Le Lingue: Passaporto per la Pace?
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Le Lingue: Passaporto per la Pace?
Éducation et Sociétés Plurilingues n°29-décembre 2010 Le Lingue: Passaporto per la Pace? Marcello GARINO Marcello Garino est membre du CIEBP depuis 1979 et a été Secrétaire Général Adjoint de la FMVJ (Fédération Mondiale des Villes Jumelées), l’organisation qui a donné naissance au CIEBP. Dans ce témoignage, il revisite, de façon générale, les principes directeurs, les objectifs et l'histoire des deux organisations, il retrace leur action commune pour promouvoir l'éducation multilingue, considérée comme un instrument pour la promotion de la connaissance et la compréhension mutuelles, la tolérance, le respect d'autrui, la coopération dans la construction d'un monde pacifique. L'auteur s'interroge sur l'importance et l'efficacité des principes qui ont guidé les activités du CIEBP et de la FMVJ et tente de dresser un premier bilan partiel face à une réalité qui n'a pas encore vu entièrement s’affirmer les idées et les espoirs des fondateurs. Marcello Garino has been a member of CIEBP since 1979 and was Deputy Secretary General of FMVJ (in English UTO, United Towns Organisation), an organization that gave birth to CIEBP. In this testimony, he returns to the guiding principles, the objectives and history of both organizations, traces the stages of their joint action to promote multilingual education, regarded as an instrument for the promotion of mutual knowledge and understanding, tolerance, respect for others, and cooperation in building a peaceful world. The author reflects on the importance and effectiveness of the principles that have guided the activities of CIEBP and FMVJ and tries to outline a first and partial balance of a reality that has not yet seen the founders’ ideas and hopes fully realized. Nello scorso numero di questa rivista, la Presidente Andrée TabouretKeller tracciando un profilo e rendendo omaggio al primo presidente dell’allora CMIEB, André Martinet, sottolineava che “il doutait de l’impact décisif des jumelages sur la connaissance réciproque des langues des villes partenaires, voir sur l’établissement de relations durables, il doutait aussi, et sans doute plus encore, de l’efficacité décisive de la connaissance de la langue de l’autre pour fonder des relations pacifiques et maintenir une paix durable”. Il che non gli impedì di presiedere con autorevolezza e passione la nostra associazione e condividerne l’obiettivo di promuovere ovunque possibile il diritto e la necessità di un plurilinguismo diffuso. Entrato a far parte del CMIEB (ero insegnante di Lingua Inglese in Liceo) e della FMVJ (Federazione Mondiale delle Città Gemellate) in quanto rappresentante della Provincia di Cuneo, ebbi modo di conoscere le due realtà strettamente interconnesse e di seguire gli sviluppi del dibattito sui due punti (gemellaggi e plurilinguismo per la pace) sull’efficacia decisiva dei quali André Martinet poneva interrogativi. Non è forse inutile che io ricordi come e perché nacquero queste idee. M. Garino, Le Lingue: Passaporto per la Pace? La tragedia della seconda guerra mondiale aveva lasciato immani macerie non solo materiali, l’odio tra gli ex nemici in guerra continuava ad alimentare gli animi, l’Europa era più che mai disunita, la guerra fredda minacciava seriamente la pace e la nuova bomba atomica rendeva possibile la distruzione del pianeta. Un gruppo di resistenti che avevano combattuto la barbarie, “pour ne plus voir ça” (Dolchi 1997) diede vita a Le Monde Bilingue, sulla base di alcune convinzioni: «L’éducation bilingue.... constitue en soi une véritable révolution de la pensée: ... elle ouvre l'esprit de celui qui est enfermé dans une seule et même langue, une seule et même culture, lui permet d'apprécier un autre mode de pensée, de comprendre que ce qui est différent n'est pas forcément mauvais, mais au contraire enrichissant et finalement beaucoup plus complémentaire qu'opposé; de s'engager, ainsi, sur la voie de la tolérance et de l'esprit d'universalité et cela, presque inconsciemment, par la vertu même de cette éducation plurielle. En ce sens, l'éducation bilingue possède une vertu qui exclut, a priori, toute forme de racisme, de nationalisme étroit, de refus de l’autre parce qu'étranger. Cette façon d'acquérir les connaissances au moyen de deux registres différents constitue une nouvelle pédagogie des peuples et devrait permettre d'accéder, écrivait Edgar Faure, “à un niveau supérieur de la pensée et de l'action politiques” (Bressan 1995). Azione pedagogica dunque, rivolta ai cittadini, alla base dell’organizzazione sociale, per creare spazi di reciproca comprensione ed un antidoto agli stereotipi e alla propaganda ingannevole dei governi e soprattutto delle dittature (come non ricordare, per restare all’Italia, gli slogan contro la perfida Albione, il distintivo recante la scritta Dio stramaledica gli Inglesi, o ancora l’epiteto fratellanza bastarda rivolto ai francesi dai fascisti per avvalorare la pugnalata alle spalle della dichiarazione di guerra del 10 giugno 1940? Già Le Monde Bilingue aveva individuato nei gemellaggi lo strumento per unire le città al di là delle barriere politiche e geografiche degli Stati. La fondazione della FMVJ, avvenuta a Aix-Les-Bains nel 1957 fu il naturale sbocco di tale visione. Una decina di anni dopo la FMVJ pensò di dotarsi di quella che potremmo definire una propria agenzia specializzata, il CMIEB, per promuovere su basi scientifiche, il bilinguismo ed il pluringuismo. Le due organizzazioni, separate, ma intimamente connesse, operavano sulla base degli stessi principi e con gli stessi obiettivi, nella convinzione che l’apprendimento di altre lingue avrebbe formato cittadini meglio attrezzati a conoscere, dialogare, a capire gli altri: capaci di individuare nella cooperazione lo strumento per crescere insieme ed in pace. 99 M. Garino, Le Lingue: Passaporto per la Pace? Sono concezioni che occorre ribadire nel tempo in cui la semplice comunicazione in altra lingua non necessita più della sua conoscenza (è sufficiente utilizzare la traduzione automatica ed istantanea di Google in 52 idiomi o quella di Bing in 20 o ancora quella di Yahoo in 11) e ciò potrebbe indurre qualche sprovveduto a sminuire l’importanza delle intuizioni del CMIEB. In realtà tali traduzioni non possono essere utilizzate per testi creativi, di fatto devono essere corrette per cancellare strafalcioni madornali ecc.., ma soprattutto non hanno altra finalità e risultato che l’immediata utilità. Altri fini, altri obiettivi! Come amava sottolineare Giulio Dolchi nelle nostre frequenti conversazioni, una lingua è il compendio della storia, della memoria e della cultura di un popolo e l’apprendimento di quell’idioma ti avvicina al tuo interlocutore, ti fa partecipe del suo mondo e del suo modo di pensare; ti arricchisce. Per questo, fin dai primordi, l’apprendimento di un’altra lingua fu sempre considerato dal CMIEB un elemento determinante sia per lo sviluppo della persona, sia per la cooperazione e la comprensione tra i popoli e come strumento di avvicinamento ad altre culture. Significativamente tra gli scopi del CMIEB, ora CIEBP (Centro di Informazione sull’Educazione Bilingue e Plurilingue), vi era quello di studiare le modalità di realizzazione dell’educazione bilingue e plurilingue e di collegare queste modalità ai vincoli e alle libertà linguistiche, culturali e politiche di ciascuna società, nonché di difendere a tutti i livelli gli strumenti di espressione dell’uomo, dai dialetti alle lingue di grande diffusione. Ed anche quest’ultimo scopo precipuo aveva ed ha ragion d’essere se, come documentato dall’Unesco, ben 2500 lingue sono in pericolo di estinzione e ogni 14 giorni muore una lingua, vale a dire che scompare parte della cultura di un popolo. Parafrasando John Donne, si potrebbe commentare che se una zolla è portata via dal mare, a soffrirne è il mondo intero: la scomparsa di una lingua ci diminuisce. Negli anni il CIEBP ha cercato di far la propria parte per promuovere una forte sensibilità per una educazione linguistica che favorisse l’unione dei popoli, nella speranza che la caduta delle frontiere linguistiche potesse aiutare a provocare la caduta delle frontiere politiche create dagli Stati nazionali. 100 M. Garino, Le Lingue: Passaporto per la Pace? Significativo, a tale proposito il titolo scelto per il Colloquio Internazionale tenutosi ad Aosta nel 1992 “Pluringuismo: Condizione della Democrazia Culturale per l’Europa” che riassumeva il lavoro di anni ed indicava le nuove prospettive nelle mutate condizioni politiche che si erano venute a creare. Parallelamente procedeva l’azione della FMVJ per ottenere il raggiungimento di quegli obiettivi attraverso la promozione dei gemellaggi tra città per unire i popoli e conquistare la pace. Nel Congresso Parigino del 15 settembre 1967 il Presidente FMVJ e Sindaco di Firenze Giorgio La Pira proclamava “la necessità dell’ unità di base – attraverso le città – fra i popoli di tutto il mondo; unito integralmente alla base, il mondo sarà più capace di essere effettivamente ed integralmente unito al vertice. Progetto solo ideale? Un sogno? No; realtà storica che può essere rapidamente sviluppata proprio nel nostro tempo, realtà destinata a rinnovare, rinsaldandolo alla base ed integrandol0 al vertice, l’edificio ancora fragile ed incompleto delle Nazioni Unite”. Di qui la moltiplicazione dei gemellaggi, degli scambi studenteschi,professionali , culturali e delle esperienze delle città per la risoluzione dei problemi di gestione nei settori più influenti, con la raccomandazione pressante che a gestire tali gemellaggi fosse un comitato di base che comprendesse l’amministrazione pubblica, ma non si esaurisse in essa. La FMVJ rimarcava la necessità di rivolgersi al cittadino più che all’autorità costituita ,in modo da liberare nuove energie , senza condizionamenti politici. Nel contempo la FMVJ organizzava numerosi colloqui internazionali su «La Città e la Pace”; particolarmente significativi quelli realizzati a Madrid dal grande umanista e sindaco della capitale spagnola Tierno Galvan e quello di Roma voluto dal Presidente Pierre Mauroy insieme al Comitato Italiano FMVJ. Da quei colloqui scaturirono altre feconde iniziative aventi per tema l’educazione alla Pace, da quelle organizzate dalle Città Martiri a Marzabotto, alla “Scuola di Pace” di Boves ancor oggi feconda organizzatrice di iniziative per i giovani e non solo. Forse è venuta l’ora di riprendere i dubbi del nostro Presidente André Martinet e di riflettere sull’“impatto decisivo” dei gemellaggi sulla conoscenza reciproca delle lingue delle città partner e sull’efficacia della 101 M. Garino, Le Lingue: Passaporto per la Pace? conoscenza dell’altrui lingua per fondare relazioni pacifiche e mantenere una pace durevole. Non è compito facile! Allorché si guardi alla realtà odierna che vede riapparire forme di grave intolleranza anche linguistica, non solo di singoli, ma di gruppi organizzati, quando non di forze politiche xenofobe o razziste, si è presi da sconforto e si sarebbe propensi a credere che molto è stato fatto invano. Quando ci si trova di fronte alla strumentalizzazione della lingua di un popolo per esasperare il nazionalismo o per reclamare secessioni, si prova un senso di sgomento e per un attimo si è portati a credere che la situazione odierna non differisca molto da quella di decenni fa. Sono fatti che ci colpiscono ma che, per fortuna, non rappresentano che una parte del quadro che abbiamo di fronte. Il plurilinguismo è oggi patrimonio culturale di interi popoli, di Stati che lo hanno finalmente introdotto nelle loro scuole, di organizzazioni sovranazionali che lo propongono e che hanno fatto proprie le proposte CIEBP e FMVJ. La sua valenza, non solo comunicativa immediata, è accettata, la sua funzione educativa alla tolleranza, al rispetto dell’altro, alla comprensione di un mondo diverso, è ormai patrimonio di molti. Non è poco! Le intuizioni dei fondatori del CIEBP hanno certamente fatto strada, anche se non hanno ancora permesso di raggiungere un soddisfacente livello degli obiettivi perseguiti. Se è vero che non siano state risolutive, è altrettanto vero che sono state efficaci. Credo che il lavoro tenace di questi decenni, pur in presenza di oggettive difficoltà e di scarsità di risorse, abbia dato frutti e, soprattutto, dia speranza per il futuro. Bibliografia BRESSAND, Jean-Marie. 1995. La paix par les langues. Editions du Monde Bilingue. DOLCHI, Giulio. 1997, L'aventure humaine du Monde Bilingue et des Villes Jumelées. Le Peuple Valdôtain (17 Aprile). 102