La terapia medica. Claudia Concesi
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La terapia medica. Claudia Concesi
9e CONGRÈS DE LA SIRER - PIACENZA 2004 FRACTURES LOMBAIRES OSTÉOPOROTIQUES LA TERAPIA MEDICA DELL’OSTEOPOROSI CLAUDIA CONSESI Responsabile del coordinamento gestionale dipartimentale di reumatologia e immunologia AUSL di Piacenza L’OSTEOPOROSI E’ UNA MALATTIA SISTEMICA DELLO SCHELETRO CARATTERIZZATA DA UNA RIDOTTA MASSA OSSEA, CON ALTERAZIONI DELLA MICROARCHITETTURA E CONSEGUENTE AUMENTO DELLA FRAGILITÀ DELL’OSSO E DELLA SUSCETTIBILITÀ ALLE FRATTURE. FISIOLOGIA DELL’OSSO IL CALCIO è presente nel nostro organismo in grandi quantità a livello dello scheletro, che contiene il 99% del calcio corporeo totale. Il CALCIO plasmatico circolante, è essenziale per alcuni fenomeni biologici quali l’eccitabilità muscolare e miocardica, la coagulazione, eccetera. Perché questi fenomeni avvengano in modo fisiologico è indispensabile che la calcemia sia costante (9-11 mg\dl). Per mantenere concentrazioni di calcio così costanti, l’organismo dispone di complessi meccanismi di regolazione per lo più ormonali. Lo scheletro deve essere quindi considerato un enorme serbatoio di calcio, da cui il nostro organismo attinge per le proprie necessità. Tali scambi rendono ragione del continuo rimodellamento cui lo scheletro viene sottoposto durante tutta la vita. Il calcio, introdotto con la dieta, viene assorbito a livello della mucosa del duodeno e digiuno tramite un meccanismo attivo controllato dalla VITAMINA D. A livello renale il calcio filtrato dal glomerulo viene riassorbito nella misura del 97-98%. Se il bilancio (rapporto tra calcio ingerito e calcio eliminato) è negativo verrà mobilizzato calcio osseo, se è positivo il calcio in eccesso verrà fissato nelle ossa. Il FOSFORO partecipa con il calcio alla formazione della idrossiapatite, che rappresenta la principale componente minerale dell’osso. Diversamente che per la calcemia, l’organismo tollera ampie variazioni della fosforemia senza gravi problemi. I meccanismi ormonali che regolano il bilancio del calcio sono gli stessi che controllano quelli del fosforo. PATOGENESI DELL’OSTEOPOROSI L’osteoporosi si instaura quando si determina uno squilibrio tra neoformazione e riassorbimento osseo. Il rimodellamento dello scheletro viene regolato da fattori sistemici e fattori locali. FATTORI SISTEMICI: ormoni calciotropi (PTH, Calcitonina), altri ormoni (estrogeni, androgeni, glucocorticoidi, tiroxina, GH, insulina), alcuni ioni (calcio, fosforo, fluoro). FATTORI LOCALI: prostaglandine, citochine. Esse regolano la funzione degli osteoclasti e degli osteoblasti. Il loro effetto osteopenizzante rende ragione dell’osteoporosi iuxta-articolare presente nelle artriti. Le correnti piezoelettriche che vengono generate dalle compressioni e dalle trazioni sui cristalli, che formano la parte minerale dell’osso, costituiscono un potente stimolo di attivazione osteoblastica. Una ridotta attività fisica rappresenta quindi un importante fattore di rischio di osteoporosi, così come la magrezza, che comporta una ridotta stimolazione meccanica sul tessuto osseo, il fumo, l’alcol, la menopausa precoce, ed una alimentazione carente in calcio e vitamina D. TRATTAMENTO FARMACOLOGICO DELL’OSTEOPOROSI Unico obiettivo del trattamento farmacologico dell’osteoporosi è la prevenzione delle fratture. La decisione di trattare un paziente osteoporotico con farmaci va presa caso per caso, considerando l’età, il “lifetime risk” e naturalmente l’efficacia dimostrata da esperienze cliniche. I parametri che condizionano la scelta sono il T score densitometrico del paziente al momento dell’osservazione ed il significato che il T score assume in relazione ad altri parametri (età, aspettativa di vita, presenza di fattori di rischio extrascheletrici…). In quali pazienti instaurare una terapia? NEI PAZIENTI DI ETA’ < 60 anni NEI PAZIENTI TRA 60 E 70 ANNI se T score <= 2 in assenza di fattori di rischio Se T score <= 1.5 in presenza di fattori di rischio se T score <= 2.5 - 110 - 9 e CONGRÈS DE LA SIRER - PIACENZA 2004 FRACTURES LOMBAIRES OSTÉOPOROTIQUES IN TUTTI I PAZIENTI OLTRE I 70 ANNI CON FATTORI DI RISCHIO NEI PAZIENTI DI QUALUNQUE ETA’ CON PREGRESSA FRATTURA OSTEOPOROTICA Quale farmaco utilizzare? STIMOLATORI DELLA FORMAZIONE OSSEA INIBITORI DEL RIASSORBIMENTO OSSEO Gli stimolatori della formazione ossea utilizzabili in terapia appare assai esiguo se confrontato con quello degli antiriassorbitivi. Agenti stimolanti sono l’ormone paratiroideo, il ranelato di stronzio (entrambi non disponibili in Italia) ed il fluoro. Il fluoro ha sull’osso 2 effetti principali: stimola l’attività degli osteoblasti incrementandone il numero e determina la formazione di cristalli di fluoroapatite, sostituendosi al gruppo ossidrilico dell’idrossiapatite. In Italia è disponibile per la terapia orale sotto forma di fluoruro di sodio e di monofluorofosfato, con l’aggiunta di eccipienti che ne limitano gli effetti lesivi gastrointestinali. Per quanto riguarda l’efficacia tutti gli studi riportano concordemente un incremento della densità minerale nei pazienti trattati, ma non vi è accordo sulla reale attività di prevenzione delle fratture. Secondo alcuni autori il trattamento con fluoruri farebbe addirittura incrementare il rischio di fratture non vertebrali. I dati discordanti ne limitano attualmente l’impiego a favore di altri farmaci più largamente studiati e più maneggevoli, come gli INIBITORI DEL RIASSORBIMENTO OSSEO CALCITONINA Ormone polipeptidico ipocalcemizzante prodotto dalle cellule C della tiroide. La sua attività farmacologia è quella di inibire l’attività degli osteoclasti rallentando così il riassorbimento osseo. Ha un’attività antalgica indipendente dall’azione scheletrica, utile nell’osteoporosi dolorosa e nella sindrome di Sudeck. Attualmente poco utilizzato, per la commercializzazione di farmaci più efficaci e meglio tollerati. METABOLITI ATTIVI DELLA VITAMINA D Il calcitriolo incrementa l’assorbimento intestinale di calcio, riduce i livello di PTH e quindi il riassorbimento osseo. La sua azione nell’osteoporosi è stata valutata in numerosi studi, tuttavia i risultati ottenuti sono spesso contraddittori. Il dosaggio più adeguato per incrementare la massa ossea e tra 0.5 e 0.8 mcg\die, accompagnato da introito giornaliero di almeno 800 mg di calcio. Il calcitriolo ha un buon profilo di tollerabilità, ma richiede monitoraggio della calciuria per prevenire la formazione di calcoli. ESTROGENI Vengono impiegati come terapia sostitutiva della menopausa sia da soli (ERT Estrogen Replacement Therapy), che in associazione con progestinico (HRT Hormone Replacement Therapy). Il razionale della terapia sostitutiva risiede nell’osservazione che la riduzione della produzione di estrogeni dopo la menopausa si associa ad un aumento del turnover osseo, che può indurre una perdita accelerata di massa ossea, particolarmente evidente nei primi anni di menopausa. L’estrogeno riduce il turnover osseo riportandolo ai livelli premenopausali. La dose efficace è di 0.625 mg\die se si impiegano gli estrogeni coniugati o di 50 ug\die se si usa l’estriolo per via transdermica. Per mantenere l’efficacia antifrattura il trattamento ERT andrebbe continuato indefinitamente, con conseguente aumento di incidenza di eventi trombotici e di neoplasie mammaria e uterina. Al momento dell’interruzione della terapia è opportuno iniziare terapia antiriassorbitiva con altro farmaco. SERM (Selective Estrogen Receptor Modulators) I farmaci di questa classe sono composti sintetici di natura non ormonale in grado di interagire con i recettori degli estrogeni svolgendo un’azione biologica estrogeno-agonista (osso, metabolismo lipidico) ed estrogeno-antagonista (mammella, utero). Il RALOXIFENE, SERM di seconda generazione, rispetto al tamoxifene, SERM di prima generazione, è completamente antagonista degli estrogeni a livello uterino. In uno studio multicentrico su 7.700 pazienti si è osservato che il Raloxifene riduce il rischio di fratture vertebrali, mentre non influenza il rischio di fratture non vertebrali. Il Raloxifene non agisce sui sintomi della menopausa, quali le vampate di calore, ma è protettivo sull’apparato cardiovascolare e sulle funzioni cognitive. Anche se gli effetti sulla massa ossea sono inferiori rispetto ai bifosfonati, la riduzione del rischio di fratture vertebrali autorizza a considerare il trattamento con Raloxifene efficace nella prevenzione e nella terapia dell’osteoporosi, con rischi inferiori rispetto agli estrogeni, in quanto non stimola il tessuto mammario ed uterino. Aumenta il rischio d’incidenza delle trombosi venose (dallo studio MORE l’incremento di rischio assoluto è pari allo 0.2% annuo, ma dipende ovviamente dalla presenza eventuale di altri fattori di rischio). - 111 - 9e CONGRÈS DE LA SIRER - PIACENZA 2004 FRACTURES LOMBAIRES OSTÉOPOROTIQUES BIFOSFONATI Sono sostanze di sintesi analoghe al pirofosfato organico, che in natura agisce come inibitore sia della formazione dei cristalli di fosfato di calcio, che della loro dissoluzione. I B. hanno la proprietà di legarsi alla matrice mineralizzata e di inibire sia la formazione che la disintegrazione dei cristalli di fosfato tricalcico (idrossiapatite) mediante un’inibizione elettiva dell’attività degli osteoclasti. ETIDRONATO E’ stato il primo B. impiegato nell’uomo. Pur rilevandosi un incremento della densità minerale ossea variabile dall’1 al 5 % nei distretti vertebrale e periferici, con un’ apparente riduzione del rischio relativo di fratture vertebrali, tali benefici non persistono nel tempo: in uno studio condotto per 3 anni al terzo anno la differenza nel numero di fratture vertebrali nei gruppi trattati e nel gruppo placebo non risulta essere significativa. Una metanalisi pubblicata nel 2001 mostra una significativa riduzione del rischio di fratture vertebrali (-37%) ma non delle fratture non vertebrali. CLODRONATO E’ utilizzato in molte patologie ossee caratterizzate da aumentato riassorbimento, come la malattia di Paget, la metastasi osteolitiche e l’ipercalcemia neoplastica. Ha un buon effetto antidolorifico e trova quindi applicazione nell’osteoporosi associata a dolore. ALENDRONATO Per questo farmaco esiste una completa documentazione di efficacia nella prevenzione delle fratture, con risultati coerenti in molti studi: nella donna il rischio di frattura è ridotto del 50% a livello vertebrale, radiale e femorale, del 30% in tutti gli altri siti non vertebrali; nell’uomo e negli utilizzatori di steroidi del 90%. La posologia: 10 mg\die e 70 mg\settimana risultano avere pari efficacia. I B. orali si associano spesso a disturbi del tratto gastro-esofageo (esofagite anche severa, ulcere…). RISEDRONATO E’ l’unico farmaco ad avere evidenze di efficacia paragonabili all’alendronato. Posologia: 5 mg\die o 35 mg\settimana hanno la stessa efficacia. E’ un farmaco ben tollerato: in uno studio su oltre 5.000 pazienti gli effetti collaterali sono stati analoghi a quelli osservati nel gruppo placebo. Sono allo studio nuove terapie di combinazione e si stanno sviluppando nuove strategie combinate (farmaci + prevenzione di cadute) per migliorare a qualità di vita del paziente con osteoporosi. LE TRAITEMENT MÉDICAMENTEUX DE L’OSTÉOPOROSE CONCESI C. L’ostéoporose est une maladie systémique du squelette caractérisée par une réduction de la masse osseuse, avec altération de la micro-architecture et augmentation conséquente de la fragilité osseuse entraînant une prédisposition à la fracture. PHYSIOLOGIE OSSEUSE Le CALCIUM est présent dans notre organisme en grande quantité au niveau du squelette qui contient 99 % du calcium corporel total. Le calcium plasmatique circulant est essentiel pour quelques phénomènes biologiques dont l’excitabilité musculaire et myocardique, la coagulation… Pour que ces phénomènes surviennent physiologiquement, il est indispensable que la calcémie soit constante (9-11 mg/dl). Pour maintenir une calcémie constante, l’organisme dispose de mécanismes de régulation complexes, la plupart hormonaux. Le squelette doit ainsi être considéré comme un énorme réservoir de calcium dans lequel l’organisme puise en fonction des nécessités. De tels échanges expliquent le continuel remaniement auquel le squelette est soumis durant toute la vie. Le calcium alimentaire est absorbé au niveau de la muqueuse du duodénum et de l’intestin à travers un mécanisme actif contrôlé par la vitamine D. Au niveau rénal, le calcium filtre à travers les glomérules et est réabsorbé à 97- 98 %. Si le bilan (rapport entre le calcium absorbé et le calcium éliminé) est négatif, le calcium osseux sera mobilisé ; s’il est positif, le calcium en excès sera fixé au niveau osseux. Le PHOSPHORE participe avec le calcium à la formation d’hydroxyapatite, qui représente la principale composante minérale osseuse. Contrairement à la calcémie, l’organisme tolère des variations importantes de la phosphorémie sans grave problème. Les mécanismes hormonaux régulateurs sont identiques à ceux de la calcémie. - 112 - 9 e CONGRÈS DE LA SIRER - PIACENZA 2004 FRACTURES LOMBAIRES OSTÉOPOROTIQUES PATHOGENÈSE DE L’OSTÉOPOROSE L’ostéoporose survient lorsqu’il existe un déséquilibre entre anabolisme et catabolisme osseux. Le remodellement du squelette est régulé par des facteurs systémiques et locaux. Les facteurs systémiques sont : les hormones calciotropes (PTH, calcitonine), les autres hormones (oestrogènes, androgènes, glucocorticoïdes, thyroxine, hormone de croissance, insuline), et quelques éléments minéraux (calcium, phosphore, fluor). Les facteurs locaux sont : prostaglandine, cytochine. Ces derniers régulent la fonction des ostéoblastes et des ostéoclastes. Leur effet ostéopéniant explique l’ostéoporose juxta-articulaire présente dans les arthrites. Les courants piézo-électriques qui sont générés par la compression ou la traction sur les cristaux d’hydroxyapatite qui forment la partie minérale de l’os sont un puissant stimulateur de l’activité ostéoblastique. Une réduction de l’activité physique représente ainsi un important facteur de risque d’ostéoporose, ainsi que la maigreur qui comporte une stimulation mécanique réduite sur le tissu osseux ; le tabac, l’alcool, la ménopause précoce, une alimentation carencée en calcium et vitamine D. TRAITEMENT PHARMACOLOGIQUE DE L’OSTÉOPOROSE L’unique objectif du traitement pharmacologique de l’ostéoporose est la prévention de la fracture. La décision de traiter un patient ostéoporotique par voie médicamenteuse sera prise au cas par cas en considérant l’âge, et l’efficacité démontrée par les expériences cliniques. Les paramètres qui conditionnent le choix de la thérapeutique sont : le T score densitométrique du patient au moment du bilan en relation avec les autres paramètres : âge, espérance de vie, présence de facteurs de risque extra-squelettiques…) Chez quels patients faut-il envisager un traitement ? Patients < 60 ans si T score <= 2 en l’absence de facteur de risque si T score <= 1.5 en présence de facteurs de risque Patients 60-70 ans si T score <= 2.5 Patients > 70 ans avec facteur de risque Quelque soit l’âge lorsque l’on constate une fracture ostéoporotique. Quel traitement utiliser ? Stimulateurs de la formation osseuse Les agents stimulants sont l’hormone parathyroïdienne, le ranelate de Strontium (non disponibles en Italie) et le fluor. Le fluor a 2 effets principaux sur l’os : il stimule l’activité des ostéoblastes en augmentant leur nombre et déterminent la formation de cristaux de fluoroapatite qui se substituent à l’hydroxyapatite. Il est disponible par voie orale sous la forme de fluorure de sodium et de monofluorophosphate avec adjonction d’excipients limitant les effets nocifs gastro-intestinaux. En ce qui concerne l’efficacité, toutes les études montrent une augmentation de la densité minérale des patients traités, mais ne sont pas significatives en ce qui concerne la prévention des fractures. Selon certains auteurs le traitement fluoré ferait augmenter le risque de fractures non vertébrales. Ces données discordantes, orientent actuellement le traitement médicamenteux vers les Inhibiteurs de la réabsorption osseuse La CALCITONINE est une hormone hypocalcémiante produite par la cellule C de la thyroïde. Son activité pharmacologique est de diminuer l’activité des ostéoclastes en ralentissant ainsi la réabsorption osseuse. Elle a une action antalgique indépendante de l’action squelettique, utile dans l’ostéoporose douloureuse et l’algodystrophie. Elle est actuellement peu utilisée du fait de la commercialisation de médicaments plus efficaces et mieux tolérés. Les METABOLITES ACTIFS DE LA VITAMINE D Le calcitriol augmente l’absorption intestinale de calcium, réduit le niveau de la PTH et ainsi la réabsorption osseuse. Son action sur l’ostéoporose a été évaluée dans de nombreuses études, toutefois les résultats obtenus sont souvent contradictoires. Le dosage le mieux adapté pour augmenter la masse osseuse est entre 0.5 et 0.8 mcg/jour, associée à un apport quotidien de calcium d’au moins 800 mg. Le calcitriol a un bon profil de tolérance mais nécessite une surveillance de la calciurie pour éviter la formation de calculs. Les OESTROGENES sont utilisés comme thérapie substitutive de la ménopause soit seuls, soit en association avec des progestatifs. La raison de la thérapie substitutive tient dans l’observation que la réduction de la production d’œstrogènes après la ménopause s’associe à une augmentation du turnover osseux qui peut induire une perte accélérée de la masse osseuse particulièrement évidente dans les premières années de la ménopause. - 113 - 9e CONGRÈS DE LA SIRER - PIACENZA 2004 FRACTURES LOMBAIRES OSTÉOPOROTIQUES Les oestrogènes diminuent le turnover osseux au niveaux pré-ménopausiques. La dose efficace est de 0.625 mg/jour en cas d’œstrogènes associés et de 50 µg/jour en cas d’œstradiol par voie transdermique. Pour maintenir l’efficacité anti-fracture le traitement substitutif doit être continué indéfiniment avec en conséquence une augmentation de l’incidence des complications thromboemboliques et des cancers mammaires et de l’utérus. Au moment de l’interruption du traitement, il important de prendre le relais par un autre traitement anti-réabsorbant. Les SERM (Selective Estrogen Receptor Modulators) sont des composites synthétiques de nature non hormonale capables d’interagir avec les récepteurs des oestrogènes provoquant une action biologique oestrogéno agoniste sur l’os et le métabolisme lipidique et antagoniste sur le sein et l’utérus. Le RALOXIFENE est un SERM de seconde génération par rapport au Tamoxifène SERM de première génération et est complètement antagoniste des oestrogènes au niveau utérin. Une étude multicentrique sur 7700 patients a montré que le Raloxifène réduit le risque de fracture vertébrale, mais il n’influence pas le risque de fracture non vertébrale. Le Raloxifène n’agit pas sur les symptômes de la ménopause, dont les bouffées de chaleur, mais est protecteur de l’appareil cardio-vasculaire et des fonctions cognitives. Même si les effets sur la masse osseuse sont inférieurs aux biphosphonates, la réduction du risque de fracture vertébrale permet de le considérer comme efficace dans la prévention et le traitement de l’ostéoporose, avec risque inférieur par rapport au traitement substitutif, car il ne stimule pas le tissu mammaire et utérin. Il augmente le risque d’incidence de la thrombose veineuse (l’étude MORE montre que l’augmentation annuelle du risque est de 0,2 % par an, mais dépend de la présence éventuelle d’autres facteurs de risque). Les DIPHOSPHONATES sont des substances de synthèse analogue au pyrophosphate organique, qui agit dans la nature comme inhibiteur de la formation des cristaux de phosphate de calcium et de leur dissolution. Ils ont la propriété de se lier à la matrice osseuse et d’inhiber aussi bien la formation que la désintégration des cristaux de phosphate tricalcique (hydroxyapatite) et d’inhiber électivement l’activité des ostéoclastes. • L’ETIDRONATE a été le premier biphosphonate utilisé chez l’homme. Bien que l’on constate une augmentation de la densité minérale de 1 à 5 % au niveau vertébral et périphérique avec une apparente réduction du risque relatif de fracture vertébrale, les bénéfices ne persistent pas avec le temps. Dans étude de suivi pendant 3 ans, la troisième année, il n’existe pas de différence significative au niveau des fractures entre groupe traité et groupe non traité. Une méta analyse publiée en 2001 montre une réduction significative du risque de fracture vertébrale (-37%) mais aucune réduction des fractures non vertébrales. • Le CLODRONATE est utilisé dans de nombreuses pathologies osseuses avec augmentation de la résorption osseuse comme la maladie de Paget, les métastases ostéolytiques et l’hypercalcémie néoplasique. Elle a un bon effet antalgique et trouve ainsi son application dans les ostéoporoses douloureuses. • L’ALENDRONATE est documenté efficace dans la prévention des fractures avec résultats cohérents dans de nombreuses études. Chez la femme la réduction du risque de fracture est de 50 % au niveau vertébral, radial et fémoral, et de 30 % dans les autres sites. Chez l’homme le pourcentage de réduction est de 90 %. La posologie est de 10 mg/jour. Par voie orale des troubles gastro-intestinaux sont fréquemment associés (osophagite, ulcère…) • Le RISEDRONATE est l’unique médicament ayant une efficacité comparable à l’alendronate. La posologie est de 5 mg/ jour. Le médicament est bien toléré, dans une étude de plus de 5000 patients, les effets secondaires sont identiques au groupe Placebo. Actuellement les nouveaux protocoles associent de nouvelles stratégies associant médicament et prévention des chutes pour améliorer la qualité de vie des patients ostéoporotiques. - 114 -