la denuncia decorre dalla d a t a di immatricolazionie. L e d e n u n c i a effettuata per l ' a n n o 1948, ai sensi d e l p r e s e n t e decreto, v a l e a n c h e p e r l ' a n n o 1947, r e l a t i v a m e n t e agli a u t o v e i c o l i c h e n o n siano stati d e n u n ciati p e r l ' a n n o 1947 m e d e s i m o , n e i termini stabiliti d a i D . M. 18 a p r i l e 1947, ,n. ,9486/646 e 27 g i u g n o 1947, n u m e ro 16474/026.5. I p r o p r i e t a r i o i detentori a q u a l u n q u e titolo di a u t o v e i c o l i d e n u n c i a t i i n c o n f o r m i t à a quanto disposto dal precedente art. 1, .sono tenuti a d e n u n c i a r e altrlesì la e v e n t u a l e distruzione d e g l i autoveicoli m e d e s i m i alle c o m petenti sledi p r o v i n c i a l i d e l l ' E . A . M . A l l ' a t t o della d e n u n cia, l ' E n t e A u t o t r a s p o r t i M e r c i ,è autorizzato a percepire, p e r o g n i autoveicolo, q u a l u n q u e n e sia la categoria e la portata, u n diritto d i statistica nella m i s u r a d i L. 250 (duecento cinquanta). D. L. 12 marzo 1948, n. 318 (« G. U. » n. 97): Proroga dei termini di prescrizione e di decadenza, stabiliti nel confronti dell'Amministrazione dello Stato, per l'applicazione delle imposte dirette a carico di Enti e Società tassabili in base a bilancio. I t e r m i n i di prescrizionle e d i decadenza stabiliti n e i c o n f r o n t i d e l l ' A m m i n i s t r a z i o n e dello Stato per l'applica^ zione delle i m p o s t e dirette a carico di enti o società tassabili in b a s e a l bilancio, i quali vengano; a s c a d e r e entro il 31 d i c e m b r e 1948, s o n o prorogati a frale data. E. C. — La collaborazione a Cronache Economiche è per invito. L'accettazione degli articoli dipende dal giudizio insindacabile della Direzione. La responsabilità per gli articoli firmati spetta esclusivamente ai singoli autori. La riproduzione totale o parziale del contenuto della rivista può essere consentita soltanto dalla Direzione. Abbonamento annuale . . . . L. 2.500 Semestrale « 1.300 ( E s t e r o il doppio) Una copia costa L. 125 (arretrata il doppio) Direzione - Redaz. - Amministraz. T O R I N O Palazzo Cavour - Via Cavour, 8 T e l e f . N . 5 53-322 Versam. sul c/c postale Torino N . 2/31608 Spedizione in abbonamento (2o Gruppo) I n s e r z i o n i presso gli U f f i c i di Amministrazione della R i v i s t a -J PRODUTTORI ITALIANI COMMERCIO - INDUSTRIA - AGRICOLTURA - IMPORTAZIONE - ESPORTAZIONE PRODUCTEURS ITALIENS COMMERCE - INDUSTRIE - AGRICULTURE - IMPORTATION - EXPORTATION ITALIAN PRODUCERS-MANUFACTURERS TRADE - INDUSTRY - AGRICULTURE - IMPORT - EXPORT ACCIAI SPECIALI E LEGHE Amers spéciaux et ses alliages Special steelïly and alloys LEAS L E G H E E ACCIAI SPECIALI MILANO Bimetalli p e r applicazioni e l e t t r o t e r m i c h e - L e ghe indilatabili - L e g h e p e r resistenze e l e t t r i Che - Fili, nastri, f u s i o n i acciaio inossidabile Rappresentante p e r il P i e m o n t e : MERK. - Via S. Dalmazzo 6, Torino - Tel. 51-889 A U T O - M O T O - CICLI (Accessori e parti staccate per) Accessoires Accessoires pour auto - moto for cars - motos - cycles cycles J"T| ET I R • | ~ L r S.p.A. - OFF. 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