recherches sur toiles

Transcription

recherches sur toiles
RECHERCHES SUR TOILES

Direttore
Aurelio Principato
Università degli Studi Roma Tre
Comitato scientifico
Franca Bruera
Università di Torino
Daniela Dalla Valle
Università di Torino
Bruna Donatelli
Università degli Studi Roma Tre
Giovanni Saverio Santangelo
Università degli Studi di Palermo
Laura Santone
Università degli Studi Roma Tre
Gilles Siouffi
Université Paris Sorbonne–Paris IV
RECHERCHES SUR TOILES
La collana accoglie lavori realizzati a livello universitario,
che riguardino la lingua e la linguistica francese nei suoi
più vari aspetti: grammaticale, teorico, storico, didattico e
documentario.
Francesca Piselli
Féraud versus Racine
Riflessioni sulla lingua
Copyright © MMXIV
ARACNE editrice S.r.l.
www.aracneeditrice.it
[email protected]
via Raffaele Garofalo, /A–B
 Roma
() 
 ----
I diritti di traduzione, di memorizzazione elettronica,
di riproduzione e di adattamento anche parziale,
con qualsiasi mezzo, sono riservati per tutti i Paesi.
Non sono assolutamente consentite le fotocopie
senza il permesso scritto dell’Editore.
I edizione: settembre 
Indice


Introduzione
Capitolo I
Tra lingua e stile
.. La lingua e lo stile nobile,  – .. Tra noblesse e bassesse,  – .. L’art de l’ennoblissement,  – .. Le metafore, .

Capitolo II
Il senso delle parole
.. Il lavoro di classificazione,  – .. Significato e uso, 
– .. Mutamenti semantici,  – .. La sinonimia,  – .. I
tropes e il linguaggio figurato, .

Capitolo III
La sintassi
.. Il gruppo nominale,  – .. I pronomi,  – .. Il
gruppo verbale,  – .. Le parti invariabili del discorso, 
– .. L’ordine delle parole nella frase, .

Bibliografia

Indice dei nomi

Introduzione
Lessicografo, grammatico e traduttore, l’abate gesuita
Jean–François Féraud (Marseille –Marseille ) deve
la sua notorietà principalmente al Dictionaire critique de la
langue française .
Quest’opera in tre volumi, apparsa a Marsiglia tra il 
e il , animò non pochi dibattiti e discussioni e godette
di una fortuna maggiore all’estero che in Francia . Forse a
tale stato di cose contribuì il fatto che l’influente pubblico
. Per una documentata biografia di Jean–François Féraud, si veda
la monografia di Jean Stefanini, Un provençaliste marsellais, l’abbé Féraud
(–), Paris, Ophrys, . Notizie sull’abate marsigliese erano apparse
precedentemente in Biographie universelle ancienne et moderne ou Histoire, par
ordre alphabétique, de la vie publique et privée de tous les hommes qui se sont fait
remarquer par leurs écrits, leurs actions, leurs talents, leurs vertus ou leurs crimes.
Ouvrage entièrement neuf, rédigé par une Société de gens de lettres et de savants,
LXXXV t., Paris, Michaud, , t. XIV, pp. –; François–Xavier de Feller,
Biographie universelle ou Dictionnaire historique des hommes qui se sont fait un
nom,  vol., Lyon, Rolland–Rusand, , vol. , p. .
. Jean–François Féraud, Dictionaire critique de la langue française, III
vol., Marseille, Jean Mossy Père et Fils, – (d’ora in avanti ). La
ristampa di tale dizionario è apparsa nel  presso l’editore Max Niemeyer
di Tübingen. La bibliografia esistente su Féraud e sul Dictionaire critique
è molto ampia. Per un primo approccio ci limitiamo a rimandare ai volumi collettivi intitolati rispettivamente Autour de Féraud: la lexicographie en
France de  à , Paris, Presses du Palais Royal, Collection de l’École
Normale Supérieure de Jeunes Filles, n. ,  e Études critiques sur Féraud
lexicographe, Paris, Presses du Palais Royal, Collection de l’École Normale
Supérieure de Jeunes Filles, n. , . Altri studi critici saranno citati nel
corso del presente volume.
. Biographie universelle, cit., p. .


Introduzione
parigino ignorasse il nome di questo lessicografo di provincia, che si permetteva di dare alle stampe un dizionario
che entrava in concorrenza con l’autorevole Dictionnaire
de l’Académie française, riferimento imprescindibile per il
bon usage e per la norma.
Ma Féraud non era né un principiante né tanto meno
uno sprovveduto nel campo della lessicografia, dal momento che nel  aveva dato alle stampe il Dictionnaire
grammatical de la langue française, uscito prima presso un
editore di Avignone (V.ve Girard) e successivamente, nel
, presso un editore parigino (Vincent). La sua opera
più importante rimane comunque il Dictionaire critique de
la langue française, che lo ha reso illustre attraverso i secoli.
La carriera dell’abate marsigliese era cominciata con la
traduzione, intrapresa insieme al confratello Esprit Pezenas, del New General English Dictionary () di Thomas
Dyche e pubblicata per la prima volta nel  con il titolo di Nouveau Dictionnaire universel des arts et des sciences,
français, latin et anglais . Tale impresa aveva avuto il merito di avviare Féraud agli studi comparatistici in ambito
linguistico, nonché agli studi lessicografici.
Successivamente, seguendo una delle tendenze principali della grammatica del XVIII secolo, Féraud riunì in un
unico corpus le definizioni e le osservazioni sulle varie
parti del discorso formulate dai grammatici, da Vaugelas in
poi. Fu così che nacque il ricordato Dictionnaire grammati. Il titolo completo è Nouveau Dictionnaire universel des arts et des sciences, français, latin et anglais: contenant la signification des mots de ces trois langues
et des termes propres de chaque état et profession: avec l’explication de tout ce que
renferment les arts et les sciences, traduction de l’anglois de Thomas Dyche,  t.,
Avignon, Girard, –. L’opera conobbe varie edizioni, tra cui  e
. Per le vicende legate alla pubblicazione di quest’ultima, si rimanda a
Jean Stefanini, Un provençaliste marsellais, cit., pp. –.
Introduzione

cal de la langue française, opera di compilazione che, al di là
di alcune lacune e imprecisioni, segnò una tappa importante, come sottolinea Jean Stefanini, « dans la constitution de
ce corpus grammatical qu’a rêvé le XVIIIe siècle et dont le
Dictionaire critique sera la meilleure réalisation » .
L’uscita del primo volume della suddetta opera fu annunciata nel Journal Encyclopédique ou universel del  febbraio  con queste entusiastiche parole:
Un double motif nous a engagés à nous charger de l’édition
de ce grand ouvrage. Nous avons cru rendre service à tous
les genres de lecteurs, en présentant à la nation un livre qui
fera sans doute époque dans notre littérature. D’un autre côté,
notre amour–propre a été flatté de trouver dans un de nos
concitoyens un homme capable d’une telle entreprise, & nous
n’avons pas voulu céder à d’autres la gloire d’en enrichir le
public.
Il primo volume, in effetti, suscitò numerosi consensi,
anche se ricevette alcune critiche vivaci, come si evince
dalla nota comparsa nel luglio  nello stesso periodico,
con la quale si annunciava, tra l’altro, l’uscita del secondo
volume:
Tous les papiers publics ont annoncé le premier tome de cet
ouvrage, et en ont donné une analyse plus ou moins étendue.
La plupart en ont loué sans restriction le plan et l’exécution,
et l’ont fait regarder comme le dictionnaire le plus complet, le
plus méthodique, le plus instructif qui ait paru relativement à
. Jean Stefanini, Un provençaliste marsellais, l’abbé Féraud, cit., p. .
. Journal Encyclopédique ou universel, t. II, partie I,  février , p. .
È forse utile precisare che il periodico riportava l’Avis des libraires de Marseille,
Jean Mossy Père et Fils, nel quale veniva presentato il piano dell’opera e
se ne riassumeva la Préface, apparso già alla fine dell’anno precedente. Cfr.
Jean Stefanini, Un provençaliste marsellais, cit., p. .

Introduzione
la langue françoise et à la grammaire. Quelques–uns ont melé
aux éloges quelques légeres critiques, selon la coutume de ces
Messieurs. Un seul, on ne sçait pas pourquoi, en a fait une
critique amère et chagrine, mais bien peu réfléchie et bien
mal raisonnée.
Il solo ad attaccare a tutto campo il Dictionaire critique fu
François–Urbain Domergue (–), il grammatico a
cui si fa velatamente riferimento nel trafiletto. Questi, dalle
colonne del suo Journal de la langue française, espresse giudizi severi, che Féraud cercò di confutare nell’Avertissement
che precede il secondo volume .
Tutto ciò non impedì all’abate e ai librai–stampatori
marsigliesi di portare a compimento il loro progetto nei
tempi previsti, tanto che nel  vide la luce l’ultimo
volume .
Specchio fedele degli usi e dell’evoluzione del francese
sul finire del XVIII secolo, il Dictionaire critique si configura
come un caso ibrido e appassionante di descrizione normativa, stilistica e retorica. Costruito tramite l’insostituibile
apporto di scrittori e grammairiens–remarquistes, sottolinea
Alain Rey , quest’opera si contraddistingue per un’osser. Journal Encyclopédique ou universel, t. V, partie , juillet . Tra le
recensioni positive nei confronti del primo volume del Dictionaire critique,
ricordiamo quella apparsa nel primo numero di aprile del  del ricordato
Journal Encyclopédique (ivi, t. III, partie , er avril , pp. –).
. Cfr. ivi, er septembre , p. ; , pp. vij–xj.
. Jean–François Féraud progettava la pubblicazione di un supplemento al Dictionaire critique. Il progetto non andò a buon fine e solo alcuni anni fa, nel , Pierre Larthomas ha ritrovato il manoscritto, che è stato pubblicato per la prima volta nel  in versione fotografica (Presses de l’ENS de Jeunes Filles). Attualmente è
disponibile una versione digitalizzata del Suplément (sic), all’indirizzo
http://www.mshs.univ–poitiers.fr/feraud/supplement/sommaire.htm.
. Alain Rey, Les statut du discours littéraire en lexicographie, « Lexique »,
Introduzione

vazione accorta degli usi, oltre che per una circostanziata
riflessione critica sui criteri ispiratori della norma.
L’abate è profondamente convinto che il francese abbia
raggiunto l’apice della sua perfezione nel XVII secolo e,
come scrive nella Préface, che occorra prodigarsi « pour
[. . . ] arrêter la décadence et la dépravation » delle lingue
moderne, francese compreso. Il nostro lessicografo sente la necessità di attualizzare un ideale di lingua, che è
quello classico, pur partendo da una concezione di fatto
postclassica.
La sua opera è animata da quella tensione purista che,
come ha ricordato Jean–Pierre Seguin, ha percorso tutto il
Settecento , anche se l’attenzione per gli usi lo salvaguarda da posizioni estreme. L’abate ha piena coscienza non
solo della variabilità della lingua (e quindi dei suoi usi), ma
anche del fatto che ciò comporta un lavoro continuo di perfezionamento . La purezza della lingua è una conquista,
frutto di uno sforzo costante, insegnamento che Féraud
mutua dell’abbé d’Olivet, suo protettore e ispiratore.
L’autore del Dictionaire critique è altresì convinto che la
lingua tenda verso la fixité, ma che non sia mai realmente
‘fissata’. Sono molti gli aspetti, a livello sintattico, semantico
e lessicale, soggetti a cambiamento e in via di definizione,
come precisa nella prefazione al suo dizionario:
vol. /, , p. .
. , vol. I, p. i.
. Jean–Pierre Seguin, La langue française aux XVIIe et XVIIIe siècles, in
Jacques Chaurand (sous la dir. de), Nouvelle histoire de la langue française,
Paris, Seuil, , pp. –.
. Cfr. Sonia Branca–Rosoff, La construction de la norme lexicographique
à la fin du XVIIIe siècle: Féraud le médiateur, in La genèse de la norme, Colloque
de la Société d’histoire et d’épistémiologie des sciences du langage (SHESL),
janvier , « Archives et documents de la SHESL », seconde série n. ,
juin , pp. –; in particolare p. .

Introduzione
On a dit, et l’on répète tous les jours, que notre Langué a été
fixée dans le dernier siècle; et les Critiques de ce temps–là y
ont autant et peut–être plus contribué que les grands Écrivains
en tout genre que ce siècle si fameux a réunis: mais elle n’est
à peu–près fixée que pour le fond et les principales règles du
Discours: elle ne l’est point et ne saurait l’être pour le détail des
locutions des expressions, des tours de phrâse même. Il est une
foule, non seulement de termes & de mots mais de manières
de parler de régimes de constructions en usage dans le siècle
pâssé qui sont suranés aujourd’hui; et l’on en rencontre, plus
qu’on ne pourrait penser, dans nos plus grands Écrivains et
dans ceux là même, qu’on regarde, comme classiques.
Dalle parole del gesuita emerge anche la convinzione
che il merito della grandezza della lingua debba essere
ascritto ai Critiques, forse più che ai grandi scrittori. Da
qui la scelta di compilare un dizionario che riprende, salvo poi ampliarlo su più vasta scala, l’impostazione del
citato Dictionnaire grammatical e che si propone, di fronte
alle molte varianti d’uso, di raccogliere ed analizzare criticamente di volta in volta quanto riportato in dizionari,
grammatiche e Remarques.
Il XVIII secolo, proprio in virtù di quella tensione purista che lo percorre e a cui si è fatto cenno, vanta una
rilevante tradizione in materia di remarques e observations
di opere di autori classici, basti pensare alle Remarques de
l’Académie française sur le Quinte–Curce de Vaugelas, pubblicate tra il  e il , o ai Commentaires sur Corneille di
Voltaire apparso nel . Féraud attinge a piene mani a
questo tipo di letteratura, come puntualizza nella Préface
al Dictionaire critique, dove elenca, tra l’altro, le numerose
Remarques di cui si è servito .
. , vol. I, p. i.
. Ivi, p. ii. Sulle Remarques si veda il saggio di Isabelle Landy–Houillon
Introduzione

Le annotazioni critiche a passi di opere sia di autori
secenteschi che contemporanei — le citazioni tratte da
questi ultimi sono una vera e propria novità nel panorama
lessicografico settecentesco — rappresentano la parte più
importante del dizionario, come conferma lo stesso gesuita marsigliese, e toccano non solo la sintassi, il lessico e
la semantica, ma anche, scrive sempre Féraud, « les diférents Styles et leurs nuances, plus variées peut–être dans la
Langue Française que dans aucune aûtre Langue » .
Il purismo di Féraud è sempre bilanciato dalla riflessione critica e, secondo quanto scritto da Jean Stefanini nella
nota monografia a lui dedicata, « on est loin, on le voit
[. . . ], des positions du purisme archaïsant, pour qui il n’est
pas de salut en dehors de la syntaxe et du vocabulaire de
Racine, lui–même épuré » .
In effetti questo esercizio critico non risparmia nessun
grande autore del Seicento, neppure il grande Jean Racine
(La Ferté Millon –Paris ), ovvero — scrive Féraud
nel primo volume del suo dizionario — « le plus correct
de nos poètes » . Questi è uno dei più citati nel Dictionaire
critique e, come avremo modo di sottolineare, viene spesso
criticato e perfino redarguito.
L’alto numero di citazioni, oltre che di osservazioni su
Racine, può essere spiegato non solo con il valore esemplare che inevitabilmente assume la lingua dell’autore più
incentrato sul Suplément, ma con riferimenti pure al Dictionaire critique, dal
titolo La tradition des Remarques dans le Suplément au Dictionaire Critique
de Féraud, in Études critiques sur Féraud lexicographe, cit., pp. –. Sulla storia
del genere, si rimanda al recente Wendy Ayres–Bennett, Magali Seijido,
Remarques et observations sur la langue française. Histoire et évolution d’un genre,
Paris, Classiques Garnier, .
. , vol. I, p. xj.
. Jean Stefanini, Un provençaliste marsellais, l’abbé Féraud, cit., p. .
. , vol. I, p. .

Introduzione
classico tra i classici, sia nei casi di uso giudicato proprio,
sia in quelli ritenuti impropri dal nostro lessicografo, ma
anche con la necessità di fornire una sanzione estetica alla
regola . Nella prefazione al Dictionaire si legge:
Que si l’on trouvait mauvais que nous ayions étendu notre critique jusque sur nos plus grands Écrivains, nous troûverions
notre justification dans ce que dit Bouhours: “L’exemple des
bons Écrivains est plus contagieux que celui des aûtres; et l’on
ne sauroit trop“ se précautioner contre certaines locutions,
qui, toutes méchantes qu’elles sont, pâssent“ pour bonnes,
parcequ’elles se troûvent dans d’excellens Livres“.
Inoltre Féraud afferma di privilegiare le citazioni di versi
piuttosto che di passi di prosa, perché è più facile riscontrarvi irregolarità, che generalmente vengono considerate
licenze poetiche, ma che in realtà sono da ritenersi veri e
propri errori grammaticali:
Nous nous sommes surtout atachés aux Poètes, pour deux
raisons; la première, c’est qu’on retient mieux les Vers que la
Prôse, et que les incorrections de style, inévitables dans la Poésie Française, peûvent, à caûse de cela, induire plus facilement
en erreur; la seconde, c’est que la contrainte de la mesûre et
de la rime et le droit des inversions, jettent comme nécessairement dans des fautes gramaticales, qui pâssent trop aisément
pour des licences autorisées, parceque l’harmonie des Vers
les dérobe facilement aux yeux et aux oreilles. Pour s’en apercevoir, il faut déranger la Construction. Alors on est étoné
de trouver souvent dans les plus beaux Vers des barbarismes
et des solécismes. (*) = Ce n’est pas que nous condamnions
. Sonia Branca–Rosoff, La construction de la norme lexicographique à
la fin du XVIIIe siècle: Féraud le médiateur, cit., pp. –. Sulle citazioni nel
Dictionaire critique, si veda Jean–Paul Sermain, Choix et fonction des citations,
in Études critiques sur Féraud lexicographe, cit., pp. –.
. , vol. I, p. xij.
Introduzione

tout ce que nous relevons: mais il nous a paru utile d’avertir
de ce qui n’est pas selon l’exactitude gramaticale, pour qu’on
ne l’imite point dans la prôse. Ce qu’on fait remarquer être
contre les règles et l’usage les fait bien mieux conaître: la meilleure manière de les inculquer dans l’esprit, c’est de citer des
phrâses où elles sont violées. (*)
Tra le ragioni di questa massiccia presenza di passi raciniani, va menzionata la possibilità per Féraud di poter
contare sia sulle Remarques de grammaire sur Racine del suo
protettore, l’abbé d’Olivet (–), pubblicate nel 
e inserite poi nelle Remarques sur la langue françoise (),
sia sulle Remarques sur les tragédies de Jean Racine () di
Louis Racine (–), figlio del drammaturgo . La
riflessione critica dell’abate di Marsiglia sulla lingua di Racine muove dunque dalle Remarques di Louis Racine e da
quelle di Olivet; le prime sono utilizzate soprattutto per
l’analisi del lessico, le seconde, viceversa, per quelle sulla
sintassi.
In alcuni casi Féraud si limita a riportare passi tratti da
una o dall’altra di queste opere, mentre in altri ne fa la
critica, come chiarisce nella sua Préface: « Nous ne nous
sommes pas contentés de raporter leurs remarques, nous
en avons fait quelquefois la critique, avec les égards que
méritent des Auteurs si estimables, et qui nous ont été si
. Ibidem.
. Féraud non sembra invece prendere in considerazione i Commentaires
sur les œuvres de Jean Racine di Luneau de Boisjermain (). Tra il  e
il  vengono pubblicate almeno undici raccolte di remarques su Racine.
Per una panoramica completa dei titoli si rimanda a Sonia Branca–Rosoff,
Fontanier commentateur de Racine, in Françoise Douay et Jean–Paul Sermain
(sous la dir. de), Pierre « Émile » Fontanier: la rhétorique ou les figures de la
Révolution à la Restauration, Laval, Presses de l’Université de Laval, , p.
.

Introduzione
utiles pour la composition de ce Dictionaire » .
Con il presente lavoro intendiamo soffermarci appunto
sulle osservazioni critiche di Féraud nei confronti del lessico, della sintassi e dello stile raciniani, nella convinzione
che una simile analisi possa fornire indicazioni utili sugli
aspetti che a fine Settecento erano soggetti a cambiamento
o a stabilizzazione.
A tal fine abbiamo eseguito uno spoglio sistematico delle citazioni di passi del tragediografo e delle annotazioni
dell’abate presenti nei tre volumi del Dictionaire, per un totale di  occorrenze, di cui rispettivamente  nel primo
volume,  nel secondo e  nel terzo. All’interno di questo corpus figurano osservazioni sul lessico, sulla sintassi
e sullo stile, con una prevalenza del primo ambito, anche
se va detto che spesso le riflessioni stilistiche si intrecciano
e completano quelle lessicali e quelle sintattiche . Vista
la rilevanza della dimensione stilistica e visto anche che,
nel Dictionaire critique, le osservazioni sul lessico e sulla
sintassi non possono prescindere da questa, si è ritenuto
opportuno dedicare il primo capitolo a tale aspetto, per
cercare di illustrare meglio in cosa consista il modello di
lingua immaginato da Féraud e che trova una realizzazione concreta, anche se non sempre fedele, nelle opere di
Racine.
. , vol. I, p. ij. Nella Préface al terzo volume Féraud elenca i differenti impieghi delle citazioni degli autori nel suo dizionario: « Les Auteurs
qu’on peut citer, dans un Ouvrage, comme celui–ci, et les phrâses, qu’on en
raporte, on peut les citer, ou comme simples exemples, ou comme ornemens,
ou comme autorités et modèles, ou enfin, comme objets de critique » (ivi, vol.
III, p. vj).
. Per quanto riguarda l’ortografia del grande autore tragico, abbiamo
individuato una sola annotazione. Nella fattispecie si tratta dell’attestazione
della variante danner del verbo damner, usata per l’appunto da Racine. Cfr.
ivi, vol. I, p. .
Introduzione

Tra le citazioni dell’autore tragico appare subito evidente, come del resto era facile attendersi, una maggioranza
quasi assoluta di versi rispetto ai passi di prosa. Per quanto
concerne quest’ultima, Féraud cita il Discours prononcé à
l’Académie françoise à la réception de MM. Corneille et Bergeret
le deuxième janvier  e la Préface de Les Plaideurs.
Relativamente alle pièces, il nostro lessicografo attinge
un po’ a tutta la produzione raciniana, anche se le tragedie
più citate sono quelle degli anni Sessanta, quali l’opera giovanile La Thébaïde ou Les Frères ennemis () e Britannicus
() in primis, seguite da Alexandre le Grand (), Andromaque (), Phèdre (), Iphigénie (). Sono invece
meno menzionate Bérénice (), Athalie (), Mithridate
(), Esther () e Bajazet (), mentre abbiamo rintracciato solo qualche rara citazione per l’unica commedia
raciniana, vale a dire Les Plaideurs ().
Féraud non trascura neppure le odi di Racine, riportando e commentando alcuni versi tratti dal poema encomiastico La Nymphe de la Seine (), dedicato alla regina
Maria Teresa d’Austria , oppure dalla raccolta intitolata
Cantiques spirituels () e più precisamente da uno dei
quattro componimenti che ne fanno parte, ossia Sur le
bonheur des justes.
. Ivi, vol. II, p. .
. Ivi, vol. I, p. .

Documents pareils