l`outre-voir

Transcription

l`outre-voir
Settembre 2013
MenteSuggeSostanza Edizioni
http://mentesuggesostanza.blogspot.it/
https://www.facebook.com/MenteSuggeSostanza
grafica ed impaginazione: Ivan Rusciano
in copertina: Joe Bousquet
Pubblicato con Licenza Creative Commons 3.0
Attribuzione, Non Commerciale, Non Opere Derivate
Joë Bousquet
Il Viaggiatore Immobile
a cura di Ivan Rusciano
a-versi in-versi
Indice
• Introduzione
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• Sans Titre/ Senza Titolo
• A Prix d’Ombre/Al Prezzo dell’Ombra
• Le Cœur s’est Fermé dans l’Amour/Il Cuore
si è Chiuso nell’Amore
• La Rainette du Noir/La Rana della Notte
• L’Oiseau sans Ailes/L’Uccello senza Ali
• L’Hirondelle Blanche/La Rondine Bianca
• L’Ombre Soeur/L’Ombra Sorella
• Passer/Passare
• Fumerolle/Fumarola
• Il Largo
• Madrigale
• Poema Della Sera
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• La Fortuna dei Giorni
• Giorno e Notte
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Introduzione
Quando il 27 maggio del 1918 a Vailly un proiettile sparato
dal fronte tedesco gli spezza la spina dorsale, il giovane Joe
Bousquet, appena vent’enne, non immagina che in seguito
costretto all’immobilità completa, avrebbe trovato il modo
di viaggiare, come egli stesso retrospettivamente pensa a
quell’evento che gli cambiò totalmente la vita e dice: “Ma
blessure existait avant moi, je suis né pour l’incarner” (La
mia ferita esisteva prima di me, io sono nato per incarnarla).
Ed è questa ferita che diviene il suo corpo, questo dolore,
che egli tenta disperatamente di “incarnare” nella sua poesia, e sovvengono le parole meravigliose di Lautremont:
“J’ai reçu la vie comme une blessure,...” Ho ricevuto la mia
vita come una ferita....e Bousquet non l’ha solo ricevuta, ma
l’ha creata e vissuta. E’ chiaramente possibile intravedere in
questo sforzo un inno alla vita, all’amore, ma beninteso non
è un rassegnarsi, non è un adattarsi a questa condizione, ma
una reale esperienza di vita mediante questo dolore ricevuto,
certo non chiesto, è un atto eroico il suo, quello di vivere al
centro del dolore stesso: “La peur de vivre est cachée dans
l’amour. Et, ainsi dissimulée, elle ne s’appelle plus la peur de
vivre, mais bien l’amour de vivre” (La paura di vivere è celata
nell’amore. E, così dissimulata, essa non porta più il nome
di paura di vivere, ma bensì l’amore di vivere). Nella sua
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stanza circondato dai medicinali e dai sollievi che l’oppio
riusciva a dargli, proietta la sua anima aldilà, ed essa ritornando a lui gli riferisce ogni cosa, tutto quello che ha visto e
sognato, sino a percepirsi come uno straniero nel suo corpo,
un alienato che sublima le sue sensazioni più mistiche, egli è
il poeta della sublimazione, lui che è l’uomo dal volo tarpato, la sua immobilità lo sprofonda nel tutto, come una pietra
lanciata in uno stagno crea vibrazioni sulla superficie delle
acque, in questo modo egli diventa la dimora della sua stessa
assenza, il ricettacolo delle visioni, Renè Nelli, suo grande
amico parlava di Assenza Realizzante. Nella nebbia confusa
dell’essere, del non detto, riversa su di noi come costellazioni
fatue parole di pregnante bellezza, rapito da un’estasi poetica
descrive l’esperinza di essere poeta in questo modo: “Poète,
ce que tu aimes, t’emportera le cœur, il ne resterait de toi que
ta poussière, mais ta souffrance sera ta personne.” (Poeta ciò
che tu ami, ti trascinerà via il cuore, di te non resterà che la
tua polvere, ma la tua sofferenza sarà la tua persona), quasi
cristicamente ci offre l’eucarestia delle sue parole, sembra
quasi dirci: Queste sono le mie parole, mangiatene, mangerete anche me. Il tramite per mezzo del quale possiamo leggere attraverso la notte, lui l’immobile decifratore che percorre tutte le stelle, la poesia non è nient’altro che un appello
a l’outre-voir, le fenditure della notte si aprono e sanguinano,
ed ecco che quella ferita si identifica con l’oscurità stessa
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dell’assenza:
Et l’étoile c’est la nuit qui monte à son tour.
La goutte bleue de l’abîme enveloppe la mer.
E la stella è la notte che ascende la sua traiettoria.
La goccia blu dell’abisso avvolge il mare
Ed il corpo fisico divenuto inutile si trasforma magicamente
e alchemicamente nel suo cavallo, psicopompo delle epifanie, non è pura assenza ed etere mistico, l’anima che egli
proietta è carne della sua carne, il dolore fisico è tramutato
in propellente delle esperienze:
Le corps est le firmament de tout le réel imaginable
Il corpo è il firmamento di tutto il reale immaginabile
e ancora:
Mon corps est mon église ; j’en ai fait mon cheval
Il mio corpo è la mia chiesa, ne faccio il mio cavallo
Joe Bousquet muore il 28 Settembre del 1950 a 53 anni, lasciandoci un’opera incompleta, ma risonante e intensa. Entrando in quella stanza non avremmo visto più nessun ardore,
le scatole dei medicinali usati ai piedi del suo letto, la pipa
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d’oppio spenta, che ancora esalava qualche fumata, l’oscurità sarebbe stata totale stavolta, non più illuminata dai lampi
geniali di questo poeta sconosciuto. Confrontandomi con la
traduzione delle sue poesie, quasi febbrili in certi punti, mi
è riuscito difficile rendere le immagini, mi sono arrivate le
emozioni, le visioni, ma è stato impossibile cristallizzare il
suo mondo in singole parole, la sintassi è sconquassata dalle vibrazioni e dalla forza delle esperienze, ecco perché ho
preferito attenermi ad essa, senza stravolgere mettendo “in
ordine”, ho cercato di lasciar fluire quelle scosse elettriche,
rendendomi conduttore non isolante. Definirlo poeta surreale mi sembra riduttivo, visionario certamente, ma la sua lettura mi ha segnato profondamente, non in modo surreale,
ma reale, carnalmente. Leggendolo mi ha riportato alla mente Michaux, la mia prima traduzione per le edizioni Mente
Sugge Sostanza, hanno molti punti in comune, e anche la
loro biografia è praticamente identica, hanno subito la stessa
sorte, ma da un destino beffardo hanno saputo tirare fuori e
letteralmente tirarsi fuori, una forza d’animo che atterrisce
noi comuni mortaili, che seppur non gravati da certi pesi siamo totalmente incapaci a volte di spingerci oltre noi, siamo
leggeri come piume eppure rimaniamo qui a terra a contemplare i grandi che percorrono le strade astrali:
Va demeure l’horreur du sommeil dans le songe cette peur de
mes yeux de se fermer sur moi. J’apprends à te parler de tout
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ce qui me brise à te détruire au nom de tout ce qui me lie.
Vai...abita l’orrore del risveglio nel sogno questa paura dei
miei occhi di chiudersi su di me. Mi ritrovo a parlarti di ciò
che mi frantuma per distruggerti in nome di tutto ciò che mi
lega.
Ivan Rusciano
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Sans Titre
Les morts se voient en rêve : mais on dirait qu’au-delà de la
tombe ils ont continué à vieillir. Les morts nous quittent, ils
vont mourir ailleurs. (Sème-chemins)
Nous ne sommes pas doubles, nous vivons
deux vies à la fois; et l’une est une vie en enfance,
l’autre la déchéance de la vie, avec la vieillesse
de l’un opprimant l’enfance de l’autre.
Elle était aussi jalouse que lui de son corps.
Elle osait à peine le regarder elle-même à cause
de mille égratignures qui en accentuaient la blancheur et
défendaient qu’elle le montrât même à
un masseur. Ceux qui vivaient sous le même toit
que lui ne connaissaient que ses manières et le
réputaient à la fois indifférent et coléreux, instable et vindicatif. Sa mère, qui l’aimait comme
il était, rapportait que dans son enfance on l’avait
surnommé l’homme-chien.
Pourquoi avait-il appelé son amie la Plus que
Blanche ? Il n’a jamais voulu donner ses raisons.
On ne sut jamais s’il était sensuel, ou jaloux, ou
despote, ou infâme. Que veut dire la Plus que
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Blanche. Il était un homme si épris et aimé d’une
femme si bonne qu’elle cachait sur son corps mille
égratignures qui faisaient sa chair plus éclatante
et bien plus secrète : on n’a jamais su s’il la préférait ainsi ou
s’il prévoyait ainsi qu’elle ne se
montrerait à personne. Il la voit si belle qu’il voudrait enfermer ses regards dans une cachette souterraine.
Il craint pour ses yeux la clarté du jour
et il aime la Plus que Belle comme si elle était
ses yeux.
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Senza Titolo
I morti si vedono in sogno. Ma si direbbe che di là dalla tomba essi abbiano continuato a vegliare.
I morti ci abbandonano, essi vanno a morire da qualche altra
parte.
Non siamo doppi, viviamo
due vite alla volta; e l’una è una vita nell’infanzia,
l’altra la perdita della vita, con la vecchiaia
dell’una che opprime l’infanzia dell’altra.
essa era tanto gelosa quanto lei del suo corpo.
essa osava a stento guardare se stessa a causa
di mille cicatrici che ne accentuavano la bianchezza e facevano in modo che essa non si mostrasse a un massaggiatore.
Coloro che vivevano sotto lo stesso tetto
tanto che non ne conoscevano le maniere e lo
reputavano a volte indifferente, rabbioso, instabile, vendicativo. Sua madre, che l’amava come
era, riferiva che dentro nel suo bambino esso era stato
soprannominato l’uomo cane.
Perché aveva egli chiamato la sua amica la Più che
Bianca? Egli non aveva mai voluto dare spiegazioni.
Non si seppe mai se fosse sensuale, o geloso, o despota, o
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infame. Che vuol dire la Più che bianca? Egli era un uomo
così preso e innamorato di una
sì bella donna che ella nascondeva sul suo corpo mille
cicatrici che rendevano la sua pelle più brillante
e ben più segreta: non si è mai capito se egli la preferisse
così o se avesse previsto che essa non si sarebbe mostrata a
nessuno. Egli la vede così bella che vorrebbe imprigionare i
suoi sguardi in un ipogeo sotterraneo.
Egli teme per i suoi occhi la chiarezza del giorno
Ed ama la Più che Bella come se ella fosse i suoi
Stessi occhi
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A Prix D’Ombre
Loin des autres, il se trouble. La solitude l’effraie,
elle lui apprend qu’un homme n’est jamais seul.
Il se salit dans un duel sans adversaire dont la
fatigue corrompt les traits qu’on lui voit. Sueur
et souillures, il a le goût du mal qu’il fait et n’a
même pas le mal dans le sang.
On l’a rencontré nu-tête, couvert de sciures et
de salives, il courait en hésitant, les yeux vides.
Personne ne reconnaît les chemins où il s’est
perdu. Il veut être partout à la fois comme pour
y devancer quelque espérance. Vêtu à tâtons dans
sa hâte de gagner la rue avant l’aube ; il ne voit
pas plus le jour que s’il en était la chute. Avec la
fureur d’exister, il ne craint rien autant que d’apparaître.
Il fuit la lumière parce que la lumière lui ressemble ;
et, lui-même, il est né de cette ressemblance.
Pourquoi se masquerait-il, à tout ce qui s’enfonce,
ce lutteur est lié par la haine de ce qui grandit. A
peine seul, il sent une menace ; il se cherche, ne
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se trouve personne. Il retrouve sa vie et elle se
passe de lui. S’il veut courir son existence lui fait
obstacle.
Marche, on dirait qu’il va faire beau.
Rivage ou rocher, lave du flot ou la pierre à ton cou, même
un baiser des mers, tout ce qui prend une forme
se pénètre d’un devoir.
Tu as craint l’eau dont on n’apercevait pas le fond
et les endroits où le jour s’était noyé pour te donner tes jours.
Pleure, pleure ta nuit blanche de larmes, tu portes ton
mal sur le visage et le matin que tu déchires est
entré dans ton cœur.
Pleure, forme qui brille sur l’ombre humaine
que tu es, tes yeux pleurent une autre clarté de
qui ton visage et ton corps promènent l’ombre
tremblante.
***
L’oreille est un coquillage si difficile, là, les
chansons craquent comme l’étincelle du sang
dans le cheveu d’une tresse noire.
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C’est le sort le plus doux que d’être une
veine de minerai dans la ténèbre... et cette vaste
odeur de nuit parmi les ronces et les genêts du
plateau nu.
Manger la mort... Enfant, m’a dit la Mort.
tu M’as brûlé la bouche avec ton charbon.
et tout le poids de tes montagnes m’est passé
dans les veines.
Tu m’as donné ces rires que tu avais et une
faim plus étrange que ton plus étrange rêve d’enfance.
Tu vivras bien autant que moi, puissé-je
vivre un de tes jours.
C’était au milieu d’une grande pluie d’automne une maison
perdue.
L’instant vécu dans l’irréel est notre étoile.
L’amour hors de la chair.
Quelqu’un la rappelle.
Un autre la poursuit
avec son nom, que le troisième redit pour se souvenir.
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Al Prezzo dell’Ombra
Lontano dagli altri, egli si cruccia. La solitudine lo atterrisce,
ella apprende da lui che un uomo non è mai solo.
egli si disonora in un duello senza avversario la cui
fatica corrompe i tratti che gli appartengono. Sudore
e macchie, egli possiede la goccia del male che perpetra e
non ha più il male nel sangue.
L’ha incontrato a testa nuda, coperto di segature e
Salive, correva esitando, gli occhi vuoti.
Nessuno riconosceva i sentieri in cui si è
perduto. Vuole essere dovunque allo stesso tempo come per
precedere qualche speranza. Vestito a tentoni nella
sua fretta di conquistare la strada prima dell’alba; non vede
più il giorno se non essendo parte della sua caduta. Con il
furore d’esistere, non teme nulla tanto quanto apparire.
Fu la luce poiché la luce lo ricorda in sembianza.
e, lui stesso, non è parte di questo sembiante.
Perché si mascherava, a tutto ciò che si oscura,
questo lottatore è vincolato dall’odio di ciò che accresce. A
stento
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solo, percepisce una minaccia.; si cerca, non si trova nessuno. Ritrova la sua vita ed ella prende il suo posto. Se egli
vuole percorrere la sua esistenza gli fa ostacolo.
Cammina, si dirà che va bene.
riva o roccia, lava del flutto o pietra al tuo collo, anche
un bacio dei flutti, tutto quello che prende una forma
viene compenetrato di un dovere.
Tu hai temuto l’acqua di cui non si percepiva il fondo
e i luoghi in cui il giorno era annegato per donarti i tuoi giorni.
Piangi, piangi la tua notte bianca di lacrime, porti il tuo
male sul volto e il mattino che laceri è entrato nel tuo cuore.
Piangi, forma che brilla sull’ombra umana
che sei, i tuoi occhi piangono un’altra chiarezza di
cui il tuo viso e il tuo corpo percorrono l’ombra
tremante
***
L’orecchio è una conchiglia così difficile, là, le
canzoni si frantumano come la scintilla del sangue
nel capello di una treccia nera.
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E’ sorte più dolce che essere una
vena di minerale nelle tenebre…e questo vasto
odore di notte tra i rovi e le ginestre della
pianura nuda
Mangiare la morte…Bambino, m’ha detto la Morte.
tu M’hai bruciato la bocca con il tuo carbone.
e tutto il peso delle tue montagne mi è passato
nelle vene.
Mi hai donato queste risate che avevi e una
Fame più strana del tuo più strano sogno d’infante.
Vivrai bene come quanto me, potessi io
Vivere uno dei tuoi giorni.
C’era nel mezzo d’una grande pioggia d’autunno una casa
sperduta.
L’istante vissuto nell’irreale è la nostra stella.
L’amore senza la carne.
Qualcuno la richiama.
Un altro la insegue
col suo nome, che il terzo ripete per ricordarselo.
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Le cœur s’est fermé dans l’amour
Derrière les murs crépis d’ombre, ses trois sœurs
l’attendaient. Elles s’embrasseront avant de l’avoir
vu. Il aimera la plus infidèle il peut s’approcher
d’elle sans l’assombrir.
Ouvre inutilement tes yeux d’eau, tes yeux de
terre. S’ils ont tout vu, ce n’est plus ton regard.
Tout ce qui dépasse l’enfance d’un homme est
déjà passé.
Mais c’est son malheur de savoir que son enfance ne finira
pas.
Il la voit partout parce qu’il n’a jamais été un enfant.
Son visage est sur lui, il n’est pas dans son visage.
Rien ne lui donne asile. Ses souvenirs le suivent,
il n’entre pas dans ses souvenirs. Il rôde autour
du jour, autour du noir.
De maigres fleurs lui apparaissent entre des pivoines prêtes
à s’écraser.
22
Le silence cède peu à peu
des murmures l’ont endormi en le cherchant.
Il est sorti du bouquet une fille nue comme la
lame d’une épée.
Tombés plus bas que la nuit, mais un seul non
pour eux deux ; et le souffle du vent sur la terre
dure où s’est enfoncée leur maison.
Tout ce qui chante est entré dans leur sang, en
arracha la nuit et cette nuit d’outre noir a fait
monde qui les éloigne,
et les unit avec la mémoire d’un cœur qui se ferme
dans l’amour.
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Il Cuore si è Fermato nell’Amore
Dietro le mura intonacate d’ombra, le sue tre sorelle
l’attendono. Esse si abbracceranno prima di averlo
visto. Egli amerà la più infedele egli può avvicinarsi
sena fare ombra.
Apri inutilmente i tuoi occhi d’acqua, i tuoi occhi di
terra. Se essi hanno visto tutto, non è più il tuo sguardo.
tutto quello che va oltre l’infanzia di un uomo è
già passato.
Ma c’è la sua sfortuna di sapere che la sua infanzia non finirà più.
Il suo volto è su di lui, egli non è nel suo volto.
Niente gli dona asilo. I suoi ricordi lo perseguitano,
non entra nei suoi ricordi. Vaga intorno
al giorno, intorno alla notte.
Dei magri fiori gli appaiono tra peonie offerte al calpestio
Il silenzio cede poco a poco
dei mormorii l’hanno addormentato cercandolo.
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Egli ha tirato fuori dal bouquet una donna nuda come la
Lama di una spada.
Caduti più in basso della notte, ma uno solo non
per entrambi; ed il soffio del vento sulla terra
dura su cui si è oscurata la loro dimora.
Tutto ciò che canta è entrato nel loro sangue,
strappandone la notte e questa notte oltre il nero ha creato
il mondo che li allontana,
e li unisce con la memoria di un cuore che si ferma
nell’amore.
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La Rainette du Noir
Le soir descend, ne tends pas les bras. N’ouvre pas les
mains si l’ombre qui sort des pierres
remonte jusqu’à ta gorge. Laisse cette peur te
gagner : elle est venue de trop loin pour prendre
ta place.
Ton cœur né avant toi, tu as grandi sans lui
et il continue à t’attendre sur le seuil. Tu auras
fait le tour de la maison sans qu’il te voit.
Sa peine épouse la nuit et se mire dans les
jours, frappe les murs avec sa fleur close, écoutée
de la nuit qui ouvre et ferme le ciel au fond de
tes yeux.
Marche dans le vent étiré d’oliviers. La terre
n’entend que des pas, le cœur n’entend que la
terre, il a grandi sans marcher, il a vieilli sans te
trouver, chacune de tes larmes aura coulé pour le
voir.
C’est un peu de ton espoir, ce que les années
en ont perdu. On dirait ton ombre et qu’elle
cherche à se mettre debout. N’appelle personne.
Ton cœur ce n’est pas toi, c’est un enfant qui se
tourmente avec la crainte de tomber.
Quand le jour t’aura chassé de tes yeux.
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La Rana della Notte
La sera cala, non tendere le braccia. Non aprire le mani se
l’ombra che esce dalle pietre
risale fino alla tua gola. Lascia questa paura
vincerti: essa è venuta da troppo lontano per prendere
il tuo posto.
Il tuo cuore nato prima di te, tu sei cresciuto senza di lui
e esso continuo ad attenderti sul suolo. Tu avrai
fatto il giro della casa senza che lui ti veda.
Il suo dolore sposa la notte e si guarda nei
giorni, colpisce i muri con il suo fiore chiuso, ascoltato
dalla notte che apre e chiude il cielo in fondo
ai tuoi occhi.
Cammina nel vento allungato d’olivi. La terra
non sente che dei passi, il cuore non sente che la
terra, esso è cresciuto senza camminare, è invecchiato senza trovarti, ognuna delle tue lacrime sarà colata per
vederlo.
E’ un po’ della tua speranza, ciò che gli anni
ne hanno perduto. Si direbbe la tua ombra e che essa
cerca di mettersi in piedi. Non chiamare nessuno.
Il tuo cuore non è tuo, è un bambino che si
Tormenta con il timore di cadere.
Quando il giorno ti avrà cacciato dai tuoi occhi.
27
L’Oiseau sans Ailes
La lumière se réfléchit dans ses yeux, mais il n’est
pas encore jour. Tu t’es levé trop tôt ; et te voilà.
Ta rue, le matin, ta maison et toi ; mais ce n’était
pas ton regard si cette ville qu’il a tirée du brouillard ne t’a
pas recouvert.
Douze cloches d’argent ont sonné sur les eaux
pour le cheval de feuilles et l’oiseau prie-misère
et l’aiguille de nier, douze cloches de fer sonneront aux
écluses pour faire place au jour plein de
feuilles cueillies, sonnent pour défleurir sa pâleur
de gisant aux paupières scellées
.Les convois aux péniches de jour, ont dormi sous
la neige. Il ne passerait que des heures, avec leurs
boutons d’or, leurs épines de mai et Rose-au-loin,
la fille rose qui t’effaçait pour t’apparaître.
Cueille la fleur qu’on ne voit pas, la plus fidèle
qu’une étoile. Emporte-la sans être vu.
L’oiseau-cerise est de retour, cheval volant, souliers de
terre.
28
L’Uccello senza Ali
La luce si riflette nei suoi occhi, ma non è
ancora giorno. Ti sei alzato troppo presto; ed eccoti.
la tua strada, il mattino, casa tua e te stesso; ma non è stato
il tuo sguardo se questa città che ha tirato fuori dalla nebbia
non ti ha ricoperto.
Dodici campane d’argento hanno suonato sulle acque
per il cavallo di foglie e l’uccello prega-miseria
E l’ago del rifiuto, dodici campane di ferro suoneranno al
chiuso per far spazio al giorno pieno di
fogli raccolti, suonano per far sfiorire il suo pallore
di cadavere dalle palpebre sigillate.
I convogli dei battelli diurni, hanno dormito sulla
neve. Egli non passerebbe che delle ore, con i loro
bottoni d’oro, le loro spine di Maggio e Rose lontane,
la ragazza rosa che ti cancellava per apparirti.
Cogli il fiore che non si vede, più fedele
Di una stella. Portalo senza esser visto.
L’uccelo-ciliegia è di ritorno, cavallo volante, scarpe
terrestri.
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L’Hirondelle Blanche
Il ne fait pas nuit sur la terre ; l'obscurité rôde, elle erre autour du noir.
Et je sais des ténèbres si absolues que toute forme y
promène une lueur
et y devient le pressentiment, peut-être l'aurore d'un regard.
Ces ténèbres sont en nous. Une dévorante obscurité nous
habite.
Les froids du pôle sont plus près de moi que ce puant enfer
où je ne pourrais pas me respirer moi-même.
Aucune sonde ne mesurera ces épaisseurs : parce que mon
apparence est dans un espace
et mes entrailles dans un autre ; je l'ignore parce que mes
yeux, ni ma voix, ni le voir, ni l'entendre
ne sont dans l'un ni l'autre.
Il fait jour ton regard exilé de ta face
Ne trouve pas tes yeux en s'entourant de toi
Mais un double miroir clos sur un autre espace
Dont l'astre le plus haut s'est éteint dans ta voix.
Sur un corps qui s'argente au croissant des marées
Le jour mûrit l'oubli d'un pôle immaculé
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Et mouille à tes longs cils une étoile expirée
De l'arc-en-ciel qu'il draine aux racines des blés.
Les jours que leur odeur endort sous tes flancs roses
Se cueillent dans tes yeux qui s'ouvrent sans te voir
Et leur aile de soie enroule à ta nuit close
La terre où toute nuit n'est que l'ouvre d'un soir.
L'ombre cache un passeur d'absences embaumées
Elle perd sur tes mains le jour qui fut tes yeux
Et comme au creux d'un lis sa blancheur consumée
Abîme au fil des soirs un ciel trop grand pour eux.
Il fait noir en moi, mais je ne suis pas cette ténèbre bien
qu'assez lourd
pour y sombrer un jour.
Cette nuit est : on dirait qu'elle a fait mes yeux d'aujourd'hui et me ferme à ce qu'ils voient.
Couleurs bleutées de ce que je ne vois qu'avec ma profondeur,
rouges que m'éclaire mon sang, noir que voit mon cœur...
Nuit du ciel, pauvre ombre éclose, tu n'es la nuit que pour
mes cils.
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Bien peu de cendre a fait ce bouquet de paupières
Et qui n'est cette cendre et ce monde effacé
Quand ses poings de dormeur portent toute la terre
Où l'amour ni la nuit n'ont jamais commencé.
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La Rondine Bianca
Non fa notte sulla terra; l’oscurità s’insinua, essa erra intorno alla notte.
E io so di una tenebra sì assoluta che in tutta forma e vi
passeggia un lucore
E vi diviene presentimento, forse l’aurora di uno sguardo.
Queste tenebre sono i noi. Una divorante oscurità ci abita.
i freddi del polo sono più presi di me che di questo miasmatico inferno
in cui non potrei respirarmi io stesso.
Nessuna sonda misurerà i suoi spessori: poiché la mia apparenza è dentro uno
spazio
e le mie budella dentro un altro; l’ignoro perché i miei occhi, né la mia voce, né lo vedono, né
lo comprendono
non sono uno dentro l’altro.
Fa giorno il tuo sguardo esiliato dal volto
Non trovare i tuoi occhi circondando te stesso
Ma un doppio specchio chiuso su un altro spazio
Di cui l’astro più alto si è spento nella tua voce
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Su un corpo che si argentea all’incrocio delle maree
Il giorno fa morire il ricordo di un polo immacolato
E bagna sulle tue lunghe ciglia una stella estinta
Dell’arcobaleno che drena dalle radici del grano
I giorni che il loro odore addormenta sui tuoi fianchi rosa
Si concentra nei tuoi occhi che s’aprono senza vederti
E la loro ala di seta avvolge la tua notte chiusa
La terra in cui tutta la notte non è che l’apertura di una sera.
L’ombra nasconde un passante di assenza imbalsamate
Ella perde sulle tue mani il giorno che fu i tuoi occhi
E come nel vuoto d’un lillà la sua bianchezza consunta
Inabissa sopra le sere un cielo troppo grande per loro.
Si fa nero in me, ma non io sono questa tenebra tanto abbastanza pesante
Per oscurarvi un giorno.
Questa notte è: si direbbe che ella ha fatto dei miei occhi un
adesso e mi avvince in ciò che
Vedono.
Colori lividi di ciò che non vedo tranne che con la mia profondità,
rossi che mi schiariscono il sangue, notte che vede il mio
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cuore…
Notte del cielo, povera ombra rinchiusa, tu non sei la notte
che per le mie ciglia.
Ben poca cenere ha fatto questo bouquet di palpebre
E che non è questa cenere e questo mondo cancellato
Quando i suoi pugni di dormiente portano tutta la terra
In cui l’amore né la notte non sono mai iniziati.
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L’Ombre Soeur
Entre à la nuit sans rivages
Si tu n'es toi qu'en passant
L'oubli d'où rien n'est absent
Ton silence né d'une ombre
Qui l'accroît de tout le ciel
Eclôt l'amour où tu sombres
Aux bras d'un double éternel
Et t'annulant sous ses voiles
Pris à la nuit d'une fleur
Donne des yeux à l'étoile
Dont ton fantôme est le coeur.
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L’Ombra Sorella
Entra nella notte senza sponde
Se non sei te stesso che attraversando
L’oblio dove niente è assente
Il tuo silenzio nato da un ombra
Che l’accresce di tutto il cielo
Fa sorgere l’amore in cui affondi
Nelle braccia di un doppio eterno
E annullandoti sui suoi veli
Catturato dalla notte di un fiore
Dona degli occhi alla stella
Di cui il tuo fantasma è il cuore
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Passer
Enfance qui fus dans l’espace
Un vol poursuivi jusqu’au soir
J’appelle ton ombre à voix basse
Avec la peur de te revoir
Sœur en deuil de tes robes claires
Ta fuite est l’oiseau bleu des jours
Que de son chant fait la lumière
Des gestes rêvés par l’amour
C’est par ton charme qu’une fille
D’un corps ébauché dans les cieux
A formé la larme des villes
Qui s’illuminent dans ses yeux
Et ce fut ton âme de rendre
Mon doute plus que moi vivant
Passerose aux ailes de cendre
Qui m’ouvrais ton cœur dans le vent
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Passare
Infanzia che fu nello spazio
Un volo insistito fino alla sera
Chiamo la tua ombra a voce bassa
Con la paura di rivederti
Sorella in lutto dai vestiti chiari
La tua fuga è l’uccello blu dei giorni
Che del suo canto fa luce
Di gesti sognati dall’amore
E’ dal tuo fascino che una ragazza
Dal corpo abbozzato nei cieli
Ha formato la lacrima delle città
Che s’illuminano nei suoi occhi
E questo fu la tua anima di rendere
Il mio dubbio più di me stesso vivente
Passarosa dalle lai di cenere
Che mi apriva il tuo cuore nel vento
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Fumerolle
L’AMOUR
dans le miroir qui fascine les astres
PAUVRE
fumerolle
ON
aime mieux croire qu’on a rêvé ton sort
et que personne ne connait de songe
plus exactement significatif
d’une digestion laborieuse
AINSI
debout sur la terre qui s’enroule à toi
et te presse de ses anneaux
mais tes yeux avec leurs trésors
de souvenir et de visions
subissent l’attraction d’un astre
invisible et cet astre a une étoile soeur
qui t’attelle à elle avec les chansons
qu’elle te fait entendre et ton visage est
pendu à ce quadrige stellaire
pour que la terre y entre
avec ses horizons qui t’on faite
et que tu respires quand
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tu aimes
ET
tout ce qui est en ce monde
te viole avec ses parfums
brûle en toi comme une lampe
et prend dans ton coeur
des inspirations amoureuses
dont il te recouvre
il
faut bien que debout
assise ou couchée
et même les jambes en l’air
et le derrière au vent
tu tendes au-dedans de toi la toile d’araignée
mais
ce travail d’esclave fait pitié
ON
n’en sortira donc jamais
COMME
on comprend le pervers
qui veut être aimé jusqu’à la folie
et imposer à l’innocence
un amour qui soit l’oubli
de son sexe
ah celui-là prend la fleur des sphères
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plante une racine dans la vie animale
et sent aussitôt dans sa peur
l’étendue et la pesanteur ailée
de cette vérité que l’oeil
d’un homme ne peut entrevoir
ON
m’a brisé les os pour que je devienne la pensée
la transparence de cette vérité
que je l’enseigne aux hommes
puisqu’elle ne peut me manger les entrailles
L’AMOUR
est éternel
comme
les autres aiment
des chèvres ou des moutons
moi
j’aimerai une
POUPÈE
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Fumarola
L’AMORE
nello specchio che affascina gli astri
POVERA
fumarola
SI
preferisce credere di aver sognato il tuo destino
e che nessuno conosca sogno
più esattamente significativo
di una laboriosa digestione
COSÌ
in piedi sulla terra che ti si rotola attorno
e ti stringe con i suoi anelli
ma
i tuoi occhi con i loro tesori
di ricordi e di visioni
subiscono l’attrazione di un astro
invisibile e quell’astro ha una stella
gemella che ti cattura con le canzoni
ch’ella ti fa sentire
e il tuo volto è appeso
alla quadriga stellare
affinché la terra vi entri
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con gli orizzonti che ti hanno fatta
e che tu respiri
quando ami
E
tutto ciò che è in questo mondo
ti violenta con i suoi profumi
brucia dentro di te come una lampada
e prende dal tuo cuore delle
ispirazioni amorose
di cui ti ricopre
davvero bisogna che in piedi
seduta o distesa e perfino
con le gambe all’aria
e il sedere al vento tu
tenda dentro di te la ragnatela
ma
questo lavoro da schiavi
fa pietà
NON
si uscirà dunque mai
COME
si comprende il perverso
che vuole essere amato fino alla follia
e imporre all’innocenza
un amore che sia l’oblio
del proprio sesso
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ah quello prende il fiore delle sfere
pianta una radice nella vita animale
e subito sente nella sua paura
la vastità e la pesantezza alata
di quella verità che l’occhio
di un uomo non può scorgere
MI
hanno spezzato le ossa affinché diventi
il pensiero la trasparenza di questa verità
e che l’insegni agli uomini
perché essa non può mangiarmi le viscere
L’AMORE
è eterno
come
gli altri amano
delle capre o delle pecore
io
amerò una
BAMBOLA
45
Il Largo
Non è il suo nome a esaltarlo
Ma che piano sia mormorato
Nelle voci che non conosce
Il segreto di un cuore incrinato
Quando ogni lamento gli svela
Di che cosa abbia pianto la pena
L’uomo sente il suo cuore chiamarlo
Nelle voci che l’hanno ignorato
Così vedono tutte le stelle
Avverarsi la notte delle vette
Ventilando nella notte con le ali
La voce di qualcuno che verrà
Lui il suo male è la stessa pietà
Ciò che è lui a sua volta si oscura
E per rendergli quello che ama
Si rivolge alla pena del giorno
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Madrigale
Dal tempo che era amata stanca di se stessa
Lei aveva giurato d’essere questo amore
E ne fu l’incanto lui ne fu il poema
La terra è leggera a promesse passate
Il vento piangeva gli uccelli migranti
Cullando i mari sulle ali di sale
Prendo la stella con una bella nuvola
Se la pagina bianca ha consumato il cielo
Nell’aria che fiorisce al suo riso
C’è un vecchio cavallo color del cammino
Capisci al suo passo la morte che m’ispira
E che va senza me a chiederne la mano
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Poema Della Sera
Su un giaciglio sfinito
Il lampo che oscura un istante
Mette la veste di fumo
E segue il vento distante
Su terre senza memoria
Ogni piede ha la sua scarpa
L’ala è bianca l’ala è nera
Il giorno è solo metà
E su una trama di cenere
Dove l’uomo non è che i suoi passi
Il cuore palpitò per cogliere
Ciò che uno sguardo non vede
E’ la speranza che un mondo a venire
Abbia fatto buio con la nostra ombra
E sorridendoci alla finestra
Abbia solo i nostri occhi per vedersi
Dietro le quartine che lei ispira
Ai giorni che dubitano di te
La vita ha i suoi denti per sorridere
Di ciò che una volta era già stata
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La Fortuna dei Giorni
Io so un rosaio dove sboccia una rosa
Non c’è più notte per l’ombra che è
Da un’aiuola errante di bagliori chiusi
Dove lo sciame vibrava dei giorni passati
Non c’è fuoco nel buio che il cielo non l’abbia
Con il mio amore morto a tante cose
Tessevo il drappo funebre dei voti sfumati
Era quello di un pianto in cui sboccia una rosa
Alba di una vita estranea ai giorni
L’oblio dell’imprevisto morto dal nostro amore
Dischiude nel fiore la mano che lo stringe
E senza me cogliendo la rosa delle notti
Una sorella di cenere lascia le nostre terre
Rende il corpo lunare ai morti che io sono
49
Giorno e Notte
Sul corpo di un uccello di bosco
Inchiodati dalle sue ali immense
I giorni crocifissi alle notti
Aggiungono un nome al silenzio
Passando su lui senza vederlo
Fanno occhi più grandi della vita
All’amante che strugge di sapere
Come si muoia d’essere gradita
I giorni che disfecero i fiori
Per seppellirsi sotto il loro peso
Si sono uniti al cielo nei cuori
Dove s’aprono le ali dell’ombra
Denudandosi sotto le acque
Che la sua trasparenza ha velato
Il mattino che nasce a occhi chiusi
Allibisce di una stella fuggita
La croce che spalanca l’orizzonte
Sente in voci che si chiamano
Due nomi sbocciare un canto
Dove l’alba ride di una rondine
50
a-versi in-versi
Settembre 2013
MenteSuggeSostanza Edizioni
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