lettere francesi - Aracne editrice

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lettere francesi - Aracne editrice
LETTERE FRANCESI

Direttore
Valeria P N
Università degli Studi di Roma Tre
Comitato scientifico
Luca P
Università degli Studi di Roma Tre
Anna Maria S
“Sapienza” Università di Roma
Teresa Manuela Iaquinta
Dal neutro alla differenziazione
I personaggi femminili in Nathalie Sarraute
Copyright © MMXIII
ARACNE editrice S.r.l.
www.aracneeditrice.it
[email protected]
via Raffaele Garofalo, /A–B
 Roma
() 
 ----
I diritti di traduzione, di memorizzazione elettronica,
di riproduzione e di adattamento anche parziale,
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I edizione: ottobre 
A mio marito Enrico per il sostegno e la dedizione
Indice
9
Introduzione. L’uso del femminile
19
Capitolo I
La letteratura senza sesso
1.1. Lo spettro del femminismo
1.2. L’indifferenziazione ovvero il neutro
1.3. Lo statuto del personaggio
53
19
33
43
Capitolo II
Il gioco dei pronomi
2.1. Universalità e anonimato
2.2. Referenzialità e individuazione
2.3. Verso la differenziazione
95
9
53
66
79
Capitolo III
Vita di donne
3.1. Le signore frivole e le comari pettegole
3.2. Il personaggio inautentico
3.3. La trasformazione perpetua
3.4. L’espressione dell’amore
95
106
116
128
151
Conclusioni. Nuovi percorsi
151
157
Bibliografia
157
7
8
Introduzione. L’uso del femminile
Se Nathalie Sarraute ammette nell’opera solo «rares cas où
la femme joue un rôle de femme»1, il numero cospicuo di presenze femminili, oltre a indurre alcune riflessioni, suscita inevitabilmente una qualche interrogazione. Già in Tropismes la frequenza del pronome femminile sia al singolare che al plurale risulta dominante; le occorrenze di “Elles” soprattutto si riscontrano in gran parte dei ventiquattro tropismi. Pur essendo
all’insegna dell’anonimato, Tropismes appare immerso, e non
soltanto da un punto di vista quantitativo, nell’universo femminile di cui regala diversi scorci alternando micro scenette di
quotidianità a profili appena tracciati ma comunque riconducibili a categorie ben precise. Si va dalla massaia alla donna insoddisfatta, dall’intellettuale a colei che lavora a maglia:
“C’est servi, c’est servi”, disait-elle. Elle rassemblait à table la famille,
chacun caché dans son antre, solitaire, hargneux, épuisé. “Mais
qu’ont-ils donc pour avoir l’air toujours vannés?” disait-elle quand elle parlait à la cuisinière.2
Et elle restait sans bouger sur le bord du lit, occupant le plus petit espace possible, tendue, comme attendant que quelque chose éclate,
s’abatte sur elle dans ce silence menaçant.3
1
S. BENMUSSA, Entretiens avec Nathalie Sarraute, Paris, La Renaissance Du
Livre, 1999, p. 150.
2
N. SARRAUTE, Tropismes, n. II, in: Œuvres complètes, Bibliothèque de la Pléiade,
Paris, Gallimard, 1996, p. 4.
3
ID., Tropismes, n.V, in: Œuvres complètes, ed. cit., p. 8.
9
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Dal neutro alla differenziazione
Elle connaissait “l’échelle des valeurs”. Pour elle, pas de conversations sur la forme des chapeaux et les tissus de chez Rémond. […] les
galeries de tableaux, tous les livres qui paraissaient… Elle connaissait
tout cela. Elle avait commencé par “Les Annales”, maintenant elle se
glissait vers Gide, bientôt elle irait prendre des notes, l’œil intense et
cupide, à “L’Union pour la Vérité”.1
Bien qu’elle se tût toujours et se tînt à l’écart, modestement penchée,
comptant tout bas un nouveau point, deux mailles à l’endroit,
maintenant trois à l’envers et puis maintenant un rang tout à l’endroit
[…] ils sentaient […] sa presence.2
Sebbene Nathalie Sarraute si adoperi nell’apparato paratestuale
per rendere il personaggio il più etereo possibile e in particolare
giustifichi l’uso pletorico del pronome femminile adducendo
motivazioni linguistiche, nei testi pare avvenire altro. Il romanzo è, in fondo, una sorta di terra di mezzo dove si scontrano le
intenzioni dell’autore3 e le interpretazioni del lettore:
Mais il faut là […] sans doute donner tort à l’auteur, dont le projet ne
peut tout à fait contredire l’impression authentique ressentie par tout
lecteur sans prévention. Nous croyons dans les personnages inventés
par Nathalie Sarraute. Nous croyons au Père et à la Fille de Portrait
d’un inconnu, à l’oncle et à la tante de Martereau, à Alain, à Gisèle et
à leurs familles, alors même que l’auteur voudrait nous convaincre
qu’il ne s’agit que de simulacres sans épaisseur.4
Indipendentemente dalla sua volontà i personaggi sembrano
sfuggire a Nathalie Sarraute, ovvero, come sostiene Jean Pierrot, la demistificazione produce un effetto contrario, finisce cioè
con il rafforzare lo stereotipo restituendo credibilità ai personaggi che la scrittrice vorrebbe demolire:
ID., Tropismes, n. XI, in: Œuvres complètes, ed. cit., pp. 16-17.
ID., Tropismes, n. XIV, in: Œuvres complètes, ed. cit., p. 20.
3
Com’è noto Nathalie Sarraute si avvale di un ampio paratesto finalizzato a giustificare e a spiegare i romanzi, basti pensare alla raccolta di saggi usciti nel 1956 sotto il
nome di L’Ère du soupçon.
4
J. PIERROT, Nathalie Sarraute, Paris, José Corti, 1990, p. 284.
1
2
L’uso del femminile
11
Voici Nathalie Sarraute créatrice, malgré elle, de personnages immortels et universels […]. Au moment même où elle croit forcer le trait,
pour lui donner un caractère nettement outré et caricatural, remplacer
les personnages par des fantoches anonymes, par des voix sans consistance, Nathalie Sarraute ne fait, par l’effet bien connu de la stylisation, que renforcer la généralité et la puissance de sa peinture.5
I personaggi femminili si presentano maggiormente soggetti
a questo processo rispetto agli antagonisti maschili. Per decenni
la critica, rassicurata dall’idea della dissoluzione del personaggio, non si è occupata del ruolo che i personaggi femminili ricoprono nell’opera. Con gli anni Novanta e soprattutto con il
nuovo secolo qualcosa cambia, l’importanza e ancor prima la
presenza dei personaggi femminili vengono riconosciute e iniziano a provocare un qualche interesse. Da un certo momento in
poi, cioè, la questione incomincia ad affermarsi e a rendere necessaria un’investigazione più approfondita e indipendente. Tuttavia la relativa disamina viene generalmente affrontata da
un’ottica di tipo psicoanalitico, oppure da una prospettiva femminista e da un’angolazione peculiare ai gender-studies6.
Questo lavoro si propone, al contrario, di esaminare i personaggi femminili senza appoggiarsi a griglie interpretative preesistenti. Si intende allora porre in rilievo un aspetto poco o male
indagato oppure esplorato da un punto di vista diverso da quello
puramente letterario. Lo studio prende il via dalla consapevolezza che il personaggio tradizionale non trova spazio nella produzione di Nathalie Sarraute, il personaggio si configura infatti
in un senso nuovo o in dei sensi nuovi. Quella sarrautiana non
5
Ivi, p. 285.
S. BARBOUR, Nathalie Sarraute and the Feminist Reader. Identities in Process,
London, Toronto, Associated University Presses, 1993; J. PHILLIPS, Nathalie Sarraute:
Methaphor, Fairy-Tale and the Feminine of the Text, New York, Peter Lang, 1994; R.
BOUÉ, Nathalie Sarraute. La Sensation en Quête de Parole, Paris, Édition Harmattan,
1997. C. M. PEEBLES, The Psyche of Feminism. Sand, Colette, Sarraute, Indiana, Purdue University Press, 2003; J. S. GJERDEN, Éthique et Esthétique dans l’œuvre de
Nathalie Sarraute. Le paradoxe du sujet, Paris, L’Harmattan, 2007.
6
12
Dal neutro alla differenziazione
può essere definita esclusivamente un’opera in cui il personaggio, dotato di ipertrofia interiore, finisce per dissolversi, oppure
un’opera intimista in cui il soggetto spezzettato lascia libero
sfogo a elucubrazioni endofasiche. La scrittrice segue, invece,
un duplice andamento: s’installa dentro la coscienza frantumata
ma si proietta anche all’esterno, per analizzare come viene vista
dal di fuori. Si assiste a un movimento centrifugo, per il quale il
personaggio si rapporta con il quotidiano e l’empirico, entra in
contatto con l’altro attraverso la «conversation», e a uno centripeto, per il quale tutto ciò che coglie all’esterno viene accolto e
metabolizzato interiormente (sfera della «sous-conversation»).
Se all’interno avviene lo sgretolamento del personaggio in piena
crisi d’identità, esternamente ciò che rimane è una carcassa vuota, uno stampo nel quale esso si ritrova rinchiuso; il personaggio
così concepito coincide con l’immagine attribuitagli da chi
l’osserva. In altri termini, l’essere sarrautiano esiste e diventa
visibile esteriormente in quanto si relaziona con qualcuno che lo
osserva, lo giudica e ne inventa il personaggio.
Del processo di stereotipizzazione che ne deriva pare risentire in modo speciale la donna; essa aderisce più facilmente allo
stereotipo mentre l’uomo tende a opporre resistenza. Malgrado
il fenomeno di riduzione che investe il personaggio, persiste una
differenziazione di tipo sessuale. Senza entrare nel merito di interpretazioni7 e forzature, sembra inoltre indubbio il fascino che
le presenze femminili esercitano su chi legge. Gli esempi non
sono rari; si pensi alla nonna di «disent les imbéciles», alla madre di L’Usage de la Parole e, in riferimento ai primi romanzi,
7
Huguette Bouchardeau adduce una spiegazione biografica alla concezione sarrautiana della “femme”. La studiosa imputa, infatti, l’atteggiamento poco lusinghiero verso
la donna al rapporto di Nathalie con la madre e con la suocera alle quali corrispondevano due diverse tipologie femminili: «Sans doute a-t-elle consciemment ou inconsciemment comparé, dès son adolescence, […] un caractère comme celui de sa mère qui […]
écrivait sous pseudonyme masculin et le comportement de victime de sa belle-mère retournant son agressivité contre son entourage, beaucoup plus soumise aux stéréotypes
féminins», H. BOUCHARDEAU, Nathalie Sarraute, Paris, Grandes Biographies Flammarion, 2003, p. 78.
L’uso del femminile
13
alla “Elle” del Portrait, alla zia e alla cugina di Martereau, alla
suocera, a Gisèle e a Germaine Lemaire ne Le Planétarium.
Questi personaggi appaiono maggiormente qualificati, sono altresì contraddistinti da atteggiamenti esacerbati che richiamano
comportamenti standardizzati.
È bene precisare come la presente analisi non sia mossa dalla ricerca impervia e disperata di caratteri da rintracciare a tutti i
costi, ricerca che finirebbe con lo snaturare il progetto sarrautiano. Quest’ultimo, infatti, trova la sua ragion d’essere proprio
nel processo di demolizione del personaggio tradizionale e di
figure ad esso riconducibili. Lo studio si fonda, al contrario, sulla constatazione di uno scarto tra l’intenzione di Nathalie Sarraute di frantumare il personaggio in un’entità plurale indifferenziata e la persistenza di presenze al femminile rilevabili attraverso l’analisi testuale. L’indagine si prefigge l’osservazione
di un fenomeno che, taciuto nelle enunciazioni programmatiche
della scrittrice, appare prepotentemente nella pratica di scrittura
e che fa ipotizzare un utilizzo particolare dei personaggi femminili.
Sussiste inoltre una difficoltà terminologica avanzata dalla
stessa Nathalie Sarraute e di cui occorre tener conto: la scrittrice
precisa di non impiegare il lemma personaggio in modo pertinente. Infatti se il termine viene usato in senso proprio nel romanzo del passato in quanto riferito a una figura riconoscibile e
facilmente individuabile, in Nathalie Sarraute rimane «une étiquette grossière»8 perché attribuito piuttosto a un «porteur
d’états». Tale concezione potrebbe allora avvicinare la scrittrice
alle teorie strutturaliste. Philippe Hamon chiarisce, ad esempio,
come la scelta di studiare il personaggio alla luce del modello
psicologico abbia generato confusione tra persona e personaggio e portato a considerare i personaggi come reali. Il personaggio va invece considerato come un segno, esso si prospetta come un «support permanent de traits distinctifs et de transforma8
N. SARRAUTE, L’Ère du soupçon, in: Œuvres complètes, ed. cit., p. 1581.
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Dal neutro alla differenziazione
tions narratives»9. Dello stesso parere si dichiara Roland Barthes che, ritenendo il personaggio un agente testuale, lo definisce non come «être» ma come «participant»10 all’interno del testo. Vicino a una silhouette linguistica anche il personaggio sarrautiano può dirsi privo di spessore psicologico; dunque per evitare una lettura fuorviante Nathalie Sarraute adopera il vocabolo
prendendo le distanze dall’autore tradizionale e sostiene di servirsene come «commodité mensongère»11. L’uso del termine
personaggio, nel presente saggio, va interpretato in senso sarrautiano tenendo conto che questo lavoro non può prescindere
dal personaggio pur volgendo nello specifico verso quello della
donna.
Il discorso sul femminile s’intreccia inevitabilmente con la
questione del genere che assume grande rilevanza nell’indagine.
Il sesso rappresenta, in ogni universo narrativo antropomorfo e
figurativo, un dato a priori, un presupposto fondamentale del sistema dei personaggi con cui la scrittrice si trova a dover fare i
conti. Nonostante Nathalie Sarraute proceda verso l’abolizione
del genere sul piano teorico, la differenza sessuale si rivela imprescindibile a livello linguistico, come verrà illustrato nel capitolo secondo, e sembra ritornare violentemente nelle relazioni
interpersonali, prese in esame nel capitolo terzo. Come si vedrà
in maniera dettagliata nei singoli capitoli, nell’analisi rientrano
almeno quattro piani diversi12:
-un niveau grammatical et lexical (masculin/féminin): in cui si
affronta la relazione tra maschile e femminile e le conseguenti
implicazioni. Ogni parola ha un genere non necessariamente
9
P. HAMON, Pour un statut sémiologique du personnage, in R. BARTHES-W. KAYBOOTH, Poétique du récit, Paris, Seuil, Points, 1977, p. 142.
10
R. BARTHES, Introduction à l’analyse structurale des récits, in R. BARTHES-W.
KAYSER-W.C. BOOTH, Poétique du récit, cit., p. 34.
11
R. MICHA, Nathalie Sarraute, Paris, Éditions Universitaires (“Classiques du xxe
siècle”), 1966, p. 14.
12
Si prende in prestito la suddivisione utilizzata da P. HAMON, Le sexe du personnage, in Le personnel du roman, Genève, Droz, 1983, pp. 188-205.
SER-W.C.
L’uso del femminile
15
rapportabile al sesso biologico ma al quale può essere ricondotto retoricamente tramite allegorizzazione, ad esempio attraverso
le personalizzazioni.
-un niveau des rôles thématiques (l’homme/la femme/l’amour):
dove si prende in considerazione la costruzione di situazioni e
personaggi-tipo non convenzionali.
-un niveau des rôles actantiels: in cui si registrano gli scontri, i
desideri, le pulsioni e le repulsioni derivanti dall’interazione interpersonale e che contribuiscono alla costituzione della coppia
attanziale soggetto-oggetto.
-un niveau du discours: dove si segue l’essere e il fare dei personaggi e in cui luogo d’osservazione privilegiato diventa
l’attività amorosa.
Il saggio verte sull’intero corpus romanzesco, anche se una
maggiore attenzione prestata ad alcuni romanzi rispetto ad altri
risponde a delle scelte funzionali all’argomento.
Il primo capitolo, di tipo teorico, contestualizza ed espone
questioni preliminari riguardanti la poetica sarrautiana. Il paragrafo iniziale si propone di collocare Nathalie Sarraute fuori
dall’ambito femminista e si occupa di problemi relativi; prende
atto delle considerazioni e delle dichiarazioni della scrittrice.
Il secondo paragrafo indaga le ragioni che hanno portato, a
torto, alcune femministe, tra cui Monique Wittig, a designare
Nathalie Sarraute come precorritrice. Nelle scienze umane
l’introduzione del gender cerca di articolare la specificità del
soggetto maschile come coscienza universale e quello del soggetto femminile come dato socio-culturale. Al contrario, se Nathalie Sarraute pensa il soggetto in termini di problematica sessuale, l’interpretazione differisce però dalla corrente femminista
dell’epoca. L’aspirazione all’indifferenziazione delle soggettività pare, infatti, avvalersi di criteri meramente letterari; il para-