Philippe Meirieu, Des enfants et des hommes

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Philippe Meirieu, Des enfants et des hommes
Philippe Meirieu, Des enfants et des hommes, littérature et
pédagogie: La promesse de grandir, Esf, Paris 1999, pp.
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Recensione di Rita Minello – 24 maggio 2006
Abstract
Philippe Meirieu affronta le tematiche fondamentali dell’educazione attraverso lo studio di
svariate opere letterarie, appartenenti a generi diversi, ma accomunate dalla caratteristica di
mettere in luce le difficoltà di crescere e la necessità di apprendere. La tesi sostenuta
dall’autore riguarda l’esigenza di riflettere individualmente e collettivamente sui processi
educativi secondo l’approccio letterario, per sciogliere i nodi educativi legato al contesto, ai
fini ed ai mezzi dell’educazione.
Recensione
Autore sempre presente nel dibattito attuale francese, spesso accusato di tentare
una decostruzione della cultura e del sistema scolastico nazionale, in favore di un
pensiero unico dominante che allontana dai valori della Francia repubblicana per
accogliere i principi del meticciamento interculturale e istituzionale.
In tutte le opere precedenti di Meirieu, nella sua attiva partecipazione alla riforma
francese del sistema liceale, nei contributi teorici alla pedagogia della differenza,
sempre ritroviamo l’idea che l’educazione non è didattica, e che si impara ad
educare più dalle opere letterarie che dai saggi pedagogici. Perché la letteratura
coglie i sentimenti pregnanti dell’agire educativo e li restituisce al lettore nella loro
complessità pedagogica. Si riconosce, nel saggio Des enfants et des hommes, il
tentativo di conciliare l’utilità formativa con il piacere della lettura, più che la
necessità di affrontare in senso rigoroso l’opera letteraria secondo il filone dei
“romanzi di formazione”. Anzi, il richiamo va costantemente ai problemi del ruolo
dell’educatore, dei rapporti scuola-società, della violenza e protezione del minore,
della pedagogia della differenza.
Primo volume di una serie dedicata alle opere letterarie che affrontano i temi della
formazione, presenta dieci “letture” che partono da Perceval e dalla ricerca del
santo graal (Chrétien de Troyes), affrontano i romanzi dell’utopia pedagogica,
(1984 di Orwell), e anche i temi dell’avventura (Ferdydurke de Gombrowicz)1,
dell’ironia (Giraudoux ou Montherlant)2, della follia da cui dobbiamo preservare gli
altri e a cui dobbiamo sopravvivere (Kenzaburô Ôé)3, della sofferenza e del bisogno
di oblio (La Tregua, di Primo Levi)4, per far emergere gli immaginari educativi degli
insegnanti e riportarli al necessario realismo. L’epilogo è rappresentato dal piccolo
1
“Aider l’autre grandir en assumant son immaturité”, p. 89.
“À travers Intermezzo de Giraudoux, on assiste à une description humoristique de la marche forcée
vers l’ordre, la raison, le progrès qui constituent la trinité laïque au bon vieux temps”. p.64.
3
“Aider l’autre à grandir en le préservant de notre folie …] Dites-nous comment survivre à notre folie”,
p. 55.
4
“À grandir quand même… J’en oublie”, p.79
2
1
Poucet (protagonista del Sagouin, di Mauriac), che permette all’autore di
sottolineare la differenza fra una scuola formativa e una scuola “bancaria”5.
Lezioni “di saggezza” che incidono con forza nel tumulto ideologico e formativo che
secondo l’autore caratterizza la società contemporanea.6
E’ vero che l’approccio pedagogico alla letteratura è stato ripreso più volte, nel
corso della storia della pedagogia, tuttavia riteniamo che qui l’elemento letterario
vada considerato quasi un pretesto per affrontare la relazione educativa fra tutti i
principali attori: genitori e figli, insegnanti e allievi, società educativa. Perché non si
cresce da soli, ma con gli altri, soprattutto oggi, quando crescere è diventato così
difficile. In effetti, secondo l’autore, crescere non è mai stato semplice, come
testimoniano i personaggi che prende a testimonianza. Soprattutto quando la
scuola richiede il sacrificio della tua giovinezza e gli educatori che ti circondano ti
promettono, in cambio del sacrificio, il futuro successo sociale.7 Meirieu è
particolarmente attento a denunciare i tentativi di manipolazione demagogica del
giovane che permettono all’adulto di togliergli la libertà di scelta.
Il problema che a nostro avviso si trova ad affrontare chi si avvale della letteratura
per esaminare problematiche formative, sono sostanzialmente due. Il primo
riguarda il pericolo di trasferire il principio di “sacralizzazione”, ben presente nel
mondo letterario, anche all’ambito formativo, allontanando gli attori del processo
educativo dal quadro realistico del dibattito, per condurli nell’area del più roseo
idealismo pedagogico. Il secondo concerne la tentazione di incasellare la natura
composita delle problematiche formative in “generi” e filoni, sulla scia dei percorsi
narrativi, per applicarvi le tecniche di analisi e le figure retoriche tipiche del
contesto letterario.
Seppure attraverso panoramiche intriganti e stile affabulatore, ci sembra che
Meirieu non sfugga completamente a questi limiti.
In ogni caso, l’autore è consapevole di operare al punto limite, là dove la buona
volontà dell’educatore nel cercare di ricercare il meglio per l’altro, si scontra con il
rischio di abuso: non è possibile fabbricare persone. Il dottor Frankenstein nel
cercare di fabbricare la sua creatura, con calcolo sacrilego ha voluto eliminare
l’imprevedibilità della nascita e della crescita di un ragazzo, ma anch’egli è rimasto
sconfitto di fronte all’impossibilità di controllare l’altro e la lotta alla morte8. Ha
creduto d’inscrivere l’educazione nella poiesis, quando quest’ultima non può essere,
come chiarisce Francis Imbert, che praxis: “Se la poiesis reclama una Figura
d’Autore, Maestro di senso, capace d’assicurare la prevedibilità e la reversibilità dei
difetti di produzione, la praxis si propone di operare con attori, soggetti singoli che
si determinano e si incontrano sulla base delle loro non-padronanze di senso, e
dell’imprevedibilità a cui pervengono le determinazioni e gli incontri”.9
5
“de distinguer la construction du sens à l’école et l’utilitarisme d’une pédagogie ‘bancaire’ qui
prétendait écarter ‘les questions anthropologiques’ fortes qu’elle réservait aux adultes ou considérait
comme incompatibles avec le principe de laïcité.”p.128.
6
“Il s’agit en fait surtout d’éprouver, à travers un texte [...] l’émotion étrange d’un éducateur aux prises
avec un être dont il veut le " bien " et qu’il ne peut pourtant pas contrôler Retrouver à la lecture d’un
ouvrage, l’inquiétude de ne pas être à la hauteur, la tentation du découragement qui s’instille et la
violence du volontarisme qui affleure.". Introduzione, p.6.
7
«Sois sage, travaille... et tu réussiras!». “Mais la promesse de réussite est usée jusqu'à la corde. Alors,
pourquoi grandir ? A quoi cela peut-il bien servir d'apprendre?” p. 32
8
P. Meirieu, Frankenstein pédagogue, ESF, Paris 2006, p.83.
9
"Si la poiesis réclame une Figure d'Auteur, Maître du sens, capable d'assurer la prévisibilité et la
réversibilité de ses tâches de production, la praxis se propose de faire avec des acteurs, des sujets
singuliers qui s'engagent et se rencontrent sur la base de leur non-maîtrise du sens, et de
l'imprévisibilité de ce qui peut advenir de leur engagement et de leur rencontre". Françis Imbert, Vers
une clinique du pédagogique, Vigneux, Matrice, 1992, page 112.
2
Indice
Prefazione: Sul buon uso della letteratura in pedagogia. La letteratura come utile
formazione pedagogica. Uno studio pedagogico dei testi letterari come esercizio
essenziale nella formazione degli educatori. 1. Perceval, o “sulla difficoltà di
crescere”. 2. “I pericoli dell’obbligo di crescere”: 1984 di George Orwell. 3. “Quando
l’amore impedisce di crescere”: La città dove il principe è un bambino, di Henri de
Montherlant. 4. “Regalare il gusto di crescere”: Intermezzo, di Jean Giraudoux. 5.
“Affrontare il male per crescere”: Demian, di Hermann Hesse. 6. “Crescere senza
adulti”: Sotto il regno di Bone, di Russell Banks. 7. “Crescere tra due culture”:
L’avventura ambigua, di Cheik Hamidou Kane. 8. “Crescere assumendosi la
responsabilità della propria immaturità”: Ferdydurke, di Witold Gombrowicz. 9.
Aiutare gli altri a crescere perseverando nella nostra follia”: Diteci come
sopravvivere alla nostra follia, di Kenzaburô Ôé. 10. “Crescere quanto serve”: La
Tregua, di Primo Levi. Epilogo: Dalla letteratura alla pedagogia. La pedagogia come
simulazione. Una simulazione pedagogica.
Autore
Philippe Meirieu, autore di numerosi testi di pedagogia, è stato insegnante in tutti i
gradi del sistema scolastico, poi si è dedicato alla formazione degli insegnanti. Dal
1983 è docente di scienze dell’educazione allo IUFM di Lione. Redattore di collane
pedagogiche e autore di serie televisive su questioni educative. Attualmente si
occupa dei rapporti fra etica e pedagogia.
Bibliografia essenziale dell’autore
Nella vasta produzione dell’autore, fra cui compaiono anche molti commenti ad
autori classici della pedagogia, riproposti e riletti, ricordiamo:
Meirieu P., Frankenstein pédagogue, ESF, Paris 2006
Meirieu P., Lettre à un jeune professeur, Editions Sociales Françaises (ESF) - France
Inter, Paris 2005 [il testo è recensito in altre pagine del presente sito].
Meirieu P., Enseigner scénario pour un métier nouveau, ESF, Paris 1998
Meirieu P., La pédagogie entre le dire et le faire, ESF, Paris 1995
Meirieu P.- Hameline D., L'école et les parents. La grande explication, Plon, Paris
2001
Meirieu P.-Freire P., Comment alphabétiser les adultes?, Publ. École Moderne
Francaise, Paris 2001
Meirieu P.Grangeat M., Métacognition et aide au travail scolaire des élèves, ESF,
Paris 1999
Meirieu P., Le choix d'éduquer. Ethique et pédagogie, ESF, Paris 1999
Meirieu P., Repères pour une éducation nouvelle. Enseigner et (se) former, in
Chronique Sociale, Lyon 1999
Links
http://www.meirieu.com/
[Il ricchissimo sito di Meirieu. Oltre a bibliografie e sitografie, il sito offre numerosi
contributi pedagogici e d’attualità. Anche un intero corso di pedagogia dell’autore, e
uno di filosofia dell’educazione]
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