Charles Trenet - museo parigino a roma
Transcription
Charles Trenet - museo parigino a roma
Charles Trenet le fou chantant 9 - 22 aprile 2011 Tarquinia Sala Grande della Biblioteca Comunale COMITATO ORGANIZZATORE COMUNE DI TARQUINIA Assessorato alla Cultura MUSEO PARIGINO A ROMA con il patrocinio di Comune di Tarquinia Angelo Centini, Assessore alla Cultura Maria Lidia Perotti, Responsabile dell’Ufficio Cultura Museo Parigino a Roma Cristiana Mancinelli Scotti Cesare Nissirio Giovanni Truncellito Ufficio Stampa International Presse Service Allestimento della mostra e art director del catalogo Arch. Giovanni Truncellito Il Museo Parigino a Roma ringrazia tutte le Istituzioni Pubbliche partecipanti alla mostra e i loro collaboratori, inoltre e in modo particolare: COMUNE DI GRENOBLE Jean-Marc Rochereau de La Sablière Ambasciatore di Francia in Italia Marie-Claire Nepi Vice Sindaco del Comune di Grenoble Serge Hureau Direttore del Hall de la Chanson - Parigi Mauro Mazzola Sindaco di Tarquinia In collaborazione con LE HALL DE LA CHANSON – PARIGI Centre National du Patrimoine de la Chanson Il Museo Parigino a Roma gemellato con il Musée de Montmartre di Parigi 2 Angelo Centini Assessore alla Cultura Maria Lidia Perotti Responsabile dell’Ufficio Cultura Giovanni Sartori Responsabile del Settore Cultura Luca Gufi Responsabile della Biblioteca Comunale di Tarquinia Luciana Rendimonti Biblioteca Comunale di Tarquinia Angelo Filosomi e lo staff della Tipografia Ceccarelli Presentazione l Comune di Tarquinia è lieto di promuovere ed accogliere nella Sala Grande della propria Biblioteca la mostra su Charles Trenet, uno degli artisti europei affermatosi nel mondo intero grazie alle sue canzoni, alla sua poesia.Il ponte culturale con il Comune di Grenoble e con le prestigiose istituzioni parigine oltre che con l’Ambasciata di Francia in Italia costituisce motivo di particolare soddisfazione presso la nostra Amministrazione comunale. Auspico che il legame appena intrecciato con Le Hall de la Chanson di Parigi possa dare anche in futuro nuove iniziative e di ciò ringrazio in modo particolare Serge Hureau, fondatore e direttore di questo prestigioso centro statale francese di ricerca e studio del varietà, della canzone e del music-hall. Un particolare ringraziamento vada anche a S.E. de la Sablère, Ambasciatore di Francia in Italia e a MarieClaire Nepi, vicesindaco di Grenoble che ha voluto avviare il ponte culturale fra Tarquinia e la sua città che vide Sthendal console di Francia nella vicina Civitavecchia ed assiduo frequentatore della nostra città. Non manchi alla nostra gratitudine il Museo Parigino a Roma che attraverso le sue collezioni create da Ce3sare Nissirio, porta a Tarquinia sempre diverse, accattivanti iniziative culturali. Le note di Charles Trenet, con questa ricca, importante esposizione, accompagneranno idealmente il visitatore che potrà immergersi nelle straordinarie atmosfere della canzone francese più celebre in compagnia anche degli I interpreti ed amici di Trenet da Tino Rossi a Edith Piaf, da Yves Montant a Charles Aznavour e a tanti altri esponenti della cultura artistica che hanno fatto da contrappunto alla vita effervescente di Trenet. Angelo Centini Assessore alla Cultura del Comune di Tarquinia U na nuova occasione unisce il Comune di Grenoble al Comune di Tarquinia nel nome di Charles Trenet al quale si rende oggi omaggio a dieci anni dalla sua scomparsa. Che cosa lega i nostri due comuni in questo ponte culturale all’insegna della musica? Il grenoblese Standhal, console nell’ottocento presso Civitavecchia è stato sovente frequentatore di Tarquinia, la cosidetta città francese a causa delle presenze plurisecolari dei francesi nel suo territorio. Un ringraziamento sentito vada al Comune di Tarquinia per l’ospitalità concessa. Marie Claire Nepi Vice Sindaco di Grenoble 3 TIPOGRAFIA CECCARELLI prestampastampaallestimento Via Cordelli Scossa, 83 - 01025 Grotte di Castro (VT) - tel. 0763.796029-798177 - fax 0763.797230 - [email protected] prestampa stampa confezione&allestimento partners finiture speciali c o n o s c e n z a e c o m p e t e n z a a l t u o s e r v i z i o La preferita del Museo Parigino a Roma 4 Charles Trenet le fou chantant a cura di Cesare Nissirio Testi di Serge Hureau Cesare Nissirio Jacqueline Risset Alvise Sapori Charles Trenet Le fou chantant a mostra propone una delle figure emblematiche del panorama musicale francese e internazionale, Charles Trénet, il fou chantant, l’eterno fanciullo, il poeta della canzone. Egli, a giusto titolo, considerato un monumento della canzone d’autore (Narbonne il 18 maggio 1913 - Créteil, 19 febbraio 2001), è stato infatti autore, compositore e interprete delle proprie canzoni ma soprattutto modello ineguagliabile nella produzione musicale “leggera” francese. La canzone con lui autore fra i più prolifici con le sue oltre mille canzoni si è nutrita di poesia lieve, ironica eppur incisiva, facilmente portata a memoria dai francesi ma non per questo banale. Al contrario. La qualità straordinaria sia nei testi che nella musica ha fatto di lui il “padre” della canzone moderna. Influenzato dalla musica americana e dal jazz ha avuto l’audacia di creare una frattura con il mondo della rivista imperante per affrontare un repertorio più vicino all’animo dei francesi ed ai loro sentimenti: La folle complainte, Que reste-t-il de nos amours, La mer, L’âme des poètes sono pagine della storia della canzone mondiale. Ha iniziato la sua carriera in duo con Jhonny Hess per separarsi nel 1937. Maurice Chevalier in quello stesso anno ha presentato al Casino de Paris la canzone Y’a d’ la joie di Charles Trénet, che presto sarà chiamato in tutta la Francia Le Fou chantant. Nel 1938 è stato all’ABC. Ma la mostra, costituita da grandi manifesti, spartiti, dischi, libri e riviste ilustrate, documenti costituisce una passerella nel mondo della canzone. A Trenet si affiancano alcuni suoi interpreti ed amici, L 2 da Mistinguett a Maurice Chevalier, da Jean Sablon a Tino Rossi, a Lucienne Boyer, Jacqueline François sino a Brassens, a Edith Piaf, a Yves Montand, ai quali si aggiungono Gilbert Becaud, Charles Aznavour, Juliette Gréco ed anche molti altri esponenti del mondo culturale fra cui Jean Cocteau, Salvador Dalì, Lesile Caron. La sua vita ha prodotto una canzone dietro l’altra, anno dopo anno, presso i più celebri cabarets e teatri parigini da Bobino, all’ABC (1938), all’Olympia, dall’Europa all’America, sino alla fine della sua meravigliosa esistenza. Una esistenza, dai suoi primi passi a Narbonne e Perpignan ai profumi della sua cara Antibes, una lunga vita che non si è risparmiata mai e che lo ha visto persino protagonista nel cinema sia francese che americano con testimonianze in questa mostra. Insomma un per- corso al quale non si sarebbe mai sottratto per non privarsi di quella “joie de vivre” che è stato il suo vessillo, almeno sino al 2011. Postumo, è apparso in Francia un CD dal titolo “Je n’irai pas à Notre-Dame” con una serie di canzoni inedite. Come dire, l’avventura non è finita e difficilmente potrà esaurirsi. Cesare Nissirio 3 4 Une seule petite lettre et le tour est joué C harles Trenet dans les années 70 du siècle passé a écrit et chanté «Le revenant» qu’on s’en souvienne. On était prévenu, il revient aujourd’hui, dix ans après sa disparition, nous hanter encore faisant rimer ce verbe avec chanter comme au final de son succès «Je chante». Cette chanson qui, au-delà de sa première allègre apparence, si on y prête attention, raconte l’histoire d’un vagabond artiste qui , tel une sorte d’ Arlequin pour ne plus souffrir la faim et la mendicité, se pend au poste de police (pardon chez les gendarmes comme au Théâtre de Guignol). Les personnages de la méditerranée, qu’on sait inspirés de l’Orient, habite l’ imaginaire de Trenet qui comme Brassens son admirateur cadet, est natif d’un Sud de la France à la frontière de l’Espagne, à l’esprit de carnaval exceptionnellement vivace. Avec truculence les fanfares dites «coblas» qui accompagnent les «sardanes» dansées en ronde par les catalans de tous âges, «bandas» de mascarade et de carnaval tout cela baigne et inspirera son œuvre musicale et poétique tout autant que le fameux swing que lui inspira. Mireille véritable initiatrice du genre en France. Trenet écrira à la fin de sa vie une chanson où il affirmera son but secret d’entrer dans le folklore, un peu naïvement il faut bien le dire, exprimant là d’une certaine manière un ambivalent goût pour les grandeurs et pour la modestie. Ainsi, se rappelant que les chansons durant des siècles s’écrivirent comme cela, il collera ses propres mots sur des chansons traditionnelles Au Clair de la lune ou le Roi Dagobert... 5 Comme un enfant perdu C’est non pas dans le monde de la ville mais de la campagne qu’il va puiser son inspiration. Il faut dire qu’avec l’arrivée des «congès payés» gagnés de haute lutte par le front populaire la campagne est à la mode le petit peuple des villes la redécouvre lui qui quelques générations avant l’avait quittée pour gagner sa vie. Trenet lui à l’inverse ne rêve que de grandes villes et parmi toutes de Paris qu’il découvrira plus tard en montant à la capitale,étape indispensable, car dans le pays centralisé qu’est la France hors Paris pas de réussite. Paris il l’aimera d’amour, la faisant sienne, car chacun le sait Paris se donne à qui la désire, avec partage à la différence chauvine des provinces de France. Trenet se pense très tôt comme voyageur plus encore,on l’a dit déjà; il se pense trimardeur , journaliers et vagabond. Le vagabond semble son moi idéal, l’ homme libre, celui qui dort à la belle étoile, comme si l’an n’avait pas d’hiver, celui aussi qui attire et fait peur tout à la fois, le nomade. Joie et mélancolie Comme «Jean qui rit/Jean qui pleure» personnage de conte pour les enfants, le petit Charles semblera courir après des joies multiples alternées de tristesse plutôt que de rechercher la stabilité d’un bonheur qu’il n’atteindra probablement jamais. Ceci aux dires de sa mère lui jetant cela comme un sort, toute culpabilisée sans doute par son divorce d’avec son notaire de mari, quand le petit avait moins de dix ans. Trenet s’il vouera un véritable culte à sa mère ne cachera jamais sa grande agressivité envers elle. Elle sera pour lui celle qui délaisse, abandonne et tout en même temps stimule. Ainsi Trenet va -t-il demeurer sa vie durant un 6 enfant souffrant avec jouissance son syndrome de Peter Pan comme feu notre contemporain Michael Jackson, cette terrible nostalgie de l’enfance si féconde aux artistes de la scène dont l’activité en français se dit «jouer»comme on nomme aussi l’activité des enfants. Donc en des temps où cela ne se faisait guère, au risque de passer pour «une femme de mauvaise vie» anathème fait aux femmes libres, sa mère avait courageusement choisi son bonheur en « refaisant sa vie avec un autre », divorçant les laissant lui et son frère enfermés dans un pensionnat de leur Catalogne natale. Sa vie durant pourtant l’artiste restera attachée indéfectiblement à sa région natale et à sa mère , seule fidélité en somme: celle qu’il voue à son enfance, règle d’or de son inspiration. Écoutez Le petit pensionnaire ou Les petits punis pour vous en convaincre. Un messager volage et envolé Dans sa vie privée comme professionnelle, les deux additionnés étant reflet de chacun, il se montrera souvent infidèle et capricieux mis à part envers la maison d’éditions de ses débuts Raoul Breton aujourd’hui propriété de Charles Aznavour et Gérard Davoust, laquelle renferme le trésor presque complet de ses œuvres essentielles. Volage comme un oiseau, comme Peter Pan et Mercure ou Hermès qui inspirèrent sa posture en scène: une grande légèreté de mouvement dans un costume souple le tout surmonté d’un chapeau de feutre relevé sur le front et faisant dépasser des bouclettes dorées. La légende dit que c’est en passant le porche de l’hotel de Noailles à Marseille que relevant la tête vers la statue de Mercure, accrochée en cariatide, il eut cette révélation qu’il manquait un élément à son personnage: son chapeau de feutre qui deviendra mythique comme le catalan Albert Bausile. il n’eut de cesse d’attirer leur intérêt et mériter leur reconnaissance, se voulant «poète surréaliste», pour lui le plus beau des compliments. Ainsi Jean Cocteau le poète, reconnu aussi en tant que peintre-dessinateur (ce que lui ne réussira pas) l’a représenté dessiné avec des ailes de Mercure-Hermès. Trenet imaginera dans une de ses chansons un facteur qui s’envole et dans une autre un ange bleu portant ses lettres au Bon Dieu. Comment ne pas le figurer luimême de la sorte? Comme un messager, dans le sillage de Maurice Chevalier qui le chanta, il a colporté par le monde une certaine image de la France , toute imaginaire et quotidienne à la fois. Il a fait passé de simple succès à véritable standard sa chanson La mer, un petit poème griffonné dans son adolescence. Refusée en France les USA s’approprièrent cette chanson comme ils le feront plus tard avec Les feuilles mortes ou Comme d’habitude. Alors, les américains chez lui n’apprécièrent pas le«swing» qu’il leur avait emprunté via Mireille, mais sa singularité, une couleur inconnue chez eux. Charles Aznavour, qui lui de même a conquis les U S A, insiste sur ce point: les Américains apprécient les artistes qui apportent ce qu’eux n’ont pas encore, plutôt que leurs besogneux copieurs.« Un pt’it français, rien qu’un enfant, tout simplement » C’est ainsi que Trenet se décrit dans sa chanson Revoir Paris. canotier de Maurice Chevalier à qui il confia sa chanson «Y a d’ la joie» avant de la reprendre pour en faire un de ses succès propres. Fasciné par les poètes homosexuels qui, comme lui, surent imposer leur respect, Max Jacob et Jean Cocteau que lui fit découvrir son Pygmalion Il se connaît bien et, au contraire de ce qu’il y paraît, il dit tout de lui. Il le dit si clairement qu’on ne veut quelque fois admettre sa vérité pourtant aussi visible que le nez au milieu de la figure. Trenet éternel nostalgique ce jusqu’à l’inquiétude, répétons-le, semble se vouloir tou7 jours petit comme pour se mieux placer dans son monde d’images ou de conte, un monde de «dessin animé» dirait-on de nos jours. Ah! Le dessin et la peinture, ses amours contrariées, une blessure d’échec pareil à Serge Gainsbourg qui se disait peintre raté. Assez vite la famille petite bourgeoise de Charles, décide qu’il sera architecte comme son oncle parce qu’il a un joli petit don pour le dessin et la peinture considérée comme seul art, celui qui fixe. Chez lui on fait de la musique en famille, c’est l’usage. Papa joue du violon, d’autre du basson, du piano etc... Grâce aux talents conjugués de chacun de ses membres on peut constituer un orchestre. Ainsi on passe des après-midi où Les enfants s’ennuient le dimanche, autre titre évocateur de Trénet où on ne rencontre durant d’improbables promenades «... que les mannequins qui font des sourires aux vitrines des grands magasins...» Lui, dans ce cercle fermé ne joue de rien, à ce qu’il dira dans sa chanson, La famille musicienne . Alors à l’écart il observe et décrit avec le pouvoir de devenir tous à la fois. Il tire là sa part de lion. Sa chanson De la fenêtre en haut va l’exprimer superbement. A part Cet «a parte» comme on dit au théâtre est, à n’en pas douter, aussi celui de l’homosexuel, désir du même mêlé toujours chez lui de celui de retrouver son enfance passée , ce temps béni où tous les possibles était de mise. En «a parte» ce «Fou chantant», tel qu’il fut et accepta d’être surnommé, nous parle. Il se confie de la sorte à notre libre interprétation d’auditeurs et de spectateurs, car chez lui il y a autant à entendre qu’à voir par le truchement de l’évocation et de la métaphore, du jeux de mots et du double sens, usage d’ ingrédients dont il a le 8 secret. De notre avis partagé avec celui de Charles Aznavour les chansons où Charles Trenet nous confie le plus clairement les clefs de son univers sont La folle complainte où paradoxes et contradictions voisinent aveux et pudeurs extrêmes en un véritable testament, Le jardin extraordinaire où bucolisme et libertinage, thèmes bien français s’il en est , débordent les limites des domaines interdits. Évocation de la disparition biblique la première finit par: «...Poussière était mon nom». Pour la seconde, dissipation dans les bosquets de jardins de rencontres poursuivies par la morale Trenet se fait Orphée de pacotille comprenant le langage des bêtes. Il y a des canards qui parlent anglais. J’leur donne du pain. Ils remuent leurs derrière en m’disant Thank you very much monsieur Trenet. Ici, c’est peut-être bien de dissipation à tous les sens du mot que Trenet nous parle, disparition et perdition. Ainsi, volatilisé, incognito comme au bal paré-masqué, thème qui traverse plusieurs de ses autres chansons-clefs (Le Menuet du Roi et la Tarentelle de Caruso spécialement recommandée, à nos amis d’ Italie) il apparaît tel un revenant certains soirs, ses chansons nous regardant «de la fenêtre d’en haut » pour se moquer de nos tendances à faire de nos poètes des idoles de cire de Musée Grévin. Paris, le 20 Mars 2011. Serge Hureau 9 Cantando con Racine È forse in Charles Trenet, “le fou chantant”, - oppure come è stato definito dal suo biografo Noël Balen, “il testimone esaltato del secolo” - che si può trovare il segreto della canzone francese dei nostri tempi. Fin dall’adolescenza, Charles Trenet era venuto a contatto con intellettuali e personaggi cosmopoliti. Quando l’amata madre Marie-Louise si trasferì a Berlino nel 1928, il giovane, allora studente indisciplinato e ribelle del liceo di Narbonne, la raggiunse e vi rimase per un anno, frequentando una scuola d’arte. Berlino in quegli anni viveva ancora un periodo di speranza e la vita mondana era brillantissima. La madre e il suo compagno Benno Vigny, legato al mondo del cinema muto, ricevevano la società artistica della città: Fritz Lang, Joseph von Sternberg, Kurt Weil e anche Marlene Dietrich al suo debutto. Più tardi a Parigi, quando Charles Trenet tenne il suo primo concerto da solista nel cabaret ABC di Montmartre, nel marzo del 1937, venne acclamato da Cocteau, da Max Jacob, da Colette, da Maurice Chevalier, da Joséphine Baker. Fu un trionfo, l’inizio di un mito. Quel cantante mite e svagato, che faceva rimare Francia con “enfance”, proclamava negli anni più bui, la presenza della gioia “Y’a d’la joie”. Autore di canzoni dalle parole semplicissime, era legato a scrittori in apparenza lontani dalle fonti della sua ispirazione, a Jean Cocteau, il poeta surrealista dissidente, mondano e solitario, effervescente e ascetico a un tempo. A Max Jacob, esigente e funambolesco, maestro di poeti “interiori”, come Edmond Jabès. Sconosciuta per lo più un’amicizia di gioventù, nata negli studi cinematografici di Jonville, dove entrambi lavoravano: quella di Antonin Artaud, 10 che proprio allora stava elaborando la sua rivoluzionaria concezione del Teatro. Erano lunghe conversazioni sul luogo del lavoro, prolungate poi negli incontri serali alla “Coupole”, al “Dôme”… tuttavia Trenet non si considerò mai un poeta, nel senso in cui intendeva la “grande poesia”: La grande poesia non ha bisogno di musica: la piccola poesia si è rifugiata nella canzone, e ho visto troppi grandi poeti perché mi possa scambiare con uno di loro. Ma quel mito ha un segreto. Un segreto che, ancora oggi, fa delirare per l’entusiasmo il pubblico del Palais des Congrès alla Porte Maillot, ogni volta che vi appare il vecchio “fou chantant”. Nel 1937, agli inizi, la novità di Trenet consisteva nella semplicità sorprendente della parole, nel tono insolitamente gaio delle melodie e nella tonicità del ritmo. Era l’epoca delle canzoni tragiche - “noires” o “réalistes” (quelle di Damia, o Fréhel), oppure, nella produzione corrente, degli stereotipi sentimentali di sempre. Trenet fu un ciclone di freschezza… E oggi a distanza, si può cogliere meglio il senso di quella “rivoluzione”: in quelle canzoni si esprime una vena fondamentale della lingua poetica francese, chiara e seducente, il che evoca, al suo livello più alto, quella più tesa e abbagliante del teatro di Racine: un linguaggio poetico trasparente, sintatticamente semplice, dal lessico povero e allo stesso tempo denso ed essenziale. Quella trasparenza di Racine, quella musicalità quasi impercettibile, “soluble dans l’air”, l’aveva scovata, alla fine dell’Ottocento, Verlaine, appoggiandosi sulle innovazioni del “verso libero” e integrando anche, contro la grande tradizione enfatica e simmetrica dell’alessandrino francese, il lieve zoppicamento dei versi dispari. Più tardi Apollinaire, legato allora ai futuristi italiani, cancellando nel 1911 dalle bozze del suo libro “Alcools” ogni segno tipografico, farà un passo ulteriore. La punteggiatura, legata all’ordine logico della frase, scompare. Così tutte le parole delle poesie reagiscono liberamente l’una sull’altra, come avviene nella poesia orale. Charles Trenet, facendo sue nei testi delle canzoni le novità della grande poesia contemporanea, non faceva altro, forse che “riprendere alla letteratura il suo bene”, così la poesia doveva, secondo Verlaine, “reprendre à la musique son bien”. In effetti, riavvicinando la canzone a Racine – alla lingua più pura e più essenziale che la poesia francese abbia mai conosciuto - significava farle ritrovare anche certi aspetti della canzone popolare antica, in cui la tradizione più immediata, più semplice e anonima, si avvaleva dello strumento affinato e accessibile a un tempo della grande poesia nazionale. Il segreto di Charles Trenet è appunto in questo: che lo si può ascoltare sia come una nuova versione, discreta e lieve, della poesia più colta (Racine, appunto, Nerval, Verlaine, Rimbaud, Apollinaire, o René Char), sia a partire dai ritornelli infantili, dalle filastrocche delle nonne. Anzi, nelle sue arie, due versanti - alto e popolare - sembrano incontrarsi e riconoscersi l’un l’altro. Arie portatrici di un altro segreto: il jazz. Charles Trenet, vero testimone del secolo, in effetti, ha suonato insieme a Django Reinhart, Louis Armstrong, Duke Ellington. Da essi ha preso quella sua andatura swing, ardita, ricca di energia… Mito dunque, quello di Trenet, fatto di elementi complessi e semplici, che creano in chi l’ascolta la nozione di una felicità possibile, reale, accessibile (“années folles” e “dolce Francia”, music-hall e profumi di campo), che incontra e risveglia figure centrali del nostro immaginario, e che impregna le migliori canzoni francesi di oggi. Jacqueline Risset 11 Quel est mon destin? J ’aurais voulu croire aux astrologues à tous ces farceurs du mystère de l’avenir, autrefois, alors que j’étais cet enfant au visage fermé dont on essayait d’enrichir l’imagination de je ne sais pas quelles histoires merveilleuses. «C’est une petite brute!» se repétait-on à voix basse. Et ma mère, résignée, ne se donnait plus la peine de me raconter ses magnifiques épisodes. on me traitait en étranger. De cette solitude naquit un trouble. Je découvrais en moi le chemin qui mène aux regions calmes de la méditation. L’adolescence soulevait un rideau qui longtemps avait caché d’attraquantes perspectives. De ci, de la, ma confiance s’éparpillait. Je subissais l’attraction soudaine du destin. Non pas que j’eusse à cet âge des raisons d’accepter mille sortes «d’avenir» - mais je sentais s’épanouir dans mon coeur, pareille la fleur japonaise dans l’eau, la foi rayonnante qu’inspire la jeunesse à tout être désireux de conquerir une place parmi le fourmillement bigarré de la vie. Quel serait mon Destin? Fantasque, alors négligeant ma tenue, j’imaginais un personnage - qui étant moi - et auquel, une collection de poètes, de peintres, de musiciens dont je trouvais souvent l’existence plus belle que l’oeuvre. Je devais apprendre plus tard que ces peintres, ces poètes, ces musiciens étaient des artistes non pas seulement parce que leur talent et leur travail les avait consacré tels, mais encore parce que leur destinée – comme un tireur 12 habile - avait fait moudre au plus profond de leur âme. Cette «fatale loi» dont parlait si désespérément Musset se chargeait en un clin d’oeil (n’en est ce pas un dans l’éternité ?) de toutes les complications heureuses ou de malechance. Cela s’intitulait « Destin » et se jouait avec des personnages de fortune: le hasard, la perspicacité, la perséverance, le talent. En réalité je me devinais une destinée de poète. Mon destin peu à peu devenait familier, je m’entretenais avec lui comme je l’eusse fait avec un camarade d’enfance, aussi fanchement, aussi sûrement placide. Il répondait à mes appels profitant de son extrême puissance (je dirais même de sa complicité divine) pour m’accorder les grâces qu’il savait m’être necessaires à la réussite d’un projet, au couronnement glorieux d’un temps de labeur. J’ai quitté bien des Paradis pour suivre ce destin. Il se plait à se déguiser, souvent, et sous le masque m’interroge d’une voux muée. Ses travestis affectionés sont la musique, la littérature, la peinture. A ces questions insidieuses je réponds comme un malin interpelle à la barrière d’un Corso : »Inutile mon vieux, je te reconnais ! Sous tes vêtements d’emprunt tu trahis tes penchants les plus subtils et ta demarche est celle d’un mauvais comédien dont le « trac » compromet l’assurance. Bas le masque ! Mon Destin ! Tu voulais sans doute profiter de ton costume carnavalesque pour savoir ce que je pensait de tes initiatives. Inutile de recourir à de semblables procédés. Tu es mon destin, donc mon ami inséparable, tu portes en toi toutes les étoiles à long panache qui scintillent dans ma nuit, tu suis de ta hauteur mes balbutiements dont tu souris avec bienveillance. Je te dois ce respect sincère que seul on voue aux gens aimés, aux choses de beauté éternelle, destin qui de jour en jour après avoir ouvert la porte qui me separait du domaine des songes entrebaîlle à présent celle du pays des réalités! Mon destin de poésie, ce soir après un discours analogue a jeté bas son masque, a dechiré son costume, a revêtu le mien et nous sommes partis, tous deux - et je suis parti tout seul, sur la voie dont certains aiguillages me sépareraient souvent du reste du monde. Mardi 24 janvier 1933 Charles Trenet 13 Di successo in successo L e fou chantant ? Il cantante pazzo ? Charles Trenet ? Ma no ! Un soprannome come un altro, in difetto di altri. Quanto al resto, Charles Trenet è il contrario di qualunque pazzia, eccentrico al limite, capace di caricatura, con un penchant per un vago surrealismo, con un attivismo frenetico che è salute scenica, salute personale e voglia di cantare, di comunicare, e perche no, di ridere. E poi, davvero un figlio del Music Hall all'antica parigina, l'erede geniale di infiniti chansonniers, con l'aggiunta di essere capace di creare. Perche Charles Trenet se le scrive da solo le sue canzoni, anche se nessuno ha coniato per lui il termine cantautore. E i suoi cinquanta anni abbondanti di carriera sono lì a provare la sua capacità di parlarci, una mimesi vissuta con le sue canzoni da almeno un paio di generazioni e ancora la capacità di stupire le più recenti, di generazioni, farli ridere o pian- 14 gere, prima piangere e poi ridere, come ha fatto con le nostre giovinezze. Poca gente prima di lui aveva festeggiato il cinquantenario, ma sì, le nozze d'oro con lo spettacolo, il 26 settembre 1987, cantando per tre ore in un teatro (Théâtre des Champs Elysées) di fronte a un pubblico in delirio, ricevendo sette standing ovations, e nessuno, almeno credo, ha festeggiato il proprio ottantesimo compleanno più o meno nello stesso modo, solo che questa volta il teatro è l'Opéra Bastille e quello stesso anno il sempreverde Trenet si permette una serie di concerti al Palazzo dei Congressi di Parigi, pieno fino all'inimmaginabile, cantando per un paio d'ore con la sua voce di sempre, l'allegria e la vitalità che sono le sue caratteristiche. Qual'è il segreto, se c'è un segreto ? Un immenso talento, una fantasia che niente ha scalfito o diminuito, una disciplina come solo questi grandissimi hanno, e il vivere, l'aver vissuto, "come un atleta che continua ad allenarsi per le Olimpiadi" (sono parole sue). Eppure un momento di debolezza c'era stato, a meno che non sia un'infernale civetteria l'averlo raccontato. Sembra che nei primi Anni Ottanta, Trenet, sazio di onori, di premi, di ricchezze e di successi, avesse deciso il ritiro anche in vista dei suoi settant'anni. Macché. All'inizio del 1983 un produttore canadese gli propone un concerto a Montréal ; Trenet pone condizioni talmente severe da costringere il canadese al ritiro (almeno così crede il cantante). Le condizioni vengono accettate integralmente e Trenet ottiene a Montréal un tale suc- cesso che finisce con l'accettare altri impegni in Canada e si ritrova a festeggiare il suo compleanno, all'aperto, in uno stadio, a Québec insieme a 35.000 persone che intonano insieme a lui Douce France, Que reste-t-il ? e La Mer. E' il 13 maggio 1983. Charles Trenet è nato a Narbonne il 13 maggio 1913 (come recita la targa dell'Avenue Charles Trenet posta sotto la casa natale nel '91): padre notaio, madre devota, studi eccellenti, appassionato al teatro e al cinema fin dall'infanzia, sogna di essere attore, scopre il disegno per cui è dotato, pubblica qualche verso, debutta in un Music Hall di provincia, gli predicono un grande avvenire, va a Berlino prima di affrontare Parigi, lavora nel cinema (assai umilmente), si lega di amicizia con Max Jacob e Jean Cocteau, scrive delle poesie che diventeranno canzoni e nel 1936, durante il servizio militare, compone per farsi coraggio une canzone Y'a d'la joie che verrà creata e portata al successo nel 1937 da Maurice Chevalier. Il 25 marzo 1938, Trenet scritturato all'ABC per cantare tre canzoni nel primo tempo, finirà con l'eseguirne nove e otterrà il suo primo trionfo. Infiniti altri seguiranno. Una sua canzone, La Mer, è la più eseguita e la più amata in Francia. Alvise Sapori 15 In mostra...les lieux de Trenet Narbonne - St Chinan - Béziers - Perpignan Paris - Antibes - Creteil Narbonne - Aude, Boulevard Gambetta, cartolina illustrata, s. d. (1920 c.ca) Narbonne - la casa natale di Charles Trenet, foto St Chinan - cartoline illustrate, s. d. (1920 c.ca) Béziers - cartolina illustrata Perpignan - cartolina illustrata Antibes, la casa di Charles Trenet, foto ...les partitions Charles Trénet, Les oiseaux de Paris, spartito illustrato da Guy Gérard Noël, Ed.Vianelly-Raoul Breton, Paris, 1936 Charles Trénet, J’ai connu de vous, spartito illustrato da Guy Gérard Noël, Ed.Vianelly- Raoul Breton, Paris, 1936 Charles Trénet, Je chante, spartito illustrato, Paris, Raoul Breton, 1943 Charles Trénet, Sérénade Portugaise, spartito illustrato, Paris, Raoul Breton, 1943 Charles Trénet, Menilmontant, spartito illustrato da Guy Gérard Noël, Paris, Raoul Breton, 1938 Charles Trénet, J’ai connu de vous, spartito illustrato da Guy Gérard Noël , Paris, Raoul Breton, 1938, Charles Trénet, Ah dis ahdis ah Bonjour, spartito illustrato da Guy Gérard Noël , Paris, Raoul Breton, 1939, Charles Trénet, Il pleut dans ma chambre, spartito illustrato da Guy Gérard Noël , Paris, Raoul Breton, 1939, Charles Trénet, La Vie qui va, spartito illustrato da Guy Gérard Noël, Ed.Vianelly- Raoul Breton, Paris, 1939 Charles Trénet, Les chansons de Charles Trénet, 1° album illustrato da A. Navelle, Ed.Vianelly- Charles Trénet, Les chansons de Charles Trénet, 2° album illustrato da Guy Gérard Noël, Ed.Vianelly- Raoul Breton, Paris, 1939 Charles Trénet, La tua Mano (J’ai ta main), spartito illustrato da L.B., Ed. Suvini Zerboni, Milano, 1940 16 Charles Trénet, Verlaine, spartito illustrato da R.Minet per lo Studio Harcourt, Ed.Raoul Breton, Paris, 1941, Charles Trénet, La Romance de Paris, spartito illustrato da Marcel Bertrand, Ed. Salabert, Paris, 1941 Charles Trénet, Espoir, spartito illustrato da Maurice Pineau, Ed. Salabert, Paris, 1941 Anonimo, Charles Trénet, Un rien me fait chanter, spartito illustrato, Paris, 1941 Charles Trénet, Frédérica, spartito illustrato, Ed. Salabert, Paris, 1943 Charles Trénet, Douce France, spartito illustrato, Ed. Salabert, Paris, 1943 Charles Trénet, Que reste t’il de nos amous, spartito illustrato, Ed. Salabert, Paris, 1943 Anonimo, Charles Trénet/Jacqueline François, En avril àParis, spartito illustrato, Ed. Star music, Paris Charles Trénet, Sur le fil, spartito illustrato da Guy Gérard Noël, Ed. Raoul Breton, Paris Charles Trénet, Swing Troubadour !, spartito illustrato da Guy Gérard Noël, Ed. Raoul Breton, Paris Paul Gilon, Charles Trénet, La chanson de l’Ours, spartito illustrato da Paul gilon e interpretato dai Compagnons Charles Trénet, Boum, spartito illustrato, Paris, Raoul Breton, 1938 Charles Trénet, Quand tu reverras ton village, spartito illustrato da A. Lapré, Ed.Salabert, Paris, 1942 Charles Trénet, Imaginez..., spartito illustrato da Grassiant, Ed. Paul Beuscher, Paris, 1945 Charles Trénet, La mer, spartito illustrato da Navelle, Ed. Raoul Breton, Paris, 1945 Charles Trénet, Le retour des saisons, spartito illustrato, Ed.Raoul Breton, Paris, 1947 Charles Trenet, Il mare, spartito illustrato, Ed. Suvini Zerboni, Milano, 1948 Anonimo, Charles Trénet, foto, Paris, 1950 Charles Trénet, L’Ame des Poètes, spartito illustrato da B. Koltchanovsky, Ed. Raoul Breton, Paris, 1951 Charles Trénet, L’anima dei poeti (L’âme des poètes), spartito illustrato, Ed. Tevere, Milano, 1952 Les disques Charles Trénet, La Mer - Seul...depuis toujours, disco Columbia, Paris, s.d. (anni ‘50) Charles Trénet, Mes premières chansons, Paris, Columbia/EMI, 1955 circa Charles Trénet, Le Piano de la Plage - La Vie est une aventure Les trois roses - Quelque part...deux amants, disco 45 giri, Ed. Columbia, Paris s. d. (anni ’60) 17 Charles Trénet, La Mer - La Romance de Paris – L’Ame des poètes - La jolie sardane, Paris, Columbia, 1960 circa Charles Trénet, La Mer - La Romance de Paris - L’Ame des poètes - La jolie sardane, (photo Gornet) Paris, Columbia, 1960 circa Charles Trénet, Je chante - Y à de la joie -Boum ! - Fleure bleue, (Orchestre Wal-Berg) Paris, Columbia, 1960 circa Georges Lecoeur, Danser avec les Airs de Charles Trénet, disco, Ed. Club National du Disque, Paris, s. d. (anni ’60 c.ca) Charles Trénet, Revoir Paris, Succès France-Lait n. 4, disco pubblicitario, Paris, 1965 Charles Trénet, Disque d’Or, Paris, EMI/Columbia, 1972 ...les programmes Charles Trénet a l’ ABC, da Bobino, all’Olympia ...les revues et les livres Serie di riviste e libri illustrati concernenti il percorso artistico e personale di Charles Trenet 18 Ses amis, ses interprétes Mistinguett Chevalier 19 Edith Piaf Tino Rossi 20 Dalida Johnny Hallyday - France Gall Juliette Gréco Georges Brassens Charles Aznavour 21 Stan laurel - Oliver hardy Jean Cocteau Salvador Dalí 22 Indice Le fou chantant Cesare Nissirio ............................................................... p. 2 Autobio-grafia Charles Trenet ................................................................ p. 4 Une seule petite lettre et le tour est joué Serge Hureau .................................................................. p. 5 Cantando con Racine* Jacqueline Risset.............................................................. p. 10 Quel est mon destin? (inedito) Charles Trenet ................................................................ p. 12 Di successo in successo* Alvise sapori.................................................................... p. 14 Le opere in mostra C. N. ............................................................................. p. 16 * Estratto dal catalogo della precedente mostra Paris Canaille, Enel - Progetti Museali, Roma 1996 23 Finito di stampare nel mese di aprile 2011 presso la Tipografia Ceccarelli Grotte di Castro (VT) Museo Parigino a Roma Athena Parthenos Associazione Culturale scambi Internazionali Roma - Via Cremona, 40 - Tel. 06 44237261 www.museoparigino.org - e-mail: [email protected] 24 Charles au cinéma... 25 26 27 28 ... à l’affiche 29 30 31 32 33 ... à l’Olympia 34 ...dans les cartes postales 35 ...son voyage extraordinaire. 36