l`alimentation des animaux sauvages en captivité
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L’ALIMENTATION DES ANIMAUX SAUVAGES EN CAPTIVITÉ 1er - 2 avril 2004 PARC PHOENIX NICE, FRANCE L’ALIMENTATION DES ANIMAUX SAUVAGES EN CAPTIVITÉ SOMMAIRE Bentivegna Flegra : Mantenimento ed alimentazione delle tartarughe marine in ambiante confinato ''''''''''''''''''''.... 1 La digestion chez les animaux '''''''''''''''''. 5 Bonaccorso Alexandre : Alimentation des amphibiens en captivité ''''''''''''.. 9 Bogé Gérard : Bougazelli Stéphane : Alimentation des principaux reptiles couramment rencontrés chez les amateurs '''''''''''... 15 Carlus Jean : L’alimentation des tortues dans la nature et en captivité ''''''. 19 Dupeux Dominique : Artemia salina : collecte sur les marais salants d’Aigues-Mortes et valorisation ''''''''''''''''' 41 Escoubet Pierre : Régimes alimentaires chez les Echinodermes ''''''''''.. 47 Firmin Yves : L’alimentation des reptiles ''''''''''''''''''' 55 Guérineau Jean-Mary : L’alimentation des Insectivores : 63 élevage des Blattes, Grillons et Criquets ''''''''''''' Madern Thierry : Pour une bonne alimentation des plantes d’aquarium '''''''. 77 Maignet Pascal : Ephestia kuehniella : hôte de substitution pour élever des insectes utiles opportunité pour nourrir d’autres organismes ? '''''''.. 83 Masanet Patrick : Reproduction en aquarium et alimentation de Platax orbicularis Perez Jean-Jacques : L’alimentation artificielle pour Arthropodes '''''''''''' 87 Peyre Françoise : Synthèse réglementaire relative à la faune sauvage et notamment à la faune sauvage captive ''''''''''''. 97 Revest Laurent : L’importance de l’alimentation lors de l’acclimatation des poissons '.. 103 Riva Alain : Réflexions sur le rôle de la matière organique dissoute dans la nutrition chez les Invertébrés marins ''''''''''' 109 Roussange Christel : L’alimentation des animaux en captivité '''''''''''''. 121 Scaps Patrick : Les vers marins : une source importante d’aliments pour les élevages d’organismes d’intérêt commercial '''''''''.. 129 Walton Bruce : L’alimentation d’oiseaux marins ''''''''''''''''... 137 Grésillon Sylvain : La préparation de l’alimentation pour les animaux sauvages et domestiques '''''''''''.. 143 ... 85 IOPR, 2004 – L'alimentation des animaux sauvages en captivité. Journées Biologiques du Parc Phoenix, 1-2 avril 2009 à Nice, France. Mém. Institut océanogr. Paul Ricard, 149 pp. Directeur de la publication : Patricia Ricard ISSN : 1242-6970 – Dépôt légal : mars 2004 COMITE SCIENTIFIQUE Flegra BENTIVEGNA, Acquario di Napoli Françoise PEYRE, Docteur Vétérinaire Hervé COUDERT, Directeur de CHF Alain RIVA, Institut Océanographique Paul Ricard Pierre ESCOUBET, Parc Phœnix Les textes des contributions de ce volume ont été mis en forme par dactylographie sous la responsabilité de chacun des auteurs concernés. Tous droits de reproduction, par tous procédés, de traduction et d’adaptation, réservés pour tous pays (loi du 11 mars 1957) sauf autorisation des auteurs. Journées Biologiques du Parc Phœnix – Nice, 1 et 2 avril 2004 Mém. Inst. Océano. P. Ricard 2004, pp : 1-4 MANTENIMENTO ED ALIMENTAZIONE DELLE TARTARUGHE MARINE IN AMBIENTE CONFINATO Flegra BENTIVEGNA Stazione Zoologica Anton Dohrn, Napoli- Italia E' piuttosto diffusa la convinzione che le tartarughe marine siano animali resistenti e di facile mantenimento, dato che ben pochi organismi acquatici sono in grado, come loro, di sopravvivere in condizioni sfavorevoli o di tollerare così a lungo gli effetti di cure non idonee (Warwick et al., 1995). Ma in realtà, l'esito negativo di un mantenimento errato o di cure e medicinali non specifici si manifestano solo dopo molto tempo, quando cioè non si ha più la possibilità di porvi rimedio. Le condizioni sfavorevoli di mantenimento, quali in primo luogo la cattiva qualità dell'acqua,la non idonea temperatura e/o salinità, il cibo non adeguato, sono documentata fonte di stress per le tartarughe marine (George, 1996). Ciò indebolisce il sistema immunitario e provoca conseguenze negative a livello metabolico (Morris e Owens, 1982). Al Rescue Center della Stazione Zoologica Anton Dohrn di Napoli, nel lavoro di cura e riabilitazione di tartarughe marine, svolto nell'ottica di restituire all'ambiente animali danneggiati dall' attività umana, particolare attenzione viene data alla messa a punto di adeguate tecniche di "husbandry" nel rispetto della biologia e fisiologia di questi animali. Le tartarughe marine sono tendenzialmente animali solitari. Difficilmente in ambiente confinato riescono a condividere la stessa vasca senza manifestare la loro aggressività (Bentivegna e Cirino, 1986). La capacità delle vasche deve necessariamente essere proporzionata alla taglia dell'animale per consentirgli massima libertà di movimento. In particolare, le tartarughe ospitate in un Rescue Center devono essere messe in vasche isolate per motivi igienici. Ogni vasca deve possedere il proprio equipaggiamento per la pulizia (retini, spugne, sifoni, etc…), al fine di ridurre il rischio di contagio tra gli animali. Deve essere utilizzata acqua di mare naturale, in sistema aperto o chiuso. Se chiuso, il sistema deve necessariamente includere un efficace sistema di filtrazione e di sterilizzazione dell’acqua. Il sistema aperto è senz’altro preferibile dal punto di vista della qualità dell’acqua, anche se pone problemi per il controllo della temperatura. Quest’ultimo è l’aspetto più importante di cui tenere conto, se si vogliono mantenere tartarughe marine, soprattutto quelle da curare e restituire all’ambiente. Essendo animali ectotermici, tutte le loro funzioni metaboliche sono fortemente influenzate da questo parametro ambientale. L’acqua deve mantenersi tra i 20 e 26° C. Nelle vasche curatoriali è bene mantenere la temperatura stabile. Le basse temperature incidono sul sistema immunitario, predisponendo gli animali ad infezioni da parte di patogeni, rendendo difficoltosa la digestione e la capacità di metabolizzare le medicine. Le alte, invece, producono eccessivo stress negli animali e hanno effetto negativo sul metabolismo. -1- Journées Biologiques du Parc Phœnix – Nice, 1 et 2 avril 2004 Mém. Inst. Océano. P. Ricard 2004, pp : 1-4 Le tartarughe sporcano molto l'acqua delle vasche, specialmente dopo aver mangiato. L'acqua sporca aggrava le loro condizioni generali e di salute, perché favorisce la proliferazione batterica o micotica su ferite e lesioni, e crea infiammazioni agli occhi. E' indispensabile, quindi, che le vasche siano pulite regolarmente, anche due volte al giorno, soprattutto dopo che gli animali hanno mangiato e defecato. L'operazione può essere effettuata o svuotando parzialmente la vasca, e sifonando i detriti sul fondo se l'acqua è abbastanza pulita, oppure svuotandola completamente se invece l'acqua si presenta sporca e lattiginosa. In ogni caso le vasche vanno svuotate completamente ogni due giorni e sciacquate accuratamente con acqua dolce e poi di mare. Se durante l'operazione la tartaruga viene lasciata nella vasca, il lavoro deve essere fatto velocemente e con delicatezza per non stressarla troppo. Una volta alla settimana va poi effettuata la disinfezione di tutte le vasche, svuotandole completamente e facendo agire per 30 minuti una soluzione di Betadine (5 ml di Betadine x 100 ml di acqua dolce). Le tartarughe marine mantenute in cattività e soggette a luce artificiale possono risentire della mancanza dei raggi del sole. Perciò sarà bene utilizzare ultravioletti ad ampio spettro (UV) A, (UV) B, e infrarossi. In ogni modo, sarebbe bene anche far fare loro un bagno di sole settimanale (Mader, comunicazione personale). La luce deve essere regolata secondo i ritmi di luce e buio della stagione in corso. In natura, le abitudini alimentari delle 3 specie di tartarughe marine che vivono nel Mediterraneo sono alquanto differenti. Chelonia mydas , sebbene sia anche consumatrice di animali, è prevalentemente erbivora, Dermochelys coriacea si ciba di animali gelatinosi planctonici e Caretta caretta , decisamente carnivora , di una svariata gamma di organismi bentonici caratteristici di fondi duri e soffici (Mortimer, 1982 ; Bjorndal, 1985 ; Dodd, 1988). In particolare, Caretta caretta è stata definita, dal punto di vista alimentare, "opportunista" perché si ciba di un'ampia varietà di alimenti ed utilizza le risorse trofiche più diffuse nell'area di pascolo che di volta in volta frequenta (Plotkin et al., 1993 ; Dodd, 1988 ; Bjorndal, 1997). Un recente studio sul contenuto digestivo di tartarughe spiaggiate lungo il litorale campano ha confermato la carnivoria non selettiva di questa specie ,evidenziando anche come la sua dieta cambi con la stagione e l'habitat ecologico in cui si trova (Bentivegna et al., 2000). Le tartarughe marine durante la cattività devono essere alimentate correttamente, cercando di avvicinarsi quanto più è possibile alle loro abitudini naturali. Occorre, quindi, predisporre una dieta bilanciata che fornisca la giusta quantità di proteine, grassi, carboidrati, vitamine e minerali. In letteratura esistono diversi esempi di dietary plan per tartarughe marine, ai quali ci si può riferire (Stickney et al., 1973 ; Donoghue, 1996). Perciò, per esempio, alla erbivora Chelonia mydas sarà data soprattutto insalata a foglie larghe, ma senza far mancare piccoli quantitivi di pesci ed altri invertebrati . La quantità di cibo andrà calibrata in base alla taglia dell'animale (Whitaker e Krum, 1999). In generale ci si può regolare somministrando, ogni giorno, ad adulti di Caretta caretta almeno il 7% del peso corporeo, in grammi di cibo, mentre a piccoli al di sotto dell'anno di età, il 5% (Campbell, 1966). E' bene ricordare che il fabbisogno d'energia di una tartaruga dipende dall'età dell'individuo, ma anche dal suo livello di attività in vasca e dalla temperatura dell'acqua. In particolare, in acqua calda le esigenze di calorie aumentano a causa dell'elevato -2- Journées Biologiques du Parc Phœnix – Nice, 1 et 2 avril 2004 Mém. Inst. Océano. P. Ricard 2004, pp : 1-4 metabolismo mentre in fredda diminuiscono. Monitorare costantemente il peso degli animali è quindi indispensabile per capire se si sta somministrando una dieta equilibrata. Molto indicati, come cibo per tartaruga sono le miscele di pesci, tipo Alici e Sgombri, ed invertebrati come calamari, granchi e gamberi. Se si utilizza pesce congelato, occorre accertarsi che sia stato surgelato subito dopo la cattura e mantenuto tra i –25 - 30° C per non più di 6 - 8 mesi. Tenerlo in frigo (4 - 6° C) per almeno 24 ore prima di metterlo in acqua fredda. Infatti, inzuppare il pesce in acqua per molto tempo provoca la perdita di nutrienti. Quando si prepara il cibo per la giornata, ogni "pezzo" deve essere attentamente esaminato, per verificarne la freschezza, tagliato solo all'ultimo momento e tenuto in frigo fino alla somministrazione. I residui del pasto non devono essere riutilizzati. La perdita delle vitamine incomincia subito dopo la preparazione e la manipolazione del cibo. Per questo è necessaria una integrazione vitaminica almeno due volte a settimana (Whitaker e Krum, 1999). BIBLIOGRAFIA Bentivegna F, Ciampa M, Mazza G Paglialonga A & Travaglini A (2001) : Loggerhead turtle (Caretta caretta) in Tyrrhenian sea : trophic role of the Gulf of Naples. Proceeding of the First Mediterranean Conference on Marine Turtles, Rome, 24-28 October 2001. Bentivegna F, Cirino P (1987) : Reintégration de Caretta caretta (Linnée) dans la Méditerranée. Vie Marine, Hors Série 8 : 126-128. Bjorndal KA (1985) : Nutritional ecology os sea turtles. Copeia 1985 (3) : 736-751. Bjorndal KA (1997) : Foraging Ecology and Nutrition of Sea Turtles. In: Lutz PL & Musick JA. Ed, The Biology of sea turtles, CRC Press New York, 432 p. Campbell TW (1966) : Sea Turtle Rehabilitation. In : Mader (ed) reptile Medicine and Surgery, WB. Saunder Company, Philadelphia. Chap. 57: 427-436. Dodd CK Jr (1988) : Synopsis of the biological data on the loggerhead sea turtle Caretta caretta (Linaeus, 1758). U.S. Fish Wild.Serv.biol. Rep. 88 : 1-110. Donoghue S, Langerberg J (1966) : Nutrition. In Mader (ed) Reptile Medicine and Surgery, WB Saunders Company, Philadelphia. Chap 14: 148-174. George RH (1966) : Health Problems and Diseases of Sea Turtles. Lutz P and Musik JA (eds) The Biology of Sea Turtles,CRC press, Boca Raton, Florida. Chap. 14, 363-385. Morris YA, Owens DW (1982) : Corticosterone and Stress in Sea Turtles. American Zoologist 22 (4), 956. Mortimer JA (1982) : Feeding ecology of sea turtles, in Bjorndal KA , Ed., Biology and Conservation of sea turtles. Smithsonian Institution Press, Washington, DC : 103-109. Plotkin PT, Wincksten MK & Amos AF (1993) : Feeding ecology of the loggerhead sea turtle Caretta caretta in the Northwestern Gulf of Mexico. Marine Biology 115: 1-15. -3- Journées Biologiques du Parc Phœnix – Nice, 1 et 2 avril 2004 Mém. Inst. Océano. P. Ricard 2004, pp : 1-4 Stickney RR, White DB, Perlmutter D (1973) : Growth of Green and Loggerhead Sea Turtles in Georgia on Natural and Artificial Diets. Bulletin of the Georgia Academy of Science 31:37-44. Warwick C, Frie Fl, Murphy JB (1995) : Health and Welfare of Captive Reptiles. Chapman&Hall, London. 229 pp. Whitaker BR, Krum H (1999) : Medical Mangement of Sea Turtles in Aquaria. In : Fowler, Miller WB (eds) Zoo and Wild Animal Medicine : Current Therapy 4, Sauders Company, Philadelphia, Chap. 29: 217231. -4- Journées Biologiques du Parc Phœnix – Nice, 1 et 2 avril 2004 Mém. Inst. Océano. P. Ricard 2004, pp : 5-8 LA DIGESTION CHEZ LES ANIMAUX Gérard BOGE Département de Génie Biologique, Université du Sud - Toulon – Var, B.P. 20132, 83957 LA GARDE CEDEX INTRODUCTION La plupart des animaux se nourrissent d’organismes morts ou vivants : les herbivores mangent des végétaux, les carnivores ingèrent d'autres animaux et les omnivores consomment des végétaux et des animaux. En dépit d'une grande diversité dans leurs régimes alimentaires, les animaux ont tous besoin des mêmes nutriments de base : glucose, acides aminés, acides gras. Pour les obtenir, les proies devront être dégradées au préalable. Des enzymes spécifiques adaptées à chaque type de macromolécules réaliseront ce processus. Ce sera la première étape de la digestion. Celle ci se poursuivra quand les produits issus de cette dégradation enzymatique passeront dans la circulation sanguine ou lymphatique puis dans les tissus. Cette étape constituera l'absorption et elle se déroulera presque exclusivement dans l'intestin. Les résidus seront ensuite évacués par l'anus. STRUCTURE ANATOMIQUE DU TUBE DIGESTIF Chez les vertébrés, le plan d'organisation du tube digestif est assez semblable. Il commence par la bouche et se poursuit par le pharynx puis par l’œsophage qui conduit au jabot, au gésier ou à l'estomac selon les espèces. L'intestin lui fait suite. Il se termine par le rectum Chez les animaux plus évolués le tube digestif comporte également des glandes comme le foie, le pancréas et les glandes salivaires, ainsi que des organes annexes comme les dents et la langue. Il existe de nombreuses adaptations anatomiques souvent associés au régime alimentaire. La plus typique porte sur la longueur du tube digestif. Les herbivores et les omnivores possèdent ne général un tube proportionnellement plus long que celui des carnivores car les matières végétales sont en général plus difficiles à digérer en raison de la présence de la cellulose contenue dans la paroi des cellules végétales. Par ailleurs, de nombreux herbivores présentent des chambres de fermentation particulières où vivent des bactéries et des protozoaires capables de décomposer la cellulose. C'est notamment le cas du cæcum des chevaux qui se trouve entre le gros intestin et l'intestin grêle ou du rumen des ruminants. STRUCTURE HISTOLOGIQUE La structure du tube digestif des Vertébrés est assez voisine. Il est constitué de plusieurs couches. La plus interne s'appelle la muqueuse. Elle est directement au contact avec les aliments. Sous la muqueuse on trouve la sous muqueuse qui contient les vaisseaux sanguins et lymphatiques dans lesquels passeront les produits de la digestion enzymatique. Elle repose sur -5- Journées Biologiques du Parc Phœnix – Nice, 1 et 2 avril 2004 Mém. Inst. Océano. P. Ricard 2004, pp : 5-8 la musculeuse qui contient des cellules musculaires lisses dont le contrôle n'obéit pas à la volonté. Cette musculeuse est le siège de mouvements intenses servant au brassage et au déplacement du contenu digestif. La couche la plus externe, la séreuse, est recouverte du mésentère qui relie le tube digestif à la cavité générale. Nous analyserons maintenant les différentes phases de la digestion chez les animaux. DIGESTION BUCCALE C'est la première étape de la digestion. Les dents coupent, déchirent et broient les aliments. La sécrétion de salive par les glandes salivaires les lubrifie pour faciliter leur déglutition et amorcer la digestion grâce à la production d’une enzyme, l’amylase, qui hydrolyse les macromolécules glucidiques. Mais les aliments ne séjournent pas suffisamment longtemps dans la bouche pour que ce processus soit efficace. Des mouvements de la langue propulsent ensuite les aliments vers le pharynx : c'est la déglutition. Le pharynx est le carrefour entre les voies digestives (oesophage) et respiratoires (trachée artère.) Au moment du passage des aliments la trachée est momentanément obturée par l'épiglotte, quand la pomme d’Adam remonte. Les aliments sont alors dirigés vers l’œsophage qui est un étroit conduit dans lequel ils vont être propulsés par des contractions réflexes de la musculature qui les fera passer dans l'estomac. DIGESTION GASTRIQUE C'est la deuxième étape de la digestion. L'estomac est un gros organe capable d'emmagasiner un repas entier chez l'homme. Lors de l'arrivée des aliments, l'estomac est le siège de fortes contractions qui vont triturer le bol alimentaire et le faire progresser vers l'aval. En même temps il va être mélangé aux sécrétions qui constituent le suc gastrique. Le suc gastrique : Le suc gastrique se caractérise par son acidité (pH : 1,5-3) due à de l'acide chlorhydrique qui est sécrété par les cellules de l’estomac. Cette acidité sera nécessaire pour attaquer les aliments et les désagréger. Elle tuera également les bactéries. Le suc gastrique contient une enzyme, la pepsine, qui hydrolyse les protéines. L'activité de cette enzyme est stimulée par l'acidité. Pour éviter que la pepsine ne s'attaque aux cellules de l'estomac, elle est produite sous une forme inactive : le pepsinogène, dont l'activation en pepsine se fait au contact de l'acidité. Le suc gastrique contient également du mucus qui protège les cellules de la paroi de l'estomac. Lorsque cette protection ne suffit pas, l’estomac peut être attaqué par l'acidité et un ulcère se développe. Contrôles nerveux et hormonal : L'activité de l'estomac est contrôlée le système nerveux et hormonal. La vue des aliments, leur odeur suffit pour activer le système nerveux végétatif qui par l'intermédiaire du système parasympathique stimule la production du suc gastrique. L'arrivée des aliments dans l'estomac déclenchera la sécrétion d'une hormone : la gastrine qui stimulera durablement la production de suc par les glandes gastriques. Pendant que se déroule la digestion gastrique, l'estomac est fermé à ses deux extrémités par deux sphincters : le cardia dans la partie supérieure et le pylore dans la partie inférieure. A la fin de la digestion gastrique, le contenu de l'estomac formera une bouillie, le chyme. Le pylore s'ouvrira et le contenu de l'estomac passera dans le premier segment de l'intestin : le duodénum. -6- Journées Biologiques du Parc Phœnix – Nice, 1 et 2 avril 2004 Mém. Inst. Océano. P. Ricard 2004, pp : 5-8 DIGESTION INTESTINALE C'est l'étape la plus importante de la digestion. C'est au cours de leur séjour dans l'intestin que la digestion enzymatique des aliments sera menée à son terme. Le chyme sera alors mélangé à diverses sécrétions provenant des glandes annexes : le pancréas et le foie. Mais c'est surtout dans l’intestin que se déroule une étape essentielle de la digestion : l’absorption au cours de laquelle les produits des réactions enzymatiques passeront dans le sang et la lymphe. En même temps se dérouleront d'intenses contractions de la musculeuse qui serviront à brasser le contenu intestinal et à assurer sa progression dans un tube qui peut atteindre plusieurs mètres chez l'homme. Les sécrétions pancréatiques : Le pancréas est plus ou moins bien individualisé chez les animaux. Il est bien distinct chez l'homme mais il peut être diffus chez certains poissons. Il sécrète un suc qui contient toutes les enzymes nécessaires à l'attaque des glucides, des protéines et des lipides. Une amylase hydrolyse les macromolécules glucidiques qu'elle fragmente en un disaccharide : le maltose. Ce disaccharide ne pourra être absorbé qu'après avoir été transformé en glucose par une disaccharidase : la maltase, contenue dans la muqueuse intestinale. On trouve également d'autres disaccharides dans la lumière de l'intestin. Mais ils proviennent directement de l'alimentation. Il s'agit du lactose, le sucre du lait, et du saccharose, le sucre alimentaire. Comme le maltose ces disaccharides devront être transformés en sucres plus simples, le glucose, le fructose et le galactose pour pouvoir passer dans la circulation sanguine. Des protéases clivent les protéines. Une trypsine et une chymotrypsine agissent spécifiquement au niveau de certains acides aminés à l'intérieur des chaînes peptidiques. Des carboxypeptidases et des aminopeptidases décrochent les acides aminés en bout de chaînes. Comme dans l'estomac ces protéases ne sont pas sécrétées sous forme active pour éviter qu'elles ne s'attaquent aux structures de l'intestin. Elles sont synthétisées sous la forme de trypsinogène et de chymotrypsinogène dont l'activation se fera lorsque ces précurseurs seront déversés dans l'intestin. Cette digestion par les enzymes protéolytiques pancréatiques n'est toutefois pas complète et les produits ne pourront pas tous être absorbés. Parmi ces produits on trouve des acides aminés mais aussi de petits peptides dont l'hydrolyse se poursuivra sous l'action de peptidases contenues dans la muqueuse intestinale. Les acides aminés issus de leur action pourront être ensuite absorbés. Le suc pancréatique renferme aussi une lipase qui hydrolyse les graisses en particulier les triglycérides qui constituent plus de 70 % des graisses alimentaires. Ces molécules sont insolubles dans l'eau. Pour faciliter l'action de la lipase elles devront être émulsionnées, c'est à dire fragmentées en de minuscules gouttelettes. Ceci sera réalisé par les sels biliaires contenus dans la bile. En plus des enzymes précédentes, le suc pancréatique contient des ions bicarbonates qui sont indispensables pour neutraliser l'acidité en provenance de l'estomac et faciliter ainsi l'action des enzymes pancréatiques qui opèrent mieux à des pH légèrement alcalins. La bile : Le foie est responsable de la production de la bile, liquide dont la couleur jaune est due à la présence d'un pigment, la bilirubine provenant du catabolisme de l'hémoglobine. En plus des sels biliaires la bile contient du cholestérol dont elle assure une partie de l’élimination naturelle. La production de bile par le foie est continue. La bile est ensuite stockée dans la vésicule biliaire d'où elle s'évacuera périodiquement pour passer dans l'intestin au moment de l'arrivée des graisses dans le duodénum. Le rôle de la bile dans la digestion -7- Journées Biologiques du Parc Phœnix – Nice, 1 et 2 avril 2004 Mém. Inst. Océano. P. Ricard 2004, pp : 5-8 porte surtout sur l'émulsification des graisses indispensable à l'action de la lipase pancréatique. Mais la bile a aussi un rôle laxatif. L'absorption : L'intestin ne sécrète pas d'enzyme digestive. Son rôle le plus spécifique consiste en l'absorption des produits issus de la dégradation des macromolécules alimentaires. Pour rendre ce processus encore plus efficace, l'intestin possède de nombreux replis tant au niveau de la muqueuse que de l'épithélium ou des cellules qui la composent. Ces replis augmentent considérablement la surface absorbante. L'absorption consiste dans le passage des produits issus de l'action des enzymes salivaires, pancréatique et intestinales, dans le sang et la lymphe. Pour les glucides il s'agit du glucose, du galactose et du fructose. Les deux premiers sont absorbés par un mécanisme actif (qui consomme de l'énergie). En revanche le fructose est transporté sans intervention d'énergie. Pour les protéines, ce sont les acides aminés qui seront absorbés par un mécanisme actif. Ces molécules passeront directement dans la circulation sanguine. L'absorption des lipides est plus complexe. Dans un premier temps, les produits de la dégradation des triglycérides (les acides gras et le glycérol surtout) franchissent passivement la membrane des cellules intestinales. Des triglycérides sont ensuite resynthétisés dans les cellules. Puis ils sont enrobés par des protéines et deviennent des chylomicrons qui passent dans la circulation lymphatique. Contrôles nerveux et hormonal : Comme pour la digestion gastrique c'est le système parasympathique qui stimule la motricité et les sécrétions intestinales et pancréatiques. Deux hormones renforcent ce contrôle : la sécrétine et la chlolécystokinine (CCK). Elles sont produites par l'intestin lors de l'arrivée des nutriments dans le duodénum. La sécrétine stimule la production des ions bicarbonate par le suc pancréatique lors de l'arrivée du chyme acide dans le duodénum. La CCK stimule les sécrétions d'enzymes pancréatiques. Elle est également responsable de la contraction de la vésicule biliaire et de l'ouverture du sphincter d’Oddi qui permet à la bile de passer dans l'intestin. L’arrivée dans l’intestin de lipides en provenance de l’estomac constitue le principal stimulus à sa sécrétion. Les produits absorbés gagneront ensuite le foie où se dérouleront d'importantes réactions métaboliques, puis le cœur qui les distribuera à l’ensemble de l'organisme. DIGESTION DANS LE GROS INTESTIN Le gros intestin constitue la dernière partie du tube digestif. L'une de ses fonctions réside dans l'absorption des dernières quantités d'eau dont l'essentiel a déjà été effectué dans l'intestin grêle. Ne resteront que les matières résiduelles ou fécales qui seront ensuite éliminées. Des contractions aideront à leur propulsion. Le gros intestin héberge une riche flore bactérienne qui prolifère à partir de la matière organique résiduelle. Elle est responsable de la production de gaz odorants. Le dernier segment du gros intestin est le rectum. Les matières fécales s'y accumulent jusqu'à leur élimination au cours de la défécation. Celle-ci est contrôlée par l’activité de deux sphincters qui se trouvent dans l’anus et qui sont en partie sous l’influence de la volonté et du système nerveux végétatif. Quelques références bibliographiques générales : Campbell N.A. 1995. Biologie. De Boeck Université Editeurs. Guénard H. 1991. Physiologie humaine. Editions Pradel. Edisem. Schmidt-Nielsen K. Physiologie animale. 1998. Adaptation et milieux de vie. Dunod Editeurs. -8- Journées Biologiques du Parc Phœnix – Nice, 1 et 2 avril 2004 Mém. Inst. Océano. P. Ricard 2004, pp : 9-14 ALIMENTATION DES AMPHIBIENS EN CAPTIVITE Alexandre BONACCORSO Parc Phoenix, 405 Promenade des Anglais, 06200 NICE INTRODUCTION Les larves et les adultes d’amphibiens ont un régime alimentaire dans la nature tout autre que celui offert en captivité, ce qui est sans nul doute à l’origine de la plupart des maladies nutritionnelles des amphibiens captifs. On connaît assez peu le régime naturel réel, qui plus est de quelques espèces seulement. Heureusement, beaucoup des espèces communément élevées s’adaptent bien à des aliments facilement disponibles, ce qui est confirmé par plusieurs générations d’individus reproduits en captivité (en exemple : rainette de White Pelodryas caerulea, sonneur oriental Bombina orientalis, dendrobates tels Dendrobatus auratus, xénope Xenopus laevis, axolotl Ambystoma mexicanum…). Pour les espèces encore mal maîtrisées, du point de vue de l’alimentation en particulier, des recherches approfondies restent à entreprendre : analyse de la composition des proies, des contenus gastro-intestinaux, etc… I. ALIMENTATION DES LARVES Le régime des larves d’urodèles est généralement le même que celui des adultes mais avec une présentation plus petite en taille. Les têtards1, au contraire, ont souvent un régime radicalement différent des anoures adultes, puisque ces derniers sont carnivores et que de nombreuses espèces voient leurs têtards se nourrir de végétaux ou d’éléments filtrés dans l’eau. Les têtards de quelques dendrobates (ex : Dendrobates pumilio) sont obligatoirement oophages et se nourrissent d’œufs non fécondés déposés par leur mère. De manière générale, la position de la bouche (plus ou moins ventrale) et sa conformation renseignent utilement sur le type de nourriture consommée. Il est intéressant de noter que chez une même espèce, différents types de morphologie, et par suite de régime alimentaire peuvent être observés, selon le type de nourriture disponible : par exemple, chez la salamandre-tigre d’Amérique du Nord Ambystoma tigrinum, lorsque la nourriture vient à manquer, certaines larves développent une tête plus massive et des dents plus longues, et deviennent cannibales vis-àvis des autres larves. 1 - Les têtards carnivores et les larves d’urodèles (tous carnivores) peuvent être nourris d’une variété de proies (invertébrés et vertébrés). Les larves juste nées et donc très petites peuvent être « démarrées » au moyen de zooplancton prélevé par filtration à partir d’une pièce d’eau non polluée, avant de leur offrir des proies plus conséquentes qu’elles ne pourraient 1 Le terme « têtard » désigne uniquement la larve des amphibiens anoures. -9- Journées Biologiques du Parc Phœnix – Nice, 1 et 2 avril 2004 Mém. Inst. Océano. P. Ricard 2004, pp : 9-14 consommer directement. Dans la même optique peuvent être utilisées des cultures de protozoaires (infusoires) et de petits crustacés (cyclops, daphnies, artémias) habituellement utilisés en aquariophilie. Dès que les larves ont atteint une certaine taille (environ 10 mm) ou pour les espèces possédant une bouche assez grande dès la naissance, des proies plus grosses seront offertes d’emblée : petits vers de terre ou portions de vers, vers de vase (multiples variétés), ver grindal, larves de moustiques, petits poissons d’eau douce ou portions. Certaines larves peuvent être habituées à prendre des nourritures extrudées ou en paillettes pour poissons d’aquarium, de même que des invertébrés congelés (vers de vase). 2 - Les têtards omnivores peuvent être nourris de la même manière au moyen de nourriture sèche pour poissons omnivores. Le problème de ces nourritures sèches réside dans la grande solubilité des nutriments dans l’eau, en particulier des vitamines du groupe B. Cette perte en vitamines est, selon toute vraisemblance, responsable en partie de l’apparition de scoliose, « pattes d’allumettes » et paralysie. Pour éviter ces troubles, la nourriture doit être consommée le plus rapidement possible : on offrira par exemple aux têtards se nourrissant en surface des paillettes flottantes, et des nourritures coulant rapidement aux têtards de fond. Il est important d’avoir des plantes aquatiques et des algues vertes dans l’eau des têtards omnivores, des études ayant en effet prouvé le rôle très bénéfique sur la croissance et la santé de cette nourriture alternative complémentaire. De temps en temps, des éléments de nourriture conseillés pour les larves carnivores seront offerts aux têtards omnivores. 3 - Les têtards herbivores pourront être nourris en routine par des aliments secs pour poissons herbivores. Pour une bonne croissance et comme déjà mentionné, la présence de végétation vivante dans le bac d’élevage est un supplément important du régime. Des légumes verts variés ébouillantés ou passés quelques minutes au four micro-ondes pourront être offerts en complément de la végétation aquatique, mais devront être changés chaque jour. Le but est d’attendrir la structure du végétal afin qu’il soit facilement rongé par les têtards, sans détruire les vitamines. Les végétaux contenant des oxalates (comme les épinards) sont à proscrire en prévention de troubles rénaux (de même que certaines plantes aquatiques décoratives comme Aglaonema roebelinii). Par ailleurs, il ne faut pas oublier les autres facteurs influençant la croissance des larves : la qualité de l’eau est à surveiller, la température préférentielle, l’éclairage, les paramètres éthologiques (par exemple maîtrise de la densité suivant le type de larves, grégaires ou au contraire solitaires). Parfois, des agents inhibiteurs affectent le développement des larves, et il est alors indispensable de les mettre en lumière sous peine d’échec. Ainsi, on a pu observer des taux très élevés de scoliose et de mortalité chez des têtards de Phyllomedusa, de même que des taux élevés de « pattes d’allumettes » chez des têtards de plusieurs espèces de dendrobates, et ces troubles ont pu être améliorés par addition d’un complexe multivitaminé (surtout vitamine B) dans l’eau d’aquarium. II ALIMENTATION DES AMPHIBIENS AQUATIQUES ADULTES Les invertébrés représentent la grande majorité du régime des amphibiens aquatiques, et ils acceptent généralement un régime similaire en captivité. Il existe quelques espèces au régime alimentaire très spécialisé, mais beaucoup s’adaptent bien à un régime différent en captivité ; des urodèles aquatiques tels l’axolotl ou le triton à tâches rouges Notophtalmus viridescens acceptent sans problèmes des annélides (entiers ou en morceaux), de même que d’autres invertébrés. Tous les types de vers déjà évoqués feront l’affaire (lombrics, vers de vase, ver - 10 - Journées Biologiques du Parc Phœnix – Nice, 1 et 2 avril 2004 Mém. Inst. Océano. P. Ricard 2004, pp : 9-14 grindal…), de même que les petits crustacés d’eau douce (daphnies, cyclops, artémias…), insectes variés et leurs larves (collemboles pour les plus petits, vers de farine Tenebrio molitor ayant fraîchement mué, teignes de ruches Galleria mellonella, asticots de mouches et mouches adultes, larves et adultes de drosophiles, grillons criquets et blattes de taille appropriée), petits poissons tels que les guppys, plattys… Les proies vivantes sont les plus attractives, mais la plupart des amphibiens aquatiques peuvent apprendre à se nourrir de proies mortes présentées au bout d’une pince et agitées devant l’animal. Ce procédé permet même de faire accepter de petits morceaux de viande ou de foie présentés en lanières et rappelant un ver. Il permet en outre de nourrir chaque animal individuellement, donc de contrôler la prise alimentaire et éventuellement de dépister précocement une baisse d’appétit. Malheureusement, certaines espèces restent timides et rechignent à se nourrir en présence de l’homme. Un soin particulier doit être apporté à l’origine des proies vivantes offertes : les insectes issus de petits élevages seront privilégiés par rapport à ceux capturés dans la nature, pour éviter la toxicité de relais engendrés par des pesticides ou d’autres composés toxiques ; de même pour les petits invertébrés aquatiques (larves de moustiques…) récoltés dans des pièces d’eau naturelles (évidemment non insalubres) mais qui peuvent toutefois transmettre des maladies infectieuses ou des protozoaires parasites présents dans l’eau de prélèvement. Un traitement simple permettant de diminuer le nombre de ces agents parasitaires consiste en l’immersion des proies prélevées dans une solution saline (25 g de sel dans 1 litre d’eau, maximum 1 heure), avant d’être soigneusement rincées et mises à « dégorger » plusieurs heures dans un aquarium d’eau propre. De manière similaire, il est nécessaire de faire attention lors de distribution de poisson congelé qui peut contenir des bactéries pathogènes du genre Aeromonas. Certains anoures et urodèles aquatiques peuvent apprendre à consommer des aliments secs pour poissons d’aquarium (par exemple Hymenochirus boettgeri, Xenopus laevis ou même Pleurodeles wattli), montrant des préférences selon le type d’aliment (flottant ou non). Il est important de garder à l’esprit que ces aliments sont destinés à des poissons omnivores et ne conviennent donc pas comme régime exclusif des amphibiens, carnivores stricts, par manque de protéines, graisses et vitamines liposolubles. Ceci peut entraîner par exemple l’apparition d’ hydrocoelome ou de lésions cutanées. III ALIMENTATION DES AMPHIBIENS ADULTES TERRESTRES La majorité des amphibiens adultes se nourrissent d’invertébrés. Les indications fournies pour l’alimentation des amphibiens aquatiques restent valables, excepté le fait que les amphibiens terrestres en règle générale refusent les aliments en paillettes. Il existe quelques espèces au régime très spécialisé, mais autrement, les grillons de taille adaptée, blattes, mouches, petits criquets, etc… constitueront le régime de base pour beaucoup d’espèces. Remarque importante : Les rongeurs en tant que nourriture Les souris et rats nouveaux-nés peuvent être offerts occasionnellement seulement aux amphibiens terrestres et aquatiques : une étude révèle en effet que les taux de vitamine A sont très élevés dans ces aliments et peuvent conduire à une ostéodystrophie si leur emploi est trop - 11 - Journées Biologiques du Parc Phœnix – Nice, 1 et 2 avril 2004 Mém. Inst. Océano. P. Ricard 2004, pp : 9-14 fréquent et sans supplémentation de vitamine D3, de même qu’à d’autres troubles (voir plus loin). IV MODALITES DU NOURRISSAGE Il est primordial de procéder aux distributions de nourriture en des moments adaptés : les espèces diurnes (comme les dendrobates) seront nourries le matin ou en début d’après-midi, alors que les espèces nocturnes mangeront bien si elles sont nourries en début de soirée. Il est important, pour les amphibiens, de respecter une photopériode adéquate, sans dérangement intempestif (éclairage intense) pendant la nuit. Beaucoup d’espèces forestières ne sont d’ailleurs pas à leur mieux avec un éclairage intense, mais préfèrent au contraire une lumière douce, voire la pénombre, et ce paramètre a souvent une réelle influence sur le comportement de chasse et la prise de nourriture. Si les proies ne sont pas distribuées au bon moment, leur teneur en nutriments est affectée, ils peuvent occasionner des blessures aux amphibiens (cas des grillons par exemple), ou simplement les déranger par leur présence (cas des micro-grillons et petites blattes qui peuvent nuire au sommeil des dendrobates, par stimulations tactiles permanentes). La quantité de nourriture et sa fréquence sont à adapter en fonction de l’énergie dépensée chaque jour par l’espèce en question, et peuvent varier du simple au triple, voire davantage ; les petites espèces très actives peuvent nécessiter d’être nourries deux fois par jour, alors que d’autres espèces plus placides pourront devenir obèses (voir ce chapitre) si elles sont nourries jusqu’à satiété plus d’une ou deux fois par mois. La plupart des espèces apprécieront une distribution hebdomadaire ou bi-hebdomadaire, mais plus simplement que donner des schémas de nourriture pour chaque espèce, il sera utile de se référer à l’état d’embonpoint des animaux (réplétion du ventre et état des membres) pour juger du rythme de nourrissage. La quantité de nourriture offerte à chaque distribution ne le sera ad libitum qu’assez rarement et pour des proies petites, ceci afin d’éviter des surcharges et/ou perforations gastriques fatales (voir ce chapitre). V SUPPLEMENTATION MINERALE ET VITAMINIQUE La supplémentation minérale et vitaminique est encore assez empirique chez les amphibiens. Elle vise en particulier à assurer des taux de calcium appropriés (ie de 0,5 à 1,5 % de la matière sèche) et un rapport phosphocalcique adéquat (environ 1,5/1), ce qui n’est pas facile compte tenu du déséquilibre de la plupart des proies distribuées (le ver de terre est une exception notable qui mérite d’être soulignée). Deux possibilités se présentent alors pour supplémenter : - offrir aux proies un régime spécialement enrichi, ou « gut-loading » ; ce régime sera mis en place 48 h avant la distribution des proies. Pour les grillons, il ne faudra pas dépasser des taux de calcium supérieurs à environ 8 % sous peine de mortalité importante, et les proies devront être consommées rapidement sans quoi leur teneur diminue rapidement avec le temps. - saupoudrer les proies d’un mélange poly vitaminé immédiatement avant de nourrir. Ici aussi, les proies devront être consommer rapidement . Les amphibiens nourris de poisson cru ou congelé subiront une complémentation en thiamine plus conséquente. - 12 - Journées Biologiques du Parc Phœnix – Nice, 1 et 2 avril 2004 Mém. Inst. Océano. P. Ricard 2004, pp : 9-14 VI TROUBLES NUTRITIONELS Nous donnons simplement quelques éléments des principaux troubles liés à l’alimentation. 1 - Ostéodystrophie Maladie métabolique la plus commune (terme générique large). La plupart des arthropodes distribués ont un rapport phosphocalcique inversé, d’où une déficience en calcium et la nécessité souvent de supplémenter les proies (« gut loading » et/ou saupoudrage). L’hypervitaminose A interfère sur l’absorption et l’utilisation de la vitamine D3, d’où le risque d’une distribution trop importante de rongeurs. Signes suggérant une ostéodystrophie : déformation de la mandibule, posture anormale, scoliose, prostration et difficulté de déplacement, tétanie, fracture des os longs. Confirmation radiographique : diminution de la densité osseuse, fractures. Traitement (souvent peu opérant suivant le stade) : - supplémentation orale de gluconate de Ca pendant au moins 30 jours, - bains de gluconate de Ca (2 fois par jour, solution à 2,5 %), - injections de gluconate de Ca (100 mg/kg IM ou intracoelomique), 4 fois en 24 h pour les animaux en tétanie. Parallèlement, supplémentation en vitamine D3, 100 à 400 UI/kg, pendant 4 à 6 semaines. L’exposition aux UV peut être utile suivant les espèces (amphibiens s’exposant le matin au soleil, comme certaines rainettes). 2 - Déficience en thiamine Trouble apparaissant, comme chez les reptiles, chez les amphibiens nourris de poisson cru ou congelé et contenant une thiaminase. A suspecter lorsque ces commémoratifs s’accompagnent de troubles neurologiques (fasciculations, opisthotonos). Traitement d’attaque : injections (IM, intracoelomique) de thiamine, 25 à 100 mg/kg ; puis PO 25mg/kg/j dans la nourriture. Nécessité d’introduire d’autres éléments dans le régime. 3 - Scolioses / «Pattes d’allumettes» / Paralysie Ces troubles apparaissent assez fréquemment chez les têtards de certaines espèces (Dendrobatidés et Hylidés surtout, par exemple courant chez Phyllomedusa). Ils traduisent un manque de vitamines et minéraux en général, surtout vitamines du groupe B, notamment lorsque le nourrissage des larves se fait au moyen de paillettes pour poissons de qualité médiocre ou avariées. Le rythme de nourrissage entre également en jeu : nécessité de nourrir souvent et en petites quantités (cf. alimentation des têtards omnivores). Traitement : il est peu opérant si la métamorphose est achevée. Il consiste à revoir la nourriture de base et son mode de distribution, à apporter des vitamines (B +++) et minéraux dans l’eau, à permettre la prolifération des algues par un éclairage assez puissant. 4 – Surcharge pondérale et/ou perforation gastrique Trouble lié à l’alimentation, davantage par effet « mécanique » que métabolique. - 13 - Journées Biologiques du Parc Phœnix – Nice, 1 et 2 avril 2004 Mém. Inst. Océano. P. Ricard 2004, pp : 9-14 Survient lorsque les proies distribuées sont trop grosses ou en trop grande quantité (les amphibiens comptent beaucoup d’espèces très voraces). Deux phénomènes entrent en jeu : - l’estomac distendu entraîne la diminution du volume respiratoire ( hypoxie) et la compression d’organes. - si l’animal survit, la non-digestion des proies entraîne leur putréfaction, voire la perforation de l’estomac, provoquant une mort rapide. Il est à noter que certaines proies peuvent d’emblée provoquer des perforations gastriques à cause de leurs pièces buccales vulnérantes car elles sont souvent dégluties vivantes (vers à bois Zophobias morio par exemple, mais également les grillons lorsqu’ils sont gros par rapport à leur prédateur). Il convient donc d’être prudent et de proscrire certaines proies. Traitement : la chirurgie est possible mais la prévention reste la règle. Les proies seront distribuées en quantité raisonnable et selon une taille adaptée ; attention également à leur morphologie : proscrire par exemple les grillons femelles adultes (espèces Gryllus bimaculatus et assimilis) à cause de leur oviscapte très régulièrement meurtrier. 5 - Cachexie La cachexie est souvent la conséquence d’une pathologie sous-jacente mais parfois également le fait d’une distribution de nourriture inadaptée. Traitement : traitement de la cause primaire en premier lieu, puis administration d’une formule enrichie, soit par prise naturelle, soit par alimentation forcée (utilisation pratique d’une carte de crédit en guise d’ouvre-bouche), soit par sondage gastrique (utilisation détournée d’un cathéter IV, d’une sonde urinaire pour chien ou chat, d’un tuyau de perfusion ou d’aquarium selon la taille requise). Les aliments de convalescence pour carnivores domestiques sont utilisables (type Fortol par exemple). 6 - Obésité L’obésité est courante chez certaines espèces (Pelodryas caerulea, Ceratophrys, Pyxicephalus, Ambystoma mexicanum et A. tigrinum…) très « gloutonnes ». L’apparition de corps gras est manifeste chez ces animaux (par exemple au dessus des yeux chez P. caerulea, cf. illustration). Traitement : il consiste à revoir la distribution de nourriture, au besoin en consultant des tables métaboliques selon le type d’amphibien et la température. Parallèlement, on peut permettre d’augmenter l’activité (augmentation de la surface et modification de l’agencement du terrarium, par exemple en disposant des obstacles) ; l’estivation et/ou l’hibernation peuvent s’avérer très profitables, surtout si on souhaite de la reproduction. A titre préventif, chez les espèces enclines à faire des réserves adipeuses, la distribution de nourriture pourra se faire en fonction de l’état d’embonpoint. BIBLIOGRAPHIE La bibliographie est disponible sur simple demande auprès de l’auteur. - 14 - Journées Biologiques du Parc Phœnix – Nice, 1 et 2 avril 2004 Mém. Inst. Océano. P. Ricard 2004, pp : 15-18 ALIMENTATION DES PRINCIPAUX REPTILES COURAMMENT RENCONTRES CHEZ LES AMATEURS Stéphane BOUGAZELLI Parc Zoologique de la Barben, INTRODUCTION Les régimes alimentaires du Python royal (Python regius), du Caïman à lunette (Caïmans crocodylus), de l’Agame (Pogona sp.) et des Iguanes (Iguana iguana) sont décrits. LE PYTHON ROYAL Rythme des repas : Il est basé sur la défécation du repas précédent. En général, toutes les 48 h heures pour un serpent juvénile et 96 h pour un adulte. Ces données peuvent être modifiées avec la taille de la proie ou la température ambiante. Alimentation naturelle : Dans la nature, le Python royal chasse principalement des gerbilles et accessoirement des petits rongeurs. Alimentation en captivité : Les repas sont constitués de souris, de rats et de poussins d’élevage congelés. Fréquence de la distribution des proies : 1 repas sur 4 sera composé de souris ou rats fraîchement tués. 1 repas sur 4 de poussins congelés. Les autres seront composés d’animaux congelés et décongelés, durant 24h à température ambiante, dans une boite aérée. Quantité : 3 souris ou équivalent par animal. Qualité des aliments : Les serpents digèrent très mal la kératine, aussi on évitera les proies à poils longs, à plumes et ongles longs. Il ne faudra pas hésiter à tondre, à déplumer ou à couper les ongles. Il est préférable de distribuer des animaux proies adultes que juvéniles, pour un meilleur apport en calcium. - 15 - Journées Biologiques du Parc Phœnix – Nice, 1 et 2 avril 2004 Mém. Inst. Océano. P. Ricard 2004, pp : 15-18 Les animaux fraîchement tués ou vivants, permettent de d’apporter à l’animal les vitamines spécifiques du foie. Tout en sachant, qu’elles sont détruites 1 heure après la mort ou durant la congélation. La proie congelée ne pourra blesser le Python (risque de morsure par le rongeur), ni le stresser si le serpent est faible. Il ne détruira pas les installations (câble rongé), et ne déféquera pas dans le terrarium. La décongélation doit être complète et la proie à température ambiante. On utilisera une boîte fermée, pour éviter les pontes de mouches, et aérée. Quand : Ce serpent a une activité nocturne. Les proies seront introduites tôt le matin ou le soir. D’où l’intérêt d’utiliser des animaux décongelés, qui pourront rester la nuit sans surveillance. Au moment de l’achat, le Python royal peut jeûner durant quelques mois, sous l’effet du stress du au changement de terrarium ou d’environnement. Ce serpent est très timide et a besoin de beaucoup de cachettes et de recoins durant la journée. Pour les cas difficiles, il existe plusieurs techniques permettant de déclencher la prise de la proie et de faire retrouver à l’animal un rythme régulier dans son alimentation. Au niveau des proies : on ouvre ou on incise la boîte crânienne afin de faire couler une goutte de sang. On enferme le serpent et la proie morte, dans une enceinte plus étroite afin de faciliter la capture. Au niveau du terrarium : on peut changer de substrat, afin d’apporter au serpent des odeurs, déclenchant la prise de nourriture (écorce de pin, etc…). LE CAÏMAN A LUNETTE Rythme des repas : Tous les jours pour les juvéniles, jusqu’à 80 cm. Deux fois par semaine pour les sub-adultes et les adultes. Alimentation naturelle : Les juvéniles se nourrissent de batraciens, d’insectes et de gastéropodes, de petites tailles. Les adultes, de proies plus grosses comme des rongeurs ou des oiseaux. Alimentation en captivité : Les juvéniles recevront pou moitié des insectes (blattes, grillons, etc…) et vers de terre et fœtus de souris pour l’autre moitié. Les sub-adultes et adultes des proies plus grosses : petites souris et quand l’animal est plus gros, des rats, des cailles et poussins d’élevages. Les plus gros individus pourront être alimentés par des lapins, cobayes de taille moyenne. Fréquence : 1 repas sur 4 sera composé de proies vivantes (rongeurs et oiseaux). 1 fois par semaine, des croquettes chat pour chaton au bœuf. - 16 - Journées Biologiques du Parc Phœnix – Nice, 1 et 2 avril 2004 Mém. Inst. Océano. P. Ricard 2004, pp : 15-18 Quantité : A volonté. Une heure après la distribution, le surplus sera enlevé. Qualité de l’aliment : Les insectes seront nourris avec des produits riches en calcium. Les gros rongeurs seront à proscrire, les caïmans ne mâchant pas. En complément, les juvéniles seront exposés à des lampes U.V., durant 8 heures par jour, durant les 6 premiers mois (lampe de type ZooMed, Iguana Light 0,5 UVB), à moins de 30 cm. Quand : Normalement, on peut nourrir les caïmans, à n’importe qu’elle heure de la journée comme de la nuit. S’il y a une baisse de température, durant la nuit, par l’extinction des lumières, il est préférable d’attendre que l’animal se soit réchauffé. L’AGAME Rythme des repas : Les juvéniles et les adultes seront nourris tous les jours. Alimentation naturelle : Omnivore et vorace. Les juvéniles se nourrissent d’insectes et de végétaux, les adultes ajoutent des petits rongeurs. Alimentation en captivité : Les juvéniles recevront des insectes et des végétaux, on apportera, en plus, des souris aux adultes. Fréquence : Pour les juvéniles, durant les 6 premiers mois, insectes de petites tailles et végétaux, seront servis tous les jours. 2 fois par semaine, les adultes auront des proies animales. 1 fois par quinzaine, des proies plus grosses (fœtus de souris). Quantité : A volonté. Qualité de l’alimentation : Les tailles des insectes seront toujours inférieures à la taille de la gueule de l’Agame. On enlèvera les pattes arrières des insectes sauteurs tels que les grillons ou les criquets, pour éviter les stomatoses. Les vers de farine, morions et buffalo seront des proies occasionnelles, en privilégiant les « blancs », qui viennent de muer, car ils sont alors pauvre en chitine. Cela évite à la peau des vers de rester coincée entre les dents et les vers sont mieux digérer. La teigne des ruches, riche en lipide, sera proposée occasionnellement aussi. - 17 - Journées Biologiques du Parc Phœnix – Nice, 1 et 2 avril 2004 Mém. Inst. Océano. P. Ricard 2004, pp : 15-18 Chez les végétaux, on bannira impérativement, les graines de papayes, car cette graine grossit plus de 10 fois de son volume initial sous l’effet de la chaleur et des sucs gastriques. Elle peut ainsi créer des occlusions intestinales. Des fragments d’os de seiche seront également mis à la disposition des animaux, afin d’apporter une source complémentaire de calcium. Il est préférable d’utiliser des aliments frais que des préparations de type granulé. Pour une bonne calcification, les UV restent indispensables. L’IGUANE Rythme : Tous les jours. Alimentation dans la nature : Les Iguanes sont foliflores, c’est à dire qu’ils se nourrissent de feuilles et de fleurs. Ils sont généralement monospécifiques, en fonction de l’arbre ou arbuste sur lequel ils ont élu domicile. Alimentation en captivité : Les juvéniles reçoivent 30 % de complément alimentaire en insectes vivants. Les adultes, seulement 10 % sous forme d’insectes ou souriceaux. Fréquence : Les juvéniles sont nourris tous les jours avec des végétaux et 2 fois par semaine avec des insectes. Les adultes sont nourris 6 jours par semaine, avec un jour de jeune. Les pries animales vivantes sont données une fois par mois. Quantité : A volonté pour les végétaux et les insectes. Les souris à la pince et si l’animal en veut. Qualité de l’aliment : Les végétaux doivent être riche en calcium. Le taux de Ca/P étant de 2/1. Les feuilles de choux seront occasionnelles car elles peuvent provoquer des dérèglements de la glande thyroïde. Les végétaux sauvages ne seront pas ramassés dans des endroits pollués tels que des bords de route. Les U.V. seront apportés par des spots à vapeur de mercure, permettant une meilleure diffusion sur plus de 3 mètres et apportant une source de chaleur supplémentaire. Les lampes seront changées tous les ans. - 18 - Journées Biologiques du Parc Phœnix – Nice, 1 et 2 avril 2004 Mém. Inst. Océano. P. Ricard 2004, pp : 19-39 L'ALIMENTATION DES TORTUES DANS LA NATURE ET EN CAPTIVITE Jean CARLUS Résumé : Depuis plus de 200 millions d'années les tortues arpentent la plus grande part des terres, mers et rivières de notre planète. En trois actes interprétés simultanément par les tortues terrestres·, marines et d'eau douce (dulçaquicoles), chaque biotope type et alimentation spécifique, se rattachant respectivement aux acteurs chéloniens et aux décors alternant les saisons, sont analysés comparativement. L'anatomie particulière de ces animaux tient de la complexité et de la logique d'une évolution et d'une adaptation alimentaire relatives à chaque espèce dans un site ou la biodiversité lui est propre. L'alimentation des tortues en captivité relève, comme pour tout élevage, des 4 principes fondamentaux : périodicité, quantité, diversité et qualité. Inter relationnels deux par deux, périodicité et quantité se conjuguent en s’appuyant sur l'observation des tortues dans la nature, puis diversité et qualité en respectant les 3 critères qui définissent les aliments : aliments de base, aliments complémentaires et aliments de supplémentation. Décortiquant chaque nutriment, 1es aliments potentiels sont étudiés et identifiés en fonction des apports en protides, sels minéraux, oligo-éléments et vitamines qu’ils procurent aux tortues. L'ordre des Chéloniens, ou plus simplement les quelques 250 espèces répertoriées de tortues, apparaissent sur notre planète il y a plus de 200 millions d'années (245 à 280 millions, avec des fossiles de l'ère du Permien, seraient les chiffres proches de la réalité). Durant le Carbonifère, en agréable compagnie de leurs cousins les crocodiles, elles ont vu naître les serpents puis les lézards, c'était vers - 130 millions d'années. Ensuite, il y a 65 millions d'années, elles ont vu disparaître les dinosaures. Les grands reptiles font alors place à des animaux de tailles plus modestes. Les tortues ont survécu aux cataclysmes naturels, aux variations de températures, aux diverses ormes de nourritures rares ou abondantes. C'est l'adaptation et l'évolution qui caractérisent ce “ monstre ” préhistorique aux allures débonnaires. Durant ces millions d'années à nos jours, voire même après notre ère, quelle belle leçon de patience, de fair-play ! Gageons que nous ne serons pas la cause de leur extinction totale ! Nous avons déjà fait assez de dégâts irréversibles sur les îles Galápagos, celles de l'Océan - 19 - Journées Biologiques du Parc Phœnix – Nice, 1 et 2 avril 2004 Mém. Inst. Océano. P. Ricard 2004, pp : 19-39 Indien, les tortues marines et leurs sites de reproduction, et dans notre région provençale avec "feu" Madame Hermann (jeu de mots funeste j'en conviens). Cela m'amène naturellement aux préconisations du plus célèbre des biologistes : "la seule solution pour sauvegarder une espèce en voie de disparition, c'est d'en faire l'élevage" Merci, Monsieur Darwin pour cette philosophie peu en accord avec nos législations, certes, et portant si juste ! Bien sûr, cela sous-entend, dans notre cas précis, une adaptation à l'animal. Et puisque la pierre est lancée dans la garrigue régionale, il s'agit là de configurer de nouveaux biotopes d'accueil à cette tortue, dont les propriétaires des sites seraient dignes de cet héritage. Point de balcons, de terrasses bétonnées ni même de terrariums vitrés, mais au contraire des jardins clos où 1 couple, 100 couples, 1 000 couples pourraient s'ébattre sous le ciel azuréen. Bénéfice d'une mission commune de sauvegarde et de maintien d'un patrimoine français pour une très longue durée qu'il convient de léguer à nos descendants. La tortue de Napoléon n'a-t-elle pas atteint plus de 100 ans, lui survivant à sa propre captivité ? Malgré tant d'événements durant des millénaires, il faut bien le reconnaître les tortues ont opté pour des biotopes aussi divers qu'opposés sur les quatre coins de nos mers et nos continents. Partout dans le monde on les rencontre : - du désert aux forêts tropicales, en passant par la savane, pour ce qui est des tortues terrestres, - dans beaucoup de nos mers et océans pour les tortues marines, - des lacs et des rivières les plus limpides aux plus boueux pour les tortues d'eau douce. Températures moyennes ou climats saisonniers, sécheresses ou inondations, chaleurs tropicales ou gels, abondance ou raréfaction de la nourriture, des simples végétaux aux fruits juteux, du poisson au cadavre dérivant, ... à chaque biotope son type de tortues. Cette diversité en dit long sur cette évolution lente et méthodique. C'est cette disponibilité qu'il nous faut respecter, et ce pas seulement dans la nature qui nous entoure, mais dans nos élevages et les éléments qui contribuent à la réussite du maintien de nos collections dans de bonnes conditions. Voici le décor planté, celui d'une scène de théâtre où se joue une pièce que j'aimerais sans fin. Mais, voyons quelques acteurs principaux et leurs performances. En costumes aussi divers que baroques, les tortues s'activent selon un répertoire mainte et mainte fois répété. La pièce de leur noble vie se joue en 3 actes dont le thème porte sur le menu du jour. ACTE 1- Les tortues terrestres Chaque séquence diffère selon la scène Et l'on admire les tortues des zones arides (Gopherus agassizii) dans le désert de Sonoran au Sud-Ouest des USA et au Nord du Mexique, les Homopodes (Homopus bergeri, H. boulengeri, etc ...), logent au creux des rochers des regs du Sud africain en périphérie du Cap et au Sud namibien, les Geochelone elegans de l'Inde et du Pakistan occupent des zones sèches jusqu'à des prairies parfois assez verdoyantes. Toutes celles-ci se délectent de cactées et d'arbustes épineux, de feuilles sèches et d'épines jonchant le sol. Leur activité est intense matins et soirs et leur quête de végétaux plus fructueuse pendant et après les rares saisons de pluie. Lézards, cadavres et - 20 - Journées Biologiques du Parc Phœnix – Nice, 1 et 2 avril 2004 Mém. Inst. Océano. P. Ricard 2004, pp : 19-39 fèces accompagnent l'ordinaire tout en apportant quelques protéines. Arrivent, alors campées sur leurs grands pieds, les géantes insulaires des Galâpagos (Chelonoides nigra, Geochelone "Chelonoides" elephantopus, etc ...), d'Aldabra (Dipsochelys elephantina "gigantea", etc ...) et périphériques. Leurs mâchoires en forme de puissants sécateurs découpent de larges parts de plantes grasses et de cactus locaux (Opuntia), méprisant les épines des raquettes. Cet apport en eau leur permet d'affronter les périodes de sécheresse. Les fruits goutteux de ces cactées paraissent être la gourmandise le plus convoitée. On a pu remarquer également ces tortues manger les restes d'une congénère morte. Ces cas extrêmes se constatent lors de disettes caractéristiques de ces climats rudes. Un exemple parmi d'autres de cette fabuleuse acclimatation des tortues isolées et luttant pour leur suivie. Au son du tam-tam africain, les tortues léopard (Geochelone pardalis), les tortues sillonnées (G. sulcata), les tortues ocellées (Psammobcrtes oculiferus, P. tentorius, etc ...), les Kinixys (K. erosa, K. belliaria, K. spekii, etc ...), la tortue plate de Tornier (Malacochersus tornieri) fouillent la savane et les zones semi désertiques et rocailleuses en quête d'herbes, de baies et de fruits mais également d'animaux divers tels qu’insectes, larves, escargots, cadavres, nids d'oiseaux, etc… La constante pour ces 3 genres est la différence de température entre jours et nuits. Ce qui leur impose une activité intense le matin avant les fortes chaleurs. Ces Geochelone et Psammobates se contentent des succulentes, des melons d'eau, des haricots et autres végétaux sauvages, avec un appoint en cadavres et en fèces diverses pour les sulcata qui n'hésitent pas à jeûner en période de sécheresse pour profiter de l'après pluie et sa luxuriante végétation. Les Kinixys, elles, ajouteront à ce régime végétarien classique, des poissons morts, des batraciens et des bulbes de plantes aquatiques. Quant à la tortue plate,1'altitude de 1000 m à laquelle elle vit, lui impose un choix d'herbacées même sèches. Au doux chant des cigales, notre tortue d'Hermann (Testudo hermanni) se hisse dans le maquis et nos forêts des Maures (enfin ce qu'il en reste !) à la recherche de plantes herbacées et vivaces, de graminées et de papilionacées, et chasse, en opportuniste des jours de pluie,1es gastéropodes et les vers de terre. La scène ne dure que 6 mois, puis c'est l'hibernation qui s'empare de nos mal protégées. Les autres espèces terrestres du bassin méditerranéen (Testudo graeca, T. kleinmanni, T. marginata, etc ...) et acceptons la T. horsfieldii dans le même groupe, se conforment sensiblement à des moeurs similaires d'herbivores saisonniers. Du Mexique au Nord Est des Etats Unis, les Terrapene (T. carolina, T. coahuila, T. nelsoni et T. ornata) regroupent les espèces d'un genre bien connu qui arpentent les prairies humides, les forêts et les sous-bois. Elles affectionnent tout particulièrement les petits animaux morts (cadavres de rongeurs et d'oiseaux), les insectes (mille pattes, bousiers, scarabées et sauterelles), les vers de terre et les gastéropodes. Les baies et fruits tombés au sol viennent compléter ce régime carnivore prononcé. Enfin, la dernière scène se joue en plusieurs sites - ceux des forêts tropicales où chaleur et/ou moiteur dispensent une variété infinie de végétaux, de fruits et d'animalcules de toutes formes à la tortue charbonnière aux pieds rouges (Chelonoides carbonaria), à la tortue dentelée (C. denticulcuta). La carbonara est certes plus carnassière et même coprophage que la denticulata. Mais toutes deux, sous le couvert de l'épaisse végétation amazonienne, plus sèche pour la première, restent à prédominance herbivore et frugivore. A Madagascar le site des Pyxis (P. arachnoides, etc ...) se situe dans les zones ouvertes, sableuses ou caillouteuses, alors que la tortue étoilée (Astrochelys radiata) préfèrent vivre sous couvert des épineux et des acacias, dans les litières de feuilles et de débris végétaux. Herbivores - 21 - Journées Biologiques du Parc Phœnix – Nice, 1 et 2 avril 2004 Mém. Inst. Océano. P. Ricard 2004, pp : 19-39 toutes les deux, elles s'accommodent de raquettes de cactus, d'herbacées et de baies sauvages. Charognes et déchets organiques complètent leur menu. Manouria emys, M. impressa, Batagur baska, etc.. du Pakistan à la Thaïlande, composent le groupe des tortues terrestres et palustres asiatiques aux moeurs conformes des habitats forestiers denses et humides. Elles mangent les bambous, les herbes des prairies, les baies et fruits mûrs tombés au sol. Bien que ce caractère terrestre, aux pieds plus ou moins humides, domine, il engendre un régime végétarien saisonnier alternant une alimentation d'herbivore à frugivore. Toutefois, les apports en protéines par recherches ou rencontres avec des proies ou des cadavres, leur donnent une correspondance de carnivores, voire de charognards. De là à en conclure à une forme omnivore, il n'y a qu'un pas, ou plutôt qu'une définition littéraire. Ne jouons pas sur les mots et soyons seulement attentifs aux comportements de chacune de ces tortues sans trop standardiser ni trop identifier. Tableau n 1 : Régime des tortues terrestres Végétariennes TORTUES Herbivores Gopherus Homopodes Chelonoides G. pardalis G. sulcata Psammobates Kinixys Malacochersus Testudo hermannii, etc... Terrapene C. carbonaria C. denticulata Pyxis A. radiata Manouria Batagur xxx xxx xxx xxx xxx xxx xx xxx xxx x xx xx xxx xxx xxx xxx Frugivores xx xx xx xx xx xx xx x x xx x x xx xx xx xx Autres Carnassières Invertébrés x x . x x . x . x xxx xx x . . x x Piscivores Charognardes Détritivores . . . . . . x . . . . . . . . . x x . . x . x . . x x . x x x x Bien sûr ce premier inventaire n'est pas complet, contrairement à celui de l' ACTE 2 - Les tortues marines Parcourant des milliers de kilomètres pour revenir pondre sur les plages des Caraïbes, entre autre, elles sont le témoin clé de la détermination de survie de tous les Chéloniens. Au gré de leur périple et tout au long de leur croissance un véritable protocole de l'alimentation est suivi à la lettre. A peine troublées par l'absorption de sacs plastiques égarés par le plus grand des hasards par l'Homo sapiens modestitus, on peut observer les 8 espèces (voire 9 ... avec Chelonia agassizii japonica). - 22 - Journées Biologiques du Parc Phœnix – Nice, 1 et 2 avril 2004 Mém. Inst. Océano. P. Ricard 2004, pp : 19-39 Le régime commun à la tortue caouanne ou tortue à écailles ou encore Caret (Caretta caretta), à la tortue imbriquée (Eretmochelys imbricata), aux tortues olive (Lepidochelys olivacea et L. kempii) est essentiellement piscivore. Elles s'attaquent aux bancs de poissons des profondeurs subissant les influences du large. La chasse aux terriers fait également partie de leur spécialité. Un en-cas d'invertébrés tels que crabes ou langoustes n'attend pas Noël pour leur donner cette satisfaction. Quant aux tortues luth ou tortues musquées (Dermachelys coriacea), elles se délectent de crabes et de calamars plus principalement. Les rares Natator depressa de la grande Barrière de Corail australienne vivent en eaux peu profondes et se sont spécialisées dans la chasse "rapide" et exaltante aux concombres de mer, crevettes et autres invertébrés coralliens. La tortue verte ou franche, (Chelonia mydas), pour en finir avec les tortues marines, présente les aspects évolutifs d'un animal herbivore aux phases adaptées à leur développement. C'est ainsi que les juvéniles de la 1ère année, de par leur vie pélagique inévitable, se nourrissent d'organismes planctoniques tels que méduses, larves de poissons, etc ... Le régime carnivore convient à une croissance rapide. Puis, à proximité des côtes, elles s'adaptent à la consommation de végétaux tels qu'algues et herbes marines. Leur système intestinal digère la cellulose par l'action de bactéries, un peu à la manière des bovins. Adultes, les herbiers de Posidonies sont leurs plats favoris, mais une alternance carnivore leur permet de constituer des réserves pour les périodes de migrations et de pontes. Ces détails et spécificités propres aux tortues marines se recoupent pour chacune d'entre elles et en font une parfaite adaptabilité d'opportunistes des biotopes résidentiels ou traversés. Vient enfin l' ACTE 3 - Les tortues d'eau douce (dulçaquicoles) Ici, pourrait-on dire le sujet est vaste, car le nombre de ces tortues est certes le plus représentatif. Les territoires et les eaux les plus diverses sont fréquentés par des Chéloniens aussi diversifiés que nombreux. Leur concentration est parfois telle qu'elles agissent par hystérie collective, se déchirant les parts d'un festin comme des hyènes indisciplinées. Quasiment toutes piscivores, elles bénéficient toutefois des apports nutritifs de leurs proies. Ces poissons eux mêmes dépendant d'un cycle alimentaire propre à chaque espèce, du plus végétarien au plus carnivore. La Scène 1 est sans conteste dédiée aux chasseurs à l'affût. Matamata (Chelus fimbriata), la serpentina (Chelydra serpentina) et la tortue alligator (Macroclemys temminckii) y surpassent toutes les autres. Une contraction rapide du cou permet l'aspiration d'un volume d'eau, engloutissant le poissons trop imprudent ou trop curieux du leurre agité sur la langue de la tortue alligator. Cette technique de chasse au vif exclue quasiment toute recherche de proies aux moeurs inertes tels que des invertébrés. C'est un régime piscivore à presque 100 % où l'opportunité du cadavre est plus rare et peu recherchée. En Scène 2, le gros de la troupe s'associe dans une représentation intercontinentale où les similitudes sont communes aux formes de vies voisines de nos tortues lacustres. Un rapport succinct permet de les rassembler par Continent dans l'ordre suivant, pour ne citer que les plus connues et surtout celles que l'on peut rencontrer sur le marché de l'herpéthologue. - AFRIQUE - l'ancien monde : avec les espèces des genres Pelomedusa (P. subrufa) et Pelusios - 23 - Journées Biologiques du Parc Phœnix – Nice, 1 et 2 avril 2004 Mém. Inst. Océano. P. Ricard 2004, pp : 19-39 (P. niger, P. subniger et P. sinuatus, etc ...), ainsi que la Trionyx du Nil (Trionyx triunguis) au talent de chasseuse à cours très remarquable. Les Pelusios, en meute de 10 ou 20 individus, dans les eaux peu profondes et troubles des berges, happent les colombes qui viennent s'abreuver. Ainsi regroupées, elles peuvent arracher des lambeaux de viande à plusieurs en même temps. Outre les poissons et autres animaux aquatiques, leur régime varie peu entre piscivore et carnivore. - EUROPE : avec les Mauremys leprosa, M. caspica, Emys orbicularis - la cistude d'Europe dont la nette préférence alimentaire est carnivore avec pour proies les petits poissons, les têtards et les batraciens, les insectes aquatiques ainsi que les cadavres. Toutefois, adultes, elles deviennent plus végétariennes en absorbant les plantes aquatiques et déchets végétaux. - ASIE : avec les espèces des genres Chinensis (C. nigricans, C. reevesii, etc ...), Geoclemys hamiltonii, Kachuga (K. kachuga, K smithii, etc ...), Malaclemys subtrijuga, Moremia petersi, Ocadia sinensis, on remarque une alimentation piscivore et végétarienne dans des eaux souvent paisibles, voire stagnantes ou même dans les rizières. Les Cuora (C. amboinensis, C. falvomarginata, etc ...) passent leur vie dans les marécages où elles consomment dans l'eau des batraciens, des petits poissons et des bulbes de plantes. Et, sur terre elles recherchent des champignons, des gastéropodes et des vers de terre. Cyclemys dentata et Heosemys spinosa, moins aquatique pour cette dernière, recherchent toutes deux les bulbes de plantes d'eau et les fruits plus que la nourriture carnée. Quant à la tortue à grosse tête (Platysternon megacephalum) de par son énorme pouvoir de compression et de déchirure de ses proies, ainsi que les Trionyx d'Asie (Amyda cartilaginae), du Gange (Aspideretes gangeticus), de Malaisie (Dogania subplana), de Chine (Pelodiscus sinensis), Trionyx à tubercules (Palea steindachneri), Trionyx géante (Pelochelis bibroni), elles sont toutes aussi bonnes chasseuses que leurs cousines africaines. - AUSTRALIE : avec les espèces du genre Chelodina (C. longicollis, C. expansa, C. steindachneri, etc ...), les Elseya dentata et Emydura signata, etc... qui s'enfouissent dans le sable ou dans les feuilles au fond des eaux paisibles, ne laissant paraître que leurs yeux, elles guettent les poissons et les crevettes qu'elles attrapent aisément grâce à leur long cou replié sur le côté. Leur capacité à résister à des périodes de sécheresse leur impose des jeûnes, ou une recherche aléatoire de cadavres et autres déchets. - Les AMERIQUES - nouveau monde * Avec au Sud : les espèces des genres Acanthochelys (A. macrocephala et autres ...), Hydromedusa (H. tectifera, etc ...), Phrynops (P. nasuta, P. tuberculatus, et autres ...), Podocnemys (P. erytrocephala, P. sextuberculata, P. expansa, P. cayennensis, etc...), la Peltocephalus dumerilianus, la Platemys platycephala. * Au centre : Dermatemys mawii - tortue palustre par excellence, les espèces des genres Kinosternon (K scorpioides, K acutum, K baurii, K. leucostomum, K. minor, K odoratum, K. subrubum, K. salvini, etc...), Staurotypus (S. triporcatus et S. salvini) et la Claudius angustatus aux mœurs proches de sa sœur asiatique à grosse tête. Les Rhinoclemmys annulata et R. areolata, entre autres, vivant au bord des étangs en milieux humides, des marécages aux marigots, semblent plus frugivores et herbivores que carnivores. * Au Nord : les Trionyx du genre Apalone (A. spinifera, A. ater, A. ferox, A. mutica) sont toutes aussi bonnes chasseuses que les Trionyx des autres continents. Les Clemys guttata, C. insculata, C. marrmorata et la Malaclemys terrapin, des milieux humides marécageux aux cours d'eau clairs et rapides, chassent les petits poissons, batraciens et - 24 - Journées Biologiques du Parc Phœnix – Nice, 1 et 2 avril 2004 Mém. Inst. Océano. P. Ricard 2004, pp : 19-39 mollusques endémiques des zones fraîches du Canada aux Etats Unis. Sur terre, elles attrapent des cafards, des blattes et des vers de terre. Plus connues, les Chrysemys picta, les Graptemys (G. geographica et pseudogeographica, G. barbouri, G. flavimaculata, G. oculifera, etc ...) les Pseudemys (P. concinna, P. floridana, P. scripta) et autre Trachemys scripta elegans - tortue de Floride à oreilles rouges -, marquent une alimentation plus carnée pour les jeunes ( écrevisses, poissons, mollusques, insectes aquatiques ) et plus végétarienne pour les adultes avec un net apport de bulbes aquatiques. Tableau n 2 : Régime des tortues dulçaquicoles Piscivores Carnassières Charognardes TORTUES Tortue serpentina Tortue alligator Matamata Pelomedusa Pelusios Trionyx Mauremis Cistude Chinensis Kachuga Malaclemys Cuora Cyclemys H. spinosa Platysternon Chelodina ( t. à long cou ) Podocnemys Phrynops Kinosternon Claudius Rhinoclemys Clemys Chrysemys Graptemys Pseudemys Trachemys ( t. de Floride ) Invertébrés & petits mam. xxx xxx xxx xxx xx xxx xxx xx xxx xxx xxx xxx x x xxx xxx xxx xxx xxx xxx x xx xx xx xx xx x . . x xx xx x xxx x x x x x x x x xx xx xx xx x xx xx xx xx xx Végétariennes Herbivores . . . x x . x x ( adulte ) x x x x x x . . x x . . xx x ( adulte ) x ( adulte ) x ( adulte ) x ( adulte ) x ( adulte ) Frugivores Détritivores x . . x x . . . . . . . x x . . x x . . xx x x x x x x . . xx xx x x xx x x x x . . x x x x x x x x x x x x L'analyse ci-avant détaillée par biotope type et par groupe de tortues appelle à une synthèse dont les 2 points principaux s'expriment par : * L'étroite relation entre les groupes des terrestres, des marines, des aquatiques et palustres, avec - 25 - Journées Biologiques du Parc Phœnix – Nice, 1 et 2 avril 2004 Mém. Inst. Océano. P. Ricard 2004, pp : 19-39 leur site et ses conditions climatiques et saisonnières. La quête de nourriture permet un chassé croisé entre piscivores, carnivores et végétariennes. Un peut pratiquement affirmer que rien n'est définitif et qu'une constante adaptation permet aux tortues de survivre. Classer tel ou tel individu dans un groupe de mode alimentaire bien distinct est illusoire, tant l'interrelation de l'un à l'autre est fonction de paramètres évolutifs. * Leur rôle d'éboueur est essentiel pour l'ensemble de la chaîne alimentaire et le cycle naturel. Il contribue également à la survie des Chéloniens et à leur capacité d'adaptabilité. METABOLISME ou LES SECRETS DE L'IMMORTALITE TEMPÉRATURE ET NUTRITION Poissons, batraciens et reptiles sont des ectothermes. Contrairement aux endothermes, ils ne disposent pas d'une chaudière interne qui régularise leur température corporelle. Toutefois les Chéloniens (tortues) ont quelques facultés d'adaptation à l'environnement. Leur carapace, et parfois une épaisse couche de graisse, les protègent du froid et conditionnent leur métabolisme malgré les rigueurs des climats tant froids que chauds. Leur respiration peut s'arrêter totalement, les battements du coeur peuvent atteindre une cadence à la minute. L'oxygénation, chez certains individus, peut s'effectuer par les muqueuses de la bouche et du cloaque, leur permettant de suspendre le temps au fond de l'eau. Elles abordent l'hiver par tranches de plusieurs semaines d'inactivité complète entre-coupées de respirations limitées en surface. Par - 7 C, au Canada, une espèce aquatique produit un alcool dans ses propres cellules, qui agira comme un véritable antigel durant plusieurs semaines. Avec ces quelques atouts spécifiques à certaines, les besoins énergétiques des tortues sont près de 30 fois inférieurs à ceux des vertébrés supérieurs à sang chaud. Outre l'hibernation propre à quelques espèces de l'hémisphère Nord, elles peuvent rester plusieurs semaines, voire plusieurs mois, sans s'alimenter. "J'en ai fait l'expérience en 1980, une Dermatemys mawii - tortue blanche ou tabasco du Mexique, capturée par les indigènes, est restée 2 jours, immobile sur le dos, dans le fond de la pirogue. L'ayant échangée contre quelques piécettes, j'ai eu quelques difficultés à la "ressusciter". Déshydratation, insolation, je ne donnais pas cher de ses 30 cm désormais réglementaires. Toutefois, je l'ai ramenée vivante en France. C'était en Mars. Mais, l'appétit n'y était pas, et malgré mes efforts et ceux de ses colocataires choisies pour leur enthousiasme lors des distributions de nourriture, elle restait désintéressée et peu active. Ce n'est qu'en Septembre que je l'ai vue s'agiter fortement alors que je mangeais du raisin devant le terrarium. J'ai donc partagé en bon prince dubitatif, et après avoir absorbé deux belles grappes entières elle s'est enfin décidée à manger de tout en même temps que les autres ! Quelle leçon en tirer ? Quelle patience en conserver ? " TRANSIT INESTINAL Mais ce n'est pas tout, si effectivement on peut hâtivement conclure qu'une tortue peut économiser ses efforts et vivre de ses acquis, il faut également y voir à la fois un avantage et un - 26 - Journées Biologiques du Parc Phœnix – Nice, 1 et 2 avril 2004 Mém. Inst. Océano. P. Ricard 2004, pp : 19-39 inconvénient. Le transit intestinal des Chéloniens est en moyenne de 8 jours. S'il participe à une distribution lente et progressive des nutriments par le réseau sanguin, il est malheureusement cause de troubles divers qu'il faut à tout prix éviter. C'est pourquoi, il est important d'insister sur le fait que cet aspect du système digestif particulièrement lent, implique deux précautions : * L'hygiène alimentaire et l'hygiène sanitaire ou propreté d'une manière générale contribuent à maintenir ce processus d'assimilation des aliments dans de bonnes conditions. * Lors des déplacements et transports de ces animaux, on ne les fait pas voyager - quelques soit leur taille - dans des terrariums ou aquaterrariums équipés. Généralement, ils sont glissés dans un sac de jute afin de les immobiliser le temps nécessaire au voyage. Dans le noir, immobiles, ils stressent peu, voire même, ils se mettent en état de "méditation" - c'est en tout cas ce que je ferais si j'étais à leur place afin de rester patient en attendant des heures meilleures. Bref, ils arrêtent le temps, leur cœur finit par battre moins que les 30 pulsassions par minute réglementaires, les poumons inspirent et expirent également moins que les 20 mouvements à la minute. Une sorte d'autarcie s'instaure chez ce paisible vertébré. Traduisant ainsi toute la puissance des millénaires accumulés. Mais, le transit intestinal, on y revient, lui aussi suit ce mouvement, ou plutôt cette inactivité. Et là, la fermentation remplace la biodégradation des aliments, créant toutes sortes de troubles digestifs, dont on ne pourra s'en rendre compte, pour certains sujets, que plusieurs semaines plus tard (constipation ou diarrhée, occlusion intestinale, septicémie et sang dans les excréments, parasitisme tels que vers, rétention d'oeuf, etc ...). La solution, elle est simple ! Il suffit de faire jeûner les tortues une bonne semaine avant tout déplacement. De telle sorte que le vide règne au sein de leurs intestins. Cette précaution n'est jamais assez rappelée. Il est vital d'insister. Soyez également vigilants lors des acquisitions. Bien qu'il soit peu aisé de contrôler cette action chez le fournisseur que vous avez choisi, quelques questions insidieuses peuvent vous éclairer sur ses méthodes et son savoir faire. EAU DE BOISSON Pour en terminer avec l'aspect général des besoins nutritionnels que le métabolisme des Chéloniens exige, je ne peux dissocier l'eau de boisson des aliments solides. La qualité et l'hygiène, encore une fois, pourraient faire l'objet d'un chapitre entier. Le phénomène d'hydratation mérite une approche liée au thème même de l'alimentation. Animal caparaçonner et couvert d'écailles, la tortue, au lent métabolisme, ne transpire que très peu. Ses pertes hydriques, même au niveau de ses déchets, très peu aqueux grâce à une digestion lente et minutieuse, sont limités. Ses besoins compensateurs sont donc, par définition, minimisés. Ses aptitudes à optimiser l'eau de ses aliments ne sont pas suffisantes et surtout pas une généralité. Une tortue boit - que cela vous étonne ou pas ! Et c'est en cela que je veux insister afin d'ôter toute idée reçue. Bref, si Jean de La Fontaine en fait un coureur de grande classe face au lièvre, c'est plus une leçon de philosophie engendrée par une vie saine dans un corps sain qui en est responsable. L'exemple reste à suivre pour nos élevages et pourquoi pas nous mêmes. Cela aurait pu m'éviter le muscle "Michelin" par exemple. - 27 - Journées Biologiques du Parc Phœnix – Nice, 1 et 2 avril 2004 Mém. Inst. Océano. P. Ricard 2004, pp : 19-39 Mais pour rester dans le sujet, ces aperçus sur l'état dans lequel dame Nature nous confit cet animal "préhistorique", nous invite après la compréhension, au respect de ses besoins et exigences. Se substituer au facteurs naturels propres à chaque biotope relève parfois du parcours du combattant qu'il faut appréhender dès le départ. Ce rappel anatomique entraîne tout naturellement le chapitre consacré à l'alimentation en captivité. Ces bases servent de garde corps au bien fondé de nos actions de maintenance, insistant sur cette hygiène de qualité et diversité alimentaires et sur l'aspect trop souvent négligé du confort sanitaire des terrariums et aquaterrariums. L'ALIMENTATION DES TORTUES EN CAPTIVITE Le commerce animalier ne dispose que d'une panoplie restreinte en matière d'alimentation des tortues. La diversité terrestre ou aquatique est quasi introuvable. A chacun, donc, de préparer ses propres recettes en fonction des animaux détenus et des disponibilités locales de fournitures. Quoiqu'il en soit, il est impératif de garder à l'esprit les 4 principes fondamentaux qui reposent sur : 1/- La PERIODICITE 2/- La QUANTITE 3/- La DIVERSITE 4/- La QUALITE Chacun de ces éléments dominant la méthodologie d'alimentation de vos animaux (quel qu'ils soient : poissons, oiseaux, mammifères, reptiles ou invertébrés ), doit être présent à l'esprit afin de former un calendrier personnel et propre à chaque élevage. Je vous invite à notifier cette procédure globale selon un cycle hebdomadaire et saisonnier, adapté à vos possibilités et les besoins de vos tortues. Le suivi régulier de cet échéancier pesé et organisé est garant d'une réussite à long terme. PERIODICITE Observer les tortues dans leur habitat d'origine permet de s'approcher et de reproduire les conditions de vie sauvage. Leurs rythmes dépendent, dans la nature de l'unité de temps. Rythmes journaliers : Ils suivent les paramètres de successions horaires, de migrations photocellulaires pour donner lieu à des repas occasionnés par le déplacement des poissons et des invertébrés en fonction de l'heure du jour et de l'ensoleillement. Peu de tortues sont nocturnes. Rythmes saisonniers ou annuels : Ils sont plus accentués d'autant que l'on remonte vers les latitudes septentrionales. Le comportement alimentaire dépend de la période chaude ou froide qui induit une fluctuation des végétaux ( plantes et fruits ) jusqu'à l'hibernation lors de leur raréfaction. A chacun la faculté d'optimiser ces critères selon ses moyens. II n'y a pas de règle stricte. Il convient de faire coïncider les besoins et capacités des animaux à sa disponibilité. Nourrir tous les jours, ou un jour sur deux, ou une fois par semaine est trop arbitraire pour en faire une généralité. Chaque groupe est un cas différent. - 28 - Journées Biologiques du Parc Phœnix – Nice, 1 et 2 avril 2004 Mém. Inst. Océano. P. Ricard 2004, pp : 19-39 * Les tortues terrestres végétariennes qui hibernent 6 mois par an mangent 3 à 4 fois par jour. Elles doivent, de fait, trouver dès le réveil du printemps une réserve quotidienne qu'il faut remplacer tous les matins. * Les tortues terrestres maintenues en terrariums tempérés toute l'année vous permettent un rythme hebdomadaire aléatoire. * Les tortues aquatiques, en aquaterrariums où températures d'air et d'eau sont régulées, peuvent également tolérer nos activité et périodes libres pour un programme de soins selon nos disponibilités. Le principe même d'un calendrier adapté aux moeurs des tortues et aux possibilités de l'éleveur réside dans une fausse régularité. On pourrait dire que pour se rapprocher des habitudes des tortues dans la nature, il suffit d'offrir une bonne quantité, puis de les obliger à jeûner quelques jours. Mais selon quelles séquences ? Alors pourquoi ne pas opter pour une organisation basée sur notre activité ? Par exemple : Lundi et Mardi : jeûne Mercredi : 1/2 ration à tendance saisonnière Jeudi : 1/4 de cette même ration Vendredi : jeûne Samedi et Dimanche : grosses rations de l'aliment essentiel Ce planning correspond à celui d'un éleveur amateur qui travaille toute la semaine. Mais le Mercredi (jour des enfants) est plus souple. Le Week-end libre permet des soins plus poussés et plus attentifs que les reste de la semaine. Encore une fois, ce n'est qu'un exemple, et il appartient à chacun de choisir et d'adapter sa technique à ses pensionnaires. QUANTITE Des analyses précises, établies pour des juvéniles Hermann et Cistudes, ont démontré un rapport de 1 à 10 par ration quotidienne absorbée. 10 g d'aliment pour 100 g de tortue. Cette valeur, un peu simplifiée et schématisée ne tient pas compte d'études sur le terrain pour comparaison de ces mêmes juvéniles. On ne peut pas prétendre à une valeur étalon, mais juste à des constats ça et là, notifiés par l'un ou par l'autre dans des cas bien précis. La seule constante corroborée par ces expériences réside dans une quantité journalière distribuée pour des juvéniles en captivité. Mais, sauvages, juvéniles ou adultes, les groupes représentant les tortues aquatiques ou palustres, sont confrontés à l'opportunité d'une rencontre avec une proie, un cadavre ou des baies tombées sur le sol. Cette occasion très aléatoire est double. * La tortue peut effectivement se trouver plus ou moins souvent en contact avec un repas qui lui même sera plus ou moins copieux. * Autre paramètre à prendre en compte : il arrive fréquemment que l'odeur d'un cadavre ou les ébats d'un poisson malade ou blessé attirent plusieurs tortues. Et là, les parts de chacune diminuent selon le nombre. - 29 - Journées Biologiques du Parc Phœnix – Nice, 1 et 2 avril 2004 Mém. Inst. Océano. P. Ricard 2004, pp : 19-39 En captivité, pour tenter de respecter cette règle, il est intéressant de varier les quantités distribuées. Sans aller jusqu'à l'excès gaspillé au fond de l'aquaterrarium, et qui nuira à l'état sanitaire de l'eau, ou celui engendré par un fruit qui moisit sur le sol du terrarium, il est bon, de temps à autre, de donner jusqu'à satiété complète de tous les hôtes du vivarium. Cette option se conjugue avec le 1er principe décrit précédemment. L'inter-action entre Périodicité et Quantité rivalise en espace clos avec la logique de la liberté. On peut certainement appliquer ces 2 principes à la plupart des reptiles en détention. DIVERSITE Cet aspect de Diversité alimentaire, quant à lui, vient en introduction avec le 4ème principe qui traite la Qualité. II s'agit de comprendre les avantages des menus variés sur le comportement des animaux, tout en y favorisant les réponses aux besoins physiologiques. En effet, l'un des caractères trop souvent occulté dans la standardisation de l'alimentation est l'ennui qu'elle suscite. Je ne veux pas dire par là, que nos tortues partagent ce sentiment propre à l'homme. Ce serait de l'anthropomorphisme pure. Mais, la gourmandise, elle, existe chez les animaux aussi. Et, valoriser ce réflexe offre des avantages dans tout élevage. II permet d'apporter les éléments qualitatifs que nous allons aborder ci-après, tout en stimulant l'appétit par des rations variées. C'est ce que les nutritionnistes professionnels appellent l'appétence, et qu'ils savent développer dans les granulés, les flocons et les croquettes entre autre... Il faut éviter qu'une tortue boude un repas sous prétexte qu'elle est habituée consommer toujours le même menu depuis 5 ans. Le danger peut également être rencontré lors de problèmes de santé, où l'influence de certains nutriments pourrait participer à la guérison ... à condition qu'ils soient acceptés. QUALITE C'est le secret de la réussite. A lui seul, le choix des éléments qui composent l'alimentation de n'importe quel élevage en général, est vecteur du bon équilibre de tout animal. Bien sûr, certaines maladies sont dues à un agent agresseur externe, indépendant de l'hôte qui subit ce "parasitisme". Mais en revanche, un corps sain par une alimentation équilibrée résiste mieux à ces attaques. De plus, trop nombreux sont les cas de maladies ou états maladifs dont la cause est d'origine purement nutritionnelle. Cette quête du repas complet - en un ou plusieurs menus - relève du respect des 3 critères qui définissent les aliments : * LES ALIMENTS DE BASE Ils composent la partie essentielle sur le plan quantitatif Ils répondent impérativement aux besoins physiologiques et comportementaux des tortues au cas par cas. Ces aliments basiques correspondent le mieux aux définitions : - piscivore - vif ou mort - carnivore - avec tendance invertébrés de types crustacés, mollusques, insectes ou carnassier par les viandes, vers de terre, gastéropodes etc ... - végétarien avec penchants herbivore ou frugivore. - 30 - Journées Biologiques du Parc Phœnix – Nice, 1 et 2 avril 2004 Mém. Inst. Océano. P. Ricard 2004, pp : 19-39 La capacité générale de tous les aliments, et particulièrement ceux qui forment la base, est un complexe de : * Protides (ou protéines) : composés de carbone, d'hydrogène et d'oxygène, ainsi que d'azote (matières azotées). Leurs structures sont les acides aminés. On les trouve dans la viande, le poisson, les oeufs - d'une manière générale dans les animaux. Les végétaux, quant à eux, contiennent plus ou moins de protéines selon leur nature ( dans les légumineuses ou plantes dont les graines sont contenues dans des gousses - pois, fèves, lentilles ..., plus importantes pour les graines oléagineuses et moindre pour les céréales ). Chez les tortues végétariennes, un excès de protides associé à une déshydratation chronique, entraîne la goutte viscérale et/ou articulaire (hyperurémie due à une élévation du taux d'acide urique dans le sang). * Glucides : les sucres assimilés ou les "farineux" formés d'amidon que la digestion transforme en sucres lents. Ces éléments existent en l'état dans les fruits. Mais un excès de glucides peut être transformé en graisse stockée dans l'organisme - le foie en particulier, s'il est cause de réduction de la teneur en protides ou en minéraux. *Lipides : les graisses animales ou végétales (graines oléagineuses), stockées comme les glucides, elles peuvent toutefois aider à supporter les hivers froids pour les tortues maintenues en clos extérieurs. Apportées par trop d'aliments pour chiens (boites spécifiques) elles développent des dégénérescences graisseuses du foie : stéotose hépatique. * Les minéraux : ils sont indispensables à l'édification de l'organisme en croissance, et pour l'entretien de l'adulte. De plus, il interviennent dans la formation et l'évolution des os et de la carapace. Le phosphore et le calcium sont les éléments essentiels qui, de plus, agissent, le premier sur les membranes cellulaires et le métabolisme énergétique, et le second, sur la transmission de l'influx nerveux. D'autres minéraux interviennent en proportions biens inférieures, ce sont les magnésium, sodium et potassium. L'ostéodystrophie hypertrophique de la carapace est la maladie qui correspond à une croissance accélérée et exagérée. C'est le résultat d'une alimentation trop riche en calcium, en protéines et en vitamine D3 par exemple : excès de nourritures industrielles pour carnivores domestiques : croquettes pour chiens ou chats). Chez les tortues terrestres, les plus phytophages (végétariennes à régime herbivore, folivore et/ou frugivore) la relation entre calcium et phosphore est très primordiale. Leur tube digestif est plus long et le caecum plus développé pour les terrestres que pour les aquatiques. C'est une adaptation à la digestion de la cellulose des végétaux. La durée du transit intestinal est variable de 3 à 28 jours selon la température, la fréquence des repas et la teneur en eau et en fibres. La diversité des aliments naturels apportent les nutriments dans les bonnes proportions aux tortues. Mais, en captivité, la ration type n'existe pas. Pour s'en approcher il convient de respecter un apport de : - 90 % de végétaux -10 % de fruits (trop de fruits provoque une fermentation digestive des glucides créant une surpopulation bactérienne digestive, des parasites à l'origine de diarrhées graves), - pauvre en matière grasse (< à 10 % de l'apport énergétique en calories), - pauvre en protéines (15 à 35 % de l'apport énergétique en calories), - riche en fibres (20 à 30 % de cellulose brute par rapport à la matière brute), - riche en minéraux avec 2 fois plus de calcium que de phosphore. - 31 - Journées Biologiques du Parc Phœnix – Nice, 1 et 2 avril 2004 Mém. Inst. Océano. P. Ricard 2004, pp : 19-39 ALIMENTS Rapport Ca/P Figue sèche Orange épluchée Céleri en branche Epinards Chou (feuilles blanches) Chou (feuilles vertes) Chou rouge Chou frisé Feuille de betterave Feuille de brocoli Tige de brocoli Feuille de navet Feuille de pissenlit Luzerne Blette Chicorée frisée Cresson Rutabaga Endive Persil ALIMENTS 2,1 2,4 1,5 2,0 1,6 5,9 1,2 2,9 2,6 3,9 2,6 4,8 2,9 6,1 3,0 2,7 3, 5 3,2 1, 8 3,3 Banane Raisin Fraise Framboise Melon Pêche Poire Pomme Salade de fruits en boîte Fleurs de brocoli Choux de Bruxelles Maïs Concombre Laitue Romaine Tomate Carotte Chou fleur Courgette Champignon Macédoine de légumes Steak haché Foie de bœuf Aubergine Les vers de teignes de ruche Vers de farine Vers de terre Tableau N 3 Rapport Ca/P 0,3 0,6 0,7 1,0 0,6 0,4 0,8 0,5 0,6 0,6 0,2 0,1 0,5 0,4 0,8 0,4 0, 6 0,6 0, 7 0,06 0,5 0,1 0,1 0,3 0,08 0,1 0,1 Tableau N 4 Aliments dont le rapport phosphocalcique est adapté aux besoins en minéraux pour les tortues terrestres ( Ca/P > l,5) - c'est à dire contenant plus de calcium que de phosphore - et dont la teneur en vitamine A est élevée. Aliments dont le rapport phosphocalcique est inadapté aux besoins en minéraux pour les tortues terrestres (Ca/P < 1,5) - c'est à dire plus riche de phosphore que de calcium. Tableaux extraits de : Allo. Véto ! - 100 questions réponses sur les reptiles par le docteur Lionel Schilliger et Philippe Gérard - 1998 - C'est ce rapport Ca/P qui est primordial dans l'alimentation des tortues terrestres. Compris entre 1,5 et 4, il assure une bonne croissance du squelette, une bonne rigidité de la carapace et maintient une calcémie et une phosphorémie sanguines constantes. Laitues, tomates, carottes, courgettes, pommes ont un rapport Ca/P < à 1 - soit plus riche en P qu'en Ca. A l'inverse, pour un Ca/P > à 1 - donc plus riche en Ca qu'en P, on trouve les épinards, les feuilles vertes de chou, le chou frisé, les feuilles de brocoli et de navets, la luzerne, le cresson, les blettes etc Toutefois, il ne s'agit pas non plus de tomber dans l'effet opposé en distribuant une alimentation - 32 - Journées Biologiques du Parc Phœnix – Nice, 1 et 2 avril 2004 Mém. Inst. Océano. P. Ricard 2004, pp : 19-39 trop riche en phosphore et carencée en calcium. On aboutit rapidement à une maladie osseuse de type ostéofibrose nutritionnelle et à des troubles reproductifs. Régime piscivore conseillé Régime piscivore déconseillé (trop riche en antivitamine B1) Foie de f1étan Filets de flétan Gambusia Guppy Ailerons de raie merlu colin Eperlan Sardine Alose Carpe Hareng Chabot Poisson chat Poisson rouge Tableau n 5 Régimes carnassiers Naturels Insectes aquatiques - Diptères etc.., - Araignées, - Larves de libellules, de moustiques Insectes terrestres - Grillons, sauterelles Mollusques - Escargots d'eau ou de terre, - Limaces Têtards et petits batraciens Vers de terre Elevage Commercialisés Escargots d’eau Gamares Criquets, grillons Vers de farine Croquettes pour carnivores (poisson & poulet) Foies de veau & de génisse Aliments lyophilisés pour tortues Crevettes, crabes, etc .. Seiches, poulpes, etc Tableau n 6 Pour conclure avec les aliments de base, hormis les végétaux analysés précédemment en rapport Ca/P, on peut aisément se procurer : - des granulés d'aliments complets pour tortues dulçaquicoles (évitez les crevettes séchées ). - du poisson : filets de merlu, de colin ou de flétan, ailerons de raies, de l'anguille - les petits poissons entiers, arrêtes et viscères incluses, conviennent de toute évidence mieux que les filets. - les poissons gras - sardines, maquereaux salissent l'eau en plus d'être ... gras. - des crevettes et autres invertébrés aquatiques : entiers de préférence - ou vos restes de carapaces de Noël - sans la mayonnaise. Conviendront très bien aussi les crabes, les seiches, les poulpes ou tous vos restes de langoustes et homards. - du foie de veau ou de génisse - riche en vitamine A. Tout aliment congelé, ne doit être distribué que bien décongelé ... Tout cela selon votre budget ! - 33 - Journées Biologiques du Parc Phœnix – Nice, 1 et 2 avril 2004 Mém. Inst. Océano. P. Ricard 2004, pp : 19-39 * LES ALIMENTS COMPLÉMENTAIRES Ils s'assimilent à la friandise apportant de surcroît l'élément vital indispensable aux besoins spécifiques. Ils évoluent selon la saison ou la période d'activités. Mais ils complètent systématiquement la ration quotidienne ou hebdomadaire. Cette notion de complémentarité rejoint les chapitres de périodicité et diversité. Liés aux facteurs "rythmes journaliers ou saisonniers", ces éléments nutritifs d'appoint viennent en valeurs rajoutées aux aliments de base et d'autant plus à l'ordinaire distribué quotidiennement. Ce sera, par exemple, quelques fruits frais de saisons pour les tortues terrestres et même les tortues aquatiques. Attirées par la couleur - rouge en particulier - des cerises, des fraises, etc Elles profiteront d'un apport en compléments des glucides absents du chou ou du poisson. Occasionnellement, des bulbes de jacinthes d'eau, de la laitue ou des pommes conviennent parfaitement aux tortues dulçaquicoles. Je parlerai plus tard des vitamines contenus dans ces fruits. Pour un complément protéinique, des vers de terre, des escargots ou des vers de farine et autres insectes, distribués également aux terrestres et aux aquatiques, varieront les acides aminés et les teneurs diverses en carbones et en minéraux. D'autant plus que ces animaux comportent dans leurs contenus stomacaux et digestifs des nutriments propres à leur mode de vie. Les fameux produits, telles que croquettes au poisson ou au poulet, etc... ne sont pas pour autant à exclure entièrement du régime et de vos habitudes. Utilisons les comme ... des compléments distribués avec parcimonie et très raisonnablement. Un os de seiche à flotter apportera les minéraux du squelette aux tortues aquatiques. * LES ALIMENTS DE SUPPLÉMENTATION Ils corrigent, à la fois les carences et les apports en sels minéraux, en vitamines et les acides aminés. Leur emploi est spécifiquement ponctuel et/ou régulier selon l'animal et ses conditions de maintien. Les sels minéraux spécifiques - les oligo-éléments En plus des sels minéraux évoqués précédemment, il y en a d'autres qui agissent comme des catalyseurs en quantités minimes. Ce sont les oligo-éléments. (catalyseur = en chimie c'est un corps qui déclenche ou active une réaction par sa .seule présence sans être consommé par celle ci) Parmi les principaux : * Le Manganèse (Mg) : intervient dans l'ossification des jeunes et contribue à la synthèse du pro-collagène, le précurseur du collagène qui constitue les fibres du cartilage. * Le Fer (Fe) : nécessaire à la formation des globules rouges favorisée par la présence du Cuivre (Cu). * Le Zinc (Zn) : assimilation des graisses et des protéines, participation au renouvellement de la peau et aide à la reproduction, sont ses rôles principaux. * Le Cobalt (Co) : présent dans la molécule de la vitamine B 12. - 34 - Journées Biologiques du Parc Phœnix – Nice, 1 et 2 avril 2004 Mém. Inst. Océano. P. Ricard 2004, pp : 19-39 * L'Iode (I) : en particulier chez les tortues marines, sa carence cause une Hypertrophie thyroïdienne. Elle est prévenue par l'apport de condiments d'origine marine (coquillages et algues ). * Le Sélénium (Se) : associé à la vitamine E, il prévient les accidents dus aux graisses rances, et lutte contre le stress oxydatif dû aux radicaux libres. Classé poison en France, il n'est trouvé que sous forme de levures spéciales. * Le Magnésium (Mn) : présent sous forme de carbonate dans les os. * Le Chlorure de Sodium (NaCl) : présent dans tous les lipides d'origine animale. Sa carence produit des troubles de croissance, de reproduction, une diminution de la ponte, causés par une mauvaise assimilation des protéines et des glucides. Les Vitamines Il n'y a pas une vitamine, ni une mixture de vitamines formant un composé plus ou moins précis, mais il existe une douzaine de vitamines différentes entre elles, dont la carence d'une seule laisse apparaître des troubles de la santé. Son apport devient ciblé pour guérir une réaction de causes à effets. Le problème des avitaminoses est engendré lui, le plus souvent, par l'interaction de défauts de plusieurs vitamines. On peut admettre qu'il n'y a pas des vitamines plus importantes les unes que les autres. Mais on constate que certaines carences enchaînent des troubles visibles dont il faut impérativement remédier par un apport spécifique. Ils dénotent toujours d'une alimentation pauvre et mal équilibrée. Ce risque est aggravé des facteurs dus à une dégradation lors du stockage des aliments par l'oxydation à l'air, la fragilité à la lumière ou la destruction par le froid ou la chaleur. A ce titre il est important de comprendre et retenir certains phénomènes chimiques qui échappent à notre contrôle si l'on n'y prend garde : - Une eau de rinçage trop chlorée agit comme un oxydant. - Une exposition trop prolongée au soleil décolore par dépigmentation et noircissement des sels d'argent. - L'oxygène de l'air combiné à la chaleur détruisent les vitamines A, D et surtout C. - Des catalyseurs, tels que les métaux lourds (cuivre, argent, zinc, etc ...), et le calcium permettent l'oxydation par l'air ambiant des vitamines. I1 faut donc éviter de mélanger des oligoéléments aux vitamines trop longtemps à l'avance ou en contact avec l'eau de l'aquaterrarium. - Un couteau, non inox, pour couper des fruits permet une oxydation immédiate de 50 % de la vitamine C. * Liposoluble et hyposoluble : - Les vitamines A, D, E & K ont la faculté de se dissoudre dans les graisses et les huiles, elles sont liposolubles. - La dissolution dans l'eau est dite hyposoluble. La vitamine B2 est peu soluble dans l'eau, juste assez pour la colorer en jaune. L'ajout de produits émulsionnants permet de rendre les liposolubles, miscibles à l'eau (mélanges laiteux), ou pseudo-solubles (mélanges sensiblement limpides). * Avitaminose et hypervitaminose : - L'avitaminose ou hypovitaminose est due à une carence en une ou plusieurs vitamines. Les troubles occasionnés sont caractéristiques de ce défaut. - L'hypervitaminose est due à un excès en une ou plusieurs vitamines. Ces risques sont un peu exagérés. Seule l'hypervitaminose D est réellement dangereuse par toxicité. L'hypervitaminose A provoque des troubles voisins de l'avitaminose A. - 35 - VITAMINE A Rétinol VITAMINE B1 Thiamine ou Aneurine VITAMINE B2 Riboflavine Particularités Le carotène (verdure et carottes) est une provitamine A, transformé en vitamine A par l'animal. Les tortues terrestres sont moins sensibles que les aquatiques à l'hypovitaminose A. Avitaminose manifestée par des problèmes oculaires, cutanés, gingivaux, hépatiques, respiratoires et rénaux. Prédisposition à des rhinites infectieuses ("runny nose surzchom"). Soluble dans l'huile. Poissons riches en antivitamines B1 : éperlans, carpes, harengs, chabots, poissons chat, poissons rouges. Leurs viscères sont riches en Thiaminose (enzyme détruisant la Thiamine). La Thiaminose est responsable de dégénérescences cérébrales. Hydrosoluble Insoluble en présence de calcium. Présence Huile de foies de morue ou de flétan (attention aux matières grasses non saturées), et le foie de génisse ou de veau. Le jaune d'œuf. Figue, chou, cresson, orange > laitue, carotte, tomate. En général les végétaux dont le rapport Ca/P > 1,5 Peu de vitamine A dans les fruits Graines germées (carotène pro vitaminique). Saumons frais, anguilles, vers de terre, souriceaux Un peu dans les fruits et la verdure. Présente dans les Polyvitaminés Roboflavine phosphate de sodium Dans les fruits et la verdure. Dans les céréales, les haricots verts, la levure, le lait. Rôle Vitamine des épithéliums Joue un rôle dans la régénération de la peau (croissance et prolifération des cellules épidermiques). Améliore la résistance aux bactéries et aux parasites en stimulant le système immunitaire. Contribue à la qualité de la peau (troubles de la mue). Rôle important dans le métabolisme des acides gras. Constituant essentiel du métabolisme cérébral. Métabolisme des acides aminés et des graisses VITAMINE B12 Cyanocobalamine VITAMINES D2 & D3 Calciférol VITAMINE C Acide ascorbique VITAMINE E Alpha-d-tocophérol Particularités Produite par des fermentations ou extraite à l'état pur. Permet de supplémenter Une ration végétale pour la rendre équivalente à une ration animale, associée à des acides telle que la Méthionine, on y retrouve les propriétés protéiniques. L'exposition aux rayons UVb permet de synthétiser la vitamine D3 indispensable à l'absorption intestinale du calcium Dans les croquettes pour carnivores en trop grande quantité, elles conduisent à des affections telles que l’Ostréodystrophie hypertrophiante ou à la goutte viscérale. Solubles dans l'huile. Instable en solution. Soluble dans l'eau mais très sensible à l'oxydation, surtout en présence de métaux. Incompatible avec le calcium. Associée à la vitamine C, à la Lutéine (pétales de roses d'Indes), à la taurine (acide aminé), l'ensemble forme un antioxydant qui protège des radicaux libres facteurs d'arthrose, de diabète, de maladies cardio-vasculaires et du vieillissement des cellules en général. Sensible à l'oxydation par l'air. Bien conservée dans les végétaux secs. Soluble dans l'huile. Solubilisable dans l'eau. Présence Présente dans les produits animaux et non végétaux. Présente dans l'huile de foies de morue et de flétan (attention aux matières grasses non saturées). Absente des végétaux. Dans les fruits, et surtout dans les agrumes, (citrons, oranges) Dans la salade, le persil, les asperges Synthétique : Vitascorbol ou Laroscobine. Dans les germes de céréales (le soja, le blé ...) Dans les végétaux verts. Dans les œufs et le lait Produit de synthèse (acétate) Rôle Indispensable à la croissance. Antianémique D2 => Antianémique D3 => Règle la fixation du calcium et du phosphore dans les os et la carapace. Et corrige le déséquilibre entre Ca/P En synergie avec la vitamine E, lui permet de se régénérer et de limiter l'oxydation des cellules. Permet de mieux supporter le stress Rôle favorable dans les maladies infectieuses et sur l'immunité. Ralentit le vieillissement des cellules par piégeage des radicaux libres. Améliore les défenses immunitaires. Nécessaire à la fécondité. Favorise la vitalité des embryons. Associée à forte dose au sélénium, permet de lutter contre les acides gras saturés (cholestérol). Limite l'oxydation des cellules lors d'association avec la vitamine C. Journées Biologiques du Parc Phœnix – Nice, 1 et 2 avril 2004 Mém. Inst. Océano. P. Ricard 2004, pp : 19-39 * Revue de détails des principales vitamines : Passer en revue les principales vitamines peut paraître fastidieux et inutile. Mais, il permet de porter un jugement sur le choix des aliments favorables à un équilibre, un rétablissement en cas de déséquilibre sans obligation de subvenir aux déficit par l'emploi de produits de synthèse. Questions sur les vitamines : - Conservation : Entamé un flacon de liquide ou de poudre doit être rebouché et gardé au frais. Evitez la lumière. - En dissolution dans l'eau : pas plus toxique que l'eau par elle même. Veillez à sa propreté dans un laps de temps court. - Date limite : pas de toxicité réelle reconnue dans un flacon ayant dépassé la date limite d'utilisation si celui ci est resté bouché. Par contre les vitamines A et D ont perdu leur efficacité. - Les oeufs cuits durs : ils gardent leurs valeurs nutritives en oligo-éléments et en acides aminés. Par contre, les vitamines sont détruites par la cuisson. Les oeufs d'élevage intensif comportent les vitamines qui ont été données aux poules. - La vitamine B3 ou PP - Niacine ou Acide nicotanide, et la vitamine B5 – Acide pantothénique : elles ont pour rôles l'intégrité des tissus - la peau en particulier. Leur présence est remarquée dans les céréales, la levure, le poisson, les haricots verts, les asperges, les oeufs pour la B3; et dans le foie, le poisson, les produits laitiers, le riz pour la B5. - La vitamine B6 - Pyridoxine agit sur le métabolisme des graisses, des protéines, des glucides et du fer. On la rencontre dans les céréales et le lait. - La vitamine B8 ou H - Biotine : l'Avidine contenu dans le blanc des oeufs non fécondés et non embryonnés est doté d'Antibiotine. Elle contribue à l'avitaminose H, responsable de déshydratation de la peau et à la formation de squames ( pellicules des mammifères ). La Biotine est responsable de l'intégrité de la peau, du métabolisme des glucides, des lipides et des protéines. - La vitamine B9 - Acide folique est également un antianémique. - La vitamine K- Phytoménadione ou Phylloquinone présente dans les épinards, l'huile de soja, les fruits et la pomme de terre. CONCLUSION La chose qui saute aux yeux dans le dernier chapitre est l'interrelativité entre chaque vitamine. A croire qu'elles agissent toutes plus ou moins pour les mêmes effets. De fait, il devient alors beaucoup plus compréhensible que l'équilibre parfait provienne d'une diversité dans la spécificité végétarienne, piscivore ou carnivore des tortues. Un complément ciblé apporte les éléments manquants. Cette action globale est un compromis entre notre rôle d'éleveur et une philosophie de vie qui ne cessera de nous épater. Si notre tâche se doit d'une prise de conscience et d'une démonstration de sérieux, elle découle de l'observation des animaux dans leur biotope et de l'application de nos jugements et nos connaissances en matière de diététique. Cette charge, dont nous avons choisi l'immense responsabilité, nous engage dans une voie à sens unique sans retour en arrière. - 38 - Journées Biologiques du Parc Phœnix – Nice, 1 et 2 avril 2004 Mém. Inst. Océano. P. Ricard 2004, pp : 19-39 Bibliographie Schilliger L. & Gérard P. Allo, véto ! Schilliger L. L'alimentation des tortues terrestres. Les bulletins de la Société Herpétologique de France Ferri V. et Dauner Henri. Les tortues terrestres et aquatiques. Devaux Bernard. La tortue sauvage. Carlus J. L'alimentation des tortues Aquarama N 113 Recueil de médecine vétérinaire - de mars 1986 Animaux familiers autres que chien et chat entretien et pathologie. Borzin F., Devaux B. & Dupré A. Toutes les tortues du monde. - 39 - Journées Biologiques du Parc Phœnix – Nice, 1 et 2 avril 2004 Mém. Inst. Océano. P. Ricard 2004, pp : 41-45 ARTEMIA SALINA : COLLECTE SUR LES MARAIS SALANTS D’AIGUES-MORTES ET VALORISATION Dominique DUPEUX Compagnie des Salins du Midi et des Salines de l’Est, 30220 AIGUES-MORTES. UN PEU D’HISTOIRE La première description de ce petit crustacé remonte à 1755, par le docteur SCHLOSSER : « ces insectes se meuvent avec une prodigieuse vitesse : ils font mille sauts, se culbutent souvent et peuvent nager sur le dos. Les gens qui travaillent aux salines leur donnent le nom de brineworms (vers de saumure) ». Son véritable nom d’artemia lui fut donné par LEACH (1819 - dictionnaire des sciences naturelles). Mais la première recherche a été menée par JOLY en 1840: «que dirons-nous de l’intelligence des Artemia salina ? La dose en est si faible qu’elle en est presque imperceptible. » ELEMENTS DE BIOLOGIE Artemia est un crustacé, de l’ordre des branchiopodes, phyllopode (pattes en forme de feuilles) d’environ 1 cm à taille adulte qui a la faculté de se développer dans des eaux dont la salinité est supérieure à l’eau de mer. Artemia est le seul organisme présent dans les lacs salés et les salins en exploitation. En France, les marais salants de la Méditerranée sont abondamment colonisés par artemia. CARACTERISTIQUES ETONNANTES Adaptation extraordinaire à des amplitudes extrêmes de salinité (de 0 à 300 g/l). Résistance à des variations importantes de température (de 0 à + 30° C). Sexualité débridée : il existe des souches sexuées et des variétés parthénogénétiques dominantes en méditerranée française. Reproduction par ovoviviparité (expulsion à partir d’un sac ovigère) ou par oviparité (ponte de cystes ou œufs de durée). L’oviparité est un mode de reproduction plus rare, lié à des conditions d’environnement momentanément plus sévères (augmentation de salinité, absence d’oxygène). Taille adulte atteinte en deux semaines environ, dans des conditions optimales. La longueur a été multipliée par 20 et la biomasse par 500!! Taux de fécondité très élevé : de 100 à 1500 nauplii par ponte. - 41 - Journées Biologiques du Parc Phœnix – Nice, 1 et 2 avril 2004 Mém. Inst. Océano. P. Ricard 2004, pp : 41-45 Artemia salinas Crustacé filtreur, non sélectif, qui accepte des nourritures les plus variées : algues, son de riz, levures…. LE FONCTIONNEMENT D’UN MARAIS SALANT La production de sel de mer ou saliculture est une activité agricole. Au début du printemps, le salin est mis en eau après pompage de l’eau de mer. Sous la conduite des sauniers, l’eau est exposée aux effets du soleil et du vent et circule au fur et à mesure sur 87 bassins (ou partènements) de faible profondeur. Au cours de ce processus, les 9/10ème du volume de l’eau pompée à la mer s’évaporent progressivement, jusqu’à produire un « gâteau de sel » d’environ 10 cm d’épaisseur. La récolte de sel se déroule en septembre. Sur les marais salants méditerranéens, se produit un véritable « bloom » en période estivale à une salinité optimale comprise entre 100 et 150 g/l. Cette prolifération est due à la présence en quantité abondante d’un phytoplancton, Dunaliella salina, principale nourriture d’Artemia salina, et responsable de la couleur rose des cristallisoirs des marais salants méditerranéens. Cette micro algue est en effet très riche en pigment caroténoïde. L’EXPLOITATION DES HABITATS NATURELS L’accroissement de la biomasse dépend étroitement de: - la température, - la salinité, - la teneur en oxygène des eaux, - 42 - Journées Biologiques du Parc Phœnix – Nice, 1 et 2 avril 2004 Mém. Inst. Océano. P. Ricard 2004, pp : 41-45 - la présence ou non de prédateurs (exemple Cyprinodon variegatus ou Atherina boyerii) Sur de grandes exploitations salinières de la taille du salin d’Aigues-Mortes, il n’est pas possible de gérer la production d’artemia car les améliorations souhaitées ne sont pas toujours compatibles avec la fabrication de sel. (gestion du mouvement des eaux, fertilisation…) LA RECOLTE Du fait de la présence toute l’année de l’artemia sur les marais salants , la récolte est quasi quotidienne. La recherche de peuplement d’artemia, l’hiver, est plus délicate. La période optimale de la cueillette se situe de la fin du mois de juin jusqu’à la mi-août. On distingue deux façons de récolter les artemia : - par création d’un courant d’eau à l’aide d’une pompe qui attire ces crustacés vers un filet dont le vide de maille ( ~ 500 microns) est calculé pour retenir les adultes et laisser échapper les nauplii, - par la pose de filets de grande capacité, au fil de l’eau, dans des canaux où la probabilité de pêche d’une quantité importante d’artemia est forte. Dans les deux cas, ces méthodes de pêche se veulent non traumatisantes pour l’artemia. LA TRANSFORMATION Une fois récoltés, les artemia sont acheminés rapidement vers l’atelier de transformation et de conditionnement. Les artemia vont alors subir un traitement différent selon leur destination finale, en vivant, ou en congelé. LA VALORISATION EN VIVANT Au moment de la cueillette les artemia sont transportés avec beaucoup de précaution dans des conteneurs renfermant suffisamment d’eau pour éviter leur asphyxie. Les artemia sont ensuite stockés dans des bacs contenant de l’eau de mer reconstituée avec THALASEA® et oxygénée par bullage. Après leur «ré acclimatation » dont la durée est variable selon la demande, les artemia sont collectés pour être ensuite conditionnés automatiquement en mini doses plastiques contenant chacune 33 g de biomasse, dans de l’eau de mer reconstituée avec THALASEA®, et oxygénées. Les doses sont regroupées dans des caisses isothermes, étanches, pour éviter les écarts de température et prévenir les chocs. - 43 - Journées Biologiques du Parc Phœnix – Nice, 1 et 2 avril 2004 Mém. Inst. Océano. P. Ricard 2004, pp : 41-45 Les artemia vivants sont expédiés via un transport rapide qui peut garantir la livraison chez le client en moins de 24 h. LA VALORISATION EN CONGELE Une fois la biomasse récoltée, elle est transportée dans des conteneurs de 20 l, après avoir été légèrement essorée. Puis, la biomasse est lavée à l’eau douce pour être congelée plus aisément et débarrassée des éléments indésirables, tels que algues, poissons, etc… Les artemia ainsi préparés sont conditionnés en sachet 1 kg ou en blister de 100 g (10 alvéoles de 10 g). Dés la fin du conditionnement, les artemia sont cryogénisés très rapidement (- 50° C en 30 mn) sous atmosphère carbonique, permettant de maintenir toutes leurs qualités nutritives. A l’issue de cette opération, les artemia sont entreposés dans des chambres froides où la température est maintenue à - 30° C en permanence. Comme en matière d’alimentation humaine, la continuité de la chaîne du froid, chez le producteur, du producteur au «consommateur», est une garantie de la qualité du produit. LES CYSTES En période dite défavorable (écarts brusques de salinité, et/ou de température, et/ou absence d’oxygène), les artemia ont la faculté de pondre des œufs de durée ou cystes. L’embryon se trouve ainsi protégé par une coquille très dure. L’artemia pourra de nouveau éclore, après de longs mois ou années (phase de diapause), lorsque les conditions du milieu redeviendront propices. - 44 - Journées Biologiques du Parc Phœnix – Nice, 1 et 2 avril 2004 Mém. Inst. Océano. P. Ricard 2004, pp : 55-61 L'ALIMENTATION DES REPTILES Yves FIRMIN Clinique Vétérinaire Ric et Rac, 1266, avenue du Campon, 06110 Le CANNETt INTRODUCTION On connaît actuellement, 2500 espèces de sauriens, le même nombre d'ophidiens, 210 espèces de chéloniens et 25 de crocodiliens. Malheureusement, le monde des reptiles n'offre pas d'unité alimentaire : les ophidiens (serpents) sont des carnivores, les chéloniens (tortues) sont parfois végétariens (herbivores, frugivores), parfois carnivores, parfois les deux... Les sauriens (lézards), sont tantôt carnivores, tantôt végétariens et parfois omnivores. La monophagie est exceptionnelle chez les reptiles. Cette diversité implique l'obligation de se pour déterminer les régimes alimentaires des espèces détenues en captivité. A - GENERALITES 1 - Besoins quantitatifs Ils varient proportionnellement avec la température, avec l'âge des individus, avec leur activité et avec leur sexe. La prise alimentaire est supérieure aux températures optimales hautes, qu'aux températures basses. Les jeunes individus absorbent proportionnellement plus de nourriture que les adultes ainsi un crocodile nouveau-né absorbe 5 à 10 % de son poids chaque semaine, puis 25 à 30 %, les adultes n'absorbent que 10 % par semaine. A titre de comparaison, un perroquet avale 10 à 15 % de son poids chaque jour. Chez les tortues adultes, la ration se situe aux environs de 5 % du poids des tortues. Un crocodile de 1,5 m consomme 2 kg de nourriture par semaine, un serpent de 1,5 m, avale 2 à 3 souris par semaine, à 2 m, 3 rats par semaine et à 3 m, un lapin chaque semaine. Un caméléon, Chameleo pardalis, peut absorber 6 criquets de 3 cm chaque jour. Dans la pratique on pourra souvent laisser un reptile se nourrir à volonté. La quantité d'aliments, fourni à chaque repas, doit être suffisante pour éviter les compétitions alimentaires entre les jeunes reptiles et parfois les adultes. 2 - Besoins qualitatifs Les besoins en nutriments, protéines, lipides, glucides, vitamines et oligo-éléments ne sont souvent atteints qu'à la faveur d'une diversification des aliments, qui minimise les avitaminoses, mais, parfois on assiste à une grande spécialisation de l'alimentation. Certains reptiles - 55 - Journées Biologiques du Parc Phœnix – Nice, 1 et 2 avril 2004 Mém. Inst. Océano. P. Ricard 2004, pp : 55-61 n'acceptent que des campagnols ou des gerbilles et détestent les souris. L'odeur, le mouvement de la proie, sa couleur et sa température corporelle, influencent l'appétit des reptiles. Certains animaux, comme la Cistude d'Europe, Emis orbicularis, préfèrent s'alimenter dans l'eau. Certains aliments, déséquilibrés, favorisent des pathologies particulières, surtout chez les chéloniens et les sauriens. Du fait de la consommation de proies entières, les serpents présentent peu de carences. Les besoins en vitamines des reptiles sont mal connus, mais les vitamines A, D3 et C, semblent les vitamines les plus utiles. Elles peuvent être partiellement apportées par un ajout d'huile de foie de morue (Vitamines A et D), par du jaune d'œuf (A, B, D, E, K) ou par un hydrosol poly vitaminé, "Roche", mais qui, malheureusement ne contient que de la vitamine D2. L'hydrosol poly vitaminé "Bon" contient de la vitamine D3. Aux serpents et aux varans on leur donnera 1 à 2 gouttes de cet hydrosol, tous les 15 jours, sur la fourrure d'un rongeur. Pour les lézards on trempera des vers de farine dans la solution. Il sera important d'ajouter du calcium aux aliments des lézards. Les flocons Gerblé apportent les Vitamines A, B1, B2, B3, B6, C, D, E, P, du calcium, potassium, sodium, phosphore, soufre et fer. Cet aliment pur peut être donné à volonté aux iguanes et mélangé aux aliments aux reptiles omnivores. L'aspect et la couleur des aliments ont parfois une grande importance, ainsi un aspect pâteux ne plait pas aux crocodiles qui exigent une nourriture solide, une couleur jaune plait beaucoup aux tortues terrestres. Le coût des aliments est un facteur important surtout dans les grands élevages de crocodiles, mais pour un simple amateur, la possession d'un gros serpent peut être une source de grandes dépenses. Parfois il sera logique d'entreprendre des élevages et des cultures annexes afin de pourvoir aux plus grandes exigences des reptiles. La salubrité des aliments végétaux ou carnés doit être constamment respectée. 3 - Fréquence des repas Plusieurs types de lézards et les tortues terrestres en activité, mangent tous les jours, les crocodiles et les téjus, une à deux fois par semaine et les serpents toutes les une à quatre semaines et parfois tous les trois mois chez certains gros serpents. Les tortues palustres, carnivores, manquant d'activité, peuvent simplement manger deux fois par semaine. Les jeunes reptiles sont plus voraces que les adultes et peuvent recevoir de la nourriture, une à deux fois par jour. Un jeûne d’un jour par semaine ne pose pas de problèmes pour les espèces se nourrissant quotidiennement. 4 - Heure des repas Les tortues et les lézards ont tous une activité diurne et ils se nourrissent le jour. Les serpents ont pour certaines espèces une activité diurne, d'autres, comme le Python royal, (Python regius), une activité nocturne. L'examen de la fente pupillaire donne quelques indications sur l'adaptation nocturne des reptiles, mais les crocodiles s'alimentent bien le jour comme la nuit. 5 - Besoins hydriques Les besoins varient énormément en fonction de l'état d’hydratation des proies et des biotopes d'origine des reptiles. La dessiccation importante des selles permet au reptile, une récupération maximale de l'eau. Les serpents éliminent leurs déchets urinaires à 98 % sous la forme d'acide urique. Les crocodiles éliminent les déchets à 20 % sous la forme d'urée, 10 % d'acide urique et à 70 % sous la forme d'ammoniaque. Les animaux des déserts ont développé des mécanismes très efficaces de récupération de l'eau. Certains reptiles, comme des crocodiles, possèdent des "glandes à sel" qui leur permettent - 56 - Journées Biologiques du Parc Phœnix – Nice, 1 et 2 avril 2004 Mém. Inst. Océano. P. Ricard 2004, pp : 55-61 d'éliminer des liquides hyper-concentrés en sels minéraux, pauvres en eau. II faut noter que de nombreux reptiles sont incapables de boire dans des récipients, ils s'abreuvent en avalant des gouttes de rosée obtenues en cage, par la pulvérisation d'eau sur les branchages, et que les tortues doivent immerger leur tête pour boire. Dans tous les cas, il est nécessaire de n'utiliser que de l'eau propre pour l'abreuvement des reptiles, une eau minérale est souvent plus saine que l'eau du robinet. Pour les tortues, l'abreuvement en eau de ville est possible, car, à la différence des poissons, elles ne semblent pas trop sensibles au chlore. 6 - Rapport Phosphocalcique Pour la minéralisation de leur squelette, les reptiles ont des exigences très précises en calcium et en phosphore, pour entretenir une calcémie variant de 100 à 220 mg/L et une phosphorémie de 23 à 115 mg/L. Un gecko a besoin, dans ses aliments, d'un rapport phosphocalcique de 1,25, d'autres, un rapport de 2. Le bilan est toujours en faveur d'une prédominance du calcium. Dans la nature les proies ont un rapport Ca/P variant entre 1/1 et 1/2, mais les larves de Tenebrio molitor ont un rapport de 1/44. Le rapport phosphocalcique peut varier en fonction de l'âge de la proie, par exemple, un souriceau nouveau né a un rapport Calcium / Phosphore variant de 0,8 à 03; à 7 jours, il devient 1,10 et adulte, 1,37. En captivité, l'apport de viande sans os, d'oiseaux ou de poissons, déséquilibre ce rapport. Afin de lutter contre cette déficience, on peut ajouter du carbonate ou du lactate de calcium (Calcium Sandoz = Glucolactate de Calcium) dans la nourriture et de la vitamine D3, afin de tendre à un rapport de 1,5. Une farine d'os est constituée de 32 % de calcium et 13 % de phosphore. Par exemple, la spécialité vétérinaire Sofcanis © possède un rapport Ca/P égal à 2, ce qui en fait un médicament très utile pour corriger les excès de phosphore des régimes de certains reptiles. Dans l'eau de boisson, par litre d'eau, on ajoute une cuillère à thé de lactate de calcium et 10 unités de Vitamine D3. 7 - Élevages annexes Alimenter régulièrement un reptile contraint souvent à envisager l'achat ou l'élevage de diverses espèces : invertébrés (vers de farine), insectes (grillons, criquets), oiseaux (poussins), mammifères (souris, cobayes, lapins). Pour les amateurs disposant de place et de temps, l'élevage des animaux devant servir à l'alimentation des reptiles, est une occupation très prenante et devant exiger des connaissances précises à la fois des besoins alimentaires hebdomadaires des reptiles et des possibilités de reproduction de l'élevage. Quelques semis pourront également fournir de jeunes pousses de végétaux aux reptiles végétariens, à la condition de savoir organiser la surface des semis et la périodicité de ces derniers. B – ALIMENTATIONS SPECIFIQUES 1 - Alimentation des ophidiens Les serpents sont tous carnivores, avec parfois une grande spécialisation, comme le Dasipeltis scabra qui se nourrit d'œufs ou le Cobra royal, Ophiophagus hannah, qui se nourrit d'autres serpents. Quelques rares serpents adultes comme la vipère d'Orsini, Vipera ursinii, et certains jeunes serpents, recherchent parfois des invertébrés. Suivant les espèces, les proies sont constituées de vers de terre, Tenebrio molitor, (chez les Thamnophis sp.), de batraciens (couleuvres), de poissons (pour certains serpents marins), de reptiles, d'oiseaux et surtout de mammifères, de préférence des rongeurs non gras. Les serpents avalent leurs proies entièrement, - 57 - Journées Biologiques du Parc Phœnix – Nice, 1 et 2 avril 2004 Mém. Inst. Océano. P. Ricard 2004, pp : 55-61 en commençant le plus souvent par la tête. Cette prise globale, avec muscles, abats, peau et os, évite les carences. Les serpents venimeux préparent la digestion de leur proie par l'envenimation, car les venins contiennent de nombreuses enzymes protéolytiques, qui activent par trois la vitesse de la digestion. En captivité, on peut parfois proposer de la viande morte et même des saucisses réchauffées au four à micro-ondes ! Afin de stimuler l'appétit, les saucisses seront agitées devant le serpent. On peut également les frotter sur la peau de souris afin d'y déposer des particules odorantes ! Il ne faudra pas mettre plusieurs serpents en présence d'une même proie car un des deux serpents pourrait, en tentant d'avaler la proie, avaler le congénère déjà occupé à engloutir la même proie. Afin d'éviter des blessures par morsures, il est conseillé de toujours laisser de la nourriture pour les rongeurs mis en présence de reptiles. Une bonne digestion nécessite une température ambiante chaude et une certaine tranquillité durant les deux premiers jours. En injectant certaines substances aux rongeurs, il sera possible de traiter ou de supplémenter les serpents par certaines substances efficaces par voie digestive. 2 – Alimentation des sauriens et des crocodiliens Les grandes espèces comme le Dragon de Komodo, Varanus komodoensis, ou les grands varans ont une alimentation proche de celle des crocodiles et sont capables d'avaler de grosses proies : antilopes, porcs... comme des petites proies, poissons, crabes, grenouilles. Le Varan malais, Varanus salvator, (qui peut atteindre 2,5 m de longueur) plonge pour attraper des poissons, des batraciens, des tortues et des oiseaux. Le Varan d'Australie, Varanus varius, mange des œufs d oiseaux, le Varan du Nil, Varanus niloticus, en liberté mange des batraciens et des œufs de crocodiles, des mammifères et des oiseaux ; en captivité, des souris, des poussins et des poissons. Le Varan du désert, Varanus griseus, consomme des insectes, des lézards, des serpents et des gerbilles. La structure de la bouche des varans est proche de celle des, serpents. Elle peut être dilatée de façon importante pour laisser passer de grandes proies. Le Monstre de Gila, Heloderma suspectum, un des lézards venimeux, est carnivore, il mange des jeunes oiseaux attrapés au nid, des œufs et des jeunes mammifères. Dans la nature les crocodiles mangent des poissons, des mollusques, des batraciens, des crustacés, des mammifères et des oiseaux. Le régime alimentaire des jeunes est constitué à 70 % d'insectes, ils ne sont jamais végétariens. En captivité, ils peuvent être nourris avec des volailles (éventuellement congelées), de la viande de bœuf, des poissons, le tout additionné de farines animales et d'un complexe vitaminé. Le Gavial, Gavialis gangeticus, lui, ne mange que des poissons. Les jeunes iguanes, sont principalement végétariens, mais ils peuvent ingérer des insectes, des limaces et des vers. Les adultes, sont végétariens, mais peuvent parfois avaler des insectes, des souris, du poisson et de la viande. L`Uromastix ou "Fouette queue" du Sahara, Uromastix acanthinurus et l'Iguane vert, Iguana iguana, peuvent être nourris en captivité avec des salades (laitue, scarole, mâche, cresson, plantain, pissenlit), des fruits bien mûrs en lamelles (banane, poire, melon, mandarine, tomate, chou, raisin sec ou frais, datte, figue), des carottes râpées, des fleurs de trèfle, de pommier, de pissenlit, de rose ...Ils peuvent également manger des œufs durs, du pain d'épices et du lait, des carottes râpées mélangées à du riz, des flocons "Gerblé", des pousses de cactus ... Lors d'alimentation forcée, un œuf battu mélangé à du lait sucré peut être administré aux iguanes et, aux Uromastix, du jus de carotte additionné d'œuf battu supplémenté en vitamines. II sera toujours très important de laver très soigneusement les légumes avec de l'eau propre. Le grand Téju, Tupinambis teguixa, avale des rongeurs, des batraciens, des vers, des insectes, en liberté et, - 58 - Journées Biologiques du Parc Phœnix – Nice, 1 et 2 avril 2004 Mém. Inst. Océano. P. Ricard 2004, pp : 55-61 en captivité, de la viande et des œufs (viande crue coupée en dés arrosée d'œufs crus battus additionnée de temps en temps d'un médicament riche en calcium et en vitamines), escargots, mollusques, insectes et parfois des fruits. Les gros scincidés ont un régime mixte, végétarien et insectivore (parfois omnivore). Les petits scinques, avalent des invertébrés, vers, limaces ... Le Moloch, Moloch horridus, un agame épineux, mange des fourmis. Dans son pays d'origine le Basilic, Dracaena guianensis, se nourrit surtout d'escargots aquatiques. En captivité, ils préfèrent les petits escargots jaunes des haies, plutôt que les escargots de Bourgogne. Ils refusent les limaces mais acceptent parfois de la viande de bœuf et des fruits comme les bananes. Les petites espèces sont en général nourries avec des invertébrés : larves de Tenebrio molitor, asticots, vers de terre, sauterelles, mouches, papillons, grillons, araignées... Certaines espèces comme l'Anolis sont principalement insectivores. Les lézards ocellés, Lacerta lepida, se nourrissent d'oisillons de petits rongeurs et de petits serpents. Les petits lézards sont insectivores. Tous les caméléons sont insectivores. Les caméléons doivent souvent être gavés avec des proies petites, l'été avec des vers de farine, des petits insectes (mouches, grillons, sauterelles), en fait tous les animaux vivants dont la taille n'excède pas 6 centimètres. L'hiver, on offrira des vers de terre et des asticots. Les jeunes sont nourris avec des drosophiles obtenues directement en abandonnant dans la cage des fruits bien mûrs de banane, mangues, pommes... Le Tuatera ou Sphénodon, Sphenodon punctatus, mange des insectes (coléoptères, sauterelles aptères) et des œufs de pétrels. 3 - Alimentation des chéloniens Tortues terrestres Elles sont principalement herbivores et parfois omnivores comme la Tortue d'Horsfield. En captivité, on leur offrira une alimentation variée, composée principalement de choux découpés, de laitues, carottes râpées, pommes en tranches, groseilles, fraises, tomates, pain brun et céréales arrosées de lait. On pourra y ajouter, du trèfle, de l'herbe, du pissenlit, du plantain, de la viande maigre hachée et même de la nourriture pour chien ou pour chat. La Tortue rayonnée de Madagascar, Testudo radiata, serait friande de miel. Un calcium vitaminé, Sofcanis ®, ou des spécialités associant le calcium, Calcium tortue ® et Vita Tortue ® des laboratoires Océ-Viguié seront les bienvenus sur les aliments proposés à toutes les tortues. Tortues aquatiques Les tortues aquatiques sont principalement carnivores, mais elles doivent cependant recevoir une alimentation riche et variée. Dans la nature les protéines indispensables aux tortues sont apportées par divers invertébrés, insectes, larves d'insectes, vers de terre, crustacés, mollusques, par des petits poissons, des têtards, des écrevisses et par des plantes aquatiques... En captivité, il sera judicieux de fournir des aliments qui pourront flotter à la surface de l'eau, permettant un enlèvement plus aisé des aliments non consommés. On pourra offrir des poissons d'eau douce morts, des souriceaux dépecés, des morceaux de seiche, du calmar, un peu de cœur haché et de la viande maigre de bœuf. La sédentarité et une alimentation trop riche en graisse, favorisent souvent l'apparition d'une certaine obésité et parfois d'une stéatose hépatique. Il sera donc souhaitable d'éviter les viandes grasses (jambon), sauf dans le dernier mois précédant l'entrée en hibernation, lorsque les animaux ont besoin de stocker des réserves sous forme de lipides. Certains aliments pour chiots et chatons, conviennent parfaitement à l'alimentation de ces tortues, en évitant toutefois une prise constante. On ne leur offrira ce régime, qu une à deux fois par semaine. Les tortues d’eau sont également friandes de verdure, plantes aquatiques, salades, de fruits mûrs déposés dans l’eau (pomme) et pulpe de fruits. Toutes les plantes à feuilles et tous les fruits sont acceptés. Les Trionyx ou tortues molles, mangent des insectes et des écrevisses. - 59 - Journées Biologiques du Parc Phœnix – Nice, 1 et 2 avril 2004 Mém. Inst. Océano. P. Ricard 2004, pp : 55-61 Des aliments spécialisés sont vendus dans le commerce pour les tortues juvéniles et les adultes : Tetra Reptomin de Tétra, Herpt-Diet de Hill's aux Etats-Unis... Un apport de calcium bihebdomadaire (gluconate de calcium) et de vitamines, compenseront les déséquilibres et les insuffisances de l'insolation solaire (U.V.). Les tortues marines adultes sont en principe herbivores, mais les Tortues vertes, Chelonia mydas, peuvent parfois manger des poissons en captivité. La Tortue Luth s'alimente principalement de méduses. Un apport de calcium bi-hebdomadaire (gluconate de calcium) et de vitamines, compenseront les déséquilibres et les insuffisances de l'insolation solaire. La synthèse de la vitamine A dans les tissus, nécessite une certaine insolation, riche en rayonnements Ultra-violets (U.V.). Afin de lutter contre cette déficience, on peut ajouter aux aliments, de la poudre de coquille d'œuf, du carbonate ou du lactate de calcium dans la nourriture et de la Vitamine D3, afin de tendre à un rapport de 1,5. Dans l'eau de boisson, par litre d'eau, on ajoute une cuillère à thé de lactate de calcium et 10 unités de Vitamine D3, pouvant être fournies par un Hydrosol poly vitaminé pour oiseaux, pour carnivores (Ornivita ©), contenant cette vitamine, ou des spécialités spécifiques, Vita Tortue © d'Océ. Alimenter régulièrement une tortue, en captivité, contraint à se procurer ou à élever des insectes (vers de farine, grillons, criquets), à faire germer des graines (blé), à cultiver, récolter ou acheter des plantes (plantain, trèfle, pissenlit), des légumes (carottes, salades) et des fruits (fraises, bananes, cerises...). CONCLUSION Avec toutes leurs spécificités, les reptiles ne sont pas des animaux faciles à nourrir. La méconnaissance des règles élémentaires de nutrition favorise une grande part de la pathologie des reptiles. REFERENCES BIBLIOGRAPHIQUES Bellairs A., Carrington R., 1966, The World of Reptiles, Chatto and Windus, London. 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TFH Publishing Co, Neptune, New Jersey. Ross R. A. & Marzec G., 1984. The bacterial diseases of Reptiles. Institut for Herpetological Research, Stanford, California. - 61 - Journées Biologiques du Parc Phœnix – Nice, 1 et 2 avril 2004 Mém. Inst. Océano. P. Ricard 2004, pp : 41-45 Les cystes sont récoltés dans des zones d’accumulation, également à l’aide de filets à maille très fine. Les principaux sites de production sont les lacs salés (Great Salt Lake aux U.S.A., par exemple). Après le ramassage des cystes, une série d’opérations doit être exécutée afin de garantir par la suite leur meilleur taux d’éclosion. Les cystes récoltés doivent être maintenus déshydratés dans une saumure saturée. Les cystes sont lavés une première fois avec de l’eau saturée, afin d’éliminer les débris accompagnant les œufs. Ils sont lavés une deuxième fois dans de l’eau douce (5 à 10 minutes), afin d’éliminer le sel et les coquilles vides. Ils sont séchés pour descendre leur taux d’humidité à une valeur inférieure à 10 %. Ils sont enfin conditionnés dans des boîtes serties sous atmosphère azotée. En élevage, les nauplii d’artemia issus des cystes restent une source indispensable de nourriture pour les alevins et juvéniles de poissons. Il devient de plus en plus difficile à un éleveur de se procurer des œufs d’artemia car la demande est forte (3000 t/an), l’offre irrégulière (2500 t/an) et leur qualité encore trop variable. Les deux critères d’appréciation de la qualité des cystes sont: Le taux d’éclosion (230 000 nauplii/g) La vitesse d’éclosion Les principaux pays producteurs de cystes sont : l’Amérique du Nord (Le Grand Lac Salé) la Chine la Russie le Vietnam UNE EXIGENCE DE QUALITE En vivant, la durée de «vie» des artemia est un critère essentiel. En congelé, la rupture de la chaîne du froid altère le produit. Pour les cystes, un taux d’éclosion supérieur à 90%, atteint au bout de 24 h, sera recherché. - 45 - Journées Biologiques du Parc Phœnix – Nice, 1 et 2 avril 2004 Mém. Inst. Océano. P. Ricard 2004, pp : 47-54 REGIMES ALIMENTAIRES CHEZ LES ECHINODERMES Pierre ESCOUBET Parc Phœnix, 405, Promenade des Anglais, 06200 NICE. INTRODUCTION Les Echinodermes constituent un des groupes les plus intéressant du monde animal. Ils sont à la base des connaissances sur le développement embryonnaire. Par contre, il reste encore beaucoup à apprendre sur eux. Une bonne information sur l’alimentation des ces animaux fait partie de ces lacunes. GENERALITES Ces animaux sont presque tous exclusivement marins (L’Holothurie, Protankyra similis, est une des rares espèces connues d’Echinodermes d’eau saumâtre. Elle vit dans la boue des mangroves des Philippines), et ont tous une organisation à peu près similaire. Ils sont formés sur un modèle de symétrie rayonnée d'ordre 5. Une même partie du corps est répétée 5 fois. Ils possèdent un test (squelette) externe formé de nombreuses plaques articulées ou non entre elles. La surface extérieure peut être garnie de piquants. Ils possèdent un système unique dans le règne animal : le système aquifère. Les sexes sont séparés, sans caractères secondaires extérieurs permettant de les différencier. On pense que l'Echinoderme initial, a fait son apparition, il y a 900 millions d'années. Les formes actuelles ont pris naissance il y a environ 35 à 32 millions d'années. Les Echinodermes actuels sont composés de 6500 espèces réparties en cinq classes : Classe Espèce Holothurides Echinides Astérides Ophiurides Crinoïdes Holothurie Oursin Etoile de mer Ophiure Comatule Nombre d’espèces total 1100 900 1800 2000 700 Nombre d’espèces en Méditerranée 36 22 35 21 2 Les Holothuries. Animaux de forme cylindrique, vermiforme, ordinairement, ils sont mous et contractiles. Ils se dirigent la gueule en avant. - 47 - Journées Biologiques du Parc Phœnix – Nice, 1 et 2 avril 2004 Mém. Inst. Océano. P. Ricard 2004, pp : 47-54 Les Echinides. La forme générale est voisine de celle d’une sphère ou d’un disque aplati arrondi ou ovale. Le corps est recouvert de piquants et ils n’ont pas de bras. Les Astérides. Elles sont de forme très variable, tantôt pentagonales parfois même globuleuses, tantôt elles sont étoilées avec une partie centrale se prolongeant en bras plus ou moins longs. Les bras sont creux et renferment une partie des organes reproducteurs et digestifs. La bouche est sur la face qui repose sur le sol. Les Ophiurides. L’ophiure présente un petit corps central de forme étoilé d’où partent cinq longs bras épineux. Les bras sont pleins et distincts du disque qui contient tous les organes. Les Crinoïdes. Le corps a la forme d’une coupe. L’animal se fixe ou marche avec la face orale en haut. Le long des côtes françaises, on compte 106 espèces d’Echinodermes. Seul un nombre restreint d’Echinodermes est présenté au public. En effet, la plupart ont un mode de vie incompatible à une bonne présentation : Les Echinides réguliers sont fouisseurs et vivent dans des terriers. Les Ophiures quand elles ne sont pas cachées sous les rochers ne laissent dépasser que le bout de trois ou quatre bras. Mais dans chaque famille d'Echinodermes, nous pouvons trouver une ou plusieurs espèces à mettre en valeur en aquarium et à suivre et étudier un ou plusieurs aspects de leur biologie et principalement à leur nourriture et leur mode d’alimentation. Les premiers Echinodermes, accrochés ou fixés, avaient nécessairement un mode de nutrition microphagique. Les formes libres, se déplaçant sur le sol, devinrent macrophages, à part de rares exceptions. Elles avalent du sable, rongent des algues et même attaquent des proies peu mobiles comme des mollusques. Les formes larvaires planctoniques qui peuvent s’alimenter, ont des régimes alimentaires différents de la forme adulte. La taille des particules peut atteindre jusqu’à 80 µm de diamètre. Les particules de petites tailles, environ 1µm, sont broutées avec moins d’efficacité que les algues unicellulaires de plus grande taille. Généralement, les larves consomment des algues unicellulaires et des diatomées. Du reste, on peut réaliser des élevages d’Echinodermes avec simplement une souche de Dunaliella primolecta Butcher. Les bactéries doivent, elles aussi, constituer un apport alimentaire non négligeable. LES HOLOTHURIES A l’extrémité antérieure, quelque peu aplatie, se trouve la membrane buccale au centre de laquelle se situe la bouche, entourée de nombreux tentacules ou podia péribuccaux. Ceux-ci sont tantôt plumeux ou dendriformes (Dendrochirotes, Synaptes, Moldapides), tantôt peltés, tiges terminées par un disque (Aspidochirotes). On trouve également une collerette, lisse, souple et invaginable avec les tentacules dans la cavité pharyngienne. - 48 - Journées Biologiques du Parc Phœnix – Nice, 1 et 2 avril 2004 Mém. Inst. Océano. P. Ricard 2004, pp : 47-54 Le tube digestif décrit un tour de spire complet dans le sens des aiguilles d’une montre. Il est attaché sur toute sa longueur par des brides à la paroi du corps. Structurellement, il se compose d’un pharynx, d’un court œsophage, d’un estomac musculeux, plus ou moins long, selon les groupes, séparé de l’intestin par une légère constriction. C’est dans les deux anses de l’estomac que se réalise la digestion et l’absorption. Le reste constitue un long rectum rempli de grain de sable, qui aboutit à une poche cloacale. La vitesse de transit du sable chez les Holothuries (Holothuria tubulosa ou Holothuria atra) est de l’ordre de 7 heures environ, pour des animaux de 16 cm de longueur de corps et 65 cm de longueur de tube digestif. Dans la première partie du tube digestif, qui s’étend de la bouche au sphincter marqué par l’inversion des couches musculaires de la paroi digestive, se situe la zone de stockage du sable. La deuxième partie, qui est la zone digestive, correspond au segment digestif entouré par le réseau admirable. C’est là que stagne le plus longtemps le sable. La dernière partie ou zone d’assimilation, se compose de la presque totalité du deuxième tronçon descendant. Le mode de nutrition est microphagique chez les Dendrochirotes et les Synaptes, mais par un tout autre procédé que chez les Pelmatozoaires ; ce sont les podia buccaux largement étalés qui collectent les particules flottantes ; de temps en temps, un tentacule s’infléchit, rentre dans la bouche jusqu’à la racine et dépose sa récolte. Chez Labidoplax digitata, on a noté la présence dans l’épithélium des tentacules de nombreuses cellules glandulaires, sans doute collantes. Elasipodes et Aspidochirotes sont des mangeurs de boue ou de sable, qu’ils engluent de mucus et avalent en se déplaçant, aussi sont-ils plutôt habitant d’eau tranquille, tandis que les Dendrochirotes sont surtout d’eau courante. Holothuria tubulosa, H. poli, H. forskali et H. atra sont détritiphages. Elles s’alimentent de débris contenus dans le sable. Chez Holothuria tubulosa, on trouve des récepteurs gustatifs localisés au niveau des podia péribuccaux. Cette holothurie est capable de ne récolter que des sédiments revêtus de matières organiques. Les pelotes fécales des holothuries enrichissent le sédiment, la production bactérienne est augmentée de 30 %. Cela rend le substrat plus attractif pour d’autres organismes. En aquarium, les Holothuries peuvent être utilisées pour nettoyer et brasser le sable. Il est nécessaire de les introduire dans un aquarium ayant reçu sa population il y a quelque temps, afin que le sable soit enrichit de différents débris organiques. LES ECHINIDES Chez certains oursins, il existe un appareil masticateur. Il est traditionnellement appelé : Lanterne d’Aristote. C’est un ensemble complexe de pièces calcaires et de muscles, entourant l’œsophage. La partie active ou dents faisant saillie dans la bouche. Il est constitué de 10 demi-pyramides, d’abord séparées, qui se soudent deux à deux pour donner 5 pyramides. Elles sont reliées par des fibres musculaires et par des pièces calcaires : les rotules et les compas. Les dents sont taillées en biseau à une extrémité. Elles sont à croissance continue. Elles ont la possibilité de pouvoir s’écarter légèrement, de se rapprocher, de proéminent pour mordre, gratter et broyer des objets résistants. Sur fond meuble, sans eau, la lanterne peut servir d’organe locomoteur, lorsque les dents mordent le substrat, ce qui permet à l’oursin de pouvoir effectuer quelques sauts. - 49 - Journées Biologiques du Parc Phœnix – Nice, 1 et 2 avril 2004 Mém. Inst. Océano. P. Ricard 2004, pp : 47-54 La bouche est au centre de la face orale, contre le sol. Le tube digestif ce prote vers la gauche et décrit un tour presque complet, dans le sens contraire des aiguilles d’une montre. Ensuite, il s’incurve vers le haut et repart en sens inverse vers le haut pour aboutir à l’anus aboral. Chez les réguliers et les Spatangides, on note un allongement de l’intestin. Les diverses parties de tube digestif sont reliées entre elles et au test par des brides mésentériques plus ou moins robustes. Chez les Spatangues, où les anses sont remplies de sable, elles sont très fortes. L’intestin présente une annexe intéressante : le siphon. C’est un tube qui établit une communication entre l’extrémité aborale de l’œsophage et une partie plus ou moins éloignée de l’intestin. Il est le siège de contractions rythmiques, toutes les dix quinze secondes, l’onde de contraction refoule devant elle l’eau du siphon, ce qui détermine un nouvel appel d’eau. L’eau ainsi déplacée se déverse dans la courbure ou s’accumule les excréments, permettant la concentration des diastases dans la partie active de l’intestin. Si on place un oursin dans de l’eau colorée, au bout d’un certain temps, la couleur se retrouve dans l’œsophage jusqu’au niveau de l’origine du siphon et enfin dans la seconde courbure. La première courbure garde sa teinte normale. Le siège principal de l’absorption de matériel organique dissous présent dans le milieu extérieur pourrait être réalisé par les piquants des oursins, en raison de la structure très poreuse et fenêstrée de leur structure. Chez Paracentrotus lividus, la durée du transit du bol alimentaire est de 3 à 4 jours. Les oursins littoraux sont généralement végétariens et rongent les algues des rochers ; des espèces d’eau profonde trouvent même dans les abysses des végétaux arrachés des côtes. C’est ainsi que des Prionechinus du Pacifique sont des mangeurs de bois, mais ils prennent aussi une nourriture animale. Diadema antillarum et D. setosum se nourrissent, le soir, d’algues présentes entre et sur les coraux. Le broutage des algues s’accompagne souvent, quand la densité des oursins est trop importante (< à 6/m²), d’une érosion des parties superficielles des coraux. C. cidaris se nourrit surtout d'éponges et de gorgones. En aquarium, il s’attaque aussi aux étoiles de mer (Hacelia attenuata). Les oursins Strongylocentrotus droebachiensis et S. franciscanus sont des oursins herbivores. Ils consomment de grande quantité de Kelp. Il en est de même pour Parechinus angulosus Leske, dans la région du Cap. Eucidaris thouarsii (Val.) est un oursin omnivore. On le trouve sur les récifs coralliens des Galapagos, avec une densité de 10 à 50 individus par mètre carré. Si les oursins du genre Eucidaris consomment des algues, des éponges et des phanérogames, Eucidaris thouarsii broute intensément des coraux et principalement des coraux hermatipiques pocilloporides des Iles Galapagos. Echinus esculentus est aussi carnivore, on trouve dans son intestin des fragments de coquilles de balanes, de tube de serpules. Les Echinocyanus consomment des diatomées. Les Spatangides se nourrissent sur la couche superficielle du fond des mers, riche en détritus végétaux et en petits animaux, ils attirent les fragments avec leur podia péribuccaux, portant sur le bout renflé des filaments à cellules glandulaires ; les particules collées sont portées sur les piquants de la lèvre inférieure disposés sur plusieurs rangées ; ceux-ci avec l’aide des - 50 - Journées Biologiques du Parc Phœnix – Nice, 1 et 2 avril 2004 Mém. Inst. Océano. P. Ricard 2004, pp : 47-54 piquants de la lèvre supérieure dirigés en sens inverse les portent dans la bouche ; il n’y a pas de manœuvre de pelletage de sable, comme on le croyait. C’est ainsi qu’Echinocardium cordatum, spatangoïde fouisseur, vit dans un terrier relié à la surface par un tube respiratoire. Il se nourrit de matériel de surface particulièrement riche en matière organique. Ce matériel tombe dans le tube respiratoire, s’accumule dans la gouttière ambulacraire puis est amené vers la bouche. L’alimentation est discontinue. En effet l’oursin ne s’alimente pas lors de ses déplacements dans le sédiment. L’intestin des oursins renferme constamment de nombreux infusoires, d’espèces spécialisées que l’on ne rencontre pas à l’état libre (comparaison avec les infusoires de la panse des ruminants). En aquarium, les oursins irréguliers peuvent avoir une utilité dans le brassage du sable et son oxygénation, tandis que les réguliers seront introduits dès que les premières poussées algales auront eu lieux. Ils serviront de nettoyeurs de rochers et de limitateurs d’algues, mais ne pourront pas faire grand chose contre les algues filamenteuses LES ASTERIDES La bouche est percée au centre d’une membrane horizontale. L’œsophage, large et court débouche dans un vaste estomac plus ou moins lobé et plissé. Il est lui-même vaguement divisé en deux parties par une constriction circulaire. La partie aborale émet 10 cæcums brachiaux, s’étendant plus ou moins loin dans les bras et dont les parois sont extrêmement plissées, sur le sommet, on note la présence de cæcums aboraux.. Un très court rectum débouche au dehors par un très petit anus. Les aliments solides restent dans l’estomac, les cæcums sont réservés à l’absorption. Les parties non digérables sont expulsées par la bouche, parfois par l’anus. Les astéries sont carnivores, s’accommodant de toutes sortes d’aliments, animaux morts ou vivants qu’elles saisissent avec leur podia. L’olfaction est très développée chez les Etoiles de mer. Cette sensibilité est localisée dans les palpes ou podia tactiles situés à l’extrémité du bras. Une proie située à 0,50 m d’une Astérie immobile, lui fait se dresser les palpes les plus proches en moins de 30 secondes et l’étoile se met en mouvement vers la proie. Il y a deux types d’ingestion : lorsque les Astéries ont trouvé une proie à leur convenance, un bivalve par exemple, elles l’enserrent avec leur podia. Les muscles de la paroi du corps se contractent, tout le liquide cavitaire est poussé entre la membrane péribuccale et l’œsophage, et l’estomac se dévagine complètement. L’astérie parvient à faire bailler le bivalve, par traction continue des podia (1350 g de pression exercée). L’estomac dévaginé s’introduit dans l’intervalle, 1 à 2/10 de millimètre suffisent. Les sucs digestifs agissent alors directement sur les tissus de la proie, les réduisant en une bouillie qui est absorbée sur place. Une Asterias de taille moyenne ouvre une Venus en quinze-vingt minutes et l’absorbe en huit heures. La coquille intacte est alors rejetée. Les muscles du corps se relâchent et l’estomac reprend sa place normale. Si la taille de la proie le permet, elle est entièrement engloutie par l’Astérie, le bivalve est alors digéré directement dans l’estomac et l’étoile rejettera la coquille ultérieurement. Coscinasterias tenuispina est, comme les autres Asteridés, carnivore. Acanthaster planci aspire les sarcomes des madrépores, laissant le polypier à nu. - 51 - Journées Biologiques du Parc Phœnix – Nice, 1 et 2 avril 2004 Mém. Inst. Océano. P. Ricard 2004, pp : 47-54 Asterias rubens nettoie en quelques temps des plages couvertes de moules, et s’agrége également sur les bancs de pétoncles (Chlamys islandica et C. opercularia), sur les clams (Spisula elliptica) et les ascidies (Ciona intestinalis). Cette faculté d’agrégation est également notée chez Asterias forbesi, A. vulgaris et Oreaster reticulatus qui passe de 2 individus pour 100 mètres carrés à 14. Les Astropectens avalent les mollusques entiers, ce qui détermine une relation entre la taille de la proie potentielle et sa vulnérabilité. C’est ainsi qu’Astropecten brasiliensis ne consomme les moules (Mytilus platensis), que seulement durant plus de six mois de l’année, tant que les moules ne sont que juvéniles (taille < à 20 mm). Le reste de l’année, elle consomme diverses proies de tailles similaires (Pélécypodes, Crustacés etc…). Tethyaster vestitus Say, est apparemment un prédateur d’Echinodermes. Astropecten riensis est la proie la plus fréquemment représentée, avec 57,9 %, les oursins représentent 12,2 % et les crinoïdes 27,6 %. Les ophiures ne représentent que 3,8 %, sauf pour les individus vivants entre 35 et 40 m où elles représentent 40 % des proies. On note aussi la présence de gastéropodes, de bivalves, de scaphopodes, de crustacés, de polychètes et de foraminifères dans l’estomac de Tethyaster vestitus, mais, ces animaux proviennent des contenus stomacaux des Astropecten. Les Luidia sont à des degrés divers de redoutables prédatrices d’Echinodermes. L. clathrata L. barimae L. senegalensis ophiures 35,3 % 85,8 % 35,3 % gastéropodes 24,4 % bivalves 19,7 % astéroïdes 6,6 % 49,1 % 12,5 % En Atlantique, Luidia ciliaris, à taille adulte, consomme en moyenne 1 Asterias rubens de petite et moyenne taille, tous les dix jours. Solaster dawsoni est un super prédateur. Cette étoile met 5 jours pour digérer Mediaster aequalis de 12 à 15 cm de diamètre et seulement 4 pour Crossaster papposus de même taille. Elle s’attaque à une autre proie tous les 23-25 jours. Asterias glacialis attaque les gros oursins en aquariums. Les astérides (Luidia foliata, Solaster stimpsoni, S. endeca, S. dawsoni, Dermasterias imbricat, Leptasterias hexactis et Pycnopodia helianthoides) peuvent également être de redoutables prédatrices d’Holothuries, et principalement de Cucumaria lubrica, quand les conditions le permettent. Echinaster sepositus et Henricia sanguinolenta sont réputées pour leur consommation d’éponges. Il existe une exception, Oreaster reticulatus est un brouteur microphage sur substrat sableux ou de phanérogames marines. Lors de ses rassemblements, on note des réductions du taux de chlorophylle dans le sédiment, ainsi qu’une diminution des taux de matières organiques. En aquarium, les étoiles de mer pourront récupérer les fragments de nourriture oubliés par les poissons et les petits cadavres cachés derrière les rochers. Elles peuvent être une gêne pour les coquillages et les oursins de petites tailles. LES OPHIURIDES Sur la face qui repose sur le sol, on aperçoit au centre la bouche, dans laquelle font saillie 5 pièces angulaires ; ce sont les mâchoires. - 52 - Journées Biologiques du Parc Phœnix – Nice, 1 et 2 avril 2004 Mém. Inst. Océano. P. Ricard 2004, pp : 47-54 Le tube digestif est très simple. Son orifice donne directement dans un vaste sac stomacal, sans anus et attaché à la paroi du corps. Ce sac est très lobé et se moule sur les bourses et les organes génitaux. Les particules alimentaires sont amenées jusqu’à la bouche par les podions. Les dents de l’ophiure aident au maintien, voire au déchiquetage de la proie, mais aucune réelle mastication n’a jamais été observée. La nourriture est ensuite amenée au niveau des poches inter radiales du sac digestif. En fin de digestion, le contenu stomacal est expulsé en sens exactement inverse à l'ingestion. Souvent, lors de l’introduction d’une ophiure dans un aquarium, on peut assister à l’expulsion de son bol alimentaire, sous l’effet du stress causé par le changement de milieu. Ces animaux peuvent être filtreurs, détritiphages, brouteurs, nécrophages ou carnivores. Souvent une même espèce peut présenter deux ou trois de ces modes alimentaires, voire les cinq, ce qui est le cas d’Ophiocoma nigra. Les ophiures carnivores mangent des vers, des crustacés, des petits oursins et ou des mollusques. Asteronyx loveni ronge des pennatules. Ophiura se porte rapidement sur les débris de poissons, l’enroule dans un bras et le porte à sa bouche. Ophioderma longicauda est principalement détritiphages. Il prélève les sédiments superficiels et se nourrisse de la matière organique qui leur est associée. Amphipholis, plus ou moins enterrée ratisse le sol avec ses extrémités brachiales et amène les particules nutritives sous la surface. Ophiothrix utilise les podia qui poussent les particules tout le long des bras et agissent en sens inverse pour rejeter les excréments. Les nombreuses ramifications de Gorgonocephalus forment un filet où sont capturé de nombreux organismes planctoniques. Les hameçons des Euryales, notamment ceux disposés sur les bras doivent lui servir à gratter les cnidaires qui les supportent et à en détacher des fragments. En aquarium, les ophiures collecteront les restes de proies non consommés par les poissons. LES CRINOIDES Il existe deux grands groupes de Crinoïdes, les Encrines, fixées et vivants à de très grandes profondeurs et les Comatules, libres, vivantes en groupes et plus accessibles. Les Comatules ont un corps de la taille d’un petit pois, le calice, d’où partent des appendices très développés, d’aspect plumeux qui servent à la locomotion et à la capture de la nourriture. La surface orale d’une Comatule porte en son centre la bouche, d’où partent 5 gouttières qui se bifurquent bientôt, délimitant 10 secteurs. Sur ce disque, à coté de la bouche, on peut apercevoir une volumineuse saillie conique, le tube anal, au sommet duquel s’ouvre l’anus. Ce tube présente des contractions rythmiques qui permettent le rejet de l’eau de des excréments. Le fond de la rainure est occupé par des cellules qui portent de forts cils vibratiles. De chaque côté, il y a une bordure de tentacules ambulacraires ou podia, disposés en triade. - 53 - Journées Biologiques du Parc Phœnix – Nice, 1 et 2 avril 2004 Mém. Inst. Océano. P. Ricard 2004, pp : 47-54 Ces podia sont très sensibles et se rabattent sur la rainure comme pour y transporter les particules qui s’y sont déposés. Ils portent des papilles, qui par leur sécrétion, immobilisent de petits animaux : Radiolaires, petits Crustacés, Diatomées, Péridiniens. Englués de mucus, ils forment de larges amas qui cheminent vers la bouche et s’y engloutissent, poussées par les mouvements des lèvres péribuccales. La longueur totale des rainures varie suivant la dimension de l’animal et le nombre de ramifications branchiales et peut atteindre 102 mètres. De la bouche part un large œsophage, continué par un intestin très volumineux, bosselé et plissé qui décrit un tour de spire complet dans le sens des aiguilles d’une montre. Revenu à son point de départ, il se redresse verticalement pour constituer le rectum saillant au dehors. Dans son premier tiers, l’intestin émet des lobes volumineux dans lesquels les aliments ne rentrent pas. Diplocrinus (Annacrinus) wyvillethomsoni, s’accroche par ses cirres distales sur les graviers, tandis qu’elle forme une parabole avec ses bras, pour filtrer dans le courant, les particules alimentaires. Elle prend la forme d’un palmier non taillé depuis quelques années. Chez Florometra serratissima, les podiums s’élèvent par trois et chaque podium de ce triplet à un comportement caractéristique lié à son rôle dans l’alimentation. Le podium primaire est tendu. Il déclenche le mécanisme de capture des particules et sécrète des filaments muqueux. Il a également un rôle sensoriel. Le podium secondaire a la forme d’une cuillère pour attraper des particules et possède également des filaments muqueux. Le podium tertiaire a pour fonction la manipulation des particules dans les sillons ambulacraires. Quand le courant est très faible, les bras affectent une posture conique et s’ouvrent de façon à former un éventail partiel quand le courant est moyen. En aquarium, les Crinoïdes représentent les animaux les plus délicats à conserver, tant du point de vue de la nourriture à distribuer en quantité et en qualité, que de leur fragilité face aux nombreux agresseurs potentiels. CONCLUSION Actuellement, il est toujours difficile de pouvoir établir un régime spécifique et de pallier les carences alimentaires probables chez de très nombreuses espèces. L’apport d’observations réalisées dans le cadre d’une bonne acclimatation en aquarium, doit nous permettre de faire progresser les études effectuées dans le milieu naturel, en apportant les éléments complémentaires, à une meilleure connaissance. - 54 - Journées Biologiques du Parc Phœnix – Nice, 1 et 2 avril 2004 Mém. Inst. Océano. P. Ricard 2004, pp : 55-61 L'ALIMENTATION DES REPTILES Yves FIRMIN Clinique Vétérinaire Ric et Rac, 1266, avenue du Campon, 06110 Le CANNETt INTRODUCTION On connaît actuellement, 2500 espèces de sauriens, le même nombre d'ophidiens, 210 espèces de chéloniens et 25 de crocodiliens. Malheureusement, le monde des reptiles n'offre pas d'unité alimentaire : les ophidiens (serpents) sont des carnivores, les chéloniens (tortues) sont parfois végétariens (herbivores, frugivores), parfois carnivores, parfois les deux... Les sauriens (lézards), sont tantôt carnivores, tantôt végétariens et parfois omnivores. La monophagie est exceptionnelle chez les reptiles. Cette diversité implique l'obligation de se pour déterminer les régimes alimentaires des espèces détenues en captivité. A - GENERALITES 1 - Besoins quantitatifs Ils varient proportionnellement avec la température, avec l'âge des individus, avec leur activité et avec leur sexe. La prise alimentaire est supérieure aux températures optimales hautes, qu'aux températures basses. Les jeunes individus absorbent proportionnellement plus de nourriture que les adultes ainsi un crocodile nouveau-né absorbe 5 à 10 % de son poids chaque semaine, puis 25 à 30 %, les adultes n'absorbent que 10 % par semaine. A titre de comparaison, un perroquet avale 10 à 15 % de son poids chaque jour. Chez les tortues adultes, la ration se situe aux environs de 5 % du poids des tortues. Un crocodile de 1,5 m consomme 2 kg de nourriture par semaine, un serpent de 1,5 m, avale 2 à 3 souris par semaine, à 2 m, 3 rats par semaine et à 3 m, un lapin chaque semaine. Un caméléon, Chameleo pardalis, peut absorber 6 criquets de 3 cm chaque jour. Dans la pratique on pourra souvent laisser un reptile se nourrir à volonté. La quantité d'aliments, fourni à chaque repas, doit être suffisante pour éviter les compétitions alimentaires entre les jeunes reptiles et parfois les adultes. 2 - Besoins qualitatifs Les besoins en nutriments, protéines, lipides, glucides, vitamines et oligo-éléments ne sont souvent atteints qu'à la faveur d'une diversification des aliments, qui minimise les avitaminoses, mais, parfois on assiste à une grande spécialisation de l'alimentation. Certains reptiles - 55 - Journées Biologiques du Parc Phœnix – Nice, 1 et 2 avril 2004 Mém. Inst. Océano. P. Ricard 2004, pp : 55-61 n'acceptent que des campagnols ou des gerbilles et détestent les souris. L'odeur, le mouvement de la proie, sa couleur et sa température corporelle, influencent l'appétit des reptiles. Certains animaux, comme la Cistude d'Europe, Emis orbicularis, préfèrent s'alimenter dans l'eau. Certains aliments, déséquilibrés, favorisent des pathologies particulières, surtout chez les chéloniens et les sauriens. Du fait de la consommation de proies entières, les serpents présentent peu de carences. Les besoins en vitamines des reptiles sont mal connus, mais les vitamines A, D3 et C, semblent les vitamines les plus utiles. Elles peuvent être partiellement apportées par un ajout d'huile de foie de morue (Vitamines A et D), par du jaune d'œuf (A, B, D, E, K) ou par un hydrosol poly vitaminé, "Roche", mais qui, malheureusement ne contient que de la vitamine D2. L'hydrosol poly vitaminé "Bon" contient de la vitamine D3. Aux serpents et aux varans on leur donnera 1 à 2 gouttes de cet hydrosol, tous les 15 jours, sur la fourrure d'un rongeur. Pour les lézards on trempera des vers de farine dans la solution. Il sera important d'ajouter du calcium aux aliments des lézards. Les flocons Gerblé apportent les Vitamines A, B1, B2, B3, B6, C, D, E, P, du calcium, potassium, sodium, phosphore, soufre et fer. Cet aliment pur peut être donné à volonté aux iguanes et mélangé aux aliments aux reptiles omnivores. L'aspect et la couleur des aliments ont parfois une grande importance, ainsi un aspect pâteux ne plait pas aux crocodiles qui exigent une nourriture solide, une couleur jaune plait beaucoup aux tortues terrestres. Le coût des aliments est un facteur important surtout dans les grands élevages de crocodiles, mais pour un simple amateur, la possession d'un gros serpent peut être une source de grandes dépenses. Parfois il sera logique d'entreprendre des élevages et des cultures annexes afin de pourvoir aux plus grandes exigences des reptiles. La salubrité des aliments végétaux ou carnés doit être constamment respectée. 3 - Fréquence des repas Plusieurs types de lézards et les tortues terrestres en activité, mangent tous les jours, les crocodiles et les téjus, une à deux fois par semaine et les serpents toutes les une à quatre semaines et parfois tous les trois mois chez certains gros serpents. Les tortues palustres, carnivores, manquant d'activité, peuvent simplement manger deux fois par semaine. Les jeunes reptiles sont plus voraces que les adultes et peuvent recevoir de la nourriture, une à deux fois par jour. Un jeûne d’un jour par semaine ne pose pas de problèmes pour les espèces se nourrissant quotidiennement. 4 - Heure des repas Les tortues et les lézards ont tous une activité diurne et ils se nourrissent le jour. Les serpents ont pour certaines espèces une activité diurne, d'autres, comme le Python royal, (Python regius), une activité nocturne. L'examen de la fente pupillaire donne quelques indications sur l'adaptation nocturne des reptiles, mais les crocodiles s'alimentent bien le jour comme la nuit. 5 - Besoins hydriques Les besoins varient énormément en fonction de l'état d’hydratation des proies et des biotopes d'origine des reptiles. La dessiccation importante des selles permet au reptile, une récupération maximale de l'eau. Les serpents éliminent leurs déchets urinaires à 98 % sous la forme d'acide urique. Les crocodiles éliminent les déchets à 20 % sous la forme d'urée, 10 % d'acide urique et à 70 % sous la forme d'ammoniaque. Les animaux des déserts ont développé des mécanismes très efficaces de récupération de l'eau. Certains reptiles, comme des crocodiles, possèdent des "glandes à sel" qui leur permettent - 56 - Journées Biologiques du Parc Phœnix – Nice, 1 et 2 avril 2004 Mém. Inst. Océano. P. Ricard 2004, pp : 55-61 d'éliminer des liquides hyper-concentrés en sels minéraux, pauvres en eau. II faut noter que de nombreux reptiles sont incapables de boire dans des récipients, ils s'abreuvent en avalant des gouttes de rosée obtenues en cage, par la pulvérisation d'eau sur les branchages, et que les tortues doivent immerger leur tête pour boire. Dans tous les cas, il est nécessaire de n'utiliser que de l'eau propre pour l'abreuvement des reptiles, une eau minérale est souvent plus saine que l'eau du robinet. Pour les tortues, l'abreuvement en eau de ville est possible, car, à la différence des poissons, elles ne semblent pas trop sensibles au chlore. 6 - Rapport Phosphocalcique Pour la minéralisation de leur squelette, les reptiles ont des exigences très précises en calcium et en phosphore, pour entretenir une calcémie variant de 100 à 220 mg/L et une phosphorémie de 23 à 115 mg/L. Un gecko a besoin, dans ses aliments, d'un rapport phosphocalcique de 1,25, d'autres, un rapport de 2. Le bilan est toujours en faveur d'une prédominance du calcium. Dans la nature les proies ont un rapport Ca/P variant entre 1/1 et 1/2, mais les larves de Tenebrio molitor ont un rapport de 1/44. Le rapport phosphocalcique peut varier en fonction de l'âge de la proie, par exemple, un souriceau nouveau né a un rapport Calcium / Phosphore variant de 0,8 à 03; à 7 jours, il devient 1,10 et adulte, 1,37. En captivité, l'apport de viande sans os, d'oiseaux ou de poissons, déséquilibre ce rapport. Afin de lutter contre cette déficience, on peut ajouter du carbonate ou du lactate de calcium (Calcium Sandoz = Glucolactate de Calcium) dans la nourriture et de la vitamine D3, afin de tendre à un rapport de 1,5. Une farine d'os est constituée de 32 % de calcium et 13 % de phosphore. Par exemple, la spécialité vétérinaire Sofcanis © possède un rapport Ca/P égal à 2, ce qui en fait un médicament très utile pour corriger les excès de phosphore des régimes de certains reptiles. Dans l'eau de boisson, par litre d'eau, on ajoute une cuillère à thé de lactate de calcium et 10 unités de Vitamine D3. 7 - Élevages annexes Alimenter régulièrement un reptile contraint souvent à envisager l'achat ou l'élevage de diverses espèces : invertébrés (vers de farine), insectes (grillons, criquets), oiseaux (poussins), mammifères (souris, cobayes, lapins). Pour les amateurs disposant de place et de temps, l'élevage des animaux devant servir à l'alimentation des reptiles, est une occupation très prenante et devant exiger des connaissances précises à la fois des besoins alimentaires hebdomadaires des reptiles et des possibilités de reproduction de l'élevage. Quelques semis pourront également fournir de jeunes pousses de végétaux aux reptiles végétariens, à la condition de savoir organiser la surface des semis et la périodicité de ces derniers. B – ALIMENTATIONS SPECIFIQUES 1 - Alimentation des ophidiens Les serpents sont tous carnivores, avec parfois une grande spécialisation, comme le Dasipeltis scabra qui se nourrit d'œufs ou le Cobra royal, Ophiophagus hannah, qui se nourrit d'autres serpents. Quelques rares serpents adultes comme la vipère d'Orsini, Vipera ursinii, et certains jeunes serpents, recherchent parfois des invertébrés. Suivant les espèces, les proies sont constituées de vers de terre, Tenebrio molitor, (chez les Thamnophis sp.), de batraciens (couleuvres), de poissons (pour certains serpents marins), de reptiles, d'oiseaux et surtout de mammifères, de préférence des rongeurs non gras. Les serpents avalent leurs proies entièrement, - 57 - Journées Biologiques du Parc Phœnix – Nice, 1 et 2 avril 2004 Mém. Inst. Océano. P. Ricard 2004, pp : 55-61 en commençant le plus souvent par la tête. Cette prise globale, avec muscles, abats, peau et os, évite les carences. Les serpents venimeux préparent la digestion de leur proie par l'envenimation, car les venins contiennent de nombreuses enzymes protéolytiques, qui activent par trois la vitesse de la digestion. En captivité, on peut parfois proposer de la viande morte et même des saucisses réchauffées au four à micro-ondes ! Afin de stimuler l'appétit, les saucisses seront agitées devant le serpent. On peut également les frotter sur la peau de souris afin d'y déposer des particules odorantes ! Il ne faudra pas mettre plusieurs serpents en présence d'une même proie car un des deux serpents pourrait, en tentant d'avaler la proie, avaler le congénère déjà occupé à engloutir la même proie. Afin d'éviter des blessures par morsures, il est conseillé de toujours laisser de la nourriture pour les rongeurs mis en présence de reptiles. Une bonne digestion nécessite une température ambiante chaude et une certaine tranquillité durant les deux premiers jours. En injectant certaines substances aux rongeurs, il sera possible de traiter ou de supplémenter les serpents par certaines substances efficaces par voie digestive. 2 – Alimentation des sauriens et des crocodiliens Les grandes espèces comme le Dragon de Komodo, Varanus komodoensis, ou les grands varans ont une alimentation proche de celle des crocodiles et sont capables d'avaler de grosses proies : antilopes, porcs... comme des petites proies, poissons, crabes, grenouilles. Le Varan malais, Varanus salvator, (qui peut atteindre 2,5 m de longueur) plonge pour attraper des poissons, des batraciens, des tortues et des oiseaux. Le Varan d'Australie, Varanus varius, mange des œufs d oiseaux, le Varan du Nil, Varanus niloticus, en liberté mange des batraciens et des œufs de crocodiles, des mammifères et des oiseaux ; en captivité, des souris, des poussins et des poissons. Le Varan du désert, Varanus griseus, consomme des insectes, des lézards, des serpents et des gerbilles. La structure de la bouche des varans est proche de celle des, serpents. Elle peut être dilatée de façon importante pour laisser passer de grandes proies. Le Monstre de Gila, Heloderma suspectum, un des lézards venimeux, est carnivore, il mange des jeunes oiseaux attrapés au nid, des œufs et des jeunes mammifères. Dans la nature les crocodiles mangent des poissons, des mollusques, des batraciens, des crustacés, des mammifères et des oiseaux. Le régime alimentaire des jeunes est constitué à 70 % d'insectes, ils ne sont jamais végétariens. En captivité, ils peuvent être nourris avec des volailles (éventuellement congelées), de la viande de bœuf, des poissons, le tout additionné de farines animales et d'un complexe vitaminé. Le Gavial, Gavialis gangeticus, lui, ne mange que des poissons. Les jeunes iguanes, sont principalement végétariens, mais ils peuvent ingérer des insectes, des limaces et des vers. Les adultes, sont végétariens, mais peuvent parfois avaler des insectes, des souris, du poisson et de la viande. L`Uromastix ou "Fouette queue" du Sahara, Uromastix acanthinurus et l'Iguane vert, Iguana iguana, peuvent être nourris en captivité avec des salades (laitue, scarole, mâche, cresson, plantain, pissenlit), des fruits bien mûrs en lamelles (banane, poire, melon, mandarine, tomate, chou, raisin sec ou frais, datte, figue), des carottes râpées, des fleurs de trèfle, de pommier, de pissenlit, de rose ...Ils peuvent également manger des œufs durs, du pain d'épices et du lait, des carottes râpées mélangées à du riz, des flocons "Gerblé", des pousses de cactus ... Lors d'alimentation forcée, un œuf battu mélangé à du lait sucré peut être administré aux iguanes et, aux Uromastix, du jus de carotte additionné d'œuf battu supplémenté en vitamines. II sera toujours très important de laver très soigneusement les légumes avec de l'eau propre. Le grand Téju, Tupinambis teguixa, avale des rongeurs, des batraciens, des vers, des insectes, en liberté et, - 58 - Journées Biologiques du Parc Phœnix – Nice, 1 et 2 avril 2004 Mém. Inst. Océano. P. Ricard 2004, pp : 55-61 en captivité, de la viande et des œufs (viande crue coupée en dés arrosée d'œufs crus battus additionnée de temps en temps d'un médicament riche en calcium et en vitamines), escargots, mollusques, insectes et parfois des fruits. Les gros scincidés ont un régime mixte, végétarien et insectivore (parfois omnivore). Les petits scinques, avalent des invertébrés, vers, limaces ... Le Moloch, Moloch horridus, un agame épineux, mange des fourmis. Dans son pays d'origine le Basilic, Dracaena guianensis, se nourrit surtout d'escargots aquatiques. En captivité, ils préfèrent les petits escargots jaunes des haies, plutôt que les escargots de Bourgogne. Ils refusent les limaces mais acceptent parfois de la viande de bœuf et des fruits comme les bananes. Les petites espèces sont en général nourries avec des invertébrés : larves de Tenebrio molitor, asticots, vers de terre, sauterelles, mouches, papillons, grillons, araignées... Certaines espèces comme l'Anolis sont principalement insectivores. Les lézards ocellés, Lacerta lepida, se nourrissent d'oisillons de petits rongeurs et de petits serpents. Les petits lézards sont insectivores. Tous les caméléons sont insectivores. Les caméléons doivent souvent être gavés avec des proies petites, l'été avec des vers de farine, des petits insectes (mouches, grillons, sauterelles), en fait tous les animaux vivants dont la taille n'excède pas 6 centimètres. L'hiver, on offrira des vers de terre et des asticots. Les jeunes sont nourris avec des drosophiles obtenues directement en abandonnant dans la cage des fruits bien mûrs de banane, mangues, pommes... Le Tuatera ou Sphénodon, Sphenodon punctatus, mange des insectes (coléoptères, sauterelles aptères) et des œufs de pétrels. 3 - Alimentation des chéloniens Tortues terrestres Elles sont principalement herbivores et parfois omnivores comme la Tortue d'Horsfield. En captivité, on leur offrira une alimentation variée, composée principalement de choux découpés, de laitues, carottes râpées, pommes en tranches, groseilles, fraises, tomates, pain brun et céréales arrosées de lait. On pourra y ajouter, du trèfle, de l'herbe, du pissenlit, du plantain, de la viande maigre hachée et même de la nourriture pour chien ou pour chat. La Tortue rayonnée de Madagascar, Testudo radiata, serait friande de miel. Un calcium vitaminé, Sofcanis ®, ou des spécialités associant le calcium, Calcium tortue ® et Vita Tortue ® des laboratoires Océ-Viguié seront les bienvenus sur les aliments proposés à toutes les tortues. Tortues aquatiques Les tortues aquatiques sont principalement carnivores, mais elles doivent cependant recevoir une alimentation riche et variée. Dans la nature les protéines indispensables aux tortues sont apportées par divers invertébrés, insectes, larves d'insectes, vers de terre, crustacés, mollusques, par des petits poissons, des têtards, des écrevisses et par des plantes aquatiques... En captivité, il sera judicieux de fournir des aliments qui pourront flotter à la surface de l'eau, permettant un enlèvement plus aisé des aliments non consommés. On pourra offrir des poissons d'eau douce morts, des souriceaux dépecés, des morceaux de seiche, du calmar, un peu de cœur haché et de la viande maigre de bœuf. La sédentarité et une alimentation trop riche en graisse, favorisent souvent l'apparition d'une certaine obésité et parfois d'une stéatose hépatique. Il sera donc souhaitable d'éviter les viandes grasses (jambon), sauf dans le dernier mois précédant l'entrée en hibernation, lorsque les animaux ont besoin de stocker des réserves sous forme de lipides. Certains aliments pour chiots et chatons, conviennent parfaitement à l'alimentation de ces tortues, en évitant toutefois une prise constante. On ne leur offrira ce régime, qu une à deux fois par semaine. Les tortues d’eau sont également friandes de verdure, plantes aquatiques, salades, de fruits mûrs déposés dans l’eau (pomme) et pulpe de fruits. Toutes les plantes à feuilles et tous les fruits sont acceptés. Les Trionyx ou tortues molles, mangent des insectes et des écrevisses. - 59 - Journées Biologiques du Parc Phœnix – Nice, 1 et 2 avril 2004 Mém. Inst. Océano. P. Ricard 2004, pp : 55-61 Des aliments spécialisés sont vendus dans le commerce pour les tortues juvéniles et les adultes : Tetra Reptomin de Tétra, Herpt-Diet de Hill's aux Etats-Unis... Un apport de calcium bihebdomadaire (gluconate de calcium) et de vitamines, compenseront les déséquilibres et les insuffisances de l'insolation solaire (U.V.). Les tortues marines adultes sont en principe herbivores, mais les Tortues vertes, Chelonia mydas, peuvent parfois manger des poissons en captivité. La Tortue Luth s'alimente principalement de méduses. Un apport de calcium bi-hebdomadaire (gluconate de calcium) et de vitamines, compenseront les déséquilibres et les insuffisances de l'insolation solaire. La synthèse de la vitamine A dans les tissus, nécessite une certaine insolation, riche en rayonnements Ultra-violets (U.V.). Afin de lutter contre cette déficience, on peut ajouter aux aliments, de la poudre de coquille d'œuf, du carbonate ou du lactate de calcium dans la nourriture et de la Vitamine D3, afin de tendre à un rapport de 1,5. Dans l'eau de boisson, par litre d'eau, on ajoute une cuillère à thé de lactate de calcium et 10 unités de Vitamine D3, pouvant être fournies par un Hydrosol poly vitaminé pour oiseaux, pour carnivores (Ornivita ©), contenant cette vitamine, ou des spécialités spécifiques, Vita Tortue © d'Océ. Alimenter régulièrement une tortue, en captivité, contraint à se procurer ou à élever des insectes (vers de farine, grillons, criquets), à faire germer des graines (blé), à cultiver, récolter ou acheter des plantes (plantain, trèfle, pissenlit), des légumes (carottes, salades) et des fruits (fraises, bananes, cerises...). CONCLUSION Avec toutes leurs spécificités, les reptiles ne sont pas des animaux faciles à nourrir. La méconnaissance des règles élémentaires de nutrition favorise une grande part de la pathologie des reptiles. REFERENCES BIBLIOGRAPHIQUES Bellairs A., Carrington R., 1966, The World of Reptiles, Chatto and Windus, London. Belton M., 1990, Cahier FAO Conservation, N 22 : L'élevage des crocodiles en captivité. Brogard J., 9987, Les maladies des reptiles, Editions du Point Vétérinaire, Maisons-Alfort. Chauvier G, 1971, Précis d'alimentation des animaux sauvages en captivité. Ed. Borneman, Paris. Cobb J.,1987, Introduction aux tortues, TFH ED. Cooper J. E. & Jackson O. F., 1981, Diseases of the reptilia. Academic Press, New YorkLondon. Fertard B., 1983, La reproduction des reptiles, application à la terrariophilie . Thèse Nationale Vétérinaire de Lyon. - 60 - Journées Biologiques du Parc Phœnix – Nice, 1 et 2 avril 2004 Mém. Inst. Océano. P. Ricard 2004, pp : 55-61 Firmin Y., 1976. Quelques aspects de la pathologie des serpents. Recueil Médecine Vétérinaire, Alfort, 152 (11), 721-727. Firmin Y., 1986. La consultation des reptiles. Recueil. Médecine Vétérinaire, Alfort, 162 (3), 267-280. Firmin Y., 1996. Pathologie d'origine alimentaire chez les sauriens et les crocodiliens. L'Action Vétérinaire, n 1349. 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TFH Publishing Co, Neptune, New Jersey. Ross R. A. & Marzec G., 1984. The bacterial diseases of Reptiles. Institut for Herpetological Research, Stanford, California. - 61 - Journées Biologiques du Parc Phœnix – Nice, 1 et 2 avril 2004 Mém. Inst. Océano. P. Ricard 2004, pp : 63-75 L’ALIMENTATION DES INSECTIVORES : ELEVAGE DES BLATTES, GRILLONS ET CRIQUETS Jean-Mary GUERINEAU Parc Phœnix, 405, Promenade des Anglais, F-06200 NICE INTRODUCTION Que l’on soit amateur ou professionnel, l’élevage d’animaux se nourrissant d’insectes pose toujours le problème du ravitaillement. L’achat des proies est envisageable lorsque le nombre des animau est réduit mais dès que celui-ci augmente, il est indispensable de produire ses propres sources de nourriture. Ce sont les « élevages annexes » que nous allons aborder en étudiant les techniques d’élevages des blattes, criquets et grillons. LES BLATTES La blatte américaine (Periplaneta americana) Cosmopolite, c’est une blatte ailée de taille moyenne (30mm), très prolifique. Elle s’échappe très facilement d’où la nécessité d’utiliser un matériel d’élevage bien adapté. P. americana Nauphoeta cinerea : C’est une petite espèce ailée (20 à 25mm), originaire d’Afrique, très rapide et très prolifique. N. cinerea Blabera fusca et Blabera gigantea : Grandes blattes ailées d’Amérique (60/70mm pour la première et 100mm pour la seconde). Plus lentes que P.americana, elles s’échappent moins facilement. B. gigantea Gromphadorrhina portentosa, picea et autres sp. : Grandes blattes aptères originaires de Madagascar (88 à 90mm). Ce sont des espèces forestières, peu mobiles, moins susceptibles de s’évader. G. portentosa - 63 - Journées Biologiques du Parc Phœnix – Nice, 1 et 2 avril 2004 Mém. Inst. Océano. P. Ricard 2004, pp : 63-75 A) Le matériel d’élevage 1 - Le bac d’élevage (50 cm x 50 cm x 50 cm) 2 - L’aménagement intérieur du bac d’élevage On peu utiliser différents types de matériel proposé dans les Animaleries : bacs plastiques avec couvercles pour petits animaux ou terrarium en verre avec couvercle ou encore des bacs de rangement en plastique que l’on trouve dans les grandes surfaces, à conditions de les aménager de façon à éviter les évasions. Concernant l’Insectarium du Parc Phoenix, nous préférons utiliser le matériel décrit cidessous. Il a fait ses preuves depuis de nombreuses années en laboratoires et dans d’autres institutions. - 64 - Journées Biologiques du Parc Phœnix – Nice, 1 et 2 avril 2004 Mém. Inst. Océano. P. Ricard 2004, pp : 63-75 Il doit être parfaitement étanche, garni de cartons à œufs permettant aux animaux de se cacher de la lumière. B) Les conditions d’élevage 1 – Température, humidité On entretient, dans le bac d’élevage une température de 30 à 35 °C grâce à une ampoule à incandescence de 40 watts située à mi-hauteur sur l’une des parois du bac. L’ampoule doit s’éteindre la nuit afin d’obtenir une température nocturne de 15 à 20 °C. L’emploi d’un programmateur réglé 12 heures/jour et 12 heures/nuit est recommandé. Les blattes fuyant la lumière, on peut également utiliser des ampoules infrarouges de 40 watts (par exemple : ZOOMED LABS Nightlight Red 40 W) Les blattes ne doivent pas être soumises à un taux d’humidité élevé ce qui favoriserait le développement d’acariens néfastes à l’élevage. L’abreuvoir et la nourriture végétale suffisent pour une bonne humidité ambiante. 2 – Nourriture Les espèces proposées sont omnivores. L’essentiel de la nourriture se composera de pain sec, de croquettes pour animaux et de fruits, carottes et salades lavées… Les blattes aiment l’eau fraîche. L’abreuvoir mis à disposition sera nettoyé et renouvelé quotidiennement. L’utilisation d’un abreuvoir automatique est déconseillée car l’eau n’étant pas renouvelée durant une longue période, chauffe et se conserve mal. Cela peut déclancher des maladies. C) La reproduction Avec ce type d’élevage, les blattes se reproduisent continuellement. 1 - Reconnaissance des sexes Chez Gromphadorrhina, larves et imagos sont aptères. Le mâle se caractérise par deux bosses sur la partie supérieure du thorax. Le mâle dominant possède des bosses plus développées que ses congénères. Blatte américaine partie postérieure du mâle (face dorsale) partie postérieure de la femelle (face ventrale) - 65 - Journées Biologiques du Parc Phœnix – Nice, 1 et 2 avril 2004 Mém. Inst. Océano. P. Ricard 2004, pp : 63-75 Chez P. americana, N. cinerea et B. fusca, les imagos ont des ailes bien développées alors que les larves en sont dépourvues. Les mâles ont en plus des cerques, deux styles terminaux à l’extrémité postérieure de l’abdomen. Les femelles présentent une plaque sous-génitale divisée à l’apex en deux valvules mobiles qui s’écartent pour le passage de l’oothèque (voir schéma). 2 – Accouplement Il s’accompagne de comportements rituels assez longs ou les antennes jouent un rôle important. Nauphoeta cinerea A - Parade sexuelle B - Accouplement 3 – Ponte (Blabera, Gromphadorhina) Elle commence une dizaine de jours après l’accouplement à la cadence de 1 à 2 œufs par heure enfermés au fur et à mesure de la ponte dans une capsule chitineuse : l’oothèque. L’oothèque compte de 15 à 20 œufs, la femelle la porte 4 à 5 jours dans son armature génitale puis la dépose dans les cartons dans une loge préparée avec les mandibules. - 66 - Journées Biologiques du Parc Phœnix – Nice, 1 et 2 avril 2004 Mém. Inst. Océano. P. Ricard 2004, pp : 63-75 Oothèque de Blatte américaine 4 – L’éclosion Elle intervient au bout de quelques semaines, sans nécessiter de précaution particulière. La durée du développement embryonnaire est liée aux conditions de température. 5 – Développement des larves Les larves qui ressemblent à l’adulte en plus petit se nourrissent de la même façon. Démunies d’ailes, leur développement compte une dizaine de stades (7 mues chez Periplaneta) et dure de six à huit mois dans nos conditions d’élevage. La durée du développement varie en effet considérablement selon les conditions de température. Remarque : Les Blabera sont vivipares. L’oothèque se développe dans une poche incubatrice. 6 – Prolificité Chez la blatte américaine, une même femelle peut produire 5 à 10 oothèques déposées à intervalles de 5 à 10 jours. Conclusion L’élevage des blattes est facile. Ce sont des proies bien appréciées, elles sont de bonne taille (Gromphadorhina, Blabera) pour les gros insectivores. Une seule boite d’élevage est suffisante pour les jeunes et les adultes. - 67 - Journées Biologiques du Parc Phœnix – Nice, 1 et 2 avril 2004 Mém. Inst. Océano. P. Ricard 2004, pp : 63-75 LES GRILLONS Le grillon méridional (Gryllus bimaculatus) Très commun dans toute l’Afrique et une partie de l’Asie, il est bien plus rare en France. On le rencontre dans les départements bordant la Méditerranée, les Basses Alpes le Vaucluse et la Corse. Le grillon méridional ne creuse pas de terrier. On le rencontre par couple ou par petites colonies sous les pierres. Il est adulte en juillet et on le trouve jusqu’en septembre/début octobre. Le grillon des steppes (Grillus assimilis) Le grillon domestique (Acheta domesticus) Répandu dans une grande partie de l’Europe, ce grillon, plus petit que G. bimaculatus et G. assimilis, vit essentiellement à l’intérieur des bâtiments, même si l’été on peut le rencontrer à l’extérieur où il abonde dans les décharges. A) Le matériel d’élevage Les cages utilisées pour les Blattes conviennent parfaitement pour l’élevage du grillon. Les cartons à œufs sont placés verticalement afin que les grillons puissent choisir leur température. Le grillage des aérations doit être très fin car les petits grillons à la naissance sont minuscules. Nous utilisons de la toile laiton disponible en quincaillerie (pas toujours facile à trouver et assez chère). Possible également avec de la toile à tamis très fine, en acier ou en plastique. Comme pour les blattes une lampe à incandescence de 40 watts suffit. Certains éleveurs préfèrent utiliser des lampes obscures en porcelaine de 100 watts et un tube néon de 8 watts. Dans les deux cas la durée d’éclairage sera de 12 heures. Le même type d’abreuvoir que pour les blattes sera mis à disposition des grillons dans le bac d’élevage. Le pondoir : une boite plastique avec couvercle (type Tupperware) de L 18cm x l 10cm x h 7cm fera l’affaire. Découper un rectangle dans le couvercle de 8cm x 16cm et coller ou agrafer un grillage métallique type garde-manger de 5 x 5mm. La boite sera remplie de terreau humide et placée dans le bac des reproducteurs. Le grillage protège la ponte des adultes qui se nourrissent des œufs. B) Conditions d’élevage Il est important de disposer de plusieurs terrariums afin d’isoler les grillons par âge. - 68 - Journées Biologiques du Parc Phœnix – Nice, 1 et 2 avril 2004 Mém. Inst. Océano. P. Ricard 2004, pp : 63-75 Un bac au moins est réservé aux reproducteurs qui ne doivent pas être conservés trop âgés. On reconnaît les vieux grillons à leurs élytres abîmés. Le pondoir doit être surveillé avec beaucoup d’attention (ni trop sec, ni trop humide). Les pondoirs retirés des bacs de reproducteurs, sont placés dans un bac vide et propre (nettoyé sans produits toxiques). Cycle de reproduction Naissance des reproducteurs 8 semaines Chant 1 semaine Mise en place du pondoir n° 1 1 semaine Mise en place du pondoir n° 2 Le pondoir n° 1 est isolé dans un autre terrarium 1 semaine Naissance des grillons du pondoir n° 1 (Développement des œufs de 9 à 10 jours) Mise en place du pondoir n° 3 Isolement du pondoir n° 2 1 semaine Naissance des grillons du pondoir n° 2 Supprimer les reproducteurs Nourriture : Le régime des jeunes grillons est strictement semblable à celui des adultes. C’est un régime omnivore (salade, pommes, pain, son, et croquettes pour chiens ou chats). Pour les jeunes grillons nous broyons les croquettes en poudre. - 69 - Journées Biologiques du Parc Phœnix – Nice, 1 et 2 avril 2004 Mém. Inst. Océano. P. Ricard 2004, pp : 63-75 LES CRIQUETS A) Les espèces : Le criquet migrateur (Locusta migratoria) Le criquet pèlerin (Schistocerca gregaria) Ces deux grandes espèces, migratrices et grégaires, très communes dans les laboratoires, se reproduisent toutes l’année en conditions artificielles et leur développement est très court (2 à 3 mois). B) Les conditions d’élevage 1 - Les bacs Ceux pour blattes et grillons conviennent très bien à condition d’y apporter quelques modifications. Les cartons à œufs seront remplacés par des branchettes entremêlées afin de permettre aux insectes de mieux se repartir et de s’approcher à volonté de la source de chaleur (thermorégulation). Elles permettrons aussi aux larves de muer plus facilement (Pour muer les larves se pendent par les pattes postérieures). 2 - L’abreuvoir Il sera du même type que pour les blattes et les grillons. L’eau doit être changée quotidiennement. 3 - La température Une ampoule à incandescence de 100 watts permettra un bon éclairage et maintiendra une température de 40 °C environ au point le plus chaud. Nous utilisons des ampoules 100 w pour élevage de poussins. 13 à 15 heures d’éclairage sont nécessaires par jour. Le fonctionnement de l’ampoule peut être commandé par une minuterie. La température de la salle d’élevage ne doit pas descendre en dessous de 20 °C(température nocturne). - 70 - Journées Biologiques du Parc Phœnix – Nice, 1 et 2 avril 2004 Mém. Inst. Océano. P. Ricard 2004, pp : 63-75 4 - Les pondoirs Des pots à confitures ou des bocaux en verre de 10 cm de diamètre, conviendront parfaitement. Leur profondeur ne sera jamais inférieure à 10 cm. Les remplir d’un mélange de sable de rivière (50 %) et de tourbe (50 %) maintenu humide mais non détrempé (risque de «noyer» les pontes). L’élevage devra comporter au moins deux bacs. Les reproducteurs sont élevés dans le bac n° 1. En période de ponte, le pondoir sera retiré du bac 1 tout les deux à trois jours (ceci afin d’empêcher l’accumulation des pontes dans un trop petit volume) et disposé pour éclosion dans le bac n° 2 ou grandira la génération suivante. Les reproducteurs seront sacrifiés quand la période de ponte sera terminée et le bac n° 1 sera nettoyé afin de recevoir les pondoirs issus du bac n° 2 devenu bac des reproducteurs. 5 - La nourriture Nourriture fraîche : * Pousse de blé germé (étendre du grain sur du papier journal humide exposé à la chaleur et à la lumière). * Gazon fraîchement coupé. * Feuille de chou (seul le Criquet Pellerin consomme le chou). * Pâturin et autres graminées La nourriture fraîche sera changée quotidiennement, elle restera fraîche plus longtemps si on la dispose en bouquet dans un petit pot d’eau. Nourriture sèche : * Flocon d’avoine * Son * Farine de soja ou de germe de blé (Gerblé) - 71 - Journées Biologiques du Parc Phœnix – Nice, 1 et 2 avril 2004 Mém. Inst. Océano. P. Ricard 2004, pp : 63-75 C) La reproduction (D’après les travaux du Professeur J.P.BARON). Dessins de M.C.GUERINEAU 1 - Reconnaissance des sexes : Longueur totale : femelle = 6 - 6,5 cm / mâle = 4,5 – 5 cm On compte 9 sternites chez le mâle et 8 chez la femelle. L’oviscape (organe de ponte) est court, composé de quatre valves divergentes. 2 - L’accouplement : Dix à vingt jours après la dernière mue (mue imaginale), les adultes prennent une couleur jaune caractéristique : ils sont sexuellement mûrs. L’accouplement a lieu après quelques brefs contacts antennaires. Le mâle s’accroche au dos de la femelle à l’aide de ces pattes antérieures et courbe son abdomen. Les extrémités abdominales se joignent. L’accouplement dure de 1h à 2h 30. - 72 - Journées Biologiques du Parc Phœnix – Nice, 1 et 2 avril 2004 Mém. Inst. Océano. P. Ricard 2004, pp : 63-75 3 - La ponte : La femelle se pose sur le pondoir, se dresse sur ses quatre pattes avant, place son abdomen perpendiculairement à la surface du terreau et creuse un trou de ponte grâce aux mouvements des 4 valves de son oviscape. L’abdomen s’allonge considérablement (jusqu’à mesurer une dizaine de centimètres) par distension des membranes inter-segmentaires. Le forage peut durer de 2 à 35mn. Après avoir déposé un peu de mucus écumeux dans le fond du trou, la femelle pond de quarante à cinquante œufs blancs jaunâtres, agglomérés entre eux , les entoure d’une gangue écumeuse de sable et de mucus (aspect de meringue) qui les protège contre l’excès ou le manque d’eau. La ponte ainsi conçue s’appelle l’oothèque. Au cours du retrait de l’abdomen, l’oothèque est surmontée d’un bouchon spumeux de mucus qui bouche la cheminée de ponte. Quand la ponte est terminée, la femelle tasse le sable en surface en le piétinant de ses pattes postérieures. La ponte (forage + dépôt des œufs + retrait de l’abdomen) dure de 2 à 3 heures. Une femelle peut déposer de 3 à 5 oothèques durant les trois mois de sa vie d’adulte (pontes espacées d’une semaine environ) 4 - Incubation, éclosion, émergence : La durée de l’incubation est directement liée aux conditions du milieu et plus particulièrement à la température. Il faut compter en moyenne 3 semaines à 35 °C. A l’éclosion la larve est vermiforme et mesure 8 à 10 mm. Elle rompt la fine enveloppe de l’œuf grâce au gonflement d’une ampoule (sorte de hernie sanguine) située dorsalement entre la tête et le thorax, - 73 - Journées Biologiques du Parc Phœnix – Nice, 1 et 2 avril 2004 Mém. Inst. Océano. P. Ricard 2004, pp : 63-75 s’échappe de l’oothèque et traverse le bouchon spumeux qui lui offre assez peu de résistance. Elle se déplace par reptation : elle rampe quelques minutes à la surface du pondoir avant d’abandonner sur le sol la cuticule qui l’enveloppait. Après cette première mue, la larve apparaît très semblable à l’adulte : c’est un petit criquet blanchâtre de 8 à 10 mm de long, sans ailes ni antennes qui se déplace en marchant ou en sautant (larve du premier stade). Il se pigmente rapidement et se met à la recherche de nourriture. 5 - Développement des larves : Le développement larvaire des criquets s’effectue sans métamorphose : la croissance est de type discontinu. En élevage, on compte en général 5 stades larvaires. Chaque stade est séparé du suivant par une mue : la larve se suspend par les pattes postérieures aux branches disposées dans le bac d’élevage, elle se débarrasse de son ancienne cuticule (exuvie) qui s’est rompue longitudinalement suivant la ligne médio-dorsale. La larve qui vient de muer est blanche et fragile, son tégument durcit et se pigmente en quelques heures. Chaque mue correspond à une augmentation brusque de la taille et à quelques modifications plus discrètes : * les antennes apparaissent au deuxième stade larvaire. * les ébauches d’ailes apparaissent au troisième stade larvaire. Dans l’intervalle de deux mues, si la taille de l’insecte n’évolue pratiquement pas, sa masse, elle, augmente dans d’importantes proportions : pour un stade donné, la masse de l’insecte prêt à muer est environ le double de celle de l’insecte venant de muer. La durée du développement larvaire est liée aux conditions physiques du milieu (en particulier aux conditions de température et de lumière). Dans les conditions d’élevage décrites ci-dessus, le développement s’étale sur environ quatre semaines. - 74 - Journées Biologiques du Parc Phœnix – Nice, 1 et 2 avril 2004 Mém. Inst. Océano. P. Ricard 2004, pp : 63-75 Il se termine par la dernière mue (mue imaginale) pendant laquelle les ailes, complètement formées, se dégagent de leur fourreau : le criquet est adulte. CONCLUSION Ces exemples d’élevages annexes, s’ils sont bien menés, seront très utiles aux amateurs (Herpétologistes, terrariophiles, etc…), mais également aux professionnels (Etablissements Zoologiques, Laboratoire ou Animaleries), leur permettant non seulement de faire des économies, mais surtout d’assurer régulièrement et sans risque de rupture le nourrissage de leurs animaux. - 75 - Journées Biologiques du Parc Phœnix – Nice, 1 et 2 avril 2004 Mém. Inst. Océano. P. Ricard 2004, pp : 77-81 POUR UNE BONNE ALIMENTATION DES PLANTES D’AQUARIUM Thierry MADERN AQUAMADERN, 1. Lot. Horticole, Le Piedardan, BP 39, 83190 OLLIOULES Cedex Mon activité de producteur de plantes d’aquarium depuis 1985 à Ollioules dans le Var, m’a permis d’appliquer, de vérifier ou d’infirmer quelques idées reçues sur l’aquariophilie et mon propos d’aujourd’hui n’est pas de parler de la production de plantes d’aquarium à grande échelle, mais de faire une synthèse de ce qui, à la lueur de ma modeste expérience permet d’obtenir un aquarium richement planté grâce à une alimentation adéquate des plantes peuplant un aquarium d’ensemble. Exploitant 4000 m2 de serre nous avons souvent la visite de passionnés qui sont surpris de ne pas voir d’aquarium ,alors que notre activité exclusive est de produire des plantes d’aquarium. Combien de fois dans ma vie, je me suis entendu dire par les différents contacts que j’ai pu avoir avec l’INRA (institut national de la recherche agronomique) : « Ah ! mon pauvre monsieur, nous ne pouvons rien pour vous, nous n’avons aucune expérience en matière de plantes d’aquarium », comme si les questions d’ordre général que je leurs posais, n’étaient pas applicables à notre domaine . La vérité, c’est qu’une plante d’aquarium a les mêmes exigences que l’ensemble des autres plantes et que les théories générales s’appliquant aux plantes terrestres, s’appliquent aussi aux plantes d’aquarium QU’EST CE QU’UNE PLANTE D’AQUARIUM ? Le fait qu’il n’existe pas de plantes d’aquarium en tant que telles et que dame nature n’a pas dans sa grande générosité, pensé à notre passion produisant des plantes qui ne seraient que destinées à décorer nos aquarium. Par contre il existe dans le monde une multitude d’endroits plus ou moins humides et même submergés : mares occasionnelles, rivières en crue autant d’endroits que seules des plantes aillant développé une aptitude particulière peuvent peupler. Ce sont ces plantes qui constituent ce que l’on a coutume d’appeler des plantes d’aquarium mais qui sont d’ailleurs aussi pour certaines, de bonnes plantes de bassin extérieur. - 77 - Journées Biologiques du Parc Phœnix – Nice, 1 et 2 avril 2004 Mém. Inst. Océano. P. Ricard 2004, pp : 77-81 Par conséquent, nos petites protégées ont besoin comme toute autre plante des éléments classiques macro et micro éléments dont l’azote (N), le phosphore sous sa forme PO4 de potasse (K), de calcium (Ca), de magnésium (Mg), le soufre (S), et pour les micro ou oligoéléments, le fer (Fe), le manganèse (Mn), le zinc (Zn), le bore (B) et le molybdène (Mo). Il n’a pas été prouvé que le cobalt était utile aux plantes mais il peut être utile aux animaux qui s’en nourrissent. Alors, je vois déjà des cheveux se dresser sur la tête de certains aquariophiles qui considèrent que la présence d’azote et de phosphore en aquarium est synonyme de désagréments liés à la prolifération d’algues. Ce qui est vrai, mais, c’est toute la difficulté rencontrée par les aquariophiles qui veulent de beaux poissons, variés et colorés, mais aussi de très belles plantes .Le tout sans algue, ce qui relève quelque fois de l’exploit. En effet, plantes et poissons ont des besoins différents mais complémentaires alors que des conditions optimales pour les plantes, correspondent à peu de choses près, à celles des algues. D’où la difficulté d’avoir un aquarium où prospèrent les plantes et où les algues restent suffisamment discrètes pour ne pas altérer l’esthétique de celui-ci. Par conséquent, sans azote ni phosphore, pas de plantes à la croissance exubérante .Il est d’ailleurs difficile d’obtenir des aquarium où la quantité d’azote et de phosphore est nulle. En effet, la première source d’azote et de phosphore présente dans l’aquarium est issue de la dégradation des matières organiques liées à l’activité des poissons et des plantes. Il n’est d’ailleurs pas conseillé de diminuer cette quantité dans le but de limiter la prolifération d’algue qui aurait pour effet de limiter la croissance des plantes qui, quand elles sont bien nourries, contribuent par leurs croissance à épurer naturellement ces éléments en excès. De plus, elles maintiennent un équilibre très favorable aux poissons. Les autres éléments près cités ne font pas l’objet de phobie particulière mais sont généralement considérés comme en excès dans nos eaux de conduite, ce qui n’est généralement pas le cas. Ils sont, cependant, strictement nécessaires au bon développement de l’ensemble des plantes, il s’agit du calcium, du magnésium et du soufre. Parmi les éléments nécessaire et qu’il est bon de rajouter figure, la potasse qui joue aussi un rôle très important et c’est la raison pour laquelle on le retrouve en quantité non négligeable dans les complexes d’oligo-éléments comme par exemple dans le Féropol, (produit fabriqué par la maison JBL), en addition aux oligo- : fer , manganèse, zinc, bore et molybdène . Concrètement comment savoir quels éléments sont présents en excès et quels sont les éléments qu’il faut ajouter ? Quand et comment ! - 78 - Journées Biologiques du Parc Phœnix – Nice, 1 et 2 avril 2004 Mém. Inst. Océano. P. Ricard 2004, pp : 77-81 Dans l’absolu, seule une analyse peut nous renseigner. L’analyse de l’eau de conduite peut vous être fournie par le service des eaux. Elle révélera la quantité de calcium, de magnésium, de sulfate et de chlorure, ce qui est généralement compatible avec l’aquariophilie sauf cas particulier. Le cas des carbonates sera abordé un peu plus loin dans cet article. Ensuite, un renouvellement de l’eau à période régulière limite les quantités d’éléments en excès comme les nitrates et les phosphates. De plus, une dose régulière d’un complexe d’oligo-éléments pourvoira l’aquarium en élément dans des proportions correspondant aux besoins des plantes présentes dans un aquarium d’ensemble. Petite précision : les oligo-éléments sont très sensibles au pH, en particulier pour le fer et le manganèse qui ne sont plus assimilables au dessus de 5.5. C’est généralement le cas. Afin que ces oligo-éléments restent assimilables à des pH compris entre 6.5 et 7.5, ils doivent subir un traitement que l’on appelle la chélation. Il va leur permettre de rester à la disposition des plantes. Malgré cela, la durée de vie des oligo-éléments est courte et il est préférable d’injecter des petites quantités journalières. Il existe d’ailleurs, dans le commerce, des distributeurs qui remplissent très bien cette fonction. Les carences en oligo-éléments peuvent prendre diverses formes mais elles aboutissent généralement à une décoloration ou à des déformations du feuillage, difficiles à déterminer de simple visu. Pour information : il existe un grand nombre de chélateurs dont le plus connu est l’EDTA. Cependant, d’autres chélateurs comme l’HEDTA et même l’EDDHA sont efficaces jusqu'à des pH allant jusqu'à 9. Concernant les caractéristiques de l’eau, nous allons aborder le cas des carbonates qui sont généralement en quantité importante et qui conditionnent et stabilisent le pH par leur faculté à passer sous forme de bicarbonate, réaction réversible. Attention la valeur de la dureté carbonate est très importante et c’est une grosse erreur de travailler avec une eau complètement déminéralisée qui ne contiendrait plus de sel dissous pour nourrir les plantes et qui, de surcroît n’assurerait pas son rôle tampon entraînant des baisses de pH nocturnes très dangereuses pour les plantes autant que pour les poissons. Par contre une quantité trop importante de carbonate rend le gaz carbonique difficilement assimilable par les plantes limitant la photosynthèse et donc la production d’oxygène favorable aux poissons, aux bactéries et aux plantes elles mêmes. - 79 - Journées Biologiques du Parc Phœnix – Nice, 1 et 2 avril 2004 Mém. Inst. Océano. P. Ricard 2004, pp : 77-81 Dans ce cas, il convient de couper l’eau avec de l’eau osmosée de façon à obtenir une dureté carbonaté de 5 à 8 degrés . Des test (KH), très facile d’utilisation, sont disponibles dans toutes les animaleries. Quand la dureté carbonate est contrôlée, on peut envisager de rajouter du CO2 qui reste l’élément le plus important en matière de vitesse de croissance en favorisant le phénomène de photosynthèse. Pour ce faire il existe dans le commerce des spirales d’injection assez efficaces et qui permettent d’obtenir une croissance très rapide sous réserve que l’eau de l’aquarium soit correctement pourvue en éléments dissous macro et micro éléments ainsi qu’un bon éclairage. Le meilleur moyen d’évaluer la quantité de CO2 dissous est de mesurer le pH sous réserve de connaître la dureté carbonate de l’eau et de se référer à un tableau de correspondance. Un pH de 7 est tout à fait correct sous réserve que la dureté carbonate de l’eau ne soit pas trop élevée. C’est grâce à l’énergie de la lumière que la plante va se nourrir de tous les éléments dissous en même temps que du gaz carbonique présent dans l’eau. Il existe aujourd’hui sur le marché une quantité importante de lampes très performantes qui sont caractérisées par une température de couleur. Cette température de couleur correspond à la qualité du spectre génère par une source incandescente dont la température serait de l’ordre 6500 degrés kelvins pour les lampes HQL et jusqu'à 10 000 degrés pour les lampes HQI qui dispensent une lumière blanches très caractéristique. Ces lampes sont aussi utilisées dans tous les domaines où la couleur est de la plus grande importance : vitrines de magasins de vêtements ou photos. La température du soleil étant quand à elle de l’ordre de 6500 degrés Kelvins, des lampes de 4000 à 6000 degrés kelvins donnent de très bon résultats. La puissance lumineuse sera suffisante pour que le dégagement d’oxygène soit visible. Et la durée du jour n’excédera pas 10 heures par jour ce qui est largement suffisant compte tenu des latitudes d’où proviennent la majorités de nos plantes. Enfin le sol de l’aquarium constitue quant à lui une réserve importante de macro et micro élément et ne doit pas être négligé. Il doit être aussi peut calcaire que possible pour ne pas bloquer l’absorption de certains éléments comme expliqué précédemment, et avoir une granulométrie relativement fine si l’on veut qu’il joue une rôle dans le stockage. De plus, la redistribution de la nourriture que l’on appelle la CEC (capacité d’échange cationique). Cependant le sol ne pas être trop asphyxiant .Un produit, disponible sur le marche et appelé Aqualite, est fabriqué sur une base d’argile dont la cuisson est incomplète. Il offre l’avantage de l’argile par sa capacité de stockage des éléments nutritifs, et sa structure aérée permet une bonne respiration des racines. L’utilisation de boulettes d’argile vendu dans le commerce peut corriger après coup une CEC défaillante dû à une granulométrie trop importante, ce qui est le cas pour un sol uniquement constitué de quartzite (sable grossier utilisé depuis son origine par l’aquariophilie et qui ne constitue qu’un support mécanique et inerte). Enfin, l’utilisation d’un fil chauffant dans le sol de l’aquarium (en plus de la chaleur qu’il prodigue) crée un mouvement ascendant de l’eau, autour des racines et au sein même du sol. - 80 - Journées Biologiques du Parc Phœnix – Nice, 1 et 2 avril 2004 Mém. Inst. Océano. P. Ricard 2004, pp : 77-81 Ce courrant apporte de l’oxygène aux racines et au micro organismes du sol, et prévient ainsi la formation de poches de gaz nauséabonds et toxiques issues de la décomposition anaérobie. CONCLUSION Pour obtenir un aquarium bien planté : Un bon sol nourricier et aéré. Une eau contenant les éléments nutritifs mais sans excès. Renouvellement important et régulier de l’eau. Enrichissement en CO2. Penser à changer régulièrement les tubes d’éclairage. Attention au choix des plantes. L’aquariophilie de haut niveau reste essentiellement un art. Si un seul de ces éléments manque, l’ensemble de la culture est compromise. Un producteur passionné - 81 - Journées Biologiques du Parc Phœnix – Nice, 1 et 2 avril 2004 Mém. Inst. Océano. P. Ricard 2004, pp : 83 EPHESTIA KUEHNIELLA : HOTE DE SUBSTITUTION POUR ELEVER DES INSECTES UTILES OPPORTUNITES POUR NOURRIR D’AUTRES ORGANISMES ? Pascal MAIGNET Biotop, Route de Biot, D4, 06560 VALBONNE Le développement de la lutte contre les ravageurs à l'aide d'insectes auxiliaires a demandé de mettre en place des élevages de masse de ces derniers. La nécessité de lâcher beaucoup de bêtes a amené à baisser les coûts de productions des différents élevages en cherchant à les élever sur des hôtes plus faciles à produire. Les firmes productrices d'auxiliaires se sont donc orientées vers l'utilisation d'hôtes de substitutions moins chers à produire. Ephestia kuehniella, teigne de la farine est un papillon que l'on élève facilement en grande quantité. Ses œufs se sont avérés être acceptés par les Trichogrammes, micro-hyménoptères parasitoïdes d’œufs de différents groupes de Lépidoptères ravageurs. Les Trichogrammes élevés sur l'œuf de substitution d’Ephestia kuehniella ont pu alors être utilisés contre la pyrale du maïs sur de vastes étendues et à des doses de 200 000 individus / ha à un coût comparable à un traitement chimique. La qualité nutritive des œufs d'Ephestia kuehniella a permit ensuite d'élever des insectes prédateurs avec un niveau de qualité des auxiliaires produits excellent. Parmi ceux-ci on trouve des coccinelles, des Chrysopes et des punaises prédatrices qui sont utilisées en grandes quantités dans les programmes de protection intégrée pour les cultures sous abris. - 83 - Journées Biologiques du Parc Phœnix – Nice, 1 et 2 avril 2004 Mém. Inst. Océano. P. Ricard 2004, pp : 85 REPRODUCTION EN AQUARIUM ET ALIMENTATION DE PLATAX ORBICULARIS Patrick MASANET Aquarium de Canet en Roussillon, 66 CANET EN ROUSSILLON En janvier 1994, un mâle et deux femelles de Platax orbicularis, gardés depuis 10 an à l’Aquarium de Canet en Roussillon pondent pour la première fois. Une centaine d’œufs pélagiques provenant des deux premières pontes sont collectés et introduits dans de petits bacs en plastique de 2,5 l. Après 28 à 36 heures, l’éclosion a lieu, suivie de 48 h de la résorption complète des réserves vitellines. Les larves sont nourries en premier lieu avec un cilié hypotriche, puis, sur Brachionus plicatilis, suivi de naupliis d’artémias et finalement, sur des artémias congelées à l’âge de 21/27 jours. A partir de ce stade, les juvéniles sont nourris plusieurs fois par jour. Les couleurs et bandes des juvéniles préfigurent celles des adultes. Deux spécimens, résultat de cet élevage et donc âgés de 10 ans actuellement, sont toujours présents à l’Aquarium et se reproduisent régulièrement à leur tour. Le régime alimentaire des adultes est abordé ainsi que celui des différents stades de l’élevage. Egalement, un aperçu d’autres reproductions est évoqué : crevettes Lysmatta debelius, Hippocampes, Poissons clowns, Ptérapogon et Méduses. Référence : Revue Française d’Aquariologie, 21 (1994), 3, 4 et 10 avril 1955. Pp : 97-104. - 85 - Journées Biologiques du Parc Phœnix – Nice, 1 et 2 avril 2004 Mém. Inst. Océano. P. Ricard 2004, pp : 87-95 L’ALIMENTATION ARTIFICIELLE POUR ARTHROPODES Jean-Jacques PEREZ INTRODUCTION En élevage d’invertébrés, il est toujours très difficile d’avoir à sa disposition la nourriture que ces animaux trouvent dans leur biotope. Pour cela, on fait de l’élevage, de la culture, on donne des aliments de substitution ou alors, on fabrique de la nourriture artificielle. Nombreux sont les Invertébrés concernés : vers, mollusques, crustacé, insectes, arachnides et myriapodes. Il existe deux types d’élevages d’invertébrés, selon leur utilisation : - les invertébrés qui servent de nourriture, - les invertébrés qui sont présentés au public. A – LES INVERTEBRES QUI SERVENT DE NOURRITURE 1 - LES VERS Vers grindal (Enchytraeus buchhoolzi) Les grindals ne s'élèvent pas directement sur la nourriture mais sur un substrat toujours humide et aéré. On utilise la mousse des bois ordinaire ou, mieux encore, les sphaignes mousses poussant dans les endroits marécageux et non calcaires. Conditions d'élevage Chaleur (25 à 28° C) et humidité permanente sont indispensables. Alimentation : yaourt, flocons d'avoine cuits au lait ou à l'eau, pain ou biscotte mouillés de lait ou d'eau, lait en poudre, farine de blé, aliments pour bébés, les grindals mangent tout cela et bien d'autres choses encore. Installation Lavez mousse ou sphaignes et enlevez tous les corps étrangers (feuilles, herbes, etc.), laissez égoutter 5 minutes En tassant légèrement, mettez-en 5 cm dans chaque botte. Mettez une souche de grindals en surface et à cote, gros comme une noisette de biscotte bien détrempée Recouvrez le tout d une feuille de verre qui va écraser la biscotte et maintenir une atmosphère très humide à la surface de la mousse. - 87 - Journées Biologiques du Parc Phœnix – Nice, 1 et 2 avril 2004 Mém. Inst. Océano. P. Ricard 2004, pp : 87-95 Vous y aurez fixé une ventouse ou collé une " poignée " en verre pour en faciliter la manipulation. Posez ensuite le couvercle sur la boite. Récolte Elle n'est généralement possible qu'après 2 semaines Soulevez la plaque de verre et retournezla. Les morceaux de biscotte y adhèrent: ils sont recouverts et entourés de grindals. Avec un petit pinceau à poils raides, mouillé, prélevez les grindals autour de la biscotte et distribuez Microvers Anguillula silusiae En raison de leurs dimensions réduites, ils peuvent être mangés par de très petits alevins (les Bettas dès la nage libre par exemple). Un petit élevage permanent évite d'être sans nourriture en cas de ponte imprévue. Récipients d'élevage Tout récipient (bocal, boite en plastique, etc.) muni d'une ouverture assez grande (pour les prélèvements) et d'un couvercle est utilisable, à l'exception de ceux en métal qui s'oxydent. L'essentiel est de maintenir l'humidité Si le couvercle est totalement étanche. percer 2 ou 3 petits trous (1 mm environ). Une capacité de 250 ml est bien suffisante. Milieu nutritifs Flocons d'avoine: 4 parties Lait écrémé en poudre: 2 parties Levure de bière sèche: 1 partie Fongicide : quelques gouttes d’une solution : 15 g de parahydroxybenzoate de méhyle dans 150 ml d' alcool à 90°. Enchytrées Enchytraeus albidus Dans une caissette en bois, ou dans tout autre récipient en terre cuite, fibrociment plastique etc., de 10 cm de haut, mettez 8 cm d'un mélange humide de terreau (2/3) et de sable (1/3). Posez-y 2 ou 3 morceaux (5 x 6 cm environ) de pot à fleur. Sur la terre, près de chacun d'eux, déposez une pincée d'enchytrées. Un couvercle, opaque, percé d'un trou pour l'aération aidera à maintenir la terre humide et mettra les vers à l'obscurité. Tenez la culture à 15 °C si possible; 20 °C est un maximum. Alimentation Imbibez de lait ou d'eau 3 morceaux de biscotte ou de pain de 2 à 3 cm de côte. Placez-les sur les tessons. Rajoutez de la nourriture dès qu'elle est consommée. S'il en reste après trois jours, retirez-la et mettez-en de la nouvelle en quantité moindre. 2 - DIPTERES Drosophiles (Drosophila melanogaster) - 88 - Journées Biologiques du Parc Phœnix – Nice, 1 et 2 avril 2004 Mém. Inst. Océano. P. Ricard 2004, pp : 87-95 Plus connues sous le nom de mouches du vinaigre, ces petits diptères sont très appréciés par les poissons qui prennent leur nourriture en surface et qui dans la nature, mangent des insectes (Killies, Carnegiella, etc.). Outre l'espèce sauvage qui volète, l'été, autour des fruits murs, il existe une variété de laboratoire à ailes vestigiales (atrophiées) qui a l'énorme avantage de ne pas voler. Les mâles ont un abdomen plus petit et plus foncé que les femelles. Récipients d'élevage Tous les bocaux de 100 ml a 1 l sont utilisables: Flacons à plasma de 500 ml (hôpitaux, cliniques), bouteilles à lait, etc. ils seront bouchés de façon à maintenir le milieu humide, tout en laissant une légère aération pour les drosophiles. Milieux nutritifs A) B) C) D) E) F) Milieu de laboratoire. 1 - Eau 200 ml soit 1/5 de litre 2 - Farine de maïs (1) 16 g ou 3 cuillerées à café 3 - Agar agar (2) 3 g ou 2 cuillerées à café 4 - Levure de bière sèche (2) 16 g ou 3 cuillerées a café 5 - Solution fongicide (3) 10 ml ou 2 cuillerées à café En remuant constamment, cuire à feu doux pendant 15 à 20 minutes. Verser à chaud 3 cm au fond de chaque bocal. En refroidissant, le milieu se gélifie. Une feuille de papier toilette (voir figure) servira de support aux adultes et aux chrysalides et absorbera l’excès d'humidité. Boucher avec un tampon de coton ou avec un bouchon en mousse de plastique a cellules ouvertes. Ingrédients Eau Sucre Farine de maïs Levure diététique Agar-agar Solution antifongique Formule classique dite "de laboratoire" 750 ml 98 g 76 g 12.5 g 15 g 5 à 10 ml Formule de laboratoire dite "de David" 540 ml 46 g 46 g 7g 5 à 10 ml Deuxième formule Ingrédients Eau Farine de maïs Tapioca Levure diététique Maïzena Solution antifongique Formule P. Hanas 1 litre 16 c. à café 5 c. à café 11 c. à café 4 c. à café 5 c. à café Préparation Mélanger les ingrédients, rajouter l'eau, chauffer comme ci-dessus, ajouter l'antifongique hors du feu. Couler à chaud dans les pots. - 89 - Journées Biologiques du Parc Phœnix – Nice, 1 et 2 avril 2004 Mém. Inst. Océano. P. Ricard 2004, pp : 87-95 Troisième formule Ingrédients Formule Yaourt 1 volume (= 250 g) 1 volume 1/3 volume 1/2 à 1/3 volume 1 à 2 c. à soupe 1 à 2 verres Yaourt Ali-floc Levure diététique Tourbe blonde fine Solution antifongique Eau Préparation Tout mélanger, sauf l'eau et la tourbe. Ajouter ensuite la tourbe (tourbe émiettée). Ajouter de l'eau, de façon à obtenir un mélange mi-solide/mi-liquide. Ingrédients Ali-floc est un complément de nourriture pour chien, constitué essentiellement de céréales diverses. Mouche domestique Musca domestica Les animaux seront nourris avec une gélose faite d’une solution : Asticots eau 500ml agar agar 15g solution antifongique 2c à soupe miel d’acacia 100g un cube de « viandox » Adultes jus de fruits 500ml agar-agar 15g mélange polyvitaminé qq gouttes miel 100 g 3) ORTHOPTERES Ensifères grillons Gryllus assimilis Je prends cette espèce, car, elle est moins cannibale que Gryllus bimaculatus et plus prolifique que Acheta domestica. On peut nourrir ces grillons avec des croquettes pour chiens, des flocons pour poissons. On peut faire une gélose Ingrédients Formule de laboratoire 750 ml 30 g 30 g 15 g Qq. Gouttes 2 c à soupe Eau Poudre de spiruline Ali-floc Agar agar Mélange polyvitaminé Solution antifongique Eau à volonté - 90 - Journées Biologiques du Parc Phœnix – Nice, 1 et 2 avril 2004 Mém. Inst. Océano. P. Ricard 2004, pp : 87-95 Acridiens Cette préparation peut également être distribuée aux criquets, tels Locusta migratoria ou Schistocerca gregaria Cette préparation complétée par des croquettes pour chiens convient également très bien aux blattes. 4) LEPIDOPTERES Teigne de ruche (Galleria melonell)a L'élevage de teigne de ruche ne représente pas de difficulté majeure, cependant ce sont des insectes parasites très spécialisés dont il convient de reproduire la nourriture à base de miel et de cire. Une fois le mélange de culture réalisé, il vous suffit d'introduire les teignes (une quinzaine), au stade de grosses larves ou des papillons, dans un pot en verre d’environ 1 litre préalablement remplit d’environ 5 cm à 10 cm de substrat. La température des bocaux d'élevage doit être maintenue entre 25 et 30 °C. Ingrédients Formule expérimentée Flocons multi céréales pour bébé Miel 1 kg 100 ml Glycérine Eau bouillie Pollen d’abeille Mélange poly-vitaminé 100 ml 100 ml 5 c. à café 1 c. à soupe Levure diététique en paillettes 1 c. à soupe Mélanger d'un coté les céréales, les vitamines, la levure et les pelotes de pollen et d'un autre la miel, la glycérine et le fond d'eau , puis réunissez les deux mélanges jusqu'a obtenir une sorte de pâté légèrement collante qui vous servira de substrat d'élevage et de nourriture pour les teignes. B) LES INVERTEBRES PRESENTES AU PUBLIC 1 – LES LEPIDOPTERES D’après MM. Robert Guilbot et Hervé Guyot Les premiers milieux artificiels utilisés pour la nourriture des larves de Lépidoptères ont été mis au point vers 1940. Depuisun grand nombre de milieux nutritifs ont été décrits. Ils sont fabriqués en grandes quantités par les laboratoires étudiant les problèmes d’entomologie agricole .Il n’est pas possible de reproduire dans ce paragraphe les nombreuses formules existantes. Beaucoup de travaux sont orientés vers les élevages sur milieux artificiels de : Bombicidae, Crambinae, Pieridae, Gelechiidae, Plutellidae, Geometridae, Pyralidae, Hepilidae, Lymantriidae, Tortricidae, Noctuidae. - 91 - Journées Biologiques du Parc Phœnix – Nice, 1 et 2 avril 2004 Mém. Inst. Océano. P. Ricard 2004, pp : 87-95 Peu de milieux nutritifs pour les autres familles sont connus. Il reste à l’amateur qui désire élever des chenilles de Rhopalocère, des mises au point à réaliser qui confèreront à son travail un caractère original (cas par exemple des Nymphalidae). Schématiquement il est possible de décomposer chaque formule en cinq groupes de substances indispensables : 1) substances liantes 2) stabilisateurs 3) substances nutritives 4) vitamines 5) antimicrobiens Agar –agar, gélatine Absorbent l’eau libre, permet d’obtenir des milieux plus ou moins fermes : alginate de sodium, poudre de cellulose Farine de végétaux, grains broyés, glucide, caseine Acide ascorbique, différents mélanges vitaminés Fongicides : fongistatiques, bactériostatiques Pieridae 1) Pieris brassicae Agar-agar Caseine Glucose Germe de blé Poudre de choux Mélange de sels Chlorure de choline Nipagine Acide ascorbique Streptomycine Eau distillée 18 g/100 de milieu 22.50 25.20 21.60 10.80 7.20 1.00 1.50 3.00 0.2 660.00 ml 2) Colias eurytheme Agar-agar Poudre de haricots Levure de bière Mélange de sels de Wessons Poudre de feuilles de luzerne Formol Nipagine Acide sorbique Tocopherol Huile de soja Acide ascorbique Aureomycine Eau distillée 2.00g 12.20 3.50 1.00 1.50 0.05 ml 0.15 g 0.075 0.025 0.45 1.50 1.50 77.40 ml - 92 - Journées Biologiques du Parc Phœnix – Nice, 1 et 2 avril 2004 Mém. Inst. Océano. P. Ricard 2004, pp : 87-95 Attacidae 3) Philosamia cynthia ricini Agar-agar Glucose Sitosterol Poudre de levure de bière Acide ascorbique Poudre de cellulose Poudre de soja Dihydroacertate de sodium Eau distillée Poudre de feuilles sèchesde Ricinus communis ou d’Ailanthus glandulosa 1.5 g 1.00 0.050 1.00 25.00 3.00 1.00 0.050 27.00 ml 6.00 g Noctuidae 4) Prodenia litura Agar-agar Poudre de feuilles de luzerne Germe de blé Poudre de levure de bière Acide ascorbique Acide benzoique Nipagine Formol VDFM(vitamin diet fortificationmixture ) Eau distillée 0.016 g 128.00 40.00 40.00 4.50 1.50 1.1O 10.00 5.00 780.00 ml Arctiidae 5) Arcia caja L ., Lithosia quadra L. Eau distillée Agar Semoule de maïs Germe de blé Levure de bière Acide ascorbique Acide benzoïque Nipagine Aldéhyde formique 77.95 g 1.83 12.84 3.21 3.43 0.45 0.13 0.11 0.05 - 93 - Journées Biologiques du Parc Phœnix – Nice, 1 et 2 avril 2004 Mém. Inst. Océano. P. Ricard 2004, pp : 87-95 Noctuidae Cosmia trapezina L., C.pyralina L. , Philogophorameticulosa L., Cucullia sp. Dilobidae Diloba coeruleocephalia L. Eau distillée Agar Poudre de feuilles de pommier Semoule de maïs Germe de blé Levure de bière Acide ascorbique V .D.F .M Acide benzoïque Parahydroxybenzoate de méthyle (Nipagine) 170.00 g 5.00 15.00 14.00 7.00 7.50 1.00 5.00 0.25 0.20 J’ai eu connaissance d’éleveurs Belges qui nourrissaient des chenilles de sphinx du laurier rose (Deilephila nerii) avec des feuilles de troène. Les éleveurs préparaient une décoction en faisant bouillir un kilo de feuilles de lauriers roses dans un demi litre d’eau, jusqu’à ce qu’il ne reste que 250 ml du liquide, puis, ils filtraient la préparation et vaporisaient la préparation sur des feuilles de troène, ils laissaient sécher et recommençaient la vaporisation. 2 - COLEOPTERES Les cétoines (Scarabeidae) Ingrédients Formule expérimentée par l’auteur Jus de fruits et de pulpe (multifruits) 1 litre Agar-agar 20 g Mélange poly-vitaminé 1 c. à soupe Solution antifongique 1 c. à café Les coléoptères carnivores,carabes, carabiques, cicindèle (Mantichora) On peut facilement substituer des petits morceaux d’escalope de dinde ou de poulet, dont la composition en protides et glucides ressemble le plus aux insectes. - 94 - Journées Biologiques du Parc Phœnix – Nice, 1 et 2 avril 2004 Mém. Inst. Océano. P. Ricard 2004, pp : 87-95 3 - HYMENOPTERES Pour de nombreuses espèces de fourmis, j’utilise le régime Bhatkar Ingrédients Préparation Œuf Miel d’Acacia Mélange poly-vitaminés Minéraux et sels Agar agar Eau Mélange antifongique 1 entier 65 ml 1 c à soupe 2g 5g 500 ml 1 c. à café 4 - LES CRUSTACES Je ne parlerai que d’une seule espèce de crabe : Cette espèce est principalement frugivore, mais peuvent être nourries également avec des granulés pour poulets 5 - LES MYRIAPODES Les Diplopodes les plus souvent rencontrés en présentation sont les Iules, ce sont des animaux végétariens et détritivores , mais, on peut varier leur menu avec des granulés à iguanes 6 - LES ARACHNIDES Pour les arachnides : nous élevons surtout des araignées mygalomorphes ou des mygales vraies de la famille des Theraphosidae. Dans la nature, les mygales se nourrissent principalement d’insectes, un élevage de grillons, criquets ou vers de farine est obligatoire pour la maintenance de ces animaux, cependant, certains éleveurs, donnent des souriceaux nouveaux nés ou même du foie ou cœur de porc. Pour ma part, j’ai essayé de la viande de poulet ou de dinde, viande qui ressemble le plus aux insectes dans sa composition. C’est le Power feedin des éleveurs américains, cependant cela n’est intéressant que comme palliatif pendant un laps de temps assez restreint. CONCLUSION Cet exposé ne donne qu’un petit aperçu des la nourriture artificielle et de substitutions pour les invertébrés, le nombre sans cesse en augmentation de ces animaux dans les vivariums publics ou dans les animalerie incitera les chercheurs et les fabricants d’aliments pour les animaux, à se pencher un peu plus sur la nourriture artificielle, bien plus pratique que la naturelle, il suffit de voir le nombre de feuilles et de branches de ronce consommés pas les seuls phasmes dans un insectarium pour s’en convaincre. - 95 - Journées Biologiques du Parc Phœnix – Nice, 1 et 2 avril 2004 Mém. Inst. Océano. P. Ricard 2004, pp : 97-102 SYNTHESE REGLEMENTAIRE RELATIVE A LA FAUNE SAUVAGE ET NOTAMMENT A LA FAUNE SAUVAGE CAPTIVE Françoise PEYRE Direction Départementale des Services Vétérinaires des DEUX-SEVRES, 210 Avenue de la Venise Verte, BP 525, 79021 NIORT INTRODUCTION La réglementation relative à la faune sauvage est ardue et dense. Je n’ai pas la prétention de l’appréhender dans son ensemble par cette présentation, mais peut-être d’apporter quelques axes de réflexion. LES ANIMAUX * Espèce animale domestique ou sauvage Article R211-5 du Code de l'Environnement “ sont considérées comme espèces animales non domestiques celles qui n'ont pas subi de modification par sélection de la part de l'homme ”. Instruction NP/94/6 du 28 octobre 1994 “ le fait qu'un animal d'espèce non domestique soit né libre ou captif et le temps qu'il a passé en captivité sont sans influence sur son caractère non domestique ”. Cette instruction donne une liste d'animaux considérés comme domestiques. Elle est contestable mais elle a le mérite d'exister. * Différents niveaux de protection - Espèces gibier Ce sont des espèces non domestiques qui ont été admises par la tradition comme susceptibles d'acte de chasse et qui appartiennent au patrimoine biologique national. En métropole ce sont des oiseaux et des mammifères. A titre d'exemple, certaines espèces sont même historiquement gibier et désormais protégées : la Buse, le Loup. - Espèces de gibier dont la chasse est autorisée Arrêté ministériel du 26 juin 1987 fixe cette liste. - Espèces susceptibles d'être classées nuisibles : Arrêté du 30 septembre 1988 Elles sont en premier lieu classées gibier chassable. Chaque Préfet est ensuite tenu d'établir une liste en vertu de la situation locale. - Remarque : Espèces chassables commercialisables Seul un petit nombre d'espèces parmi celles chassables sont commercialisables Exemple : gibier d'élevage pour les lâchers, gibier vendu en venaison Arrêté ministériel du 12 août 1994 : modalités de commercialisation d'espèces de gibier pour la consommation. - 97 - Journées Biologiques du Parc Phœnix – Nice, 1 et 2 avril 2004 Mém. Inst. Océano. P. Ricard 2004, pp : 97-102 Arrêté ministériel du 20 décembre 1983 (modifié en 85, 97 et 99) : commercialisation de certaines espèces d'oiseaux. - Espèces protégées Différents textes selon l'impact géographique. - Convention de Washington = convention sur le commerce international des espèces de faune et de flore sauvages menacées d'extinction = CITES Reprise en droit français par l'arrêté ministériel du 30 juin 1998. Les annexes I, II, III et IV ou (A, B, C, D en droit français), selon le niveau dégressif de protection. - Textes nationaux pour des espèces protégées sur l'ensemble du territoire national Deux arrêtés de la même date : le 17 avril 1981: - pour les mammifères (arrêté modifié plusieurs fois jusqu'en 97) - pour les oiseaux (modifié deux fois récemment en mars 99 et juin 99). Ces arrêtés prévoient désormais des << soupapes de sécurité >> pour les espèces à fort potentiel de développement (Goéland argenté, Grand Cormoran ou ... Moineau domestique) ou faisant courir un risque local avéré pour le bétail (Loup, Lynx, Ours). Arrêté du 22 juillet 1993 Liste des amphibiens et reptiles protégés sur l'ensemble du territoire. D'autres arrêtés protègent la faune exotique française : dont le fameux “ Arrêté Guyane ” du l5 mai 1986, qui notamment pour les oiseaux, interdit toute exportation. - Espèces non classées Des espèces de petite taille, vivant souvent à proximité de l'homme : les micromammifères, la taupe, etc. . . LE TRANSPORT Dans les grandes lignes, tout mouvement d'une espèce protégée, quel que soit son degré de protection (CITES à gibier) est interdit. Des dérogations spécifiques sont prévues par la réglementation et les autorisations sont délivrées sous conditions précises par l'administration, au coup par coup. Ces autorisations sont nécessaires pour tout déplacement même sur le territoire français. Pour les mouvements vers un autre pays, C.E. ou tiers, une autorisation de transport spécifiant des conditions sanitaires doit être également demandée. * Autorisations de transport relatives à la protection de la nature - Animaux protégés par la Convention de Washington (annexes I et II) Un certificat CITES pour sortir ou entrer de la Communauté Européenne (C.E.) A l'intérieur de la C.E., l'animal est accompagné de son CITES d'origine ou facture d'achat avec N CITES (annexe II) ; de copie de registre s'il est élevé dans un établissement autorisé. La DIREN gère ces CITES. - 98 - Journées Biologiques du Parc Phœnix – Nice, 1 et 2 avril 2004 Mém. Inst. Océano. P. Ricard 2004, pp : 97-102 - Autorisation de transport d'espèces protégées par des arrêtés nationaux Arrêté ministériel du 22 décembre 1999. Autorisation délivrée par la Direction Départementale des Services Vétérinaires : - celle du département de destination, pour un transport sur le territoire national. - celle du département de départ, pour un transport vers un autre pays, même C.E. Remarque : des circulaires d'application La délivrance de ces autorisations a été confiée aux services déconcentrés à partir du 1er janvier 1999. Circulaire DNP N 00-02 du 15 février 2000 déconcentration de décisions administratives individuelles relevant du Ministère de l'Aménagement du Territoire et de l'Environnement dans le domaine de la chasse, de la faune et de la flore sauvages. Circulaire DNP N 0l/06 du 25 juin 2001 formulaires de demandes d'autorisations portant sur des spécimens d'espèces protégées. - Autorisation de transport de gibiers Articles L424-8 à L424-11 et R224-13 à R224-16 du Code de l'Environnement. Autorisation délivrée par la Direction Départementale de l'Agriculture et de la Forêt du département de départ. - Transport d'animaux blessés Décret N 2001-131 du 6 février 2001 portant publication de la Convention européenne sur la protection des animaux vertébrés utilisés à des fins expérimentales ou à d'autres fins scientifiques, adoptée à Strasbourg le 18 mars 1986 et signée par la France le 2 septembre 1987. Ce texte de portée assez générale prévoit en son article 3.2 la capture, la présentation de tout animal sauvage blessé le plutôt possible à un vétérinaire aux fins de traitement. L'euthanasie est préconisée si l'animal ne peut survivre qu'avec des souffrances. * Autorisations de transport fixant les conditions sanitaires De façon générale, c'est le pays d'import qui fixe les règles du jeu. Arrêté ministériel du 19 juillet 2002 modifié par l'arrêté ministériel du 21 août 2003 fixant les conditions sanitaires pour l'importation et le transit, sur le territoire métropolitain et dans les départements d'outre-mer, des animaux vivants et de certains de leurs produits visés à l'article L.236-1 du Code Rural. Pour les échanges intra-communautaires d'animaux d'espèces non domestiques, une note de service conjointe aux Ministères de l'Agriculture et de l'Environnement, référencée DGAL/SDSPA/N 2001-8014 du 8 février 2001, fixe les conditions en matière de protection de la nature ainsi que sanitaires. Ses annexes apportent des formulaires spécifiques à chaque type d'animaux. LES ETABLISSEMENTS * Notion d'établissements Quatre types d'établissements : - élevage d'animaux d'espèces non domestiques. - 99 - Journées Biologiques du Parc Phœnix – Nice, 1 et 2 avril 2004 Mém. Inst. Océano. P. Ricard 2004, pp : 97-102 - de vente, location, transit d'espèces non domestiques. - de présentation au public de spécimens vivants de la faune sauvage locale ou étrangère. - centre de soin pour animaux de la faune sauvage. RemarqueS Les établissements d'élevage sont à différencier de la détention de quelques spécimens appartenant à la faune sauvage, chez des particuliers. En effet l'élevage d'animaux recouvre le fait qu'il y ait, au sein de l'établissement, reproduction et\ou mouvements (entrées-sorties) d'animaux. Les établissements doivent bénéficier d'une autorisation d'ouverture, délivrée en application de l'article L.413-3 du Code de l'Environnement et conditionnée à la qualité de leurs installations et de leur bon fonctionnement. La validité de cette autorisation requiert que la surveillance des animaux et des activités qui s'y rapportent soit assurée par un titulaire d'un certificat de capacité prévu à l'article L.413-2 du Code de l'Environnement. * Les certificats de capacité Base réglementaire : articles R.2l3-2 à R.213-6 du Code de l'Environnement. II existe quatre types de certificat de capacité correspondant aux quatre types d'établissements. C'est en fait une reconnaissance d'aptitude individuelle à entretenir, élever, présenter au public etc.... des espèces ou groupes d'espèces d'animaux appartenant à la faune sauvage. Le requérant fait sa demande auprès du Préfet de son département de résidence qui sera amené à lui octroyer son certificat de capacité ou lui motiver son refus, après avoir obtenu l'avis d'une commission bien spécifique. La Commission Départementale des Sites Perspectives et Paysages siégeant dans sa Formation de “ Faune Sauvage Captive ” se prononce sur la plupart des demandes de certificat de capacité, à l'exception de celles inhérentes à la présentation au public qui sont restées de la compétence de la Commission Nationale Consultative pour la Faune Sauvage Captive (décret N 99-258 du 30 mars 1999 portant modification de dispositions du Code Rural relatives au certificat de capacité pour l'entretien des animaux d'espèces non domestiques). Toutefois un arrêté du 30 mars 1999 présente une liste d'espèces pour lesquelles l'avis pour la délivrance d'un certificat de capacité pour la présentation au public reste du ressort de la Commission Départementale des Sites : il s'agit par exemple d'espèces élevées pour la boucherie, les gibiers, autruches, bisons ou d'espèces oiseaux communément entretenues en parcs et jardins publics : grues, flamands, anatidés, columbidés. Des circulaires anciennes dont seules les annexes n'ont pas été abrogées donnent la liste des pièces constitutives des dossiers de demandes de certificat de capacité. Un niveau de compétence (diplômes) et d'acquisition d'expérience professionnelle sont requis et imposés ; ils sont fixés par l'arrêté ministériel du 12 décembre 2000. Ces dossiers sont instruits par les Directions Départementales des Services Vétérinaires. * Les autorisations d'ouverture Base réglementaire : articles R.213-7 à R.213-21 du Code de l'Environnement. - 100 - Journées Biologiques du Parc Phœnix – Nice, 1 et 2 avril 2004 Mém. Inst. Océano. P. Ricard 2004, pp : 97-102 Sont définies deux catégories d'établissement. La première catégorie regroupe les établissements qui détiennent des animaux susceptibles de présenter des dangers ou inconvénients graves pour les espèces sauvages autochtones et les milieux naturels ainsi que pour la sécurité des personnes. La seconde catégorie regroupe les établissements qui ne présentent pas de tels dangers ou inconvénients. La délivrance de l'arrêté d'autorisation d'ouverture des établissements de deuxième catégorie peut être tacite : elle ne requiert pas obligatoirement l'avis de la Commission des Sites et des Paysages. Seront classés en première catégorie les établissements détenant des espèces protégées au sens de l'article L411-1 du Code de l'Environnement, des espèces invasives ou des espèces dangereuses. L'arrêté ministériel du 21 novembre 1997 donne en son annexe une liste d'espèces considérées comme dangereuses. Cet arrêté est explicité par la circulaire DNP/CFF N 98/2 du 9 février 1998. Les établissements de présentation au public sont systématiquement classés en première catégorie. Par ailleurs, tous ces établissements de présentation au public d'animaux appartenant à la faune sauvage sont soumis à autorisation au titre de la réglementation des Installations Classées pour la Protection de l’Environnement, sous la rubrique 2140. En conséquence leur dossier de demande d'autorisation d'ouverture est constitué et instruit conformément au livre V - Titre 1er du Code de l'Environnement articles L.511-l et suivants et au décret N 77-1133 du 21 septembre 1977, notamment articles 2 et 3. Ce dossier doit donc comprendre une étude d'impact et une étude des dangers et être soumis aux enquêtes publique et administrative. Avant la décision finale prise par le Préfet, il sera présenté devant deux commissions : outre la Commission Départementale des Sites Perspectives et Paysages également devant le Conseil Départemental d'Hygiène. Les Directions Départementales des Services Vétérinaires instruisent ces dossiers. * Les registres Base réglementaire : Arrêté ministériel du 25 octobre 1995 modifié par l'arrêté ministériel du 7 octobre 1996. Circulaire DNP/CFF N 97-2 du 7 février 1997. Pour la mise en œuvre des contrôles d'établissements, un registre doit être tenu à jour (modèle CERFA). Pour les établissements de vente et de transit, le registre n'est obligatoire que pour les spécimens inscrits à l'annexe II de la CITES. Pour les autres établissements, il comprend : - le livre journal où sont enregistrés chronologiquement les mouvements d'animaux, - un inventaire permanent. Ces registres peuvent être informatisés. - 101 - Journées Biologiques du Parc Phœnix – Nice, 1 et 2 avril 2004 Mém. Inst. Océano. P. Ricard 2004, pp : 97-102 REGLEMENTATION GENERALE DE PROTECTION ANIMALE Elle inclut la faune sauvage captive et s'applique autant aux responsables d'établissements qu'aux particuliers détenant des animaux : Article L.214-1: tout animal doit être placé par son propriétaire dans des conditions compatibles avec les impératifs biologiques de son espèce. Article L.214-3 : il interdit les mauvais traitements envers les animaux domestiques et les animaux sauvages tenus en captivité. Le décret N 99-961 du 24 novembre 1999 modifiant le décret N 95-1285 du 13 décembre 1995 relatif à la protection des animaux en cours de transport s'applique également à la faune sauvage captive. CONCLUSION Faune sauvage dans son milieu naturel, faune sauvage détenue en capacité. Ces deux entités devraient de plus en plus se démarquer, avec l’accompagnement de la réglementation. Je rêve d’un monde où l’humain, s’il souhaite s’entourer, apprivoiser, observer, dans des établissements adaptés, des animaux sauvages, ne fasse pas passer ce désir avant la préservation in situ de cette faune et de sa diversité. - 102 - Journées Biologiques du Parc Phœnix – Nice, 1 et 2 avril 2004 Mém. Inst. Océano. P. Ricard 2004, pp : 103-107 L’IMPORTANCE DE L’ALIMENTATION L’ACCLIMATATION DES POISSONS LORS DE Laurent REVEST S. A. Amblard, 20 avenue de la Chevalière, 81200 MAZAMET INTRODUCTION II faut dire qu'il est fort difficile d'apporter aux poissons captifs une alimentation identique à celle qu’ils peuvent trouver dans le milieu naturel. Grâce à la recherche, nos connaissances, sur les régimes alimentaires de beaucoup d’espèces de poissons, sont de plus en plus précises. Il est ainsi plus aisé de leur apporter une alimentation de substitution pour une meilleure maintenance en captivité même s’il reste encore le cas de nombreuses espèces marines qui ont une alimentation spécifique liée à leur biotope. Néanmoins, la principale difficulté réside dans le choix des premiers aliments à fournir aux différentes espèces qui ont subit de forts traumatismes durant leur capture et voyage. L'ALIMENTATION A CE JOUR Tout le monde dira << un poisson qui mange est un poisson bien acclimaté >> oui et non car l'un ne va pas sans l'autre, l'alimentation d'un poisson fait partie de son acclimatation. L'acclimatation ne s'arrête pas au simple fait que le poisson tolère les paramètres physico-chimiques de son nouveau milieu. Aujourd'hui nous maîtrisons relativement bien les problèmes d'aération, de filtration et bien d'autre mais un poisson qui se trouve dans une eau saine, peut mourir trois semaines plus tard s’il ne trouve pas de quoi se mettre sous la dent. Nous passons tous pour la plupart par des transhippers et nous savons bien qu’un poisson qui sort tout droit de sa niche écologique vers nos bacs n'est pas habitué à consommer une alimentation industrielle et n’est pas aussi vorace qu'un Cromileptes altivelis. Aujourd’hui, le problème est que l'on nous propose une multitude de nourritures mais celles-ci ne sont pas toujours adaptées aux besoins de nos poissons ; l'alimentation sèche par exemple contient des lipides en quantité trop importante et provoque chez les poissons des troubles hépatiques. Le poisson n’obtiendra pas toutes les vitamines ni les minéraux qui lui sont nécessaires dans l'alimentation congelée même si elle provient de son lieu d’origine. Ces poissons affaiblis, après un long voyage, seront sans nul doute plus vulnérables aux différents parasites et maladies. - 103 - Journées Biologiques du Parc Phœnix – Nice, 1 et 2 avril 2004 Mém. Inst. Océano. P. Ricard 2004, pp : 103-107 PETITS RAPPELS Avant tout, il est nécessaire de pouvoir définir, en qualité et quantité, les besoins des différents individus. Les poissons seront classés dans un des 4 types principaux de régimes alimentaires : CARNIVORE / HERBIVORE / LIMNIVORE / OMNIVORE LES BESOINS EN ENERGIE Les poissons étant hétérothermes (leur température interne est variable), ont des besoins moins importants que les mammifères et proportionnels à la température de l'eau.. Dans la nature, les poissons sont confrontés à une alimentation pauvre en énergie. C'est donc pour cela que les poissons sont toujours en train de manger. Le problème est qu'en aquarium nous ne pouvons pas nous permettre de nourrir continuellement nos poissons, c'est donc pour cette raison qu'il faudra étudier toutes les propositions qui s'offrent à nous pour les alimenter. Les protides Ils se rencontrent essentiellement dans les denrées d'origine animale. Le poisson étant surtout constitué de protéines, il a un besoin impératif de celles-ci pour assurer un cycle de reconstitution et de croissance protéique. Toutefois, il convient de ne pas dépasser certaines valeurs, surtout avec les herbivores. Les glucides Mis à part chez les herbivores, ils ne sont pas digérer. Les lipides Les lipides sont le support des vitamines liposolubles. Les vitamines Certaines sont indispensables pour le bon fonctionnement de l'organisme. Les besoins exacts sont difficiles à connaître pour toutes les espèces. Les carences en vitamines se manifestent par des symptômes divers : diminution de la résistance aux maladies, apathie, dérèglement hormonal et métabolique, diminution de la fécondité et de la croissance, mortalité... Pour assurer une bonne conservation des vitamines, il faut un emballage hermétique et opaque. Les besoins des poissons étant inconnus, les excès en vitamines sont aussi néfastes que les carences. QUE FAIRE Il faut bien admettre qu’actuellement les professionnels, tels SERA, TETRA et bien d'autres, nous offrent des produits qui répondent aux besoins des poissons. SERA ou bien DENNERLE, nous proposent des compléments à introduire dans l'alimentation, de sorte à ce que celle-ci soit - 104 - Journées Biologiques du Parc Phœnix – Nice, 1 et 2 avril 2004 Mém. Inst. Océano. P. Ricard 2004, pp : 103-107 encore plus proche de la perfection en particulier pour compléter l'alimentation congelée. Malheureusement nos poissons fraîchement arrivés n'ont pas de snack sous l'eau ni d'alimentation prédigérée comme nous avec les MC' Donals, et ne seront pas attirer par ces paillettes et ces granulés. Le but est donc de passer d'une alimentation que le poisson trouve dans son milieu naturel vers une alimentation qui sera celle qu'il obtiendra tout au long de sa captivité. Alors que faire ? Plusieurs solutions s'offrent à nous, l'aspect virtuel (visuel), l'odeur ou si l'on peut l'alimentation naturelle qui est tout de même plus dure à se procurer ou à élaborer si l'on est pas équipé. Tous ces poissons sont différents les uns des autres et ont donc des régimes alimentaires différents, il nous faut donc être le plus proche possible de la réalité pour tromper le poisson. Prenons quelques exemples que j'ai eu l'occasion de mettre à l'essai et qui se sont avérés concluants : Concernant les poissons anges tels que les Euxiphipops navarchus, qui se trouvent être des poissons durs à alimenter durant la phase acclimatation, il a fallut tout simplement chercher à trouver une ressemblance avec de l'éponge dont ils sont relativement friands. - en premier lieu jouer avec l'aspect visuel. Juste avant l'introduction de l'animal dans l'aquarium, il faut installer deux à trois morceaux de bananes qui rappelleront sans soucis la forme d'une éponge, de même que la mie de pain qui comme la banane peut imiter à la perfection les éponges. A noter une préférence pour la mie de pain car celle-ci nous permettra de faire accepter à nos poissons une alimentation commerciale de manière plus rapide, après une petite préparation. Cette préparation est toute simple. Il est juste nécessaire, avant d'apporter la mie, de décongeler quelques aliments tels que des artémias ou des mysis et de faire tremper dans ce jus quelques granulés. Dans cette mixture, on introduit de la mie de pain afin qu’elle se gorge de ces aliments. Il ne reste plus qu’à réaliser des portions pour l'offrir à ces poissons, le résultat en plus que positif. - en second temps nous pouvons jouer avec l'odorat, avec un produit que l'on doit à TETRA. Il s'agit de l'aliment TETRA FRESH qui sent pas du tout bon et dont l'aspect pâteux cache bien ses apparences attractives pour les poissons et qui de plus est très nutritif. Ces quelques exemples sont valables pour beaucoup de poissons, mis à part l'idée de la banane, mais comme je le disais les poissons n'ont pas tous la même alimentation et il faut donc pouvoir apporter d’autres solutions. Parlons de nos amis les herbivores, qui ne posent pas vraiment de problèmes lors de l'acclimations, mis à part quelques spécimens comme les Acanthurus leucosternum, lineatus, achilles. Nous avons tous entendus parler de l’utilisation de la feuille de salade, mais je ne suis pas vraiment pour, car celle-ci se décompose tout de même très vite et est pauvre en apport nutritif. Je préfère utiliser du brocolis qui sera plus dense et qui se disloquera moins vite et qui surtout intriguera beaucoup moins le poisson. Maintenant pourquoi ne pas préparer des bacs qui seront fait pour accueillir ce type de poisson. Rien ne vous empêche de tenir des bacs sur Caulerpe, ce qui vous permettra d'offrir de vrais herbiers à ces fous de verdure. Vous me direz : “ oui mais la Caulerpe ne tiendra jamais face à de tels herbivores ” et pourtant il suffit de préparer son bac bien à l'avance et de faire un apport d'engrais, en l'occurrence l'engrais DUAPLANT 24 de chez DUPLA et vous ne saurez plus où mettre votre Caulerpe par la suite et surtout vous éviterez les soucis avec les Acanthurus que j'ai cité. - 105 - Journées Biologiques du Parc Phœnix – Nice, 1 et 2 avril 2004 Mém. Inst. Océano. P. Ricard 2004, pp : 103-107 Par contre pour certaines variétés de poissons tels que les Pseudocheilinus, Synchiporus, Macropharyngodon, Anampses et bien d'autres, il n'y à pas de secret, il faut des aquariums qui tournent depuis un bon moment et qui soient riches en petits crustacés. Il ne faut pas hésiter à cultiver des parasites qui se développent très rapidement et dont ces poissons très friands tels que des planaires. L’élevage de tels parasites permet de trouver l'alimentation idéale pour réussir notre acclimatation. Il ne s'agit pas bien sur d'introduire des planaires dans un bac d'exposition ou de vente. Pour les gobies, il est facile de comprendre qu’il en est de même. Nous ne pouvons pas les installer dans des cuves dépourvus de substrat, substrat qui permettra à ceux-ci de fouiller ce sol et d’y trouver la nourriture. Tout cela dans des batteries où le courrant est faible. Beaucoup de gobies demandent à vivre sur un substrat de faible granulométrie. En effet, des poissons du style Valencienna risquent de se perforer l'intestin avec du gravier trop gros. Tous ces poissons auront besoins de protéines et de vitamines, telle que la vitamine C que les poissons ne synthétisent pas, tout comme certains rongeurs et du coup, il leur sera nécessaire de leur en apporter. Le jour de leur arrivée, une pastille d'acide ascorbique pour 200 litres d'eau sera la bien venu. Le lendemain de l'arrivée, il sera bien sympathique de leur donner de la carotte finement râpée que les poissons n'hésiteront pas à manger et qui leur fera donc leur apport en vitamine C. Pourquoi donner autant d'importance à la vitamine C. ? Tout simplement parce que celle-ci est susceptible d'induire une meilleure tolérance des poissons aux variations des facteurs environnementaux. Des travaux ont montré que les réserves en vitamine C étaient utilisées ou mobilisées en cas de stress (hypoxie ou stress à l'ammoniaque), suggérant une implication de ce nutriment dans la synthèse de catécholamine, (catécholamine qui est en fait une hormone qui joue le rôle de neurotransmetteur et gère le stress du poisson) ou dans les processus de détoxication. Et surtout la vitamine C permet une réponse amplifiée du système immunitaire, ce qui est très important pour un poisson ayant beaucoup voyagé et étant de ce fait la proie de toute attaque bactérienne ou parasitaire de par sa fatigue. Les vitamines ont toutes un rôle très important, pour parler à nouveau de la carotte, celle-ci est indispensable au fonctionnement hépatique et à la vision(vitamine A). En ce qui concerne les protéines, je vous conseille d'apporter du jaune d'œuf, car celui-ci est riche en protéine et sera apprécié des poissons. Toujours dans le même esprit, cet aliment de par sa forme et son aspect attirera les poissons, par contre l'œuf pollue très vite l'aquarium. De ce fait, je vous conseille de le laisser peu de temps et de le retirer avant qu'il ne se disloque. Bien souvent, on a tendance à oublier les sels minéraux, qui sont absolument nécessaire dans le cycle de vie. Les plus important sont les sels de sodium, de potassium, de fer, de phosphore et de magnésium. On peu donc les apporter par le biais d'additifs que l'on trouve dans les gels de vitamines, mais aussi par les changements d'eau réguliers. Quoi qu'il en soit, le plus simple pour alimenter un poisson tout nouveau, reste une alimentation vivante telle que les Artémia ou leurs nauplies, les Mysis ou encore Brachionus plicatilis. Pourquoi du Brachionus, tout simplement car c'est du plancton et qu'une partie des poissons d'aquarium apprécieront ce type d'alimentation et c'est très intéressant pour des bacs récifaux, pour les coraux, en particuliers les coraux dit “ non-symbiotiques “ tels que les Dendronephtya ou les Scleronephtya. - 106 - Journées Biologiques du Parc Phœnix – Nice, 1 et 2 avril 2004 Mém. Inst. Océano. P. Ricard 2004, pp : 103-107 Pour ceux qui possèdent des bacs pour gros poissons et qui veulent être sur de pouvoir réussir leur acclimatation, je leurs conseille de pêcher quelques crevettes grises avant l’arrivée des individus. De plus il est très facile de les maintenir dans une petite cuve indépendante. Toujours pour les amateurs de carnassier, tels que les Pteroïs, rien ne vaut les petits vivipares faciles à reproduire et très apprécier. En ce qui concerne ces vivipares, je vous conseille les Poecilia latipinna qui seront de bonne taille. L’utilisation de proies vivantes pour ces espèces, est importante, car un carnassier n'a pas l'habitude d'attendre de voir son alimentation lui tomber toute prête et qu'il est préférable de favoriser son instinct de prédation pour que l'animal se sente bien. Remarque importante : les carnassiers ont des périodes de jeûnes, soit forcées par l'absence de proies soit parce que ces individus sont en pleine digestion, plus ou moins longue en fonction de la tailles des proies. II faut donc surveiller la quantité des proies apportées au nouvel arrivant, comme aux plus vieux, car ceux-ci peuvent ingérer une multitude de proie seulement par réflexe. CONCLUSION Bien entendu l'alimentation parfaite pour des poissons captifs n'existe pas mais je suis sûr que ces quelques conseils seront utiles. Ceci dis, il faut se dire qu'alimenter un poisson ne se fait pas au juger. Il faut surveiller le rationnement de sorte à ne pas passer de la carence à l'excès qui peu provoquer l'obésité et d'autres problèmes de troubles pathologiques du style diarrhées. L'alimentation peu permettre de pallier au problème des traitements ; il se trouve que lorsque nous traitons un poisson pour que le traitement soit vraiment efficace, il faudrait que celui-ci soit absorber par le poisson et il faut savoir que seuls les poissons marins boivent. Même pour les poissons marins, traiter reste un problème, car comment doser le produit vu que l'on ne connaît pas la quantité d'eau absorber par un poisson et que lors d'un stress, dû au transport par exemple la quantité d'eau ingérer peu variée. C'est donc pour cela que lorsque des poissons arrivent, il serait fort judicieux de les traiter par l'intermédiaire de l'alimentation qui permettrait à l'antibiotique ou tout autre produit d'être doser de la bonne manière et surtout bien plus efficace et surtout d'éviter que le produit ce délais trop vite dans l'eau et perturbe l'équilibre bactérien du bac. Nos connaissances sur l'alimentation permettront certainement de mieux comprendre les apparitions de maladies, bien trop souvent nous cherchons à savoir pourquoi un poisson se déforme, pourquoi un poisson a une nage cadencée, alors que ces problèmes sont dus à des carences bref tout un tas de maladies dont on ne connaît pas la cause réelle et qui une fois maîtriser nous permettrons de ne plus voir de poissons maigres, déformés ou encore sous traitement alors qu'une alimentation équilibrée suffirait pour éviter ces carences. - 107 - Journées Biologiques du Parc Phœnix – Nice, 1 et 2 avril 2004 Mém. Inst. Océano. P. Ricard 2004, pp : 121-127 L’ALIMENTATION DES ANIMAUX EN CAPTIVITE Christel ROUSSANGE INTRODUCTION Les animaux sont des organismes hétérotrophes : ils dépendent de l’apport de substances organiques et couvrent leurs besoins vitaux en consommant d’autres êtres vivants (végétaux, animaux, micro-organismes…) ou leurs déchets. Ainsi, l’alimentation est à la base du bon fonctionnement de l’organisme de tout animal. En liberté, les animaux varient naturellement leur alimentation en fonction de leurs besoins en consommant des aliments plus ou moins spécifiques à leur biotope. Les modes de captivité présentent une grande hétérogénéité (animaux d’élevage, animaux domestiques, animaux de laboratoire, aquaculture, parcs zoologiques…) et les animaux concernés appartiennent à des espèces très variées. Maintenir un animal en captivité va demander un certain travail : il faut avant tout connaître ses besoins alimentaires spécifiques afin de lui apporter l’alimentation la plus proche de celle qu’il pourrait trouver dans son milieu naturel. QU’EST CE QUE L’ALIMENTATION ? L’alimentation peut être définie comme la prise ou la consommation d’aliments. Elle doit fournir une variété et une quantité appropriées de substances nutritives, c’est-à-dire couvrir les besoins nutritionnels de l’animal. Les nutriments sont des substances, apportées par l’alimentation, qui servent de source d’énergie métabolique (libérée au cours des réactions d’oxydation) et de matériaux bruts pour la croissance, la synthèse de molécules fonctionnelles, la réparation des tissus, la production des gamètes…Les nutriments comprennent aussi des éléments essentiels à l’état de trace: les oligo-éléments (iode, zinc…). Les aliments contiennent également des matières inertes qui sont restituées dans les excréments et participent à un bon transit de ces derniers. Les besoins alimentaires des différentes espèces sont très variés. Pour une espèce donnée, les besoins vont également varier en fonction de l’activité, du sexe, de l’âge... LES NUTRIMENTS ESSENTIELS Les espèces diffèrent dans leur aptitude à synthétiser les substances fondamentales pour leur entretien et leur croissance. Pour une espèce donnée, certains cofacteurs ou molécules de bases, essentiels pour d’importantes réactions chimiques ou pour la production de molécules - 121 - Journées Biologiques du Parc Phœnix – Nice, 1 et 2 avril 2004 Mém. Inst. Océano. P. Ricard 2004, pp : 121-127 doivent se trouver dans l’alimentation. Ce sont les nutriments essentiels. Parmi ces nutriments, on distingue : - L’eau Elle est apportée par la boisson ou avec la nourriture. L'eau a de nombreuses actions dans le corps : En tant que solvant, elle est impliquée dans l'alchimie complexe du métabolisme de la cellule. Principal constituant du sang, l'eau transporte l'oxygène et distribue les éléments nutritifs dans les moindres recoins du corps, et se charge d'évacuer le gaz carbonique et les métabolites hors du système. Elle contribue à la régulation de la température du corps. Elle est essentielle pour la digestion des éléments nutritifs et l'élimination des impuretés par les reins. - Les protéines et les acides aminés Les protéines servent de constituants structuraux des tissus et d’enzymes. Elles peuvent également être utilisées comme source d’énergie après avoir été hydrolysées en acides aminés. Les protéines animales sont composées à partir d’une vingtaine d’acides aminés. Les acides aminés qui ne peuvent pas être synthétisés par un animal et qui lui sont indispensables pour élaborer ses protéines sont appelés acides aminés essentiels. Ils doivent donc se trouver dans l’alimentation. - Les sucres (glucides) Les glucides sont surtout utilisés comme source d’énergie chimique immédiatement disponible (glucose-6-phosphate) ou mise en réserve (glycogène). Ils peuvent également être convertis en graisses. Inversement, les protéines et les graisses peuvent être converties en glucides par la plupart des animaux. Les principales sources de glucides sont les sucres (glucose, fructose…), l’amidon, la cellulose des plantes, le glycogène stocké dans les tissus animaux. - Les graisses (lipides) Les lipides représentent des réserves d’énergie concentrée. Chaque gramme de lipide donne au moins deux fois plus de calories qu’un gramme de protéines ou de glucides. Les graisses sont souvent stockées dans les tissus en prévision de périodes de déficit calorique (hibernation). Les lipides sont également importants dans certains composants des tissus (membrane plasmique, gaine de myéline des axones…). Les molécules lipidiques sont composées de glycérol et d’acides gras. Ces acides gras peuvent être saturés ou insaturés (ils contiennent alors une ou plusieurs double liaison dans leur chaîne carbonée). Le type de graisse dépend de la forme des acides gras qui constituent les triglycérides. On parle de graisse saturée et de graisse insaturée en fonction du nombre d’acides gras de chaque type recensés. Concrètement, on peut dire que les graisses saturées sont solides à température ambiante et sont d’origine animale. La plupart des huiles végétales sont référencées parmi les graisses insaturées et sont liquides à température ambiante (sauf l’huile de palme et de coco, riches en acides qui renferment un pourcentage important d’acides gras saturés). Les acides gras essentiels sont généralement les acides gras oméga-3 (ex : acide alpha linolénique, EPA, DHA) et les acides oméga-6 (ex : acides linolénique et arachidonique). - 122 - Journées Biologiques du Parc Phœnix – Nice, 1 et 2 avril 2004 Mém. Inst. Océano. P. Ricard 2004, pp : 121-127 - Les acides nucléiques Ils sont indispensables au fonctionnement de la machinerie génétique de la cellule. Toutes les cellules animales semblent capables de les synthétiser à partir de précurseurs simples. D’un point de vue nutritionnel, leur apport n’est donc pas nécessaire. - Les sels inorganiques Les tissus animaux ont besoin de faibles quantités de certains ions (Ca, P, K, Na, Mg, S, Cl) et d’autres sous forme de traces (Mn, Fe, I, Co, Cu, Zn, Se). Certains sels comme les chlorures, sulfates, phosphates, carbonates de sodium, calcium, magnésium entrent dans la composition des liquides intra et extracellulaires. Le fer, le cuivre, et d’autres métaux sont impliqués dans des réactions d’oxydoréduction, dans le transport et la fixation de l’oxygène. Beaucoup d’enzymes ont besoin d’atomes métalliques dans leur fonction catalytique. - Les vitamines : Les vitamines sont un groupe de substances organiques variées, qui ne sont pas apparentées chimiquement, nécessaires généralement en très petites quantités. Elles agissent surtout comme cofacteurs des enzymes. La capacité à synthétiser différentes vitamines varie selon les espèces. Les vitamines essentielles (que l’animal ne peut produire lui-même) doivent être obtenues par d’autres sources (plantes, viande, flore intestinale). Vitamine A (ou rétinol) La vitamine A est présente uniquement dans les aliments d'origine animale, surtout le foie. Néanmoins, certains végétaux contiennent des provitamines A (carotènes), c'est-à-dire des substances que l'organisme est capable de transformer en vitamine A. Elle est indispensable à la vision et à la croissance des bronches, des intestins ou encore de la peau. La vitamine A intervient également dans la croissance osseuse, dans la synthèse de certaines hormones telle la progestérone et dans les mécanismes immunitaires. Vitamine B1 ou thiamine La vitamine B1 intervient dans la dégradation des sucres et donc dans l'utilisation des réserves énergétiques de l'organisme. Vitamine B2 ou riboflavine La vitamine B2 est nécessaire à la fabrication de nombreuses enzymes. Les dérivés de cette vitamine interviennent dans la dégradation des acides gras, des acides aminés et des protéines. Il n'existe pas de maladie due à la carence en vitamine B2 mais celle-ci peut faire partie d'un manque plus général en vitamines du groupe B (polycarences). Vitamine PP ou B3 ou niacine La vitamine PP intervient dans la dégradation du glucose. Sa carence entraîne une maladie appelée la pellagre avec des problèmes cutanés, digestifs et nerveux. Vitamine B6 ou pyridoxine La vitamine B6 joue un rôle important dans la synthèse des lipides et des protéines telles que l'hémoglobine. Sa carence provoque des signes cutanés, des dépressions, des anémies et des problèmes immunitaires. - 123 - Journées Biologiques du Parc Phœnix – Nice, 1 et 2 avril 2004 Mém. Inst. Océano. P. Ricard 2004, pp : 121-127 Vitamine B9 ou acide folique L'acide folique intervient dans le métabolisme des acides aminés. Vitamine B12 ou cobalamine La vitamine B12 intervient dans de nombreuses réactions chimiques de l'organisme. Sa carence entraîne principalement une anémie. Vitamine D ou calciférol La vitamine D intervient dans le l'absorption du calcium et du phosphore. Elle joue un rôle essentiel dans la minéralisation des os. Pour être utilisable par l'organisme la vitamine D a besoin de l'action des rayons ultraviolets du soleil. Elle est en effet modifiée au niveau de la peau par les UV. Un minimum d'exposition au soleil est ainsi nécessaire. Vitamine E ou tocophérol La vitamine E a un effet protecteur particulièrement important vis-à-vis des cellules de l'organisme. Elle joue un rôle important dans les mécanismes de la procréation et intervient dans la synthèse des globules rouges. Les carences en vitamine E sont très rares. Souvent, les déficiences viennent de problèmes d'absorption. Vitamine K La vitamine K est nécessaire à la coagulation du sang. Elle est à la fois produite dans l'organisme par les bactéries intestinales et apportée par l'alimentation. Vitamine C ou acide ascorbique La vitamine C est nécessaire à la synthèse des vaisseaux sanguins et des muscles. Elle favorise l'absorption du fer présent dans les aliments. Elle intervient dans plusieurs mécanismes hormonaux. Elle joue également un rôle dans l'élimination des substances toxiques. Enfin, elle a des propriétés anti-oxydantes, c'est-à-dire qu'elle limite les effets néfastes des radicaux libres. Une déficience en vitamine C peut diminuer la résistance aux infections. L’acide ascorbique est synthétisé par de nombreux animaux, mais pas par l’homme qui doit le trouver dans son alimentation. Si les vitamines liposolubles (vit. A, D3, E, K) sont stockées dans les graisses, les vitamines hydrosolubles (comme la vit.C) ne sont pas stockées et doivent donc être ingérées ou produites continuellement. LES SUBSTANCES BIO-ACTIVES En dehors des nutriments classiques, l’alimentation apporte aussi de nombreux éléments aux propriétés fonctionnelles, qui sont également utiles pour la santé de l’organisme. Les fibres alimentaires Le terme de fibre est employé pour définir les substances (généralement des glucides complexes) qui ne peuvent pas être assimilées par l'intestin grêle, mais qui sont fermentées par les bactéries du côlon. On peut citer notamment la cellulose et la pectine. La lignine (qui n'est pas un glucide) appartient également à la famille des fibres, tout comme l'inuline, une fibre alimentaire extraite de la chicorée. L'inuline exerce un effet bifidogène dans l'organisme - 124 - Journées Biologiques du Parc Phœnix – Nice, 1 et 2 avril 2004 Mém. Inst. Océano. P. Ricard 2004, pp : 121-127 (elle stimule sélectivement la croissance de bifidobactéries dans le côlon) et, pour cet effet, est reprise sous le nom générique de "prébiotique". Les antioxydants Les antioxydants constituent l'un des groupes de bioactifs les plus importants. Il s'agit de composés qui protègent l'organisme contre les dégâts causés par les radicaux libres. Les radicaux libres sont formés en permanence au cours du métabolisme et jouent un rôle important dans la physiologie. Ils sont également très réactifs et peuvent s'attaquer à l'ADN, aux lipides et aux protéines. Le corps dispose d'un système de protection contre ces radicaux libres et les antioxydants en font partie. Lorsqu'il y a trop de radicaux libres, le système antioxydant est submergé et il peut alors y avoir émergence de cancers, de maladies cardiovasculaires, de la cataracte. Les radicaux libres sont également responsables du vieillissement. Autres substances bioactives Outre les antioxydants, différentes substances bioactives auraient été identifiées, qui pourraient agir dans la prévention de maladies chroniques telles que le cancer et les maladies cardio-vasculaires. Certaines peuvent agir en tant qu'antioxydants ou avoir un effet sur la coagulation sanguine, voire le taux de cholestérol sanguin. Ce sont entre autres : * * * Les caroténoïdes Les glucosinolates Les phyto-oestrogènes * * les organosulfures Les terpènes Les substances bioactives se retrouvent surtout dans les végétaux. On connaît encore peu de choses sur la chimie de ces composés dans l'alimentation. Plus de recherche est encore nécessaire pour déterminer avec précision leurs mécanismes d'action, les apports alimentaires, les biodisponibilités, le métabolisme et les effets protecteurs de ces substances pour la santé. NOTION D’EQUILIBRE ALIMENTAIRE GENERALITES Il existe un état nutritionnel équilibré quand un animal trouve dans son alimentation suffisamment de tous les nutriments nécessaires pour couvrir ses besoins : - des sources d’énergie pour alimenter les processus corporels, - des protéines et acides aminés pour maintenir le bilan azoté de l’organisme positif, - assez d’eau et de sels minéraux pour compenser les pertes et l’incorporation dans les tissus, - les acides aminés et les vitamines que l’organisme est incapable de synthétiser. La valeur énergétique est mesurée à l’aide des joules ou plus couramment des calories. L’apport calorique doit compenser la perte calorique, c’est-à-dire les calories consommées par les tissus, la chaleur produite. Les besoins en ces différents éléments vont varier en fonction de l’animal élevé. Pour mettre au point l’alimentation d’un animal il faut avant tout savoir quels sont les composants - 125 - Journées Biologiques du Parc Phœnix – Nice, 1 et 2 avril 2004 Mém. Inst. Océano. P. Ricard 2004, pp : 121-127 essentiels et irremplaçables afin de répondre d’une façon aussi équilibrée que possible aux besoins qualitatifs et quantitatifs de chaque espèce. Il est souhaitable de s’approcher le plus possible du régime alimentaire naturel, ce qui n’est pas toujours facile (spécificité d’une espèce, degrés d’irremplaçabilité, dépendance à l’égard de certains éléments alimentaires). Il faut également adapter la ration alimentaire aux particularités de la vie en captivité. L’activité est souvent réduite, l’apport calorique doit donc être adapté aux dépenses énergétiques. L’apport en vitamines et oligo-éléments doit être surveillé afin d’éviter toute carence et maintenir l’animal en bonne santé et résistant aux maladies. LES TABLES DE COMPOSITION DES ALMIMENTS ET ETABLISSEMENT D’UNE ALIMENTATION EQUILIBREE Les tables de composition des aliments donnent des informations sur la composition nutritionnelle des aliments. Les nutriments pour lesquels la composition est renseignée sont les protéines, les lipides, les glucides, l'eau, les minéraux (Na, K, Ca, P, Mg, Fe), les vitamines (Vit A, Vit B1, Vit B2, Vit C) et les fibres alimentaires. Grâce à l'utilisation de cette table, on peut faire des choix parmi les différents aliments en toute conscience, et éviter ainsi toute carence ou tout excès. L’association de plusieurs aliments doit fournir les glucides énergétiques, les acides gras et les vitamines essentiels. Les aliments doivent donc être suffisamment variés pour apporter tous les éléments essentiels. Par exemple, les acides gras oméga-3 sont synthétisés par les chloroplastes du plancton et des plantes. Les principales sources d'acides gras oméga-3 sont : * * * * Les poissons gras Les légumes verts Les noix La graine de lin * * * L'huile de noix La graine de soja Les crustacés En ce qui concerne les vitamines , les céréales complètes, les légumes secs, la viande de porc et les œufs sont riches en vitamine B1, les viandes et abats, les poissons, les légumes secs, certains fruits sont riches en vitamine PP. Les aliments qui contiennent le plus de vitamine B12 sont les viandes, les poissons et les crustacés. Les aliments les plus riches en vitamine D sont les œufs, le beurre et le foie, le poissons gras et surtout les huiles extraites du foie de certains poissons (morue). On trouve la vitamine K dans les légumes-feuilles (choux, épinards etc.) et dans les tomates. Il existe une grande variété de régimes alimentaires, et le choix des aliments doit se faire en fonction des spécificités de chaque espèce. Certains consommateurs sont très spécialisés dans leurs choix, d’autres sont beaucoup plus opportunistes, voire omnivores. LES COMPLEMENTS INDUSTRELS ALIMENTAIRES LES COMPLEMENTS ALIMENTAIRES - 126 - ET LES ALIMENTS Journées Biologiques du Parc Phœnix – Nice, 1 et 2 avril 2004 Mém. Inst. Océano. P. Ricard 2004, pp : 121-127 Lorsque l’alimentation « naturelle » ne réponds pas à tous les besoins essentiels d’un animal, l’éleveur peut avoir recours à des compléments divers permettant de combler les carences alimentaires. - Vitamines : suppléments vitaminés (vitamines D, B…), levure, céréales ? - Oligo-éléments : suppléments minéralisés (calcium, phosphore…), farine d’os, coquilles d’huîtres, céréales Il faut cependant signaler qu’une trop grande quantité de vitamines ou de minéraux peut-être toxique. Il est difficile d’obtenir un juste équilibre. Les compléments doivent donc répondre à des besoins nutritionnels précis. LES ALIMENTS INDUSTRIELS *Les aliments préparés : Des gammes complètes et variées sont proposées dans des conditionnements pratiques et avec un excellent rapport qualité prix comparativement aux autres modes d'alimentation. Les aliments industriels contiennent tous les éléments nutritionnels nécessaires à la bonne santé de l’animal dans des proportions précisément établies. Les aliments préparés offrent ainsi de nombreux avantages : - Ils couvrent tous les besoins nutritionnels de l’animal : elles sont équilibrées, intégrant les quantités indispensables en protéines, en matières grasses et en glucides (hydrates de carbone), ainsi qu'en minéraux et en vitamines, et sont très digestes. - Ils ne demandent pas l'ajout de compléments alimentaires. - Ils sont faciles à employer et se conservent longtemps. *les aliments médicaments : Tout récemment, les chercheurs se sont penchés sur le concept d'aliments ayant des bénéfices «fonctionnels» : certains aliments ou composants alimentaires, inclus dans une alimentation normale, peuvent être très bénéfiques à la santé d'un individu (au-delà de ce que l'on peut imaginer) et aider à prévenir certaines maladies. Les fabricants d'aliments recherchent des éléments nutritifs qui, inclus dans une alimentation normale, peuvent aider l’animal à renforcer ses mécanismes de défense naturels. Des aliments conçus pour favoriser les fonctions urinaires, gastro-intestinales, buccales, ainsi que la santé en général, sont en phase de développement. Certains médicaments sont autorisés dans les aliments pour animaux. Il s’agit de substances appétitives, facteurs de croissance, de vermifuges, substances anti-stress, anti-parasitaires, antibiotiques…Ces substances sont spécifiques des différentes familles d’animaux, et leur utilisation est soumise à des normes strictes. CONCLUSION Ces dernières années, nous avons pris conscience de l'étroite relation qui existait entre l'alimentation et la santé, tant pour les humains que pour les animaux. Un régime alimentaire doit être complet et équilibré d'un point de vue nutritionnel afin d'assurer un bon développement et une activité normale, et de prévenir l'apparition de maladies liées à des carences ou à des excès de l'un ou de plusieurs éléments nutritifs. - 122 - Journées Biologiques du Parc Phœnix – Nice, 1 et 2 avril 2004 Mém. Inst. Océano. P. Ricard 2004, pp : 129-136 LES VERS MARINS : UNE SOURCE IMPORTANTE D’ALIMENTS POUR LES ELEVAGES D’ORGANISMES D’INTERET COMMERCIAL Patrick SCAPS Laboratoire Ecologie Numérique et Ecotoxicologie, Université des Sciences et Technologies de Lille, 59 655 VILLENEUVE D’ASCQ Cédex Résumé : Trouvés en abondance dans tout l’écosystème marin, les vers de mer constituent une nourriture de choix pour de nombreux animaux dont certains pêchés ou élevés sont destinés à la consommation humaine. Les vers marins d’intérêt commercial appartiennent essentiellement à l’embranchement des Annélides et à la classe des Polychètes. Ils sont produits par des pêcheries locales bien établies dont l’implantation remonte à plusieurs dizaine d’années. La plupart des espèces sont récoltées de façon artisanale à marée basse sur l’estran à l’aide d’outils de jardinage (pelles, bêches, fourches, râteaux, …), quelques unes font l’objet d’une récolte en domaine sub-tidal à l’aide de scaphandres autonomes. L’emploi récent de produits incitants les vers à quitter leur galerie, la mécanisation des méthodes de récolte et l’accroissement des prélèvements sur le littoral provoquent un impact écologique non négligeable. Les vers marins servent essentiellement en tant qu'appâts pour la pêche sportive. Cependant, ils intéressent actuellement l'industrie aquacole et ils commence à être utilisés dans les écloseries industrielles de poissons et de crustacés. En effet, ils peuvent être utilisés afin de stimuler la maturation des crevettes Pénéidés et des poissons plats et peuvent servir de nourriture d'appoint. De plus, les larves de vers marins peuvent servir de proies aux stades juvéniles de poissons et de crustacés. L’intérêt des vers marins du point de vue de l’aquaculture va inévitablement provoquer une demande supplémentaire qui ne pourra pas être assurée par la collecte artisanale sur l’estran. L’élevage des vers marins revêt donc une importance économique beaucoup plus grande que leur seule utilisation en tant qu’appâts de pêche. INTRODUCTION Les vers marins utilisés en tant qu’appâts pour la pêche sportive ou professionnelle appartiennent à l’embranchement des annélides ou vers annelés et à la classe des polychètes. Ces animaux modestes, aux mœurs discrets ne sont connus du grand public que par les pêcheurs. On les rencontre dans toutes les mers du monde et à toutes les profondeurs. La grande majorité des espèces vivent sur le fond où elles mènent une vie libre ou alors elles creusent des galeries dans le sable ou la vase (espèces galéricoles) ou construisent des tubes (espèces tubicoles) à rôle protecteur ; seules quelques rares espèces sont adaptées à la vie en - 129 - Journées Biologiques du Parc Phœnix – Nice, 1 et 2 avril 2004 Mém. Inst. Océano. P. Ricard 2004, pp : 129-136 pleine mer. Etant donné leur forte abondance ainsi que la diversité des milieux marins qu’ils ont colonisés, depuis la zone de balancement des marées jusqu’aux grands fonds abyssaux sur les fonds durs comme sur les fonds meubles, les vers de mer jouent un rôle primordial dans le fonctionnement de l’écosystème marin. La forte biomasse des vers marins, leur faible capacité à se défendre et surtout leur grande valeur nutritive expliquent leur place importante dans les chaînes alimentaires. Bien que leur valeur nutritive soit limitée pour les êtres humains à l’exception de Palola siciliensis qui est consommé dans les îles Samoa sous le nom de palolo du Pacifique, les annélides polychètes interviennent à différents niveaux trophiques dans les chaînes alimentaires, servant de nourriture à de nombreux animaux marins (vertébrés ou invertébrés), dont certains pêchés ou élevés sont destinés à la consommation humaine (poissons et crustacés). En France, les vers marins ont été utilisés par les professionnels de la pêche comme appâts pendant des siècles. Dans les années 1950, les cordiers s’en servaient encore ; l’abandon de ce type de pêche a entraîné la disparition du commerce des annélides polychètes à des fins professionnelles (Brienne et Marteil, 1968). Cependant, l’importance économique des vers marins est de plus en plus grande car l’extension récente de la pêche de loisir, le développement de l’aquariophilie et de l’aquaculture entraîne une demande de plus en plus élevée. EXPLOITATION DES POPULATIONS NATURELLES DE VERS MARINS Depuis plusieurs dizaines d’années les vers marins d’intérêt commercial sont récoltés à partir de populations naturelles soit par des pêcheurs amateurs pour subvenir à leurs propres besoins, soit par des pêcheurs semi-professionnels ou professionnels. La plupart des espèces sont récoltées à vue, à marée basse, sur la grève après avoir retourné les sédiments à l’aide d’outils de jardinage (pelles, bêches, fourches, râteaux, ...). Une fois récoltés, les vers sont débarrassés de toutes traces de mucus et de sédiment et, en règle générale, ils sont conservés au frais, soit dans des algues soit dans une fine couche de sédiment. Ils sont commercialisés dans de petites boîtes en carton ou dans du papier journal. Du sulfate de cuivre et de l’eau de Javel sont utilisés respectivement en Sicile (Gambi et al., 1994) et en Algérie (Scaps, sous presse) pour forcer le ver de roche (Perinereis cultrifera) à quitter sa galerie et le capturer. La récolte des vers marins est une sorte de pêche et comme toutes les pêches elle est limitée par la quantité d’individus. L’offre est largement inférieure à la demande notamment en Europe ce qui a conduit à l’émergence d’un marché des annélides polychètes et à l’importation d’espèces allochtones. On distingue deux grandes voies d’exportation (Olive, 1994). La première a pour point d’origine le Sud de la mer de Chine (Corée, Chine) et a pour destination principale le Japon mais aussi, à moindre échelle l’Europe et les USA. Elle concerne les essentiellement les polychètes du genre Perinereis et le ver rouge de Corée (Marphysa sanguinea). La deuxième voie d’exportation s’effectue de la côte Nord-Est des Etats-Unis vers la Californie, les états du golfe du Texas et vers l’Europe. Elle concerne le ver de sable (Neanthes virens) et la glycère (Glycera dibranchiata). Enfin, en Europe, on note à une échelle réduite une distribution de Neanthes virens des régions situées au Nord-Est du vieux continent (Pays-Bas, Grande-Bretagne, Irlande du Nord) vers les côtes méditerranéennes ainsi que la distribution de vers marins depuis la lagune de Venise jusqu’au sud de l’Italie. Il est difficile de chiffrer les besoins du marché européen, mais il excède très certainement 600 tonnes par an pour une valeur commerciale d’environ deux cents millions - 130 - Journées Biologiques du Parc Phœnix – Nice, 1 et 2 avril 2004 Mém. Inst. Océano. P. Ricard 2004, pp : 129-136 d’euros (Olive, 1999). En France, depuis plus de 30 ans, une entreprise, Normandie Appâts (wwww.normandie-appats.com), localisée dans le Calvados commercialise des annélides polychètes. Elle est devenue aujourd’hui la première marque mondiale dans la distribution de vers marins vivants pour la pêche avec une gamme importante d’espèces nouvelles. Actuellement, cette entreprise emploie entre 24 et 45 salariés en fonction de la saison et son chiffre d’affaires annuel est de 8,5 millions d’euros. Elle distribue ses produits sur l’ensemble du littoral français ainsi qu’au niveau des pays de la façade atlantique (Portugal, Espagne) et du pourtour méditerranéen (Espagne, Italie, Grèce). L’accroissement des prélèvements d’annélides polychètes sur le littoral, l’emploi de produits incitant la sortie de leur galerie et la mécanisation des méthodes de récolte provoquent un impact écologique non négligeable (Scaps, sous presse). Les perturbations se localisent à la fois sur les organismes vivants et sur l’habitat. Dans les zones sédimentaires, le résultat de cette activité se traduit par le retournement et l’affouillement du sédiment, souvent sur des profondeurs importantes dépassant 30 à 40 cm. L’habitat sédimentaire est alors complètement destructuré. Un autre risque environnemental important est que l’importation d’espèces allochtones qui sont commercialisées vivantes augmente le risque de leur introduction accidentelle dans le milieu. ELEVAGE D’ANNELIDES POLYCHETES De façon à surmonter les problèmes d’ordre environnemental évoqués précédemment, des entreprises commerciales spécialisées dans l’élevage des vers marins ont vu le jour. Les principales espèces d’annélides polychètes élevées en cycle complet (de l’œuf à l’œuf) font partie de la famille des Nereididae. Quelques fermes marines sont d’ores et déjà fonctionnelles en Asie du Sud-Est et en Europe. Perinereis brevicirrus est élevé à Taiwan par moins de 10 producteurs et on rencontre également quelques petites exploitations produisant des annélides du genre Perinereis dans le sud du Japon (Olive, 1994). Depuis 1984, une compagnie privée, Seabait Ltd (http://www.seabait.com), élevant Neanthes virens s’est installée dans le Nord-Est de l’Angleterre. Sa production annuelle est passée de 2 tonnes par an en 1988 à environ 60 tonnes par an à l’heure actuelle (Olive, 1999). Par ailleurs, cette compagnie vient tout juste de développer l’élevage de l’arénicole des pêcheurs (Arenicola marina), dont les premiers individus produits industriellement vont bientôt être commercialisés. En même temps qu’a débuté l’élevage de Neanthes virens en Angleterre, une entreprise localisée aux Pays-Bas, Topsybait (http://www.topsybaits.nl), a commencé à élever industriellement cette même espèce. Sa production actuelle est de 125 tonnes par an. Cette entreprise exporte ses produits dans toute l’Europe ainsi qu’au Liban, au Japon, aux Antilles néerlandaises, au Venezuela et au Mexique. Elle vient d’installer une succursale au Pays de Galles car la principale demande en Neanthes virens provient du Nord-Est de l’Angleterre. En France, il n’existe, malheureusement, à l’heure actuelle, aucune exploitation maricole de polychètes bien que quelques programmes de recherche ont été initiés (Scaps, 1992 ; Marty, 1997). Vers de nouveaux débouchés pour l’élevage des vers marins : utilisation en aquaculture On se sert des vers marins essentiellement en tant qu’appâts pour la pêche sportive à la ligne; cependant, leur valeur marchande n’est pas limitée à cette utilisation. Les polychètes constituent un composant majeur de l’alimentation naturelle de nombreuses espèces de - 131 - Journées Biologiques du Parc Phœnix – Nice, 1 et 2 avril 2004 Mém. Inst. Océano. P. Ricard 2004, pp : 129-136 poissons et de crustacés de grande taille. La valeur commerciale des polychètes provient de leur forte appétence vis à vis de nombreuses espèces comme en atteste leur utilisation en tant qu’appâts de pêche. UTILISATION DES POLYCHETES AFIN MATURATION DES CREVETTES PENEIDES DE STIMULER LA Le manque de disponibilité en post larves de crevettes dans la nature stimule, à l’échelle mondiale, l’intérêt porté à la maîtrise de la reproduction des Pénéidés captifs. La qualité de la nourriture distribuée aux crevettes en phase de maturation détermine la réussite ou l’échec de la reproduction. Le poids des ovaires des crevettes en phase de maturation augmente de 4 à 9 fois en une semaine et, pendant ce laps de temps, une quantité suffisante de nutriments doit être incorporée dans les réserves ovocytaires de façon à assurer le développement normal de l’embryon et la survie des larves avant qu’elles ne commencent à s’alimenter (Wouters et al., 2001). Une nourriture mal équilibrée ou incomplète peut conduire à des performances reproductrices faibles voire à un blocage de la reproduction. Une source riche en acides gras polyinstaurés La quantité d’acides gras poly-insaturés présente dans les reproducteurs de l’espèce Penaeus monodon diminue de façon importante avec le stress engendré lors de la capture, du transit vers les écloseries et durant la phase de captivité. De plus, il est reconnu que les crustacés ont des possibilités limitées de synthétiser de novo des acides gras poly-insaturés (Chang et O’Connor, 1983; Mourente, 1996). Les ovaires de crevettes Pénéidés en cours de maturation contiennent des quantités importantes d’acides gras poly-insaturés oméga-3 en particulier l’EPA (acide eicosapentanoïque, 20:5n-3) et le DHA (acide docosahexanoïque, 22:6n-3) ; ces acides gras interviennent de façon prépondérante lors de la reproduction. L’EPA joue un rôle spécifique dans le processus de maturation des ovaires tandis que le DHA pourrait intervenir dans l’embryogenèse précoce (Wouters et al., 2001). Les rapports n-3/n-6 sont respectivement de 2 et 1 dans les ovaires matures de Penaeus semisulcatus et Litopenaeus vannamei et 3/1 dans les nauplii de Litopenaeus vannamei (Ravid et al., 1999; Wouters et al., 1999b). La nourriture distribuée lors de la phase de maturation doit donc contenir des proportions n-3/n-6 élevées (Lytle et al., 1990) et une quantité importante d’EPA et de DHA. Les vers marins contiennent, une forte proportion d’acides gras polyinsaturés essentiels à la maturation sexuelle des crevettes Pénéidés (EPA, DHA) (Luis et Passos, 1995), ce qui explique, en partie, qu’ils assurent une maturation efficace des crevettes lorsqu’ils sont incorporés dans leur alimentation (Luis et Ponte, 1993; Lyttle et al., 1990). Par ailleurs, les femelles de polychètes gravides produites dans les élevages industriels sont composées à 70% d’ovocytes bourrés d’acides gras poly-insaturés et pourraient être utilisées préférentiellement en écloseries de crustacés. On commence à utiliser les vers marins issus d’élevages industriels au niveau des écloseries de crevettes. Ainsi, l’entreprise néerlandaise Topsy bait distribue, d’ores et déjà, des vers congelés aux écloseries de crevettes localisées au Mexique, au Venezuela et aux Antilles néerlandaises. Par ailleurs, une ferme marine spécialisée dans l’élevage du ver de sable (Neanthes virens) s’ouvre actuellement aux USA et exportera une partie de sa production vers les écloseries de crevettes localisées en Amérique du Sud. On peut également noter que les acides gras poly-insaturés essentiels présents dans les vers marins semblent également stimuler de façon efficace le développement des gonades et la - 132 - Journées Biologiques du Parc Phœnix – Nice, 1 et 2 avril 2004 Mém. Inst. Océano. P. Ricard 2004, pp : 129-136 ponte de poissons tels que la sole commune Solea vulgaris (Flüchter and Tromsdorf, 1974), ou la sole du Sénégal Solea senegalensis (Dinis, 1986) dans les élevages industriels. Autres composés stimulant la maturation des crevettes Pénéidés La plupart des crustacés ont une reproduction saisonnière et, en captivité, on essaie de déclencher la machinerie hormonale qui contrôle la maturation. Les vers marins, notamment lorsqu’ils sont en phase de reproduction, contiennent des composés inconnus qui stimulent la maturation des crevettes Pénéidés. On pense que les hormones reproductrices de vers marins, qui sont proches de celles des crevettes Pénéidés, pourraient contribuer au cycle endocrinologique des crevettes. Ainsi, la glycère est utilisée dans les écloseries américaines et les opérateurs pensent qu’elle est indispensable afin de stimuler la maturation ovarienne des crevettes (Kawahigashi, 1998). Elle contient du methyl farnesoate qui est une hormone ecdystéroïde qui stimule la fécondité et le taux d’éclosion chez les crevettes Litopenaeus vannamei (Laufer et al., 1997) et Penaeus monodon (Hall et al., 1999) et stimule le développement ovarien chez d’autres crustacés (Laufer et al., 1998). UTILISATION DES VERS MARINS EN TANT QUE NOURRITURE D’APPOINT En ce qui concerne les espèces de poissons et de crustacés ayant une valeur économique, il est actuellement très difficile de nourrir tous les stades larvaires avec une alimentation artificielle. Or, bon nombre de ces organismes consomment volontiers des polychètes comme nourriture d’appoint. Ainsi, des polychètes de petite taille et à stratégie “r” (cycle de vie bref, aptitude à tolérer des variations des paramètres physico-chimiques, croissance rapide, maturité sexuelle précoce, fécondité élevée), de la famille des Spionidae et des Capitellidae servent de nourriture complémentaire à de jeunes poissons et de jeunes crustacés élevés dans un but commercial (Guérin, 1978). En Italie, le Spionidé Polydora ciliata est consommé en grande quantité par la crevette Penaeus japonicus sur le fond des bacs d’élevage (Zupo et al., 1989). Le Capitellidé Capitella capitata a été utilisé en tant que source de nourriture pour les juvéniles du poisson d’importance commerciale Pseudopleuronectes americanus (Ryther et al., 1975). Plusieurs espèces de Spionidés et de Capitellidés sont relativement faciles à élever au laboratoire à partir de larves récoltées dans le plancton (Chu et Levin, 1989). Ainsi, l’élevage en cycle complet de Spionidés a été réalisé pour les espèces Malacoceros fuliginosus (Guérin, 1987), Boccardia semibranchiata (Guérin, 1991) et Streblospio benedictii (Levin, 1984). Spio decorus a été élevé jusqu’à l’obtention d’individus adultes matures (Giangrande et al., 1992). Ces résultats suggèrent que plusieurs espèces de Spionidés peuvent être élevées dans les bacs contenant des poissons ou des crustacés de façon à suppléer leur alimentation. De plus, les Spionidés et Capitellidés sont capables de fournir des larves de petite taille en grande quantité qui peuvent servir de proies aux stades juvéniles de poissons et de crustacés (Guérin, 1978). La présence de proies dans un élevage d’animaux même conditionnés à accepter de la nourriture artificielle ne peut que satisfaire l’instinct de chasseur de ces animaux et contribuer à leur assurer une croissance plus rapide et plus harmonieuse. - 133 - Journées Biologiques du Parc Phœnix – Nice, 1 et 2 avril 2004 Mém. Inst. Océano. P. Ricard 2004, pp : 129-136 CONCLUSION Utilisés principalement en tant qu’appâts de pêche pendant des siècles, les vers marins intéressent à l’heure actuelle l’industrie aquacole. Le développement récent de l’élevage de vers marins à l’échelle industrielle ouvre de nouveaux débouchés qui touchent les écloseries de crustacés et de poissons. En outre, les vers marins peuvent être utilisés comme source de protéines, lipides, acides aminés et vitamines pour l’alimentation des poissons et des crustacés d’importance économique et offre une alternative intéressante aux aliments à base de chair et d’huile de poissons couramment utilisés dans ces élevages. De plus, des extraits de vers marins rendent les aliments plus appétents et provoque une alimentation accrue comme cela a été constaté au niveau des élevages de soles. L’intérêt des vers marins du point de vue de l’aquaculture va inévitablement provoquer une demande supplémentaire qui ne pourra pas être assurée par la collecte artisanale sur l’estran. L’élevage des vers marins revêt donc une importance économique beaucoup plus grande que leur seule utilisation en tant qu’appâts de pêche. REFERENCES Brienne, H., Marteil, L. (1968). L’arénicole (Arenicola marina). Sciences et Pêches. Bull. Inst. Pêches Marit., 173:1-7. Chang, E., O’Connor, J. (1983). 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Le poussin est alors placés dans une couveuse fermée dont la température sera maintenue entre 35 et 37 C, puis elle sera diminuée progressivement au fur et à mesure du bon développement du poussin. Le temps d'incubation en couveuse artificielle étant un peu plus long que le temps d'incubation naturel, les poussins à l'éclosion seront plus faible et vont pendant les 3 premiers jours avoir tendance à perdre du poids et à se déshydrater. Les premiers repas auront donc pour but de limiter au maximum la déshydratation de l'animal mais aussi de leur permettre d'éliminer toutes les substances présentes dans le vitellus de 1'oeuf et accumulées avant l'éclosion. Pour cela ces repas seront composés essentiellement de solution isotonique et ce pendant 3 à 4 jours. LES LIEUX D’ELEVAGE Après quelque temps (environ 3 semaines), lorsque le poussin aura atteint un certain poids et que son duvet sera apparu il sera transféré de la pièce appelée “écloserie” où avait eut lieu l'incubation à une pièce appelée “crèche”. Dans la crèche, le poussin sera placé dans une couveuse ouverte (couveuse d'élevage de rongeurs) avec une lampe de chauffage dont on pourra faire baisser la température quasiment quotidiennement d'un ou deux degrés. Puis lorsque l'on aura atteint d'environ 20 C, température ambiante de la pièce, les poussins seront placés dans une pièce annexe de la crèche où une climatisation assure une température ambiante située entre 10 et l2 C et où les poussins à même le sol pourront gambader à leur grés. Enfin; dés qu'ils seront assez grand ils seront mis à la “manchotière” où ils pourront s'intégrer à là colonie du Marineland et petit à petit devenir moins dépendant de notre présence pour s'alimenter. Ainsi, la température est un facteur très important que l'on doit surveiller de très près car les manchots, et encore plus les poussins, sont adaptés et peuvent résister dés leur plus jeune âge à - 137 - Journées Biologiques du Parc Phœnix – Nice, 1 et 2 avril 2004 Mém. Inst. Océano. P. Ricard 2004, pp : 137-141 des températures très froide, mais “un coup de chaud”, c'est à dire une augmentation brutale de quelque degrés peut 1es tuer en quelque heures. LE PROTOCOLE D’ELEVAGE DES BEBES MANCHOTS Les poussins de manchots royaux, gorfous sauteurs, ainsi que tous les autres manchots du parc sont élevés suivant 1e même protocole, qui a été établi lors de l'arrivé des premiers manchots. Ce protocole nous donne le nombre de repas à effectuer, nous informe sur la façon de préparer la nourriture des bébés et nous indique enfin la quantité de vitamines à donner à l'animal. a) Préparation de la nourriture La nourriture des bébés manchots est appelée “MIX”. Le MIX est un mélange de plusieurs ingrédients qui seront broyés dans un mixeur, afin de former une bouillie qui servira à nourrir le poussin. La recette de ce mélange a été établie à partir d'études qui avaient été faite sur la substance que les manchots adultes régurgitent et qui sert à nourrir les poussins. La recette du MIX est la suivante : 300 ml d’eau minérale. 250 g de sprats. 100 g de calamars. 3 g de gluconate de calcium. 7,5 ml de Zoolyte. L'eau minérale utilisée est de l'eau classique du commerce. On utilise du sprat, il s'agit d'un petit poisson de la famille des harengs et qui n'est pas plus gros qu’une sardine. Le calamar lui va subir un soin particulier ; il sera totalement vidé, la peau sera minutieusement enlevée et très important, la plume sera enlevée, car peau et plume ne sont pas broyés par le mixeur et risquent de causer quelques ennuis lors du nourrissage. Le MIX est enrichit de gluconate de calcium nécessaire à la bonne formation des os des bébés manchots. Le Zoolyte est la solution isotonique, riche en vitamines, minéraux, enzymes et acides aminés, dont nous avons déjà parlé plus haut. Il s'agit d'une poudre que l’on va diluer dans l'eau selon des doses définies par 1e fabricant (cf. étiquette ci dessous). Le Zoolyte est utilisé à la base comme solution de perfusion que l'on donne à des animaux malades ou fortement déshydratés afin de leur redonner des forces. Dans notre cas, le Zoolyte est utilisé pour ces mêmes propriétés mais 1e mode d'administration sera différent puisque ici il est incorporé directement à la nourriture. Les différents ingrédients cités seront disposés dans un mixeur qui va les broyer. Le mixeur va effectuer quatre cycles d'environ 2 minutes chacun, chaque cycle étant séparé par une pause de quelques minutes pour que les gros morceaux tombent au fond et que la température de la mixture ne monte pas trop haut. Au final on obtiendra une bouillie de couleur verdâtre qui doit contenir absolument aucuns morceaux. - 138 - Journées Biologiques du Parc Phœnix – Nice, 1 et 2 avril 2004 Mém. Inst. Océano. P. Ricard 2004, pp : 137-141 Le MIX obtenu sera ensuite réparti dans plusieurs pots : autant de pots que de repas. Puis chaque pot sera conservé au frigo jusqu'à son utilisation. La nourriture étant préparée le matin et servira jusqu’au repas du lendemain matin, c'est à dire donc pour 24 heures. b) Nombre de repas et vitamines Le même protocole nous indique le nombre de repas à effectuer, c'est à dire 4 repas de MIX par jours, à des heures bien définies de façon à laisser entre chacun des repas un intervalle de temps suffisant pour que le poussin puisse bien digérer. Lors du repas, le MIX préparé sera sorti du frigo et réchauffé au bain-marie pour qu'il soit à une température entre 34 et 36 C. Il sera également additionné de vitamines qui auront été préalablement broyées dans un mortier, pour permettre une meilleure dissolution dans le MIX. On rajoute des vitamines (aquavits et vitamines B1) dans le MIX, car le poisson utilisé est congelé afin d'éliminer tout risque de présence de bactéries ou de parasites pouvant être néfaste pour les animaux, mais il perd toutes ses vitamines lors de la décongélation. Suivant l'évolution pondérale de chaque poussin, le nombre de repas sera diminué. En fait au début la quantité de MIX est déterminée en fonction du poids de chacun : 10% du poids du matin, puis au fur et à mesure de la croissance de l'animal la qualité et la quantité du MIX va évoluer : - les premiers repas se composent de 50% de MIX (à base de sprat, de calamars et d'eau) et de 50% de solution de Zoolyte, pour éviter la déshydratation, - puis on ne donnera que du MIX, sans Zoolyte en plus pour obtenir un repas plus consistant, - l'étape suivante consiste à retirer le Calamar de la composition du MIX et de ne faire plus, que trois repas, par jours, - puis on ne donnera plus de MIX et on fera 3 puis 2 repas de sprat par jour, - et enfin on passera à des repas uniquement composés de harengs. Ces changements de régimes alimentaires se feront en fonction de chaque animal, de son aptitude à s'adapter à ces changements sans que se soit pour lui une période désagréable. c) Le suivi de l'évolution pondérale Le suivi du poids va permettre d'adapter le régime alimentaire de l'animal en fonction de ses besoins métaboliques. A chacun des repas le poussin est soigneusement pesé ce qui nous permet de déterminer son poids avant et après la prise de nourriture. On pourra ainsi calculer la perte entre deux repas, la quantité assimilée et plus important la prise de poids journalière grâce à laquelle nous pouvons suivre quotidiennement l'état de santé du. poussin. d) Le nourrissage des bébés manchots Le matériel nécessaire au nourrissage est le suivant : Un pot de MIX vitaminé, réchauffé à 35 C au bain-marie. Une seringue en plastique. - 139 - Journées Biologiques du Parc Phœnix – Nice, 1 et 2 avril 2004 Mém. Inst. Océano. P. Ricard 2004, pp : 137-141 Une sonde de gavage pour nourrisson préalablement coupée à la dimension du manchot. Une balance. Un thermomètre. Dés que le MIX est à la bonne température, le poussin est sorti de sa couveuse et est placé sur la balance, on note son poids et on commence le nourrissage. II va devoir mangé une quantité de MIX calculée en fonction de son poids du matin (10% de son poids du matin). Pour cela on va demander un réflexe au poussin ; il s'agit d'imiter la position du bec de sa mère avec nos doigts de façon à ce que le poussin se redresse, se positionne sur la pointe des pattes Et se mette à avaler. Le réflexe se fait en formant un “U” renversé avec le pousse et l'index, que l'on met en contact avec le haut du bec de l'animal. Pour les manchots de petite taille (petit bec), le réflexe peut se faire de la même façon entre l’index et le majeur. Pour les droitiers, le réflexe se fait de la main gauche et on nourrit avec la main droite. Ce réflexe est inné pour l'animal et en reproduisant ce comportement cela nous permet de connaître l'état de santé de l'animal, en effet s'il ne donne pas de réflexe lors du repas cela peut signifier soit qu'il n'a pas faim ou alors que ça ne va pas bien du tout. Dés que l’on a obtenu le réflexe on introduit dans le bec la sonde fixée sur la seringue remplie de MIX. La sonde est aussitôt avalée par l'animal et descend jusque dans son estomac. On peut alors commencer à le nourrir jusqu'à ce qu’il arrête d'avaler. A ce moment là on retire la sonde et on lui laisse le temps de tout avaler. Le passage de la sonde se fait sans frotter les parois buccales ce n'est donc pas douloureux pour l'animal. On va répéter l'opération plusieurs fois jusqu'à l'obtention du poids prévu ou jusqu’à ce qu'on n'obtienne plus de réflexe, ce qui signifiera dans ce cas que le poussin a assez mangé et qu’il souhaite retourner dormir. On pèse à nouveau le poussin après le repas puis on le remet dans sa couveuse. Après le repas le MIX restant est mis à la poubelle, sondes et seringues sont minutieusement lavées afin d'éviter que des résidus de nourriture s’y déposent. e) Nourrissage des manchots adultes Pour les adultes de la Manchotière le mode de nourrissage est plus simple : ils mangent des poissons entiers qui sont des harengs, quelques maquereaux et du sprat. Le repas se constitue de 21 Kg de poissons dont 12 Kg de sprat et 3 Kg d'entiers (harengs et maquereaux) répartis dans le bassin qu’ils iront pêcher eux mêmes, et 6 Kg d’entiers donnés à la main sans réflexe aux anciens bébés arrivés en avril 2002 au Parc déjà assez grands pour être intégrés à la colonie. Cette quantité est donnée en deux fois ; un repas est effectué le matin et un autre l'après midi. - 140 - Journées Biologiques du Parc Phœnix – Nice, 1 et 2 avril 2004 Mém. Inst. Océano. P. Ricard 2004, pp : 137-141 Pour eux aussi et pour les mêmes raisons on rajoute des vitamines : 30 demi aquavits. 30 vitamines E. On disposera un demi aquavits et un comprimé de vitamine E (elle permet d'éviter l'accumulation des graisses autour des organes) dans chaque sprat sans trop l'endommager, car ce sont des poissons que mangent très facilement les manchots et ils ne trient pas les vitamines qui s'y trouvent. Pour les manchots Humboldt qui ne se trouvent pas au même endroit, le nourrissage se fait de la même façon en mettant le poisson dans l'eau. La différence étant que eux ne mangent que du sprat dans lequel on dispose 15 demis comprimés d’aquavits. - 141 - Journées Biologiques du Parc Phœnix – Nice, 1 et 2 avril 2004 Mém. Inst. Océano. P. Ricard 2004, pp : 143-149 LA PREPARATION DE L’ALIMENTATION POUR LES ANIMAUX SAUVAGES ET DOMESTIQUES Sylvain GRESILLON S.A. Saint Laurent, Zone Industrielle du Bouillon, 79430 LA CHAPELLE SAINT LAURENT POURQUOI SAINT LAURENT ? Certes implantée à la Chapelle Saint-Laurent depuis 1983, le nom de la société est né du fleuve Saint-Laurent au Canada. Celui-ci gèle en hiver et permet ainsi aux attelages de chiens de traîneaux de traverser le fleuve. Leurs rations alimentaires sont alors congelées du fait des températures hivernales, les chiens consomment donc leur viande gelée. L’orientation actuelle de la société est née de mon enfance passée dans les cirques au milieu des dompteurs et des dresseurs. SAINT LAURENT, COMMENT ? En 1985, la gamme de produits « Mister Chien » voit le jour. Le logo est naturellement repris de l’idée de départ : des huskys tirant un traîneau. A cette époque, seule de la viande de bœuf en quartiers est livrée aux zoos et cirques. Afin de se développer, et de faciliter le travail des soigneurs animaliers qui n’ont pas nécessairement la formation adéquate pour désosser et découper la viande, le concept des rations individuelles est lancé. Tout d’abord, une gamme de produits pour carnivores est développée puis pour d’autres espèces ayant également besoin de matières protéiques. Le résultat des observations effectuées au Canada (Cf Pr. Voltaire de Maisons-Alfort) combinées à mon expérience dans les cirques m’a conduit à mettre en place une structure permettant de congeler des portions individuelles de viande pour l’alimentation des félins ainsi que toutes sortes de produits protéinés. Aujourd’hui, l’évolution de Saint-Laurent se fait en restant à l’écoute des besoins des parcs zoologiques via les soigneurs et les vétérinaires qui sont directement en contact avec les animaux. LES PRODUITS SAINT LAURENT Les viandes : bœuf, poulets, poussins, cailles, rats et souris, etc… Les poissons : harengs, maquereaux, sprat, éperlans, tacauds, crevettes, calmars, etc… Les insectes : grillons, criquets, blattes, etc… - 143 - Journées Biologiques du Parc Phœnix – Nice, 1 et 2 avril 2004 Mém. Inst. Océano. P. Ricard 2004, pp : 143-149 Les différentes sources de matières premières et la législation : - Les viandes de bœuf et de volaille achetées en abattoirs proviennent de saisies techniques et sanitaires comme établi dans l’arrêté du 3 mai 1957 modifié en 1962 puis en 1974, et repris dans le règlement CEE 1774-2002 par la dérogation de l’article 23 qui autorise la collecte des produits de catégories 2 et 3 pour l’alimentation des animaux sauvages. Ces viandes sont principalement des cachexiques communément appelées pampines, des hydroémiques, des hydrocachexiques et des viandes surmenées. Les viandes saisies sont systématiquement dénaturées avec de la farine de luzerne afin qu’elles ne retournent pas à la consommation humaine. Cette dénaturation est obligatoire pour toutes les viandes saisies. D’autres méthodes sont autorisées mais ne conviennent pas à l’alimentation animale : pétrole ou colorants tels que le bleu de méthylène ou le jaune tartarin. Conformément au règlement CE 999/2001 entré en vigueur le 1er juillet 2001, nous disposons d’une autorisation nous permettant de détenir des viandes sur os de bovins de 12 mois et plus et de procéder à leur désossage. Ce règlement détaille la liste des MRS, et prévoit le retrait des os de colonne vertébrale et des apophyses. Ces mesures assurent le contrôle et l’éradication de certaines encéphalopathies spongiformes transmissibles. De plus, l’article 18 nous permet d’être reconnu par la DSV et le ministère de l’agriculture via un numéro d’agrément européen (7907602). Afin de garantir l’identification et la traçabilité des marchandises, les portions sont emballées dans des cartons portant une inscription précisant la date de fabrication, la composition du produit ainsi que le numéro d’agrément. - Les poussins : proviennent de couvoirs agréés, livrés avec un certificat sanitaire. Les poussins sont des individus de sexé mâle, les femelles étant utilisées dans les élevages de poules pondeuses. - Les cailles : élevées pour la consommation humaine étant trop grasses pour les animaux, celles que nous livrons sont pour la plupart produites par un élevage interne de la société. - Les rats et souris : sont issus de divers élevages français et étranger, mais nous devrions commencer, fin 2004 ou début 2005, notre propre élevage afin d’être en mesure de répondre à une demande croissante de bébés roses et de souriceaux. - Plus de 80 % des poissons sont pêchés en mer sur des bateaux usines qui sont capables de congeler immédiatement la pêche à l’aide de congélateur à plaques. Cela garanti une fraîcheur exceptionnelle aux produits. - Les insectes sont produits par un élevage régional de qualité. Cette proximité permet de réduire les délais lors des envois et par conséquent de réduire le taux de mortalité des animaux qui ne sont pas alimentés pendant le trajet. LA QUALITE SAINT LAURENT Acheminement des denrées, préparation et contrôle : Le ramassage des viandes se fait à l’aide de nos propres camions frigorifiques de classe FRCX (Frigorifique de classe C). Les locaux techniques de l’entreprise sont divisés en deux secteurs suivant les normes sanitaires en vigueur. L’un est destiné au désossage et à la découpe des carcasses bovines. Dans un premier temps, les colonnes vertébrales sont retirées dans un local spécifique. Ensuite, la découpe des portions individuelles est réalisée selon les besoins de chaque espèce. Enfin, les morceaux sont passés au tunnel de congélation à -40° C - 144 - Journées Biologiques du Parc Phœnix – Nice, 1 et 2 avril 2004 Mém. Inst. Océano. P. Ricard 2004, pp : 143-149 dans les 24 heures suivant leur arrivée avant d’être stockés en chambre de congélation à -18° C afin de limiter la prolifération de bactéries. Cette technique de conservation permet de garantir la qualité des produits lors de la livraison chez le client. Les autres produits se font dans le second secteur où un laboratoire a été mis en place pour le parage, le broyage, la découpe et l’emballage. Règles pour établir les portions individuelles : Pour les grands félins, comme les lions ou les tigres, une ration d’environ 7 kg de viande avec os est préparée ; pour les petits félins 3,5 kg sont découpés. La présence de l’os est très importante pour l’alimentation des carnivores. En effet, cela leur permet d’agripper leur proie, et d’amorcer le processus de digestion. A partir de ce moment, ils se mettent à saliver ce qui déclenche la sécrétion de sucs gastriques dans l’estomac. Le fait qu’ils soient obligés d’arracher la chair de l’os leur prend du temps. Durant cet instant la viande peut se réchauffer avant d’arriver dans l’estomac ce qui permet une bonne digestibilité. Personnellement je ne suis pas favorable à la viande seule ou hachée même pour faciliter la prise de médicaments ou bien en petites quantités car, le risque de régurgitation devient trop important et très délicat en ce qui concerne le tigre. Les poussins de 1 jour ont été choisis en fonction de leurs qualités nutritives. En effet, à l’éclosion les poussins puisent dans leurs réserves vitellines qui diminuent alors rapidement. Si ils sont euthanasiés suffisamment tôt, ils apportent alors des lipides en grande quantité, et constituent également une source importante de protéines puisque le taux de protéines dans un poussin de 1 jour est d’environ 12 %. Les cailles sont élevées jusqu’à l’âge de quatre semaines au lieu des six semaines prévues en consommation humaine. Ainsi, il est possible d’obtenir une chair présentant un taux de 16 % environ de protéines et de diminuer le taux de lipides. Cette composition est excellente pour les rapaces (en dehors des périodes pendant lesquelles ils doivent garder leur poids de vol). Souris et rats de toutes les tailles pour respecter les cycles et les besoins des différents animaux et ne pas donner de trop grosses rations pour éviter les surcharges pondérales. Par exemple, les serpents de type boa ou python s’alimentent en une prise pour plusieurs semaines, il faut donc respecter ce rythme biologique et leur donner une ration suffisamment importante pour leur permettre de jeûner jusqu’au prochain repas. En ce qui concerne les animaux aquatiques, le procédé est plus simple. La seule difficulté réside dans le fait que le poisson doit être de première fraîcheur pour ne pas véhiculer une odeur de poisson mort comme c’est parfois le cas avec des petits bateaux de pêche qui ramènent le poisson en cale et le congèle à terre. Ces poissons ne doivent être ni vidés ni étêté, et leur taille sera fonction de l’espèce, de l’âge et de la taille des animaux en captivité auxquels ils sont destinés. Ce raisonnement est également valable pour les oiseaux pêcheurs. Je ne parlerai que très peu des insectes étant donné que nous manquons de recul puisque nous venons de démarrer ce produit en collaboration avec un spécialiste d’élevage de notre région. - 145 - Journées Biologiques du Parc Phœnix – Nice, 1 et 2 avril 2004 Mém. Inst. Océano. P. Ricard 2004, pp : 143-149 Autre gamme de produits de Saint-Laurent : Une autre partie de l’activité de Saint-Laurent concerne l’alimentation des animaux domestiques. La gamme de produits est à base de viande crue ; elle est principalement destinée aux chiens de traîneaux, aux meutes, aux SPA, et aux chenils. Cette part de l’activité représente à peine 10% de notre chiffre d’affaire, mais est très intéressante du point de vue de la préparation des rations. En effet, dans certains cas, elles peuvent nous servir de base pour l’élaboration d’aliments pour animaux sauvages. Je pense par exemple à la bouillie de poissons pour les oiseaux mazoutés ou d’un mixte pour oiseaux limicoles constitués de poussins, poissons, cous de poulets, et farine de soja. Pour toutes ces rations broyées, il est possible de reprotéiner le produit avec une préparation à base de farine de soja (1/3 soja, 2/3 eau). Exemple d’un schéma de fabrication pour l’aliment « Mister Chien Bœuf Volaille » : pour 300 kg d’aliment : Cornet Préparation au soja (10 kg de soja et 20 kg d’eau) Cous de volailles (120 kg) Viande de bœuf (150 kg) Hachoir Conditionneuse / Calibreuse Sacs Cartons Tunnel de congélation (-40°C ; 1 nuit) Congélation (-20°C) Contrôle des produits : Afin de respecter la qualité Saint-Laurent ainsi que le cahier des charges basé sur la méthode HACCP (Hazard Analysis Critical Control Point) s’y rapportant, un contrôle strict des produits est effectué. - 146 - Journées Biologiques du Parc Phœnix – Nice, 1 et 2 avril 2004 Mém. Inst. Océano. P. Ricard 2004, pp : 143-149 PLAN DE CONTROLE - Réception de la marchandise - - Stockage intermédiaire ETAPE DE FABRICATION Température des produits Aspect : fraîcheur, couleur, odeur, corps étrangers de type bague,… Emballage En cas de doute une analyse bactériologique est effectuée au Laboratoire d’Analyse et de Sécurité Alimentaire (LASA) Dans l’éventualité d’une marchandise de mauvaise qualité ou contaminée, celleci est soit retournée au fournisseur, soit détruite sur place Température du quai ELEMENTS DE CONTROLE Sortie des produits au laboratoire Préparation Broyage Pesage Conditionnement - Température de la viande Aspect : fraîcheur, couleur, odeur, corps étrangers de type bague,… - Poussoirs (fonctionnement de la pompe à vide) Tenue du produit fini - CONTROLE INDEPENDANT ELEMENTS DE CONTROLE En cas de doute : chiffonnette dans les endroits sensibles du laboratoire - 147 - - Analyse bactériologique par le LASA Journées Biologiques du Parc Phœnix – Nice, 1 et 2 avril 2004 Mém. Inst. Océano. P. Ricard 2004, pp : 143-149 PROCEDURE DE NETTOYAGE Matériel et locaux concernés : au laboratoire, au lavage des bacs, au local des os et suif, au local de saisie, et au quai de chargement. QUAND ? QUOI ? - Racler l’eau et les déchets jonchant le sol vers l’égout - Vider le panier dans la poubelle - Empiler les caisses vers la grille d’évacuation - Les Passer au Karcher avec le nettoyant de surface ANIOS ND7 85 à 2% afin d’enlever tous les déchets restants Après chaque journée de Le sol travail Après chaque utilisation Les caisses Après chaque utilisation Les caddies Quand il est visiblement Le transpalette sale Après chaque journée de Les machines travail Après chaque déchargement Les camions Après chaque utilisation La scie Après chaque utilisation Les balances Après chaque utilisation Les tables de découpe Une fois par semaine, à la fin du travail et du nettoyage COMMENT ? Les locaux - 148 - - Passer au jet d’eau - Passer au Karcher avec le nettoyant de surface ANIOS ND7 85 à 2% - Les nettoyer au Karcher avec le produit ANIOS ND7 85 à 2% - Temps de contact : 3 min - Rincer - Passer le Karcher à basse pression sur la lame avec le nettoyant de surface ANIO ND7 85 à 2% - Nettoyer les balances avec une éponge - Rincer - Retirer l’eau - Passer au Karcher avec le nettoyant de surface ANIOS ND7 85 à 2% - Pulvériser le produit (traitement d’ambiance) ANIOS R88 à 8 ml par m3 d’air (ex : pour le labo de 292 m3 il faut 2,4 L) - Laisser en contact 3 heures, sans présence humaine Journées Biologiques du Parc Phœnix – Nice, 1 et 2 avril 2004 Mém. Inst. Océano. P. Ricard 2004, pp : 143-149 LISTE DES DANGERS POTENTIELS NATURE DU DANGER I. Dangers microbiologiques Bactéries pathogènes tels que salmonelles, Escherichia coli, staphylo-pathogènes, anaérobie II. Dangers physiques Fer : bagues, crochets, vis, couteaux III. Dangers biologiques - Insectes ORIGINES POSSIBLES MOYENS DE LUTTE - Matières premières contaminées - Environnement - Cahier des charges contrôle produits et nettoyage - Hygiène des locaux et du matériel - Matières premières, résidus de labels - Usure des machines - Cahier des charges contrôle produits et nettoyage - Maintenance de prévention - Matières premières, air, environnement - Empêcher leur intrusion dans les bâtiments - Nuisibles : souris, rats, - Environnement et leurs excréments - Empêcher leur intrusion dans les bâtiments - Intervention des établissements Nicol Hygiène DANS LE FUTUR - Toujours veiller à la qualité des produits notamment d’un point de vue bactériologique - Poursuivre la recherche d’aliments appétents et équilibrés. Par aliments appétents, il est entendu que l’apparence et la fraîcheur des produits sont pris en considération mais qu’aucun additif n’est ajouté. En effet, les rapaces sont, par exemple, sensibles à l’aspect duveteux d’un poussin ou d’une souris. Ces animaux congelés doivent par conséquent être conservés en maintenant leur aspect extérieur le plus proche possible de celui de l’animal vivant. - Distribution et développement de produits déshydratés de type « croquettes Mazuri » mais élaborés en collaboration avec un département recherche et développement et les soigneurs animaliers des parcs zoologiques. Cette méthode de travail permet d’être constamment à l’écoute des besoins des parcs animaliers et de leurs animaux, et donc de mieux répondre à leurs attentes. - 149 -