I sessione Francesco Prontera Testo e carta nel papiro di

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I sessione Francesco Prontera Testo e carta nel papiro di
I sessione
Francesco Prontera
Testo e carta nel papiro di Artemidoro
L'esposizione toccherà tre punti.
1. Il rapporto testo-carta nella geografia descrittiva greca e latina (da Ecateo a Plinio il Vecchio)
non implica affatto la loro contiguità fisica nel libro antico, e questo vale sia per le descrizioni
dell'ecumene sia per la delineazione verbale di spazi regionali: l’immagine sottesa sta altrove.
Spesso si tratta di carte murali, come quelle che erano appese alle pareti del portico inferiore del
Liceo (testamento di Teofrasto); a carte simili fa riferimento Strabone, quando raccomanda una
cornice di ca. 2 m x 1 (sette piedi) per raffigurare adeguatamente la terra abitata.
Nel papiro il legame fra il testo e la carta appare, da ogni punto di vista, inconsistente.
2. Le informazioni più attendibili sull'opera geografica di Artemidoro si trovano in Strabone, che la
utilizzò largamente (al di là delle citazioni esplicite), come mostra anche il libro sull'Iberia. Nel
contesto della descrizione straboniana (III, 2, 11) ricorre un chiaro riferimento alla polemica di
Artemidoro contro Eratostene (sulla stima della distanza Cadice-Capo S. Vincenzo); la posizione di
Artemidoro non trova però riscontro nella colonna V del papiro. Questa significativa discordanza,
nonché la forma e la sostanza del proemio, rendono problematica la relazione fra il testo papiraceo
e l'opera di Artemidoro; certe somiglianze di contenuto non sono prove decisive per l'attribuzione,
se si considera la forza d'inerzia della tradizione geografica.
3. Osservazioni sull'immagine dell'Iberia, che si ricava dal testo del papiro.
Richard Talbert
The Unfinished State of the Map: What is Missing, and Why ?
Consideration of the map’s unfinished state is a fundamental concern from several perspectives. If
modern work, what was the map meant to convey in its present state, and can deliberately planted
clues be identified ? If the map is genuinely ancient, why was no more of it copied, and how
confidently can we reconstruct the likely character of its missing components ? Issues of scale,
linework, colour, lettering and relation to the texts on the papyrus all merit attention.
Filippomaria Pontani
The World on a Fingernail: a New Byzantine Map, Planudes and Ptolemy
The tradition of ancient cartography - to which the Artemidorus papyrus adds now a paramount if
controversial contribution - is rather imperfectly known, and especially the issue concerning the
genesis and authenticity of the maps in medieval manuscripts of Ptolemy has long been a hotly
debated one. Through a fresh exam (and new edition) of Planudes' epigram on Ptolemy's
Geography, and the discovery of a hitherto unnoticed Byzantine map of approximately the same
age, I shall attempt to follow the "far end" of some of the threads developed in the context of
Hellenistic and imperial cartography.
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II sessione
Pierre Moret
La figure de l’Ibérie d’après P. Artemid., col. IV-V : entre tradition hellénistique et mise en place
d’un schéma romain
Est-il légitime de proposer, comme je l’ai fait pour l’édition LED (p. 118), une représentation
cartographique tirée de la brève présentation géographico-administrative de l’Hispanie et du
paraplous qui la suit dans les colonnes IV et V du papyrus d’Artémidore ? Disons tout de suite,
pour dissiper un possible malentendu, que cette figure n’est pas la restitution d’une carte supposée
avoir existé. C’est simplement et exclusivement la traduction graphique des éléments objectifs de la
description (distances en stades, mention de caps et de golfes, orientation selon les points cardinaux,
etc.). Elle est conjecturale, car la description côtière, telle qu’elle est conservée dans le papyrus, ne
remplit qu’une partie des conditions nécessaires à l’élaboration d’une représentation
cartographique. En particulier, nous ne savons pas dans quelle mesure, à l’époque d’Artémidore, la
confection d’une carte régionale prenait en compte des éléments de géographie mathématique ou
astronomique. Il convient même de parler d’une représentation virtuelle, car nous n’avons pas la
certitude que l’ouvrage d’Artémidore était illustré par des cartes. La présence sur le papyrus d’une
carte muette, inachevée, et qui ne semble pas pouvoir correspondre à la description qui la jouxte, est
loin d’être à cet égard un argument probant.
Cette représentation graphique virtuelle doit donc être considérée comme un simple outil de
réflexion, à usage heuristique, dans une cadre comparatif. Ce qui me conduit à une deuxième
question :
— Quelle place occupe Artémidore, d’après le texte du papyrus – je laisse ici de côté la carte
muette, qu’à mon sens il serait imprudent d’attribuer à cet auteur –, dans l’évolution de la
perception spatiale de la péninsule Ibérique (forme, dimensions, orientation) ? Du point de
vue de la forme générale de la péninsule, allongée dans le sens est-ouest avec des longs
côtés plus ou moins parallèles, les affinités avec Polybe sont évidentes. La précision des
données concernant la façade occidentale constitue, en revanche, une nouveauté. Et bien que
l’intérieur des terres soit peu présent dans le texte conservé, quelques indices laissent penser
qu’Artémidore fut le premier à donner de l’intérieur de l’Hispanie une vision cohérente,
fondée sur la structuration territoriale des espaces conquis par Rome. En somme, du point de
vue de la conception cartographique, l’Hispanie d’Artémidore se présente comme un produit
hybride qui conserve certains traits de la tradition hellénistique, tout en introduisant
d’importantes innovations qui annoncent, sous certains aspects, l’entreprise d’Agrippa.
Vladimiro Valerio
Annotazioni sulla rappresentazione cartografica del così detto Papiro di Artedimoro
It has already been marked the lack of completeness of the map, described more as a draft than as a
finished artifact. The study of the few ichonographical elmenents, joint with some considerations on
the likely dimension of the geographical area depicted, leads to propose a different interpretation of
the image.
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Filippo Motta
La toponomastica dell’Iberia preromana e il papiro di Artemidoro
Gli studi recenti sulla toponomastica preromana della Penisola Iberica hanno completamente
modificato la visione tradizionale, ancora presente in lavori non specialistici e in certa manualistica,
secondo cui gli strati etno-linguistici precedenti alla conquista romana sarebbero esclusivamente
due: uno, preindoeuropeo, da identificare esclusivamente con l’iberico, a sua volta considerato
l’antecedente del basco; l’altro, indoeuropeo, di matrice totalmente celtica. La relazione, prendendo
spunto dalle fondamentali analisi di F. Villar, si propone di mostrare come il quadro toponomastico
preromano d’Iberia sia molto più articolato perché, da un lato, perde progressivamente peso la
componente preindoeuropea (che non può più essere neppure identificata tout court con l’iberico) a
favore di quella indoeuropea e, dall’altro, perché l’indoeuropeizzazione della penisola non può più
essere identificata con la celtizzazione dal momento che esistono numerose serie di basi
onomastiche indoeuropee ma non celtiche e con corrispondenze, piuttosto, nel mondo italico e in
quello baltico. L’esistenza di almeno due strati di indoeuropeizzazione preceltica dell’Iberia
consiglia di rivedere certe frettolose attribuzioni al celtico di toponimi indiscutibilmente
indoeuropei, ivi compresi quelli del papiro.
Mª Paz García-Bellido
PRESENCIAS Y AUSENCIAS DE LAS CECAS HISPÁNICAS EN EL PAPIRO DE ARTEMIDORO
El documento numismático puede ser de gran interés para el estudio del Papiro. Es precisamente a
mediados del s II aC. cuando podemos identificar más de 100 ciudades que acuñan moneda en
Iberia. Algunas de estas poleis no las conocíamos sino por sus acuñaciones, como es el caso de Ipsa
y Cilpes, mencionadas ahora en el Papiro.
Un mapeado de todas las ciudades-cecas de la segunda mitad del s. II y comienzos del I aC. de
Iberia proporcionará una visión general que facilite los comentarios históricos. Por ejemplo, podría
señalar el origen de parte de la información en la que se basa el Papiro y, también, de la posterior
transmisión de ésta a los geógrafos más tardíos.
III sessione
Didier Marcotte
Dal testo alla mappa: che cosa leggiamo di Artemidoro nel papiro?
La relazione sarà dedicata a una valutazione del contenuto e della morfologia delle colonne IV e V,
rispetto allo spazio lasciato vuoto dal copista da ambo le parti. Converrà inoltre definire la natura,
anzi lo scopo, di questa edizione tardoellenistica, in quanto sembra
che all'origine sia stata destinata ad accogliere prevalentemente
illustrazioni cartografiche.
Amilcar Guerra
La documentazione sull'antica geografia della costa lusitana e il papiro di Artemidoro
Con il presente intervento vorrei concorrere alla discussione sul papiro di Artemidoro, esaminando
alcuni aspetti più controversi collocati da certi nomi di località dell'Occidente ispanico. La
discussione inizierà con il concetto di Lusitania rivelato in due brani del testo, cercando di
delimitare il suo ambito territoriale, nonché le sue implicazioni a livello storico e cronologico.
Inoltre, prenderò in esame alcuni dei settori più problematici dell'ordinamento geografico litorale e
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le incongruenze del testo frammentario tramandato dal suddetto papiro, in particolare il segmento
che coinvolge le poleis di Ipsa e Kilibe ed il fiume ad essa associato. Infine, si dibatteranno alcuni
aspetti della descrizione litorale a nord del Durius, focalizzando la discussione su alcuni aspetti
relativi agli idronimi Baenis e Lethes.
IV sessione
Johannes Engels
Artemidorus of Ephesus and Strabo of Amasia - Common traditions of Greek Cultural Geography
and Differing Concepts of Their Works
My paper will discuss our limitations to describe general features and the literary character of
Artemidorus' Geographoumena as a late hellenistic description of the oikoumene on the basis of the
comparatively few preserved fragments of this work and of Marcianus' Epitome. Strabo of Amasia
surely is a key figure in any discussion of Artemidorus' geographical work. Hence, I shall focus on
the fragments of Artemidorus which are preserved in Strabo's Geographika.
Florian Mittenhuber
Die geographischen Werke des Artemidor und Ptolemaios. Gemeinsamkeiten und Unterschiede.
Die Werke des Artemidor und des Klaudios Ptolemaios repräsentieren zwei verschiedene Gattungen
geographischer Literatur: Während die 11 Bücher der Geographoumena des Artemidor im Stile
eines klassischen Periplus verfasst sind (und somit eher der Chorographie angehören), zählen die 8
Bücher der Geographike Hyphegesis des Ptolemaios zu den Vertretern einer wissenschaftlichen
Geographie im eigentlichen Sinne. Aus diesem Grunde ist die Anlage der Werke verschieden und
das – in seinen Grundzügen allerdings identische – geographische Datenmaterial wird auf
unterschiedliche Weise dargestellt. Diese Unterschiede sollen in drei Bereichen herausgearbeitet
werden: dem einleitenden Proömium, der Beschreibung der Küstenlinie der Iberischen Halbinsel,
sowie den beigegebenen Karten.
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