Giulio Regondi Documentazione
Transcription
Giulio Regondi Documentazione
Alessandro Boris Amisich GIULIO REGONDI (1822-1872) Concertista e compositore del Romanticismo Documentazione. Premessa. Il presente lavoro racchiude, ma non conclude, quindici anni di ricerche. Si è pensato di dare ampio spazio al materiale incontrato durante la lunga ed appassionante ricerca; materiale che è stato utilizzato e parzialmente pubblicato nei nostri articoli su Giulio Regondi, apparsi sulla rivista "Il Fronimo". Padova, 28 gennaio 1995 Alessandro Boris Amisich INFANZIA E DEBUTTO CONCERTISTICO Le fonti biografiche relative a Giulio Regondi sono concordi nel fissare la sua nascita nell'anno 1822(1), e lo stesso musicista avrebbe sostenuto di essere nato in tale anno(2). La città di nascita dovrebbe essere Ginevra, (anche se numerose fonti propendono invece per Genova, ed alcune per Lione)(3). Il padre, (Giuseppe ?) era probabilmente milanese(4). "Il suo primo ricordo di se stesso era una grande vecchia casa vicino a Lione, dove stava con un uomo che diceva di essere suo padre e che gli dava istruzioni in italiano. Il dottor George Young, noto medico londinese, fratello del drammaturgo Charles Young, dovendo viaggiare in Italia si fermò a Lione [...] udì Giulio suonare la chitarra e rimase affascinato e stupito. Disse a Regondi di portare il bambino a Londra. Probabilmente in vista di questo scopo il piccolo fu messo a studiare cinque ore al giorno, mentre il padre usciva presto e tornava solo tardi, per la cena. La porta d'ingresso veniva tenuta chiusa a chiave per impedire che il fanciullo lasciasse la casa, dove rimaneva sempre da solo: ed un vicino della casa accanto lo teneva d' occhio e riferiva quel che il fanciullo faceva. E a seconda di ciò che questi riportava, il ragazzo si poneva presso il letto del padre per recuperare il tempo che si diceva avesse perso durante il giorno. Il dottor Young soleva descrivere Giulio, in quel periodo, come un ragazzo dall'aspetto intelligente, fine e delicato; i suoi piedi erano ben proporzionati, mentre le mani erano più forti e vigorose rispetto al resto del corpo, e ciò probabilmente poiché erano state usate molto fin dalla più tenera età. Il ragazzo non ricordava di aver lasciato quella casa neppure quando un uomo venne a prendergli le misure per un abito, col quale si esibì in un concerto pubblico. In quell'occasione Regondi lo vestì con una tunica di velluto ornata d'oro; pure il cappello era di velluto, con piume bianche. Dietro le quinte guardava il pubblico ed era troppo spaventato per muoversi, così Regondi prese lui e la sua chitarra tra le braccia e li piazzò sullo sgabello di fronte all'uditorio. Non appena ebbe terminato il brano il pubblico prese ad applaudire ed a richiedere il bis, cosicché Giulio scappò dal palco, spaventato. Ci volle parecchio per riprenderlo e farlo suonare ancora."(5). Questo debutto pubblico avviene probabilmente a Lione, in un periodo non ben precisato, ma sicuramente precedente al 1830(6). In un' altra occasione la stessa testimone sostiene : "Ancora da Mr. Binfield: 'Giulio cominciò a suonare in pubblico a cinque anni e portava un prolungamento a ditale che gli permettesse di tenere il dito [mignolo] sulla tavola';(7) ciò concorda con il mio resoconto di come suonava quando era a Lione. Ed ancora: 'Tra i cinque e gli otto anni suonò in ogni corte europea, esclusa la Spagna.'"(8) Possiamo quindi ritenere che Giulio Regondi inizi la sua attività pubblica verso il 1828, anche se i concerti precedenti al periodo parigino non sono ben documentati. "Alcune fonti affermano che l'uomo che si fece passare per padre non era neppure un parente, ma un tale che aveva colto l'opportunità di fare soldi per mezzo di un ragazzo dall'ingegno precoce; e non v'è alcun dubbio che il duro trattamento subito nei primi anni della carriera da parte di quest'uomo ha minato la salute di Regondi, causandone la penosa malattia e la prematura scomparsa. Il ragazzo era un fanciullo prodigio con la chitarra e così fu obbligato agli studi musicali e costretto a sacrifici da questo presunto 'padrè che lo portò come chitarrista prodigio in tutte le corti europee, eccetto Madrid, prima che avesse nove anni." (9) NOTE (1) A dire il vero c' è un'unica fonte, POWR. [per il significato delle abbreviazioni cfr. la bibliografia] che fissa la data di nascita di Regondi nel 1722: prendendola per valida sarebbe necessario trovare una credibile motivazione al fatto che la stampa del 1830-31 parli di Regondi come di un bambino prodigio. BONE cita anche, senza meglio specificarle, delle fonti che fisserebbero la nascita del musicista nel 1824. (2) In MW del 1/6/1872, p.345 compare uno scritto su Giulio Regondi che riteniamo particolarmente attendibile per i seguenti motivi: 1- è firmato da una certa Madame Fauche, che altrove (MW del 25/5/1872, p.332, viene definita "amica personale" del musicista"; 2- riporta l' anno di nascita dopo averlo appreso da Thomas Sears Binfield, uno dei due eredi di Regondi, nonché suo esecutore testamentario; 3- tale data verrebbe a confermare quanto sostenuto da vari giornali francesi ed inglesi del 1830-31, i quali parlavano di Regondi come di un bambino di otto anni. Il testo della Fauche, indirizzato al direttore di MW, si apre così: Caro signore, in poche righe appena ricevute da Mr. Binfield trovo i seguenti fatti relativi a Giulio Regondi: "Diceva d'esser nato a Geneva [=Ginevra]nel 1822" (3) è curioso che sulla determinazione della città di nascita si sia creata tanta confusione. Vediamo allora se ci riesce di rimettere un po' d'ordine. Già la testimonianza della Fauche e di Binfield (cfr. nota precedente) ci sembra abbastanza chiara. Ma allora, ci si potrebbe chiedere, da dove nascono le ipotesi divergenti? Proviamo a nostra volta a fare un'ipotesi: i primi biografi di Regondi, quasi tutti di lingua tedesca, vedono le fonti inglesi che riportano come luogo di nascita Geneva ; è proprio azzardato ritenere che abbiano tradotto "ad orecchio" in Genua, piuttosto che correttamente in Genf? A tale pasticcio si è sottratto HANSL., il quale segnala correttamente: "Svizzero di nascita, dal nome italiano, Regondi era completamente inglese per patria, tipo di vita e lingua." (Analogamente AMZ VI -1846, "Giulio Regondi aus London (ein geborner Genfer)") Si può abbandonare tranquillamente l'ipotesi Lione, ripresa in Inghilterra sulla base di qualche giornale francese e anche da BONE: in realtà Lione era la città dove Regondi aveva abitato prima di muovere verso Parigi e Londra. Nel 1926 Zuth propendeva per questa ipotesi (ZUTH1), ma nell'anno successivo si era convertito all'ipotesi genovese (ZUTH2); è molto probabile che sia stato lui l'iniziatore dell'equivoco: non per nulla molti biografi successivi confermano con le loro citazioni bibliografiche di aver consultato ZUTH2. In realtà l'ipotesi genovese, a nostro avviso, va rigettata definitivamente, e non solo perché Mons. Filippo Fisi, Cancelliere della Curia Arcivescovile di Genova, ci ha scritto in data 4/8/1981: "[...] Ho consultato un libro che raccoglie i nomi di località e gli antichi cognomi in Genova e non ho trovato il cognome REGONDI. Nell'attuale elenco telefonico di Genova si riscontra tale cognome soltanto due volte: uno in comune di Arenzano e l'altro in comune di Rapallo", ma anche perché queste informazioni collimano con quelle che ci sono state fornite dalla dottoressa Liana Saginati dell'Archivio Storico di Genova (lettera del 7/9/1981): " In risposta alla Sua lettera all'Archivio Comunale in data 5/8/1981 e a quelle inviate all'ufficio Censimento e Statistica e all'Archivio di Stato di Genova, trasmesse a noi per competenza, La informo che dalle ricerche effettuate è risultato che, nel periodo da Lei indicato, a Genova non abitava nessun Regondi; infatti, nel censimento della popolazione di Genova effettuato nel 1827-28 non è stato registrato nessun cittadino con tale cognome. Anche nel registro della Leva del 1822, in cui sono registrati tutti i nati maschi di tale anno, non risulta nessun Giulio Regondi. D'altra parte Regondi non è sicuramente un cognome genovese perché non si trova neppure nel libro di Francesca Grillo: Origine storica delle località e antichi cognomi della Repubblica di Genova. "Quest'ultimo potrebbe essere il volume consultato anche da Mons. Fisi. Resta da dire che anche noi abbiamo consultato gli elenchi telefonici di varie località: il cognome appare con una certa frequenza a Milano (una trentina di abbonati) e a Piacenza (meno di una decina). Da ultimo un piccolo appunto a Mario Dell'Ara; nel suo Manuale di Storia della Chitarra, Ancona Berben, egli cita i nostri articoli AMIS1, AMIS2 e AMIS3: ebbene in tali articoli la questione è affrontata, a noi sembra, con una certa chiarezza; ed allora ci chiediamo per quale motivo egli continui a citare Genova come città natale: l'ipotesi genovese, come dimostrato poc'anzi, è stata da noi accuratamente vagliata, con lunghe ed infruttuose ricerche nella città ligure; i documenti genovesi non possono fornire alcun sostegno a questa ipotesi, contro la quale crediamo debba essere letto anche il fatto che nessun documento inglese faccia riferimento alla città di Genova. Per quanto riguarda l' ipotesi ginevrina non siamo riusciti a trovare il sostegno di alcun documento, anche se la consultazione ha riguardato soltanto i registri delle nascite, e limitatamente alla zona urbana. (4) Ben poco si sa della madre - tedesca di nascita secondo Harm. 1831, pp. 200-201 (notizia ripresa anche da BONE e da RADKE). Ed anche del padre, al di là delle informazioni sul comportamento da lui tenuto, abbiamo notizie abbastanza imprecise; abbiamo già visto, all'inizio del presente capitolo, una testimonianza della Fauche dalla quale il padre di Regondi risulterebbe insegnante di italiano del dottor Young; e sempre la medesima testimone afferma: "un nobiluomo italiano a Brighton mi ha informato la sera di domenica scorsa che quand'era al ginnasio di Milano nel 1822 e 23 il vecchio Regondi era uno dei suoi insegnanti." (MW 1/6/1872, p.345) Una consultazione di alcune annate dell'Almanacco imperiale reale per le provincie del Regno Lombardo-Veneto soggette al governo di Milano, (rivista nella quale, tra le altre cose, veniva segnalato tutto il personale dell'amministrazione asburgica, compresi gli insegnanti) non ha dimostrato, per gli anni intorno al 1820, alcun insegnante col nome di Regondi. Una testimonianza diversa invece ci dice: "SIGNOR REGONDI, professore di CHITARRA e CANTO, è stato l'unico insegnante del figlio. È inventore di un nuovo semplice Principle of Performance on the Guitar, per mezzo del quale GIULIO ha ottenuto facilmente la possibilità di esibire le sue rare capacità musicali." (Programma di concerto, Edimburgo, 9/3/1833) L'Archivio di Stato di Milano non ci dà alcuna prova che Regondi senior sia insegnante, anzi, addirittura non è in grado di comprovarne l'esistenza. Poteva quindi essere facile pensare che Regondi non avesse alcun tipo di rapporto con la città di Milano. Purtuttavia esisteva una traccia che faceva supporre il contrario, ed abbiamo deciso di seguirla. Dunque, alla sua morte, Giulio Regondi lascia in eredità una somma di mille sterline a sua "cugina Angiola Bavelli, moglie di Giovanni Bavelli, via del Gallo, n. 6, Milano, nel Regno d' Italia"; con l' aiuto della Curia milanese abbiamo scoperto varie cose: via del Gallo si trovava nella parrocchia di Santa Maria Segreta, dove i coniugi Bavelli abitavano. Dal matrimonio nel 1868 nacque Giuseppa Giulia Teodora, che però morì il 5 agosto dello stesso anno, all'età di tre mesi, mentre si trovava dalla nutrice a Paderno Milanese; fu sepolta a Monza. Il matrimonio di Angiola era avvenuto nella sua parrocchia, Santo Stefano, e l'atto relativo, che si conserva nel vol. 9, tav.11, n. 44, recita: "Il giorno 1 ottobre mille ottocento cinquanta quattro avanti di me sottoscritto hanno fra loro contratto matrimonio Bavelli Giovanni Battista, nato in Milano, Parr.a di st. Fedele il giorno 6 luglio 1829 Nobile [o, più probabilmente, nubile] (att. incisore) abit. il N. 1034 Contrada dei 2 Muri [genitori] Filippo, Milano, Sarto e Ghezzi Gaetana [..??] Sarta ed Alborghetti Angela nata sotto q.a Parr.a di S.Stefano il giorno 22 febbraio 1834 Nobile [o, più probabilmente, nubile] cattolica modista abit. al N. 4789 Cont.Larga [genitori] fu Tommaso Mercante e Regondi Adelaide Milano Idem [?] [testimoni] Rognoni sig.Ernesto Milano, dottor in legge, al N. 602 corso Francesco - Testa sig.Antonio Milano cartolaio [?] abit. al N. 3225 Cont. Pennacchio [Annotazioni] Fatte le pubblicazioni nè 3-8-10 settembre 1854 non fu opposto alcun impedimento. La sposa minorenne ha riportato l'assenso giudiziale. [L' atto si conclude con le firme]" La parrocchia milanese di Santo Stefano conserva anche l'atto di battesimo della cugina: "È nata il g.no 22 [illeggibile, ma sicuramente febbraio] ore 2 ant.e e fu battezzata il g.no 23 Feb.1834 Angiola Maria Margherita legittima [di] Adelaide Regondi - Tomaso Alborghetti abit. al N. 4790 Contr.larga maritati nella Par.a di S.ta M.a del Carmine lì 2 Feb. 1824, cattolici mercanti entrambi [...]" (registro dei Battesimi, Milano, Parrocchia di S. Stefano Maggiore, vol 11, tav. 3, n. 11) Proseguendo nella nostra ricerca, alla parrocchia milanese del Carmine abbiamo trovato l'atto di matrimonio cui si fa riferimento, (anche se in data diversa): "1825. li 1. Febbrajo mille ottocento venti cinque li primo Febbrajo avanti di me inf[rascrit]to pre Gaetano Micheloni Economo Spirituale in cura vacante hanno contratto S.o Matrimonio: Alborghetti Tomaso - nato nella Com.e di S. Paolo Monte Marenzo prov.e di Bergamo nel g.o 6 marzo 1787 da due anni ab.te di Mil.o sotto questa Cura [in aggiunta sopra la riga: S.Franc.o di Paola ] C.da Croce Magg. nubile d'età mag.e domestico [genitori] Alborghetti Franco di S. Paolo sud.[detto] agente - Ravasia fu Elisabetta di S. Paolo sud. cucitrice [?] Regondi Adelaide nata in Mil.o sotto la Cura di S. Tomaso nel g.no 5 Aprile 1795 ora abit. sotto questa Cura. V. Melone n.o 1667 nubile d' età maggiore sarta [genitori] Regondi Ambrogio di Bovisio sarto - Gatti fu Teresa di Milano cucitrice [Testimoni] Steffanoni Luigi di Oggiono filatore di seta abit. C.da delle Meraviglie n.o 2371 - Stucchi Luigi di Vedano cuoco abit. C.da di P. Nova n.o 1476 [annotazioni] Si sono premesse le tre consuete proclamazioni [... Seguono le firme ]" (Milano, S.M.del Carmine, Registro Matrimoni 1828/38, tav. 39, n. 5). Risulta evidente che Giulio avesse mantenuto qualche rapporto con la sua famiglia se, pur essendo in Inghilterra dal 1831, è in grado di conoscere una cugina nata nel 1834 e di sapere il suo indirizzo successivo al matrimonio, avvenuto nel 1854. In questa nota sulla famiglia vale la pena segnalare un ultimo dato: l'ipotesi, (formulata da un critico musicale che l'aveva conosciuto molto bene), che Giulio fosse imparentato con alcuni membri della nobiltà: "La sua storia fu triste e piena di mistero, il che aggiunse certamente ulteriore curiosità intorno al suo talento; e molte furono le storie che si sussurrarono sulla sua origine e sulla sua famiglia. Era molto richiesto a Londra e godeva di un gran favore presso la nobiltà, dove ebbe molti allievi ed amici devoti. Ospite fisso di due anziane signore dell'aristocrazia borbonica che vivevano a Londra, esse lo trattavano 'en princè e si levavano sempre in piedi quando lui faceva ingresso nel loro salone. Non ha mai rivelato a nessuno i suoi legami con questa gente, ma io credo che 'de racè appartenesse a loro." (HOFFM.) Ma la notizia più interessante, anzi l'unica notizia certa riguardo al padre, ci arriva proprio mentre stiamo "chiudendo" il presente lavoro dall'Archivio di Stato di Ginevra: il Registro Etrangers Dd2, fol 27 segnala infatti che un certo Joseph Regondi, ventisettenne, originario di Milano, chiede in data 2 dicembre 1814 il permesso di soggiorno per poter esercitare il suo mestiere di musicista a Ginevra. Ed il Registro Etrangers Dd10, fol. 46 , ci segnala lo stesso personaggio, celibe, milanese, trentaseienne, che richiede il permesso di soggiorno in data 19 dicembre 1823 per operare come insegnante di lingua italiana. Il 13 luglio 1824 abbandona Ginevra alla volta di Lione. (5) MW, 25/5/1872, PP.332-333 (6) ZUTH1 ed HECK invece sostengono che il debutto avvenne a Milano, ma le loro affermazioni, a quanto ci consta, non sono documentate. (7) Il ritratto del 1831, di cui si parlerà più innanzi, dimostra inequivocabilmente l'uso del ditale per raggiungere l'appoggio sulla cassa armonica. (8) MW, 1/6/1872, p.345. Il grassetto è nostro, per evidenziare le affermazioni di Binfield, (curatore testamentario di Regondi). (9) BONE. L'ipotesi del patrigno è sostenuta da varie fonti, che sembrano voler riportare affermazioni dello stesso Giulio Regondi: "Mio padre lo conobbe per primo a Manchester, quando lui, ancora fanciullo, girava con l'uomo che chiamava padre; attributo smentito in seguito dal comportamento tenuto da quest'ultimo: quando il ragazzo ebbe raccolto una bella sommetta con i suoi concerti e sembrò in grado di cavarsela da solo, il cosiddetto padre lo abbandonò, portandosi via i frutti delle fatiche del giovane e lasciando il povero Giulio ad arrangiarsi da solo." (HOFFM.) "Crebbe senza madre a Lione, col suo padre adottivo. Da quando ebbe cinque anni suonò la chitarra in pubblico. Il padre adottivo viaggiò col ragazzo prodigio per numerose città europee." (RADKE). Anche HECK parla di padre adottivo. E così pure Wellington Guernsey (MW 25/5/1872, p. 334) "I suoi primi ricordi risalivano a Lione, dove viveva con un uomo che egli trattava come padre [...]" (D.N.B.) PARIGI, 1830/31 Seguendo il consiglio del dottor Young, Regondi padre decide di portare il figlio a Londra, passando per Parigi, dove si soffermerà per alcuni mesi. Il primo documento relativo ad una esibizione di Giulio a Parigi è del 13 aprile 1830, ma in tale resoconto si fa riferimento ad una serie di concerti precedenti, (probabilmente non recensiti, in quanto effettuati all'interno di saloni ed abitazioni private): "Jules Regondi ha già ottenuto numerosi successi a Parigi. Si è fatto ascoltare in pubblico in un brillante concerto alla sala di rue Taitbout, ed è stato accolto da unanimi "bravo". Si impazzisce per il bel piccolo chitarrista lionese nei numerosi grandi saloni dove si è esibito. Presto darà un concerto in cui renderà popolare la reputazione che si è fatto presso Madame duchessa di Berry, presso M.me de Gontaut, presso M. vescovo di Strasburgo e presso numerosi dei nostri artisti più distinti." (1) La critica si esprime in termini entusiastici nei riguardi del piccolo Giulio, (un po' meno nei riguardi della chitarra)(2): "[...] Bimbo incantevole , dagli occhi blu pieni di dolcezza e vivacità, dai lunghi capelli biondi, ricci e fluenti sulle sue spalle, dall'aspetto espressivo e buono. Ha appena sette anni ed è già un musicista come lo si può essere a quindici, quando si ha un'attitudine poco comune e si è studiato per lungo tempo. La chitarra, strumento ingrato che tre o quattro persone hanno reso accettabile, nelle sue piccole mani è già più potente di quanto fino ad oggi lo sia stata. Egli sa raddoppiare le capacità di questo così poco sonoro esacordo; dona, per così dire, la parola a chi non l'ha mai avuta. Sotto le dita abili dei grandi chitarristi la chitarra non fu altro che una mirabile cantante malata di tubercolosi; sotto quelle di Jules è una voce. È all'applicazione di un metodo ingegnoso e logico di suo padre che il piccolo Regondi deve questo ampliamento [delle potenzialità] dello strumento, che egli usa in modo così stupefacente. Un carattere particolare del mio piccolo eroe lo rende del tutto originale: quando ha la sua chitarra diventa un artista, un uomo che si appassiona, si esalta, si accalora: quando ha fatto il suo ultimo accordo è un piccolo suonatore, ingenuo, allegro, spiritoso, che si dedica con tutto il cuore ad una bambola o a un bonbon, così come prima si dedicava ad un concerto o a un passo difficile che richiedeva la sua attenzione. Ed eccolo che si diverte: chiamatelo per chiedergli ancora un pezzo: "Scusate, metto a letto Pulcinella". E una volta messo a letto Pulcinella, coperto, rimboccato per timore che prenda freddo, Jules cessa di essere il bimbo che culla il pupazzo e torna a voi il suo brio di giovane uomo, il suo gusto di musicista delicato, la sua perfetta tecnica di professore. Suona: uno solo dei vostri "bravo" lo elettrizza; vuole piacervi e suscitare meraviglia. Se cerca di piacervi non è affatto perché gli diate in premio una soddisfazione alla sua vanità: non sa ancora che cosa sia la vanità. È contento quando fa bene, ma contento come un piccolo, amabile essere che ha obbedito. Nel suonare ha il sentimento vivo e profondo dell'artista; quando lo applaudite prova la gioia dello scolaro di sette anni, espansivo in quanto privo di calcoli di falsa modestia. Ditegli che siete soddisfatti: verrà ad abbracciarvi per ringraziarvi dei vostri complimenti che lusingano meno il suo amor proprio meno di quanto non eccitino la sua emulazione. [...]Tra qualche anno il giovane Regondi lascerà il suo strumento per il violino e tutto porta a credere che sarà, prima di dieci anni, un violinista pari al suonatore di chitarra che egli è adesso ."(3) I successi di Giulio nei salotti parigini compaiono sulla stampa francese: si annuncia anche un suo concerto per il 27 aprile(4): "Jules Regondi, questo grazioso bimbo il cui prodigioso talento ha già incantato buona parte dei dilettanti della capitale, deve dare un concerto martedi 27 c.m. Si potranno ascoltare Pellegrini, Bordogni, Zucchelli, Mmes Danvers e Marinoni, ed il giovane Filippa, violinista di 13 anni, allievo di Paganini. Jules Regondi ha fatto furore nei saloni; e non basta ascoltarlo: bisogna vederlo per non perdersi il delizioso fascino della sua esecuzione." (5) e qualche eco del suo talento giunge anche a Vienna: "Un ragazzo di sette anni, Julius Regondi, si fa sentire, con grande applauso, a Parigi. Suona la chitarra secondo un metodo insegnatogli dal padre, con arte e grazia rare. È un bel ragazzo con biondi capelli ricci ed occhi blu. Si è fatto già ascoltare in più salotti. Il 27 aprile terrà un concerto durante il quale suonerà anche un giovane italiano, Philipa, di Torino, con il suo violino: si dichiara allievo di Paganini." (6) Il concerto del 27 aprile 1830 viene così recensito: " CONCERTO DEL PICCOLO JULES La matinée musicale data ieri dal piccolo Jules Regondi è stata incantevole. I saloni di M. Petzold offrivano un colpo d'occhio molto gradevole per lo spettatore e senza dubbio anche per l'interessante beneficiario. Pochi concerti hanno soddisfatto altrettanto gli amatori: si sono ascoltati artisti di prim'ordine, e il tutto è durato appena due ore e e mezza. Il giovane chitarrista ha meravigliato tutti. Ha cominciato con un solo da concerto, di cui ogni brano è stato accolto da numerosi "bravo"; ha eseguito quindi delle variazioni sulla marcia di Aline ed altre variazioni composte da suo padre; e bisogna dire che ha superato se stesso. Mai la chitarra fu suonata con più grazia. Sotto le dita del piccolo Jules lo strumento sembra rispondere a domande che normalmente rimangono senza risposta. Il manico della chitarra ha avuto fino ad ora fin troppi rapporti col braccio del sordomuto che l'abbè Sicard premeva per far produrre al fanciullo dei suoni razionali: oggi è come un pianoforte che un dito abile tocca, creando una ricca armonia, una melodia soave. Il piccolo Regondi è stato applaudito venti volte, poi è stato abbracciato, accarezzato, festeggiato da tutte le signore. Dopo il concerto è corso in giardino e si è messo, con tutta la sua passione di bimbo, a giocare con un carretto carico di lillà. L'uomo era sparito; il bambino aveva preso il suo posto in questo corpicino di sette anni che si agitava, si dimenava, correva, saltava. Dio sa come! Più che un artista, un ragazzino ridente, giocherellone, che scuoteva la sua bionda capigliatura e faceva la sua parte con una graziosa bimba ed un altro bambino, come mezz'ora prima l'aveva fatta col quartetto di accompagnatori. Il giovane Filipa, violinista di 14 anni [...] La parte vocale non è stata da meno; le cantanti M.mes Marinoni e Danvers [...] I signori Bordogni, Pellegrini e Zuchelli [...] Si potrà ascoltare il piccolo Jules Regondi nel concerto di M. Hertz e probabilmente in un secondo concerto a suo beneficio. Questo secondo verrà fatto di sera, perché la scelta della mattina per quello di ieri ha impedito a molti appassionati, impegnati negli affari, di essere presenti." (7) Tuttavia, in questo clima di generale entusiasmo, la pagina più interessante ci sembra essere l'unica che va controcorrente e che riesce a cogliere la miseria dello sfruttamento al di là dello scintillio delle pubbliche esibizioni. La firma è E.F. (quasi sicuramente Edouard Fétis): "CONCERTO dato al salone di M. Dietz , il primo maggio, da M. Lucantoni. [...] Non mi resta che parlare di un piccolo artista alto circa tre piedi che suona la chitarra in modo superbo, per un bimbo della sua età, e perciò la sua piccola figura graziosa affascina tutti. Siccome lo spirito di esagerazione si infila dappertutto, qualcuno ha detto che si era esagerato sui signori Sor e Carcassi e che questo piccolo artista aveva fatto impallidire la loro fama. Nulla di tutto ciò: ci si lascia prendere senza saperlo dall'interesse che esercita un bambino, soprattutto allorché si pubblica su di lui una specie di piccolo romanzo di cui è l'eroe. Se continua e non si lascia abbagliare dai suoi successi infantili, giungerà, senza dubbio, ad un talento assai raro; ma per arrivarci deve lavorare molto seriamente. Al momento non può avere che delle facoltà meccaniche e malauguratamente colui che fa del suo talento l'oggetto di una speculazione probabilmente lo userà prima del tempo, dal momento che già oggi è quasi arrivato a tal punto. [...]" (8) Che E.F. non nomini esplicitamente il giovane Regondi (ma sembra evidente che si tratti di lui), starebbe a dimostrare che egli non lo ritenga un musicista valido: ed in effetti gli riconosce, sostanzialmente, soltanto delle qualità meramente meccaniche. E.F. auspica quindi un armonico sviluppo della maturazione personale e musicale del giovane chitarrista, che, al momento, non si può ancora paragonare, come invece molti fanno, facendosi prendere la mano, a musicisti maturi e formati come Carcassi e Sor. Noi riteniamo questa recensione indubbiamente più profonda, e quindi più valida, di tutte quelle elogiative, anche se forse un pochino troppo dura nei riguardi del giovane, il quale in età matura, si confermerà musicista (esecutore e compositore) sempre amato ed apprezzato. E queste qualità devono essere evidenti già in questi primi anni, altrimenti come potrebbero alcuni chitarristi di primo piano riconoscere in lui un collega e dedicargli alcune loro opere? (9) Giulio ha modo di esibirsi davanti alla corte il 3 giugno del 1830: "Ieri il piccolo Jules Regondi, chitarrista, è stato ammesso alla presenza del Re e delle Loro Altezze Reali. Sua Maestà ha espresso tutta la sua soddisfazione a questo giovane virtuoso, il cui talento precoce è sembrato lo sbalordisse." (10) Il 20 giugno 1830 Giulio Regondi esegue un solo alla Salle des Menus Plaisirs; il 26 agosto partecipa ad un concerto di beneficenza all'Athénée Musicale, per una raccolta di fondi a favore delle vittime della Rivoluzione di luglio, e prende parte ad un concerto con le stesse finalità alla Salle Cléry, il 31 agosto. Nel 1831 si esibisce ai saloni di Stoepel (16 gennaio) e per tre volte ai saloni Petzold (20 febbraio, con l'esecuzione di un ciclo di variazioni brillanti su un tema dalla Cenerentola, 24 marzo e 9 aprile); infine il 3 maggio, nello stesso concerto in cui canta anche la Malibran, esegue un'aria variata al Thêàtre du Gymnase Dramatique (11). NOTE (1) Fgr, 13/4/1830, p.2 (2) Ma questa sarà una costante della carriera di Regondi: grandi apprezzamenti nei confronti del musicista, uniti al rammarico che abbia deciso di dedicarsi ad uno strumento così poco gratificante; la chitarra infatti era già in declino verso gli anni trenta del secolo scorso, e sarebbe stata in totale crisi dal decennio successivo, travolta dalle istanze romantiche e dal parallelo sviluppo della tecnica, ad. es., pianistica o orchestrale. (3) Fgr. 13/4/1830, p.2. Secondo D.ARA, Fgr. 16/4/1830 recensisce un concerto del giorno 13/4/1830: non siamo stati in grado di osservare tale fonte e pertanto evitiamo qualsiasi congettura. (4) Si annuncia anche la partecipazione di Regondi a concerti di altri musicisti, come quello di H. Hertz, pianista del re: "M.Henri Hertz, pianista del re, darà mercoledì 28 aprile un grande concerto vocale-strumentale alla sala Chantereine. Si ascolteranno i signori Bordogni, Pellegrini, Bruguière, Bred [o Brod?], Robrechts, Marcucci, e le signorine Marinoni e Kunze. Il signor Hertz eseguirà per la prima volta delle grandi variazioni, con accompagnamento orchestrale, su una marcia del Guillaume Tell, un nuovo duo composto da lui e da M. De Bèriot, eseguito con M. Robrechts, e delle variazioni a quattro mani eseguite con M. Liszt. Per i biglietti indirizzarsi al sig. Hertz, rue du faubourg Poissonière, e presso i principali negozi di musica." (Fgr., 21/4/1830, mercoledi, p. 2 [in effetti è però p.3!] ) (5) JDPL, 19/4/1830, (lunedi), p. 3 (6) AMA, Vienna, II (1830), p. 80 (7) Fgr, 1/5/1830 (8) RMP, VIII (1830), pp. 17-18. (Secondo Matanya Ophee databile 8 maggio 1830) (9) A Regondi dedicano opere: Fernando Sor ( Souvenir d' Amitiè- Fantasia ), Matteo Carcassi (Introduction and brilliant Variations [...] on Rossinìs [...] "Non più mesta" ), Carl Eulenstein (Introduction et Variations on "Nel cor più non mi sento") (10) (11) Fgr, 4/6/1830, (venerdi), p.3 Le informazioni su questi concerti sono tratte da D.ARA, il quale parla anche di un concerto tenuto a Parigi da Regondi padre il 27 novembre 1831, quando Giulio comunque è già in Inghilterra. L' ARRIVO IN INGHILTERRA (1831) L' arrivo di Giulio Regondi in Inghilterra è preceduto dalla sua fama. Si veda il seguente articolo che, attingendo alle fonti francesi, tenta di ricreare il clima di entusiasmo che Regondi aveva suscitato a Parigi. Sullo stile letterario, prodotto sicuramente in un momento di esaltazione mistica, stendiamo un pietoso velo: "DIARIO DI UN DILETTANTE (1) 17 [giugno] UN ALTRO PRODIGIO! Un piccolo Paganini della Chitarra. Un giornale della sera afferma che è appena arrivato a Londra un fenomeno musicale, un chitarrista di prima qualità, sebbene abbia solo otto anni. "Il suo nome è Jules Regondi. Il Figaro, il Journal des Débats, il Journal de Paris e Galignanìs Messenger parlano di lui con estasi; dicono che oltre alla precisione meccanica, che sulla chitarra non s'acquista con meno di 20 anni di pratica, egli manifesta gusto e sensibilità raramente testimoniati in un esecutore di tale strumento. Misericordia! Vent'anni per imparare a suonare la chitarra! Per amor di Dio, lasciate stare questo strumento: d'ora in poi non datelo in mano a nessuno, se non agli Struldbrug, gli immortali abitanti di Luggnagg, che hanno un'immensa quantità di tempo libero a disposizione(2).I giornali francesi dunque parlano di Jules Regondi con rapimento, e sicuramente saremo presto sollevati anche noi "al settimo cielo"(3), come ha detto mr.Gardiner, dal fanciullo miracoloso, che, nonostante la tenera età, ha scoperto il modo di applicarsi alla musica in modo intenso ed ha ridotto la fatica di vent'anni nello spazio di circa quattro anni. Per noi è impossibile supporre che abbia raggiunto tali capacità con i suoi mezzi, a meno che non abbia iniziato prima ancora di nascere (cosa non impossibile per quanti credono alla storia del santo bambino che, per la grande sorpresa della madre, cantò un inno prima di far ingresso nel mondo)." (4) Questo sfoggio di banalità, (se vogliamo cercare di comprendere) andrà parzialmente giustificato col fatto che, nello stesso periodo, inizia ad esibirsi in Inghilterra Paganini(5). E quando finalmente il critico di The Harmonicon ha l'occasione di assistere ad un concerto del giovane musicista, non gli sembra vero di poter confermare i toni ricchi di lode ed osanna della stampa francese: " DIARIO DI UN DILETTANTE . 18 [luglio] Tra i prodigi musicali del momento c'è GIULIO REGONDI, il ragazzo le cui esecuzioni sulla chitarra spagnola sono tali non solo da stupire ma anche da essere apprezzate dagli intenditori. Questo interessante prodigio -così dev'essere definito - che ha appena raggiunto il suo ottavo anno d'età, è nato a Lione, sua madre è nativa della Germania ma il padre è italiano. Dire che ha suonato con precisione ed abilità delle cose difficili è solo rendergli insufficiente giustizia: all'insieme di precisione ed armonia aggiunge una potenza d'espressione ed una profonda sensibilità, quali sarebbe possibile ammirare in un adulto; in lui questi elementi si mostrano con una precocità nello stesso tempo piacevole e preoccupante: [...](6) L'aspetto di Giulio, praticamente un bambino, crea all'istante una forte carica di simpatia nei suoi riguardi; figura ben proporzionata, capelli notevolmente biondi, un'animata espressione del volto e le lunghe ciocche di capelli biondi gli si arricciano sopra il collo e sulle spalle, ogni suo atteggiamento e movimento appaiono eleganti per natura, non artefatti: desta immediatamente l'interesse degli spettatori; ma quando tocca le corde e coglie così delle armonie che raramente sono state superate in bellezza, quando il suo sguardo ci mostra che egli "sente" ciò che fa, allora la nostra ammirazione raggiunge il culmine e noi riconosciamo la forza di questo giovane genio." (7) Come già da Parigi, anche da Londra le notizie dei successi di Regondi giungono a Vienna: "Accanto a Paganini in questo momento in Inghilterra suscita la massima sensazione un bambino prodigio musicale, Giulio Regondi; ha solo 8 anni, suona la chitarra spagnola con una tale perfezione che non sorprende solo il pubblico, ma anche gli intenditori. Giulio Regondi è nato a Lione, sua madre è tedesca , suo padre italiano." (8) E Regondi, sicuramente sotto la guida del padre, comincia ad attivarsi per partecipare a concerti insieme a musicisti più o meno affermati sul suolo inglese. Si vedano a titolo esemplificativo l'annuncio e la recensione qui di seguito: "CONCERTI PER PROFITTO DELLA STAGIONE. DEL SIGNOR LIVERATI, Presso lady Beechey, Harley Street, mercoledi 29 giugno. Il biglietto una ghinea. [...] Nella seconda parte del concerto hanno suonato Mad. Pasta, Miss Stephens, Mad. Stockhausen, il Sig. Rubini e pure il giovane Giulio Regondi. I locali, per quanto capaci, erano affollati all'eccesso." (9) "Il giovane chitarrista GIULIO REGONDI ha parimenti avuto qui un impegno per alcune serate. Il suo strumento, così adatto per i pergolati ed i salottini, si dimostra inadatto per un teatro, nel quale i suoni non sono tutti bene udibili, e quindi la sua raffinatezza non viene ben apprezzata. Lo si ascolta bene soltanto in una sala privata, dove nessuno dei suoi delicati tocchi va perduto e dove la bella espressione del suo volto può essere vista con chiarezza. Questo fanciullo è il più piacevole prodigio musicale che il nostro tempo ha prodotto." (10) Il 3 settembre 1831 Giulio si esibisce al Royal Adelphi Theatre, ed in tale occasione viene schizzato un suo ritratto che, nel giro di pochi giorni, viene commercializzato (11). Regondi padre continua ad adoperarsi per accreditare l'immagine di enfant-prodige del piccolo Giulio. Ed ecco che il piccolo chitarrista viene fatto esibire in duo con una sua coetanea: "Catherine Josepha Pelzer, in seguito signora Pratten, appariva nello stesso periodo come un prodigio con la chitarra; lei e Regondi eseguirono insieme in pubblico dei brani per due chitarre."(12) "i due piccoli esecutori si perdevano su un palco tanto grande: così, più per vederli che per sentirli, erano stati sistemati sopra un tavolo." (13) C' è poi, tra gli avvenimenti di questo periodo, qualche episodio non tanto ben chiarito, come quello dell'incontro con Leopoldo del Belgio. Ce ne riferisce la Fauche, citando Binfield: "Alla fine giunse in Inghilterra: 'Leopoldo del Belgio diede al ragazzo un orologio che lui portava addosso, tanto gli piacque, ed il giorno dopo gli mandò un generoso compenso.' Avvenne a Brussels? Giulio nel 1830 non aveva che otto anni e Leopoldo arrivò soltanto ad Ostenda, dove mio marito, come Console Britannico, lo accolse e lo accompagnò a Brussels il 16 luglio 1831." (14) Un altro episodio che non è ben chiaro è il seguente: "Disse d' esser stato mandato più volte a giocare (15) col duca di Bordeaux, ma non si sa se a Parigi, durante il suo viaggio verso l' Inghilterra , o più tardi in Inghilterra" (16) NOTE (1) Il termine dilettante appare in italiano nel testo. Forse non è superfluo specificare che nel linguaggio ottocentesco il termine non ha la connotazione negativa che invece ha assunto come propria ai nostri giorni, ma indica semplicemente una persona che si occupa di musica (spesso anche con competenza e professionalità) senza che questa costituisca la sua professione. (2) Nei Viaggi di Gulliver di J. Swift, Struldbrug è un essere condannato all'immortalità. (3) Nel testo ingl., letteralm. "al terzo cielo" (4) Harm., Londra 1831, p. 174 (5) Bone tratta l'argomento tracciando un parallelo tra Regondi e Paganini; egli si sforza di descrivere Regondi come il Paganini della chitarra; curiosamente entrambi i musicisti lasciano Parigi per giungere a Londra nel maggio 1831 ed entrambi danno i primi concerti nel mese di giugno. Lasciando la parola a Bone: "Regondi era solo un bambino di otto anni, ed anche lui si era meritato i notevolissimi applausi della critica musicale del continente, e la sua fama di chitarrista era giunta a Londra un po' prima del suo arrivo; e nonostante l'entusiasmo senza fine e la popolarità che salutarono Paganini, le esecuzioni del piccolo Regondi con la sua chitarra attirarono un pubblico numeroso, entusiasta per i suoi risultati artistici: e tali risultati non erano per nulla meno meravigliosi, o meno ricchi di successo, rispetto a quelli del suo immortale collega." (6) A questo punto il critico dedica alcune espressioni al rischio che lo sfruttamento troppo precoce delle capacità di quel giovane, seppur valido, musicista avrebbe potuto portare ad un rapido esaurimento delle sue forze, ed in tal senso esprime le sue perplessità. (7) Harm., Londra, 1831, pp. 200-201 (8) AMA, Vienna, III ( 1831 ), p. 176. è evidente che la presente corrispondenza si basa esclusivamente sulla precedente recensione di Harm., in quanto riporta solamente notizie in essa contenute. (9) Harm., Londra 1831, p. 202 (10) Harm., Londra 1831, p. 230 (11) Cfr. capitolo relativo ai ritratti. (12) BONE (13) HARR. Catherine Pelzer fu la seconda moglie del flautista Sidney Pratten. Una testimonianza indiretta su questa musicista ci giunge da A.L.S., che viene indirizzato da Turner, un negoziante di musica a Londra, alla sorella minore: "una tale signora Pelzer detentrice di una grande collezione di musica e di chitarre. [...] Aveva una ventina di chitarre fra cui una che aveva appartenuto a Sor, autografata. [...] La signora Pelzer da giovinetta aveva conosciuto Regondi, già maturo, che, a giudizio del padre e dei suoi amici, era da considerarsi il più grande chitarrista di tutti i tempi, addirittura un fenomeno. Valente chitarrista molto nota nell'alta società londinese era stata una sorella della signora sotto il nome d'arte di Madame Pratten." (AR.CHIT.) (14) MW, 1/6/1872, p.345. Per capire qualche cosa di questa affermazione bisogna tenere presente che il re del Belgio sale al trono grazie al sostegno dell'Inghilterra, che in tal senso si adopera. (15) (16) O forse a suonare: l'inglese, in questo caso, non è una lingua particolarmente chiara. MW,25/51872, pp.332-333 WYNB. cita il presente passo e, attribuendo le due cose allo stesso periodo, continua a citare il seguito. Ne risulta che Giulio Regondi all'età di otto o nove anni, farebbe una seria proposta di matrimonio ad una fanciulla: in realtà il testo si riferisce ad alcuni anni dopo. GLI ANNI TRENTA Una volta a Londra i due Regondi iniziano a frequentare gli ambienti più esclusivi della capitale e le residenze di campagna della nobiltà: "Passò molti giorni nelle residenze di campagna delle famiglie aristocratiche inglesi e col Regondi [padre] andava nelle case private, dove, per esibizioni di un'ora, riceveva sotto forma di omaggi molto di più di quanto corrispondeva alla cifra del suo ingaggio (20 sterline)." (1) Nel 1833 Giulio Regondi e suo padre sono in Scozia, ad Edimburgo, e risiedono al n. 37 di Northumberland Street. Il 9 marzo tengono un concerto, di cui riportiamo il programma: [fronte] "PER DESIDERIO, E SOTTO IL PATRONATO DELLE SIGNORE PATRONESSE E DEI SOVRINTENDENTI DEL CALEDONIAN FANCY BALL'' (2) [ raffigurazione araldica] GIULIO REGONDI assistito da suo padre SIGNOR REGONDI con deferenza informa la nobiltà la classe gentilizia ed i suoi amici in Edimburgo che darà una MATINÉE MUSICALE alle ASSEMBLY ROOMS SABATO 9 MARZO 1833. ------Master F.B. Jewson ha gentilmente offerto la sua assistenza ed eseguirà un Solo sul Grand PIANO-FORTE ------Le porte saranno aperte all'una e mezza, ed il concerto avrà inizio alle due precise. ------Biglietto singolo, 3.s; un biglietto per quattro o più persone, ogni persona; 2s. 6d. In vendita dal Signor Regondi, nr. 37 di Northumberland Street, e nei principali negozi di musica GIULIO REGONDI ha avuto l' onore di suonare di fronte alle LORO MAESTà e alla DUCHESSA DI KENT, come anche in molte corti del continente,e da ultimo ha dato un concerto nella Metropoli, sotto il diretto patronato di SUA MAESTÀ LA REGINA. (3) Per il programma, prego, voltare. [ retro ] PROGRAMMA PARTE PRIMA GRAND DUET per la chitarra e il piano forte GIULIO REGONDI e Master Jewson......................... CARULLI INTRODUCTION and VARIATIONS su “Nel cor più non mi sento” GIULIO, espressamente composte per lui da................ EULENSTEIN ARIA “non più andrai” Signor REGONDI (acc. da Master Jewson)................. MOZART SOLO de CONCERTO GIULIO REGONDI (acc. da suo padre)....................... CARULLI DUETTO “m'è dolce e m'è grato” Signor REGONDI e GIULIO (acc. da Master Jewson).. FARINELLI BRILLIANT VARIATIONS su “Non più mesta” (by desire) GIULIO, espress. composte per lui e dedicategli da ...... CARCASSI PARTE SECONDA AH! QUEL PLAISIR D' ETRE SOLDAT, air Favori dans LA DAME BLANCHE, Signor REGONDI acc. da suo figlio..................... BOIELDIEU SOLO grand Piano Forte, Master F.B. JEWSON .......................................... HERZ ROMANCE a deux voix, Signor REGONDI e GIULIO ............................... ROMAGNESI ARIA BUFFA “Largo al Factotum” Signor REGONDI (acc. da Master JEWSON) ..... ROSSINI DUETTO PER DUE CHITARRE sull' aria favorita Di tandi palpiti [sic] GIULIO e Signor REGONDI................................ M. GIULIANI SIGNOR REGONDI, professore di CHITARRA e CANTO, è stato l'unico insegnante del figlio. è inventore di un nuovo semplice Principle of Performance on the Guitar, per mezzo del quale GIULIO ha ottenuto facilmente la possibilità di esibire le sue rare capacità musicali. È, questo, l'unico programma musicale completo di un concerto di Giulio Regondi da piccolo. Per quanto ogni osservazione sia evidentemente parziale e limitata, ci sembra tuttavia opportuno tentare di esprimere qualche osservazione su questo enfant-prodige: dunque, il programma del 9 marzo 1833 è relativamente breve (12 brani in tutto) ed è eseguito da tre soli musicisti, i due Regondi più "Master" Jewson (probabilmente una gloria locale che può servire ad attirare il pubblico). Giulio esegue un Solo de Concerto di Carulli; che sia lo stesso eseguito a Parigi tre anni prima(4)? Se questo fatto corrispondesse al vero, nessuno potrebbe affermare con certezza che Giulio non aggiorni i suoi programmi, ma il dubbio sarebbe legittimo. L'esibizione di Giulio come solista si limita a ben poco: le variazioni per lui composte ed a lui dedicate da Eulenstein e da Carcassi (e dal frontespizio dell'edizione a stampa si desume che Giulio abbia in precedenza eseguito questo brano anche di fronte al re Guglielmo ed alla regina Adelaide), più un ciclo di variazioni sul tema la Sentinelle, sempre di Carcassi. Tra le sue esibizioni in duo, invece, ci sembra rivestire un particolare ruolo il duetto di chiusura: padre e figlio eseguono con due chitarre le variazioni di Giuliani sull'aria rossiniana Di tanti palpiti: ebbene, per quanto ne sappiamo, Giuliani variò sì quest'aria, ma per chitarra sola (op. 87)! La trascrizione è quindi probabilmente opera di Regondi padre, con lo scopo quasi sicuro di alleviare al figlio le difficoltà di un'opera di per sé non eccessivamente impegnativa. Il periodo scozzese vede comparire Giulio in pubblico ancora ad Edimburgo e a Glasgow: "GLASGOW FANCY BALL. Questa festa, sotto la sovrintendenza di Mons. Dupuis, ha avuto luogo alle Assembly Rooms, martedi sera, e sebbene la compagnia non fosse così numerosa come era stato anticipato, fu di livello scelto e mirabilmente preparata. [...] La principale attrazione della serata fu il giovane chitarrista Guilo [sic] Regondi, la cui presenza al Fancy Ball di Edimburgo, in una precedente occasione, aveva destato molto interesse. Le poche note che egli ha casualmente eseguito nel corso della serata hanno provocato l'applauso più caloroso.[...]Stampa di Glasgow" (5) L' anno successivo i due Regondi sono in Irlanda, ed a Dublino Giulio prende parte ai concerti che si svolgono presso il castello. Un ricordo di questi fatti è la testimonianza di Wellington Guernsey, spedita a The musical World dopo la morte del musicista: "GIULIO REGONDI (al direttore di The Musical World) Signore, nell'anno 1834 il da poco compianto Giulio Regondi, allora nel suo undicesimo anno, viveva col padre adottivo a Dublino. La poetessa signora [Felicia Dorothea] Hemans , che viveva al n. 20 di Dawson Street in quella città, era allora sul letto di morte. Dopo una lunga malattia una delle poche visite ammesse nella sua stanza, dopo che ella vi fu completamente confinata, fu "il fanciullo più dotato di talento e più delizioso", come ella lo definì (per quello che allora egli era sia per età che per aspetto), Giulio Regondi, nel cui straordinario genio musicale ella aveva trovato diletto sin dal primo istante, mentre la natura innocente e sensibile di lui le aveva ispirato un interesse di notevole forza spirituale. I versi che gli aveva indirizzato l'anno prima erano sorti da quella fonte di gentilezza materna che sempre nasceva nel suo petto e che le faceva apparire ogni bimbo -e naturalmente tanto di più per un fanciullo grazioso ed orfano di madre- come un oggetto verso cui il suo cuore nutriva una tenera simpatia. Il piccolo mostrava la massima partecipazione durante la sua malattia e continuava ad informarsi con spontanea insistenza della sua salute. Qualche volta si fermava a chiedere notizie mentre andava a suonare ai concerti al castello o ad altre serate; e mentre attendeva sulla porta col volto innocente, l'aspetto delicato, i bei capelli lunghi che gli scendevano sulle spalle, con quel suo modo di essere e di atteggiarsi così diverso da quello dei comuni mortali che gli stavano intorno, lo si sarebbe potuto prendere quasi per un messaggero dell'altro mondo.[...] " (6) Le notizie relative ai concerti , a questo punto, si fanno un po' più scarse. "Nel 1836 Regondi fu chitarrista solista in concerti con Moscheles, la signora De Beriot e Lablanche, i più brillanti artisti del momento, e la stampa fu ricca di elogi verso il chitarrista. Quello che segue è il resoconto di un concerto nel quale suonò in compagnia di Moscheles, di sir George Smart e di sir. M. Costa: 'Giulio Regondi, inoltre, suonò per la delizia e lo stupore di tutto il pubblico: piacque così tanto questo interessante fanciullo che, in un secondo tempo, fu posto anche al piano e di nuovo provocò l'applauso dell'intera sala.' " (7) Ed è probabilmente verso la metà degli anni trenta che Giulio, "spinto" dal padre, inizia a studiare la concertina: "Ma ora dobbiamo tornare indietro al grande evento musicale della sua vita: l'invenzione della concertina da parte di Mr. Wheatstone. Questo geniale uomo di scienza cercava una mente musicale che portasse alla vita lo strumento. Dopo aver mostrato al Regondi [padre] l'ingegnoso strumento, gli si chiese cosa se ne sarebbe potuto fare. Rispose: "Se nessun altro potrà farlo, sarà mio figlio che tirerà fuori da questo strumento tutto il possibile." Ed invero il giovane gli diede vita; lo studiò, pubblicò un metodo, o "Guide book" dalle regole chiare e sintetiche per gli allievi, con una chiarezza che nessun insegnante fino ad allora aveva avuto. E non è un'esagerazione sostenere che la sua esecuzione non è eguagliabile: tutto ciò che ha fatto è morto con lui." (8) Sir Charles Wheatstone, detentore del brevetto della concertina, è noto nel mondo scientifico soprattutto per aver inventato un meccanismo per la misurazione delle resistenze elettriche, che ha preso il nome di ponte Wheatstone (9). Una delle prime esibizioni di Regondi con la concertina si evince dal seguente manifesto dell' Haymarket Theatre di Londra del 28 giugno 1837: [...] QUESTA SERA, MERCOLEDI 28 GIUGNO 1837 sarà recitata la commedia in due atti (del sig.Charles Mathews) intitolata LA MADRE DI MIA MOGLIE [seguono i nomi degli attori] Dopo di ciò UN CONCERTO Principali esecutori: [...] Master REGONDI, [...] L' ULTIMA APPARIZIONE DI M. THALBERG in questo PAESE. Programma: [...] FANTASIA - Master GIULIO REGONDI sulla "patent Concertina"- [musica di] Regondi Ed anche la testimonianza di Hoffman dovrebbe riferirsi a questi anni trenta: "Suonava in maniera veramente lodevole la chitarra come la concertina, un piccolo strumento ad ancia inventato dal ben noto Wheatstone. Una bellissima qualità timbrica era stata ottenuta mescolando diversi metalli nella costruzione dell'ancia, ed il genio di Regondi sviluppava tutte le potenzialità dello strumento. Una critica da uno dei giornali di Manchester di quel tempo descriveva la sua esecuzione quand'egli, ancora giovane, apparve colà: dà una buona idea del suo stile inimitabile [...] ed io la copio tale e quale dall'album di mio padre: 'Giulio Regondi prese quasi di sorpresa l'uditorio: che uno strumento relegato fino a quel momento al ruolo di semplice giocattolo (e tuttavia creazione di una mente ingegnosa) fosse in grado di rendere piena espressione ad un brillante concerto per violino di De Beriot, era più di quanto avrebbero ammesso i musicisti che non hanno ascoltato questo giovane talentuoso. La chiusa di ogni movimento era salutata da un giro d'applausi ai quali si univano molti membri dell'orchestra. L' esecutore, nella sua presenza, ha molto del fanatico per la musica [in it. nel testo], e porta un amore chiaramente entusiastico alla sua arte: sta chinato sulla sua piccola scatola armonica, la abbraccia come fosse uno scrigno di gioielli o il suo unico amato figlio. I suoi trilli ed i virtuosismi sembrano vibrare attraverso quell'aggeggio; di quando in quando si solleva sulla punta dei piedi o solleva in aria il suo strumento, come per farne saltar fuori le note più acute; e nel frattempo appare molto assorto, incosciente di ciò che lo circonda, nel piacere che lo prende, dovuto ai dolci suoni che fluiscono dal suo magico strumento.' " (10) Giulio, a questo punto, viene abbandonato dal padre: "Credeva di aver da parte parecchie migliaia di sterline quando il Regondi abbandonò l'Inghilterra con i suoi guadagni. Alla fine di una stagione a Londra il Regondi diede a Giulio una banconota da cinque sterline inviandolo a Brighton, a preparare la loro stagione, a cui regolarmente partecipavano da quando si erano stabiliti a Londra. Dopo aver atteso, terminati i fondi, senza che arrivasse una sola risposta alle molte lettere che mandava al padre, il povero ragazzo, indebolito dagli stenti, sarebbe proprio morto di fame se non avesse ricevuto cure e comprensione dalla sua ospite [la stessa Fauche?]. Fu lei che lo spinse ad "imparare a vivere". Molti anni dopo questo fatto il Regondi [padre] scrisse chiedendo denaro, dicendo che stava morendo. Giulio lo fece venire a Londra, dove trascorse i suoi ultimi anni. I più importanti medici di Londra - uno era Ashley Cooper - lo visitavano in continuazione, ed ogni visita costava due ghinee: e tutto questo senza contare la visita quotidiana del medico abituale." (11) NOTE (1) MW, 25/5/1872, pp.332-333 (2) Ballo in costume scozzese (3) Di questi concerti non abbiamo conferme documentate. L' unica conferma di un'esibizione davanti ai reali sarebbe il frontespizio dell'opera di Carcassi, di cui si farà cenno tra poco. (4) Cfr. Fgr, 1/5/1830, p.3 (5) Ed.Adv., 15/3/1833 (6) MW, 25/5/1872, p.334. Dopo i saluti e la firma, Guernsey riporta la poesia della Hemans: To Giulio Regondi - the boy Guitarist Blessing and love be round thee still, fair boy Never may suffering wake a deeper tone Than genius now, in its first fearless joy, Calls forth exulting from the chords which own Thy fairy touch. Oh, may' st thou nèer be taught The power whose fountain is in troubled thought. For in the light of those confiding eyes, And on th' ingenuous calm of that clear brow. A dower, more precious èen than genius lies, A pure mind's worth, a warm heart's vernal glow. God, who hath graced thee thus, O gentle child Keep midst the world thy brightness undefiled. (7) BONE (8) MW, 18/5/1872, p.315 (9) WYNB.; nello stesso scritto sostiene che la concertina fu brevettata nel 1844: dal momento che Regondi suona sulla patent concertina nel 1837, questa data, evidentemente, dev'essere considerata errata. (10) (11) HOFFM. MW, 25/5/1872, p.332-333 Anche Hoffman parla di questo momento difficile per il giovane Giulio: "Mio padre lo conobbe per primo a Manchester, quando lui, ancora fanciullo, girava con l'uomo che chiamava padre; attributo smentito in seguito dal comportamento tenuto da quest'ultimo quando il ragazzo ebbe raccolto una bella sommetta con i suoi concerti e sembrò in grado di cavarsela da solo, il cosiddetto padre lo abbandonò, portandosi via i frutti delle fatiche del giovane e lasciando il povero Giulio ad arrangiarsi da solo. Mio padre gli divenne amico in questi momenti: la sua gentilezza ed i suoi modi distinti lo resero caro a tutta la famiglia." (HOFFM.) IL TOUR EUROPEO DEL 1840/41 : DARMSTADT Il momento più felice per Giulio Regondi dal punto di vista professionale, nonché quello meglio documentato da parte della stampa specializzata, è il tour europeo del 1840/41 con il violoncellista Joseph Lidel(1) in alcune importanti città del continente. Le più importanti sono Vienna, (a cavallo tra il 1840 ed il 1841), e Praga (febbraio e marzo del 1841); di queste due importantissime tappe hanno dato notizia praticamente tutti i biografi regondiani. Di una terza tappa, Lipsia, ugualmente documentata dalla stampa dell'epoca, parlano solo alcuni(2). Ci sono poi alcune biografie che segnalano una tappa, finora non documentata, a Monaco(3) ed una fonte, The Musical World, che parla di Darmstadt, Francoforte e Carlsruhe(4): il fatto che, per almeno una di queste tappe, Darmstadt, siamo riusciti a reperire un po' di documentazione, dovrebbe far ritenere attendibile la fonte, e quindi, se sarà possibile approfondire le ricerche a Francoforte e a Carlsruhe, forse potrebbe emergere dell'altro materiale. I primi documenti che segnalano concretamente la presenza di Regondi e Lidel in Europa sono alcune pagine di un giornale di annunci economici di Darmstadt: "Forestieri arrivati. Dal 7 al 9 ottobre hanno qui alloggiato: 1) In locande : alla "Traube" [...] sig. Regondi, sig.Lidel, professori di Londra, [...]" (5) Sullo stesso giornale appare anche un annuncio(6), il cui fine è chiaramente commerciale, ma che esprime un giudizio estremamente positivo nei riguardi di Giulio Regondi: in definitiva, anche se lo scopo è esclusivamente quello di dare un parere autorevole sulla qualità di una chitarra che non si riesce a vendere altrimenti, sembrerebbe che, a metà ottobre, Giulio Regondi sia già un musicista piuttosto apprezzato in Darmstadt, il che potrebbe lasciar supporre che egli sia in città già da qualche tempo. "N. 3771) Siccome ci sono ancora dei biglietti per la lotteria di strumenti annunciata dal firmatario - un flauto, un violino e una chitarra, mi permetto di sottoporre all'attenzione il fatto che la chitarra è stata fatta da N. Diehl, liutaio di corte, e, per quanto riguarda il suo suono pieno e ricco, è stata giudicata del tutto eccellente da parte del primo virtuoso di chitarra ora vivente, Giulio Regondi. B. Altfuldisch" Tra i documenti più interessanti di questo soggiorno a Darmstadt, c'è il seguente programma, relativo ad un concerto che ha luogo il 15 ottobre 1840: DARMSTADT Grossherzoglich Hessischs Hoftheater *** Giovedi 15 ottobre 1840 CONCERTO dei due artisti dei suoni Giulio Regondi (chitarra e melophon) (7) & oseph Lidel (violoncello) di Londra ~~~~~~~~~~~ Concert-Ouverture del sign. hofkapellmeister L.Mangold Aria di Bellini cantata dalla signorina Helena Fischer Grosse Fantasie per chitarra arrangiata ed eseguita da Giulio Regondi Grosses Divertissement dall'opera "Robert der Teufel" per violoncello, di Kummer eseguita da Joseph Lidel Concerto di De Beriot (primo allegro) per violino, eseguito col melophon da Giulio Regondi Ständchen [serenate] di Uhland, per una voce con accompagnamento di melophon, composte da C.A. Mangold, eseguite dalla sig.na Helena Fischer e da G.Regondi Duo Concertante su un canto polacco per melophon e violoncello, eseguito dai due datori del concerto ~~~~~~~~~~~~~ Apertura alle sei e mezza, fine verso le nove ----La cassa aprirà alle quattro e mezza (8) Dall' esibizione a Darmstadt alle prime apparizioni davanti al pubblico viennese passano una cinquantina di giorni; è probabile che non vengano impegnati totalmente per avvicinarsi alla capitale asburgica: probabilmente i due musicisti si soffermano in qualche altra località per qualche concerto. NOTE (1) Lidel, a quanto risulta da una delle fonti viennesi che avremo modo di citare più innanzi, è stato uno dei colleghi più anziani che si è preso cura di Regondi dopo che questi è stato abbandonato dal padre; gli starà accanto come fedele amico per tutta la vita e sarà presente al suo funerale. (MW, 18/5/1872, p.315 )" [Lidel] richiama la nostra stima già per il fatto che, come sappiamo da fonte sicura, controlla con ammirevole continuità e con amorevole dedizione la formazione del signor Regondi [...]" AMWZ I (1841), p.47. (2) HECK, RADKE, POWR., nonchè WYNB., il quale però ritiene erroneamente che il concerto abbia avuto luogo a Vienna; (in realtà la recensione è chiaramente una corrispondenza da Lipsia). (3) POWR. Secondo PRAT, inoltre, suonarono a Monaco e Ratisbona. (4) Si tratta di MW, 18/5/1872, p. 315; è l'articolo che comunica l'avvenuto funerale di Regondi. (5) DFA, p. 740. Un annuncio analogo per i giorni dal 14 al 16 ottobre 1840 compare a p. 752. (6) Ripetuto due volte, a p. 739 ed a p. 752 (7) Se il melophon non è identico alla concertina, è certamente uno strumento molto simile. (8) Seguono i prezzi, la comunicazione dell'abolizione delle entrate di favore, nonché le modalità di prenotazione del posto per gli abbonati. IL TOUR EUROPEO DEL 1840/41: VIENNA A Vienna Regondi e Lidel danno parecchi concerti pubblici, oltre ad esibirsi alla corte imperiale. Il primo concerto recensito ha luogo a mezzogiorno di giovedì 10 dicembre, presso la sala della Musikverein: ma il testo fa riferimento ad una precedente esibizione avvenuta la domenica; sarebbe quindi normale fissare il debutto di Regondi e Lidel a Vienna il 6 dicembre 1840. "FEUILLETON. Vienna. Concerto dei Signori Regondi e Lidel di Londra. Questa settimana ha visto molti concerti: in cinque giorni non meno di sei, l'ultimo dei quali, tenuto dai signori Giulio Regondi e Joseph Lidel di Londra nella sala della Musikverein l'altro ieri 10 dicembre a mezzogiorno, non fu purtroppo molto affollato, quanto avrebbe invece meritato l'abilità di questi signori e quanto si poteva attendere dopo la favorevole recensione dei giornali al loro debutto la domenica precedente; tuttavia il pubblico presente fece di tutto per ricompensare della sala vuota i due musicisti con una maggior quantità di applausi. Il sig. Regondi si produsse con la chitarra e col melophon da lui inventato(1), ed ottenne un successo straordinario con tutte le sue esecuzioni. Il nuovo strumento, sul quale si possono produrre non solo suoni singoli, ma anche bicordi ed accordi, ad ogni esecuzione sorprende con la bellezza del suono (che si trova circa a metà tra quello dell'oboe e quello del clarinetto) ed il sig. Regondi sa suonarlo così bene che l'interesse dell'ascoltatore è preso in verità non solo dalla novità, ma anche dalla squisitezza artistica. Ma egli si produsse anche come chitarrista. Non ricordo d'aver mai udito suonare cose tanto difficili eppure con tale leggerezza, né d'aver mai sentito un'interpretazione così veramente di buon gusto. In presenza di sì tanti pregi non dovrebbe creare meraviglia che il sig. Regondi sia stato chiamato dalle tre alle quattro volte dopo ogni brano eseguito. Ma anche nel sig. Lidel, che suonò un Concertstück di Kummer sul violoncello, abbiamo riconosciuto un buon virtuoso che, nella sua arte, non è certo al livello più basso di formazione: fu coperto da ogni sorta di riconoscimenti dal nostro pubblico. [...] Heinrich Adami" (2) Altri due concerti hanno luogo giovedì 17 e lunedì 21 dicembre; anche questa volta la recensione è di H. Adami. La stella di Regondi sta divenendo sempre più luminosa, mentre quella di Lidel, che già non era così brillante, si sta ulteriormente offuscando. Val la pena sottolineare l'accenno al cambio di chitarra effettuato da Regondi, dopo aver visto uno strumento di Stauffer, e quindi, presumibilmente , dopo aver incontrato il celebre liutaio: "FEUILLETON. Vienna. Secondo e Terzo Concerto dei Signori Regondi e Lidel . Il sig. Regondi suscita, con ogni nuova esecuzione, maggior sensazione nel mondo musicale di Vienna, suonando con grande maestria sia la chitarra che il melophon: è un virtuoso nel vero senso della parola. Non si può immaginare nulla di più perfetto del suo modo di suonare la chitarra, che tra le sue mani sembra uno strumento del tutto diverso, e dalla quale riesce ad ottenere degli effetti del tutto nuovi e sorprendenti, in maniera che, avvinti dalla sua magnifica esecuzione, non ci si ricorda di parlare dell'ingratitudine di questo strumento o di desiderare addirittura che il sig. Regondi avesse indirizzato il suo così squisito talento musicale ad un altro ramo di quest'arte. In tutte le categorie del virtuosismo musicale abbiamo abbastanza maestri, con i quali sarebbe di sicuro più difficile rivaleggiare; soltanto la chitarra abbisognava dell'uomo che la liberasse dal rimprovero, divenuto quasi già luogo comune, di essere il più ingrato e noioso degli strumenti da concerto: e quest'uomo l'ha trovato nel giovane artista Regondi. Le esecuzioni da lui date nel secondo e nel terzo concerto (giovedì scorso - il 17- e l'altro ieri, 21 dicembre), degli Ugonotti di Thalberg e della Fantasia "Don Juan" sono piaciute in modo straordinario ed hanno avvinto l'attenzione del pubblico ad un livello tale come mai avevo visto durante un'esecuzione chitarristica, ed anzi, come mai avrei ritenuto possibile. In entrambi i concerti il sig. Regondi si è servito di un nuovo strumento del nostro ben noto costruttore di chitarre Anton Stauffer, strumento al quale egli stesso ha dato la propria preferenza nei riguardi del proprio strumento inglese col quale aveva suonato le volte precedenti, per la bellezza e la forza del suono. Del tutto adeguato al virtuosismo chitarristico è anche quello col melophon; e qui la novità dello strumento è di grande aiuto per aumentare l'interesse. Il melophon stesso, accolto all'inizio un po' distrattamente per la sua somiglianza con la fisarmonica, si è invece guadagnato rapidamente il favore del pubblico e forse ci potremmo anche attendere che nel futuro prossimo venga introdotto anche nelle nostre orchestre. I quattro pezzi che il sig.Regondi ha suonato con esso nei due concerti (brani da concerto di Beriot e Mayseder, e due duetti col violoncello) hanno suscitato l' ammirazione di tutti gli ascoltatori; ed infatti nulla si può immaginare di più incantevole e ricco di buon gusto rispetto a queste esecuzioni. Il secondo artista, il violoncellista Lidel, ha fatto vedere, nei vari brani eseguiti, l'abile suonatore che riesce abbastanza bene soprattutto nei brani melodici. I pezzi cantati, che sono stati eseguiti tra l'una e l'altra delle esibizioni dei due concertisti, erano dei lieder di Adolf Müller, Capellmeister Strauss, Staudigel ed Anton Storch e sono stati cantati dal sig. Lutz in un concerto e dal sig.Groyss nell'altro. Entrambe le volte l' applauso del pubblico non fu molto caloroso. Heinrich Adami " (3) Anche a Vienna, quindi, come già a Parigi un decennio prima, l'apprezzamento per il musicista non è necessariamente unito all'apprezzamento per lo strumento: anzi. E vedremo che queste osservazioni saranno tutt'altro che rare. Nello scorcio finale dell'anno i due musicisti si esibiscono a Corte: "FEUILLETON. Corriere delle novità viennesi * I due artisti signori Lidl e Regondi, degnamente conosciuti grazie al loro virtuosismo, hanno avuto l'onore di potersi produrre, mercoledì 30 dicembre, davanti alle Loro Maestà ed a tutta la famiglia imperiale, e di ottenere, con la loro magistrale esecuzione, il più alto applauso." (4) Anche il corrispondente locale dell'Allgemeine Musikalische Zeitung, che regolarmente informa sull'attività musicale viennese, dedica alle esibizioni di regondi e Lidel una discreta attenzione (5). Il primo di gennaio del nuovo anno Lidel e Regondi si ripresentano di fronte al pubblico viennese con quello che nelle intenzioni dovrebbe essere (ma non sarà) il loro ultimo appuntamento viennese. Ed il tono delle recensioni non cambia: "FEUILLETON. Quarto ed ultimo concerto dei signori Regondi e Lidel. A giudicare dal successo di questo concerto, probabilmente non dovrebbe essere l' ultimo che i due artisti tengono, perché sarebbe un peccato se dovessero interrompere le loro esecuzioni proprio ora che il nostro pubblico comincia ad interessarsi a loro in maniera tanto elevata, e a molti potrebbe dispiacere di non aver sentito le straordinarie esecuzioni di Regondi con la chitarra e col melophon. Unanimità d'opinione esiste sull'importanza di questo giovane artista che, la qual cosa capita invero raramente, eccelle in modo tale con due strumenti che sarebbe difficile riconoscergli la preminenza con l'uno o con l'altro, e posso dire che ora mi rallegra doppiamente l'aver riconosciuto e lodato già nelle mie prime recensioni il suo bel talento, e di questo talento la luminosa supremazia sulle altre figure del mondo concertistico. Basta ormai che mi riferisca alle mie scorse recensioni; ma aggiungo ancora che l'altro ieri, primo gennaio, a mezzogiorno, nel concerto alla Vereins-saale,(6) il virtuoso è stato accolto in tutte le sue esecuzioni con l'applauso più caloroso - addirittura con entusiasmo - da parte del pubblico, presente in gran numero. Con la chitarra ha eseguito l'ouverture della Semiramide, con una perfezione artistica che ha fatto dimenticare completamente i limitati mezzi di questo strumento; lo si è chiamato non ricordo quante volte e lo si è voluto sentire volentieri ancora. Non ho mai udito Giuliani, il più famoso maestro di questo strumento, però dicevano che Regondi suonasse con un virtuosismo ancor maggiore; che sia vero o no, in ogni caso è un fatto straordinario: non avrei mai immaginato che sulla chitarra si potessero ottenere degli effetti così autenticamente artistici e che si potesse impressionare così notevolmente un pubblico abituato a piaceri musicali di livello elevatissimo. Col melophon il sig. Regondi eseguì un duo col sig. Lidel, ed un pezzo da concerto di Mayseder. Il bel suono di questo nuovo strumento e la meravigliosa esecuzione ebbero un effetto sorprendente: [Regondi] venne chiamato più volte con clamore e per tale ragione eseguì ancora un breve brano. Il sig. Lidel, oltre al duo, ha suonato anche un Adagio e Variazioni col violoncello, dimostrandosi ancora un esecutore molto abile. Particolarmente apprezzato il suo Adagio. Venne chiamato. Tra le altre esecuzioni in programma fece molto effetto la bella e nota romanza "Der Wirthin Töchterlein", testo poetico di Uhland, musica di Kreutzer: grazie all'esecuzione piena di sentimento ed alla voce bella ed espressiva del sig. Hofmann (baritono del teatro di Lemberg, qui al suo debutto in pubblico), ha suscitato molto effetto, tanto che il cantante, chiamato ripetutamente, è stato costretto a replicare il brano. Dem. Kühne, di Dresda, ha cantato un'aria italiana: esecuzione ricca di buone nuances; e pure lei fu chiamata. Al piano accompagnava il sig. Mozart. Heinrich Adami " (7) Quattro concerti splendidamente recensiti, come si è visto, dalla stampa specializzata, sono sufficienti a fare di Regondi una stella di prima grandezza. Il suo successo è travolgente ed i corrispondenti di mezza Europa dedicano parecchio spazio nelle loro cronache al nostro musicista(8). Dopo il quarto concerto appare un lungo articolo, che per quanto intriso di retorica e piuttosto ripetitivo, ci sembra utile proporre nella sua interezza: Giulio Regondi viene preso a modello come vero artista, da contrapporre ai tanti "artigiani artistici" che viziano il pubblico con effetti stupefacenti e con il ricorso ad atteggiamenti da ciarlatani. Vale la pena di leggerlo con attenzione, anche perché è uno strumento per inserirsi direttamente nei dibattiti e nelle polemiche che animano l'ambiente musicale, non solo viennese, all'avvento del Romanticismo . "GIULIO REGONDI (Uno schizzo sull'arte e sull'artista) Se nei nostri tempi del livellamento e della charlatanerie, della ricerca di effetti e della mancanza di poesia in tutte le arti, qualche volta come fenomeno raro ma confortante compare all'orizzonte artistico un'apparizione veramente poetica, allora ad ognuno di questi veri artisti dobbiamo andare incontro con gioia giubilante e vera felicità, ed innalzarlo con la nostra intima partecipazione e con applauso profondamente sentito al di sopra della grande massa di artisti che irrompono (grazie all'arroganza e all'ostentazione, alla civetteria ed alle false arti) per contorte vie nel tempio dell'arte, oppure vogliono aprire il cancello di questo tempio con la forza, con una seconda chiave in oro. Dovremmo concedere un posto nel pantheon dell'arte, un asilo nel nostro cuore, solo all'artista vero, sincero, ma dovremmo escludere tutti i falsi profeti. La poesia è la madre di tutte le arti, in qualsiasi modo si esprima, a parole, suoni, col marmo o con i colori. La poesia, quella interiore, innata, traccia una linea di demarcazione tra i veri artisti e gli artigiani artistici. I veri artisti lavorano e creano grazie all' interiore impeto poetico, dallo stracolmo impetuoso della loro vita interiore che vuole esprimersi in parole, suoni, colori, e staccarsi dal cuore, vorrei dire, in modo necessario e spontaneo, originale e primitivo, cedendo e ri-creando l' ispirazione del momento, creando con dolce pulsione del cuore e rappresentando con mano entusiasta, quale visione di sogno; "est deus in illis, quo agitante calescunt". Invece gli artigiani artistici si sollevano in modo violento solo per un breve momento di produzione artistica dalla loro indifferenza senza poesia, dal modo filisteo, prosaico, dallo stato d'animo ordinario, soltanto per necessità esteriori, e non per quelle interiori; si trasportano "par force" per un periodo determinato persino contro la voglia del loro cuore nel campo della poesia, la servono come servi brontoloni in catene da schiavi, affrontano le opere d'arte come un lavoro faticoso e ringraziano Dio quando è tutto passato. Questi artisti par métier, i quali purtroppo costituiscono al giorno d'oggi la maggioranza in ogni campo dell'arte, considerano l'arte non la loro amante liberamente scelta ed adorata, ma la loro madre nutriente: non amano l' arte in sè bensì il beneficio materiale. Siccome quindi manca loro la consacrazione e la vera ispirazione, non mirano nemmeno a toccare e confortare le persone con la loro arte, ad accontentarle ed entusiasmarle, no! essi vogliono solo abbagliare, confondere, stupire, obbedire al senso ed al cattivo gusto del grande pubblico e suscitare ad ogni costo la sensazione con le loro arti più ingannevoli; vogliono soltanto ottenere trionfi sui sensi e non su cuori ed animi delle persone. Da questo andamento artistico sbagliato deriva la nostra attuale miseria nell'arte, da qui nascono tutti i lodati virtuosi della penna, del colore e del suono del nostro tempo, mandria di tecnici senza poesia, che non meritano nel nostro animo e nella storia dell'arte alcun posto, né lo ottengono. Nel caso del vero artista l'arte deve trovarsi non nelle punte delle dita bensì nel cuore e solo da lì deve spingersi fin nelle punte delle dita scaldando, animando, creando. Un artista non troverà mai la strada per i nostri cuori senza la poesia interiore, senza profondità di sentimento; condivide il destino di Peri, che si trova davanti al Paradiso e non riesce a trovare la parola che fa aprire la porta. Sembra che al giorno d' oggi ci si dimentichi spesso che non sono artisti i semplici tecnici, che un bravo stilista non è ancora un grande poeta, un ottimo colorista non è ancora un grande pittore ed un virtuoso eccellente non è ancora, per ciò, un grande musicista. Questo malinteso è maggiormente evidente nella musica, e soprattutto nell'esecuzione. Di solito è troppo apprezzata la mera abilità meccanica del virtuoso e non si bada alla sua mancanza di animo poetico senza il quale però la musica proprio non è musica. Perché non è la forma esteriore, la tecnica, ma è piuttosto lo spirito, il sentimento, che con i suoi suoni ha effetto su di noi, ci commuove, parla all'animo e al cuore: ed è di certo questo lo scopo della musica. Virtuosismo senza animo è solo una serie di parole ripetute (il senso delle quali non è noto nemmeno a chi le esprime), è mera abilità automatica ( e quindi la maggior parte dei virtuosi credono di esser tanto più grandi quante più difficoltà, concentrate senza gusto, essi sanno superare, ritengono tanto più stupenda la loro abilità di ugola o di dita, ed il grande pubblico sparge la loro vacua gloria ai quattro venti). Se andiamo avanti così dove va a finire la semplicità, la verità, la bellezza dell'arte dei suoni, (in breve: la vera musica)? Più grande ancora è la sorpresa per i veri amici della musica di Vienna nel conoscere finalmente un altro vero giovane genio musicale, un vero artista di vocazione e poesia interiore in Giulio Regondi: un giovane artista dal carattere schivo, che non era stato preceduto né da una fama di livello europeo, né da una lode equivoca o esagerata da parte della stampa. Non condizionato e senza un giudizio precostituito pro o contro di lui, un pubblico poco numeroso ha ascoltato lo sconosciuto artista nel suo primo concerto: ed ogni ascoltatore sensibile alla poesia ed alla genuina espressione dei sentimenti ha sentito immediatamente che in Regondi aveva dinanzi a sè uno di quei rari musicisti che hanno la musica nel cuore e per i quali l'arte dei toni è l'unica lingua comprensibile per trasmettere idee e sentimenti del proprio animo in una forma bella e commovente. Ci saranno pochi artisti che rimangono così rigidamente entro i limiti della bellezza artistica come Regondi, forse inconsapevolmente, proprio perché sente il tutto in modo intimamente poetico e musicale. Contemporaneamente virtuoso di due strumenti, chitarra e melophon: cioè dimostra con ciascuno dei due la stessa vitalità artistica ed il carattere stesso della musica - quello cioè di una verità semplice e di una profonda poesia - con una maestria un tempo ritenuta impossibile; su entrambi egli vive l'arte, e non solo la esegue. Non abusa mai della sua tecnica, magnifica con entrambi gli strumenti - che porterebbe invece altri virtuosi ad attirare l'attenzione con impressionanti difficoltà e a sottolineare prevalentemente la loro abilità meccanica - ma tratta la tecnica come un fattore secondario, da subordinare sempre allo scopo principale, altamente estetico, alla resa dell'espressione peculiare del brano. Non c'è tempo di rimanere sorpresi dalla sua bravura tecnica perché si è trascinati dal calore e dall'espressione piena d'animo della sua esecuzione, si vive insieme a lui tutta la composizione. per ciò che concerne l'interpretazione del pezzo che sta eseguendo, egli ne penetra con grande oggettività lo spirito e la riproduce fedelmente secondo l'intenzione del compositore, valorizzandola soltanto col suo modo di esecuzione. La musica di Regondi non è la musica dell'intelletto e del calcolo intelligente, ma è la musica del cuore e della poesia interiore: è un artista nato, non fatto forzatamente. In Regondi la musica è come la vergine Musa, che non veniva né sciupata né condizionata dal contatto col mondo, che non civetta con il mondo e con i "vices à la mode", che si trova sola con sé stessa, timida, con intimi sentimenti, a sé bastante, chiusa in sé. Perciò ha sempre saputo tenersi lontano dai due vizi moderni dei virtuosi: l'esecuzione esageratamente forzata e troppo calcata, e la maniera sdolcinata ed un affettato sentimentalismo. Il suo modo di suonare spira sempre la più bella ed estetica armonia, intima espressione sentimentale, dolce grazia, autentico profondo sentimento. Nella sua esecuzione non si rende mai colpevole, come invece tanti musicisti odierni, di sfumature marcate del forte e del piano, di forzature esagerate di alcuni toni, o di altre ciarlatanerie; e nemmeno si rende colpevole di quel sentimentalismo malato e di quel manierismo effemminato che può dilettare soltanto un cattivo gusto e le signore malate di mente, poiché è contrario alla verità, alla sana natura ed al vero sentimento, in quanto aberrazione della nuova scuola musicale italiana e francese. L' esecuzione di Regondi si distingue sia per il suo buon gusto, per la delicatezza e l'eleganza, sia per l'espressione ed il sentimento poetico. Da Regondi può imparare come eseguire ogni cantante e musicista. Per quel che concerne la sua tecnica, devo prima parlare del suono: la chitarra ha una tanto cattiva fama come strumento da concerto poiché finora ancora nessun virtuoso aveva ottenuto da questo strumento dei bei suoni. Legnani, Stoll, Madame Guglielmi, Mertz ed altri ci hanno portato alla meraviglia con la loro straordinaria bravura e con i loro artifici tecnici, ma non hanno potuto rapirci e commuoverci, non hanno parlato al nostro cuore perché da questo strumento ingrato non sapevano trarre bei suoni melodici, dolci cantilene, note d'arpa pure e forti; solo Regondi ci ha mostrato tutto questo; solo questo artista ha elevato la chitarra al ruolo di vero strumento musicale da concerto ed ha creato, grazie al suo modo di suonare, un'era nuova per essa, come Paganini ha fatto per il violino. Sotto le sue mani la chitarra assume un carattere del tutto diverso, più altamente musicale: è uno strumento pieno di voce, come il pianoforte, sul quale risuona ugualmente puro e nitido ogni tono, in qualsiasi posizione, e dal forte al pianissimo, in maniera bella e melodica, e capace di qualsivoglia sfumatura. Per capire e credere bisogna ascoltare di persona come canta dolcemente il suo arioso, e con un bel suono, fino al piano più delicato, e come persino nel forte, nei passaggi più veloci, nelle posizioni più difficili, negli stupefacenti arpeggi, nelle successioni di accordi dall'inimmaginabile difficoltà, non si sente mai un suono sbagliato o sgradevole. In tutto questo egli supera le difficoltà più incredibili con molta facilità e con grazia, e sottolinea in modo così armonico le idee principali della composizione "en relief", che ogni pezzo che suona è una vera dimostrazione di maestria d'esecuzione. Testimonia il suo buon gusto anche il fatto che non ricorra a ricercati effetti che siano al di fuori della natura dello strumento, tipo ad es. i suoni flautati. Che tratti la chitarra in modo del tutto diverso da quello finora usato è dimostrato già dalla scelta dei brani, avendo egli eseguito nei suoi quattro precedenti concerti il ''Don Juan" e "Huguenotten-Fantasien" per pianoforte di Thalberg, e l'Ouverture della Semiramide, solo con la chitarra non accompagnata; e pure così si è creato un effetto di voci così ricco che dell'accompagnamento non si sentiva affatto la mancanza; e ciascuno è stato trascinato dal suono meraviglioso di questo strumento, finora tanto incompreso. Il modo in cui Regondi suona la chitarra dimostra ancora una volta quanta importanza abbia nella musica la bellezza del suono e quanto sia importante che ogni virtuoso e cantante rivolga il suo primo e principale studio alla bellezza del suono. Anche lo scrittore deve prima creare il suo stile per poter poi esprimere le sue idee con una bella forma ma la maggior parte degli artisti sorvola troppo facilmente questo fatto e poi si meraviglia quando, con le sue abilità meccaniche e con gli artifici tecnici, non ottiene sul pubblico l'effetto sperato. Nella musica vocale o strumentale solo un suono bello e nobile penetra l'animo, ottenendo un effetto veramente musicale; se si ponesse più attenzione a questa verità, sentiremmo più di rado un cantante che urla e strilla, un pianista che sbatte i tasti, un chitarrista che strimpella, altri virtuosi che producono suoni brutti e non melodiosi. Bellezza, equilibrio e nobiltà di suono sono condizione prima per ogni musicista: solo dopo questi deve indirizzare la sua attenzione al buon gusto, al sentimento dell'esecuzione e ad un' interpretazione piena di spirito della composizione. Lo stesso risultato brillante che Regondi, con profondi studi, ha ottenuto dalla chitarra, lo si ritrova anche sul melophon: questo strumento, che abbiamo sentito per la prima volta proprio da lui, è una specie di fisarmonica, ma straordinariamente perfezionata e nobilitata; il suo suono è bello, rotondo e forte, capace di modulare, dotato di buon timbro: sta tra il suono del clarinetto e quello del flauto, ha un'estensione di tre ottave e mezza e così Regondi può eseguirvi qualsiasi composizione nata per il violino. Per ciò che concerne la costituzione meccanica dello strumento, egli vi può ottenere non solo note singole, ma persino interi accordi, il che rende molto più difficile la tecnica dello strumento. Tutte le eccellenti qualità di Regondi, di cui ho già parlato in passato (interpretazione oggettiva della composizione, esecuzione geniale e piena d'animo, bel suono, meravigliosa tecnica), su questo strumento si trovano in misura pari, se non maggiore, in quanto il melophon consente una maggiore libertà rispetto alla chitarra. Per suonare col melophon sceglie normalmente concerti di Spohr, Mayseder, Beriot, e suona queste composizioni in modo così serio e trascinante che si narra che, tempo fa, tra gli altri Mayseder abbia detto, quando Regondi suonò un suo concerto, che "questo giovane artista è un fenomeno dal quale possono imparare tutti gli artisti, anziani e giovani." Ma anch'io, dai tempi di Paganini, non ho sentito alcun conoscitore, né dilettante, parlare in modo così entusiastico ed univoco di alcun altro virtuoso, né ho sentito mai una lode totale senza la minima voce di dissenso. Non è quasi possibile eseguire qualche cosa in modo migliore di come lo fa Regondi con entrambi gli strumenti, poiché egli corrisponde ad ogni attesa dal punto di vista estetico, e c'è di che meravigliarsi che un artista ancora tanto giovane (17 anni) possa aver già raggiunto una tale perfetta maestria con due strumenti ed una tale maturità spirituale. Ora gli resta soltanto di gettarsi con tutta la forza del suo genio e della sua profonda poesia nel comporre, per poter raggiungere pure come compositore lo stesso livello al quale si trova come artista esecutore. Testimonia la sua modestia ed il suo senso artistico il fatto che finora abbia eseguito sempre opere altrui, piuttosto di suonarne qualcuna di sua, magari di valore limitato a causa della giovane età; mentre oggi quasi tutti i giovani virtuosi fanno purtroppo il contrario. Anche nei contatti Regondi si distingue per la sua modestia, senza pretese, e per l'ingenua serenità, grazie allo spirito colto ed al carattere nobile: anche in ciò si dimostra vero artista e vero genio. Regondi è un fenomeno artistico tanto più singolare ed attraente in quanto compare come una figura semplice e profondamente poetica in mezzo ad un moderno esercito virtuosistico di musicisti d'assalto e di ciarlatani del sentimento. Musicisti tali sarebbero ottimi pilastri portanti contro il cattivo gusto che irrompe nella musica, perché in tutti i tempi nei quali l'arte è degradata, essa è degradata ad opera degli artisti. L.M." (9) Probabilmente Regondi e Lidel hanno intenzione di lasciare Vienna per raggiungere Praga, o qualche altra città: purtuttavia li ritroviamo ancora a Vienna, quasi sicuramente per il favore dimostrato nei loro confronti dal pubblico viennese, per altri due concerti, il 24 gennaio ed il 2 febbraio. Possiamo supporre che negli oltre venti giorni trascorsi tra il quarto ed il quinto concerto i due musicisti si rechino in qualche altra località, oppure in alcune case private, ma la cosa non è documentata. "FEUILLETON. Quinto concerto dei signori Regondi e Lidel. Non so aggiungere nulla di nuovo ai miei precedenti resoconti su questi due virtuosi. Del successo del loro quinto concerto, dato l'altro ieri 24 gennaio a mezzogiorno nella Vereins-saale, posso solo dire che fu notevolmente più brillante di uno qualsiasi dei precedenti. La sala e le gallerie erano strapiene ed il pubblico così ricercato, quale si è abituati a vedere soltanto per un concerto di Liszt. Regondi suonò dapprima col melophon un duo con Lidel, poi una Fantasia con la chitarra e quindi un pezzo da concerto di Spohr col melophon. La sua esecuzione piena di maestria ha entusiasmato, nel vero senso della parola, gli ascoltatori. Sono stati chiamati e tre e quattro volte, con vero entusiasmo, ed alla fine si chiedeva ancora un bis, cosicché Regondi ha eseguito una composizione di Mayseder. La fantasia per chitarra è ricca di effetti affascinanti, ed è stata probabilmente composta da lui stesso. In tal caso si può solo ammirare la modestia del giovane artista che, proprio al contrario degli altri virtuosi che suonano sempre e solo se stessi, ha scelto finora di eseguire solo pezzi altrui. Comunque si sarebbe ascoltato volentieri anche un secondo brano per chitarra. Lidel ha eseguito un brano per violoncello, ed è stato chiamato. In questo concerto ha debuttato un giovane cantante dall'aspetto attraente, il sig. Kuzuszef, con due arie italiane. La voce di basso, particolarmente dotata nei registri acuti, è molto piacevole e segue fin nel minimo dettaglio la nuova scuola italiana; sembra che il cantante segua in modo particolare il metodo Ronconi. Il pubblico ha dimostrato particolare interesse per questo cantante, chiamandolo ripetutamente. [Heinrich Adami]" (10) Del programma da concerto parla con maggior precisione Athanasius, il critico dell'Allgemeine Wiener Musik-Zeitung(11): il concerto si apre con un duo di Schubert e Kummer su canzoni stiriane, poi Adolph Kuzuczef (12) esegue un brano vocale e quindi Regondi si produce in una fantasia di sua composizione per chitarra (un brano manoscritto, brillante e ricco d'effetto, secondo il critico), ed in un pezzo per melophon ("In modo di scena cantante", di Spohr). Al pianoforte anche questa volta il figlio di Mozart. Il sesto ed ultimo concerto ha luogo il 2 febbraio e Lidel incappa in uno spiacevole episodio, che forse convince i due musicisti che sia giunto il momento di cambiare aria. La cronaca di Adami è eloquente ed esprime anche quelle considerazioni che erano state sottaciute nelle precedenti occasioni. Si noti come per la prima volta il critico "sprechi" più di due righe per il violoncellista; Regondi invece, come al solito, ne esce particolarmente gratificato: "FEUILLETON. Vienna. Sesto concerto dei sigg. Regondi e Lidel. (L'altro ieri, 2 febbraio a mezzogiorno, alla Vereinssaale) Sì, il programma annunciava il concerto dei due signori, e tutti e due lo inziarono, e pure con un duo, che però non giunse a termine, poichè durante l' esecuzione del sig. Lidel si udirono alcune voci di dissenso e quindi questi, subito, a metà battuta, smise di suonare e lasciò la sala col suo strumento senza dir parola. Il pubblico, molto numeroso ed estremamente scelto, rimase molto sorpreso per quest'improvvisa interruzione: dopo un po' apparve Regondi, l'altro concertista, che scusò il sig, Lidel, che accusava un leggero malessere. Questo il fatto nudo e crudo. All'inizio del concerto Lidel sembrava di ottimo umore e nella sua esecuzione non si notava la benchè minima differenza rispetto alle altre volte. Solo pare che le crescenti voci di critica avessero creato in lui uno stato di disagio che non ha nemmeno cercato di mascherare in qualche modo: dopo il fatto se n'è andato subito, calmo e pacato, come se ciò fosse del tutto normale. Come si deve definire questo comportamento? Se il dissenso era espressione di pochi pareri, poteva ben rimanere e fidarsi della protezione del nostro pubblico colto ed esperto, che l'avrebbe risarcito senz'altro con un applauso abbondante di ogni ingiustizia; ma quand'anche il parere del singolo fosse stato quello dell'intero pubblico, anche in questo caso non aveva diritto di ergersi a giudice, sdegnandosi perché la sua arte non veniva apprezzata, invece di aspettare dal pubblico il giudizio finale. Sarà certo più piacevole ricevere applausi che espressioni di dissenso, ma ognuno che si esibisce in pubblico si deve esporre a questo rischio. In ogni caso non vale come scusa per il comportamento del sig. Lidel nemmeno l'improvviso accendersi dell'orgoglio di artista offeso poiché, con un po' di umiltà, lui stesso dovrà ammettere che la sua esecuzione è ancora parecchio carente di ciò che oggidì si richiede ad un concertista. Ospitali con tutti gli artisti forestieri, pubblico e critica lo erano stati finora anche col sig. Lidel, giudicando con benevolenza le sue esecuzioni. Ora però, poiché non sembri che qui a Vienna viene accettato tutto, l'opinione pubblica non può tacere un tale avvenimento. Per la perdita di un piacere artistico siamo stati lautamente ricompensati dalle magnifiche esecuzioni di Regondi. Due volte lo abbiamo sentito con la chitarra - con le fantasie "Ghibellini" e "Don Juan" di Thalberg- poi col melophon in un Concerto di Beriot, brano caro al nostro pubblico, e nell'accompagnamento di una canzone, composta in modo molto grazioso da Randhartinger, cantante della cappella di corte, ed eseguita con sentimento: "Auf dem St.Wolfgangsee", che è stata addirittura ripetuta. Regondi è stato chiamato dalle tre alle quattro volte dopo ogni brano. La sig.na Kühne di Dresda ha cantato l'aria del "Romeo" di Bellini, che dev'essere un suo brano favorito: ma pure questa volta, come le altre, con poco effetto. Addirittura non è stata chiamata. Tutti i numeri in programma sono stati accompagnati al piano dal sig. Mozart. H.Adami." (13) Il medesimo episodio è raccontato in maniera molto più concisa dal corrispondente viennese dell'Allgemeine Musikalische Zeitung : "Notiziario. [...] Vienna. Cronaca musicale del primo quarto del 1841 (Continuazione) [...] 4) Il signor Giulio Regondi ed il suo accompagnatore Joseph Lidel; il raro virtuoso di melophon ha ottenuto sempre più successo; alla quinta e sesta volta la sala era più piena che mai; e così sarebbe andata avanti sicuramente ancora per molto tempo, ma è accaduto un incidente al violoncellista: un passaggio non è riuscito e si son sentiti dei fischi; l'artista costernato, si è alzato e si è ritirato senza più presentarsi." (14) A distanza di qualche anno il celebre critico Eduard Hanslick ricorderà con queste parole i sei concerti viennesi di Regondi e Lidel: "Estasi ancora maggiore suscitò uno strumento ancora più ingrato, il melophon - una fisarmonica migliorata - nelle mani del timido ragazzo biondo Giulio Regondi. Svizzero di nascita, dal nome italiano, Regondi era completamente inglese per patria, tipo di vita e lingua. Diede assieme al suo accompagnatore, il violoncellista Josef Liedel [sic] sei concerti che attirarono moltissimo pubblico. Era, questo, un tipo di virtuosismo del tutto sconosciuto, e sia il pubblico che la critica nuotarono nell'entusiasmo." (15) Dopo l'ultimo concerto Regondi e Lidel rimangono ancora qualche giorno a Vienna; tale fatto è testimoniato da due brevi manoscritti il primo, per chitarra, è datato Vienna, 4 febbraio 1841 ed è conservato presso la Kungliga Musikaliska Akademiens Bibliotek, il secondo è conservato negli album ricordo del barone Wimpffen e risulta scritto a Vienna il 9 ed il 10 febbraio 1841 (16). Il foglio musicale della raccolta Wimpffen contiene due brani: uno senza titolo ("pour melophon") ed un Andante di Leonhard Schulz per chitarra ad almeno sette corde: il fatto che Regondi scriva non un brano proprio ma un brano di Schulz renderebbe necessario fissare agli anni trenta l'amicizia tra Regondi e Schulz, avvenuta in Inghilterra e ricordata da numerosi biografi (17). La partenza da Vienna avviene presumibilmente il 15 febbraio 1841: "Giulio Regondi è partito da Vienna lunedì mattina" (18) diretto probabilmente verso Praga, dove lo ritroviamo a distanza di pochi giorni. NOTE (1) Affermazione, naturalmente, tutta da dimostrare! (2) Il critico Adami riconosce subito in Regondi un artista di rilievo e gli dedica buona parte della recensione; così fa per questo primo concerto e così farà poi per i successivi. Poca attenzione merita invece, secondo lui, Lidel (e queste recensioni, dapprima distratte, si faranno via via più ostili e puntigliose nei riguardi del violoncellista). La parte finale della critica è dedicata ai comprimari: in particolare Adami sembra avere con Dem. Kühne una questione quasi personale, e non perde occasione per bersagliarla con alcune lapidarie cattiverie: "Tra le due esibizioni ci sono stati presentati tre lieder, uno dei quali, "In der Mühle" di Proch, cantato dal Dilettante sig. Koch, era abbastanza piacevole da ascoltare ed abbastanza carino; gli altri due mi son sembrati un po' troppo "troppo lunghi" e, nonostante la miglior volontà e la massima attenzione non fui in grado di provarvi diletto per quanto la cantante, Dem. Kühne, che ha portato da Dresda questi lieder (probabilmente pezzi favoriti nella sua patria) facesse di tutto per rendere interessante il suo canto." (AThZ, Vienna, XXXIII, 1840, p. 1355 ) (3) AThZ, Vienna, XXXIII (1840), p. 1394. (4) AThZ, Vienna, XXXIV ,(1841), p. 14 (5) "Vienna. Cronaca musicale dell'ultimo quarto del 1840 (conclusione). [...] Il sig. Joseph Lidel, musicista di Londra, diede col suo collega Giulio Regondi, più concerti: i primi di questi concerti, poiché non preceduti dalla fama, furono poco seguiti. Più tardi però la partecipazione entusiastica aumentò come una valanga. Il violoncellista Lidel tratta il suo strumento con grande abilità, mentre alla sua esecuzione si potrebbe augurare più animo. Regondi, un ragazzo di soli 18 anni, suona la chitarra ed il melophon con la massima maestria immaginabile, e sul secondo strumento canta con un'amabilità veramente affascinante e con indescrivibile dolcezza. Lo strumento in realtà è il miglioramento, il potenziamento ad un livello superiore, dell'akkordion, strumento con il quale la cara gioventù spesso usa divertirsi per la strada aperta. In tale forma sviluppata comprende oltre tre ottave ed unisce i suoni melodici del clarinetto, dell'oboe e del flauto. Le dita che premono i tasti con estrema facilità non falliscono nemmeno il più piccolo passaggio: passaggi velocissimi, passaggi paralleli [ a due voci?], un cantabile graziosissimo, la nuance che sfuma nel soffio più esile. Tutto si sente pulito, chiaro, con una precisione quasi incredibile, che bisogna sentire di persona per comprendere. Con la chitarra sola ha eseguito: Souvenir de Gibellins, versione Thalberg, e l'Ouverture della Semiramide con diteggiatura piena [con accordi ricchi di suoni?] come se fosse suonata da un'intera orchestra. Col melophon: l' Allegro di un Concerto per violino di Beriot e Concertino di Mayseder. Lidel da solo ha suonato: Fantasia e Variazioni sulla Norma, di Kummer, oltre a un Bolero originale; assieme al collega: Tre duetti concertanti di Bohrer, Schubert e Kummer. Entrambi nel frattempo hanno avuto anche l'onore di potersi esibire nell'Antichambre della nostra corte." (AMZ, aprile 1841, n.10, col 218 ). (6) Il nuovo giornale musicale di Vienna, l'Allgemeine Wiener Musik- Zeitung, che inizia le sue pubblicazioni appunto nel 1841, nella critica al concerto di Regondi, parla di Saal der Gesellschaft der Musikfreunde: il recensore sottolinea come i suoni prodotti dalla chitarra di Regondi siano simili a perle e come l'escursione tra pianissimo e fortissimo sia notevole. [ AMWZ, Vienna, I (1841), p.8 ]. (7) AThZ, Vienna , XXXIV, 1841, p. 14. Anche BONE riporta un articolo viennese (ma non specifica quale), scritto dopo i primi quattro concerti di Regondi : "Il suo nome è Giulio Regondi ed appartiene a quella terra classica dove vissero Amati e Stradivari - terra dove un genio non è un'eccezione; ma un artista con la chitarra, quale Regondi, è difficile da trovare. Come virtuoso eccelle nel dominio della chitarra più di Giuliani, Legnani, Guglielmi e degli altri chitarristi uditi in questi tempi. Il dominio di Regondi sul suo strumento è quasi inconcepibile ed il suo suono è ricco di poesia e dolcezza. è l'anima della melodia, melodia che egli suona nella sua purezza, senza far ricorso ad alcun effetto musicale di mestierè: è un artista dal quale dovrebbero copiare tutti coloro che suonano, ma anche cantanti ed attori, poiché la sua arte è cosa spontanea. Regondi è davvero il Paganini della chitarra: sotto la sua mano la chitarra diventa quasi uno strumento diverso da quello che finora abbiamo conosciuto. A turno imita il violino, l'arpa, il mandolino e persino il pianoforte, in maniera così naturale che lo si deve guardare per capire che si tratta di un'illusione: come si può sentire il forte ed il piano, il pianissimo dolce dell'arpa, tutto realizzato sulle semplici sei corde. Nei suoi quattro concerti ha eseguito alcuni arrangiamenti del don Juan, di les Huguenots , (secondo la versione pianistica di Thalberg) e l'Ouverture della Semiramide . Tutto quanto è stato eseguito con la sua armonia completa, come la si potrebbe sentire dal pianoforte, ma con una morbidezza inimitabile" (8) Oltre ai giornali citati nel testo e nelle note, anche la rivista Pannonia del 4/1/1841, del 5/1/1841 e del 5/2/1841 . (9) AThZ, Vienna, XXXIV (1841), pp.30-31, 35. L'articolo è stato scritto presumibilmente dopo il quarto concerto. Secondo BONE, L.M. è L. Megarski, e noi non abbiamo argomenti per controbattere. (10) AThZ, Vienna , XXXIV (1841), p. 94 (11) AWMZ, I, (1841), pp. 46-47 (12) Questa è la grafia usata da AWMZ. (13) AThZ, Vienna, XXXIV (1841), p. 130. (14) AMZ, maggio 1841, n. 21, col. 426. (15) HANSL., pp. 340-341. (16) Il brano per chitarra è datato 9 febbraio, quello per melophon 10 febbraio. Questo manoscritto (di cui parla diffusamente in un suo articolo Josef Zuth nel 1927) è conservato nel terzo degli otto album musicali, ora alla Gesellschaft der Musikfreunde : si tratta di un album sulla cui copertina vi è una decorazione con una corona a nove punte che sovrasta le lettere M e W in oro. L'album contiene manoscritti autografi e ritratti di personalità del mondo musicale e letterario che hanno avuto relazioni con la casa del Barone Wimpffen, personaggio amante dell'arte e degli artisti. In genere i ritratti si trovano a sinistra e gli autografi degli artisti a destra. Regondi compare ai ff. 45 e 46: il ritratto a mezzo busto è di Kriehuber; nell'altra pagina, a fronte, su un unico foglio si trovano due brani autografi: "Andante de L.Schulz pour la Guitare" e "Pour Melophon", seguiti dalla firma e dalla data. Nello stesso album c' è un brano di Legnani ("Arietta, composta in Vienna 1823" con accompagnamento di chitarra) ma senza il ritratto del musicista; Paganini, con una canzone per pianoforte ( "Alla contessa Wimpffen") ; un foglio di Luigi Boccherini. (ZUTH2) Ci sia permesso aggiungere un ricordo personale, per quanto non documentato con precisione: abbiamo visto una stampa ottocentesca segnalare come proprietà della famiglia Wimpffen il castello di Battaglia Terme, in prov. di Padova, noto col nome di Catajo: gli abitanti del luogo ricordano che presso il castello esisteva una collezione di antichi strumenti musicali che ad un certo punto è praticamente scomparsa nel nulla. (17) "Leonhard Schulz era un bambino viennese che debuttò a 8 anni il 3 novembre 1822 per la Privatmusikverein der Gesellschaft der Musikfreunde, presso il Römischen Kaiser con una Polonaise per chitarra, e due anni dopo diede un concerto col fratello Eduard, pianista, di un anno più anziano. Nacque quindi verso il 1813. La famiglia Schulz seguì il pianista Moscheles, che visitò Londra nel 1825, e lì il giovane Leonhard potè suonare sei volte davanti alla corte reale con suo padre, che era stato un tempo partner dei concerti di Mauro Giuliani. Nel 1827 il giovane Leonhard si impose alla memoria dei Viennesi, ormai come virtuoso maturo, ed intorno al 1830 si stabilì, dopo una tournee in Germania e Francia, a Londra. Che Schulz e Regondi, che brillavano con la loro arte nella buona società della capitale inglese, si conoscessero, e forse fossero amici nel tempo cui risale il manoscritto di Vienna, risulta evidente." (ZUTH2) Zuth inoltre sottolinea la sensibilità di Regondi verso Vienna, patria di Schulz, e verso Londra, loro comune seconda patria. In realtà oggi la nascita viennese di Schulz non sembra più tanto sicura: probabilmente infatti era nato a Budapest. Heck ci dice che Leonhard Schulz jr. si reca a Londra negli anni trenta perché in quella città la chitarra è ancora uno strumento alla moda: e a Londra dà alle stampe musiche di Giuliani. (18) AWMZ, I (1841), p.76 Per completare il resoconto della documentazione regondiana a Vienna, segnaliamo anche una lettera autografa del nostro musicista, conservata alla Wiener Stadt- und Landesbibliothek. La fotocopia ci è stata inviata in data 1.9.1981, da parte dell' "Hofrat Mg. Dr.Franz Patzer, Direktor" La lettera è senza data ed in francese; a detta del dr. Patzer, dovrebbe essere stata inviata a J.Vesque von Puettlingen e tratta di biglietti d' ingresso per alcuni concerti. IL TOUR EUROPEO DEL 1840/41: PRAGA Le esibizioni documentate di Regondi e Lidel a Praga sono quattro. Qui pure Lidel riesce ad avere un po' di successo, o almeno di comprensione (ma non troppa!), e questo dà luogo ad una polemica tra gli ambienti musicali di Vienna e di Praga, come avremo modo di vedere tra poco. Il primo concerto ha luogo il 26 febbraio 1841: "Notizie per corrispondenza - Notizie dalle città della provincia. Lettera da Praga. Di ciò fu però una piacevole eccezione il concerto dato il 26 febbraio nella Platteissaale dall'artista Giulio Regondi e dal violoncellista Joseph Lidel, (in quanto poté essere chiamato il concerto di Regondi e non quello del sig. Lidel) poiché quel che Regondi ha prodotto in quella serata con due strumenti, chitarra e melophon, a lui ugualmente congeniali, davanti ad un pubblico meravigliato non era un concerto, nel senso comune del termine: tutto era musica pura e meravigliosa, poesia nata dal petto dell'artista e sprigionatasi da esso in suoni ardenti e consacrati. Come dappertutto, così anche qui la chitarra era diffamata come lo strumento meno grato, e persino i suoi maestri più famosi, come Stoll ed altri, non avevano saputo modificare tale poco favorevole opinione, perché nonostante tutta la bravura e la tecnica, rimaneva sempre quel fatale suono legnoso che annullava qualsiasi illusione e calore. Solo a Regondi, giovane figlio del meridione, a questo Raffaello musicale della sua patria, era riservata la salvezza dell'onore della chitarra screditata, la quale ora può dire di sé, nella consapevolezza della propria dignità, dell'orgoglio appagato à la Stuart : "io sono migliore della mia fama". Con maniera timida e pia vorrei quasi dirlo virgineo - il diciassettenne artista dai riccioli biondi è salito sul palco dapprima col melophon. Il pubblico ha ascoltato senza fiatare i suoni commoventi che la sua mano magica strappava allo strano strumento, e quando ebbe terminato (anche per questo primo brano, un duo per la riuscita complessiva del quale la collaborazione del sig. Lidel non era per nulla favorevole), allora è scrosciato in enorme tempesta il coro dell'entusiasmo, fino a quel punto difficilmente trattenuto. la stessa entusiastica accoglienza hanno trovato le sue altre esecuzioni: innanzitutto quella meravigliosa del "Souvenir des Ghibellins" con la chitarra, le cui corde sembravano prendere sotto la sua mano ora il carattere del suono dell'arpa, ora del violino. Il melophon, per quanto ne so, è stato introdotto nel mondo artistico per la prima volta da Regondi; e nel trattare questo strumento egli si dimostra - come pure con la chitarra - tecnico perfetto ed artistico poeta che dal profondo di sé sente e crea, e che in questo tempo non ha certo uguali nel mondo. Ma sarebbe inutile impresa entrare qui in ampi dettagli sull'abilità di Regondi, sulle sue stupende scale, sul controllo delle mani, sulle concatenazioni accordali, sugli arpeggi, sul suo modo di suonare la chitarra e sulla condotta armonica di più voci. Dopo che la Sua rivista molto richiesta ha riportato già un articolo scritto da L.M. , conoscitore dell'arte, noto per larga fama grazie ai suoi giudizi pieni di spirito e di serietà sulla musica e sulla pittura, il quale ha apprezzato in modo esauriente la sublime genialità di Regondi, e in tal modo ha per buona parte contribuito al brillante successo di quest'ultimo a Vienna, mi resta solo da ricollegarmi alle ben motivate parole di quel critico, sempre sincero, leale, non prevenuto, per ciò che esse significano. E con ragione Regondi può vantarsi "veni, vidi, vici"; e con questo per oggi basta." (1) Qualche riserva su Lidel emerge sempre e comunque, anche se forse val la pena di ricordare che le riviste "si parlano" tra di loro, nel senso che i vari cronisti si leggono l'un l'altro e non è escluso che alcuni tra quelli che "fanno opinione" trascinino anche quelli che, magari più timidi o meno affermati, non trovano in sé il coraggio di opporsi a questo clima di conformismo. Anche quest'altro resoconto del primo concerto praghese, sullo stile delle recensioni viennesi, continua a mettere in primo piano la figura di Regondi: "Notizie. Praga [...] A Ole Bull seguirono due concertisti di tipo completamente diverso. Giulio Regondi, virtuoso di chitarra e di melophon, e Joseph Lidel, violoncellista, i quali iniziarono il loro concerto con scarso pubblico alla Plateis-saale, senza Ouverture, con un Duo concertante di Bohrer per melophon e violoncello. Il melophon in fondo è soltanto una fisarmonica nobilitata al massimo grado, il cui suono somiglia molto ad un ottimo clarinetto e l'estensione del quale comprende circa vierthalb Oktaven [quattro mezze ottave ? / tre ottave e mezza?]. Giulio Regondi, che il più delle volte esegue con questo strumento delle composizioni per violino, lo tratta con ammirevole virtuosismo e produce non solo singoli suoni ma anche interi accordi. Nel Souvenir des Gibellins, versione Thalberg, per chitarra, abbiamo conosciuto Regondi nel suo vero ambiente di lavoro e dobbiamo ammettere che ha notevolmente modificato il carattere del proprio strumento poco grato, avvicinandolo all'arpa. Ci riserviamo una descrizione dettagliata delle sue capacità fino a quando non avremo potuto conoscere più da vicino, in più concerti, la sua individualità artistica. Oltre che nel già citato duo, abbiamo ascoltato J. Lidel anche in un Adagio e Bolero di Kummer, ed in lui abbiamo riconosciuto un violoncellista che conosce bene e sa adoperare il suo strumento, però la sua esecuzione manca di nobiltà e di buon gusto. La fine del concerto, dopo una canzone amatissima di W.H.Veit, cantata con dolcezza dal sig. Strakaty, fu il Concerto (primo Allegro) di de Beriot, eseguito da G.Regondi col melophon." (2) Teniamo sotto osservazione il livello di conformismo: Regondi è sempre eccellente; Lidel, ahimè (o ahilui) sempre scarso, la chitarra è sempre uno strumento ingrato, il melophon invece, che assomiglia nel suono al clarinetto, è sempre sfortunato, e meriterebbe miglior sorte. Come capita spesso anche ai nostri giorni, i critici dell'Ottocento dimostrano di non essere dotati di particolare fantasia. Chissà se anche a quel tempo, come ci è capitato di vedere qualche volta ai nostri giorni, ci sono redattori agli spettacoli che compilano le critiche senza presenziare al concerto, magari parafrasando le critiche dei colleghi che erano presenti... Il secondo concerto praghese ha luogo il 7 marzo (3): "Notizie per corrispondenza - Notizie dalle città di provincia. Lettera da Praga, 8 marzo [...] I signori Regondi e Lidel hanno dato il 26 febbraio il loro primo concerto, ed il 7 marzo il secondo, purtroppo troppo poco affollato, al quale forse seguiranno un terzo ed un quarto concerto. Accanto al cavalier Ole Bull, Regondi è probabilmente il leone di questa stagione musicale. Chi però potrebbe "sciogliere l' incanto del cantante, chi potrebbe resistere ai suoi suoni?" Cornelius Motto ha trovato nel cuore pio e casto di Regondi la sua eco totale e meravigliosa. Anche lui ha "esercitato solamente l'arte, amato solamente l'arte per tutta la sua vita; ha disdegnato le arti e mirato soltanto alla verità; e per quello non ha paura", e quindi non dovrà, né potrà temere. Nel giro di raggi della sua gloria mai il tetro spirito di cricca alzerà la sua testa ghignante e, sollevandosi altamente sopra tutti i piccoli trucchi artistici del servilismo giornalistico e sopra l'ostentata padronanza artistica, Regondi, grazie al solo potere della sua arte, vincerà dappertutto cuori e spiriti. Se il povero Weissflog avesse potuto udire Giulio Regondi che suona la chitarra, avrebbe solennemente ritirato la definizione di zwickgeige [violino da pizzico] da lui creata per questo strumento. Anche il sig. Lidel si compiace qui dei suoi ammiratori, il numero dei quali non mi sento però proprio tanto di aumentare con la mia modesta persona; è una certa monotonia ed indifferenza, per non dire mancanza assoluta di poesia, che più mi disturba nel modo di suonare del sig. Lidel: intendo cioè l'unica vera poesia, definita da Goethe come "il sentimento vivo delle situazioni e la capacità di esprimerlo". Del resto, chi ne ha voglia, si diverta con l'esecuzione violoncellistica del sig. Lidel: è proprio cosa troppo insignificante e baderò bene a non addossare alla Praga seria il ridicolo di una polemica su questo argomento. DR.ud.u." (4) Qualche passo delle recensioni è effettivamente piuttosto gustoso, anche se, una volta letta una recensione, sembrerebbe di averle lette tutte. La parte più spassosa è però quella relativa alla polemica tra Vienna e Praga per il troppo successo attribuito, a detta dei viennesi, a Lidel. La recensione è divertente, anche se fa riferimento ad episodi che non ci sono particolarmente noti. Anche questo testo è un modo per calarci nella realtà del dibattito del tempo (e per renderci conto del suo livello). "Praga [...] Al secondo concerto dei signori Giulio Regondi e Joseph Lidel (*) nella Plateissaale, e di nuovo all'ora di mezzogiorno, a Praga non gradita, vi era ancora meno gente che al primo, mentre l'applauso fu maggiore. Il più gradito di tutti i sei numeri del concerto fu l'Erinnerung [ricordo] al "Don Juan", di Thalberg, per chitarra, eseguito dal sig. Regondi, con il quale brano il giovane artista si è accattivato le simpatie degli entusiasti seguaci di Mauro Giuliani a tal punto che tutti lo posero al livello del suo grande predecessore, e qualcuno anche più in alto. Oltre a questo pezzo, il sig. Regondi ha eseguito anche un Duo concertante su canzoni della Stiria per melophon e violoncello insieme al sig. Lidel, ed un tempo di un concerto per violino di Spohr, col melophon. tra i due pezzi il sig. Lidel ha eseguito una fantasia per violoncello di Kummer; e abbiamo ascoltato dal sig. Wanceczek due piacevoli lieder (di Kittel e di Preyer), cantati con una buona voce e un'esecuzione piena di sentimento. Un terzo ed un quarto concerto i signori Regondi e Lidel li hanno dati in teatro, col teatro pieno all'inverosimile. Qui, dopo il lutspiel (5) di Hutt, "Das war ich", abbiamo ascoltato dal sig. Regondi un' esecuzione del Souvenir des Gibellins e due pezzi per melophon, vale a dire un Allegro dal Concerto di Beriot e un Duo Concertante su tempi di "Zampa" per melophon e violoncello, con accompagnamento del sig. Lidel, il quale inoltre si è esibito in una fantasia per violoncello di Kummer, su temi di Meyerbeer e Molique. Dopo il vaudeville "Fest der Handwerker", in un tempo, di L. Angely, il sig. Regondi ha ripetuto l'Erinnerung an Don Juan, con uguale brillantezza; ed anche gli altri numeri hanno suscitato applausi sempre maggiori. (*) Da più di 11 anni noi poveri praghesi dobbiamo sentirci dire dai viennesi in qualsiasi occasione che qui Paganini non è piaciuto; e proprio ultimamente -Humorist n. 62, 1841M.G.Saphir dice nei suoi conditi "tutti frutti" [in ital. nel testo]: "A Praga Paganini non è piaciuto; Ole Bull e J.Lidel fanno furori". E su che cosa si basa un'accusa che getta il sospetto sul gusto musicale di una città di 120.000 abitanti tra tutti quanti sappiano leggere il tedesco? Si fonda su una lettera privata di un tale, malcontento in campo musicale, ad un'attrice di Amburgo, nella quale lettera egli si sfoga liberamente del fatto che un artista abbia goduto di sì ricchi trionfi; lettera mandata per esser pubblicata alla redazione dei fogli letterari della Börsenhalle; lettera che qui però ha suscitato soltanto risate e critiche, senza trovare eco in alcuna mente praghese amante dell'arte, se si escludono alcuni "Musikpedanten a la rococo". Anche qui, nel mondo dell'arte, Paganini è stato riconosciuto come un fenomeno; se però tale riconoscimento si è espresso in modo meno turbolento rispetto a Vienna, lo si spiega in parte con l'individualità nazionale del Boemo, ma in parte, ed ancor di più, con le esagerate lodi di alcuni critici viennesi, che a tal punto avevano portato le attese che nessun figlio di questa terra sarebbe stato in grado di soddisfarle. Quando ora il sig. Ole Bull ha ottenuto qui un successo superiore al normale, ed anche il sig. Lidel, se proprio non ha fatto furori, ha trovato comunque un'accoglienza più gentile rispetto a Vienna, questo deriva soprattutto dal fatto che entrambi erano stati criticati duramente dai giornalisti, e l'uno e l'altro (sans comparaison) hanno potuto dire di sé : "Sono più bravo di quanto non si dica"; e perciò entrambi hanno superato le aspettative che la gente aveva nei loro riguardi, ed hanno ottenuto una dose d'applausi superiore rispetto a quanto avrebbero voluto i viennesi. Per quanto riguarda i critici locali, ho già espresso il mio pensiero nel mio resoconto, ecc. ecc.; ma Saphir è giornalista da più anni e quindi dovrebbe sapere che le notizie dei giornali sono normalmente da confrontarsi col barometro dell'Aequinoktium [?]" (6) Citiamo un ultimo documento relativo alle quattro apparizioni pubbliche di Lidel e Regondi a Praga. Ovviamente i due musicisti avranno anche avuto occasione di esibirsi in ambienti non ufficiali, ma, come spesso accade, mancano notizie e documentazioni precise in merito. "Notizie per corrispondenza - Notizie dalle città della provincia. [...] Dopo Ole Bull si fecero sentire i sigg. Regondi e Lidel, due volte nel Concertsaale e due volte nel teatro. I due concertisti sono abbastanza noti al pubblico viennese e dire qualcosa sul virtuosismo e sulla genialità d'esecuzione del sig. Regondi significherebbe portare le nottole ad Atene. Non so se debbo attribuire la supremazia al Regondi melophonista o al Regondi chitarrista: in questo caso mi sento come un bambino che, quando gli si chiede se voglia più bene al padre o alla madre, risponde: "a tutti e due ugualmente ." (7) NOTE (1) ATHZ, Vienna, XXXIV (1841), p. 288 Il concerto viene recensito anche da Bohem. 28/2/1841 (2) AMZ, marzo 1841, n. 13 coll. 276-277. (3) Viene recensito anche da Bohem. del 9/3/1841 (4) AThZ, Vienna XXXIV, (1841), p. 803 (5) Si tratta di una commedia. (6) AMZ, maggio 1841, n. 19, coll. 384-385. (7) AThZ, Vienna, XXXIV, (1841), p. 383 IL TOUR EUROPEO DEL 1840/41: LIPSIA Dopo i concerti a Praga, Regondi e Lidel raggiungono Lipsia. Soprattutto Giulio Regondi è atteso con ansia, dopo che i resoconti dei suoi concerti viennesi hanno diffuso rapidamente la sua fama: "Varie. Degli artisti forestieri che quest'anno visitano Lipsia più raramente del solito, si attendono ancora, fra breve, il sig. A. Schmitt di Francoforte ed il chitarrista Giulio Regondi che a Vienna ha suscitato molta sensazione [...]" (1) Non sappiamo quando i due musicisti giungano in città, né quante volte si esibiscano; siamo in possesso di due sole recensioni: la prima si riferisce ad un concerto del 31 marzo 1841, organizzato da Clara Schumann presso il Gewandhaus, per raccogliere fondi per le pensioni degli orchestrali. "Il 31 marzo di quest'anno la signora D. Klara Schumann nata Wieck, ha dato nella sala del Gewandhaus un concerto a favore del locale Fondo per le pensioni degli orchestrali; sia il desiderio di ascoltare l'eccellente artista, sia l'interesse per il resto del programma, avevano attirato un pubblico numeroso .[...]" Nella parte omessa c'è la descrizione dell'intero programma della serata : la Schumann esegue a quattro mani con Mendelssohn un brano da lui appositamente scritto per la serata. Per quanto invece concerne i nostri due musicisti, il programma prevede un "Duo concertante per melophon e violoncello, eseguito dai signori Giulio Regondi e Joseph Lidel di Londra. [...]" (2) Una seconda recensione, che si riferisce al medesimo concerto, appare sull'Allgemeine Musikalische Zeitung: "Lipsia. [...] Interesse particolarmente vivace hanno suscitato anche due artisti di Londra, i signori Giulio Regondi e Joseph Lidel, i quali hanno eseguito un Duo concertante per melophon e violoncello(3); la composizione non lo era, ma l'esecuzione è stata perfetta al massimo grado, ed eccellente soprattutto per conto del signor Regondi, che ha suonato il melophon. Questo strumento è un perfezionamento molto notevole della cosiddetta fisarmonica: almeno, a quest'ultima, assomiglia del tutto nel carattere del suono e, inoltre, sembra che abbia anche la stessa costruzione. Una doppia tastiera rende possibile l'esecuzione su tale strumento, con un'estensione e, quel che è più importante, con una varietà di suono ed una tale varietà timbrica che lascia veramente stupiti. A ciò si aggiunga che Regondi suona questo strumento con un tale virtuosismo e con un tale buon gusto che la sua esecuzione dev'esser annoverata tra le più eccellenti prestazioni artistiche. Sembrava spesso di sentire un'esecuzione di clarinetto, altamente perfetta ed elegante: tale strumento certamente supera il melophon in quanto a pienezza di suono, ma non lo raggiunge da altri punti di vista; così il sig. Regondi produce con questo strumento lo staccato più fine e dolce sulla stessa nota e non si espone mai ad imperfezioni di intonazione, frequenti con gli strumenti a fiato, che sono notoriamente i difetti del clarinetto. Questo vantaggio è in maggior parte dovuto al fatto che sul melophon non si soffia, come invece nel clarinetto, ma si fa uso del mantice. Purtroppo non abbiamo potuto osservare lo strumento e quindi ci dobbiamo accontentare dei cenni di cui sopra. Non siamo in grado di valutare in modo appropriato e secondo il merito il suono del violoncello del sig. Lidel, perché nel duo ha sostenuto soltanto un ruolo di accompagnatore ed il melophon, come fatto nuovo ed interessante, ha raccolto la totale attenzione." (4) È, questa, l'ultima tappa documentata del tour europeo. Non sappiamo se Regondi vada anche a Parigi, come aveva progettato partendo da Vienna: "[...] Entro l'inizio dell'estate desidera arrivare a Parigi e dedicare lì un anno intero all'ulteriore formazione del suo talento." (5) NOTE (1) NZM, 8/3/1841, p. 82. Non abbiamo avuto a disposizione la riproduzione del giornale: il testo ci è stato comunicato in data 20/8/1981 dal dr. Wolfgang Goldhan, della Deutsche Staatsbibliothek di Berlino, Germania Est. (2) AMZ, aprile 1841, n. 15, coll. 317-318 WYNB. cita solo la col. 318, e così non si accorge che il concerto ha luogo a Lipsia, e non a Vienna. (3) Ellen Roeser, della Musikbibliothek der Stadt Leipzig afferma che questo brano è il Duo Concertante di Bohrer, già eseguito anche a Vienna e Praga. (4) AMZ, aprile 1841,n. 16, col. 333 (WYNB. cita col.334). Una recensione del concerto del 31/3/1841 compare anche su AWMZ, Vienna I (1841), p. 204. Dell'ottima impressione lasciata da Regondi a Lipsia è testimonianza un articolo del NZM, n. 48, del 14/12/1841, il quale, riferendosi ad un concerto effettuato il primo dicembre, dice: "Nella piccola sala del Gewandhaus si è fatta ascoltare, il primo, la giovane e graziosa signorina italiana Nina Morra, con la chitarra e l'accordion: li suona entrambi con abilità e molto talento. L'accordion - se non andiamo errati - è lo stesso strumento col quale si è magnificamente esibito il giovane italiano Regondi." Non abbiamo potuto esaminare direttamente il giornale, il cui contenuto ci è stato gentilmente comunicato dal dr. W. Goldhan della Deutsche Staatsbibliothek di Berlino, DDR, in data 20 agosto 1981. Non abbiamo inoltre potuto consultare la p. 118 della medesima rivista, che è citata da RADKE. (5) AWMZ, I, (1841), p. 76 Ricordiamo anche di aver letto su uno dei giornali viennesi che Regondi avesse intenzione di passare per Weimar. Non esiste documentazione che dimostri che Regondi si sia esibito in quella città. GLI ANNI QUARANTA Dopo il tour del 1840/41, documentare l'attività concertistica di Giulio Regondi è molto più difficile: oramai, pur essendo un virtuoso di ottimo livello, non è più un enfant-prodige , e la stampa enfatizza un po' di meno le sue imprese. Bone afferma che "Nel 1846 fece la sua seconda ed ultima tournèe continentale con la signora Dulcken, acclamata pianista (insegnante della regina Vittoria): quando rientrò in Inghilterra fece un tour nelle isole britanniche insieme a Konrad Adam Stehling,(1) chitarrista anch'egli; in duo si esibirono in svariate città. Fu a questo punto che Regondi dedicò la sua attenzione alla concertina inglese; inventata da Wheatstone nel 1829, dovette al genio di Regondi la sua trasformazione in strumento noto e diffuso." (2) Dell'attività concertistica insieme a Stehling non siamo riusciti a trovare alcuna documentazione. Parecchie biografie di Regondi ricordano invece il suo tour del 1846, ma solo alcune affermano la partecipazione della Dulcken(3); noi siamo in grado di documentare un unico concerto che veda la partecipazione sia di Regondi che della Dulcken, ma tale manifestazione ha luogo il 15 gennaio 1844, a Londra, (Covent Garden); riportiamo una parte della locandina: THEATRE ROYAL COVENT GARDEN ---- ---- ---- ---GRANDE CONCENTRAZIONE DI TALENTI MUSICALI soltanto per questa serata --- --- --- --- --- --Mr. Allcroft ha l'onore di annunciare che il settimo GRAN CONCERTO ANNUALE avrà luogo questa sera LUNEDI 15 GENNAIO 1844 ---------------------------PROGRAMMA, Parte I [...] Fantasia, Grand Pianoforte, Madame DULCKEN...[di] Thalberg [...] -------------------Parte II [...] Bolero, Concertina, M. GIULIO REGONDI... [di] Bosen [...] -----------------------------------GRAND MORCEAU DE CONCERT per 4 Grand Pianoforte Madam Dulcken, Madlle David, Miss Orger, e Miss Chipp Negli anni quaranta Giulio Regondi entra in contatto con Giuseppe Mazzini, che si trova esule a Londra e si prodiga con iniziative a favore della comunità italiana. In particolare si rivolge a musicisti (cantanti e strumentisti), per organizzare alcuni concerti di beneficenza a favore di una scuola per l'istruzione dei giovani italiani: in questa prospettiva coinvolge anche Regondi che, nel giugno del 1845, esegue una propria fantasia su temi dal Don Giovanni.(4) L'anno successivo Mazzini scrive direttamente a Regondi (e dal contenuto della lettera sembrerebbe di evincere che Regondi abbia partecipato più volte ai concerti organizzati da Mazzini): "Pregiatissimo signor Regondi, il signor Filippo Pistrucci [segretario della Scuola italiana] dovrebbe averle già scritto, ma io le scrivo pure ad ogni modo. Vuol ella far quest'anno alla scuola italiana lo stesso favore ch'ella fece gli altri anni e acquistare un nuovo diritto alla riconoscenza di noi tutti? Il concerto avrà luogo il 26 giugno, la sera, ad Hannover Square Rooms. Vuol ella avere la gentilezza di scrivere una linea di risposta e di dire, quand'ella, come speriamo, accetti, se dobbiamo metterla nel programma Concertina o chitarra? Non posso celarle che il nostro desiderio sarebbe per la concertina: nondimeno ella è arbitro. Mi creda sempre di lei devotissimo e grato Gius. Mazzini." (5) Del tour del 1846 abbiamo una documentazione decisamente più scarsa rispetto a quello del 1840/41. L' unica serata di cui le fonti d'epoca parlano con chiarezza è quella del 26 ottobre 1846, a Dresda (e nelle recensioni, come si diceva in precedenza, non vi è traccia della Dulcken): "Da Dresda. La soiree che tenne il 26 ottobre il sig. Giulio Regondi, chitarrista e suonatore di concertina, di Londra, vide la partecipazione di un pubblico numeroso [...]. Non vogliamo nascondere la nostra opinione, che il romanticismo sulla chitarra ci è sempre sembrato poco convincente, causa di scarsa attrattiva, e che ci troviamo di fronte a tale strumento soltanto con una certa rassegnazione, soprattutto quando la chitarra si trasferisce dal suo ambito particolare al tramonto, con la luna - nell'illuminatissima sala da concerto. Ciononostante abbiamo seguito con vivo interesse le prestazioni del giovane artista perché a loro modo possono essere dette eccellenti e perché si deve loro attribuire in ugual misura un certo diritto ad essere ritenute artistiche. L'indirizzo virtuosistico del sig.Regondi è sano, fresco e quindi piacevole, ed il sig. Regondi si tiene del tutto fuori da quegli infelici tentativi di produrre effetti sorprendenti che vanno oltre la natura dell'ingrato strumento, come ad es. i suoni flautati o altro, e di impressionare con ciò un pubblico incompetente, col rischio di sembrare, all'ascoltatore imparziale, perfino ridicolo, se non addirittura disgustoso; egli si tiene lontano da questi infelici tentativi, che abbiamo pur dovuto vedere e sopportare purtroppo non di rado per un po' di tempo anche da virtuosi di altri strumenti ed addirittura da cantanti. Con tutto ciò, però, egli ottiene sulla chitarra ad otto corde, oltre ad un bel suono armonioso, entro i limiti propri dello strumento, un virtuosismo così notevole, un'esecuzione chiara e precisa, accanto ad una grandissima abilità, che non possiamo negargli un meritato riconoscimento. Anche gli abili arrangiamenti, ricchi d'effetto, dell'Ouverture della Semiramide di Rossini e della Fantasia "Don Juan" di Thalberg meritano un applauso incondizionato. Molto più interesse però ha suscitato in noi e, pensiamo, in tutto il pubblico, l'esibizione con la concertina (uno strano nome che non significa nulla) inventata dal prof. Whetstone [sic] del King's College di Londra, ascoltata forse per la prima volta in continente: è una fisarmonica notevolmente perfezionata, che possiede su ambedue i lati in sottili pareti di legno un numero, 48, di tasti cilindrici, in certo qual modo degli schiacciavalvole, grazie al cui trattamento a guisa di tastiera si può produrre la completa scala diatonica e quella cromatica (se non erriamo) da sol a sol per un'estensione di tre ottave, sia con suoni lunghi, sia con passaggi veloci a una o più voci, ed i quali tasti, simili a canne d'organo nei loro supporti, sono sistemati in modo tale che i suoni diatonici si trovano su un lato mentre i suoni cromatici intermedi (col vero cromatismo, e cioè con due tasti diversi per mi bemolle e re diesis) sul lato opposto. Non occorrono altre osservazioni dopo quelle di cui sopra, e cioè che la concertina deriva dalla fisarmonica, per cui è inoltre possibile eseguire con alta perfezione il crescente ed il decrescendo, oltre agli altri elementi dinamici; e ben si capisce che, pur con certi limiti, si possano eseguire con questo strumento brani a più voci, dei quali alcune variazioni in un pot pourri della "Lucrezia Borgia" arrangiato dal concertista hanno ottenuto l'applauso maggiore; variazioni in cui, accanto al tema, reso a note lunghe, tenute, ha eseguito passaggi veloci, di bravura, con l'accompagnamento, con estrema sicurezza ed abilità. Nei registri più acuti il suono assomiglia ad un flauto dalla voce potente, nei più bassi ad un clarinetto, mentre ha un suono libero, armonioso e potente, del tutto scevro da quel rumore di sottofondo che irrita i nervi , tipico della fisarmonica. Visto questo carattere predominante di strumento a fiato non ci è sembrata del tutto adatta l'esecuzione di un concertino per violino di De Beriot, nonostante la trascrizione abbastanza felice e ben riuscita, e nonostante l'esecuzione ricca di buon gusto e di preparazione artistica da parte del giovane e modesto concertista; pensiamo, a nostro umile avviso, che dovrebbero dimostrarsi più adatte alla trascrizione le composizioni per flauto o per clarinetto. Anche se per la sua natura lo strumento non incide in modo influente sull'arte musicale, suscita, grazie all'invenzione ingegnosa ed alla grazia del suono, vivo interesse, che viene anche aumentato dalla splendida bravura con la quale il giovane artista sa suonarlo e presentarlo nel modo migliore. Senza dubbio piacerà all'appassionato di musica e sicuramente stimolerà ad una viva partecipazione l'amante dell'arte nel senso più alto del termine. Questo noi auguriamo al sig. Regondi per il suo studio diligente. [...] (6) Un altro giornale riferisce dei concerti (al plurale) di Regondi: "Il sig. Pigall di Vienna, con lo strano attributo di cantante artistico, ed il sig. Regondi di Genova (7) hanno dato concerti. Il merito del primo consiste in una particolare formazione della voce di falsetto, mentre la sua vera voce di tenore non ha un timbro gradevole (8). Il sig. Regondi riesce a produrre con la chitarra più di quanto credevamo finora possibile, ma rimpiangiamo che il giovane artista abbia dedicato tanta fatica ad uno strumento che, nonostante lo splendido trattamento, rimane pur sempre abbastanza ingrato. Uguale applauso ha suscitato la sua esecuzione con la cosiddetta concertina, una specie di fisarmonica perfezionata (del tutto priva del suono stridente di quel martirio di strumento in abbandono) con un'estensione, intermedia tra flauto e violino, dal sol basso al sol tre ottave sopra." (9) Questo è tutto ciò che abbiamo sul tour del 1846: quali siano le altre città toccate dal musicista, i programmi da concerto, i musicisti con cui Regondi ha collaborato, al momento non ci è dato di sapere. D'ora in poi i concerti documentati di Regondi avranno luogo esclusivamente in Inghilterra. Un concerto con la partecipazione del nostro musicista viene annunciato a Liverpool per martedì 16 novembre 1847, ma viene recensito come avvenuto mercoledì 17. Riportiamo estratti del programma e della recensione, limitatamente alla parte che riguarda Regondi: CONCERT HALL LORD NELSON STREET ----CONCERTO SERALE ---MISS KEALE annuncia rispettosamente ai suoi amici, il pubblico di Liverpool e dintorni, che il suo concerto avrà luogo la sera DI MARTEDI 16 NOVEMBRE 1847 quando avrà l'onore di presentare UNA GIOVANE SIGNORA, SUA ALLIEVA. -----------Principali esecutori MISS EMILY GRANT (Dal Theatre Royal Covent Garden e Concerti della Nobiltà, Londra ) MR. G. WEISS, SIGNOR GIULIO REGONDI (il celebre esecutore di chitarra e concertina)e MISS KEALE -------[...] PROGRAMMA PARTE I [...] Concerto (M.S.) Concertina, signor GIULIO REGONDI, .........G.Regondi [...] Fantasia su Arie dal Don Giovanni, chitarra, signor GIULIO REGONDI .................................. Thalberg Romanza " 'Tis the harp in the air", Miss EMILY GRANT, Concertina obligato GIULIO REGONDI (Maritana)..........Wallace [...] PARTE II [...] Solo La Chasse, chitarra , signor GIULIO REGONDI [...??] Duetto Concertante su Arie del Guillame Tell, Pianoforte e Concertina, Miss KEALE e Signor GIULIO REGONDI ........ Osborne e De Beriot "CONCERTO DI MISS KEALE L'annuale concerto di questa signora ha avuto luogo mercoledì alla Concert Hall di Lord Nelson Street. Il pubblico, pur non troppo numeroso, contava alcune delle prime famiglie della città. [...] Non dobbiamo omettere la menzione onorevole del Signor Giulio Regondi. Ha suonato due o tre a solo con la concertina e la chitarra. Con entrambi dimostra una perfetta maestria. Più particolarmente la concertina nelle sue mani produce la melodia più squisita. Il suo suono chiaro e ricco richiama quello di un violino sotto le dita di un maestro. Coloro che non hanno udito la concertina suonata dal Signor Regondi non possono farsi un'idea degli alti scopi cui tale strumento può assoggettarsi. Il Signor, siamo felici di sentirlo, si fermerà in città per un breve periodo allo scopo di introdurre degli allievi ai misteri dello strumento. È un giovane straniero, modesto, un gentiluomo; ed è degno dell'incoraggiamento che siamo sicuri qui lo attende." (10) Il soggiorno di Regondi a Liverpool si prolunga: il 14 ed il 30 dicembre dello stesso anno egli partecipa ad altri due concerti. Ecco il manifesto del primo: GRAN CONCERTO ----MR. RYALLS ha il piacere di annunciare ai suoi amici ed al pubblico che il suo CONCERTO ANNUALE avrà luogo MARTEDI 14 DICEMBRE 1847 alla CONCERT HALL, LORD NELSON STR. [seguono i nomi dei cantanti] STRUMENTISTI: GRAN PIANO FORTE MISS ELEANOR WARD (allieva di Mr.B.R. Isaac: sua prima apparizione) MR. RICHARDSON (l'eminente flautista) MR. GOODALL (violinista) e SIGNOR GIULIO REGONDI --------PROGRAMMA - PARTE I [...] CONCERTO, Concertina....Signor GIULIO REGONDI (M.S.) ..........Regondi [...] PARTE II [...] FANTASIA, chitarra, signor GIULIO REGONDI ............Regondi e del secondo: CONCERT HALL, LORD NELSON STREET ------------------------Il pubblico di Liverpool e dintorni è informato che un GRAN CONCERTO di musica VOCALE e STRUMENTALE verrà dato alla CONCERT HALL, LORD NELSON ST. GIOVEDI SERA, 30 DICEMBRE 1847 '''''''''''' [seguono i nomi dei cantanti] STRUMENTISTI SOLISTI Violoncello, MR. HADDOCK Concertina e chitarra, Signor REGONDI [...] -- -- -- -- -PROGRAMMA PARTE I [...] FANTAISIE (su arie da Lucia di Lammermoor) Concertina Signor GIULIO REGONDI ................G.Regondi [...] PARTE II [...] GRAND DUO (su arie da Guillaume Tell) Concertina e Violoncello, Signor GIULIO REGONDI e MR.HADDOCK ...................Schubert e Kummer [...] FANTAISIE, chitarra, signor GIULIO REGONDI ......G.Regondi [...] Da quanto si riesce a comprendere, Giulio Regondi comincia a dedicarsi in maniera approfondita alla diffusione della concertina, dedicando parte del suo tempo alla formazione degli allievi e parte invece alla composizione di brani per questo strumento. Nel programma del 16 (o 17) novembre, compare un suo Concerto manoscritto per concertina. Inoltre, osservando il catalogo delle opere di Regondi, vediamo che negli anni quaranta Giulio inizia la sua collaborazione con alcuni editori di musica: certamente la quantità di opere pubblicate in questo periodo è molto scarsa, soprattutto se la rapportiamo a quelle pubblicate dagli anni cinquanta fino alla sua morte (ed alcune anche postume). Ma è evidente che oramai la sua attività artistica ha preso un indirizzo diverso. NOTE (1) Subito dopo Bone dà alcune informazioni su Stehling, che abbandona la chitarra per passare alla viola; e fino alla morte (1902) sarà viola principale in due orchestre londinesi: la Filarmonica e quella del Crystal Palace. (2) BONE. Sull'errata datazione dell'inizio dell'interesse di Regondi per la Concertina si è già detto in precedenza. (3) Cinque anni dopo [il tour del 1848/1841 ] Regondi viaggiò ancora all'estero, ora con madame Dulcken, la pianista. (D.N.B.) "[...] prendeva residenza in Inghilterra e da lì intraprendeva con violoncellista Lidel e con Madame Dulcken due tournees sul continente [...]" (ZUTH1) Probabilmente la fonte di queste notizie è la Fauche: "Fece due tours in Germania, uno con Madame Dulcken, l'altro con Mr. Lidel, ed in entrambe le occasioni ebbe un grande trionfo." (MW, 25/5/1872, pp 332-333) Se dica la verità o se incappi in un errore non ci è dato di sapere; si potrebbe forse ipotizzare, nei ricordi della Fanche, la (con)fusione di due notizie separate: da una parte il tour in Europa di Regondi nel 1846 e dall'altra una serie di concerti (a Londra, o comunque in Inghilterra) con la Dulcken. (4) La notizia è tratta dall'epistolario di Mazzini (lettera a De Glimes, Londra, giugno 1845, appendice S.E.N., vol.III, p. 46) ed è citata da RAGNI. (5) (6) Lettera del maggio 1846 a Regondi (S.E.N. app., vol III, p.74) citata da RAGNI. AMZ, 1846, coll. 853-854. La continuazione dell'articolo dedica un po' di spazio ai comprimari: "Del sig. Pigall di Vienna, che ha affiancato il concertista con l'esecuzione di alcuni lieder, abbiamo già detto in occasione del suo concerto. La signorina Kühne, di cui, una cantante a noi finora sconosciuta, ha eseguito alcuni lieder (Der Wanderer di Schubert un po' troppo lento, un lied da Libella ed anche altri due di Reissiger) con la conveniente comprensione e con sentimento. Non possiamo dedicare in una critica più spazio ad una dilettante, e sembra che come tale la cantante voglia essere considerata: sarebbe qui inadeguato; l'applauso del pubblico ha accolto le sue esecuzioni." Ritroviamo qui la cantante che a Vienna era stata maltrattata in tutti i modi da Heinrich Adami. La cosa curiosa è che venga definita una cantante sconosciuta, visto che si esibisce nella sua città: sembra poi che, invece di progredire col tempo, regredisca e diventi una cantante dilettante; e comunque, come al solito, non pare in grado di suscitare una grande impressione sul pubblico. Lo stesso concerto è recensito anche da AWMZ, Vienna, VI (1846), p. 640. (7) Forse l'equivoco sulla città di nascita parte proprio da questo articolo. (8) Si tratta probabilmente di un controtenore. (9) NZM, 1847, p. 81. (10) Liv.Ch. 20/11/1847 Sia nel programma che nella recensione il termine Signor è in italiano (e così accadrà d'ora in poi nella maggior parte dei programmi dei concerti di Liverpool, nelle relative recensioni, e negli articoli di The Musical World). GLI ANNI CINQUANTA Abbiamo perso le tracce di Giulio Regondi tra il 1848 ed il 1851; le ritroviamo a partire dal 1852. L'attività documentata del musicista rispetto agli anni precedenti, ci appare molto diversa, a partire da quest'anno fino alla sua morte: egli si dedica soprattutto alla concertina, per la quale compone e pubblica molte opere(1), o si rivolge ad altri professionisti per farsi scrivere alcuni concerti(2), che poi esegue in pubblico; l'attività concertistica invece si limita ad un paio di concerti annuali, organizzati in proprio in grande stile, cui partecipa un pubblico sempre numeroso ed entusiasta, e recensiti sempre con entusiasmo dalla critica. Abbiamo la documentazione di alcuni concerti londinesi(3) e di alcune apparizioni a Liverpool, spesso in compagnia del fedele amico Lidel. Ovviamente questo non esclude che potrebbero benissimo esserci delle esibizioni in altre città, o addirittura altri tours: solamente che i biografi non ne parlano e noi non siamo in grado di documentarli. Ad esempio nel 1852 abbiamo un concerto a Liverpool e due concerti mattutini organizzati a Londra(4). Il concerto di Liverpool ha luogo il 24 febbraio; ne riportiamo (soprattutto per la parte che riguarda Regondi), il programma(5) e la recensione del Liverpool Mercury: [...] Cantanti principali Miss POOLE, Madame D'ANTERNY Mr SWIFT e Signor F. LABLACHE --------SOLO CONCERTINA Signor GIULIO REGONDI ----[segue la composizione dell'orchestra; Mr. Lidel è segnalato come violoncello principale] Direttore. Mr. J. ZEUGHEER HERRMANN ----[...] SOLO CONCERTINA su arie da "Lucia di Lammermoor" ...........G.Regondi Signor GIULIO REGONDI [...] SOLO CONCERTINA RONDO..."Les Oiseaux"(6).................G.Regondi Signor GIULIO REGONDI [...] "PHILHARMONIC SOCIETY - Martedì sera il primo concerto dell'anno "ufficiale" è stato dato davanti ad un pubblico un po' scarso, ma entusiasta. [...] ed era impegnato per la serata anche il Signor Regondi, il celebre esecutore di concertina. [...] La concertina, nelle mani di Regondi, diventa uno strumento quasi meraviglioso nella sua potenza. La pulizia d'esecuzione di Regondi, il buon gusto nei passaggi più ornati ed i dolci suoni che ha evocato sono stati altamente apprezzati dal pubblico. [...]" (7) A Londra Giulio Regondi dà una matinée sabato 22 maggio 1852: "MATINEES DEL SIGNOR GIULIO REGONDI. La prima delle Matinées Musicales di questo eminente artista, dotato d' un talento di alto livello, è stata data nelle New Beethoven Rooms sabato mattina davanti ad un pubblico molto elegante e numeroso. M. Magnus ed il signor Regondi hanno eseguito con buon gusto il Duo Concertante di Osborne e De Beriot per pianoforte e concertina. L'espressione e la forza sentimentale impetuosamente espresse da parte della concertina hanno chiamato un applauso impetuoso e M. Magnus al pianoforte ebbe giustamente diritto ad una porzione dell'applauso medesimo. [...] Herr Lidel, un artista di considerevole talento, ha suonato due piacevolissimi brani a solo sul violoncello, con uno stile che lo colloca tra i violoncellisti di prima qualità. L'esecuzione di Regondi del Concerto Dramatique di Spohr (primo tempo), è avvenuta con lo stile più raffinato; la sua profondità d' ispirazione e l'estrema sensibilità si trasmettevano allo strumento, che lasciava trasparire il sentimento sincero e la poesia della musica. [...] Madame Ferrari ha cantato anche, molto efficacemente, il recitativo e la romanza "Selva opaca" di Rossini, con un obbligato di concertina (baritono) che è stato eseguito dal Signor Regondi. [...] Il solo di chitarra del Signor Regondi, su un' aria da "I Montecchi Capuletti" [sic] ha evidenziato un'esecuzione ed un'espressione stupefacenti, procurando immenso piacere. Il concerto si è chiuso col Duetto Concertante di Schubert e Kummer, su arie del Guglielmo Tell arrangiate per violoncello e concertina, che ha ricevuto il massimo dall'esecuzione di Herr Lidel e del Signor Regondi ." (8) ed un'altra sabato 19 giugno: "MATINEES DEL SIGNOR GIULIO REGONDI La seconda ed ultima matinée musicale di questo artista eminente e ben dotato ha avuto luogo alle New Beethoven Rooms sabato mattina davanti ad un pubblico molto elegante e numeroso in maniera sovrabbondante. Il gran duetto concertante in mi bem. per pianoforte e concertina è stato eseguito nella maniera più splendida da Mr. Salaman e dal signor Regondi, ed ha richiamato un applauso caloroso. [...] Il signor Regondi con la concertina ha eseguito il concerto in re di De Beriot, col suo stile squisito. Anche il duetto concertante per due concertine (alto e tenore) del signor Regondi e di Mr. Blagrove ha ricevuto la piena approvazione. [...] Il signor Regondi ha eseguito con la chitarra un solo di Thalberg su arie del Don Giovanni, nella sua maniera estremamente raffinata, ricevendo il massimo applauso, anche se il gentil sesso ha mostrato, poco prima della conclusione del brano, una notevole agitazione, a causa di un violento temporale che avveniva in quel momento, ed anche se una delle corde si è rotta, della qual cosa il dotato artista si è mostrato piuttosto seccato." (9) Riprendiamo qualche spunto precedente: intanto insieme a Regondi ricompare sulla scena Lidel. Poi, come già si era detto, la concertina sembra costituire l'interesse primario di Regondi in questo periodo: a Liverpool sembrerebbe non essersi nemmeno portato la chitarra, mentre a Londra ricicla un paio di brani ben collaudati negli anni precedenti (addirittura nel tour del 1840/41); per contro esegue con la concertina due Concerti (di Spohr e di De Beriot) originali per violino, oltre ad alcuni brani a solo o d'insieme. Il 17 maggio 1853 troviamo Regondi ancora a Liverpool in un concerto della Philharmonic Society; ed anche in questo caso si presenta esclusivamente con la concertina: Cantanti principali Miss LOUISA PYNE, Herr STAUDIGL -----Strumentisti principali CONCERTINA.......signor GIULIO REGONDI VIOLONCELLO .....Mr. LIDEL A R P A ........Miss LESLIE [segue la composizione dell' orchestra, nella quale Lidel compare come violoncello principale] Direttore Mr.. J. ZEUGHEER HERRMANN [...] SOLO .........CONCERTINA "Concerto Dramatique" op. 47 ............... Spohr Signor GIULIO REGONDI [...] DUETTO CONCERTANTE su Arie Polacche ......... Bohrer CONCERTINO [sic] E VIOLONCELLO Signor GIULIO REGONDI E Mr LIDEL [...] Il recensore non ritiene nemmeno necessario sprecare ulteriori parole, (ed anche a noi pare il caso di fare lo stesso): "LIVERPOOL PHILHARMONIC SOCIETY - [...] Il Signor GIULIO REGONDI ha dato una piacevole varietà con le sue esecuzioni sulla concertina, uno strumento che egli ha fatto suo in maniera peculiare. [...] Nel Concertante col signor Regondi, Mr. Lidel col violoncello ha provocato, e giustamente, un ricco applauso in favore della sua esecuzione, per merito della pulizia del diteggio e della purezza del suono.[...]" (10) Nella sua azione a favore della concertina Giulio Regondi interpella il compositore Bernhard Molique, commissionandogli un concerto, (op. 46) che viene pagato la somma di venti sterline in data 4 ottobre 1853(11). L'esecuzione avviene il 22 giugno 1854: "IL SIGNOR GIULIO REGONDI ha dato il suo Annuale Concerto Mattutino giovedì scorso alle Queen's Concert Rooms di Hanover Square. L'intrattenimento è stato di molto superiore alla generalità dei concerti per beneficio, e la scelta è stata tale da accontentare i più esigenti amatori di musica. Il signor Regondi ha portato a tale grado di perfezione la propria esecuzione sulla concertina che probabilmente è impossibile superarlo. Ha conseguito una così stupefacente abilità, la padronanza del proprio strumento è tanto grande che quest'ultimo, nelle sue mani, appare come un semplice balocco. Ma il suo merito più grande non è questo, poiché altri esecutori, con sufficiente applicazione e pratica, potrebbero sperare di arrivare ad una simile eccellenza dal punto di vista meccanico: ciò che solleva il signor Regondi sopra gli altri esecutori è il sentimento, l'espressione con cui egli rende il suo strumento simile alla voce umana, e canta in modo tale da emulare gli effetti ottenuti dai migliori cantanti. I passaggi di cantabile con la loro ampiezza di tono e col loro profondo sentimento, ci ricordano Rubini, o Paganini, o Ernst, in simili passaggi col violino. Oltre a ciò fa piacere vedere che il sig. Regondi stia ora tentando di introdurre lo strumento, che adesso ben possiamo chiamare suo, all'interno dell'orchestra; ed è stato particolarmente fortunato quando ha incontrato un profondo musicista, un uomo di genio quale Herr Molique, che scrive per lui. Sebbene nel concerto in sol di Herr Molique, composto appositamente per questa occasione ed eseguito giovedì scorso per la prima volta, la concertina suoni la parte principale, crediamo che tale tentativo abbia ugualmente dimostrato la possibilità di usarla con buon esito quale strumento d'orchestra. Il concerto di Herr Molique è una composizione molto piacevole: scorre con una melodia spontanea e sviluppa tutte le risorse della concertina. Il cantabile è una vera perla, l'allegro è scintillante ed animato, con un motivo che prende l'orecchio immediatamente. L'esecuzione di quest'opera nuova e difficile ha superato tutte quelle che in precedenza avevamo udito dal signor Regondi. L'applauso è stato unanime, da considerarsi equamente destinato all'esecutore ed al compositore. La conseguenza è stata un'unanime richiesta di bis. È stato ripetuto il movimento veloce. Un duetto concertante su arie da Der Freischütz è stato eseguito estremamente bene da Herr Oberthür e dal signor Regondi [...]" (12) Nel 1855 abbiamo un concerto annuale (22 giugno) recensito con il solito entusiasmo: "IL SIGNOR GIULIO REGONDI ha dato il suo concerto annuale ieri alle Willis' Rooms ed ha richiamato un uditorio altamente selezionato e numeroso; certo, le sale erano sovraffollate in ogni dove, essendo pieno ogni buco, ogni angolo. Oltre all'attrattiva dell'eminente concertinista e chitarrista, una persona che vale per cento, il signor Regondi era assistito da un selezionato numeroso corpo di cantanti e strumentisti, tra i quali i nomi di Mesdames Clara Novello, Lascelles ed Emilie Krall, signor Marras e Messrs. Boleyne Reevs, Blagrove, Evans, Lake e Li Calsi. Per il signor Regondi non possiamo che ripetere ciò che più e più volte abbiamo detto: che sembra aver portato la concertina al massimo livello d' eccellenza, sia come espressione che come esecuzione; ed il massimo elogio che possiamo concedergli è che egli ha reso lo strumento così strettamente somigliante alla voce umana che quasi ci par di credere d'udire le arie melodiose e patetiche del Rubini dei giorni migliori: tanto gli si avvicina con la sua esecuzione e con l'ammirevole fraseggio. Sicuramente è al signor Regondi che la concertina deve l'alta posizione che occupa ora nel favore del pubblico. Come chitarrista non è che il signor Regondi spicchi di meno: ha portato lo strumento ai suoi limiti estremi e, nelle sue mani, è sempre uno strumento piacevole; la facilità con cui esegue i passaggi più difficili ed elaborati e pressocché stupefacente. La scelta dei brani è stata eccellente. L'esecuzione del quartetto in fa op. 18 di Beethoven per quattro concertine è stata molto soddisfacente, considerando la differenza dagli archi, poichè gli esecutori, che furono Mess.rs. Regondi, Blagrove, W.Evans e G.Lake mantennero il più perfetto ensemble [...] Il solo per chitarra del signor Regondi "l'amo, l'amo", è stata un tessuto di meraviglie per l'esecuzione e per la delicata espressione; ed è stato ripetuto. [...]. Mr. Boleyne Reeves ha eseguito con l'arpa alcune melodie ed è stato molto applaudito in un duetto d'arie dal Mosè col signor Regondi. La principale attrazione del programma è stato il Concerto Dramatique di Spohr, che, sebbene scritto per violino, eseguito mirabilmente con la concertina dal signor Regondi, ha attirato l'applauso più entusiastico; lo stesso è avvenuto per tre melodie M.S. composte da Molique per concertina. Il signor Li Calsi ha accompagnato con uno stile eccellente ed è stato molto applaudito in un brano di Mendelssohn." (13) Nello stesso anno, il 18 settembre, Regondi compare ancora in pubblico a Liverpool (sempre e solo con la concertina), per la stagione della Philharmonic Society : Cantanti principali Madame EVELINA GARCIA Madame AMADEI Signor GARDONI e Signor GRAZIANI -----Solo, piano forte .............. Miss ELLEN DAY Solo, concertina ..............Signor GIULIO REGONDI Accompagnatore .............. Mr. LAND [segue la conposizione dell' orchestra, con Lidel violoncello principale.] Direttore Mr. J. ZEUGHEER HERRMANN [...] SOLO ......CONCERTINA "Lucia di Lammermoor"............... Regondi Signor GIULIO REGONDI [...] GRAND DUO CONCERTANTE PIANO FORTE e CONCERTINA .......... Osborne e De Beriot Miss ELLEN DAY e Signor GIULIO REGONDI [...] Anche questa volta (sarà forse un costume locale), la critica non spreca molte parole: "THE PHILHARMONIC SOCIETY - Il sesto concerto per sottoscrizione della stagione, con la Philharmonic Society, è stato offerto martedì sera ad un pubblico piuttosto numeroso. [...] Le esecuzioni del Signor Regondi con la concertina sono state gradite, come lo sono sempre, ed egli fu parte degli onori della serata. Nel grand duo tra Miss Day ed il Signor Regondi è stata offerta l'opportunità ad entrambi gli esecutori di mettere in mostra le loro capacità con i rispettivi strumenti. [...]" (14) Una traccia dell'attenzione con cui viene seguita l' attività di Regondi come compositore è la seguente recensione di una sua composizione, una canzone su testo di Grace Sterling, con accompagnamento di pianoforte: "La canzone di Mr. Regondi "Tell me, heart" ecc., ha un gran valore, giacché non solo evita il luogo comune, ma raggiunge l'eleganza. Dobbiamo tuttavia segnalare che la modulazione da re a mi magg., (p. 6) sulle parole 'Their mission is sublime' è forzata ed innaturale. È questa l'unica pecca di una composizione affascinante sotto qualsiasi altro punto di vista." (15) Un altro concerto londinese (30 maggio 1856) vede Regondi alle prese con una Fantasia di Schulz: si tratta di uno dei primi segni di riavvicinamento alla chitarra che preluderà alla composizione delle celebri cinque opere per chitarra. La recensione non diverge dalle altre. Limitiamoci a segnalare il seguente passo: "Di più non possiamo dire: la stessa espressione, la stessa cura dei particolari, la stessa correttezza di fraseggio e la stessa meravigliosa esecuzione" (16) Il concerto annuale del 9 giugno 1857 e la serata dedicata ad opere di Molique, il 26/5/1858, sono le ultime due apparizioni documentate degli anni cinquanta: "Martedì il signor Giulio Regondi ha dato il suo concerto annuale alle Willis's Rooms. Il pubblico era numeroso ed elegante. Abbiamo spesso sottolineato lo stile brillante e la sensibilità del signor Regondi, sia come concertinista che come chitarrista, e non è il caso di parlarne ora. La sonata di Herr Molique in si bem. per concertina è piena di difficoltà per un esecutore normale, ma queste sono completamente superate dal signor Regondi con una facilità incomparabile: sotto la sua mano, anzi, tali difficoltà sembrano non esistere. È una bella composizione, scritta da Herr Molique espressamente per lo strumento, crediamo circa tre anni fa. L'accompagnamento al pianoforte è stato eseguito da Herr Tedesco. Gli altri pezzi suonati dal signor Regondi sono stati: un duetto concertante su un'aria nazionale polacca, per concertina e violoncello, con Herr Lidel, un solo per chitarra da I Capuletti e Montecchi, e un concerto di Spohr. [seguono i brani eseguiti dagli altri musicisti, tra i quali una fantasia su arie dalla Norma, eseguita da Lidel]" (17) NOTE (1) Il suo catalogo (cfr) infatti è composto per la stragrande maggioranza di opere per concertina. Solo verso gli inizi degli anni sessanta tornerà a dimostrare un interesse creativo verso la chitarra, con la composizione e la pubblicazione in Germania delle cinque opere che portano i numeri da 19 a 23. (2) è il caso di Bernhard Molique , di cui si parlerà più innanzi. (3) che sono quelli segnalati da WYNB. e tratti da MW. (4) Si noterà come le critiche di MW finiscano per assomigliarsi tutte. (5) Questo ed i successivi concerti di Liverpool fanno parte delle stagioni organizzate dalla Philharmonic Society, i cui programmi da concerto sono raccolti e conservati in volume. (6) "Les Oiseaux, op.12, particolarmente grazioso e molto amato dal pubblico" (BONE) (7) Liv.Mc, 27/2/1852 (8) MW, 29/5/1852, p. 348 (9) MW, 26/6/1852, p. 413 (10) Liv.Mc., 20/5/1853 (11) secondo SCHR. Lo stesso concerto sarebbe stato ripetuto in occasioni successive: il 26 maggio 1858, in una serata interamente dedicata ad opere di Molique: " Dopo questa musica il signor Regondi eseguì il Concerto composto per lui dal titolare della serata e del quale abbiamo già parlato." (Athn., 29/5/1858, p. 696) (12) MW,24/6/1854, p. 423 . Il grassetto è nostro e, come in altre precedenti situazioni analoghe, sta ad indicare quello che nell'articolo compariva in corsivo. Non abbiamo avuto modo di consultare Athn. 1854, p.694, probabilmente dedicato alla stessa serata. Bone inoltre ci dice : " fu amico del violinista Molique, che gli compose un concerto in sol (op. 46) per concertina, che Regondi eseguì col successo che gli era usuale il 24 aprile 1864 ai concerti della Musical Society di Londra. Gli scrisse anche una Sonata (op. 57) e altre dodici composizioni." (BONE) (13) MW, 23/6/1855, p. 395. Recensito anche da Athn., 30/6/1855, p.768. (14) Liv.Mc.21/9/1855 (15) MW, 5/1/1856, p. 14 (16) MW, 31/5/1856, p. 342 (17) MW, 13/6/1857, p. 380 GLI ANNI SESSANTA Nel 1861 Regondi è per due volte sul palco della Philharmonic Society di Liverpool: PROGRAMMA del concerto di MARTEDI 16 APRILE 1861 -PARTEI [...] SOLO, CONCERTINA......"Sonnambula"..........Regondi Signor GIULIO REGONDI [...] PARTEII [...] DUO CONCERTANTE - PIANOFORTE & CONCERTINA (Oberon) ........Benedict e David Miss ARABELLA GODDARD e Signor GIULIO REGONDI [...] La critica, come al solito, non brilla per loquacità: "CONCERTO DELLA PHILHARMONIC SOCIETY Madame Alboni, Miss Goddard ed il Signor Regondi furono le attrazioni della serata di martedì scorso. [...] Regondi ottenne un notevolissimo successo. La sua "Sonnambula", un solo che avevamo già ascoltato, è bella, anche se è una composizione che egli usa come mezzo per dimostrare il suo straordinario dominio dello strumento; ha inoltre eseguito senza errori la sua parte di duetto. [...]" (1) In occasione del secondo concerto Regondi si ricorda di portare anche la chitarra, anche se, come in precedenza, esegue un collaudatissimo Thalberg: PROGRAMMA del concerto di VENERDI 3 MAGGIO 1861 -PARTEI [...] SOLO, CHITARRA...."Don Giovanni".......... Thalberg Signor GIULIO REGONDI [...] PARTEII [...] SOLO, CONCERTINA...su arie da "Il Trovatore"....G.Regondi Signor GIULIO REGONDI [...] Ed una volta tanto la recensione non è striminzita: "La Philharmonic Society ha dato la scorsa serata il suo quinto concerto per sottoscrizione della stagione. L'annuncio di Madame Alboni, Miss Arabella Goddard e del Signor Giulio Regondi come esecutori principali ha creato una attrazione sufficiente per radunare un pubblico elegante e numeroso [...]. Il Signor Regondi ha dilettato il pubblico con la sua meravigliosa esecuzione di chitarra, strumento col quale riteniamo non abbia rivali. Ha suonato le arie "Là ci darem" e "Il mio tesoro" dal "Don Giovanni" con alcune variazioni, in maniera molto dolce; ma la variazione più brillante si è interrotta a metà per la rottura di una delle corde principali dello strumento. Il suo solo di concertina, su arie da "Il Trovatore", è stato di una straordinaria abilità ed è stato vivamente apprezzato." (2) Dello stesso anno è la recensione di un concerto londinese; anche questa volta Giulio esegue vecchi successi con la chitarra ed un nuovo Concerto (in re) di Molique con la concertina: "LA MATINÉE MUSICALE DEL SIGNOR GIULIO REGONDI (lunedì 1 luglio) ha avuto tanti e tali motivi di eccellenza che non c'è affatto da meravigliarsi se le Sale di Hanover Square erano colme in ogni dove. La concertina, per quanto oggi non particolarmente apprezzata, certamente non è il più imponente tra gli strumenti, ma è innegabile che il signor Regondi oggigiorno sia il più completo esecutore vivente di tale strumento, e quindi il suo nome è sufficiente come motivo di attrazione. In verità vi sono parecchie persone che preferirebbero ascoltare un solo di concertina del signor Regondi piuttosto che un solo di piano o di violino da quasi qualsiasi pianista o violinista: e noi non ci sentiamo di criticare costoro. Ma il signor Regondi non si limita alla concertina: nell'ultimo suo concerto una delle sue imprese più straordinarie e ricche di maestria è stata l'esecuzione dell'ouverture della Semiramide con la chitarra! Già, lettore, non ridere! Credi, almeno, che è stata eseguita, ed eseguita in maniera non meno magnifica e rischiosa dell'ascesa di Blondin sulla corda tesa (che è sempre più o meno allentata). Rossini stesso sarebbe stato deliziato e sorpreso nel sentire il suo brillante preludio orchestrale "trascritto" per sei corde e due mani ed eseguito con una tale perfezione, Ma l'esecuzione più gradevole in assoluto del signor Regondi è stata quella del nuovo concerto in re per concertina, scritto appositamente per il suo dotato protégé, con accompagnamento di archi ed "harmonium" in luogo dei fiati. Questo pezzo ha tutto il pregio di un grande concerto per pianoforte o violino, essendo scritta in modo ammirevole la parte del solista (e non è detto che scrivere per concertina sia facile). L'accompagnamento è ingegnoso, continuamente variato e sempre d'effetto; la composizione, considerata dal punto di vista della pura musica, è un chef-d'oeuvre e l'esecuzione del signor Regondi è inimitabile. Questa straordinaria opera, e la straordinaria esecuzione hanno suscitato veramente sensazione. Il signor Regondi ha suonato anche, con perfezione, due soli di chitarra ed uno, sugli Huguenots, di concertina: tutte sue composizioni, e tutte più o meno interessanti." [Seguono i collaboratori, tra i quali anche Lidel] (3) Come ai vecchi tempi, Regondi e Lidel decidono di dare un concerto insieme; questo avviene nel 1862; oltre alla presenza di un'intera orchestra, per l'esecuzione del Concerto in re per concertina di Molique, val la pena notare l'esecuzione di Regondi del suo Air varié per chitarra (l'op. 21 o l'op. 22): "IL CONCERTO DEL SIGNOR REGONDI E DI HERR LIDEL del 14 corrente mese ha attirato alle Sale di Hanover Square un pubblico numeroso ed elegante, che si è poi mostrato completamente soddisfatto dal programma vario ed interessante. È raro che i bénéficiaires si sobbarchino il lusso di un'intera orchestra, ma questa volta la regola abituale è stata trascurata ed un'orchestrina molto efficiente, sotto la capace guida di Mr. Alfred Mellon, ha dato alla riunione un éclat considerevole. Un artista deve possedere capacità eccezionali per esser in grado di produrre grande effetto con mezzi tanto inadeguati come la concertina e la chitarra; ma l'esecuzione del signor Regondi è veramente qualche cosa di meraviglioso, e c'era l'incertezza su che cosa meritasse maggiormente l'ammirazione: se l'esecuzione veramente straordinaria dell'ammirevole ed ingegnoso concerto in re di Herr Molique per il primo strumento o l'air varié di Regondi per il secondo; la seconda proposta ha provocato un'entusiastica richiesta di bis (richiesta che è stata esaudita). Le qualità di violoncellista di Herr Lidel sono per fortuna troppo note per richiederci un commento ulteriore(4). È comunque sufficiente dire solo che nel concerto di Goltermann e nella brillante fantasia su arie italiane l'esecutore è stato applaudito molto calorosamente, mentre il duo concertante di Behrer [sic] (eseguito dai due titolari) ha rappresentato una degna chiusura. [...]" (5) Il 24 aprile 1864 (6) Regondi tiene un concerto per la Musical Society di Londra, dove esegue il Concerto op. 46 di Molique. Le opp. 19, 20 e 23 per chitarra, per quanto ne sappiamo, vengono eseguite in pubblico per la prima volta il 30 giugno 1864: "CONCERTO DEL SIGNOR REGONDI. Agli amanti della concertina e della chitarra l'intrattenimento dato giovedì mattina alle Sale di Hanover Square presentava molte attrattive. Il signor Giulio Regondi è il più grande maestro di concertina, e solo poco meno notevole è come esecutore di chitarra. Senza dubbio c'è gente cui non importa molto di uno strumento come la chitarra, o che non si interessa troppo della concertina, ma nessuno può ascoltare il signor Regondi con entrambi gli strumenti che predilige, senza cogliere la sua meravigliosa potenza esecutiva ed il suo gusto estremamente raffinato. Le sue esecuzioni di giovedì comprendevano il Duo concertante per violoncello e concertina di Bohren [sic], eseguito con Herr Lidel, due soli di chitarra - Réverie e Fete Villagesite [sic]- scritti da lui stesso, il concerto in re dello stesso Boren [sic], il Duo concertante per arpa e concertina su arie da Etoile du Nord (con Mr. Boleyne Reeves) ed il solo di chitarra Introduction et Caprice composto da lui stesso. Il Concerto di Boren per concertina, a giudicare dal favore con cui è stato accolto, è stato il brano che fra tutti è risultato più gradito. L'applauso finale è stato talmente forte e persistente che il signor Regondi ha dovuto ritornare sul palco. [Seguono gli altri esecutori]." (7) È proprio in questi anni che l'editore André di Offenbach s/M. pubblica le opp. 19 - 23 per chitarra di Regondi. Con un salto di qualche anno arriviamo al 1868, che è l'ultimo anno, per quel che ci consta, in cui Regondi compare in pubblico; lo troviamo a Londra con due matinées: "LE MATINÉES DEL SIGNOR GIULIO REGONDI. Le matinées del signor Giulio Regondi, la prima delle quali per la presente stagione ha avuto luogo giovedì [30 aprile?] alle Sale di Hanover Square, sono invariabilmente attese con impazienza ed interesse da tutti gli ammiratori degli strumenti con i quali egli è un maestro tanto perfetto. Nessuno, con la concertina o con la chitarra, è più perfetto di questo gentiluomo: è perfetta la sua esecuzione, il suo gusto irreprensibile. Ma non splende solo come esecutore: il Signor Regondi è anche un compositore dotato di un'abilità superiore all'ordinario. Le sue composizioni originali sono scritte con cervello fino e vengono eseguite in maniera compiutamente artistica, sebbene le sue fantasie su melodie popolari, etc., siano brillanti, d'effetto, eleganti, ricche di finesse. Nell'occasione di cui stiamo parlando il Signor Regondi ha suonato il suo Air Varie per chitarra sola, opera nella quale l'individualità dell'autore è fortemente impressa, la sua trascrizione di "Quis est homo" di Rossini per concertina baritono, il suo solo su arie da Le Prophéte e il suo arrangiamento, insieme a Herr Oberthür, di arie dall'Oberon per arpa e concertina. Il signor Regondi ha presentato l'ammirevole concerto in sol per concertina scritto appositamente per lui da Molique e la Sonata n.1 op.12 di Beethoven per violino e piano con la parte di violino adattata alla concertina (al piano stava il signor Li Calsi); ed in più ha suonato un accompagnamento obbligato a "Non più fiori" dall'opera di Mozart La clemenza di Tito; la parte vocale era di Madame Berger Lascelles. Da quanto abbiamo detto dovrebbe ben esser chiaro come il ben dotato concertista abbia contribuito in modo veramente abbondante e vario all'intrattenimento dei suoi amici; ed è quasi inutile dire come ogni ascoltatore fosse deliziato da un dispiegamento di "virtuosity", così acceso, puro, privo di difetti. Dopo la trascrizione di "Quis est homo", per parlare di un singolo caso, il signor Regondi unanimemente richiamato, ha dato un'altra trascrizione tanto ricca di effetto, qual è "Robert toi que j'aime", con la quale ha rivelato pari abilità come esecutore, e che dal pubblico ha fatto scaturire un applauso caloroso e giustificato. [Seguono i brani dei collaboratori]. Il pubblico, sebbene molto scelto, era numeroso. [...]" (8) "Il concerto di giovedi [21] del Signor Giulio Regondi alle Sale di Hanover Square è stato un successo sotto ogni punto di vista. Notevole era il pubblico, ma anche il programma e la sua realizzazione. Non dobbiamo parlare troppo della parte del signor Regondi, in quest'ultima occasione. Ha suonato col signor Li Calsi la sonata in si bem. di Mozart, il "Concerto Dramatico" di Spohr, un preludio e fuga di Bach e l'adattamento di un movimento della Quinta Messa di Mozart con uno stile ammirevole, mettendo in evidenza con la massima chiarezza le notevoli risorse della concertina quando è in mano ad un maestro. Oltre ai brani citati ha eseguito un solo su arie da Les Huguenots e, lasciando la concertina per la chitarra, due delle sue composizioni per quest'ultimo strumento, dimostrandoci ulteriormente la sua versatilità ed il suo talento. Il signor Regondi è stato assistito, tra gli altri, da Miss Poole, dal signor Gustave Garcia, del quale è stata molto ammirata l'esecuzione di "Non è ver", con accompagnamento di chitarra da parte del datore del concerto, e da Mr. W.H.Cummings, [...]" (9) L'ultima testimonianza relativa ad una pubblica apparizione di Giulio Regondi è la seguente: "IL SIGNOR GIULIO REGONDI ED HERR OBERTHÜR hanno dato una matinée musicale la settimana scorsa a Tunbridge Wells, con il cantante Mr. Alfred Hemming. La sala riunioni del Sussex Hotel, dove il concerto ha avuto luogo, era piena della buona società. Una ballata dall'opera Floris de Namur di Herr Oberthür è stata ascoltata con grande diletto, e le sue esecuzioni all'arpa sono state debitamente apprezzate. Il signor Regondi ha confermato in pieno la sua reputazione di primo esecutore del suo strumento, e pure Mr. Alfred Hemming deve ritenersi soddisfatto del favore con cui lo ha accolto il pubblico." (10) Giunti sul finire dell'esame della carriera concertistica di Giulio Regondi, ci sembra di notare che nel ventennio che va dal tour del 1840/41 fino agli inizi degli anni sessanta, per quanto riguarda la chitarra egli non si preoccupi di arricchire più di tanto il proprio repertorio; questo, a nostro avviso, accade perché gli anni quaranta e cinquanta sono devotamente dedicati dal musicista alla causa della diffusione della concertina: un immenso sforzo artistico, didattico, compositivo, editoriale e concertistico si sviluppa in questi pochi anni; e infatti, se guardiamo al catalogo che siamo riusciti a ricostruire, vediamo che, tolti tre titoli pubblicati negli anni quaranta(11), dei restanti settanta titoli circa, ben cinquanta vengono pubblicati tra il 1850 ed il 1861; dei rimanenti, nove vengono dati alle stampe tra il 1870 ed il 1872, quando presumibilmente Regondi si è già ritirato dall'attività concertistica. Solo una decina di titoli per concertina invece vengono pubblicati nel periodo 186269; potremmo sbagliarci, ma forse in Giulio subentra una disillusione circa le possibilità di affermazione della concertina che rallenta il suo impeto. In qualunque caso, quale che sia la causa, l'affievolirsi dell'interesse per la concertina (e negli anni sessanta saranno i vecchi brani per concertina degli anni quaranta e cinquanta ad essere riciclati), si assiste ad un rinato interesse per la chitarra, che porta alla creazione ed alla pubblicazione delle cinque opere (19-23) ed alla stesura dei dieci studi (o ad almeno alcuni di essi, come ci permettiamo di congetturare in base alla loro scrittura musicale complessa, matura ed elaborata, ricca di modulazioni e di cromatismo). NOTE (1) Liv.Jn.20/4/1861 (2) Liv.Mc., 4/5/1861 Si noti che è la seconda volta che a Regondi si rompe una corda durante l'esecuzione. Un trucco alla Paganini? (3) MW, 13/7/1861, p. 443. (4) Si spera naturalmente che il commento non debba essere pari a quelli espressi da Adami vent'anni prima. (5) MW, 17/5/1862, p. 315 (6) secondo BONE (7) MW, 2/7/1864, p. 429 (8) MW,2/5/1868, p. 303 (9) MW, 23/5/1868, p. 353 (10) (11) MW, 5/9/1868, p. 621 Rudimenti del concertinista, (1844), A set of Three Waltzes, (1844) e la prima serie di Le delizie dell'Italia, in collaborazione con Clinton (1849) . Per le proposte di datazione stiamo accettando quelle del catalogo della British Library di Londra. REGONDI E L' EUROPA ORIENTALE (SOLO QUALCHE IPOTESI) Parecchi biografi ricordano che Regondi e Marek Sokolowski(1) in Inghilterra stabiliscono un rapporto di amicizia. A quali anni vada fatto risalire non sappiamo esattamente; c'è chi dice che Regondi assuma uno strumento ad otto corde dopo aver visto che Sokolowski ne usa uno a sette(2): se questo corrisponde al vero, la loro amicizia è precedente al tour del 1840/41, quando Regondi già usa uno strumento a bassi supplementari. In qualunque caso il problema non sarebbe poi così importante se non fosse legato al recupero ed alla provenienza del manoscritto con i dieci studi per chitarra(3). Vediamo di riassumere la questione: Valerian Rusanov - citato da Ophee(4)- afferma che nel 1864 un invecchiato Regondi incontra a Londra il chitarrista ebreo-polacco Marek Konrad Sokolowski; determinato a lasciare le scene Giulio Regondi donerebbe al collega parecchie delle musiche per chitarra di sua proprietà, ritenendolo "un valido erede"(5): e la collezione Sleptsov (da cui salta fuori il manoscritto con i dieci studi di Regondi), contiene un centinaio di titoli per chitarra contrassegnati dalla firma di Sokolowski. Quindi è molto probabile che uno dei manoscritti (in tutto sono due) con i dieci studi provenga dalla collezione Sokolowski, (che poi dovrebbe essere, almeno in parte, la collezione Regondi); ma già prima del reperimento e della ripubblicazione di questi studi un filo di congiunzione lega Regondi a noi passando attraverso la Russia; a questo proposito ripercorriamo il ragionamento di Ophee(6). Alcuni studi di Regondi vengono pubblicati all'inizio del nostro secolo: lo Studio n.1 ad es. esce nel 1902 come supplemento musicale della rivista "Die Guitarrefreund", organo dell'Internationaler Guitarristen Verband di Monaco; gli Studi n.3 e n.4 invece escono rispettivamente nel 1904 e nel 1905 sulla rivista della Freie Vereinigung zur Förderung Guitarremusik con sede ad Augusta; queste riviste pubblicano spesso brani inediti che vengono forniti, donati, messi a disposizione da singoli soci: tra i soci di queste associazioni tedesche vi sono parecchi russi, come ad es. Julii Mikhailovich Stockmann, possessore e donatore degli Studi n.3 e n.4 (7). Altra interessante notizia fornita da Ophee è la seguente: nel 1905 un articolo di F. Dmitriev esce sulla rivista russa "Gitarist" argomentando sulla continua diatriba tra i sostenitori dell'esacorde occidentale e dell'eptacorde con accordatura russa: vi si sostiene che molta musica nata per le sei corde può benissimo essere adattata alla chitarra russa senza neppure il bisogno di modifiche; e a questo proposito si citano come esempi gli Studi n.4 e n.6 di Regondi; Ophee sostiene che il tono usato da Dmitriev non è quello che si adopera per le opere rare e difficilmente reperibili: il che starebbe a significare che nel primo novecento russo, avere a disposizione i dieci studi di Regondi non doveva costituire un problema. C'è da chiedersi come mai il filo tra Regondi ed il nostro tempo, spezzatosi in occidente, non si sia invece interrotto in Russia; trovare una risposta certa è un po' difficile, ma qualche ipotesi possiamo provare a farla: prima di tutto non possiamo escludere che lo stesso Regondi sia stato in Russia a tenere dei concerti, (vale forse la pena ricordare che per il tour del 1846 siamo riusciti a documentare un solo concerto a Dresda), e poi non dimentichiamo il già citato trait d'union costituito da Sokolowski(8). NOTE (1) (25/4/1818 - 25-12-1883) , chitarrista russo, secondo ZUTH1, polacco per POWR. e HECK. Secondo Ophee (REG2) muore invece nel 1884. (2) probabilmente con l'accordatura russa. (3) Ne parla diffusamente Ophee in REG2. Si vedano anche le considerazioni espresse in AMIS4. (4) In REG2 (e riportato da AMIS4) (5) La cosa è credibile se non si dà troppo peso al fatto che l'erede è più vecchio di quattro anni. (6) sempre in REG2. (7) Secondo Ophee (REG2), Stockmann è di origine tedesca e nasce nel 1837, (ed in ciò non concorda con POWR. che segnala il 1839, a Pietroburgo), e svolge un ruolo molto importante nella diffusione della chitarra a sei corde in Russia; insieme al suo amico Ivan Klinger (+27/3/1897) fonda un Circolo degli Amici della Chitarra Classica. Svolge soprattutto attività di insegnante a Kursk, dove muore il 4/12/1905. Sugli studi pubblicati nel 1904/5 compare la dicitura Stifter: Julius Stockmann. Eigentum der Stifter (donatore: J.S. - Proprietà del donatore). Non è da escludere che sia sempre lui il donatore dello Studio n.1 a "Der Guitarrefreund". (8) Per il percorso compiuto dai manoscritti dei dieci studi fino alla pubblicazione, rimandiamo ad AMIS4, oltre che naturalmente alla prefazione al volume REG2 curata da Ophee. (E chissà che negli archivi dell'Europa orientale non ci siano altre opere di Regondi). LA MORTE Regondi in data 1 aprile 1869(1) redige il suo testamento, il cui testo è il seguente: "QUESTA è L'ULTIMA VOLONTÀ ED IL TESTAMENTO di me, Giulio Regondi, [residente al] nr. 17 di Portsea Place, Connaught Square, nella Contea del Middlesex, musicista. Io dò disposizione affinché i miei ultimi debiti, il mio funerale e le spese testamentarie vengano pagati non appena ciò possa essere convenientemente fatto dopo il mio decesso. Lascio in eredità a mia cugina Angiola Bavelli, moglie di Giovanni Bavelli, [res. al] nr.6 di via del Gallo, Milano nel Regno d'Italia, la somma di mille sterline franche da doveri legali, da riceversi in modo usufruibile e godibile da lei come suo bene personale, senza controllo o interferenza da parte del suo presente o dell'eventuale futuro marito, e che solo la ricezione da parte sua, nonostante copertura [assicurativa] costituisca l'effettivo adempimento. E (soggetto all'indicazione e al lascito precedentemente espressi nell'ordine) lascio ed affido a Thomas Sears Binfield di North House, North Place, Cheltenham nella Contea di Gloucester, tutto il rimanente delle mie sostanze e degli effetti sia immobili che personali, per suo proprio e completo uso. E nomino il detto Thomas Sears Binfield unico Esecutore della mia presente volontà, revocando tutti gli altri scritti testamentari. A testimonianza di ciò ho apposto la mia firma in questo primo giorno di aprile mille ottocento sessanta nove. Giulio Regondi. Firmato dal detto testatore come sua ultima volontà e testamento alla presenza di noi, presenti al medesimo istante che, alla sua richiesta, in sua presenza ed in presenza uno dell'altro abbiamo sottoscritto con i nostri nomi come testimoni. Carew S. Robinson, avvocato, Croydon. Arthur W.B.Drummond, Gent.n, Croydon. [...]" Probabilmente i primi sintomi della lunga e grave malattia che lo porta alla morte si fanno già sentire nel 1869; del suo ultimo periodo Hoffman ricorda: "Fummo in continua corrispondenza fino a quando morì, nei primi anni settanta. Il suo amabile spirito trapassò dopo molti mesi di sofferenza a causa del più crudele dei mali: il cancro. Ricordo che una certa speranza di tregua dalla spaventosa condanna a morte gli era stata data da medici ed amici che gli dissero che, se avesse solo potuto ottenere una certa quantità di una pianta americana, il condurango, che all'epoca si pensava curasse questo male, avrebbe perlomeno alleviato la sofferenza. Gli mandai una certa quantità di questo preparato, che però non gli giovò: così morì, solo nel suo alloggio londinese, ma certamente non abbandonato, non compianto, onorato, celebrato. La sua fama era troppo strettamente legata alla sua persona per poter durare dopo di lui: si salvò solo nel cuore di coloro che meglio lo avevano conosciuto. [...]" (2) Invece la Fauche scrive: "Lunedi 6 maggio 1872 alle ore 12.00 in una piccola casa vicino Hyde Park è morto Giulio Regondi. Era noto al mondo quale meraviglioso musicista, ma quella non è la sola luce nella quale merita di essere ricordato.[...] Era un buon poliglotta, dacché parlava e scriveva in francese, italiano ed inglese con rara purezza. Pensava poco a se stesso, ma a coloro la cui età richiedeva assistenza superiore ai mezzi che essi avevano per ottenerla, o in qualunque situazione egli vedesse malattia e tristezza, egli, con generosa partecipazione, metteva a disposizione i suoi incassi. È piacevole apprendere la profonda emozione e l'attenzione con cui fu assistito e curato durante gli ultimi venti mesi di intensa e costante sofferenza da parte dei colleghi che gli erano amici. Durante la sua malattia gli fu applicato ogni trattamento medico, ogni rimedio conosciuto. Un'iniezione subcutanea di morfina due volte al giorno per parecchi mesi gli alleviava le sofferenze. Era una creatura rara, e, come tutti gli individui dotati in misura eccezionale, la sua esperienza di vita fu più ricca di dolore e sofferenza che di gioie e piaceri. Che gli possa essere destinato uno stato migliore."(3) La registrazione dell' avvenuta morte si ha il giorno 8 maggio, e viene redatto il certificato di morte: COPIA CERTIFICATA DI REGISTRAZIONE DI MORTE -Rilasciato al GENERAL REGISTER OFFICE, LONDON [stemma araldico] Numero di cert. 8086 B. DISTRETTO DI REGISTRAZIONE Kensington 1872. MORTE nel sottodistretto di Saint John Paddington nella Contea di Middlesex No.17 Portsea Place 18 mesi. Itterizia 3 settimane. stato di prostazione certificato dell'informatore Il funerale ha luogo sabato 11 maggio 1872(5), ed il corpo viene tumulato nel cimitero cattolico di St. Mary, a Kensal(6): "GIULIO REGONDI Sono quasi due anni che questo ben noto nome non compare più negli annunci dei concerti e che la gentile presenza del titolare di tale nome non appare più in questi luoghi dove in precedenza il suo talento era motivo di diletto per molti. Il grande artista non è più: è morto lo scorso lunedì 6 dopo una malattia lunga e dolorosa durata più di 18 mesi. Il talento senza uguali di Giulio Regondi non verrà dimenticato da coloro che hanno avuto la fortuna di sentirlo suonare: agli altri invece sarà noto per le numerose composizioni che ci ha lasciato. Giulio Regondi sarebbe stato un grande esecutore con qualsiasi strumento avesse scelto per esprimere la sua perfetta mente musicale; il suo gusto raffinato avrebbe elevato il più misero dei mezzi che producono suoni musicali. Né la chitarra, né la concertina sono strumenti da concerto che possano essere considerati dotati di grazia, ma nelle sue mani parlavano con un'eloquenza che non dev'essere mai dimenticata. Vogliamo soltanto riferirci al suo affascinante solo per concertina "Les oiseaux", che soleva eseguire così spesso in pubblico in modo ammirevole. Il talento di Giulio Regondi si era manifestato molto presto. Suonava in pubblici concerti quando aveva soltanto dieci anni. Dopo pochi anni ha viaggiato col suo amico Joseph Lidel in Germania: hanno suonato a Darmstadt, Francoforte, Carlsruhe e poi sono andati a Vienna, esibendosi più volte alla corte imperiale e dando inoltre con immenso successo dodici concerti (7) ai quali collaborava anche il figlio di Mozart. Non meno entusiastica fu l'accoglienza del signor Regondi a Praga e, in seguito, a Dresda. Che egli abbia svolto alcuni tours musicali in Inghilterra con alcuni dei più grandi artisti è cosa ben nota. La sua disposizione d'animo era tra le più gentili, sempre pronta a riconoscere il talento altrui; e molte furono le occasioni in cui il suo talento assicurò un generoso sostegno a scopi buoni e caritatevoli. Il funerale del signor Regondi ha avuto luogo sabato scorso [11 maggio] al Kensal Green Cemetery. In accordo con un suo desiderio, vi fu trasportato nella maniera più semplice, alla presenza soltanto di alcuni amici intimi. Tre carrozze listate a lutto hanno accompagnato le sue spoglie dalla sua residenza di Portman [sic] Place al Kensal Green Cemetery. Lo accompagnavano padre White, (il suo confessore), Mr. Binfield, Mr. Gaisford, Mr. Boleyne Reeves, il Dr. D'Alquen, Herr Lidel, Herr Oberthür, Mr. G. Forbes, Mr. Theed, Mr. Johnson e Mr. Bosen. Seguiva una carrozza privata in cui c'erano Mrs. Culpin e le Misses Lidel. Una meravigliosa corona di immortelles, gigli bianchi e violette, è stata posta sulla cassa che, a Kensal Green, era attesa da pochi amici fedeli, tra i quali un gentiluomo, appositamente giunto da Brighton, ed una signora, moglie di uno dei componenti il corteo funebre, la quale, alla fine della cerimonia, ha posto sulla tomba una pianta di rose rosse. Padre White ha officiato il servizio funebre ed alla tomba è stata apposta la semplice iscrizione: GIULIO REGONDI / morto il 6 maggio 1872 / di anni 49 / R.I.P." (8) NOTE (1) Il documento è oggi conservato a Londra, Somerset House, The Strand. Dopo la morte del musicista verrà convalidato in data 17 ottobre 1872 dal giuramento di Thomas Sears Binfield, suo esecutore testamentario. (2) HOFFM. (3) MW, 25/5/1872, p.332-333 (4) Il presente testo è tratto da una copia moderna del certificato, rilasciataci in data 30 ottobre 1981. (5) WYNB. sostiene che sia avvenuto l'8 maggio, ma probabilmente si confonde con l'atto di registrazione della morte, come appunto abbiamo visto poc'anzi nel certificato. (6) Il necrologio pubblicato da The Musical World contiene alcuni errori, evidenziati da WYNB.: Regondi muore nella sua abitazione di Portsea Place vicino ad Hyde Park; (Portman Place invece è ben lontana dal parco; forse l'estensore del necrologio si confonde con la vicina Portman Square ). Il cimitero non è il Kensal Cemetery, vicino alla chiesa di St.Mary, bensì il cimitero cattolico di St. Mary, a Kensal: la tomba, tuttora esistente, porta il n. 1509 (7) (8) Anche questo, ovviamente, dovrebbe essere un dato inesatto. MW, 18/5/1872, p. 315 In realtà sulla lapide n. 1509 del St. Mary Catholic Cemetery, Kensal, oggi si legge: "Of your charity / pray for the repose of the soul / of Giulio Regondi / died / aged 49 / having received all the holy sacraments / R. I. P. ". Così ci ha comunicato Simon Wynberg. I RITRATTI DI GIULIO REGONDI Durante la vita di Giulio sono stati pubblicati alcuni ritratti del musicista(1). Un primo ritratto è del 1831: rappresenta a figura intera un chitarrista bambino con i capelli lunghi ed un ditale che favorisce l'appoggio del mignolo alla cassa armonica. Sotto la figura si legge: "JULES REGONDI / agé de 8 ans / Ai-je bien joué? "; poco più sotto si leggono anche le firme: Weber 1831 e Lith. de Engelmann (2). Chambers segnala un secondo ed un terzo ritratto del 1831, che sarebbero conservati alla British Library di Londra; uno dei due ritratti presenta la dicitura: Giulio Regondi. The young guitar player as he appeared on the 3rd September at the Royal Adelphi Theatre. / Sketches of the Musical World N.3., è pubblicato da Thos.Mc Lean, 26, Haymarket, Sept. 16th 1831, su litografia di Mott, 70, St.Martin's Lane. Sotto l'altro ritratto si legge invece Giulio Regondi. 24 Duke St., St. James's, London (3), pubblicato da John Churchill, 10 Carlton St., Waterloo Place, stampato da Engelmann & Co., Joffroi del.t., senza indicazione di data, ma per Chambers probabilmente dello stesso anno. Non avendo potuto visionare questi due ritratti, non sappiamo se si tratti di tre diverse pubblicazioni dello stesso ritratto, oppure se si tratti di tre, (o forse anche solo due) opere diverse. Il quarto ritratto è del 1841: si tratta della litografia di Kriehuber del 1841, eseguita a Vienna e contenuta nell'album del barone Wimpffen: questa celebre immagine è stata pubblicata sulla copertina dell'edizione Chanterelle delle opere per chitarra di Regondi; la rivista "Il Fronimo" ne ha inserito la riproduzione negli articoli sul musicista(4). Un quinto ritratto è riportato da Bone: si tratta di una litografia che nel 1852 è stata tratta da un dagherrotipo di Laroche (oggi perduto) ed è stata commercializzata da Wheatstone, che, oltre ad essere l'inventore della concertina, è stato anche editore di musica, ed in particolare di Regondi. Un sesto ritratto fotografico appare in copertina all'edizione dei Ten Etudes for Guitar, Edited by John Holmquist(5); la sua provenienza e qualche altra informazione ci sono fornite da Chambers, al quale si deve l'onore della scoperta: si tratta di una fotografia realizzata a Londra dalla ditta Elliott & Fry, (con sede a Baker St., n.55) fotografi di corte e di teatro, come si legge alla base della foto stessa. Gli archivi di questa ditta sono andati distrutti durante la seconda guerra mondiale ed è quindi lecito ritenere che la foto in possesso di Chambers sia anche l'unica che si sia salvata. Dato che la ditta fu fondata nel 1865 e che Regondi, per quanto se ne sa, non si esibì in pubblico oltre il 1868, ci sembrerebbe ovvio restringere a questi anni la datazione della foto. Sul retro, a matita, si legge Guilo [sic] Regondi, accanto ad un timbro della ditta Wheatstone. Tra le immagini del nostro musicista che sono andate perdute ci dovrebbe essere anche un busto, realizzato da Bändel per la Royal Academy Summer Exhibition del 1859. NOTE (1) Nel tracciare il quadro della situazione teniamo d'occhio, oltre alle informazioni già in nostro possesso, lo scritto di Stephen Chambers (Dublino), piuttosto breve, ma denso di informazioni e ricco di interesse, pubblicato in REG2. (2) è in nostro possesso una riproduzione della copia che si trova presso la Biblioteca Nazionale di Parigi. Ci risulta che un'altra si trovi presso la Biblioteca del Congresso, a Washington. (3) Potrebbe essere l' indirizzo della sua abitazione. (4) WYNB. e AMIS3 . (5) Volume segnalato con REG2. Per quanto riguarda l'attendibilità del testo musicale si veda AMIS4 e la rivista "il Fronimo" nel numero successivo, (rubrica "Idee a confronto") dove Marco Riboni passa in rassegna l'edizione musicale, segnalando un'enorme (e motivata) quantità di dubbi. Bisogna poi dire che alcuni di questi (non tutti) sono stati eliminati grazie all'inserimento di un'errata corrige nel volume ad opera dell'editore. La foto è riportata anche in AMIS4. Giunti alla fine di questo nostro percorso, ci sembra opportuno dedicare qualche pagina ad alcune opinioni relative al nostro musicista; già si è dato molto spazio alle recensioni concertistiche, mentre ora diamo voce ad alcune valutazioni critiche di personaggi contemporanei e posteriori a Giulio Regondi. Cominciamo con Richard Hoffman, il critico che gli fu amico: "Il modo in cui Regondi suonava la chitarra mi è sempre sembrato la sua impresa più notevole: aveva aggiunto allo strumento due o tre corde ricoperte, esterne alla tastiera, che usava a volontà; e la meravigliosa espressione che sapeva dare alle sue melodie, non l'ho mai udita da alcuna voce. L'ho sentito suonare Gli Ugonotti di Thalberg, o il Don Juan op. 14, facendo rispondere la chitarra con la massima semplicità alle variazioni più complicate." (1) Si tratta di un'opinione piuttosto nota, in quanto riportata anche da Bone, il quale, di suo, aggiunge: "Dopo aver visto il suo modo di suonare, sir Alexander Macfarren, sir Julius Benedict, Sterndale Bennet e Wallace, nomi guida tra i musicisti del tempo, composero tutti opere per il suo strumento. Neuland, un organista contemporaneo e chitarrista famoso, compose e dedicò al suo amico Introduction and variations for guitar solo, op. 16. Regondi fu personaggio di qualità fini; aveva corporatura magra e personalità avvincente; era inoltre un versatile poliglotta. Le sue mani erano piuttosto piccole, cosicché le corde di una chitarra normale gli erano troppo larghe sul manico e prima di suonare su una chitarra nuova adattava le corde avvicinandole tra di loro, soprattutto la prima e la seconda. Una chitarra costruita dal viennese Staufer, che sull'etichetta porta l'autografo di Regondi, era in possesso del col. Temple di Londra. Regondi regalò questa chitarra a un allievo, e per tale ragione vi appose la dedica all'interno. Nessuno, dai tempi di Giuliani, aveva creato tanto interesse intorno alla chitarra quanto Regondi; e con lui se n'è andato l'ultimo dei grandi chitarristi dell'epoca. Ma per mezzo di lui e delle sue esecuzioni lo strumento ha ricevuto un impulso: la sua influenza è stata notevole. [...] Poche sono le composizioni per chitarra di Regondi che sono state pubblicate: egli era soprattutto un concertista, un virtuoso, e le sue composizioni richiedono che sia un virtuoso ad interpretarle; per questa ragione non ebbero grande diffusione. Esse tuttavia documentano e qualificano Regondi in una posizione eminente, come musicista raffinato, sebbene richiedano eccezionali capacità d'esecuzione. [...] Regondi scrisse due concerti per concertina, parecchi metodi, studi, ecc., e più di 200 composizioni originali o trascrizioni per concertina sola, con voce, con altri strumenti, ed il pezzo Les Oiseaux op.12, particolarmente grazioso e molto amato dal pubblico. Tali composizioni per concertina sono state pubblicate da Ashdown a Londra e da Wheatstone a Londra e Dublino. Regondi scrisse qualche canzone: Absence, dedicata a M.me Schuster, pubblicata nel 1854, Tell me my heart why so desponding ed As slowly part the shades of night, entrambe pubblicate nel 1855, e l'Aviso, nel 1860 da Wessell a Londra."(2) La più volte citata Fauche afferma, dopo la sua morte : "Il mondo conosce qualche cosa di Giulio Regondi anche se è ben lontano dal sapere tutto ciò che avrebbe potuto conoscere. L'uomo è la creatura delle circostanze; e le circostanze sono state contro di lui, altrimenti egli avrebbe ottenuto un posto tra i figli più illustri dell'arte, un posto per il quale, grazie al suo talento supremo, egli era idoneo." (3) Fino a qui si tratta di documenti facilmente reperibili ed abbastanza conosciuti. Vogliamo in conclusione pescare invece in qualche cosa di più raro: possiamo leggere qualche stralcio da una rivista italiana di qualche decennio fa, L'arte chitarristica, interessante, oltre che per la sua rarità, anche perché ci immerge totalmente in una delle tante polemiche d'epoca: in questo caso si fronteggiano e si contrappongono i chitarristi italiani e quelli spagnoli; ed ogni gruppo sostiene evidentemente i propri connazionali. Ovviamente questa rivista riporta le opinioni degli italiani. Scrive A.L.S., parlando di difetti: "[...] Nella musica di Carcassi in mio possesso non ne trovo traccia, e tanto meno in quella di Regondi la cui stesura tecnica è semplicemente perfetta. Da quanto ho potuto sapere su di lui lo considero il più grande chitarrista che sia mai esistito. Come compositore, nessuno lo uguaglia nel magistrale, vasto, elegante trattamento dello strumento, armonicamente e armoniosamente ricco e sempre vario. E che vena melodica. Mi avverrà di riparlare di questo grande artista."(4) Ma anche gli spagnoli non sembrano disposti a concessioni: "[...] Quante e quante discussioni ho avuto io molti anni fa sullo stesso argomento con Llobet, Del Castillo, Cottin, Zurfluh e tanti altri per i quali nulla era degno di stima eccetto la musica spagnola con a capo Sor addirittura divinizzato. Il più intransigente era Llobet. Tutto quello che riuscii a strappargli un giorno citandogli il nostro grande Regondi fu: 'si, ne ho inteso parlare'."(5) Anche Tonazzi esprime, nel suo italiano molto particolare, un certo risentimento nel vedere che gli spagnoli, per spirito nazionalistico, non riconoscono la grandezza di Regondi, e che gli italiani, per qualche strana ragione, ne seguono l'esempio: "Regondi "vive" nel romanticismo e del romanticismo. Ogni sua espressione pulsa e si manifesta nella maniera propria di quel periodo e sta appunto in ciò l'importanza di questo compositore che, oltre all'intrinseco valore delle sue opere, dimostra spiccata sensibilità e coerenza per la corrente artistica del suo tempo. Poche opere sue si possono trovare, ma - non è il numero che conta - sono sufficienti per collocarlo tra i nostri maggiori. Fu acclamatissimo concertista sia come "enfantprodige" che nella maturità. Entusiasmò i pubblici più esigenti dei maggiori teatri d'Europa e da molti critici dell'epoca fu ritenuto superiore a Giuliani ed a Legnani. Della sua tecnica agguerrita ne sono testimoni le sue composizioni. Le sue opere interessantissime sia dal lato artistico che tecnico, denotano squisita nobiltà d'ispirazione. È sufficiente la sola Opera 3 [in realtà op.23] (Introduzione e Capriccio) per poter definire Regondi il maggiore ed il più romantico della nostra letteratura. Il suo stile lascia intravvedere una certa influenza chopiniana, però non possiamo accertare se a lui sia stata nota la produzione del compositore polacco, ad ogni modo, anche se detta produzione fu conosciuta dal Regondi, resta in lui sempre vivo e palpitante il carattere italiano. Per finire, diremo che le composizioni del Regondi sono inspiegabilmente poco eseguite. Una delle principali ragioni della scarsissima notorietà delle opere di questo chitarrista compositore sta nel fatto che i più noti concertisti (leggi spagnoli) non lo fanno figurare nei loro programmi e, in secondo luogo, la quasi impossibilità di trovare le sue opere e le difficoltà tecniche che queste opere presentano. È umano che gli spagnoli non eseguano la musica italiana che poco si confà al loro carattere, d'altra parte non è giusto che gli italiani seguano il loro esempio. [...]" (6) NOTE (1) HOFFM. (2) BONE (3) MW, 25/5/1872, pp.332-333 (4) Ar.Chit. (5) Ibid. (6) TNZZ. CATALOGODELLEOPERE PREMESSA La British Library di Londra conserva la maggior parte delle edizioni a stampa delle opere di Regondi oggi conosciute e, per ogni edizione, propone una data di pubblicazione. Il presente catalogo è basato quindi soprattutto sulle informazioni provenienti dalla biblioteca londinese, con le integrazioni che sono state possibili grazie ai reperimenti in altre biblioteche. Si tenga tuttavia presente che le proposte di datazione provenienti da altre biblioteche non sempre coincidono con quelle della British Library: tanto per fare un esempio, quelle della Bodleian Library di Oxford non coincidono mai. Abbiamo deciso di dare notizia anche dei titoli di opere contenuti nelle recensioni ottocentesche, o in altre fonti biobibliografiche, di cui non abbiamo trovato traccia nelle biblioteche. ABBREVIAZIONI BL OPERE PER CHITARRA Rêverie - Nocturne op. 19 (1) Offenbach s/M André [BL:1864] KB, KMAB, NB, Cp Amisich. Em: Suvini Zerboni; Fête villageoise - Rondo-Caprice op. 20 Offenbach s/M André [BL:1864] BL, NB, KMAB, KB, Cp.Amisich; 1er Air Varié op. 21 Offenbach s/M André [BL:1864] BL, NB, KMAB, KB, Cp.Amisich; 2me Air Varié op. 22 Offenbach s/M André [BL:1864] BL, NB, KMAB, KB, Cp. Amisich; Offenbach s/M André [BL:1864] BL, NB, KMAB, KB, Cp.Tonazzi, Cp. Amisich. Em: Zanibon; 10 studi per chitarra(2) Ms Sleptsov, (non autografo) Ms Kovalevskaia (non autografo) Em: Orphée MS autografo "Vienna, February 4th / 1841, Giulio Regondi". KMAB; MS autografo "Andante de L.Schulz pour la Guitarre. Giulio Regondi, Vienna 9th February 1841" GM (album Wimpffen III, p. 46); Opere disperse (3) Introduction et Caprice op. 23 CANZONI, CON ACCOMPAGNAMENTO DI PIANOFORTE Absence Londra [BL: 1854]. BL An onward flows that living stream Londra,Addison Hollier & Lucas [Bod: 1855] Bod. As slowly part the shades of night Londra, Wessel & Co. CONCERTINA SOLA [BL: 1855]. BL L' Avviso Londra, Wessel & Co. [BL: 1860]. BL Tell me heart! Why so desponding? Londra [BL: 1855] BL A set of three Waltzes Londra [BL: 1844] BL, Bod Regondìs up-to-date German Concertina Tutor(4) Dance Album for the german concertina; contains several sets of Quadrilles, Lancers [...] Londra, Sheard [BL: 1876] BL Regondìs 200 Christy minstrels and Buckley serenaders songs Londra, Sheard [Bod: ca 1865] Bod. "Ecco ridente il cielo" Londra [BL: 1876] BL Remembrance Londra [BL: 1872] BL Fantaisie d' Alard sur Norma Londra [BL: 1870] BL Ricordate di me Londra [BL: 1872] BL Fantaisie d'Artot sur Robert Londra [BL: 1870] BL Rudimenti del concertinista Londra, Scates for the author [BL: 1844] BL, Bod Fantaisie de Concert sur Le Trovatore Londra [BL: 1859] BL Scéne [da Robert le Diable] Londra [BL: 1872] BL Favorite Airs from Lucrezia Borgia Londra [BL: 1855] BL Scéne de Ballet [= Fantaisie op.100 di De Bériot] Londra [BL:1870 e 1872] BL Favorite Airs from Zampa Londra [BL: 1855] BL Gems of Chopin Londra [BL: 1854] BL Hexameron du concertiniste, six Etudes du Concert Londra, Wheatstone & Co. [BL: 1853] BL, NB Minuit de C.P.Lafont arrangé Londra [BL: 1871] BL New Method for the concertina Londra,Wessel & Co; Dublino,Scates [BL: 1857] BL, Bod Regondìs comic and Christy Album, 7 books Londra, Sheard [Bod:1860/65] Bod Regondìs comic and Christy Album, 9 books Londra, Sheard [BL: 1877/80] BL Regondìs concertina melodist , nn. 1-6, Londra "Musical Bouquet" Office [ BL: 1854-58] BL Selection from the most celebrated oratorios, masses [...] 4 books Londra [BL:1868-72] BL Londra [BL: 1859] BL Solo "Souvenir d' Amitié" Londra [BL: 1872] BL "Thou art gone from my gaze", Linley's [...]ballade Londra [BL: 1872] BL Voyage lyrique, 24 nos. Londra, Wessel & Co [BL: 1852-58] BL Ms autografo "Pour melophon. Giulio Regondi, Vienna, 10th February 1841" (Album Wimpffen III, p. 46) Ms non autografo Prelude pour concertina played by author at his public concerts. Cp. Amisich Opere disperse(5) DUE CONCERTINE Opere disperse (6) CONCERTINA ED ORCHESTRA Opere disperse (7) CONCERTINA E VIOLONCELLO Opere disperse (8) ARPA E PIANOFORTE Hommage à Weber - Grand duo brilliant sur l'opéra Der Freischütz (di G.Regondi e C.Oberthür) Londra [BL: 1855] BL Oberon [...] de Weber - Grand duo concertant [...] (di Regondi e Oberthür) Londra [BL: 1868] BL CONCERTINA E ARPA Hommage à Weber - Grand duo brilliant sur l' opéra Der Freischütz (di G.Regondi e C.Oberthür) Londra, Ashdown & Parry [BL: 1856] BL Mendelssohn's Six Lieder ohne Worte, op. 57 (trascriz. Regondi e Oberthür) Londra, Ashdown & Parry [BL: 1850] BL Moliquès Six Melodies s.l. [BL: 1857] BL Oberon [...] de Weber - Grand duo concertant [...] (di Regondi e Oberthür) Londra [BL: 1868] BL Oberthür's Cadeaux de noces. Trois Nocturnes Londra, Ashdown & Parry [BL: 1852 e segg.] BL Oberthür's Souvenir de Schwalbach s.l. [BL: 1851] BL Opere disperse(9) CONCERTINA E PIANOFORTE Andante and Allegro (dal Primo Concerto in re), s.l. [BL: 1853] BL Londra [BL: 1855] BL Boosey's repertorie [...] the most popular modern Beethoven's Adelaide operas [...] arranged by G.Regondi and others.28 nos. Londra, Boosey & Sons [BL: 1854 e segg] BL De Bériot's 1er Concerto s.l. [BL: 1868] BL De Bériot's 6me Air Varié s.l. [BL: 1868] BL Echos lyriques. 2 nos. Londra, Chidley [BL: 1854] BL, Cp Amisich (solo la parte pianistica) Ernst's Elégie pour la mort d' un objet chéri s.l. [BL: 1853] BL Fantasia on Airs from Bellinìs Opera La Sonnambula Londra [BL: 1855] BL Fantasia on Airs from Gounod's Opera Faust Londra [BL: 1865] BL Fantasia on La Traviata Londra [BL: 1859] BL Hommage à Weber - Grand duo brilliant sur l' opéra Der Freischütz (di G.Regondi e C.Oberthür) Londra, Ashdown & Parry [BL: 1856] BL Introduction and Variations on an Austrian Air, op.1 Londra [BL: 1855] BL Introduction et Caprice Londra [BL: 1861] BL Les gages d'Amitié. 13 nos. Londra,Ashdown & Parry [BL: 1864] BL, Bod. Melange on Airs from le Diamans [sic] de la Couronne Londra, Wheatstone & Co [BL: ca 1850] BL (solo la parte del piano) Mendelssohn's Six Lieder ohne Worte, op. 57 (trascriz. Regondi e Oberthür) Londra, Ashdown & Parry [BL: 1850](10) BL Moliquès Six Melodies Londra,Ashdown & Parry [BL: 1851](11) BL Morceau de fantaisie. Larghetto e capriccio Londra [BL: 1860] BL Morceau de Salon. Andantino et CapriccioMazurka. Londra [BL: 1855] BL Oberon [...] de Weber - Grand duo concertant [...] (di Regondi e Oberthür) Londra [BL: 1868] BL Oberthür's Cadeaux de noces. Trois Nocturnes Londra, Ashdown & Parry [BL: 1852 e segg.] BL Oberthür's Souvenir de Schwalbach s.l. [BL: 1851] BL Petit Bijou de Jetty Treffz (Regondi e Clinton) Londra, Ashdown & Parry [BL: 1850] BL Le delizie dell'Italia - 18 selected melodias from the operas Petites Fantaisies Ecossaises. 6 nos. (G.Regondi e J.Clinton) Londra [BL: 1855] BL Londra, Wessel & Co [BL: 1849] BL Petites Fantaisies Irlandaises. 6 nos. Londra [BL: 1855] BL - Second series [BL: 1858] BL Reichardt's song "Thou art so near and yet so far" Londra [BL: 1861] BL Leisure moments for beginners on the concertina Londra, Wessel & Co, Rodès La ricordanza Londra, Ashdown & Parry Dublino, Scates [BL: 1853] BL [BL: 1857] BL, Bod. Romance "L'ombrosa notte vien" from Hummel's [BL: 1856] BL Mathilda (Regondi e Dixon) Spohr's Concerto Dramatique Londra,Ashdown & Parry s.l. [BL: 1861] BL [BL: 1858] BL Trois marches funèbres, transcrites. 3 nos 4 Romances from Krakamp's Flora Londra [BL: 1854] BL (Regondi e Krakamp) s.l. [BL: 1858] BL Voyage lyrique - 24 politico-national airs. 24 nos Londra, Wessel & Co Santa Lucia, neapolitan air [BL: 1852-58] BL (Regondi e Lidel) Londra, Ashdown & Parry Wallacès Premier Nocturne [BL: 1861] BL Londra, Wessel & Co [BL: 1856] BL, Bod. Scéne Champêtre. 2me Morceau de Concert Londra [BL: 1868] BL Weber's Glee "Beauty's Praise" s.l. [BL: ca.1865] BL Schloesser's "Terpsichore" (adattam. Regondi e Schloesser) Opere disperse(12) Londra, Ashdown & Parry DUE CONCERTINE E PIANOFORTE Selection from Il Trovatore & La Traviata Londra, [BL: 1859] BL Ten Trios, italian and others (Regondi e Clinton) Londra, Wessel & Co [BL: 1850/55] BL, Bod. VOCE, PIANOFORTE E CONCERTINA Les concerts de société. Selection of German Songs Londra, Wessel & Co [BL: 1854 e segg] BL, Cp Amisich (alcuni nn.) NOTE (1) Le opp. 19-23 sono state pubblicate in facsimile dalla Chanterelle. In una prima edizione facevano parte del volume anche gli Studi n. 1, 3 e 4, nonché uno studio 4(b), che invece non dev'essere ritenuto originale per chitarra, trattandosi dello Studio n.4 da Hexameron du concertiniste, e quindi originale per concertina, in una versione chitarristica datata 1944, manoscritta, proveniente probabilmente dalle musiche della collezione di D.Prat, attualmente in possesso di Robert Spencer). Nella seconda edizione (dopo la pubblicazione dei Dieci Studi per chitarra da parte della Orphée) compaiono solamente le opp. 19-23. (2) Il volume Ten Etudes for Guitar, edited by John Holmquist, uscito nel 1990, si basa su due manoscritti provenienti dall'Europa orientale. In precedenza erano stati pubblicati separatamente: Etude n.1 , pubblicato nel 1902 sulla rivista "Die Guitarrefreund" ; nella c.p.Tonazzi esisteva una copia dello Studio n.1 pubblicato a Milano da Vezzari nel 1935; la KMAB conserva una copia ms. non autografa. Etude n.3, in "Musikbeilage / Freie Vereinigung zur Förderung guter Guitarrenmusik" I, n. 5 (1904) ; copie in KMAB, KB, BS. Etude n.4, in "Musikbeilage / Freie Vereinigung zur Förderung guter Guitarrenmusik" II, n. 1 (1905) ; copie in KMAB, KB, BS. Monzino e Garlandini (s.a.) hanno pubblicato, col titolo di "Allegro Cantabile", la prima sezione di tale studio. Etude n. 9, in "The Orphée Catalogue 1986", pp. 48-49 (3) Bone, in The Guitar e mandolin, cita le seguenti opere per chitarra: Overture to Oberon, Wanderstunden (trascritta da un originale di Stephen Heller), Kathleen Mavourneen, canzone di Crouch (trascritta con accompagnamento di chitarra). Tra le opere citate dai giornali dell'epoca, che non ci sono pervenute, ricordiamo: Grosse Fantasie (Darmstadt, 15/10/1840) e Fantasia (eseguita a Vienna il 24/1/1841): forse si tratta della stessa opera. Spesso Regondi eseguì delle trascrizioni da originali di Thalberg: Erinnerung an Don Juan, Huguenotten-Fantasie, Souvenir des Gibellins (a volte citate con titoli differenti). Chiaramente da Rossini è invece l'Ouverture della Semiramide. Negli anni cinquanta eseguì un solo su un'aria da I Capuletti e Montecchi, e nel 1861 a Liverpool un Solo: La Chasse. (4) Quest'opera è citata da F. Pazdirek nel suo Universal Handbuch der Musikliteratur aller Zeiten und Völker, Wien s.a., pp. 111-112: ma di essa non abbiamo trovato traccia. Alla BL esiste una copia di un rifacimento più tardo, dalla quale il nome di Regondi è praticamente scomparso. (5) F.Pazdirek ( op.cit. ) ricorda le seguenti opere di cui non abbiamo trovato traccia: Album of New Vocal and Dance Music, 100 Country Dances, Londra, Sheard, Sacred Album, Londra, Sheard, 60 Selected Sacred Songs, Londra, Sheard 60 Selected Songs and Ballads, Londra, Sheard 71 Sims Reeves Songs and Ballads, Londra, Sheard Trascrizione di "'Tis the harp in the air" (di Wallace) Dai programmi dell'epoca risultano i seguenti titoli: Solo da "La Sonnambula", Fantasia sulla "Lucia di Lammermoor", Rondò "Les Oiseaux" op.12, oltre alle trascrizioni di "Quis est homo", da Rossini e di un Pezzo da concerto e di un Concertino (forse due titoli per lo stesso brano?) da Mayseder. (6) Abbiamo notizia di un Duetto concertante eseguito nel 1852 a Londra da Regondi e Blagrove. (7) Regondi eseguì a Liverpool nel 1847 un suo Concerto: sui programmi appare l' indicazione MS; dai giornali sappiamo che poi compose un II Concerto. (8) Della produzione per concertina e violoncello, sicuramente in collaborazione con Joseph Lidel, ci sono rimaste solamente delle notizie: il 15/10 1840 a Darmstadt venne eseguito un Duetto concertante su un canto polacco: forse è quello che altrove viene definito Duetto concertante di Bohrer; vista la scarsa popolarità del melophon / concertina prima di Regondi, crediamo di poter dubitare che si tratti di opera originale: probabilmente è una trascrizione effettuata da Regondi stesso. A Praga i due musicisti hanno eseguito un Concertante su canzoni della Stiria ed un Duetto Concertante su temi da "Zampa", in altre sedi un Duetto concertante su arie del Guglielmo Tell (Schubert e Kummer) (9) Dalle recensioni concertistiche emergono due titoli per concertina ed arpa, eseguiti ( e probabilmente composti) da Regondi e Boleyne Reeves: Duetto su Arie del Mosè (eseguito il 22/6/1855); Duo concertante su arie dall'"Etoile du Nord" (10) C'è una discordanza, seppur minima, sulla data di edizione proposta dalla British Library (cfr. anche "Concertina ed arpa") (11) è curioso notare come la British Library proponga due date molto diverse anche per questa raccolta, nella versione per concertina e piano ed in quella (cfr.) per concertina ed arpa. Inoltre di una dà città e casa editrice e dell'altra invece l'indicazione s.l. (12) Pazdirek ricorda le seguenti opere di Regondi per concertina e pianoforte: Recollections of home, edizioni Cramer; Récréations des élèves - 2 Morceaux de Salon, Londra,Ashdown & Parry; Swiss girl - fantasia, Londra,Ashdown & Parry. BIBLIOGRAFIA LIBRI, SAGGI, ARTICOLI, STUDI pp.340-341 Zeiten und Völker, pp. 111-112 Biography, pp. 866-867 of Fifty Years, 1910, pp.76-82 Instrumental Kompositionen, pp. 71-73 1927, pp. 78-80 pp. 259-260 1950, n.19, pp.7-8; nn. 20/21, pp. 14-16 nel Romanticismo, 1950, n.24, pp. 14-16 pp. 291-296 Geschichte und Gegenwart, Kassel Basel London 1963, vol. XI,coll.142-143 - storia e letteratura, pp. 93-94 (a cura di Simon Wynberg), 1981 1982, pp.8-14 1983, pp.32-34 1986, pp.34-43 e concertista, 1988, pp.28-40 anni 1830-31, 1988, pp.19-25 (a cura di John Holmquist), chitarra, 1991, pp.36-48 1991, pp.38-45 RIVISTE DELL' OTTOCENTO 21 aprile 1830, pp3-4 1 maggio 1830, p3 4 giugno 1830, p.3 (III) 1831, p. 176 (XXXIV) 1841, pp. 14, 30-31, 35,94,130,288,303,383 76, 204 (VI) 1846, p. 640 #1841, coll. 217-18, 276-77, 317-18, 333, 384-85, 426 1846, coll. 853-854 n.30, 9 marzo 1841 1847, p.81 5 gennaio 1841 5 febbraio 1841 20 maggio 1853 21 settembre 1855 4 maggio 1861 26 giugno 1852, p. 413 24 giugno 1854, p. 423 23 giugno 1855, p. 395 5 gennaio 1856, p. 14 31 maggio 1856, p. 342 13 giugno 1857, p. 380 13 luglio 1861, p. 443 17 maggio 1862, p. 315 2 luglio 1864, p. 429 2 maggio 1868, p. 303 23 maggio 1868, p. 353 5 settembre 1868, p. 621 18 maggio 1872, p. 315 25 maggio 1872, pp. 332-333, 334