Jacques V illeglé - Agnellini Arte Moderna

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Jacques V illeglé - Agnellini Arte Moderna
Jacques Villeglé - Agnellini Arte Moderna
Galleria Agnellini Arte Moderna, Brescia
19.10.2013 – 05.04.2014
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Mostre e catalogo a cura di /
Exposition et catalogo sous le commissariat de
Dominique Stella
Roberto Agnellini
La mostra è stata realizzata
con il patrocinio di /
L’exposition a été réalisée sous
le patronnage de
Sommario / Sommaire
Direzione / Directeur
Roberto Agnellini
Direzione artistica / Direction artistique
Dominique Stella
Direttore operativo / Directeur opérationnel
Giancarlo Patuzzi
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Direzione commerciale / Direction commerciale
Ugo Ruggeri
Segreteria / Secrétariat
Maura Armani
Progetto grafico / Projet graphique
Tap Grafiche
Redazione / Rédaction
Domenico Pertocoli
Traduzioni / Traductions
Dal francese all’italiano /
Du français à l’italien
Silvia Denicolai
Fotografie delle opere / Photographies des oeuvres
© Fabio Cattabiani
Crediti / Copyright
© Testo Dominique Stella,
© Roberto Agnellini
Copertina / Couverture
1965 Quai des Celestins (part.) e Disegno Jacques
Villeglé
Ringraziamenti / Remerciements à
On. Emilio Del Bono
Sindaco della città di Brescia
Lanfranco Cirillo
Erminia Colossi
Armando Donati
Mario Dora
Ettore Marchina
Alessandro Medici
Angelo Medici
Cesare Medici
Roberto Morigi
Massimiliano Mucciaccia
Roberto Pellizzari
Yvonne Pugliese
Marco Setti
Carlo Silvestrin
Marinella Spagnoli
Valérie Villeglé
Jacques Villeglé
Agnellini Arte Moderna
Cinque anni
Dominique Stella
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Gli eventi / Les évènements
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Jacques Villeglé
Agnellini Arte Moderna
Cinq ans
Dominique Stella
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Le opere / Les œuvres
La mostra è stata realizzata con il sostegno di /
L’exposition a été réalisée avec le soutien de
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Note biografiche
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Biographie sélective
230
Bibliografia selezionata /
Bibliographie sélective
Roberto Agnellini
Vorrei cogliere l’occasione della mostra Jacques Villeglé/
Agnellini Arte Moderna 5 anni per ringraziare Jacques della fiducia che mi ha manifestato nell’affidarmi il ruolo di
rappresentare la sua opera in Italia. Vorrei ribadire in poche
parole la stima, il rispetto e l’amicizia che mi lega personalmente all’artista e all’uomo che non ha mai smesso durante
questi cinque anni di manifestare la sua disponibilità, anzi
direi la sua complicità, per il migliore svolgimento possibile
della nostra comune attività. Al di la dell’artista stimo la persona, che non si è mai imposta con superbia come spesso
capita nel mondo dell’arte, intrattenendo invece rapporti di
grande umanità e semplicità con tutti.
Da quando ho conosciuto Jacques, circa sette anni fa, fin da
subito mi ha colpito la sua straordinaria capacità di intuire
le situazioni e imbastire progetti con rigore e tenacia. Da
quel primo incontro il nostro rapporto, sia professionale che
personale, ha avuto una crescita continua e ancora oggi si
alimenta grazie alla capacità del maestro d’interagire con i
nostri programmi in maniera positiva ed entusiasta.
Cinque anni fa ho deciso di inaugurare la Galleria con una
mostra personale di Villeglé, mi è sembrato doveroso dedicare questa apertura, che segnava la mia nascita come gallerista, ad un artista che rappresentava e rappresenta tutt’
oggi il mio modo di vivere l’arte, con passione, curiosità e
dedizione verso un mondo così affascinante e complesso al
tempo stesso.
Analizzando il lavoro compiuto durante questi cinque anni,
mi colpisce la diversità dei progetti, sia in termine di mostre
che di proposte di ogni genere: dalla produzione di sculture
Roberto Agnellini
all’invenzione di gioielli, dalla redazione di un libretto dedicato a Brescia alla realizzazione di un “murales” in un ristorante/galleria. Abbiamo insieme girato l’Italia esponendo in
diverse gallerie, abbiamo visitato musei dove poi abbiamo
esposto le sue opere. Molto rimane ancora in programma
per il futuro: non ultima la sua donazione di una grande scultura con la scritta STAR al Vittoriale degli Italiani, scultura
che prenderà vita nel bellissimo giardino all’ inizio di marzo
2014 nell’ occasione dell’ anniversario dei 150 anni della
nascita di D’Annunzio; è con questo spirito che insieme affrontiamo nuove sfide, le viviamo e realizziamo.
Una vasta collaborazione documentata da questo catalogo,
che testimonia l’impegno riciproco che fino ad oggi ci ha
premiato, grazie all’energia inesauribile di Jacques, alla sua
costante dedizione nei confronti delle sue idee e alla sua
creatività.
Je voudrais saisir l’occasion de l’exposition Jacques Villeglé/
Agnellini Arte Moderna 5 ans pour remercier Jacques de
la confiance qu’il a manifestée en me confiant le rôle de
représenter son oeuvre en Italie. J’aimerais rappeler en
quelques mots l’estime, le respect et l’amitié qui me lient
personnellement tant à l’artiste qu’à l’homme qui n’a cessé
pendant ces cinq années de manifester une disponibilité,
je dirais même une complicité, pour soutenir au mieux le
développement de notre commune activité. Au delà de
l’artiste j’estime la personne qui ne s’est jamais imposée avec
une supériorité dédaigneuse, comme cela arrive souvent
dans le monde de l’art, conservant au contraire des rapports
empreints d’une grande humanité et simplicité avec tous.
Dès que j’ai connu Jacques, il y a environ sept ans, j’ai été
immédiatement frappé par son extraordinaire intuition
à percevoir les situations et à construire des projets avec
rigueur et tenacité. Depuis cette première rencontre, notre
confiance mutuelle, aussi bien au niveau professionnel que
personnel, ne s’est jamais démentie et, encore aujourd’hui,
continue de se renforcer grâce à la capacité du “maître”
d’interagir avec nous sur notre programmation de manière
positive et enthousiaste.
.
Il y a cinq ans, je décidai d’inaugurer la galerie avec une
exposition personnelle de Villeglé. Il m’avait semblé évident
de consacrer cette ouverture, qui marquait ma naissance
comme galeriste, à un artiste qui représentait et représente
encore aujourd’hui ma façon de vivre l’art avec passion,
curiosité et engagement dans un monde à la fois fascinant
et complexe.
Analysant le travail accompli durant ces cinq années, je suis
frappé par la diversité des projets tant en terme d’expositions
qu’en propositions de tous types: de la production de
sculptures à l’invention de bijoux, de la rédaction d’un
fascicule dédié à Brescia à la réalisation d’une fresque
murale à l’intérieur d’un restaurant-galerie. Nous avons
ensemble parcouru l’Italie, exposant dans de nombreuses
galeries, nous avons visité des musées où ensuite ont été
exposées ses oeuvres. Il reste encore beaucoup à faire
dans le futur. Non des moindres est sa donation d’une
grande sculpture STAR au Vittoriale des Italiens, sculpture
qui prendra place dans le magnifique jardin de la villa de
D’Annunzio, début mars 2014, à l’occasion de l’anniversaire
des 150 ans de la naissance du poète; c’est avec cet état
d’esprit que nous affrontons de nouveaux défis, nous les
vivons, et les réalisons.
Une importante collaboration, documentée par ce catalogue,
témoignage de notre engagement réciproque qui, jusqu’à
présent, nous a été bénéfique grâce à l’energie inépuisable
de Jacques, à sa constante fidélité, à ses idées et grâce aussi
à sa créativité.
Dominique Stella
Jacques Villeglé
Agnellini Arte Moderna
Cinque anni
La mostra allestita ora alla Galleria Agnellini Arte Moderna
ripercorre le tappe di cinque anni di collaborazione con Jacques Villeglé attraverso un’esposizione di circa quaranta
opere che propone una retrospettiva del lavoro dell’artista,
dal periodo dei primi décollages dell’inizio degli anni sessanta alle ultime opere sociopolitiche. È anche un’occasione
per sottolineare la complicità e il rapporto di fiducia che uniscono Roberto Agnellini, Giancarlo Patuzzi e me a Jacques,
divenuto vera e propria mascotte della galleria.
Infatti, proprio cinque anni fa la galleria inaugurava la propria attività con un’importante retrospettiva dedicata all’artista francese. Il successo fu immediato e l’accoglienza del
pubblico e della città considerevole. Il catalogo di questa
mostra illustra cinque anni di momenti intensi di una collaborazione lavorativa, ma anche intermezzi di divertimento e
numerose soste gastronomiche nei ristoranti divenuti i nostri luoghi di scambio favoriti. Cosa sarebbe l’arte senza la
cucina?
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2008, Saint-Malo, Parigi
I nostri ricordi ci riportano quindi, sin dalla prima mostra, a
una visita lampo di Roberto Agnellini e Giancarlo Patuzzi a
Saint-Malo, città che vide nascere le prime opere spaziali di
Villeglé, primi segni di un’identità artistica rivoluzionaria che
in seguito ispireranno i décollages. È infatti sulle banchine
di Saint-Malo, nel 1947, tra le rovine di una città distrutta
dalla guerra, che l’artista Villeglé si confronta per la prima
volta con la riflessione sul reale. Questa realtà diviene lo
strumento, il soggetto che fonde l’immagine del quotidiano
in una pratica artistica. Timidamente egli recupera alcuni
fili di ferro sulle banchine di Saint-Malo. Come eco ai lavori pittorici di Joan Miró, che rivendicava il titolo di”pittorepoeta”, Villeglé crea un segno nello spazio che si rivela più
vicino alla pittura di Miró di qualsiasi riflessione sull’oggetto
stesso. Il segno si vuole pittorico e i suoi Danseurs di fil di
ferro ricordano il movimento dei Grafismi-poemi del pittore
catalano. Villeglé cerca di creare un disegno nello spazio,
secondo una struttura che egli vuole formale, coltivando un
rapporto con la costruzione.
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La storia remota ritorna nelle nostre peregrinazioni sulle
banchine della città in cui Villeglé conserva ancora una casa
che ospita i suoi momenti di vacanza. Qui lo abbiamo raggiunto, nell’estate del 2008, per un incontro di lavoro e per
una pausa distensiva al Ristorante Printania di Dinard, un
ambiente che conserva l’autenticità di una Bretagna d’altri tempi cara all’artista. Egli ha permesso alla nostra fotografa Katrin Baumann di memorizzare i momenti trascorsi
a strapiombo sul mare nel celebre ristorante e di scattare
alcune fotografie in compagnia delle cameriere in costume
bretone, ricordando così l’attaccamento che Jacques Villeglé
rivendica per questa regione. Qui egli nacque nel 1926 e qui
trascorse la sua infanzia, tra Quimper e Vannes, luoghi di cui
egli conosce i minimi aneddoti di una storia antica e recente
nella quale la sua famiglia si ritrova da generazioni.
La sua appartenenza alla Bretagna costituisce del resto una
base dell’amicizia che lo lega a Raymond Hains, anch’egli
nativo di Saint-Brieuc, e di cui divenne complice a partire dal
loro incontro all’Ecole des Beaux-Arts di Rennes nel 1945.
Fu da quell’incontro che nacque una collaborazione che produsse i primi décollages a partire dal 1949, alimentati dalle
passeggiate di questi agrimensori di strada, come li definisce Pierre Restany, o passeggiatori attivi di Nantes e SaintMalo, città in cui si svolsero le loro prime esperienze. Ma poi
molto presto Parigi, dove entrambi si trasferiscono, serve
da crogiolo inesauribile della loro raccolta, dei loro”furti”
di iconografia pubblicitaria e propagandistica spiegazzata,
sfregiata, lacerata, testimone di ogni realtà. E nel dicembre 1949 Villeglé decide di stabilirsi definitivamente a Parigi,
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limitando”intenzionalmente” la sua pratica appropriativa ai
soli manifesti lacerati.
Saint-Malo ci porta dunque all’evocazione delle prime opere
e delle prime riflessioni di un giovane uomo animato da una
capacità di analisi particolarmente acuta della sua epoca e
dei suoi contemporanei, di cui egli stabilisce nel corso degli anni un repertorio sociologico ed etnologico dettagliato,
sviluppando un procedimento autonomo a partire da una
riflessione derivata in linea diretta dalla propria esperienza del lacerato anonimo. Infatti sin dal 1958 egli afferma
la sua intuizione analitica e creativa nel testo Des réalités
collectives, insistendo sull’importanza della lacerazione: “La
lacerazione era per me questa guerriglia delle immagini, dei
segni, dei simboli che avvicinava l’arte alla vita e annunciava la fine della pittura di trasposizione”. Villeglé cercava
allora il supporto di una nuova estetica in cui non conta l’abilità dell’artista e dove il segno che si esprime sulla tela non
risulta più dal gesto, ma al contrario da un’elaborazione prestabilita che l’artista utilizza come materiale, determinando
un linguaggio nel quale le lacerazioni rendono illeggibile lo
slogan politico o commerciale, che si vede così estraniato.
Villeglé da allora svolge un lavoro di archeologia urbana, di
classificazione delle immagini, che egli preleva secondo tematiche che gli permettono di elaborare una vera e propria
opera creativa con criteri di selezione stabiliti in funzione
dell’idea che vuole sviluppare. Questa idea egli la chiama
narrazione. Una metodologia che nel 2008 ispirerà il titolo
della sua mostra La comédie urbaine al Centre Pompidou di
Parigi.
La prima mostra dedicatagli dalla Galleria Agnellini Arte
Moderna si svolge quindi in parallelo all’omaggio resogli a
Parigi, e riprende questo percorso narrativo attraverso un
allestimento denso, rappresentativo dei caratteri fondamentali della sua arte. Strappi colorati quasi pittorici, messaggi
politici, slogan guerreschi, annunci ludici, tutte parole sottratte ai muri delle città, fino alle opere realizzate secondo
la tecnica dei”grafismi sociopolitici”, come Le centenaire de
L’Humanité, vasto affresco di propaganda quasi comunista
straniata in una scrittura simbolica volutamente ispirata
ai graffiti murali, che costituisce la base di un alfabeto che
Villeglé sviluppa in un lavoro”lettrista” a partire dal 1968.
La preparazione dell’evento fu preceduta da altre sedute di
lavoro a Parigi, nello storico atelier in cui l’artista lavora da
tanti anni, che è anche la sede del Secrétariat Jacques Villeglé costituito nel 1989 dalla figlia Valérie, indispensabile
supporto alla divulgazione dell’opera del padre.
Fu nel corso di uno di questi incontri che Jacques propose
di creare un libro omaggio alla città di Brescia. Interamente
realizzato con segni sociopolitici, esso illustra la storia della
città riprendendone lo stemma a forma di mandorla, ritracciando il sistema urbanistico ed evocando i diversi monumenti di una città le cui fondamenta risalgono all’epoca romana. Il leone (o la leonessa) dello stemma ispira a Villeglé
una digressione simbolica: “Il leone, re degli animali, simboleggia il potere. Esso evoca il coraggio, la saggezza, la forza,
la protezione raggiante”, e il blu dello scudo è un’occasione
per rievocare Yves Klein e il nouveau réalisme: “Concluderei
ricordando che sono compagno di Yves le Monocrome e che
giovedì 27 ottobre 1960, con lui e altri sette artisti, per sostenere la sua rivoluzione blu, ho firmato un manifesto che
decideva lo sconvolgimento culturale dell’epoca”. Questo libretto che egli ha composto nell’estate del 2008 testimonia
la generosità creatrice di un’artista sempre all’ascolto del
proprio pubblico.
La nostra storia ci riporta sempre alla Storia dell’arte, e questa parentesi di Villeglé ci induce di ricordare che la firma di
quel manifesto fu preceduta, il 16 aprile 1960, da una mostra
di Villeglé, Hains e Dufrêne (i tre affichistes francesi), associati ad Arman, Klein e Tinguely, presso la Galleria Apollinaire
di Milano. È in quell’occasione che Pierre Restany sigla il primo manifesto del nouveau réalisme, fissando le premesse di
un’avventura che segnerà definitivamente lo spirito dell’arte degli anni sessanta e di cui Restany è il geniale interprete, imponendo”un gesto fondamentale di appropriazione del
reale” come segno di una logica creatrice”che costituisce
l’essenza stessa del linguaggio, l’istanza fondamentale della comunicazione”.1 Intuizione che Villeglé aveva anticipato
nel suo libro Des réalités collectives2 pubblicato nel 1958.
Questi fondamenti presiedono all’intera opera dell’artista, la
cui scrittura sociopolitica appartiene a quella stessa tecnica
di appropriazione divenuta oggi linguaggio intuitivo e quasi
pittorico che si identifica con l’evidenza di un gesto spontaneo. Il libretto creato da Villeglé, intitolato Brescia / Jacques
Villeglé è stato edito in 500 esemplari firmati e numerati.
Il primo esemplare è stato donato al sindaco della città in
occasione di una cerimonia in cui Villeglé ha ricevuto la medaglia di cittadino onorario di Brescia.
1. Pierre Restany, in Le troisième manifeste du nouveau réalisme: “Le nouveau
réalisme: que faut-il en penser?”, Monaco, febbraio 1963.
2. Jacques Villeglé, Des réalités collectives, in “Grâmmes”, rivista ultralettrista, n° 2, maggio 1958.
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Da allora Jacques Villeglé percorre da intenditore le vie di
una città che conosce da un capo all’altro della sua storia
e di cui potrebbe facilmente commentare i minimi dettagli
architettonici e gli antichi monumenti, amante com’è sempre stato dell’architettura, prima delle sue passioni insieme
all’urbanistica che egli scoprì leggendo una biografia di Le
Corbousier nel 1944.
2009-2010, il cinquantenario del nouveau réalisme
Un affresco realizzato presso la Mediateca del Centre
Culturel Saint-Louis de France a Roma
Un’altra importante tappa della nostra collaborazione fu la
festa organizzata alla Galleria Agnellini Arte Moderna in occasione del cinquantenario del nouveau réalisme. L’esposizione, inaugurata nell’ottobre 2009, si concluse nel mese di
aprile 2010, segnando così l’importanza dell’atto fondatore
firmato da Restany nell’aprile 1960, in occasione della prima
esposizione che riuniva i principali membri del gruppo alla
Galleria Apollinaire di Milano; l’atto”ufficiale” fu invece siglato più tardi, a Parigi, il 27 ottobre, come ricorda Villeglé nel
suo testo per Brescia.
In occasione della celebrazione del 2009 una performance
molto suggestiva animò la serata per festeggiare l’anniversario della nascita del nouveau réalisme: Jacques Villeglé,
insieme a Ginette Dufrêne, spegneva le cinquanta candele
color blu Klein della grande torta che evocava quella creata
da Raymond Hains nel 1970 a Milano in occasione del Banchetto funebre, ultima performance del gruppo.
Protagonisti assoluti dell’esposizione erano i nouveaux réa-
listes, di cui si potevano ammirare più di cinquanta opere
significative: Arman, César, Christo, Gérard Deschamps,
François Dufrêne, Raymond Hains, Yves Klein, Martial Raysse, Mimmo Rotella, Niki de Saint Phalle, Daniel Spoerri, Jean
Tinguely e Jacques Villeglé. Tutti i lavori selezionati, tra cui
alcuni degli anni cinquanta, erano di grande valore artistico e storico. Per quell’occasione Villeglé creò un inedito che
comprendeva tutti i nomi degli artisti presentati, realizzato
con segni sociopolitici. L’esposizione illustrava le tematiche
fondanti di quel movimento che mise in discussione la pittura e le pratiche artistiche della fine degli anni cinquanta.
Alcune opere di César e Arman materializzavano la problematica dell’utilizzo dell’oggetto quotidiano di natura industriale e del suo riciclaggio in assemblages significativi come
la Compression de moto (1970) di César e Accumulation
colombienne di Arman, un’accumulazione di caffettiere del
1962. La figura di Yves Klein, determinante per la nascita del
movimento, era rappresentata da due opere: La terre bleue
realizzata nel 1957 e The Venus of Alexandria del 1960,
espressioni della sua creatività, dell’invenzione di quell’incomparabile blu che nel 1956 fu depositato come brevetto
industriale.”Il mondo come un quadro”, secondo l’espressione di Restany, si materializzava nell’azione di raccolta di Dufrêne, Hains, Rotella e Villeglé. Il Circo Orfei di Rotella (1963)
e la Rue de Poison di Villeglé (1954) ne erano due esempi.
L’esposizione continuava con la messinscena del quotidiano
e del banale in alcuni “quadri-trappola” di Spoerri; seguiva
un lavoro di Raysse, un assemblage in plastica del 1961 intitolato Les seins du supermarché; poi opere di Niki de Saint
Phalle e Deschamps (unitisi al gruppo dei nouveaux réalistes
nel 1961). Alcuni impacchettamenti tipici di Christo rappresentavano una realtà celata e due opere di Tinguely assemblavano pezzi metallici mobili. Il catalogo era illustrato da
fotografie inedite di Enrico Cattaneo, scattate in occasione
della festa intitolata L’Ultima Cena che nel 1970 aveva riunito tutti i membri del nouveau réalisme in un addio festoso
e delirante, ultimo gesto collettivo al quale aveva cooperato
l’assessore alla Cultura di Milano, Paolo Pillitteri, orchestrato
da Pierre Restany e Guido Le Noci della Galleria Apollinaire.
In quell’occasione fu creata un’opera collettiva intitolata La
valise nouveau réaliste, nella quale ogni artista introdusse
un’opera in miniatura rappresentativa del proprio lavoro. Villeglé vi inserì Liberté de parole, primo grafismo sociopolitico
edito a Milano in quella circostanza.
Sempre alla fine del 2009, è Roma che accoglie il lavoro
dell’artista in occasione di una retrospettiva proposta in
coproduzione con la Galleria Massimiliano Mucciaccia. Questo evento rientra nelle produzioni esterne che la Galleria
Agnellini Arte Moderna sviluppa negli ultimi anni al fine di
far conoscere l’opera di Villeglé in Italia. La mostra è organizzata in collegamento con la creazione di un affresco commissionato a Villeglé per la Mediateca del Centre Culturel
Saint-Louis de France a Roma all’atto della sua inaugurazione. Il murale, eseguito con segni sociopolitici e basato sul
testo L’alchimie du verbe del poeta Arthur Rimbaud, adotta
una tematica che ben si adatta al luogo quanto allo sviluppo
dello stile dell’artista. All’inaugurazione è presente il primo
ministro francese François Fillon.
2010-2011: MiArt, esposizione e presentazione di
un bracciale. Un “grande formato” alla galleria.
Produzione di STAR e ART
Opere grandi, grandi opere è un’occasione per presentare
alla Galleria Agnellini un insieme di opere accomunate dal
grande formato. L’esposizione propone infatti quattordici
opere di grandi dimensioni appartenenti alla storia recente, illustranti questo concetto che a partire dall’inizio del XX
secolo non ha smesso di svilupparsi per rispondere a contingenze nuove e obiettivi inediti.
L’opera di Villeglé presentata in mostra rientra nella tecnica
del décollage di manifesti prelevati in una via parigina, nella
fattispecie boulevard Haussmann, secondo una procedura
messo a punto nel 1949 insieme a Raymond Hains. Questo
vasto décollage di 310 x 284 cm, intitolato 112 Boulevard
Hausmann e risalente al 1988, è una delle opere più grandi dell’artista, il quale rievoca la sua metodologia, all’epoca audace e innovatrice, nel testo Des réalités collectives,3
dove descrive il concetto di “ratto di manifesti”: “Presi allora
le distanze dall’atto del dipingere o fare collages. Pensavo
che l’assenza di premeditazione, di ogni idea preconcetta,
dovesse diventare, non soltanto per me ma universalmente,
un’inesauribile fonte di arte, di arte degna dei musei. Il risultato ottenuto dal gesto meccanico e aggressivo di un qualsiasi passante laceratore di manifesti doveva essere mostrato e messo sullo stesso piano della tirannia del dono che,
nell’uomo colto, suscita il bisogno di appagarsi plasticamente”. Questa teorizzazione di un gesto che pone il décollage
al rango di opera d’arte veicola una realtà politica e sociale
3. Ibid.
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illustrata dalle parole di Villeglé: “Questi manifesti, che trasporto dal muro della strada al luogo dell’arte, li percepivo
sin dall’inizio come il riflesso coerente e canzonatorio della
realtà morale e amorale, spirituale e terra-terra, religiosa e
laica, riflessiva e versatile, cosmopolita e pantofolaia, comune a tutti gli uomini miei contemporanei”.4
Si percepisce una certa critica divertita ma anche aspra di
un mondo di cui Villeglé è al tempo stesso testimone e attore, escludendo ogni riferimento a un gesto artistico. Il manifesto presentato nella mostra, 112 Boulevard Hausmann,
appartiene a questa logica fondamentale che Villeglé sviluppa a partire dall’inizio degli anni cinquanta. Esso illustra la
categoria delle opere”politiche” dell’artista, che attraverso i
suoi décollages prelevava un esemplare oggettivo e istantaneo del tessuto urbano, immagine della nostra società. Ogni
opera appare come una reliquia, un frammento archeologico, testimone di un istante, di un’esperienza, di una vita. La
grandezza dell’opera risponde alle dimensioni del luogo in
cui essa fu esposta la prima volta, Le Magasin, Centre National d’Art Contemporain di Grenoble.
Nel marzo 2010, sempre fedeli all’impegno che ormai lega la
Galleria Agnellini a Jacques Villeglé, partecipiamo alla fiera
milanese MiArt con uno stand interamente dedicato a lui. Una
grande parete di opere di piccolo formato degli anni sessanta
e un gruppo di opere dagli anni settanta agli anni ottanta riassumono una produzione di affichiste ormai conosciuta in Italia, dove la tecnica del décollage è stata a lungo appannaggio
di Mimmo Rotella. La comunanza di linguaggio dei due artisti
è stata per un certo periodo un ostacolo al riconoscimento
del maestro francese. In questa fiera si confrontavano le loro
due modalità che si imponevano nelle loro differenze e nella
loro singolarità. L’evidenza delle loro particolarità è oggi riconosciuta e tutti ammettono la consapevolezza e il rigore che
presiede l’opera di Villeglé. Quell’esposizione fu un’occasione per far conoscere al pubblico milanese una realizzazione
unica nella produzione di Villeglé: un gioiello disegnato con
lettere dell’alfabeto sociopolitico ispirandosi a una scultura,
STAR, realizzata in precedenza. Il bracciale, prodotto dal gioielliere Filippini di Verona, è largo circa cinque centimetri e si
indossa come un bracciale alla schiava; è in argento, impreziosito dalla scritta STAR in oro giallo.L’oggetto, assai raffinato, adotta la tipografia propria dell’artista in un’interpretazione insolita in cui la simbologia della parola destrutturata dal
grafismo così particolare dell’autore gli conferisce un valore
al tempo stesso lussuoso ed enigmatico.
Questa interpretazione del linguaggio dei segni sottratti alla
cultura popolare graffitista possono sorprendere per lo scarto
che esiste tra il valore contestatore del segno e il simbolo che
un oggetto di oreficeria rappresenta nell’inconscio di ognuno. Villeglé si concede ormai ogni declinazione del proprio
alfabeto che egli intende restituire come scrittura del mondo
sotto gli aspetti più diversi che vanno dalla scultura all’arredo urbano, all’arredo d’interni... Come un tagger l’artista
propone la sua versione grafica di un linguaggio che ritrova
il proprio utilizzo banalizzato in riferimento alla versione che
egli scoprì sui muri della metropolitana parigina nel 1969.
A partire dal 2006 Villeglé riflette sul lavoro nel volume.”Ho
cambiato tecnica – afferma –. Fare scultura è un altro mestie-
re. L’artista deve essere multiforme, deve sapersi rinnovare”. È così che dal 2007 spazializza il suo alfabeto in sculture
emblematiche la cui simbologia risuona come un segnale. La
sua prima realizzazione, nel 2007, è la parola YES declinata
in diverse dimensioni, in acciaio corten e in inox.
Da allora egli moltiplica i materiali, i supporti e la scala delle
sue scritture nello spazio, con un gusto costante per ciò che
è segno. Nel 2010 disegna per la Galleria Agnellini Arte Moderna due modelli illustrativi della sua tecnica: ART e STAR,
realizzati in bronzo dall’atelier di Walter Vaghi a Garbagnate
Milanese nel 2011. L’insieme della sua opera scolpita, tra
cui questi due esemplari ART e STAR, è stato oggetto dell’esposizione Jacques Villeglé. Sculptures proposta a SaintGratien nel 2012 in un percorso che costituiva una vera e
propria esplorazione nello spazio, nel cuore della materia,
attraverso questa tipografia originale, che incrocia simboli
economici, religiosi e politici.
A Brescia la nostra attività trovò anche un momento di scambio inedito e insolito in occasione dell’inaugurazione del
RistorArt I Templari, il cui intento è di associare arte e cucina. La vocazione naturale del luogo è di proporre un incontro
tra la raffinatezza di una cucina ricercata e la professione
artistica attraverso un’esposizione o un qualsiasi altro evento legato all’arte. La festa di inaugurazione del ristorante, il
12 dicembre 2011, ebbe il patrocinio di Jacques Villeglé che
in quest’occasione realizzò su una delle pareti un affresco
sul tema SATOR, soggetto privilegiato dell’artista, mentre
alle pareti erano esposti alcuni décollages di varie epoche.
A questa stessa festa, accompagnata da una cena fastosa,
presiedettero le due sculture STAR e ART che sono, insieme
all’affresco, gli emblemi della”risto-galleria”. Questo tipo di
eventi si inscrive in una dinamica che permette agli artisti di
raggiungere un pubblico che non sempre ha il tempo e nemmeno l’abitudine di frequentare gallerie e musei, un pranzo
potendo diventare l’occasione per risvegliare curiosità e suscitare interesse.
2011-2012: eventi collaterali
La fascinazione che il lavoro di Jacques Villeglé ha suscitato
sin dall’inizio della nostra collaborazione non ha cessato di
crescere e si accompagna a richieste sempre più numerose
da parte di gallerie indipendenti dalla nostra attività, desiderose di presentare le opere di Villeglé nelle loro città. È il caso
della Galleria Yvonne Arte Contemporanea di Vicenza, dove in
aprile-maggio 2011 sono state esposte quattro opere sociopolitiche e una cinquantina di décollages dagli anni sessanta
al 2000, proponendo”un percorso tra le vie di Parigi dove il
maestro ha ‘trovato’ le sue opere”, come spiegava il comunicato stampa. Un allestimento originale mostrava i quadri
sospesi al soffitto che sembravano fluttuare nello spazio.
L’accoglienza della città fu calorosa e Jacques ricevette numerosissime richieste di dediche, gioco al quale egli si presta
volentieri redigendole sempre nel suo alfabeto sociopolitico.
Qualche mese più tardi, in ottobre-novembre, è a Chiari, alla
Galleria d’Arte L’Incontro che i décollages sono presentati
nell’ambito dell’esposizione Jacques Villeglé testimone del
suo tempo. È l’occasione di mostrare per la prima volta un
tavolo in acciaio smaltato, di produzione recente, declina-
4. Jacques Villeglé, La Traversée Urbi & Orbi, Luna-Park Transédition, Paris,
2005, p. 178.
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zione dell’alfabeto sociopolitico, sul quale compaiono i nomi
dei grandi maestri del XX secolo. Questo tavolo basso fa
parte degli oggetti che Villeglé disegna da qualche tempo, e
appartiene alla sua produzione di mobili e sculture. Perché
infatti, sempre creativo e desideroso di prolungare il proprio gesto”pittorico”, egli moltiplica l’invenzione di supporti
suscettibili di accogliere i suoi criptogrammi; è così che a
Parigi ha concepito una pensilina per una fermata d’autobus
interamente graffita con segni sociopolitici incisi nel vetro.
All’inizio del 2012 ritroviamo Villeglé a Padova al Centro Culturale Altinate - Museo San Gaetano, in una coproduzione di
carattere istituzionale che associa il Comune di Padova, la
Galleria Agnellini Arte Moderna e CD Studio d’Arte. Questa
importante iniziativa, come in ogni esposizione di Villeglé,
ha visto l’impegno di tante energie e la partecipazione entusiasta delle autorità, dei collezionisti e del pubblico, sempre numeroso. Bisogna infatti ricordare che da alcuni anni
Villeglé ha saputo conquistare, grazie alla sua disponibilità,
un numero sempre maggiore di aficionados che seguono assiduamente la sua attività, collezionando le sue opere ma
anche facendo incetta di autografi e dediche. Ogni esposizione è accompagnata da una lunga seduta di autografi sui
cataloghi, cui l’artista si presta volentieri.
In questo Padova non fece eccezione, e il successo della mostra fu considerevole. La rassegna era intitolata Jacques Villeglé. Lettere e frammenti e sottotitolata Un percorso nella
scrittura di Jacques Villeglé. La retrospettiva, che privilegiava una scelta di opere in cui il segno e la lettera costituivano
l’elemento strutturante dell’immagine, contava circa cento-
16
cinquanta pezzi appartenenti per lo più a collezioni private
e significativi delle diverse epoche, tra cui i disegni, raramente esposti, di un poema illeggibile di Camille Bryen intitolato Hépérile éclaté, interpretato da Villeglé secondo una
tecnica ultra-lettrista e realizzato nel 1953. La conferenza
stampa fu presieduta dall’assessore alla Cultura Andrea Colasio, il quale sottolineò la modernità di un linguaggio artistico dalle implicazioni urbane e dal carattere estremamente
contemporaneo. Dopo una cena animata che riunì i diversi
partecipanti alla manifestazione e alcuni invitati parigini, un
gruppo di giovani video operatori, Roberto Fazio e Digital
Network (prodotto da Scena Urbana), proposero uno spettacolo incantevole”per celebrare il polimorfo artista francese” (secondo la loro espressione). Presentarono sulla facciata del Palazzo del Capitaniato una realizzazione composta
di”strappi” di immagini video, alla maniera delle lacerazioni
di manifesti, ritmati da una musica suggestiva che si sovrapponeva alle sequenze visive. Ne risultò un fuoco d’artificio
di suoni e immagini sullo sfondo dell’architettura progettata
da Andrea Palladio nel 1565. La scelta del luogo particolarmente appropriato sottolineava il passaggio del tempo e al
tempo stesso l’eternità del gesto creativo.
Quell’avventura ha permesso di far conoscere meglio Villeglé In Italia, dove la sua notorietà aveva tardato ad affermarsi. Alcuni rapporti importanti si erano tuttavia creati nel
corso degli anni grazie agli sviluppi del nouveau réalisme
anche in Italia. Infatti la presenza di Villeglé nelle esposizioni
che celebravano quella nuova tendenza ricca di promesse si
era segnalata già a partire dal 1960 alla Galleria Apollinaire,
diretta da Guido Le Noci, in occasione della prima esposizione dedicata al gruppo, ancora ridotto ma già affermato
per il suo carattere rivoluzionario. Nel 1962 Guido Le Noci
ripropose il movimento presentando Dufrêne, Hains, Rotella
e Villeglé, affermando così l’identità degli affichistes.
Nel 1963-64 fu la galleria di Arturo Schwarz a Milano ad accogliere i quattro”rapitori” di manifesti, consolidando così
l’esistenza del gruppo degli affichistes, con una presentazione di Pierre Restany: Il manifesto lacerato, elemento di
base della realtà urbana. Il riconoscimento di questi giovani
artisti”d’avanguardia” da parte del mercante e studioso milanese, dalla notorietà già affermata, rappresentò un notevole trampolino di lancio per la loro fama. L’Italia, pronta a
credere nelle scelte di questo”guru” dalla reputazione internazionale, adottò gli affichistes sostenendo inizialmente
Mimmo Rotella, il rappresentante italiano di un procedimento di cui egli fu allora il principale beneficiario.
L’anno 1970 è segnato dalla manifestazione dell’Ultima
Cena, ultima deflagrazione del gruppo del nouveau réalisme, organizzata a Milano per iniziativa del Comune. La città
accolse esposizioni e performances in un delirio esplosivo
che conobbe un eccezionale successo popolare, conferendo
a tutti i membri del gruppo un riconoscimento europeo indimenticabile. Le loro opere erano esposte alla Rotonda di via
Besana, dove Villeglé presentava, tra le altre, Ach Alma Manetro (1949), “Oui” - Rue Notre-Dame-des-Champs (1958),
Tapis Maillot (1959), Rue Beaubourg (1960).
Nel 1976 lo Studio Sant’Andrea di Milano presenta gli ultimi
décollages. Nel 1977, a Napoli, la Galleria Il Centro propone
un’esposizione dei quattro affichistes più Wolf Vostell. Nel
corso degli anni ottanta e novanta la presenza di Villeglé si
fa meno vistosa. Alcune esposizioni – Galleria Bellora (1989)
e Fonte d’Abisso (1990) a Milano, Galleria Peccolo (1989) a
Livorno – danno sporadica testimonianza della presenza di
Villeglé in Italia, mentre la sua notorietà si allarga in Francia,
in Belgio, in Germania e negli Stati Uniti. Sono gli anni duemila a riportarlo in Italia, che ora lo celebra al pari dei più
grandi maestri. La sua presenza continua, dal 2005, sulla
scena contemporanea alimenta una domanda sempre crescente di sue opere da parte dei collezionisti e conferma
l’interesse di un vasto pubblico desideroso di conoscerlo.
L’itinerario della Galleria Agnellini Arte Moderna va quindi
a inscriversi nella carriera di Jacques Villeglé, che da una
ventina d’anni è ormai affermata a livello internazionale.
Dopo un lungo periodo di maturazione e sperimentazione
di un’esperienza artistica ostinata e costante, il suo lavoro ha ricevuto omaggi e riconoscimenti nel mondo intero,
in particolare negli Stati Uniti dove una sua opera figura al
Museum of Modern Art. 122 Rue du Temple, 1968 è entrata
nelle collezioni del celebre museo newyorchese nel 1988, e
ancora nel 2004, in occasione dell’inaugurazione del MoMA
ampliato, Jacques Villeglé era l’unico artista europeo vivente
a essere presente nella sala dedicata alla pop art! Così il più
celebre museo d’arte moderna d’America rendeva omaggio
a quest’uomo fuori dal comune, il cui percorso è indissociabile dalla storia dell’arte contemporanea francese. Egli è
attualmente uno dei suoi maggiori rappresentanti a livello
internazionale.
17
Jacques Villeglé dagli anni sessanta ad oggi
1
1.Invito della mostra / Invitation de l’exposition.
2. Serigrafia dedicata a Brescia, eseguita
durante l’inaugurazione della mostra /
Sérigraphie hommage à Brescia, exécutée
pendant le vernissage
de l’exposition.
3. Manifesto della mostra all’ingresso
della galleria / Affiche de l’exposition
à l’entrée de la galerie.
AperturaOuverture
galleria
de la galerie
9 novembre 2008 – 14 marzo 2009
Agnellini Arte Moderna, Brescia
2
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5
4. Catalogo della mostra con foto in copertina di Jacques Villeglé /
Catalogue de l’expostion, en couverture photo de Jacques Villeglé,
Rue du Cloître-Saint-Méri, Paris, 1970. Photo André Morain.
5. Recensioni uscite sulla stampa / Articles sortis dans la presse: “Il Giornale”, 8 gennaio / janvier 2009.
6. “Corriere della Sera”, 9 novembre 2008.
7. “Giornale di Brescia”.
8. “Avvenire”, 21 gennaio / janvier 2009.
9. Copertina di “Arte In” con foto di Jacques Villeglé in studio /
Couverture de “Arte In” avec photo de Jacques Villeglé à l’atelier.
Photo Katrin Baumann.
9
10. Jacques Villeglé al Centre Pompidou, Parigi, in occasione della
sua retrospettiva La comédie urbaine, 17 settembre - 5 gennaio
2009 / Jacques Villeglé au Centre Pompidou, Paris, à l’occasion
de sa rétrospective La comédie urbaine, 17 septembre - 5 janvier
2009.
10
11. Roberto Agnellini al Centre Pompidou, Parigi, in occasione
dell’inaugurazione della retrospettiva di Jacques Villeglé, 16
settembre 2008 / Roberto Agnellini au Centre Pompidou, Paris,
à l’occasion de l’inauguration de l’exposition-rétrospective de
Jacques Villeglé, 16 septembre 2008.
Photo Katrin Baumann.
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12. Dominique Stella, Jacques Villeglé, Roberto Agnellini, Saint-Malo, agosto / août 2008. Photo Katrin Baumann.
13. Progetto del fascicolo Brescia. Jacques Villeglé concepito
in omaggio alla città di Brescia, con dedica manoscritta / Projet du fascicule Brescia. Jacques Villeglé conçu en hommage à la ville de Brescia, avec dédicace manuscrite.
14. Progetto del fascicolo Brescia. Jacques Villeglé, sommario / Projet du fascicule Brescia. Jacques Villeglé, sommaire.
15. Disegno di copertina del fascicolo / Dessin de couverture
du fascicule.
19
16. Dettaglio del disegno di copertina / Détail du dessin
de couverture.
17. Copertina del libretto dedicato a Brescia in segni sociopolitici /
Couverture du livret dédié à Brescia élaboré en signes
sociopolitiques.
18. Roberto Agnellini, Dominique Stella, Jacques Villeglé, Saint-Malo, agosto / août 2008. Photo Katrin Baumann.
18
19. Giancarlo Patuzzi, Roberto Agnellini, Jacques Villeglé, Dominique Stella, al / au Printania, Dinard, agosto / août 2008. Photo Katrin Baumann.
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20-21-22. Mostra di Jacques Villeglé alla Galleria Agnellini Arte
Moderna, Brescia / Exposition de Jacques Villeglé à la Galleria
Agnellini Arte Moderna, Brescia.
23. Jacques Villeglé, Roberto Agnellini, Dominique Stella nello
studio di Villeglé, Parigi, 30 maggio 2008 / à l’atelier de Villeglé,
Paris, 30 mai 2008. Photo Katrin Baumann.
24. Roberto Agnellini, Jacques Villeglé, Dominique Stella, Rue au
Maire, Paris. Photo Katrin Baumann.
24
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25-26. Stampa della serigrafia STAR in galleria
durante l’inaugurazione della mostra di Jacques
Villeglé / Réalisation de la sérigraphie STAR
à la galerie au cours de l’exposition
de Jacques Villeglé, 8 novembre 2008.
27. Cerimonia al Municipio di Brescia: Jacques
Villeglé consegna a Adriano Parodi, allora sindaco
della città, il n. 1 del libretto dedicato a Brescia /
Cérémonie à la Mairie de Brescia: Jacques Villeglé
remet à Adriano Parodi, à l’époque maire
de la ville, le n° 1 du livret dédié à Brescia.
28. Jacques Villeglé riceve da Adriano Parodi il
Grosso d’argento, moneta storica simbolo della
città / Jacques Villeglé reçoit de Adriano Parodi le
Grosso d’argento, monnaie symbole de la ville.
29. Jacques Villeglé, Dominique Stella,
Roberto Agnellini al lavoro in studio, Parigi,
14 giugno 2008 / Jacques Villeglé, Dominique
Stella, Roberto Agnellini au travail à l’atelier,
Paris, 14 juin 2008.
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26
27
Il Nouveau Réalisme (I cinquant’anni, 1960-2010)
30
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NOUVEAU REALISME
4 ottobre 2009 – 3 aprile 2010
Agnellini Arte Moderna, Brescia
30. Articolo sull’“Avvenire” in occasione della mostra Il nouveau réalisme (I cinquant’anni), 6 gennaio 2010 /
Article sorti dans le journal “Avvenire” à l’occasion
de l’exposition Il nouveau réalisme (I cinquant’anni),
6 janvier 2010.
31. Fronte dell’invito della mostra che riproduce il primo
manifesto del gruppo del nouveau réalisme firmato
dai principali membri a Parigi il 27 ottobre 1960 / Recto
de l’invitation à l’exposition qui reproduit le premier
manifeste du groupe du nouveau réalisme signé à Paris
par les principaux membres le 27 octobre 1960.
28
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LE NOUVEAU RÉALISME
I CINQUANT’ANNI
LES CINQUANTE ANS
1960_2010
32. Pagina pubblicitaria per la mostra con foto della torta di candele di Raymond Hains realizzata in occasione
della manifestazione L’Ultima Cena a Milano nel 1970 / Page publicitaire pour l’exposition reprenant la photo
du gâteau de bougies de Raymond Hains qu’il réalisa à l’occasion de la manifestation L’Ultima Cena à Milan
en 1970. Photo Enrico Cattaneo.
AGNELLINI ARTE MODERNA
BRESCIA, VIA SOLDINI 6/A
Mostra a cura di Dominique Stella
DAL 3 OTTOBRE 2009
AL 3 APRILE 2010
La mostra è stata realizzata con il patrocinio di
orari: 10-12.30 e 15.30-19.30
Le Centre Culturel Français de Milan
www.agnelliniartemoderna.it
Catalogo edito da Shin production
33. Copertina del catalogo della mostra con un particolare della foto della torta di Raymond Hains / Couverture du catalogue de l’exposition avec un détail de la photo du gâteau de Raymond Hains.
Comune di Brescia
Assessorato alla Cultura e al Turismo
34. Cataloghi e inviti accatastati in galleria / Catalogues et invitations empilés à la galerie.
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30
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35
35. Jacques Villeglé davanti alla tela realizzata
in segni sociopolitici in occasione della mostra,
sulla quale ha riprodotto i nomi dei membri del
gruppo del nouveau réalisme / Jacques Villeglé
devant la toile réalisée en signes sociopolitiques
sur laquelle il a reproduit les noms des membres
du groupe du nouveau réalisme.
36. Festa d’inaugurazione della mostra: Jacques
Villeglé, Ginette Dufrêne, Dominique Stella,
Roberto Agnellini accendono le 50 candele blu
Klein della torta immaginata per festeggiare
i cinquant’anni / Fête d’inauguration de
l’exposition: Jacques Villeglé, Ginette Dufrêne,
Dominique Stella, Roberto Agnellini allument
les 50 bougies couleur bleu Klein du gâteau
imaginé pour fêter les cinquante ans.
36
37. Jacques Villeglé, Ginette Dufrêne soffiano
sulle candele / soufflent les bougies.
38. Jacques Villeglé, Ginette Dufrêne accendono
le candele / allument les bougies.
37
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38
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39. Jacques Villeglé, Ginette Dufrêne davanti
alla torta / devant le gâteau.
40. Jacques Villeglé firma un catalogo /
Jacques Villeglé dédicace un catalogue.
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33
Jacques Villeglé
Presentazione Gioiello d’ Artista
41. Il bracciale
STAR in segni
sociopolitici,
prodotto in argento
e oro da Filippini
Gioielli di Verona /
Le bracelet STAR,
produit en argent
et or par Filippini
Gioielli de Vérone.
MiArt Milano
42. Autentica del
bracciale / Certificat
d’authenticité
du bracelet.
25–29 marzo 2010
Agnellini Arte Moderna, Brescia
41
42
34
35
46
43-44. Accrochage nello stand della Galleria Agnellini Arte
Moderna alla fiera MiArt di Milano / Accrochage dans le stand
de la Galleria Agnellini Arte Moderna à la foire MiArt de Milan.
45. Accrochage di opere degli anni sessanta / Accrochage d’œuvres années soixante.
46. Jacques Villeglé, Dominique Stella nello stand di MiArt / dans le stand de MiArt.
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43
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47. Vetrina di presentazione
del gioiello STAR con quadretto
in segni sociopolitici / Vitrine
de présentation du bijou STAR
avec un petit tableau en
signes sociopolitiques.
48-49. Jacques Villeglé firma
le autentiche dei bracciali
prodotti in 4 esemplari e
4 prove d’artista / Jacques
Villeglé signe les certificats
d’authenticité des bracelets
édités en 4 exemplaires
et 4 épreuves d’artiste.
50. Jacques Villeglé signe un
tableau: l’artista firma le opere
soltanto al momento della
vendita / Jacques Villeglé signe
un tableau: l’artiste ne signe
les tableaux qu’au moment
où ils sont vendus.
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Opere Grandi – Grandi Opere
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Mostra
5 ottobre 2010 – 26 febbraio 2011
Agnellini Arte Moderna, Brescia
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52. Pagina pubblicitaria per la mostra /
Page publicitaire pour l’exposition.
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51. Copertina del catalogo / Couverture du catalogue
Opere Grandi - Grandi Opere.
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OPENING
2 OTTOBRE 2010
GRANDI OPERE
53. Cataloghi della mostra in galleria /
Catalogues de l’exposition à la galerie.
54. Articolo pubblicato su “Arte
Contemporanea” in occasione
della mostra / Article publié par
“Arte Contemporanea” à l’occasion
de l’exposition.
55. Invito per la mostra / Invitation à l’exposition.
56. Articolo a proposito della mostra
uscito sul “Tessiner Zeitung”, giornale
ticinese publicato in tedesco / Article
sur l’exposition sorti dans “Tessiner
Zeitung”, journal du Tessin qui sort
en allemand.
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57-58-59. Festa d’inaugurazione della mostra con il
quadro di Jacques Villeglé 112 Boulevard Hausmann, 15 marzo 1988, sulla parete centrale della galleria /
Fête d’inauguration de l’exposition avec le tableau
de Jacques Villeglé 112 Boulevard Hausmann, 15 mars 1988, sur le mur central de la galerie.
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Jacques Villeglé - Lettere e frammenti
MUSEO DI PADOVA
26 gennaio – 11 marzo 2012
Centro Culturale Altinate - San Gaetano, Padova
60
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60. Copertina del catalogo della mostra / Couverture du catalogue de l’exposition.
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61. Articoli usciti sulla stampa in
occasione della mostra / Divers
articles sortis dans la presse
à l’occasion de l’exposition:
“Corriere di Verona”.
62. “La Stampa”.
63. “Tg Com 24”.
64. Allestimento della mostra
all’interno del Centro Culturale
Altinate - San Gaetano, Padova /
Accrochage de l’exposition à
l’intérieur du Centro Culturale
Altinate - San Gaetano, Padoue.
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65. Jacques Villeglé alla mostra / dans l’exposition.
66. Veduta della sala dei segni sociopolitici, con al centro le sculture STAR e ART / Vue de la salle des signes sociopolitiques,
avec au milieu les sculptures STAR et ART.
67. Jacques Villeglé risponde a un’intervista / Jacques Villeglé répond à une interview.
68. Inaugurazione della mostra / Vernissage de l’exposition.
69. Sala dei segni sociopolitici / Salle des signes sociopolitiques.
71
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65
70. Conferenza stampa in mostra. Da sinistra a destra /
Conférence de presse dans l’exposition. De gauche
à droite: Carlo Silvestrin, Jacques Villeglé, Dominique
Stella, Andrea Colasio, assessore alla Cultura di Padova /
assesseur à la Culture de Padoue.
66
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71. Trittico per la Place Saint-Sulpice, 2003, in mostra
nella sala dedicata ai segni sociopolitici / Triptyque pour
la Place Saint-Sulpice, 2003, dans la salle dédiée aux
signes sociopolitiques.
70
51
Vacanze Romane
72. Vacanze Romane, copertina del catalogo / Vacances Romaines, couverture du catalogue.
73. Invito all’inaugurazione della mostra, 8 ottobre 2009. Sia per
la copertina del catalogo che per linvito Villeglé si è ispirato al
manifesto del film omonimo con Audrey Hepburn e Gregory Peck /
Invitation de l’exposition, 8 octobre 2009. Aussi bien pour la
couverture du catalogue que pour l’invitation Villeglé s’est inspiré
de l’affiche du film homonyme avec Audrey Hepburn et Gregory
Peck.
Galleria Mucciaccia
8 ottobre 2009 – 15 gennaio 2010
Roma
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74-75. Serata d’inaugurazione
alla Galleria Massimiliano
Mucciaccia a Roma / Soirée
d’inauguration à la Galleria
Massimiliano Mucciaccia
à Rome.
76. Dominique Stella
intervistata / Dominique Stella
interviewée.
77. Jacques Villeglé in un momento di relax durante
l’inaugurazione / Jacques Villeglé, un moment de détente durant
le vernissage.
80
78. Roberto Agnellini, Jacques Villeglé.
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79
79. Jacques Villeglé e alcuni spettatori che lo ascoltano mentre
commenta i suoi lavori / Jacques Villeglé et quelques spectateurs
qui l’écoutent alors qu’il commente son travail.
80. Jacques Villeglé dedica il catalogo / Jacques Villeglé, séance
de dédicace du catalogue.
81. Opere degli anni sessanta / Œuvres des années soixante.
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Jacques Villeglé Opere dagli anni ’60 ai 2000
83
Yvonne Arte
Contemporanea
82. Invito della mostra / Invitation de l’exposition,
Yvonne Arte Contemporanea, Vicenza.
83. Fronte dell’invito con frammento di décollage /
Recto de l’invitation avec un fragment de décollage.
84. Inaugurazione della mostra / Vernissage de l’exposition.
14 aprile – 21 maggio 2011
85. Video proiettato in mostra sulla storia del
nouveau réalisme. Opera di Jean Tinguely / Vidéo projeté durant l’exposition sur l’histoire
du nouveau réalisme. Œuvre de Jean Tinguely.
Vicenza
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86. Allestimento con i décollages appesi che sembrano
galleggiare nello spazio / Installation de l’exposition avec
les décollages suspendus qui semblent flotter dans l’espace.
87. Yvonne Villeglé, Jacques Villeglé.
88. Dedica di Jacques Villeglé in segni sociopolitici / Dédicace de Jacques Villeglé en signes sociopolitiques.
89-90. In galleria i manifesti lacerati appesi / Dans la galerie
les affiches lacérées suspendues.
91. Yvonne Villeglé, Jacques Villeglé, Dominique Stella
al ristorante dopo l’inaugurazione / au restaurant après
l’inauguration.
87
92. La mostra in galleria / L’exposition dans la galerie.
86
93. Catalogo della mostra, in copertina Métro ligne Italie, 1965 /
Catalogue de l’exposition, en couverture Métro ligne Italie,
1965.
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Jacques Villeglé Testimone del suo tempo
94. Invito alla mostra alla Galleria L’Incontro a Chiari / Invitation de l’exposition à la Galleria L’Incontro à Chiari.
95. Fronte dell’invito con l’opera Rue de Vaugirard, 1991 / Recto de l’invitation avec l’œuvre Rue de Vaugirard, 1991.
Galleria d’Arte
l’Incontro
96. Copertina del catalogo con un particolare dell’affiche lacérée
Les rêveuses d’Ivry / Couverture du catalogue portant le détail
de l’affiche lacérée Les rêveuses d’Ivry, novembre 1989.
8 ottobre – 20 novembre 2011
Chiari (BS)
94
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95
60
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97. Villeglé firma i manifesti della mostra / Villeglé signe les affiches de l’exposition.
98. Jacques Villeglé in galleria con Erminia Colossi /
Jacques Villeglé à la galerie avec Erminia Colossi.
99. Inaugurazione della mostra / Vernissage de l’exposition.
100. Piccole opere degli anni sessanta in mostra alla Galleria
L’Incontro / Petites œuvres des années soixante à la Galleria
L’Incontro.
101. Erminia Colossi, Jacques Villeglé.
101
102. Jacques Villeglé al lavoro, firma i manifesti della mostra /
Jacques Villeglé au travail, il signe les affiches de l’exposition.
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103. Jacques Villeglé, Eduardo Caputo.
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Jacques Villeglé
104. Jacques Villeglé, Helleyne Agnellini. RistorArte I Templari.
105. Jacques Villeglé, Helleyne Agnellini, Dominique Stella,
Lorella Pagnucco Selvimini.
106. Jacques Villeglé, Helleyne Agnellini, Lorella Pagnucco Selvimini, Dominique Stella.
107. Jacques Villeglé prepara l’affresco sulla parete del RistorArte I Templari / Jacques Villeglé prépare la fresque sur le mur du RistorArte I Templari.
RistorArte I TEMPLARI
104
108-109. Tavoli apparecchiati e opera al muro al RistorArte I Templari / Tables dressées et œuvre au mur au RistorArte I Templari.
Inaugurazione del ristorante, 12 dicembre 2011
Brescia
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110-111. Le due sculture ART e STAR all’ingresso del RistorArte
I Templari / Les deux sculptures ART et STAR à l’entrée du
RistorArte I Templari.
112-113. Jacques Villeglé realizza l’affresco SATOR che rimane
come simbolo del luogo dedicato all’arte / Jacques Villeglé réalise
la fresque SATOR qui demeure le symbole du lieu dédié à l’art.
114-115. Vedute del RistorArte I Templari che si definisce come
luogo d’incontro dove arte e cucina s’incontrano / Vues du
RistorArte I Templari qui se définit comme lieu de rencontre
où l’art et la cuisine dialoguent.
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Jacques Villeglé 1960 – 1998
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Jacques Villegl
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Jacques V
1960 - 1998
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27 gennaio – 11 marzo 2012
Padova
1960 - 1998
CD Studio d’Arte
116. Copertina del
catalogo della mostra
allo Studio d’Arte di
Padova. La mostra si tiene
contemporaneamente
alla retrospettiva dedicata
a Jacques Villeglé al
Centro Culturale Altinate,
San Gaetano, Padova /
Couverture du catalogue
de l’exposition à la
galerie Studio d’Arte de
Padoue. L’exposition se
déroule conjointement à
la rétrospective dédiée à
Jacques Villeglé au Centro
Culturale Altinate,
San Gaetano de Padoue.
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117. Carlo Silvestrin, Dominique Stella, Jacques Villeglé,
Studio d’Arte, Padova.
118-119. Jacques Villeglé, Carlo Silvestrin.
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120. In galleria / A la galerie: Dominique Stella, Jacques Villeglé,
Carlo Silvestrin.
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Star, Art, Malévitch
121. La scultura STAR in corso di lavorazione nell’atelier
Fusioni d’Arte, Origgio (Milano) / La sculpture STAR en
cours de travail dans l’atelier de fabrication Fusioni d’Arte,
Origgio (Milan).
LE SCULTURE
Les sculptures
Agnellini Arte Moderna, Brescia
(nelle pagine seguenti / pages suivantes)
122-123. Tavolino Malévitch in acciao smaltato con scritte
sociopolitiche che riprendono i nomi dei grandi artisti del
secolo passato / Table basse Malévitch en acier émaillé
avec écritures en signes sociopolitiques qui reprennent
les noms des grands artistes du siècle passé.
124. Scrittura privata dalla quale risulta che Jacques
Villeglé affida alla Galleria Agnellini Arte Moderna la
realizzazione di STAR in 8 esemplari destinati alla galleria.
4 prove d’artista completano la serie / Ecriture privée par
laquelle Jacques Villeglé confie à la Galleria Agnellini Arte
Moderna la réalisation de STAR en 8 exemplaires destinés
à la galerie. 4 épreuves d’artiste complètent la série.
125. Scrittura privata per ART realizzata secondo lo stesso
accordo / Ecriture privée pour ART, realisation suivant
le même accord.
121
126. Scrittura privata per la realizzazione di Malévitch /
Ecriture privée pour la réalisation de Malévitch.
127-128. Produzione in corso di ART e STAR in 8 esemplari
+ 4 prove d’artista / Production en cours de ART et STAR
en 8 exemplaires + 4 épreuves d’artiste.
129-130. ART e STAR in corso di lavorazione /
ART et STAR en cours de travail.
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Dominique Stella
Jacques Villeglé
Agnellini Arte Moderna
Cinq ans
L’exposition qui se déroule à la Galerie Agnellini Arte Moderna retrace les étapes de cinq années de collaboration
avec Jacques Villeglé, à travers une exposition d’environ
quarante œuvres qui propose une rétrospective du travail
de l’artiste de la période des premiers décollages début
années soixante aux ultimes œuvres sociopolitiques. C’est
aussi l’occasion de souligner la complicité et le rapport de
confiance qui unissent Roberto Agnellini, Giancarlo Patuzzi
et moi-même à Jacques, devenu véritable mascotte de la
galerie.
Il y a en effet cinq ans la galerie débutait son activité par une
importante exposition dédiée à l’artiste français. Le succès
fut immédiat et l’accueil du public et de la ville fut considérable. Ce catalogue illustre cinq années des moments forts
d’une collaboration de travail, mais aussi les intermèdes de
divertissements et les nombreuses haltes gustatives dans
les restaurants devenus nos lieux d’échanges favoris. Que
serait l’art sans la cuisine?
76
2008, Saint-Malo, Paris
Nos souvenirs nous ramènent donc, dès la première exposition à un passage éclair de Roberto Agnellini et Giancarlo
Patuzzi à Saint-Malo, ville qui vit naître les premières œuvres
spatiales de Villeglé, signes précurseurs d’une identité artistique révolutionnaire qui inspireront ensuite les décollages.
C’est en effet sur les quais de Saint-Malo, en 1947, dans les
ruines d’une ville détruite par la guerre, que l’artiste Villeglé
se confronte pour la première fois à la réflexion sur le réel.
Cette réalité devient l’outil, le sujet qui fond l’image du quotidien dans une pratique artistique. C’est timidement qu’il
récupère quelques fils de fer sur les quais de Saint-Malo. En
écho aux travaux picturaux de Joan Miró, qui revendiquait le
titre de “peintre-poète”, Villeglé crée un signe dans l’espace
qui s’avère plus proche de la peinture de Miró que de toute
réflexion sur l’objet lui-même. Le signe se veut pictural et
ses Danseurs de fil de fer rappellent le mouvement des
Graphismes-poèmes du peintre catalan. Villeglé cherche à
créer un dessin dans l’espace, selon une structure qu’il veut
formelle, cultivant un rapport à la construction.
77
Les souvenirs lointains s’invitent donc dans nos déambulations sur les quais de la ville où Villeglé conserve encore
une maison qui abrite ses moments de vacances. L’été
2008 nous l’y avons rejoint pour une séance de travail et
une pose détente au Restaurant Printania de Dinard dans
un cadre qui concerve l’autenticité d’une Bretagne d’autrefois, chère à l’artiste. Ceci a permis à notre photographe
Katrin Baumann de mémoriser ces instants passés, en surplomb de la mer, dans le célèbre restaurant et de prendre
quelques clichés souvenirs en compagnie des serveuses, en
coiffe bretonne. Rappelant ainsi l’attachement que Jacques
Villeglé revendique envers cette région où il naquit en 1926
et où se déroula son enfance, entre Quimper et Vannes, et
dont il connaît les moindres annecdotes d’une histoire ancienne et récente à laquelle se rattache sa famille depuis
des générations.
Son appartenance à la Bretagne constitue d’ailleurs l’un
des fondements de l’amitié qui l’unit à Raymond Hains, lui
même natif de Saint-Brieuc, et dont il devient le complice à
partir de leur rencontre à l’Ecole des Beaux-arts de Rennes
en 1945. C’est de cette rencontre que naît une collaboration qui engendra les premiers décollages dès 1949, alimentés par les promenades des arpenteurs de rue comme les
qualifie Pierre Restany, ou promeneurs actifs de Nantes et
Saint-Malo qui unissent leurs premières expériences. Très
vite Paris, où ils s’installent l’un et l’autre, sert de creuset
inépuisable à leur collecte, à leurs “rapts” d’imagerie publicitaire et propagandiste écornée, balafrée, lacérée, témoins
de toute les réalités. C’est en décembre 1949 que Villeglé
78
décide de s’installer définitivement à Paris, limitant “intentionnellement” sa démarche appropriative aux affiches lacérées.
Saint-Malo nous conduit donc à l’évocation des premières
oeuvres et des premières réflexions d’un tout jeune homme
animé d’une faculté d’analyse particulièrement aiguë de
son époque et de ses contemporains dont il établit au cour
des années un répertoire sociologique et ethnologique détaillé, développant une démarche autonome à partir d’une
réflexion issue en ligne directe de son expérience de lacéré
anonyme. En effet, dès 1958 il affirme son intuition analytique et créative dans le texte Des réalités collectives, insistant sur l’importance de la lacération: “La lacération était
pour moi cette guérilla des images, des signes, des symboles, qui rapprochait l’art de la vie et annonçait la fin de la
peinture de transposition”. Villeglé recherchait alors le support d’une nouvelle esthétique où l’habileté de l’artiste ne
compte guère et où le signe qu’il exprime sur la toile ne résulte plus du geste mais au contraire d’une élaboration préétablie que l’artiste utilise comme matériaux, déterminant
ainsi un langage dans lequel les lacérations rendent illisible
le slogan politique, ou commercial qui se voit ainsi détourné.
Villeglé dès lors effectue un travail d’archéologie urbaine,
de classification des images qu’il prélève selon des thématiques qui lui permettent d’élaborer une véritable œuvre
créative selon des critères de sélection établis en fonction
de l’idée qu’il veut développer. Il appelle cette idée narration. Une méthodologie qui inspirera en 2008 le titre de son
exposition La comédie urbaine au Centre Pompidou à Paris.
La première exposition qui lui est dédiée à la Galerie Agnellini Arte Moderna est donc organisée dans le même temps
que l’hommage qui lui est rendu à Paris et reprend ce cheminement narratif à travers un accrochage dense représentatif des caractères fondamentaux de son art. Arrachages
colorés presque picturaux, messages politiques, slogans
guerriers, annonces ludiques, toutes paroles dérobées aux
murs des villes jusqu’aux oeuvres réalisées selon la technique des “graphismes sociopolitiques”, comme Le centenaire de L’Humanité, vaste fresque de propagande quasi
communiste détournée dans une écriture symbolique volontairement inspirée de graffiti muraux qui constituent la base
d’un alphabet que Villeglé développe dans un travail “lettriste” depuis 1968.
La préparation de l’événement fut précédée d’autres
séances de travail à Paris dans l’atelier historique où l’artiste travaille depuis de nombreuses années, qui est aussi
le siège du Secrétariat Jacques Villeglé fondé en 1989 par
sa fille Valérie, indispensable support à l’information de
l’œuvre de son père.
C’est au cours de l’un de ces rendez-vous que Jacques proposa de concevoir un livre hommage à la ville de Brescia.
Entièrement réalisé en signes sociopolitiques, il illustre
l’histoire de le ville reprenant l’emblème, blason en forme
d’amande, retraçant le système urbanistique et évoquant
les différents monuments d’une ville dont les fondements
remontent à l’époque romaine. Le lion de l’écusson inspire
Villeglé pour une digression symbolique: “Le lion, roi des
animaux, symbolise le pouvoir. Il évoque la bravoure, la
sagesse, la force, la protection rayonnante”, le bleu des
armoiries est l’occasion d’une évocation d’Yves Klein et
du nouveau réalisme: “C’est par là que je conclurais pour
rappeler que je suis compagnons de Yves le Monochrome
et que le jeudi 27 octobre 1960, avec sept autres artistes
et lui-même, pour soutenir sa révolution bleue, j’ai signé
un manifeste qui décidait du bouleversement culturel de
l’époque”. Ce livret qu’il composa durant l’été 2008 témoigne de la générosité créatrice d’un artiste toujours à
l’écoute de son public.
Notre histoire nous ramène toujours à l’Histoire de l’art et
cette parenthèse de Villeglé nous permet de souligner que
cette signature qu’il évoque fut précédée le 16 avril 1960,
d’une exposition de Villeglé, Hains, Dufrêne (les trois affichistes français) associés à Arman, Klein et Tinguely à la
Galerie Apollinaire de Milan. C’est à cette occasion qu’est
signé par Pierre Restany le premier manifeste du nouveau
réalisme, fixant les prémices de cette aventure qui marquera définitivement l’esprit de l’art des années soixante et
dont Restany sut être l’entremetteur génial en imposant “un
geste fondamental d’appropriation du réel” comme signe
d’une logique créatrice qui “constitue l’essence même du
langage, le ressort fondamental de la communication”.1
Intuition qu’avait déjà anticipée Villeglé dans son livre Des
réalités collectives2 publié en 1958.
Ces fondements président à l’œuvre entière de l’artiste; son
écriture sociopolitique appartient à cette même technique
d’appropriation, devenue aujourd’hui langage intuitif et
quasi pictural qui s’identifie à l’évidence d’un geste spon-
1. Pierre Restany, in Le troisième manifeste du nouveau réalisme: “Le nouveau
réalisme: que faut-il en penser?” Munich, février 1963.
2. Jacques Villeglé, Des réalités collectives, in “Grâmmes”, revue ultralettriste, n° 2, mai 1958.
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tané. Le livret créé par Jacques, intitulé Brescia / Jacques
Villeglé a été édité en 500 exemplaires signés et numérotés.
Le premier exemplaire a été donné en hommage au Maire
de la ville lors d’une cérémonie où Villeglé reçut la médaille
de citoyen d’honneur de la Ville de Brescia.
Depuis lors, Jacques Villeglé arpente en connaisseur les rues
d’une cité qu’il connaît d’un bout à l’autre de son histoire et
dont il pourrait aisément commenter les moindres détails
architecturaux et monument ancestraux, en amateur qu’il a
toujours été d’architecture, première de ses passions avec
l’urbanisme qu’il découvrit en lisant une biographie de Le
Corbusier en 1944.
2009-2010, les cinquante ans du nouveau réalisme
Une fresque réalisée à la la Médiathèque du Centre
Culturel Saint-Louis de France à Rome
Une autre étape importante de notre collaboration fut la
fête organisée à la Galerie Agnellini Arte Moderna à l’occasion des cinquante ans du nouveau réalisme. L’exposition,
inaugurée en octobre 2009, s’est conclue en avril 2010,
marquant ainsi la prépondérance de l’acte fondateur signé
par Restany en avril 1960, à l’occasion de la première exposition qui réunissait les principaux membres du groupe à
la Galerie Apollinaire, à Milan; l’acte dit “officiel” ayant été
signé plus tard à Paris le 27 octobre, comme le rappelait
Villeglé dans son texte sur Brescia.
A l’occasion de cette célébration de 2009, une performance
très suggestive anima la soirée pour fêter la naissance du
nouveau réalisme: Jacques Villeglé, en même temps que
Ginette Dufrêne, éteignit les cinquante bougies couleur
bleu Klein du grand gâteau qui évoquait celui réalisé par
Raymond Hains en 1970 à Milan, à l’occasion du Banquet
funèbre, dernière performance du groupe.
Les protagonistes absolus de l’exposition étaient les nouveaux réalistes, dont on pouvait admirer plus de cinquante
œuvres significatives: Arman, César, Christo, Gérard Deschamps, François Dufrêne, Raymond Hains, Yves Klein,
Martial Raysse, Mimmo Rotella, Niki de Saint Phalle, Daniel
Spoerri, Jean Tinguely et Jacques Villeglé. Tous les travaux
sélectionnés, dont certains des années cinquante, avaient
une grande valeur artistique et historique. Pour cette occasion, Jacques Villeglé créa un inédit qui comprenait tous les
noms des artistes présents, réalisé dans son écriture sociopolitique. L’exposition illustrait les thématiques fondatrices
du mouvement qui remit en cause la peinture et les pratiques artistiques de la fin des années cinquante.
Des œuvres de César et Arman matérialisaient la problématique de l’usage de l’objet quotidien de nature industrielle et
de son recyclage dans des assemblages significatifs comme
la Compression de moto (1970), de César et Accumulation
colombienne (1962), accumulation de cafetières de Arman.
La figure de Yves Klein déterminante dans la création du
mouvement était représentée par deux œuvres: La terre
bleue (1957) et The Venus of Alexandria (1960), expressions de sa créativité, de l’invention de cet incomparable
bleu qui en 1956 fut déposé comme brevet industriel. “Le
monde comme un tableau”, selon l’expression de Restany,
se matérialisait dans l’action de récolte de Dufrêne, Hains,
Rotella et Villeglé. Le Circo Orfei de Rotella (1963) ou la Rue
du Poison de Villeglé (1954) en étaient deux exemples.
L’exposition continuait avec la mise en scène du quotidien
et du banal dans des “tableaux-pièges” de Spoerri; suivaient
le travail de Raysse, un assemblage en plastique de 1961
intitulé Les seins du supermarché; puis les œuvres de Niki
de Saint Phalle et Deschamps (qui s’unirent au groupe des
nouveaux réalistes en 1961). Des empaquetages typiques
de Christo figuraient une réalité dérobée et deux œuvres de
Tinguely assemblaient des pièces métalliques mouvantes.
Le catalogue était illustré par des photos inédites de Enrico
Cattaneo, prises lors de la fête intitulée L’Ultima Cena qui
réunit en 1970 tous les membres du nouveau réalisme dans
un adieu festif et délirant, dernier geste collectif auquel
œuvra l’assesseur à la Culture de Milan, Paolo Pillitteri, et
qui fut orchestré par Pierre Restany et Guido Le Noci de la
Galerie Apollinaire. A cette occasion fut produite une œuvre
commune intitulée La valise nouveau réaliste, dans laquelle
chaque artiste introduisit une œuvre miniature représentative de son travail. Villeglé y inséra Liberté de parole, premier graphisme sociopolitique édité à Milan pour la circonstance. Toujours fin 2009, c’est Rome qui accueille le travail
de l’artiste à l’occasion d’une rétrospective proposée en
co-production avec la Galerie Massimiliano Mucciaccia. Cet
événement fait partie des productions extérieures que la
Galerie Agnellini Arte Moderna a développées au cours de
ces dernières années afin d’étendre la visibilité de l’œuvre
de l’artiste sur le territoire Italien. L’exposition était organisée conjointement à la création d’une fresque dont Villeglé
avait eu commande à la Médiathèque du Centre Culturel
Saint-Louis de France à Rome, pour son inauguration. Le mur
exécuté en signes sociopolitiques d’après le texte L’alchimie
du verbe du poète Arthur Rimbaud, adopte une thématique
adaptée aussi bien au lieu qu’au développement du style
de l’artiste. Il fut inauguré par le premier ministre français
d’alors, François Fillon.
2010-2011: MiArt, exposition et présentation
d’un bracelet. Un “grand format” à la galerie.
Production de STAR et ART
Opere grandi, grandi opere fut l’occasion de présenter à la
Galerie Agnellini un ensemble d’œuvres autour du thème
des grands formats. L’exposition proposait quatorze œuvres
de grandes dimensions, faisant partie de l’histoire récente,
illustrant ce concept qui depuis le début du XXe siècle n’a
cessé d’évoluer pour obéir à des contingences nouvelles
et répondre à des objectifs d’exposition totalement inédits.
L’œuvre de Villeglé présentée dans l’exposition relève de la
technique du décollage d’affiches prélevées dans une rue
parisienne, en l’occurrence, boulevard Haussmann, selon
un procédé mis au point en 1949 avec Raymond Hains. Ce
décollage de grand format, 310 x 284 cm, est intitulé 112
Boulevard Hausmann et date de 1988, il fait partie des plus
grandes oeuvres de l’artiste. Il évoque cette méthodologie
audacieuse et novatrice, à l’époque, dans son texte Des réalités collectives3, où il décrit le concept du “rapt d’affiche”:
“Je pris alors mes distance vis à vis de l’acte de peindre
ou de coller. Je pensais que l’absence de préméditation, de
3. Ibid.
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81
toute idée préconçue, devait devenir, non seulement pour
moi, mais universellement, une inépuisable source d’art,
d’art digne des musées. Le résultat obtenu par le geste
machinal et agressif, d’un quelconque passant lacérateur
d’affiches, devait donner à voir et être mis sur le même
plan que la tyrannie du don qui crée chez l’homme cultivé
le besoin de s’assouvir plastiquement”. Cette théorisation
d’un geste qui portait le décollage au rang d’œuvre d’art
véhicule une réalité politique et sociale illustrée par ces propos de Jacques Villeglé: “Ces affiches que je transporte du
mur de la rue au lieu de l’art, je les prévoyais dès l’origine
comme le reflet cohérent et persifleur de la réalité morale et
amorale, spirituelle et terre-à-terre, religieuse et laïque, réfléchie et versatile, cosmopolite et pantouflarde, commune
à tous les hommes, mes contemporains”.4
On ressent quelque chose d’une critique enjouée mais aussi
acerbe d’un monde dont il est tout autant le témoin que
l’acteur, excluant toute référence à un geste artistique.
L’affiche présentée dans l’exposition, 112 Boulevard Hausmann, appartient à cette logique fondamentale que Villeglé développe depuis le début des années cinquante. Elle
illustre la catégorie des œuvres “politiques” de l’artiste, qui
à travers ces décollages, prélève un échantillon objectif et
instantané du tissu urbain, image de notre société. Chaque
œuvre apparaît comme une relique, un fragment archéologique témoin d’un instant, d’une expérience, d’une vie.
L’ampleur de l’œuvre répond à l’échelle du lieu où elle fut
exposée, Le Magasin, Centre National d’Art Contemporain à
Grenoble où elle fut présentée la première fois.
En mars 2010, toujours fidèles à l’engagement qui désormais lie la Galerie Agnellini à Jacques Villeglé, nous participons à la foire milanaise MiArt avec un stand qui lui est
entièrement consacré. Un remarquable mur de petits formats des années soixante et un ensemble d’œuvres des années soixante-dix à quatre-vingt-dix résument une production affichiste désormais reconnue en Italie où la technique
du décollage fut longtemps l’apanage de Mimmo Rotella.
La communauté de langage des deux artistes fut pour un
temps un obstacle à la reconnaissance de l’affichiste français. Dans cette foire se confrontaient les deux manières
qui s’imposaient dans leur différence et leur singularité.
L’évidence de leur particularisme est aujourd’hui implicite
et tous admettent la conscience et la rigueur qui président
à l’œuvre de Villeglé.
Cette exposition fut l’occasion de divulguer au public milanais une réalisation unique dans la production de Villeglé: un bijou dessiné en lettres de l’alphabet sociopolitique
s’inspirant d’une sculpture STAR réalisée précédemment. Le
bracelet produit par le joaillier Filippini de Vérone est large
d’environ cinq cm et se porte comme un bracelet d’esclave,
il est en argent rehaussé de l’écriture STAR en or jaune. Cet
objet précieux adapte la typographie propre à l’artiste dans
une interprétation rare dans laquelle la symbolique du mot
déstructuré par le graphisme si particulier de l’auteur lui
confère une valeur à la fois luxueuse et énigmatique.
Cette interprétation du langage des signes dérobés à la
culture populaire graffitiste peut surprendre par le décalage qui existe entre la valeur contestatrice du signe en
contraste avec le symbole que représente un objet d’orfèvrerie dans l’inconscient de tout à chacun. Villeglé s’autorise désormais toute déclinaison de son alphabet qu’il veut
restituer comme écriture du monde sous des aspects les
plus divers qui vont de la sculpture au mobilier urbain, au
mobilier d’intérieur... Tel un tagueur l’artiste propose sa
version graphique d’un langage qui retrouve son usage banalisé en référence à la version qu’il découvrit sur les murs
du métro parisien en 1969.
Depuis 2006 il réfléchit au travail en volume. “J’ai changé
de technique – affirme-t-il –. Faire de la sculpture est un
autre métier. Un artiste doit être multiple, il doit savoir se
renouveler”. C’est ainsi que depuis 2007, il spatialise son
alphabet dans des sculptures emblématiques dont la symbolique raisonne tel un signal. Sa première réalisation, en
2007, est le mot YES, décliné en plusieurs dimensions, en
acier corten et en inox. Depuis, il multiplie les matériaux,
les supports et l’échelle de ses écritures dans l’espace, avec
un goût constant pour ce qui fait signe. En 2010 il dessine
pour la Galerie Agnellini Arte Moderna deux modèles illustratifs de sa technique: ART et STAR, qui furent réalisés en
bronze par l’atelier de Walter Vaghi à Garbagnate Milanese
en 2011. L’ensemble de son oeuvre sculptée, dont ces
deux exemples ART et STAR a fait l’objet d’une exposition
Jacques Villeglé. Sculptures proposée à Saint-Gratien en
2012 dans un parcours qui constituait une véritable exploration dans l’espace, au cœur de la matière, à travers cette
typographie originale, croisant les symboles monétaires,
religieux et politiques.
A Brescia notre activité trouva aussi un moment d’échange
inédit et insolite à l’occasion de l’inauguration du RistorArt
I Templari dont le concept est d’associer art et cuisine. La
vocation naturel du lieu est de proposer une rencontre entre
le raffinement d’une cuisine recherchée et le travail d’un
artiste à travers une exposition ou tout autre événement lié
à l’art. La fête d’ouverture du restaurant, le 12 décembre
2011, reçut le parrainage de Jacques Villeglé qui, à cette occasion, réalisa sur une des parois, une fresque sur le thème
du SATOR, thème privilégié de l’artiste, alors que sur les
murs étaient accrochés des décollages de différentes périodes. A cette même fête, accompagnée du fasteux dîner,
présidèrent les deux sculptures STAR et ART qui sont, avec
la fresque, les emblèmes de ce «resto-galerie». Ce type
d’évènements s’inscrit dans une dynamique qui permet au
travail de l’artiste d’atteindre un public qui n’a pas toujours
le temps ni même l’habitude de fréquenter galeries et musées, un repas étant parfois l’occasion d’éveiller une curiosité et de susciter un intérêt.
2011-2012: évènements collatéraux
L’engouement qu’a soulevé le travail de Jacques Villeglé
depuis le début de notre collaboration n’a cessé de croître
et il s’accompagne de demandes toujours croissantes de
la part de galeries indépendantes de notre activité, désireuses de présenter les œuvres de Villeglé dans leur ville.
C’est le cas de la Galerie Yvonne Arte Contemporanea de
Vicenza où, en avril-mai 2011, sont exposées quatre œuvres
sociopolitiques et environ une cinquante de décollages des
4. Jacques Villeglé, La Traversée Urbi & Orbi, Luna-Park Transédition, Paris,
2005, p. 178.
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83
annés soixante à deux mille, proposant “un parcours dans
les rues de Paris où le maître a ‘trouvé’ ses œuvres”, comme
le souligne le communiqué de presse. Un accrochage original montrait les tableaux suspendus au plafond, semblant
flotter dans l’espace. L’accueil de la ville fut chaleureux et
Jacques fut assailli de demande de dédicaces, jeu auquel
il se prête volontier, rédigeant toujours celles-ci dans son
alphabet sociopolitique.
Quelques mois plus tard, en octobre-novembre, c’est à Chiari, à la Galerie L’Incontro que les décollages sont présentés
au cours d’une exposition: Jacques Villeglé témoin de son
temps. Ce fut l’occasion de montrer pour la première fois
une table en acier émaillé, de production récente, déclinaison de l’alphabet sociopolitique, sur laquelle apparaissent
les noms des grands artistes du XXe siècle. Cette table basse
fait partie des objets que dessine Villeglé depuis quelques
temps et appartient à sa production de meubles et sculptures. Car en effet, toujours créatif et désireux de prolonger
son geste “pictural” il multiplie l’invention de supports susceptibles d’accueillir ses cryptogrammes, c’est ainsi qu’à
Paris il a conçu un abri-bus entièrement graffité de signes
sociopolitiques gravés dans le verre.
Au début de l’année 2012 nous retrouvons Villeglé à Padoue
au Centro Culturale Altinate - Museo San Gaetano, dans une
co-production de type institutionnel qui associe la Municipalité de Padoue, la Galerie Agnellini Arte Moderna et CD
Studio d’Arte. Cette importante initiative, comme à chaque
exposition de Villeglé, a vu l’implication de nombreuses
énergies et la participation enthousiaste des autorités, des
84
collectionneurs et du public toujours présent. Il faut en effet
rappeler que depuis quelques années Villeglé a su conquérir, grâce à sa disponibilité constante, un nombre toujours
croissant d’aficionados qui suivent assidûment son parcours, collectionnant parfois les œuvres mais chassant aussi les autographes et les dédicaces. Chaque exposition est
accompagnée d’une très longue séance de paraphes de catalogues à laquelle l’artiste se prête volontier. Padoue ne fit
pas exception et le succès de l’exposition fut considérable.
Le show était intitulé Jacques Villeglé. Lettere e frammenti
et sous-titré Un pecorso nella scrittura di Jacques Villeglé.
La rétrospective, qui privilégiait un choix de tableaux dans
lesquels le signe et la lettre constituaient l’élément structurant de l’image, comptait environ 150 pièces, appartenant
principalement à des collections privées et significatives
des diverses époques dont les dessins, rarement exposés,
d’un poème illisible de Camille Bryen intitulé Hepérile éclaté interprété par Villeglé selon une technique ultra-lettriste
et réalisé en 1953. La conférence de presse fut présidée
par l’assesseur à la Culture Andrea Colasio qui soulignait
la modernité d’un langage artistique aux implications urbaines et au caractère extrêmement contemporain. Après
un dîner animé qui réunissait les différents participants de
la manifestation et quelques invités parisiens, un groupe
de jeunes vidéastes, Roberto Fazio et Digital Network (produit par Scena Urbana), proposèrent un spectacle féerique
“afin de célébrer l’artiste français polymorphe” (selon leur
expression). Ils projetèrent sur la façade du Palazzo del Capitaniato une réalisation composée de déchirures d’images
vidéo, à la façon des lacérations d’affiches, rythmée par une
musique suggestive qui fonctionnait en superposition des
séquences visuelles. En résultait un feu d’artifice de son et
d’images sur fond d’une architecture construite par Andrea
Palladio en 1565. Le choix du lieu particulièrement approprié soulignait à la fois le passage du temps et l’éternité du
geste créatif.
Toute cette aventure a permis de conforter la présence de
l’artiste dans notre pays où sa notoriété a tardé a s’affirmer.
Des liens importants s’étaient pourtant créés au cours des
années à travers le développement du mouvement nouveau
réaliste en Italie. En effet la présence de Villeglé dans ces
expositions qui célèbraient une nouvelle tendance riche de
promesses s’est illustrée dès 1960 à la Galerie Apollinaire,
dirigée par Guido Le Noci, lors de la première exposition
consacrée au groupe, réduit certes, mais déjà affirmé dans
sa démarche révolutionnaire. En 1962 Guido Le Noci réitère
en présentant cette fois Dufrêne, Hains, Rotella et Villeglé,
affirmant ainsi l’entité des affichistes.
En 1963-1964 ce fut la galerie d’Arturo Schwarz à Milan qui
accueillit les quatre “rapitori”, consolidant ainsi l’existence
du groupe des affichistes, dans une présentation de Pierre
Restany: L’affiche lacérée, élément de base de la réalité
urbaine. La reconnaissance de ces jeunes artistes ‘d’avantgarde’ par le marchand milanais, de notoriété déjà affirmée,
constitua un tremplin notable à leur célébrité grandissante.
L’Italie, prête à croire dans le choix de ce gourou de réputation internationale, adopta les affichistes, soutenant d’abord
Mimmo Rotella, le représentant italien d’une démarche dont
il fut alors le principal bénéficiaire.
L’année 1970 est marquée la manifestation de L’Ultima
Cena, dernière salve du groupe du nouveau réalisme, organisée à Milan sur l’initiative de la Municipalité. La ville
accueillit expositions et performances dans un délire explosif qui connut un succès populaire exceptionnel, conférant
à tous les membres du groupe une reconnaissance européenne inoubliable. Les œuvres étaient montrée à la Rotonda di via Bessana où Villeglé présentait, entre autres, Ach
Alma Manetro (1949), “Oui” - Rue Notre-Dame-des-Champs
(1958), Tapis Maillot (1959), Rue Beaubourg (1960).
En 1976 le Studio Sant’Andrea de Milan présente les derniers décollages. A Naples en 1977 la Galerie Il Centro propose une exposition des quatre affichistes, plus Wolf Vostell.
Au cours des années quatre-vingt et quatre-vingt-dix la présence de Villeglé est moins notable. Quelques expositions,
à Milan, Galerie Bellora (1989) et Fonte d’Abisso (1990),
à Livourne, Galerie Peccolo (1989), constituent un témoignage plus sporadique de la présence de Villeglé en Italie,
alors que sa carrière s’intensifie en France, en Belgique, en
Allemagne et aux Etats-Unis.
Les années deux mille l’ont ramené en Italie qui aujourd’hui
le célèbre à l’égal des plus grands. Sa présence continue,
depuis 2005, sur la scène contemporaine entretient une
demande toujours croissante de la part des collectionneurs
et confirme l’intérêt d’un public désireux de le connaître.
L’itinéraire de la Galerie Agnellini Arte Moderna s’inscrit
donc dans la carrière de Jacques Villeglé qui depuis une
85
vingtaine d’années a pris une envolée internationale. Après
une longue période de maturation et de sédimentation
d’une expérience artistique, obstinée et continue, son travail a reçu hommages et reconnaissance dans le monde
entier, notamment aux Etats-Unis où une de ses œuvres
figure dans la collection du Museum of Modern Art. En 1988,
122 Rue du Temple, 1968 est entrée dans les collections du
célèbre musée new-yorkais et en 2004, lors de l’inauguration du MoMA agrandi, Jacques Villeglé était le seul créateur
européen vivant accroché dans la salle dédiée au pop art!
Ainsi le plus célèbre musée d’art moderne d’Amérique rendait-il hommage à cet homme hors pair dont le parcours est
indissociable de l’histoire de l’art contemporain français. Il
en est actuellement un des ses représentants majeurs au
niveau international.
86
LE OPERE
Les œuvres
89
Rue Villaret de Joyeuse
13 juillet 1961
Manifesti strappati applicati su tela
Affiches lacérées marouflées sur toile
53,8 x 38,8 cm
90
91
Rue René Boulanger
Janvier 1961
Manifesti strappati applicati su tela
Affiches lacérées marouflées sur toile
34 x 49,5 cm
92
93
Rue des Haudriettes
18 juin 1961
Manifesti strappati applicati su tela
Affiches lacérées marouflées sur toile
20,4 x 16,3 cm
94
95
La Verticale de la Biennale
1961
Manifesti strappati applicati su tela
Affiches lacérées marouflées sur toile
25,2 x 20 cm
96
97
Rue Poujade
20 janvier1962
Manifesti strappati applicati su tela
Affiches lacérées marouflées sur toile
44 x 78,5 cm
98
99
Rue Pavée
1962
Manifesti strappati applicati su tela
Affiches lacérées marouflées sur toile
25,5 x 17 cm
100
101
Rue Sisley
9 septembre 1963
Manifesti strappati applicati su tela
Affiches lacérées marouflées sur toile
68,6 x 45 cm
102
103
Rue Brisemiche (Mat 94)
4 mai 1963
Manifesti strappati applicati su tela
Affiches lacérées marouflées sur toile
50,6 x 22 cm
104
105
Rue du Maure
Janvier 1963
Manifesti strappati applicati su tela
Affiches lacérées marouflées sur toile
23,5 x 32 cm
106
107
Aubervilliers
Septembre 1963
Manifesti strappati applicati su tela
Affiches lacérées marouflées sur toile
26 x 37,2 cm
108
109
Saint-Denis
Septembre 1963
Manifesti strappati applicati su tela
Affiches lacérées marouflées sur toile
22 x 16,8 cm
110
111
Boulevard Hervé Morvan
7 juin 1964
Manifesti strappati applicati su tela
Affiches lacérées marouflées sur toile
46,5 x 63,7 cm
112
113
Rue Bréa
Mai 1964
Manifesti strappati applicati su tela
Affiches lacérées marouflées sur toile
34,8 x 47 cm
114
115
Impasse Pasquet
13 novembre 1964
Manifesti strappati applicati su tela
Affiches lacérées marouflées sur toile
60 x 26 cm
116
117
Rue de Seine
Septembre 1964
Manifesti strappati applicati su tela
Affiches lacérées marouflées sur toile
38,2 x 46,9 cm
118
119
Ruelle de la Succession
Juin 1964
Manifesti strappati applicati su tela
Affiches lacérées marouflées sur toile
25 x 25 cm
120
121
Métro Mabillon
Septembre 1964
Manifesti strappati applicati su tela
Affiches lacérées marouflées sur toile
24 x 18 cm
122
123
Quai des Célestins
20 mars 1965
Manifesti strappati applicati su tela
Affiches lacérées marouflées sur toile
111,8 x 130,3 cm
124
125
Rue de Vaugirard
17 février 1965
Manifesti strappati applicati su tela
Affiches lacérées marouflées sur toile
27,2 x 67,5 cm
126
127
Clamart
11 avril 1965
Manifesti strappati applicati su tela
Affiches lacérées marouflées sur toile
39,5 x 77 cm
128
129
Rue Chapon
23 mai 1965
Manifesti strappati applicati su tela
Affiches lacérées marouflées sur toile
35,5 x 23 cm
130
131
Rue des Haudriettes (3e)
21 septembre 1965
Manifesti strappati applicati su tela
Affiches lacérées marouflées sur toile
14 x 18 cm
132
133
C.C. 240.32
Septembre 1965
Manifesti strappati applicati su tela
Affiches lacérées marouflées sur toile
29,3 x 22 cm
134
135
Métro
Novembre 1965
Manifesti strappati applicati su tela
Affiches lacérées marouflées sur toile
19,2 x 27,8 cm
136
137
Les Surlendemains
Décembre 1965
Manifesti strappati applicati su tela
Affiches lacérées marouflées sur toile
22 x 20 cm
138
139
Impasse de la Compression
8 septembre 1967
Manifesti strappati applicati su tela
Affiches lacérées marouflées sur toile
46 x 55 cm
140
141
122, Rue du Temple
Novembre 1968
Manifesti strappati applicati su tela
Affiches lacérées marouflées sur toile
36,7 x 28,6 cm
142
143
Rue Pastourelle
Août 1968
Manifesti strappati applicati su tela
Affiches lacérées marouflées sur toile
22,7 x 16,5 cm
144
145
Rue du Temple
1969
Manifesti strappati applicati su tela
Affiches lacérées marouflées sur toile
26 x 26,5 cm
146
147
Rue Rampal
1972
Manifesti strappati applicati su masonite
Affiches lacérées marouflées sur Isorel
35,5 x 59 cm
148
149
Boulevard de la Gare
1973
Manifesti strappati applicati su tela
Affiches lacérées marouflées sur toile
87 x 137,5 cm
150
151
Rue Brantôme
31 octobre 1974
Manifesti strappati applicati su tela
Affiches lacérées marouflées sur toile
64,2 x 27 cm
152
153
Rue Chéret - Créteil
Mars 1975
Manifesti strappati applicati su tela
Affiches lacérées marouflées sur toile
51 x 62 cm
154
155
Rue de La Reynie
Octobre 1975
Manifesti strappati applicati su tela
Affiches lacérées marouflées sur toile
68 x 48 cm
156
157
Rue de l’Internationale
Décembre 1976
Manifesti strappati applicati su tela
Affiches lacérées marouflées sur toile
33,5 x 47,5 cm
158
159
Quai de Granelle
Février 1977
Manifesti strappati applicati su tela
Affiches lacérées marouflées sur toile
24,5 x 44,5 cm
160
161
Rue de Vaugirard
Mars 1977
Manifesti strappati applicati su tela
Affiches lacérées marouflées sur toile
29 x 35,5 cm
162
163
Affiche de métro
17 avril 1977
Manifesti strappati applicati su tela
Affiches lacérées marouflées sur toile
57 x 38 cm
164
165
RATP
Août 1977
Manifesti strappati applicati su tela
Affiches lacérées marouflées sur toile
52,8 x 27 cm
166
167
Rue de Poitou
1978
Manifesti strappati applicati su tela
Affiches lacérées marouflées sur toile
62 x 81 cm
168
169
Rue Saint-Martin
18 mars 1979
Manifesti strappati applicati su tela
Affiches lacérées marouflées sur toile
55 x 38 cm
170
171
112 Boulevard Haussmann
1988
Manifesti strappati applicati su tela
Affiches lacérées marouflées sur toile
310 x 284 cm
172
173
Rue de Provence
Avril 1988
Manifesti strappati applicati su tela
Affiches lacérées marouflées sur toile
130 x 162 cm
174
175
Avenue de la Gare
1989
Manifesti strappati applicati su tela
Affiches lacérées marouflées sur toile
30 x 25 cm
176
177
Quai d’Issy-les-Moulineaux
28 janvier 1991
Manifesti strappati applicati su tela
Affiches lacérées marouflées sur toile
100 x 81 cm
178
179
Quai du Président Roosvelt
8 mars 1991
Manifesti strappati applicati su tela
Affiches lacérées marouflées sur toile
116 x 89 cm.
180
181
Bagneux
1991
Manifesti strappati applicati su tela
Affiches lacérées marouflées sur toile
35 x 44,5 cm
182
183
Quai de la Gare
1992
Manifesti strappati applicati su tela
Affiches lacérées marouflées sur toile
41 x 47 cm
184
185
Turin
1992
Manifesti strappati applicati su tela
Affiches lacérées marouflées sur toile
41 x 33 cm
186
187
Rue de Gigant - Nantes
1994
Manifesti strappati applicati su tela
Affiches lacérées marouflées sur toile
130 x 89 cm
188
189
Lycée de Jeunes Filles
6 août 1998
Manifesti strappati applicati su tela
Affiches lacérées marouflées sur toile
108 x 131,5 cm
190
191
Le Carré magique
Décembre 2003
Pastelli a olio su carta intelata
Pastel gras sur papier entoilé
42 x 29,5 cm
192
193
L’Art est fait par tous et non par un - Lautréamont
2003
Pastelli a olio su carta intelata
Pastel gras sur papier entoilé
42 x 29,7 cm
194
195
Centenaire de L’Humanité
Avril 2004
Pastelli a olio su tela
Pastel gras sur toile
200 x 300 cm
196
197
Bernard Frank
15 novembre 2006
Collage, pastelli a olio e bomboletta spray su tela
Collage, pastel gras et bombage sur toile
75 x 55 cm
198
199
Octavio Paz
2006
Pastelli a olio su carta intelata
Pastel gras sur papier entoilé
65 x 50 cm
200
201
Opération quimpéroise - Braden
Le Quartier 2006
Manifesti strappati applicati su tela
Affiches lacérées marouflées sur toile
60 x 39,5 cm
202
203
Art
2010
Scultura in bronzo patinato e inserti in bronzo dorato
Bronze patiné et poli avec insertions de bronze doré
49,5 x 97 x 7,5 cm
204
205
Star
2010
Scultura in bronzo patinato e inserti in bronzo dorato
Bronze patiné et poli avec insertions de bronze doré
63 x 97 x 10,5 cm
206
207
Malévitch
2011
Lamiera smaltata da serigafia a colore
Plaque en acier émaillé par tirage sérigraphique couleur
130,1 x 75,5 x 4,5 cm
208
209
APPARATI
Annexes
211
Note biografiche
Jacques Villeglé nasce a Quimper (Finistère, in Bretagna) il
27 marzo 1926.
A Vannes (dipartimento di Morbihan, in Bretagna), dove risiede dal 1934, Villeglé scopre, nel giugno 1943, l’Anthologie de la peinture de 1906 à nos jours (Ed. Montaigne, Parigi,
1927) di Maurice Raynal, che fino alla fine della guerra sarà
la sua principale fonte d’informazione sulla pittura contemporanea. Tra le opere riprodotte, in bianco e nero, un Miró lo
sconcerta in modo particolare per l’indeterminatezza della
macchia lanuginosa centrale e per la disinvoltura, leggerissima, del grafismo. In questo periodo Villeglé lavora presso lo
studio di un architetto abbastanza tradizionalista; tuttavia,
grazie a una monografia e a una biografia di Le Corbusier,
prende coscienza del fatto che anche l’urbanistica sta attraversando un’evoluzione che egli ignorava completamente.
Nel febbraio 1944 Villeglé soggiorna per un breve periodo nella Parigi occupata: i quadri esposti nelle gallerie lo deludono.
Al suo ritorno legge Guignol’s Band di L.F. Céline, e quel testo
lo converte alla letteratura di Drieu La Rochelle, che a quel
tempo godeva di un enorme consenso del pubblico. A settembre Villeglé si iscrive all’Ecole des Beaux-Arts di Rennes.
Alla fine di gennaio del 1945 nasce l’amicizia con Raymond
Hains, anche lui iscritto all’Ecole des Beaux-Arts (sezione
scultura), fino a Pasqua però, quando decide di ritirarsi. Poco
dopo, anche Villeglé fa domanda di ammissione all’Ecole
Nationale Supérieure d’Architecture.
Con Etapes de la peinture française contemporaine depuis
le cubisme 1911-1944 di Bernard Dorival, Villeglé apprende – nonostante le reticenze dell’autore, che era professore
212
all’Ecole du Louvre – le nozioni dell’automatismo psichico
surrealista. Lo spirito di questo libro, fortemente intriso della
“prudenza contadina e borghese” dell’anti-intellettualismo
vichista – che rifiutava, per un umanesimo figurativo, “tanto l’astrazione dell’avanguardia quanto il sogno del surrealismo” –, prefigurava lo statismo culturale della Quarta
Repubblica, ripiegata sul “genio pittorico francese” e sul
rispetto del “disordine stabilito”, come lo definiva all’epoca
Emmanuel Mounier.
Dopo aver lavorato quattro mesi presso lo studio di un architetto di Saint-Malo, nel gennaio del 1947 Villeglé si iscrive
all’Ecole des Beaux-Arts di Nantes. Risiede dapprima in rue
du Bocage, vicino all’ospedale militare dove, tempo addietro, André Breton ha conosciuto Jacques Vaché. Un aneddoto
di cui Villeglé verrà a conoscenza poco tempo dopo leggendo l’Histoire du surréalisme di Maurice Nadeau. È questo il
periodo in cui Villeglé approfondisce le sue conoscenze sul
caso oggettivo e sulla scrittura automatica.
In aprile Villeglé viene ammesso all’Ecole Nationale
Supérieure des Beaux-Arts (sezione architettura).
Durante le vacanze a Saint-Malo inizia a raccogliere objets
trouvés: fili di ferro o residui del “mur de l’Atlantique” che,
senza il minimo intervento da parte dell’artista, costituiscono già delle vere e proprie pitture o sculture.
In dicembre Villeglé e Hains visitano in modo sistematico tutte le gallerie di Parigi per sapere “chi è chi”, “chi fa
cosa”, “chi espone chi” ecc. Durante questa ricognizione i
due artisti incontrano Colette Allendy (1895-1960), la vedova del Dott. René Allendy (1889-1942), che dirigeva allora
una galleria in rue de l’Assomption n. 67, a Auteuil. In quel
momento la galleria ospitava una mostra di disegni di Arp,
Kandinsky, Magnelli e Miró.
1948-1949. Villeglé fa avanti e indietro fra Nantes e Parigi. A
settembre conosce il poeta Camille Bryen (1907-1977), originario della “città del ponte trasbordatore e dell’angoscia
nantese”; con lui frequenta Wols alla Pergola, alla Rôtisserie
Saint-Germain o alla Rhumerie Martiniquaise.
Nel febbraio del 1949 Villeglé realizza con Hains Ach Alma
Manetro, la prima affiche lacerata.
A dicembre Villeglé lascia definitivamente Nantes e si trasferisce a Parigi, abbandonando, senza alcun rimpianto, gli
studi in architettura. “Intenzionalmente” – “intenzione” nel
senso husserliano del termine di “visione” – limita il suo procedimento appropriativo ai soli manifesti lacerati.
1950-1954. Dopo un breve apprendistato a Nancy presso gli
Ateliers de Maxéville di Jean Prouvé (1901-1984), il creatore
dei “murs-rideaux”, Villeglé partecipa alla messa a punto
delle lettere deflagrate – che Raymond Hains fotografava già
dal 1947 servendosi di una trama di vetro scanalato – e a diversi film tra cui Pénélope e Loi du 29 juillet 1881 o Défense
d’afficher. Uno stralcio di Pénélope sarà montato, nella
primavera del 1960, dall’équipe del Centre de Recherche
Image della RTF e divulgato con il titolo di Etude aux allures
– nome della composizione di musica concreta con cui Pierre
Schaeffer (1910-1995), l’allora direttore del Centro, sonorizzò questo cortometraggio (12 min. circa, colori, 16 mm). Il
titolo Pénélope era stato inizialmente scelto da Villeglé per i
colori mediterranei del film e per le sue riprese ininterrotte.
Da vero “ad-hochista”, sugli scarti sovrapposti delle pellicole egli realizzerà dei graffiti utilizzando la china, che seccandosi andrà via via screpolandosi. Queste pellicole graffiate
verranno mostrate all’inizio degli anni ottanta in una mostra
al Centre Georges Pompidou di Parigi (Paris - Saint-Brieuc
1950-1952).
1° maggio 1952. Hepérile, il poema fonetico di Camille Bryen
edito da PAB (Pierre-André Benoît, 1922-1993), viene scelto per ufficializzare la deflagrazione della scrittura. Hepérile
éclaté, un piccolo volume dedicato a una fauna di ultra-lettere baiadere – ondine scanalate della nuova mitologia –, verrà
realizzato il 19 giugno 1953 in occasione di una mostra personale di Bryen alla Galerie Colette Allendy di Parigi.
A dicembre, Chez Moineau, in rue du Four 22, Hains e Villeglé
frequentano i lettristi dissidenti, tra cui Bull Dog Brau (19301985), Guy-Ernest Debord (1931-1994), Gil J Wolman (19291995), Jean-Michel Mension ecc. che avevano appena fondato la loro prima internazionale, premessa al situazionismo.
Nel febbraio 1954 Villeglé e Hains conoscono François Dufrêne
(1930-1982), del quale da otto anni seguivano le pubblicazioni
e i recital lettristi. Grazie a Dufrêne conoscono Yves Klein “il
Monocromo” (1928-1962), di ritorno dal Giappone.
Aprile-maggio 1957. Sfuggita ai dogmatismi degli astrattisti,
la galleria di Colette Allendy organizza la prima retrospettiva
delle affiches lacerate. A rendere possibile la mostra è Yves
Klein, che anticipa di otto giorni la chiusura della propria.
Tre critici commentano l’esposizione: Edmond Humeau, Le
lyrisme des murs su “Combat” del 5 giugno 1957; Michel
Courtois su “Arts” del 5 giugno 1957; e Pierre Restany su
213
“Cimaise” dell’ottobre 1957. Durante il vernissage della mostra Villeglé incontra per la prima volta Gérard Deschamps
(all’epoca diciannovenne), un frequentatore abituale della
galleria dove tra l’altro aveva già esposto.
Rendendosi conto che critica e pubblico non avevano colto il
nuovo atteggiamento pittorico introdotto dai manifesti lacerati, così come venivano strappati dai muri o dalle palizzate,
Villeglé fa il punto sulla lacerazione in quanto “manifestazione spontanea” in un articolo intitolato Des réalités collectives, pubblicato nel maggio del 1958 in “Grâmmes”, rivista provocatoriamente sottotitolata “ultra-lettrista”. Isidore
Isou risponderà alla provocazione sulla rivista di Maurice
Lemaître “Poésie Nouvelle”.
Conclusa una prima vendita di affiches lacerate di piccolo
formato, nel febbraio del 1959 Dufrêne invita Villeglé a presentare il suo lavoro – dove nel frattempo aveva preso forma il “Lacéré Anonyme” – nell’atelier di suo padre, in rue
Vercingétorix. La manifestazione ha luogo a giugno. Sorta di
personaggio mitico, il Lacerato Anonimo nasce dalla credenza
in una creazione collettiva. Così come le cattedrali sarebbero
state costruite da una volontà comune, per slancio popolare.
E così come, secondo Vico, Omero personifica il popolo greco, il Lacerato Anonimo rappresenta l’insieme dei laceratori
sconosciuti. È la rimessa in questione dell’artista interprete
dell’animo popolare e intermediario dell’inconscio collettivo.
Nel mese di ottobre alcune affiches lacerate, un monocromo
blu e una “macchina per dipingere”, disseminati all’interno e
all’esterno del Musée Municipal d’Art Moderne de la Ville de
Paris, creano i tre luoghi evenemenziali della prima edizione
214
della Biennale des Jeunes. Tre luoghi che il nuovo incaricato
agli Affari Culturali André Malraux ridurrà a due. Ricordando
la sua visita alla mostra il giorno dell’inaugurazione, Malraux
si dimentica infatti di Klein, menzionando invece la minacciosa macchina di Tinguely (1925-1991), che per poco non
lo aveva sporcato di pittura, e le “affiches lacerate, i più
insidiosi ready-made”. Malraux racconterà questa sua esperienza a Picasso nel libro La tête d’obsidienne (Gallimard,
Parigi, 1974, p. 141).
Nel corso dell’anno esce il libro Sur Marcel Duchamp di
Robert Lebel (1904-1986): le affiches lacerate, che fino a
quel momento erano stati impropriamente assimilati al collage, saranno d’ora in poi identificati come ready-made. E
i “rapitori di manifesti” dovranno faticare non poco per far
capire quanto l’influenza duchampiana fosse stata assolutamente secondaria nell’elaborazione dell’affiche lacerata.
In risposta alle nuove tendenze emerse dalla prima Biennale
di Parigi e grazie all’intermediazione di Alain Jouffroy, nel
febbraio del 1960 viene affidata a François Dufrêne una sala
del Salon Comparaisons. Dufrêne presenta il lavoro degli “affichistes” accanto ad alcuni “assemblagisti”, a una giovane
croûtiste, ad alcuni espressionisti barocchi e ad alcuni artisti
sperimentali che lavoravano sullo spazio e sul movimento.
Ursula Girardon (1926-1989), boulevard Pasteur, è il primo
intermediario a concludere la vendita di un’affiche lacerata.
Villeglé accompagna Dufrêne negli studi-laboratori di Pierre
Henry, in rue Cardinet 80. Su incoraggiamento di Jouffroy,
tra i due inizia una collaborazione tecnologica-criritmica.
Ad aprile, a Milano, il giovane critico ventinovenne Pierre
Restany coglie il particolare momento storico per redigere
il primo manifesto del nouveau réalisme e organizzare, alla
Galleria Apollinaire, la mostra Baptême de l’appropriation,
che legittima a tutti gli effetti l’intuizione avuta dal critico
osservando le opere di Yves Klein, Jean Tinguely, Raymond
Hains, François Dufrêne e Jacques Villeglé all’epoca della
Biennale. A questo gruppo iniziale si aggiungerà Arman,
amico di Restany. Sei mesi dopo, il 27 ottobre 1960, a Parigi,
nell’appartamento di Yves Klein, il gruppo riunito da Restany
firma la dichiarazione costitutiva dei nouveaux réalistes. Di
passaggio a Parigi, a dicembre Mimmo Rotella fa visita ai
“rapitori di manifesti”, che allora esponevano per la prima
volta con il gruppo dei nouveaux réalistes al Festival d’Avantgarde, nel Padiglione americano alla Porte de Versailles.
Nel 1961 Villeglé subentra a Dufrêne al Salon Comparaisons
(gli verrà riservata una sala fino al 1968): egli invita, oltre ai
nouveaux réalistes, alcuni giovani artisti pop americani ed
europei, oltre a diversi rappresentanti parigini dell’arte povera, dell’école de Nice, del lettrismo, della mec art, Poulet
20 NF e gli “objecteurs”; insomma, tutti artisti marginali, o
il cui lavoro non corrispondeva alle direttive degli altri organizzatori. La presenza di Villeglé all’interno del comitato
direttivo del Salone stimola il gruppo dei “pittori della realtà”: i soggetti delle loro opere passeranno, nell’arco di duetre anni, dalla natura morta (ancora come veniva intesa nel
XVII secolo) ai pastiches urbani del nouveau réalisme, senza
però snaturarsi, rimanendo comunque fedeli ai canoni accademici e al cavalletto, rispettosi del lavoro in quanto tale e,
naturalmente, non abbandonando mai la pittura.
Nel 1967, prima di dimettersi dal suo incarico al Salon
Comparaisons, di cui non condivideva le posizioni tradizionaliste, Villeglé proporrà, assieme a Jean-Louis Brau, di
predisporre per il Salone dell’aprile 1968 una “sala hippie”,
dove non sarebbe stata esposta nessuna opera plastica.
Una proiezione di diapositive ricorderà l’originaria destinazione del luogo, da sempre riservato alla pittura.
17 maggio 1961. A Parigi, apertura della Galerie J in rue
Montfaucon. Primo contratto.
1961-1963. Nonostante la dichiarata presa di posizione in
merito al primato del “rapire” sul “fare”, il gruppo dei cosiddetti “affichistes”, per distinguerli dagli altri nouveaux réalistes, viene paradossalmente invitato prima all’esposizione
The Art of Assemblage (New York, Dallas e San Francisco), poi
a quella intitolata 50 ans de collage (Saint-Etienne e Parigi).
Nel 1963 Robert Lebel e Alain Jouffroy fanno il punto sulla
distinzione fra “collage” e “oggetto” in una mostra presso
una galleria effimera a Saint-Germain-des-Prés.
1963-1964. Mostre personali alle gallerie J di Parigi e Ad
Libitum di Anversa. Il direttore del Kaiser Wilhelm Museum di
Krefeld, Paul Wember, acquista un’affiche ad Anversa, incoraggiando inoltre il primo acquisto, europeo e istituzionale, di
opere di Dufrêne e Hains.
Mostre dei quattro “rapitori” presentate da Pierre Restany
presso la galleria di Arturo Schwarz a Milano (L’affiche lacérée, élément de base de la réalité urbaine) e la Gres
Gallery di Chicago.
Nel maggio 1965 alcune affiches di un ballo (firmati Mathieu
e lacerati) offrono a Villeglé l’occasione di elaborare un pri-
215
mo lavoro tematico. Contro l’appropriazione che lo ha preceduto, il laceratore va al cuore purpureo del grafismo, mettendo a nudo, con tre colpi di rasoio, una macchia-scudo di
sabbia. A destra: volti. A sinistra: una fila uguale con una
punta triangolare all’inglese. L’insieme di queste affiches
viene esposto nel febbraio del 1967 da Jacqueline Ranson,
in rue Furstenberg, con il titolo De Mathieu à Mahé.
Ad agosto Villeglé inizia a redigere Lacéré Anonyme o Urbi
& Orbi, dove argomenta la rilettura moderna dei miti tradizionali e l’ambiguità che essa comporta quando il colpo di
fulmine diventa criterio di creazione. Inoltre Villeglé descrive
come il suo collezionare i manifesti lacerati lo abbia fatto
diventare lui stesso una “personalità lacerata”.
Grazie alla mediazione del patafisico Noël Arnaud, il 20 ottobre Villeglé entra in contatto con Léo Malet (1909-1996), ex
surrealista, romanziere, nonché il padre del personaggio di
Nestor Burma (detective privato). Già negli anni trenta Malet
si era immaginato una forma di “décollage direzionato” per
realizzare oggetti “psico-atmosferici-anamorfici”.
Con l’intenzione, non poco maliziosa, di stilare il catalogo
ragionato dell’opera dell’Oberdada Johannes Baader (18751954), il 9 novembre 1968 Villeglé incontra Carola GiedionWelcker al Café Odéon di Zurigo. In seguito, dopo la pubblicazione di un articolo sulla rivista “Leonardo”, farà visita a
César Domela (22 aprile 1969), a Raoul Hausmann (17 maggio), a Herta Wescher (29 maggio), a Poupart-Lieussou (7
giugno) e a Jefim Jef Golyschev (16 giugno).
Le mostre del nouveau réalisme e della pop art – primi bilanci dell’attività artistica degli anni sessanta – e, in segui-
216
to, quelle del décollage si susseguono a La Haye, Vienna,
Berlino, Krefeld, Anversa e Milano.
28 febbraio 1969. Nixon fa visita a Charles de Gaulle. Sulle
pareti di un corridoio della metropolitana Villeglé vede le tre
frecce del vecchio Partito socialista, la croce gaulliana, la
svastica nazista, la croce celtica inscritte nella “O” dei movimenti Jeune Nation, Ordre Nouveau, Occident ecc. E ancora, le tre frecce dinamiche, timoniere e pavloviane di Serge
Tchakhotine a indicare, senza altro commento, il nome del
presidente americano.
6-7 maggio. In occasione della manifestazione Liberté de
parole, organizzata da J.J. Lebel, il primo grafismo sociopolitico viene esposto al Théâtre du Vieux-Colombier. Poco
tempo dopo sarà pubblicato dagli editori milanesi ed esposto assieme a una “valigia nouveau réaliste”.
Agosto 1970. Inizia la redazione del catalogo ragionato dell’opera di Villeglé. Tra il 1983 e il 1988, a occuparsi del catalogo
sarà Françoise-Julie Piriou, allora studentessa all’Università
dell’Alta Bretagna, sotto la direzione di Jean-Marc Poinsot.
Ottobre-novembre. Decimo anniversario del nouveau réalisme alla Galerie Mathias Fels (Parigi) e Rotonda di via
Besana (Milano).
Il critico Otto Hahn (1935-1996) pubblica sulla rivista “VH
101”, n. 3, alcuni brani tratti dal Lacéré Anonyme con il titolo Le flâneur aux palissades de la manifestation spontanée.
Prima acquisizione ufficiale in Francia di un’affiche di Villeglé
ad opera del Fonds National d’Art Contemporain.
1971-1972. Staatsgalerie di Stoccarda: prima esposizione
museale interamente dedicata alle affiches lacerate. La pre-
fazione del catalogo è di Johannes Cladders, futuro direttore
del Museo di Mönchengladbach, il quale, in occasione dell’inaugurazione del museo – nel 1981 – dedicherà una sala
alle opere dei tre affichistes parigini. Carl André realizza il
pavimento della sala.
Retrospettiva di Villeglé al Moderna Museet di Stoccolma e
al Museum Haus Lange di Krefeld.
Mostre personali a Colonia: da Michael Werner e alla Galerie
Der Spiegel, diretta da Eva (1913-1988) e Hein Stünke
(1913-1994).
1974. Preannunciando la pubblicazione della prima versione del Lacéré Anonyme o Urbi & Orbi da parte del Musée
National d’Art Moderne (luglio 1977), Villeglé ne anticipa alcuni brani sulle riviste “Apeïros” e “Alfabeta”, e nella collana
“Poquettes volantes” del “Daily Bull”.
Alla fine dell’anno inizia la realizzazione del film d’animazione
Un mythe dans la ville (29 min., colori, 16 mm). La colonna
sonora (Couper n’est pas jouer, 1969) è di Bernard Heidsieck.
Previa autorizzazione dell’artista, Villeglé utilizza la locandina
di una mostra che Jean Dubuffet farà affiggere, nell’aprile del
1976, nei quartieri Halles-Beaubourg-Marais, e un “libro impubblicabile” commissionato appositamente a Denise A. Aubertin.
1976-1977. Villeglé partecipa alla mostra itinerante
Panorama de l’art français 1960-1975, organizzata dall’AFAA (Association Française d’Action Artistique) e presentata
ad Atene, Ankara, Istanbul, Teheran, Baghdad, Damasco, Tel
Aviv, Tunisi, Rabat e Algeri.
1976-1981. Villeglé partecipa alle mostre Beautés volées al
Musée d’Art et d’Industrie di Saint-Etienne, Paris-New York
al Centre Georges Pompidou di Parigi, Dufrêne et Villeglé,
affiches lacérées al Centre Noroît di Arras, Bryen éclaté a
Nantes, Paris/Paris 1937-1957 al Centre Pompidou, WestKunst 1939-1970 a Colonia.
In occasione della seconda esposizione del gruppo degli affichistes alla Galerie Mathias Fels di Parigi (marzo-aprile),
Villeglé redige il testo in catalogo Commémoration de la loi
du 29 juillet 1881.
Michel Lancelot (1938-1996) dedica a Villeglé la trasmissione televisiva Loi du 29 juillet 1881, Villeglé (realizzazione
Georges Paumier, produzione Antenne 2, 20 min., colori, 16
mm).
Gennaio 1982. Les Présidentielles 81 vues par Villeglé, Centre
d’Art Contemporain J. & J. Donguy, rue de la Roquette, Parigi.
Febbraio-giugno. Guérilla des écritures: vari interventi su
aree riservate all’affissione nelle città di Rennes e Parigi
(con la collaborazione di Art Prospect, Bretagna).
Aprile 1985. Villeglé è a Rennes per commemorare il centenario dei primi scritti “ontogenici” di Jarry e della creazione di Ubu. Per celebrare l’anniversario del Retour de
l’Hourloupe (alias Bosse-de-nage) vengono organizzate due
mostre: la prima, alla Maison de la Culture, è presentata da
Bernard Lamarche-Vadel (1949-2000); la seconda (Les affichistes selon Villeglé), alla Galerie Art & Essai dell’Università
di Villejean, è presentata da Béatrice Salmon.
Luglio. Villeglé monta nuovamente su telaio, per esporli
nell’ottobre seguente, due affiches già presentate alla seconda Biennale des Jeunes di Parigi (1961) e rimasti in deposito per ventiquattro anni: uno sarà acquistato nel 1987 da
217
Claude Fournet per il Musée d’Art Moderne et Contemporain
di Nizza; l’altro, intitolato Carrefour Sèvres-Montparnasse
(3,19 x 8,10 metri), sarà esposto prima nella retrospettiva
Les nouveaux réalistes (Parigi, Mannheim e Winterthur) e
in seguito al Magasin di Grenoble (1988), al Kunstmarkt di
Colonia (1989), al MoMA di New York (High and Low, 1990),
al Ludwig Museum di Colonia (nella mostra Pop Art) e al
Centro de Arte Reina Sofía di Madrid nel 1992, al Centre
Pompidou di Parigi (Les années pop) nel 2001.
Villeglé crea un vero e proprio gruppo finanziario per realizzare il primo volume del catalogo ragionato della sua opera,
che viene pubblicato in occasione della mostra La peinture
dans la non-peinture (Nizza, dal luglio 1988; Tolosa, ottobre
1988; Colonia, 1989).
1989. Valérie Villeglé dà vita al Secrétariat Jacques Villeglé,
un organo preposto all’informatizzazione degli archivi e alla
redazione del catalogo ragionato dell’opera di Villeglé, che
conta a oggi sette volumi pubblicati.
Mostre personali al Centro Culturale d’Arte Bellora di Milano,
alla Galleria Peccolo di Livorno, alla Galerie Reckermann di
Colonia e alla Zabriskie Gallery di New York.
1990. Esce il volume Villeglé. La présentation en jugement
di Bernard Lamarche-Vadel (Marval, Parigi).
Nel 1991, grazie agli addetti culturali della Regione Nord Pas-de- Calais e alla tenacia dello stampatore Alain Buyse,
vengono organizzate le prime mostre “decentralizzatrici” a
Lille e a Douai.
1994. Villeglé viene invitato da Franz W. Kaiser al Museum
Paleis Lange Voorhout dell’Aia nell’ambito di una serie di
218
mostre personali di arte contemporanea francese organizzate dall’AFAA.
1995. Esce il volume Un homme sans métier, Jannink, Parigi.
28-29 settembre. Su iniziativa della DAP viene proiettato
un film su Villeglé nell’ambito degli “Archives du XXe Siècle”
(film coprodotto da Terra Luna, realizzato da Fabrice Maze,
con un’intervista a cura di Philippe Piguet).
1996. Retrospettiva al Centre d’Art Contemporain BouvetLadubay di Saumur, con un’intervista a cura di Geneviève
Nevejan.
1997. Esce il volume Carrefour politique (Vers les Arts,
Calignac).
Inizio di una nuova serie tematica dedicata alla musica amplificata. Prima mostra di Villeglé al Carré d’Art di Bayonne
(maggio-giugno 1998), presentata da Marie Albet.
1997-1998. Villeglé partecipa alle mostre dei nouveaux réalistes a Parigi (Galerie Georges-Philippe & Nathalie Vallois;
pubblicazione del libro di Catherine Francblin), Colonia
(Museum Ludwig), Vence (Notre-Dame des Fleurs), Esslingen
(Villa Merkel), Milano (Fonte d’Abisso Arte) e Nizza (MAMAC).
1998. Esce il volume Liens et lieux, Galerie Départementale
du Douven, Locquémeau, prefazione di Annie Goëdard-Le
Goff.
Novembre. Retrospettiva alla Alan Koppel Gallery di Chicago,
organizzata in collaborazione con Chloé R. Ziegler (prefazione di Simon Anderson, intervista di Annette Ferrara).
1999. Mostre personali a: Colonia, Galerie Der Spiegel,
Double message; Parigi, Galerie Georges-Philippe & Nathalie
Vallois, prima mostra tematica, Mots 1949-1996, presenta-
ta da Catherine Millet; Poitiers, Confort Moderne, Villeglé, la
musique amplifiée, presentata da Dominique Truco, François
Dagognet, Alain Jouffroy e Pierre Restany; Ginevra, Galerie
Sonia Zannettacci; New York, Ubu Gallery, Rétrospective
1959-1998; Los Angeles, Shoshana Wayne Gallery; Mérignac,
Vieille Eglise Saint-Vincent, Villeglé techno-rapt, presentata
da Dominique Dussol.
Pubblicazione di Cheminements 1943-1959 (Jean-Pierre
Huguet/ “Les Sept Collines”, Saint-Julien-Molin-Molette).
2000. Micropolitiques, Le Magasin, Grenoble. Mostre personali alla Cité de la Musique di Parigi (prefazione in catalogo
di Catherine Francblin) e alla Galerie Lucien Schweitzer del
Lussemburgo.
2001. Villeglé viene invitato dal FRAC (Fonds Régional d’Art
Contemporain) della Corsica alla mostra Décentralisation 3,
a Corte.
Mostre personali a: Londra, James Mayor Gallery; Parigi,
Galerie Georges-Philippe & Nathalie Vallois, seconda mostra tematica, Images 1958-1991, presentata da Catherine
Francblin; Los Angeles, Chac Mool Gallery; Ginevra, Galerie
Sonia Zannettacci; Chicago, Alan Koppel Gallery.
Odile Felgine, biografa di Roger Caillois e Victoria Ocampo,
dedica a Villeglé una monografia (Ides et Calendes,
Neuchâtel).
2002. Esposizioni a La Briantais, Saint-Malo, Lille. Creazione,
assieme a Ferdinando Botto Poala, dello spazio AE (stoffe e abiti) e realizzazione del CD-Rom Jacques Villeglé.
Catalogue raisonné.
2003. Mostre personali a: Poitiers, Musée Sainte-Croix,
Alphabet socio-politique; Vannes, Musée de la Cohue; Parigi,
Galerie Georges-Philippe & Nathalie Vallois, terza mostra tematica, Sans lettre ni figure 1951-1968, presentata da Hans
Ulrich Obrist e Robert Fleck.
A febbraio la Città di Buenos Aires invita Villeglé a intervenire presso il Centro Cultural Recoleta.
2004. Realizzazione di due arazzi presso l’atelier André
Magnat (Aubusson) e l’atelier Pinton (Felletin), destinati ai
musei di Cognac.
2005. Esce il volume La traversée Urbi & Orbi, Transéditions,
Parigi. Mostre personali a: Orchies, Maison de la Chicorée;
Ginevra, Galerie Sonia Zannettacci; Metz, Arsenal; Parigi,
Galerie Georges-Philippe & Nathalie Vallois, quarta mostra tematica, Politiques 1957-1991, prefazione di Nicolas Bourriaud.
2006. Mostre personali a: San Francisco, Modernism;
Chicago, Alan Koppel Gallery; Quimper, Le Quartier; Knokkele-Zoute e Art Köln, Guy Pieters Gallery; Milano, Galleria
Tonelli; Monaco, Incognito; Valencia, Museo della Città.
2007. Mostre personali a: Parigi, Galerie Georges-Philippe &
Nathalie Vallois, quinta mostra tematica, La lettre lacérée;
Padova, Vecchiato New Art Galleries; Art Paris, Guy Pieters
Gallery; Lussemburgo, Galerie Lucien Schweitzer; Hannover,
Stiftung Ahlers Pro Arte / Kestner Pro Arte.
Pubblicazione di due monografie: una edita dalla Galerie
Linda & Guy Pieters (biografia di Odile Felgine, prefazione di Arnaud Labelle-Rojoux, intervista di Yves e Michèle
Falco); l’altra con prefazione di Kaira Cabañas, François Bon
e Nicolas Bourriaud (Flammarion, nella collana “La création
contemporaine”).
219
Biographie seléctive
Retrospettiva del nouveau réalisme (decennio 1950-1960) al
Grand Palais di Parigi e allo Sprengel Museum di Hannover.
Per l’occasione vengono realizzati uno scrittoio e un tavolino
dal vetraio Gilles Chabrier e dal designer René Bouchara,
esposti ad Art Paris.
2008. Retrospettive di Villeglé al Centre Pompidou di Parigi
e al Musée Départemental d’Art Ancien et Contemporain di
Epinal.
Villeglé inaugura la Galleria Agnellini Arte Moderna di Brescia
e participa alla Biennale di Gwangju (Corea).
Esposizioni a Istanbul (Pera Museum), Ginevra (Galerie Sonia
Zannettacci), Chicago (Alan Koppel Gallery), San Francisco
(Modernism), Nizza (Bibliothèque Louis-Nucéra).
Il Consiglio Generale dei Vosgi commissiona a Villeglé un
Mémorial socio-politique in acciaio Corten di 15 x 2 metri
per il giardino del museo.
Pubblicazione di una monografia di Gérard Durozoi (Hazan,
Parigi) e di due interviste: una di Marion Chanson (Thalia,
Ennery); l’altra di Didier Dauphin (Bookstorming, Parigi).
Nell’ottobre 2009 Villeglé è l’invitato d’onore alla Mediateca
del Centre Culturel Saint-Louis-de-France a Roma. Il giorno
dell’inaugurazione l’artista realizza un affresco socio-politico. In questa occasione la Galleria Mucciaccia di Roma gli
rende omaggio con una retrospettiva curata da Dominique
Stella.
Aprile 2010. Installazione di un alfabeto socio-politico in
bassorilievo di 3,5 x 3,5 metri nel cortile della Ecole d’Arts
Plastiques di Châtellerault. Mostra al MiArt con Agnellini Arte
Moderna; la Galerie Georges-Philippe & Nathalie Vallois di
220
Parigi presenta la sesta mostra tematica, La peinture dans
la non-peinture. Opere di Villeglé sono presenti nella mostra
inaugurale del Centre Pompidou di Metz, Chefs-d’œuvre?,
e nell’accrochage inaugurale del LaM di Villeneuve-d’Ascq.
2011. Villeglé lavora a vari progetti di mobili e sculture. Mostre
a: Londra, Alexia Goethe Gallery e Stuart Shave Modern Art;
Casablanca e Marrakech, Matisse Art Gallery; San Francisco,
Modernism; Vicenza, Yvonne Arte Contemporanea; Chiari,
Galleria L’Incontro.
2012. A cinque anni dal’inaugurazione l’Espace Jacques
Villeglé di Saint-Gratien presenta la prima mostra di sculture dell’artista. Il Musée d’Art Contemporain di Marsiglia
gli dedica una retrospettiva. La Galerie Georges-Philippe
& Nathalie Vallois espone la documentazione di Pénélope
alla Fiera di Basilea. La Modernism Gallery di San Francisco
(Martin Muller Books) pubblica una scelta di di testi da La
Traversée Urbi & Orbi in inglese.
2013. Jacques Villeglé inaugura la nuova sede della Alan
Koppel Gallery a Chicago; espone alla Mayor Gallery di Londra,
alla Galerie Sonia Zannettacci de Ginevra, alla Galleria
Agnellini Arte Moderna di Brescia, al Castello di Vitré. Sue
scultre sono presentate all’Abbaye Saint-Jean d’Orbestier vicino alle Sables d’Olonne. Bernard Blistène lo invita a mostrare i suoi grafismi socio-politici al Nouveau Festival del Centre
Pompidou, e Mathieu Copeland a Une exposition sans texte
alla Maison d’Art Bernard Anthonioz di Nogent-sur-Marne.
Alla fine di novembre Villeglé tiene una conferenza al
Guggenheim Museum di Abu Dhabi per l’acquisizione di sue
opere da parte del museo.
Jacques Villeglé nait à Quimper (Finistère, Bretagne) le 27
mars 1926.
A Vannes (Morbihan, Bretagne), où il demeure depuis 1934,
il découvre, en juin 1943, l’Anthologie de la peinture de
1906 à nos jours (Ed. Montaigne, Paris, 1927) de Maurice
Raynal. Jusqu’à la fin de la guerre ce volume sera sa principale information sur la peinture contemporaine. Parmi les
œuvres reproduites, en blanc et noir, une œuvre de Miró le
déroute principalement par l’indétermination d’une cotonneuse tache centrale, et par la désinvolture du graphisme
des plus légers. Il travaille alors chez un architecte assez
conventionnel, par contre, à travers une monographie et
une biographie de Le Corbusier, il prend conscience que
l’urbanisme est également dans une évolution qu’il ignorait
totalement.
En février 1944, court séjour dans le Paris occupé, déçu par
les tableaux qu’il peut voir aux vitrines des galeries. A son
retour, il lit Guignol’s Band de L.F. Céline; cette lecture le
change de la littérature à la Drieu La Rochelle qui faisait florès. En septembre il s’inscrit à la section peinture de l’Ecole
des Beaux-Arts de Rennes
Fin janvier 1945, il se lie avec Raymond Hains qui vient de
s’inscrire à la section sculpture, pour la quitter à Pâques,
tandis que lui-même passe à l’atelier d’admission de l’Ecole
Nationale Supérieure d’Architecture.
Avec Etapes de la peinture française contemporaine depuis
le cubisme 1911-1944, de Bernard Dorival, malgré les réticences de l’auteur, professeur à l’Ecole de Louvre, il prend
connaissance de l’automatisme psychique surréaliste. L’es-
prit de ce livre empreint de la “prudence paysanne et bourgeoise” de l’anti-intellectualisme vichyste, qui rejetait, pour
un humanisme figuratif, “autant l’abstraction de l’avantgarde que le rêve du surréalisme”, préfigurait le statisme
culturel de la Quatrième République, replié sur le “génie pictural français”, et le respect du “désordre établi”, comme
disait à l’époque Emmanuel Mounier.
En janvier 1947, après avoir travaillé quatre mois chez un architecte de Saint-Malo, Villeglé s’inscrit à l’Ecole des BeauxArts de Nantes. Il y demeure d’abord rue du Bocage, près
de l’hôpital militaire qui vit la rencontre de André Breton et
Jacques Vaché. Il en prend connaissance peu après en lisant
l’Histoire du surréalisme de Maurice Nadeau et complète en
même temps ses notions sur le hasard objectif et l’écriture
automatique.
En avril il est admis à l’Ecole Nationale Supérieure des
Beaux-Arts (section architecture).
Durant les vacances il commence à Saint-Malo la collecte
d’objets trouvés: échantillon de catalogue, fils d’acier, déchets du mur de l’Atlantique qui, sans la moindre intervention d’un artiste, constituent indubitablement des peintures
ou des sculptures.
A Paris, en décembre, pour savoir qui est qui, qui fait quoi,
qui expose qui, visite systématique, avec Hains, de l’ensemble des galeries parisiennes. En fin de parcours, ils font
connaissance de Colette Allendy (1895-1960), veuve du Dr
René Allendy (1889-1942), qui dirige une galerie, rue de
l’Assomption n° 67 à Auteuil. Elle y présentait alors un ensemble de dessins de Arp, Kandinsky, Magnelli et Miró.
221
1948-1949. Nombreux aller et retour entre Nantes et Paris.
En septembre fait la connaissance au Dôme du peintre et
poète Camille Bryen (1907-1977), originaire de “la ville du
pont transbordeur et de l’angoisse nantaise”, puis, avec lui,
fréquente Wols à la Pergola, à la Rôtisserie Saint-Germain ou
à la Rhumerie Martiniquaise.
Arrache avec Hains, en février 1949, Ach Alma Manetro, première affiche lacérée commune.
En décembre, Villeglé quitte définitivement Nantes et abandonne sans regret ses études d’architecture pour s’installer
à Paris. Intentionnellement – l’intention désignant au sens
le plus husserlien du terme la vision – il décide de limiter sa
démarche appropriative aux seules affiches lacérées.
1950-1954. Après un court stage au deuxième trimestre à
Nancy aux Ateliers de Maxéville de Jean Prouvé (1901-1984),
créateur des “murs-rideaux”, il participe à la mise au point
des “lettres éclatées” que Hains photographiait depuis 1947
au travers d’une trame de verre cannelé, et à divers films
dont Pénélope et Loi du 29 juillet 1881 ou Défense d’afficher.
Un extrait de Pénélope sera monté au printemps 1960 par
l’équipe du Centre de Recherche Image de la RTF et diffusé
sous le titre Etude aux allures, nom de la composition de
musique concrète avec lequel Pierre Schaeffer (1910-1995),
directeur du Centre, sonorisa ce court-métrage (12’ env.,
couleurs, 16 mm), baptisé primitivement Pénélope par Villeglé, à cause des couleurs méditerranéennes et des incessantes reprises. Sur les déchets des pellicules surexposées,
avec de l’encre de Chine grasse, qui craquellera en séchant,
Villeglé, suivant son habitude “ad-hociste”, fera des graffiti.
222
Ce qui en a subsisté sera diffusé par le Centre Georges Pompidou au début des années quatre-vingt sous le titre Paris
- Saint-Brieuc 1950-1952.
1er mai 1952. Hepérile, poème phonétique de Camille Bryen
édité par PAB (Pierre-André Benoît, 1922-1993), est choisi
pour officialiser l’éclatement de l’écriture. Hepérile éclaté,
petit livre voué à une faune d’ultra-lettres bayadères, ondines cannelées de la nouvelle mythologie, s’effectuera le
19 juin 1953 à l’occasion d’une exposition personnelle de
Bryen à la Galerie Colette Allendy.
En décembre Hains et Villeglé fréquentent Chez Moineau,
sordide café, 22 rue du Four, les lettristes dissidents, Bull
Dog Brau (1930-1985), Guy-Ernest Debord (1931-1994) et
Gil J Wolman (1929-1995), Jean-Michel Mension, etc. qui
viennent de fonder leur première internationale, prémisse
du situationnisme.
En février 1954, ils font la connaissance de François Dufrêne
(1930-1982), dont ils suivaient depuis huit ans les publications et les récitals lettristes. Celui-ci les présente à Yves
Klein “le Monochrome” (1928-1962) de retour du Japon.
Avril-mai 1957. Première rétrospective des affiches lacérées
chez Colette Allendy, qui avait échappé aux dogmatismes
des abstraits, Yves Klein ayant raccourci de huit jours sa
propre exposition. Trois critiques la commenteront: Edmond
Humeau, Le lyrisme des murs, “Combat”, 5 juin 1957; Michel
Courtois, “Arts”, 5 juin 1957; et Pierre Restany, “Cimaise”,
octobre 1957. Au cours du vernissage, première rencontre
avec Gérard Deschamps (19 ans), familier du lieu pour y
avoir déjà exposé.
Se rendant compte que la critique, tout comme le public,
n’avait pas saisi qu’il y avait un nouveau comportement pictural à exposer des affiches lacérées, telles qu’elles avaient
été arrachées du mur ou de la palissade, Villeglé rédige une
mise au point sur la lacération “manifestation spontanée”,
qu’il fait paraître en mai 1958 sous le titre Des réalités collectives dans “Grâmmes”, revue sous-titrée par provocation
de l’“ultra-lettrisme”. Isidore Isou répondra à cette provoc
dans la revue de Maurice Lemaître “Poésie Nouvelle”.
En février 1959, François Dufrêne, ayant effectué une première vente d’affiches lacérées de petits formats, et “Lacéré
Anonyme” ayant pris corps en Villeglé, il l’invite à présenter ses œuvres dans l’atelier de son père, rue Vercingétorix;
la manifestation aura lieu en juin. Lacéré Anonyme est un
personnage mythique, né de la croyance en une création
collective. Ainsi, les cathédrales auraient été construites par
une volonté commune, par l’élan populaire. Pour Vico, Homère personnifie le peuple grec; Lacéré Anonyme personnifie l’ensemble des lacérateurs inconnus. C’est la remise en
question de l’artiste interprète de l’âme populaire intermédiaire de l’inconscient collectif.
En octobre, des affiches lacérées, un monochrome bleu,
une machine à peindre, disséminés à l’intérieur et à l’extérieur du Musée Municipal d’Art Moderne de la Ville de Paris,
créent les trois lieux événementiels de la première Biennale des Jeunes. Pour André Malraux, qui venait de prendre
les Affaires culturelles, ces trois lieux se réduiront à deux.
Lorsqu’il se remémore sa visite inaugurale, Malraux oublie
Klein, il mentionne avec la machine baladeuse et menaçante
de Tinguely (1925-1991), qui l’avait ou qui avait manqué de
l’éclabousser, “les affiches lacérées, les plus insidieux des
ready-mades”. Le genre “haffreux” semble lui dire Picasso à
qui il relate le vernissage (La tête d’obsidienne, Gallimard,
Paris, 1974, p. 141).
En cours d’année paraît Sur Marcel Duchamp de Robert Lebel (1904-1986); l’objet devient un dénominateur commun
et les affiches lacérées, qui étaient abusivement assimilées
au collage, seront dès lors identifiées au ready-made. Les ravisseurs auront beaucoup de mal à secondariser l’influence
duchampienne.
En février 1960, pour répondre aux nouvelles tendances
révélées par la première Biennale, Dufrêne, par l’intermédiaire d’Alain Jouffroy, est chargé d’une salle au Salon Comparaisons. Il y présente, à côté des affichistes, un ramasseur
de chiffons d’usines, des assemblagistes, une jeune croûtiste, des expressionnistes baroques et des expérimentaux
travaillant l’espace ou le mouvement.
Ursula Girardon (1926-1989), boulevard Pasteur: premier
courtier à vendre une affiche lacérée.
Villeglé accompagne Dufrêne dans les studios-laboratoires
de Pierre Henry, 80 rue Cardinet. Entre eux deux commence,
à l’instigation de Jouffroy, une collaboration technologiecrirythme.
En avril, à Milan, Pierre Restany, jeune critique, 29 ans, saisit
ce moment historique pour rédiger le premier manifeste du
nouveau réalisme et organiser une exposition, à la Galleria Apollinaire, Baptême de l’appropriation, qui sanctionne
l’état de fait qu’il avait ressenti lors de la Biennale avec
223
Yves le Monochrome, Tinguely, Hains, Dufrêne et Villeglé.
Au groupe initial il ajoute son ami niçois Arman. Six mois
plus tard, le 27 octobre, au domicile d’Yves Klein aura lieu
la signature de la déclaration constitutive du groupe des
nouveaux réalistes élargi. En décembre Mimmo Rotella,
de passage à Paris, rend visite à chacun des « ravisseurs”,
qui exposaient alors pour la première fois côte à côte avec
l’ensemble des nouveaux réalistes dans le cadre du Festival
d’avant-garde de Paris au Pavillon américain de la Porte de
Versailles.
En 1961, Villeglé prend le relais de Dufrêne au Salon Comparaisons (il gardera la responsabilité d’une salle jusqu’en
1968). Outre les nouveaux réalistes, il y invitera de jeunes
pop américains et européens, des représentants parisiens
de l’arte povera, de l’école de Nice, des lettristes, le mec
art, Poulet 20 NF, les “objecteurs”, enfin tous les marginaux,
ou dont les critères ne correspondaient pas aux disciplines
des autres organisateurs. Sa présence au sein du comité
directeur de ce salon stimula le groupe des “peintres de la
réalité” dont les sujets évoluèrent et passèrent en deux-trois
ans de la nature morte dans la tradition du XVIIe siècle aux
pastiches des thèmes urbains du nouveau réalisme, tout
en restant eux-mêmes fidèles aux canons académiques
à l’échelle du tableau de chevalet, respectueux du travail
pour le travail, et bien entendu sans se libérer du préjugé de
la matière picturale.
En 1967, las de la mentalité traditionnelle des salons, qui
débite l’espace géométrique par œuvre, il propose avec
Jean-Louis Brau, avant de donner sa démission, pour celui
224
d’avril 1968, une “salle hippie” dans laquelle ne serait exposée aucune œuvre plastique. Pendant que les participants y
feraient leurs actions, quelques projections de diapos rappelleraient la destination picturale du lieu.
17 mai 1961. Ouverture de la Galerie J, rue Montfaucon, premier contrat.
1961-1963. Malgré leur détermination et leur prise de position commune en faveur d’une primauté du “ravir” sur le
“faire”, ceux qui furent différenciés des autres nouveaux
réalistes par l’appellation “affichistes” furent invités paradoxalement aux expositions The Art of Assemblage à New
York, Dallas et San Francisco, puis à 50 ans de collage à
Saint-Etienne et Paris.
Robert Lebel et Alain Jouffroy différencièrent en 1963 le collage de l’objet par une exposition germano-pratine dans une
galerie éphémère.
1963-1964. Expositions personnelles: Galerie J (Paris) et Ad
Libitum (Anvers). Paul Wember, directeur du Kaiser Wilhelm
Museum de Krefeld, acquiert près de la galerie anversoise
une affiche. Il sera également à l’origine du premier achat
européen institutionnel pour Dufrêne et Hains.
Expositions des quatre “ravisseurs”, préfacées par Restany
(L’affiche lacérée, élément de base de la réalité urbaine),
chez Arturo Schwarz à Milan et à la Gres Gallery à Chicago.
En mai 1965, des affiches d’un bal signées Mathieu et lacérées offrent à Villeglé une série thématique. Contre la première appropriation le lacérateur s’était attaqué au cœur
pourpre du graphisme, mettant à nu, de trois coups de rasoir, une tache-écu de sable avec billette et crosse renver-
sées, destrée de gueules, sénestrée d’une filière de même
comportant pointe triangulaire à l’anglaise. L’ensemble de
ces affiches fut exposé chez Jacqueline Ranson, rue Furstenberg, en février 1967 sous le titre De Mathieu à Mahé.
En août Villeglé commence la rédaction de Lacéré Anonyme
ou Urbi & Orbi. Il y aborde l’aspect moderne du vieil artiste
des mythes traditionnels, avec toute l’ambiguïté que comporte cet état lorsque le coup de foudre devient critère de
création et comment, en collectionnant des affiches agressées, il est devenu une personnalité lacérée.
Le 20 octobre, par l’intermédiaire du pataphysicien Noël
Arnaud, Villeglé prend langue avec Léo Malet (1909-1996),
autodidacte, ancien surréaliste et romancier créateur du
“privé” Nestor Burma, qui, au cours des années trente, avait
imaginé avec une certaine forme de “décollage dirigé” de
confectionner des objets “psycho-atmosphériques-anamorphiques”. Il était alors attributaire d’une boîte de livres sur
le quai de l’Hôtel de Ville, aux abords du Pont Louis-Philippe.
Le 9 novembre 1968, ayant l’intention malicieuse d’établir le
catalogue raisonné de l’œuvre de l’Oberdada Johannes Baader (1875-1954), Villeglé rencontre à Zurich, Café Odéon,
Carola Giedion-Welcker. Puis il rendra visite, chez eux, après
la parution d’un article dans la revue “Leonardo”, à César
Domela (22 avril 1969), Raoul Hausmann (17 mai), Herta
Wescher (29 mai), Poupart-Lieussou (7 juin) et à Jefim Jef
Golyschev (16 juin). Les expositions du nouveau réalisme ou
du pop art, premiers bilans de l’activité des années soixante,
puis celles du décollage, se succèdent à La Haye, à Vienne,
à Berlin, à Krefeld, à Anvers, à Milan.
28 février 1969. Nixon rend visite à Charles de Gaulle. Sur
les murs d’un couloir de métro, les trois flèches de l’ancien
Parti socialiste, la croix de Lorraine, la croix gammée, la croix
celtique inscrite dans le cercle du mouvement Jeune Nation,
puis à nouveau les trois flèches pavloviennes de Serge Tchakhotine indiquent graphiquement sans autre commentaire
le nom du président américain.
6-7 mai. Le premier graphisme socio-politique est exposé
au Théâtre du Vieux Colombier lors de la manifestation Liberté de parole organisée par J.J. Lebel, puis sera publié peu
après par des éditeurs milanais dans une “valise nouveau
réaliste”.
Août 1970. Début de l’établissement du catalogue raisonné
de son œuvre. Cet inventaire sera poursuivi entre 1983 et
1988 par Françoise-Julie Piriou, étudiante à l’Université de
Haute-Bretagne, sous la direction de Jean-Marc Poinsot.
Octobre-novembre: Xe anniversaire du nouveau réalisme,
Galerie Mathias Fels (Paris) et Rotonda di via Besana (Milan).
Le critique Otto Hahn (1935-1996) publie dans la revue “VH
101”, n° 3, des extraits du Lacéré Anonyme intitulés Le flâneur aux palissades de la manifestation spontanée.
Première acquisition officielle en France par le Fonds National d’Art Contemporain d’une affiche villegléenne.
1971-1972. A la Staatsgalerie de Stuttgart, première exposition muséale consacrée aux seules affiches lacérées; le
catalogue est préfacé par Johannes Cladders, futur directeur
du Musée de Mönchengladbach. Lors de l’inauguration du
musée en 1981 il réservera une salle aux œuvres des trois
affichistes parisiens; au sol, Carl André.
225
Rétrospective de l’œuvre de Villeglé au Moderna Museet de
Stockholm et au Museum Haus Lange de Krefeld, et deux
expositions personnelles à Cologne chez Michael Werner et
à la Galerie Der Spiegel dirigée par Eva (1913-1988) et Hein
Stünke (1913-1994).
1974. Avant de faire publier, en juillet 1977, par le Musée
National d’Art Moderne, la première version de Lacéré Anonyme, ou Urbi & Orbi, Villeglé en fait paraître des extraits
dans les revues “Apeïros” et “Alfabeta” et dans une collection du “Daily-Bull”, les “Poquettes volantes”.
En fin d’année Villeglé entreprend un film d’animation et de
dessins animés, Un mythe dans la ville (29’, couleurs, 16
mm), accompagné d’une bande-son de Bernard Heidsieck,
Couper n’est pas jouer, 1969. Avec son autorisation il utilisera une affiche d’exposition que Jean Dubuffet faisait placarder en avril 1976 dans les quartiers Halles-BeaubourgMarais et un “livre-impubliable” qu’il avait commandé à cet
effet à Denise A. Aubertin.
1976-1977. Villeglé participe à l’exposition itinérante Panorama de l’art français 1960-1975 organisée par l’AFAA (Association Française d’Action Artistique), présentée à Athènes,
Ankara, Istanbul, Téhéran, Bagdad, Damas, Tel-Aviv, Tunis,
Rabat, Alger.
1976-1981. Il participe aux expositions Beautés volées au
Musée d’Art et d’Industrie de Saint-Etienne, Paris-New York
au Centre Georges Pompidou, Dufrêne et Villeglé, affiches
lacérées au Centre Noroît d’Arras, Bryen éclaté au Musée
de Nantes, Paris/Paris 1937-1957 au Centre Georges Pompidou, West-Kunst 1939-1970 à Cologne
226
Villeglé rédige le texte du catalogue Commémoration de la
loi du 29 juillet 1881 pour la deuxième exposition du groupe
des affichistes à la Galerie Mathias Fels de Paris en marsavril.
Michel Lancelot (1938-1996) lui consacre une émission télévisée, Loi du 29 juillet 1881, Villeglé, réalisation Georges
Paumier, production Antenne 2, 20’, couleurs, 16 mm.
Janvier 1982. Les Présidentielles 81 vues par Villeglé, Centre
d’Art Contemporain J. et J. Donguy, rue de la Roquette, Paris.
Février-juin. Guérilla des écritures, interventions sur des emplacements réservés à Rennes et à Paris avec l’association
Art Prospect de Bretagne.
Avril 1985. A Rennes, pour commémorer le centenaire des
premiers écrits “ontogéniques” de Jarry et de la conception
d’Ubu par un lycéen et célébrer le dixième anniversaire de
la collecte du Retour de l’Hourloupe, alias Bosse-de-nage,
deux expositions: l’une à la Maison de la Culture préfacée
par Bernard Lamarche-Vadel (1949-2000); la seconde, Les
affichistes selon Villeglé, présentée par Béatrice Salmon à la
Galerie Art et Essai de l’Université de Villejean.
Juillet. Villeglé réentoile deux des affiches présentées lors de
la deuxième Biennale des Jeunes de Paris (1961), qui étaient
restées roulées dans divers dépôts depuis vingt-quatre ans,
pour être montrées en octobre: l’une d’elles sera acquise
en 1987 par Claude Fournet pour le Musée d’Art Moderne et
d’Art Contemporain de Nice; la seconde, Carrefour SèvresMontparnasse (3,19 x 8,10 mètres), sera exposée à Paris,
Mannheim et Winterthur, rétrospectives Les nouveaux réalistes, puis au Magasin à Grenoble (1988), à la Kunstmarkt
de Cologne (1989), au MoMA de New York (High and Low,
1990), au Ludwig Museum de Cologne (Pop Art) et au Centro
de Arte Reina Sofía de Madrid (1992), au Centre Pompidou
(Les années pop, 2001).
L’artiste crée un groupement financier en vue d’éditer le
premier tome du catalogue raisonné de son œuvre sélective qui finalement paraîtra pour les expositions La peinture
dans la non-peinture de juillet 1988 à Nice et octobre suivant à Toulouse, puis à Cologne en 1989.
1989. Création par Valérie Villeglé du Secrétariat Jacques Villeglé chargé de l’informatisation de l’ensemble des archives
et du catalogue, sept volumes parus à ce jour.
Expositions personnelles à Milan, Centro Culturale Bellora, à
Livourne, Galleria Peccolo, à Cologne, Galerie Reckermann
et à New York, Zabriskie Gallery.
1990. Villeglé. La présentation en jugement, par Bernard
Lamarche-Vadel (Marval, Paris).
En 1991, grâce à l’initiative du personnel culturel de la Région Nord - Pas-de-Calais et à la ténacité créative de l’imprimeur d’estampes Alain Buyse, premières expositions décentralisatrices à Lille et à Douai.
1994. Villeglé est invité par Franz W. Kaiser au Museum Paleis Lange Voorhout dans le cadre d’un ensemble d’expositions personnelles d’art contemporain français.
1995. Un homme sans métier, Jannink, Paris (épuisé).
28-29 septembre. Tournage sur l’initiative de la DAP, dans
le cadre des “Archives du XXe Siècle”, d’un portrait, copro-
duit par Terra Luna, réalisé par Fabrice Maze, Philippe Piguet
étant responsable de l’entretien.
1996. Rétrospective au Centre d’Art Bouvet-Ladubay de
Saumur, entretien avec Geneviève Nevejan.
1997. Carrefour politique, Vers les Arts, Calignac.
Jacques Villeglé débute une nouvelle série thématique
consacrée à la musique amplifiée. Première exposition au
Carré d’Art de Bayonne (mai-juin 1998), préfacée par Marie
Albet.
1997-1998. Villeglé participe aux expositions des nouveaux
réalistes de Paris (Galerie Georges-Philippe & Nathalie Vallois, sortie du livre de Catherine Francblin), Cologne (Museum Ludwig), Vence (Notre-Dame des Fleurs), Esslingen
(Villa Merkel), Milan (Fonte d’Abisso Arte), Nice (MAMAC).
1998. Liens et lieux, Galerie Départementale du Dourven,
Locquémeau, préface d’Annie Goëdard-Le Goff.
Novembre. Exposition rétrospective, Alan Koppel Gallery,
Chicago, organisée en collaboration avec Chloé R. Ziegler,
préface de Simon Anderson, entretien avec Annette Ferrara.
1999. Expositions personnelles à: Cologne, Galerie Der
Spiegel, Double message; Paris, Galerie Georges-Philippe
& Nathalie Vallois, première exposition thématique, Mots
1949-1996, préfacée par Catherine Millet; Poitiers, Confort
Moderne, Villeglé, la musique amplifiée, préfacée par Dominique Truco, François Dagognet, Alain Jouffroy et Pierre
Restany; Genève, Galerie Sonia Zannettacci; New York, Ubu
Gallery, Rétrospective 1959-1998; Los Angeles, Shoshana
Wayne Gallery; Mérignac, Vieille Eglise Saint-Vincent, Villeglé techno-rapt, préfacée par Dominique Dussol.
Parution de Cheminements 1943-1959, Jean-Pierre Huguet /
“Les Sept Collines”, Saint-Julien-Molin-Molette.
227
2000. Micropolitiques, Le Magasin, Grenoble. Expositions
personnelles à la Cité de la Musique, Paris, catalogue préfacé par Catherine Francblin, et à la Galerie Lucien Schweitzer, Luxembourg.
2001. Jacques Villeglé est invité par le FRAC Corse pour l’exposition Décentralisation 3, à Corte.
Expositions personnelles à: Londres, James Mayor Gallery;
Paris, Galerie Georges-Philippe & Nathalie Vallois, deuxième
exposition thématique, Images 1958-1991, préfacée par Catherine Francblin; Los Angeles, Chac Mool Gallery; Genève,
Galerie Sonia Zannettacci; Chicago, Alan Koppel Gallery.
Odile Felgine, biographe de Roger Caillois et de Victoria
Ocampo, lui consacre une monographie parue aux Editions
Ides et Calendes, Neuchâtel.
2002. Expositions à La Briantais, Saint-Malo, et à la Mairie
de Lille. Création à l’espace AE d’étoffes et de vêtements
avec Ferdinando Botto Poala, et réalisation d’un CD-Rom,
Jacques Villeglé. Catalogue raisonné.
2003. Expositions personnelles à: Poitiers, Musée SainteCroix, Alphabet socio-politique; Vannes, Musée de la Cohue;
Paris, Galerie Georges-Philippe & Nathalie Vallois, troisième
exposition thématique, Sans lettre ni figure 1951-1968, préfacée par Hans Ulrich Obrist et Robert Fleck.
Jacques Villeglé est invité par la Ciudad de Buenos Aires à
intervenir au Centro Cultural Recoleta en février.
2004. Réalisation de deux tapisseries par les ateliers André
Magnat à Aubusson et Pinton à Felletin, destinées aux musées de Cognac.
2005. La traversée Urbi & Orbi, Transéditions, Paris.
228
Expositions personnelles à: Orchies, Maison de la Chicorée;
Genève, Galerie Sonia Zannettacci; Metz, Arsenal; Paris,
quatrième exposition thématique, Politiques 1957-1991,
préfacée par Nicolas Bourriaud, à la Galerie Georges-Philippe & Nathalie Vallois.
2006. Expositions personnelles à: San Francisco, Modernism; Chicago, Alan Koppel Gallery; Quimper, Le Quartier;
Knokke-le-Zoute et Art Cologne, Guy Pieters Gallery; Milan,
Galleria Tonelli; Monaco, Incognito; Valence, City Museum.
2007. Expositions personnelles à: Paris, Galerie GeorgesPhilippe & Nathalie Vallois, cinquième exposition thématique, La lettre lacérée; Padoue, Vecchiato New Art Gallery;
Art Paris, Guy Pieters Gallery; Luxembourg, Galerie Lucien
Schweitzer; Hanovre, Stiftung Ahlers Pro Arte / Kestner Pro
Arte.
Publication de deux monographies: l’une éditée par la Galerie Linda & Guy Pieters (biographie de Odile Felgine, preface
di Arnaud Labelle-Rojoux, entretien avec Yves et Michèle di
Falco); l’autre avec la préface de Kaira Cabañas, François
Bon et Nicolas Bourriaud (Flammarion, dans la collection “La
création contemporaine”).
Rétrospective du nouveau réalisme (la décennie 1950-1960)
au Grand Palais de Paris et au Sprengel Museum di Hanovre.
Pour l’occasion sont réalisés un écritoire et une table basse
par le verrier Gilles Chabrier et par le designer René Bouchara, exposés à Art Paris.
2008. Rétrospective de Villeglé au Centre Pompidou de Paris
et au Musée Départemental d’Art Ancien et Contemporain
d’Epinal.
Villeglé inaugure la Galleria Agnellini Arte Moderna de Brescia et participe à la Biennale de Gwangju (Corée).
Expositions à Istanbul (Pera Museum), Genève (Galerie Sonia Zannettacci), Chicago (Alan Koppel Gallery), San Francisco (Modernism), Nice (Bibliothèque Louis-Nucéra).
Le Conseil Général des Vosges commande à Villeglé un Mémorial socio-politique en acier Corten de 15 x 2 mètres pour
le jardin du musée.
Publication d’une monographie de Gérard Durozoi (Hazan,
Paris) et de deux interwievs: l’une di Marion Chanson (Thalia, Ennery); l’autre de Didier Dauphin (Bookstorming, Paris).
2009. En octobre, Villeglé est l’invité d’honneur de la Médiathèque du Centre Culturel Saint-Louis-de-France à Rome.
L’artiste réalise une fresque socio-politique le jour de l’inauguration. A cette occasion la Galleria Mucciaccia de Rome
consacre à l’artiste une rétrospective dont la commissaire
est Dominique Stella.
2010. En avril installation d’un alphabet socio-politique en
bas-relief de 3,5 x 3,5 mètres dans la cour de l’Ecole des Arts
Plastiques de Châtellerault. Exposition à MiArt, avec Agnellini Arte Moderna; la Galerie Georges-Philippe & Nathalie Vallois présente la sixième exposition thématique La peinture
dans la non-peinture. Œuvres de Villeglé dans l’exposition
inaugurale du Centre Pompidou à Metz, Chefs-d’œuvre?, et
dans l’accrochage inaugural du LaM à Villeneuve-d’Ascq.
2011. Villeglé travaille sur différents projets de meubles et
sculptures. Expositions à Londres, Alexia Goethe Gallery et
Stuart Shave Modern Art; à Casablanca et Marrakech, Matisse Art Gallery; à San Francisco, Modernism; à Vicence,
Yvonne Arte Contemporanea; à Chiari (Brescia), Galleria
L’Incontro.
2012. Pour ses cinq ans l’Espace Jacques Villeglé de SaintGratien présente la première exposition de sculptures de Villeglé. Le Musée d’Art Contemporain de Marseille lui consacre
une rétrospective. La Galerie Georges-Philippe & Nathalie
Vallois expose la documentation de Pénélope à la Foire de
Bâle. La Galerie Modernism de San Francisco (Martin Muller
Books) publie une large sélection de chapitres de La Traversée Urbi & Orbi en anglais.
2013. Jacques Villeglé inaugure les nouveaux locaux de la
Galerie Alan Koppel à Chicago; il expose à la Mayor Gallery
de Londres, à la Galerie Sonia Zannettacci de Genève, à la
Galleria Agnellini Arte Moderna de Brescia, ainsi qu’au Château de Vitré. Ses sculptures seront présentées a l’Abbaye
Saint-Jean d’Orbestier près des Sables d’Olonne. Bernard
Blistène l’invite à montrer ses graphismes socio-politiques
dans le Nouveau Festival du Centre Pompidou, et Mathieu
Copeland dans Une exposition sans texte à la Maison d’Art
Bernard Anthonioz à Nogent-sur-Marne.
Fin novembre, il fait une conférence au Guggenheim Museum de Abu Dhabi pour marquer l’entrée d’une de ses
œuvres dans ces collections.
229
Bibliografia selezionata
Bibliographie sélective
Hepérile éclaté, avec la collaboration de Camille Bryen et
Raymond Hains, Lutetia, Paris, 1953.
Des réalités collectives, in “Grâmmes - Revue Ultra-lettriste”, n° 2, Paris, 1958.
Kollektiva Realiteter, in “Konstrevy”, n° 2, Stockholm, 1961.
Le choix, in “Temps Mêlés”, n° 71-73, Verviers, 1964 (prédaté
1er janvier 1965).
Villeglé présente, de Mathieu à Mahé, Galerie Jacqueline
Ranson, Paris, 1967.
L’affiche lacérée: ses successives immixtions dans les arts,
in “Leonardo”, n° 1, Oxford-New York, 1969.
Le flâneur aux palissades de la manifestation spontanée, in
“VH 101”, n° 3, Paris, 1970.
Om det överlagda valet, in Villeglé. Rétrospective 19491971 (préface de Otto Hahn), 1971.
Anonymer Abriss, in Villeglé. Rétrospective 1949-1972
(textes de Otto Hahn, Pierre Restany, Paul Wember), Museum Haus Lange, Krefeld, 1971.
Baader, in “Apeïros”, n° 6, Vaduz, 1974.
Les boulevards de la création, in “Apeïros”, n° 8, Vaduz,
1974.
Les volantes du ravisseur, in “Daily Bull”, n° 42, La Louvière,
1974.
Aspetti del Dada tedesco: Baader, in “Alfabeta”, n° 2, Milano, 1975.
Lacéré Anonyme, CNAC Centre Georges Pompidou, Paris,
1977.
Eclatement Lacération Graffiti, in Dufrêne et Villeglé, Centre
Noroît, Arras, 1980.
230
Commémoration de la loi du 29 juillet 1881, Galerie Mathias
Fels, Paris, 1981.
L’innocence du choix, in Les nouveaux réalistes, Galerie
d’Art Contemporain des Musées de Nice, Nice, 1981.
La mémoire arrachée, interview par Jacques Donguy, in Les
Présidentielles 81, Galerie J. & J. Donguy, Paris, 1982.
Affre en soi duf’Rennes, in Pour François Dufrêne, Association Polyphonix, Centre Georges Pompidou, Paris, 1983.
Le retour de l’Hourloupe, Maison de la Culture, Rennes, 1985.
De la manifestation spontanée, in “Pleine Marge”, n° 3, Paris, 1986.
Urbi & Orbi, W, Mâcon, 1986.
Une salle Hippie au Salon Comparaisons, in Jean-Philippe
Lemée, Actions, happenings, événements, performances…
L’art de l’action en France de 1960 à 1980, diplôme universitaire, Université de Rennes 2, Rennes, juin 1986.
Décollage / Décollage assisté, in “Canal”, n° 3, LevalloisPerret, 1987.
Quand la comtesse tation prend le métro, in “Lotta Poetica”,
n° 2, Genova, 1987.
Catalogue thématique des affiches lacérées. La peinture dans la non peinture, vol. I (textes de Claude Fournet,
Françoise-Julie Piriou), Marval, Paris, 1988.
Amalgame, Amalgame, Galerie du Génie, Paris, 1988.
Tumultueux et rigoriste, in François Dufrêne, Musée de l’Abbaye de Sainte-Croix, Les Sables d’Olonne, 1988.
Catalogue thématique des affiches lacérées. Graffiti politiques,
vol. II (préface de Françoise-Julie Piriou), Marval, Paris, 1989.
Catalogue thématique des affiches lacérées. La lettre la-
cérée, vol. III-IV (textes de Daniel Abadie, Michel Giroud),
Marval, Paris, 1990.
Catalogue thématique des affiches lacérées. Transparences,
vol. X (préface de Philippe Piguet), Marval, Paris, 1990.
Artistes les mots pour le faire (dir. par Alain Jouffroy et Yves
Hélias), in “Cahiers du Renard”, n° 3, Paris, 1990.
Ad Hoc Ad Hocratie Ad Hocisme, in “Ad Hoc”, n° 5, Bordeaux, 1990.
Décentralisation, Alain Buyse, Lille, 1991.
Décollage, in L’amour de l’art, Biennale d’Art Contemporain
de Lyon, Lyon, 1991.
L’hypermnésie créative (dir. par Régis Debray), in La France
à l’Exposition universelle de Séville. Facettes d’une nation,
Flammarion, Paris, 1992.
Décollage, in Tinguely zu Ehren, Galerie Littman, Bâle, 1992.
Hepérile éclaté. L’intrusion du verre cannelé dans la poésie,
avec la collaboration de Raymond Hains, in Typoésie, Jérôme
Peignot - Imprimerie Nationale, Paris, 1993.
Une activité papéristique et pusiéreuse, in Le collage - Art
du XXe siècle (préface de Françoise Monnin), Fleurus - Idées,
Paris, 1993.
A la croisée des écritures, in Et tous ils changent le monde,
II Biennale d’Art Contemporain, Lyon, 1993.
L’épigraphie contestataire / Anti-establishment Epigraphy,
Editions 23, Caen, 1994.
Interview de Michel Giroud, in Hors limites. L’art et la vie
1952-1994, Centre Georges Pompidou, Paris, 1994.
Scénario: le support supertemporel, 1960, in Christian Janicot,
Anthologie du cinéma invisible, Jean-Michel Place, Paris, 1994.
Catalogue ou l’ambiguïté constitutive, in Gwénaelle Lesné,
Jacques Villeglé, collectionneur de symboles: les graphismes
socio-politiques, in Murmures des rues - Contexte historique, Centre d’Histoire de l’Art Contemporain, Rennes, 1994.
Couverture de la série “La Guerilla des écritures” (7 tomes
publiés), L’Evidence, Fontenay-sous-Bois, 1994.
Un homme sans métier, Jannink, Paris, 1995.
C’est le début du nouveau réalisme, in Raymond Hains, les 3
quartiers, Fondation Cartier pour l’Art Contemporain, Paris,
1995.
Art Présence. Prix Choc - Opération Monochrome Mahé/
Mahé, avec la collaboration de Gilles Mahé, Saint-Briac-surMer, juillet-septembre 1995.
Une épigraphie sauvage, in “Rémanences”, n° 6, Bédarieux,
1996.
Catalogue thématique des affiches lacérées. Placards de
journaux - Mai 68, vol. XIX (préface de Alain Jouffroy), Marval, Paris, 1996.
Carrefour politique, Vers les Arts (traduction en anglais), Calignac, 1997.
Cheminements 1943-1959, Jean-Pierre Huguet (“Les Sept
Collines”), Saint-Julien-Molin-Molette, 1999.
Lacération, cette guerilla des images et des signes”, interview par Dominique Widemann, in “L’Humanité”, Saint-Denis, 20 avril 1999.
Le Grand Mix. Musique, art plastique et société, in Les rencontres du Grand Zebrock, Chroma, Noisy-le-Sec, 1999.
Grandes et petites manœuvres, in Micropolitiques, Le Magasin, Centre National d’Art Contemporain, Grenoble, 2000.
231
Catalogue, or Constitutive Ambiguity, in Jacques Villeglé.
Works from 1955-1991, Mayor Gallery, London, 2001.
Dada et moi, in “Cahiers du Musée National d’Art Moderne”,
n° 85, Paris, 2001.
Retour à Cognac, in “L’Actualité Poitou-Charentes”, n° 56,
Poitiers, avril-mai-juin 2002.
Vannes, in Jacques Villeglé ravisseur d’affiches, Musée de La
Cohue, Vannes, 2003.
Dada et moi, in “Les Cahiers du Musée National d’Art Moderne”, n° 85, Paris, automne 2003.
Catalogue thématique. Sans lettre, sans figure, Ides et Calendes, Neuchâtel, 2004.
La traversée Urbi & Orbi, Transédition, Paris, 2005.
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Marion Chanson, Villeglé-Wolman. Collective Dis/illusions,
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Jacques Villeglé. Rues de Paris (textes de Jacques Villeglé),
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239
Finito di stampare nel mese di ottobre 2013 presso
Tap Grafiche - Poggibonsi (SI) - Italy
Vietata la vendita
Jacques Villeglé - Agnellini Arte Moderna

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