Oltre la Krisis: letterature nazionali, letteratura europea, Weltliteratur

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Oltre la Krisis: letterature nazionali, letteratura europea, Weltliteratur
Gli scrittori che hanno inventato la letteratura europea, da un'idea di G.Mazzini: rifondare la letteratura nazionale per un pubblico europeo,
Universität Innsbruck, 15-16 febbraio 2013
Oltre la Krisis: letterature nazionali, letteratura europea, Weltliteratur.
E. Auerbach e E. R. Curtius
Roberto Antonelli
Università di Roma La Sapienza
Gli unici due libri che veramente hanno affrontato la letteratura europea come un insieme
solidale e autonomo rispetto alle letterature nazionali e alle letterature di altri continenti sono
Europäische Literatur di E. R. Curtius e, in misura certo meno esclusiva ma egualmente
fondamentale, Mimesis. Dargestellte Wirklichkeit in der abendländischen Literatur di E. Auerbach. I
due, per quanto divisi e fra loro perfino ostili da un punto di vista metodologico e storico-culturale,
hanno però tentato di rispondere ad una stessa domanda: come superare la crisi della cultura e della
letteratura europea, il pericolo di un suo collasso? È proprio dalla coscienza della Krisis che parte la
loro ricerca e quindi la possibilità stessa di una letteratura europea, in termini diversi dal passato. La
relazione tenterà di verificare tale assunto e di rispondere alle domande che la questione pone per il
futuro della letteratura europea e della sua funzione nell’epoca della globalizzazione.
Roberto Antonelli, Professore di Filologia romanza alla "Sapienza", Università di Roma. I suoi studi vertono
soprattutto sulle origini e sullo sviluppo delle letterature romanze fino al XIV secolo. Ha rivolto particolare
attenzione alla lirica italiana e occitanica e al «romanzo» anglo-normanno, dal punto di vista della struttura
formale, ponendo l'accento sugli aspetti storici e culturali. Seguendo questa prospettiva, ha studiato le
connessioni fra tradizione e innovazione e la posizione di studiosi e intellettuali nella società medievale e in
quella moderna. Ha introdotto molte innovazioni negli studi di metrica e ha aperto due prospettive del tutto
nuove nel metodo filologico: la "filologia materiale" ("Material Philology", 1991) e la "filologia del lettore"
("Philology of the Reader", 1992/2002). È autore di più di 150 libri e saggi. È curatore e traduttore della versione
italiana di E. R. Curtius, Europäische Literatur und lateinisches Mittelalter, Firenze 1992; negli ultimi dieci anni
ha diretto molti progetti di ricerca sulla letteratura e sulla cultura europea, pubblicando diversi libri e saggi su
questo campo di ricerca.
Libri (selezione): Letteratura europea. Il canone, R. Antonelli, G. Paradisi, M. S. Sapegno (eds.), Roma,
Dipartimento di Studi europei, americani e interculturali, 2012; Dante e le origini dell’intellettuale moderno,
Roma, Il Bagatto, 2011; R. Antonelli – Maria Serena Sapegno, Il senso e le forme. Storia e antologia della
letteratura italiana, 1. Dalle Origini al Trecento, Firenze, RCS- La Nuova Italia 2011, pp. 2-491; R. Antonelli –
Maria Serena Sapegno, Il senso e le forme. Storia e antologia della letteratura italiana, 4. Da Leopardi al
romanzo della crisi, Firenze, RCS- La Nuova Italia, 2011; R. Antonelli – Maria Serena Sapegno, Il senso e le
forme. Storia e antologia della letteratura italiana, 5. Dalle avanguardie al secondo Novecento, Firenze, RCS- La
Nuova Italia, 2011; Giacomo da Lentini, Rime, ed. e commento a cura di R. Antonelli, Arnoldo Mondadori editore,
Milano 2008; R. Antonelli – Maria Serena Sapegno, L’Europa degli scrittori. Storia, centri, testi della letteratura
italiana ed europea, 1a. Dalle Origini al Trecento: la formazione del canone, Firenze, RCS- La Nuova Italia, 2008;
R. Antonelli – Maria Serena Sapegno, L’Europa degli scrittori. Storia, centri, testi della letteratura italiana ed
europea, 3a. 1860-1900: la letteratura dell’Italia unita e la grande Europa, Firenze, RCS-La Nuova Italia, 2008; R.
Antonelli – Maria Serena Sapegno, L’Europa degli scrittori. Storia, centri, testi della letteratura italiana ed
europea, 3b. 1900-1945: modernità e crisi, Firenze, RCS-La Nuova Italia, 2008; R. Antonelli – Maria Serena
Sapegno, L’Europa degli scrittori. Storia, centri, testi della letteratura italiana ed europea, 3c. 1945-2000:
letteratura, ideologia e industria culturale, Firenze, RCS- La Nuova Italia, 2008; La costruzione del testo
poetico (ed.), Roma, Aracne, 2004; I magazzini della memoria. Luoghi e tempi dell’Europa, Firenze, San
Zanobi, 2000; Curatela e introduzione di E. R. Curtius, Letteratura europea e Medio Evo latino, a c. di R. A.,
Firenze, La Nuova Italia, 1992 («Classici 1»).
Gli scrittori che hanno inventato la letteratura europea, da un'idea di G.Mazzini: rifondare la letteratura nazionale per un pubblico europeo,
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Un’idea di Europa
Remo Ceserani
Università di Bologna
1. Lo spazio dell’Europa - forti mutazioni nel tempo; spostamenti dei confini e dei centri di
gravità; le differenziazioni interne. Le parole dello storico Marc Bloch. Uno spazio affollato di
popoli e culture. Immigrazioni ed emigrazioni. Due modelli a confronto: assimilazione e
integrazione. La complessa situazione delle lingue europee.
2. Un’idea di Europa - L’Europa della mitologia e della realtà. Due concezioni a confronto:
identità e appartenenza. Le radici culturali dell’Europa. Rivendicazioni di unità contrapposte
alla considerazione positiva delle differenze.
3. Un caso esemplare (forse un modello per tutto il continente): la federazione svizzera. La
critica dei miti di fondazione, la ricerca di altre forme di identità, l’accoglienza di esuli e
immigrati, i movimenti integralisti. Il modello della Svizzera per tutta l’Europa seconda Denis
De Rougemont e Peter Von Matt.
Remo Ceserani è stato professore di letterature comparate all’Università di Bologna fino al
novembre 2006. Negli anni seguenti ha insegnato come visiting professor all’ETH di Zurigo,
all’università di San Paolo (Brasile) e a Stanford. Fra i libri più recenti: Raccontare il
postmoderno, Torino, Bollati-Boringhieri, 1997; Lo straniero, Roma-Bari, Laterza 1998,
Guida allo studio della letteratura, Roma-Bari, Laterza, 1999; Treni di carta. L’immaginario
in ferrovia, Torino, Bollati-Boringhieri, 2002; Nebbia, Torino, Einaudi, 2009 (con Umberto
Eco); Convergenze, sui rapporti fra la letteratura e le altre discipline, Milano, MondadoriPearson, 2010; L’occhio della Medusa. Letteratura e fotografia, Torino, Bollati Boringhieri,
2011; La letteratura nell’età globale, Bologna, Il Mulino, 2012 (con Giuliana Benvenuti);
L’uomo, i libri e altri animali, scritto con l’etologo Danilo Mainardi, Bologna, Il Mulino, 2012.
Ha diretto, con Mario Domenichelli e Pino Fasano, il grande Dizionario dei temi letterari
(Torino, UTET, 2007). Interviste recenti sono apparse in «Studi culturali», «Italian studies»,
«L’immaginazione», «Transpostcross» e «Romance Sphere». È socio corrispondente
dell’Accademia delle scienze di Torino. Di recente ha ricevuto il Premio Feltrinelli
dell’Accademia dei Lincei per la letteratura europea.
Sito-web: www.ceserani.com
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Conscience nationale et culture européenne: l’échappatoire littéraire
Francis Claudon,
Université Paris-Est Val de Marne/Universität Wien
Pendant assez longtemps la France s’est considérée comme la seule littérature digne de ce nom.
Il s’agit bien sûr de la période antérieure à la Révolution française (Cf .L.Réau, «L’Europe française au
siècle des Lumières»). Les questions de littérature européenne ou mondiale ne se posaient même pas
(cf. Rivarol, «Discours sur l’universalité de la langue française»). Ensuite les choses ont changé et les
cosmopolites, les europhiles, les ‘mondialistes’ de l’époque ont semblé des traîtres, ou plutôt: une
littérature nationale semblait incompatible avec une inspiration européenne (Hugo: « Marges de
William Shakespeare » vs Renan : « Qu’est-ce qu’une nation ? »). Même les cours de littérature
oscillaient entre le national et l’Européen (La Harpe vs Fauriel : Histoire de la poésie provençale).
Aujourd’hui les manuels, les diplômes ou les enseignements de littérature européenne (il n’en
manque pas, surtout en Italie et chez les anglo-américains) semblent faits pour devenir le refuge de
ceux qui n’ont pas la force, pas la science d’être d’abord des spécialistes «nationaux». Et les
comparatistes se sentent tous visés à cet égard. On voudrait ici cerner quelques parallèles ou quelques
moments clés :
- La Harpe : « Lycée » // Voltaire : « Le Siècle de Louis XIV »
- Fauriel et Manzoni «Lettre à M. Chauvet » //Stendhal : « Racine et Shakespeare »
- Taine//Ph. Chasles
- Hofmannsthal//Curtius//Du Bos//Gide
Pour expliquer que : 1) la littérature européenne est un ensemble de littératures nationales, mais
regardées avec d’autres lunettes ; 2) l’aura, l’ «ambitus» européens se développent peut-être surtout
chez les déracinés et les apatrides (Morand, Nabokov, Borges)
Francis Claudon (1944) est Professeur de Littérature générale et comparée à l’Université Paris -Est
(émérite) et à l’Universität zu Wien. Etudes supérieures à la Sorbonne (agrégation de lettres, histoire,
musicologie), doctorat d'Etat en 1977. Depuis 1977 il a donné des conférences, pour l’Alliance
Française et comme « professeur invité » dans les Universités de Carleton à Ottawa , McGill à
Montréal, Köln, Catania, Padova, Torino, Rabat, Bucarest, Iasi, Pékin, Brno. Il est spécialisé dans les
relations interculturelles en Europe centrale, le Romantisme, les rapports littérature/musique,
singulièrement l’Opéra, ainsi que Stendhal, Vivant Denon, Chopin, Mozart, Liszt. Son dernier livre
était Goethe, essai de biographie (Paris, Kimé,2011), son dernier article s’intitulait : « Louis Farjon et
les ‘chinoiseries’ dioises », (in :Le Livre du monde et le monde des livres, Paris, PUPS 2012).
Livres (une selection) : L'opéra en France, Nathan, 1984 ; Le Voyage romantique, Ph.Lebaud,
1986 ; La Musique des Romantiques, PUF, 1992 ; Précis de littérature comparée (en collaboration
avec K.Haddad-Wotling), Armand Colin, « 128 », 1992 ; Dictionnaire de l'opéra-comique français
(sous la direction de F.C.) , Peter Lang, Bern, 1995 ; Vivant Denon , actes des colloques de 1997, 1999,
2001, trois volumes, textes recueillis par F.C. et B.Bailly, UTB, Chalon sur Saône ; Henri Beyle, un
écrivain méconnu:1797-1814,textes recueillis par M.Arrous,F.Claudon & M.Crouzet, Kimè, 2007 ;
Constitution du champ littéraire (limites,intersections,déplacements), textes recueillis par P.Chiron &
F.Claudon,L'Harmattan, 2008 ;Transfigurer le réel:Aloysius Bertrand et la fantasmagorie, textes
recueillis par F.Claudon et M.Perrot, Centre Georges Chevrier, Dijon, 2008.
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“To be Flemish in order to become European” – August Vermeylen and Flemish (Belgian Dutch) Literature
Theo D’Haen
University of Leuven
The Flemish writer, academic and politician August Vermeylen (1872 – 1945) was one of the first
Flemish writers that could uninhibitedly use his native language in order to write fiction, journalism, and essays.
An even only slightly earlier generation of Flemish writers, such as the internationally renowned Emile
Verhaeren and Maurice Maeterlinck, but also less known but still important authors such as Georges Eekhoud,
Franz Hellens, Max Elskamp and Marie Gevers, still had seen themselves forced to write in French because of
political, economic, and educational conditions in nineteenth-century Belgium, even though their home language
was Flemish. This language, however, was regarded as merely a peasant patois, rather than as a language of
culture, by the Belgian establishment, which largely consisted of an alliance between the Catholic Church and by
the masters of finance and industry who all, because of the particular conditions under which the Belgian state
had come into existence, favored French over Dutch, and for whom the use of the French language in all matters
official and cultural indeed formed one of the foundations of that state. At the same time, the idea of a “Flemish”
identity to the Belgian state, harking back to the Medieval and Renaissance splendor of the so-called Flemish
Primitives in painting, of Flemish polyphony in music, and to the characteristic architecture of Flemish cities
such as Bruges, Ghent and Antwerp, was essential to distinguish the French-language Belgian state from the
powerful neighbor to the South, who throughout had repeatedly tried to “swallow” the territories that eventually,
in 1830, had become “Belgium.” The argument in favor of Flemish writers writing in French was that thus they
had access to a “world”-language, enjoyed wider dissemination, and thus were more “European” than if they
would write in Dutch. Only in 1883 did it become possible to attend secondary school in Dutch in Belgium, even
in the northern part of the country which was, is, and always had been Flemish, that is to say Dutch-speaking,
and which harbored then, and continues to do so today, 60 percent of the Belgian population. Vermeylen, born
in 1872, was one of the first to profit from this possibility. Almost immediately, he became a forceful spokesman
for the Flemish language, literature and culture. Eventually, he would become the first Rector of Ghent
University when in 1930 it started teaching in Dutch (before it had only taught in French), and a socialist
senator. What makes him particularly interesting for the present workshop is an essay that he wrote in 1900,
with the title “”Vlaamse en Europese Beweging” (Flemish Movement and European Movement), in which he
basically upends the claim that for Flemish writers to write in French makes them more European, and argues
that such writers should write in Dutch, because it liberates them from what he calls a “provincial” culture, and
allows them to situate themselves equi-distant from, and between, the three major language and culture areas of
Europe; viz. the French, German and English ones, and thus makes them “truly” European. Vermeylen thus calls,
at one and the same time, for the emergence of both a Flemish AND a European literature, and even sees the two
as inextricably linked, whereby one of course has to qualify the “Flemish” in that equation as potentially
replaceable by any other “smaller” European literature.
Theo D’Haen (Antwerp, Belgium, 1950) is Professor of English and Comparative Literature at the University of Leuven
(Louvain) in Belgium. Before moving to Leuven, in 2002, he served for almost twenty years as Chair of English and American
Literature at Leyden University in the Netherlands, and earlier at Utrecht University, likewise in the Netherlands. He was a
Visiting Professor at the Sorbonne III (2004), Harvard (2007), and Vienna (2011), and a Fulbright Senior Research Fellow at
Harvard (2010). He holds a PhD in Comparative Literature (1981) from the University of Massachusetts at Amherst, where he
held a Teaching Assistantship (1974), Teaching Associateship (1975), and University Fellowship (1976-78). Recent booklength publications in English include: The Routledge Concise History of World Literature (2012), The Routledge
Companion to World Literature (2012, co-edited with David Damrosch and Djelal Kadir), World Literature: A Reader
(Routledge;2013, co-edited with César Domínguez and Mads Rosendahl Thomsen), Literature for Europe? (2009),
International Don Quixote (2009), Cultural Identity and Postmodern Writing (2006), How Far is America From Here?
(2005), Configuring Romanticism (2003), and Contemporary American Crime Writing (PalgraveMacMillan, 2001). He
contributed to the CHLEL volumes on Literatures in the Caribbean (Gen. Ed. A. James Arnold) and International
Postmodernism (Gen. Eds. J.W. Bertens and D.W. Fokkema). He has published some 50 books, as author, co-author, editor,
or co-editor, and some 150 articles, in English, Dutch, and several other languages. He serves as editor of various scholarly
series, and since 1 January 2008 has been editor-in-chief of the European Review (CUP), the journal of the Academia
Europaea. He is or has been advisory editor to several journals in the fields of Comparative Literature, English and American
Literature, and Dutch Literature. He has given guest lectures around the world, and served on the boards of, and organized
world congresses for, the International Comparative Literature Association, the International American Studies Association,
and the Academia Europaea. He served as President of FILLM (2008-2011), and various national associations of American
Studies, holds a doctorate honoris causa from the University of Bucharest, and is Honorary Professor at Jiao Tong University
in Shanghai, PR China. E-mail: [email protected]. More on http://www.kuleuven.be/cv/u0040631.htm and
http://www.arts.kuleuven.be/literary_studies/fiches/theodhaen.htm
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"Peut-on être un écrivain européen?
Limites et aspirations du débat théorique initié par Mazzini".
Pascal Dethurens
Université de Strasbourg
Le titre prévu pour mon intervention pourra être : "Peut-on être un écrivain européen? Limites
et aspirations du débat théorique initié par Mazzini". Je me propose d'étudier comment, dans un
premier temps de la réflexion, on peut mettre en doute la thèse mazzinienne (il n'est pas du tout
certain, pour beaucoup d'écrivains, que l'Europe ait à apporter quelque chose aux différentes
littératures nationales). Puis, dans un second temps, on verra comment un renversement est possible
(chaque littérature nationale pouvant gagner à s'enrichir en puisant aux sources des autres littératures
européennes et, ainsi, contribuer à s'européaniser davantage.
Pascal Dethurens. Né en 1965, ancien élève de l’Ecole Normale Supérieure (1985), agrégé (1988) et
docteur ès Lettres (1994), Professeur de littérature comparée et Directeur de l’Institut de littérature
comparée de l’Université de Strasbourg. Domaines de recherché: L’œuvre-somme au XXe siècle
(Proust, Joyce, Broch, Th. Mann, Musil, Witkiewicz, Pessoa), Le grand théâtre du monde
(Hofmannsthal, Claudel, d’Annunzio, W.B.Yeats, T.S.Eliot, Maeterlinck) , La littérature et l’Europe
(Valéry, Svevo, Gracq, Zweig, Hesse, Spengler, Malraux, Kundera), Relations entre peinture, musique
et littérature au XXe siècle, Les mythes littéraires de la totalité (Faust, Don Juan, Hamlet), Théories du
comparatisme
Principales publications (hors articles): Claudel et l’avènement de la modernité, 570 p., Paris,
Les Belles-Lettres, 1996; Ecriture et culture. Ecrivains et philosophes face à l’Europe (1918-1950), 423
p., Paris, Champion-Slatkine, 1997;Musique et littérature au XXe siècle, 317 p., Actes du colloque de
Strasbourg, 28-29 mai 1997, textes réunis par Pascal Dethurens, Presses Universitaires de Strasbourg,
1998; Le Théâtre et l’infini. Métamorphoses du sacré dans la dramaturgie européenne de 1890 à
1940. Essai sur l’absolu théâtral chez Claudel, Valéry, Maeterlinck, Hofmannsthal, Pessoa, T.S. Eliot,
d’Annunzio, W.B. Yeats, J.M. Synge, Valle-Inclan et Witkiewicz, 390 p., Editions Eurédit, Mont-deMarsan, 1999; Pessoa, Actes du colloque international de Cerisy-la-Salle, 3-10 juillet 1997, textes
réunis par Pascal Dethurens et Maria-Alzira Seixo, 527 p., Paris, éditions Christian Bourgois, 2000;
Fin d’un millénaire. Rayonnement de la littérature comparée, 269 p., Actes du colloque international
de Strasbourg, 25-27 novembre 1999, textes réunis par Pascal Dethurens et Olivier Bonnerot, Presses
Universitaires de Strasbourg, 2000; Une Amitié européenne. Nouveaux horizons de la littérature
générale et comparée. Mélanges offerts à Olivier-H. Bonnerot, 218 p., textes réunis par Pascal
Dethurens, Paris et Genève, Champion-Slatkine, 2002; De l’Europe en littérature. Création littéraire
et culture européenne au temps de la crise de l’esprit (1918-1939),548 p., Genève, Droz, 2002;
Thomas Mann et le crépuscule du Sens, 550 p., Genève, Librairie Georg, 2003; Pessoa, l’oeuvre
absolue, 356 p., Gollion, éd. Infolio, 2006; Peinture et littérature au XXe siècle, préface de Michel
Butor, 480 p., sous la direction de Pascal Dethurens, Presses Universitaires de Strasbourg, 2007;
L’Europe de A à Z. Une petite encyclopédie illustrée des idées reçues sur l’Europe, 189 p., éd. Infolio,
Gollion, 2007; L’Homme aux livres. généalogies du lecteur et de l’écrivain dans l’art, Paris, éditions
Hazan, 317 p., 2008; Ecrire la peinture. De Diderot à Quignard, Paris, Citadelles & Mazenod, 2009;
Interrogations d’aujourd’hui. Broch, Musil, Joyce, Gide, Thomas Mann, Pessoa, Witkiewicz,
Nabokov, 327 p. (à paraître).
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Übersetzen als Instrument der literarischen Erkenntnis
La traduzione come strumento di riconoscimento letterario
Johann Drumbl
Universität Bozen
Università di Bolzano
Die Perspektive der Weltliteratur war von Anfang an auf die Aneignung der „anderen“
Literaturen durch Übersetzen in die eigene Sprache ausgerichtet. Goethe hat mit seinem
Divan eine exemplarische Aneignung erbracht, die vielleicht immer noch eine ungenügende
Würdigung erfahren hat. In meinem Beitrag untersuche ich Goethes Alterslyrik unter dem
Gesichtspunkt von Sprachen- und Grenzen-überschreitenden Merkmalen, die sich erst im
Sprachkontakt aufzeigen lassen.
La prospettiva della Weltliteratur veniva adottata fin dall'inizio attraverso
l'appropriazione di "altre" letterature per mezzo della traduzione nella propria lingua. Goethe
con il suo Divan ha offerto un esempio esemplare di appropriazione, che non ha forse ancora
ricevuto un adeguato apprezzamento. Nel mio contributo analizzo i caratteri della lirica di
Goethe dal punto di vista del superamento delle frontiere e delle lingue, come si mostrano nel
contesto del contatto fra lingue.
Keywords: Weltliteratur, Goethes Alterslyrik, literarische Übersetzung, Sprachkontakt.
Johann Drumbl, Sito web:
http://www.unibz.it/it/organisation/viewstaffpdf.customhandler?personid=60
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Les choix d’Hélène Vacaresco
Hélène Lenz
Université de Strasbourg
Aristocrate franco-roumaine ayant acquis en France un statut d'intellectuelle
exceptionnel pour son époque, Hélène Vacaresco (1864-1947) aura ajouté à une aura de poète,
romancière, mémorialiste, critique, traductrice une activité de diplomate fondatrice
d’institutions et concepts humanitaires/ culturels. La Princesse Bibesco a écrit «La Nymphe
Europe», elle a été l'intime de politiciens, Anna de Noailles a côtoyé des auteurs célèbres et
créé le Prix Femina. Sur ce point, Hélène Vacaresco s'est égalée à ses deux compatriotes: son
Prix Femina Vacaresco récompensera après 1968 Marguerite Yourcenar avant Claude Vigée.
Toutefois si un ouvrage récent l'a montrée comme «une grande Européenne» ( C. Turcu,
1996), c'est surtout parce que ses interventions à la S.D.N. ont discuté des phénomènes
mondialisant l'information artistique: - l'irruption du cinéma, - la nécessité de classifier
l'activité de traduction proliférante, - la difficulté d'affirmation de petits pays telle la
Roumanie dont elle même a transposé des œuvres littéraires et tenté dans sa création en
français de souligner l'esprit d'universalité. Si l'Europe savante, artistique, de H. Vacaresco est
en grande part méditerranéenne, telle celle de son ami P. Valéry, elle est aussi française ( elle
admire Bergson) et allemande ( son goût pour Nietzsche), en fonction sans doute des
positions pro-allemandes de la Roumanie qu'elle veut expliquer à André Lebrun. Enfin, le
vieux continent culturel sur lequel elle invite tout acteur culturel à se pencher est celui des
réfugiés et populations frappées par les paris politiques de puissances aveugles à leur sort.
C'est pourquoi ses choix de grande dame des lettres héritière de Parnassiens peu impliqués
politiquement rejoint en fait des préoccupations humaines, idéologiques apparemment à
l'opposé de sa caste sociale: celles d'un Tristan Tzara, d'un Benjamin Fondane.
Hélène Lenz, Université de Strasbourg,Faculté des Langues Vivantes et Cultures Etrangères,
Directrice section de roumain/ Département d’Etudes roumaines,Institut d’Etudes romanes.
Co-directrice EA 4376 (Culture et Histoire dans l’Espace Roman). Docteur de troisième cycle
(1980). Docteur d’Etat en Langues romanes (2004). 60 articles de recherche (littérature/
linguistique/ civilisation) publiés en revues. Environ 40 auteurs roumains traduits en français
en revues ou en volumes (8) dont : Solomon Marcus, Ana Blandiana, Mircea Cărtărescu, Paul
Goma, Benjamin Fondane. Publications récentes (direction) : - « Voisins, Frontières,
Ouvertures », reCHERches n°3, Université de Strasbourg, 2009, 121 p. – « Cultures et arts :
Roumanie, Bulgarie », reCHERches n°7, Université de Strasbourg, 2011, 384 p. – « Ecrire
ailleurs : deux Moldavie(s) », reCHERches n°11, à paraître en 2013.
Courriel: [email protected]
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D’un concept de culture européenne vers une idée de littérature pour l’Europe.
Paul Valéry et Eugenio Montale face à l’Europe en temps de crise
Helmut Meter
Université de Klagenfurt
Temps de crise – temps de réflexion intense sur l’avenir de l’Europe à tout point de vue
de la part de deux éminents représentants des cultures et littératures nationales : de Paul
Valéry, après la Grande Guerre, et d’Eugenio Montale à la fin de la seconde Guerre Mondiale.
De part et d’autre, les réflexions tournent autour du concept de lʼEurope, de son identité, de
ses problèmes cruciaux, de ce qu’il lui faudrait pour survivre et pour garantir la continuité de
lʼ“esprit“ particulier qui la caractérise. Si les argumentations respectives regardent pour
l’essentiel les champs de la culture générale et des mentalités, il n’en résulte pas moins
certaines suggestions visant à favoriser une littérature spécifique.
Pour Valéry, lʼ“esprit“ européen se condense dans les œuvres des auteurs exceptionnels
– comme Goethe – dans la mesure où celles-ci représentent une “liberté dʼesprit“
panchronique dont le manque dans la pensée contemporaine se fait amèrement sentir. Ainsi,
pour la littérature française à venir, Valéry augure une volonté de s’aligner de nouveau sur les
normes de qualité “des traditions de la plus haute et de la plus fine culture“ afin de retrouver
“la liberté d’esprit“ en danger de disparition.
Quant à Montale, “lo spirito europeo“ s’articule selon un modèle métaphorique, suivant
lequel l’Europe est vue par analogie à un ensemble d’organes interdépendants. Ainsi, à chaque
nation échoit une tâche spécifique. Dès lors, et à titre dʼexemple, l’Angleterre fait fonction de
poumon de l‘Europe. Il s’ensuit que chaque culture – et par conséquent chaque littérature
nationale – doit suivre son parcours spécifique tout en tenant compte des nécessités de
l’organisme commun.
La présentation analytique de ces idées et propositions se base sur les “Cahiers“ et les
essais de Valéry et sur les tomes titrés “Il secondo mestiere“ de Montale.
Helmut Meter. Docteur de l’Université de la Sarre. Professeur titulaire de littérature
francaise et italienne à l’Université de Klagenfurt (professeur émérite depuis octobre 2012).
Enseignements aux Universités de Trèves, Erlangen-Nuremberg et Klagenfurt. Publications
principales sur Apollinaire et le futurisme, le roman du vérisme italien vu sur arrière-plan du
réalisme et du naturalisme français, les paramètres culturels pour l’enseignement des langues
étrangères (avec W.N. Mair), les contes policiers de Simenon et de Boileau-Narcejac.
Nombreux articles sur la littérature française et italienne principalement des XIX e et XXe
siècles et sur la nouvelle de la Renaissance.
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Prospettive per la costruzione di una letteratura europea secondo Mazzini
Angelo Pagliardini
Università di Innsbruck
La dialettica fra identità nazionale e identità europea caratterizza l'azione politica di Mazzini e
si ritrova anche nella sua concezione di letteratura e cultura, di cui si occupa non sistematicamente, ma
in numerosi contributi e scritti. Secondo Mazzini è necessario il superamento del cosmopolitismo
settecentesco in nome di una rivendicazione dell'identità italiana e nazionale in generale. Ma tale
processo identitario può e deve rafforzare un senso comune di appartenenza a livello europeo, che
passa per la concezione di una letteratura europea. Nella prima parte del nostro intervento vorremmo
analizzare come Mazzini intendesse contribuire alla costruzione della letteratura europea, superando i
pregiudizi di chi vedeva in essa «distruzione d'ogni carattere individuale de' popoli» oppure
«stranezza, sogno utopistico». Secondo Mazzini, l'identità culturale europea si costruisce su due
pilastri:
a. lo stretto legame storico che accompagna la formazione e lo sviluppo delle letterature nazionali del
continente;
b. la circolazione in traduzioni delle opere di diverse letterature nazionali.
A tutto ciò aggiunge il corollario che tali elementi sono indispensabili anche per lo sviluppo delle
singole letterature nazionali.
Nella seconda parte del contributo ci si porrà un'ulteriore domanda: Mazzini individua chiaramente
uno spazio europeo specifico, oppure le sue riflessioni sulla letteratura italiana e sulla sua apertura
all'Europa sono da intendere genericamente come l'auspicio di un'apertura dalla letteratura nazionale
alla letteratura mondiale o alla cultura globalizzata? Analizzeremo a questo proposito la concezione
specifica d'identità letteraria e culturale europea, secondo Mazzini nettamente distinta dalle culture e
letterature degli altri continenti.
Angelo Pagliardini è ricercatore di letteratura e cultura italiana all'Università di Innsbruck. Si
occupa di letteratura italiana, con particolare riferimento agli aspetti socio-culturali e interculturali,
dal XV al XX secolo (Aspetti stilistici delle gallerie di immagini nell'Orlando innamorato e
nell'Orlando furioso, in Leo Spitzer: Lo stile e il metodo, a c. di Ivano Paccagnella ed Elisa Gregori,
2010; Gli ebrei di Roma nei Sonetti di Giuseppe Gioacchino Belli, in L' Italia terra di rifugio, a c. di E.
Kanceff, 2010; Il viaggio oltre confine nella poesia di Pascoli, in Studi linguistici per Luca Serianni, a
c. di P. Trifone – V. Della Valle, 2009). Si è occupato, all'interno di una rete internazionale di studiosi,
delle modalità retoriche con cui il testo iconico viene rappresentato nella pagina scritta (Ecfrasis e
narrazione in Paolo Ucello di Giovanni Pascoli, in Text(e)/Image. Interferences. Etudes critiques.
Critical Studies, a c. di A. Vranceanu). Recentemente sono usciti presso l’editore Peter Lang i volumi:
Italia/Italie: identità di un paese al plurale, di cui è curatore insieme a S.Carpentieri, B.Tasser e
L.Zybatow; Ridere in pianura. Le specie del comico nella letteratura padano-emiliana, di cui è
curatore insieme a G.Fuchs; Migrazione e patologie dell'humanitas nella letteratura europea
contemporanea, di cui è curatore con A.Vranceanu.
Gli scrittori che hanno inventato la letteratura europea, da un'idea di G.Mazzini: rifondare la letteratura nazionale per un pubblico europeo,
Universität Innsbruck, 15-16 febbraio 2013
Faut-il renoncer à son appartenance nationale et à sa langue
pour accéder à un public européen? Le cas roumain (Cioran et Tsepeneag).
Alexandra Vranceanu, Université de Bucarest
L’histoire littéraire roumaine semble, à partir du XIXe siècle, construite autour de l’idée de
Mazzini selon laquelle la littérature nationale est renouvelée et enrichie par l’ouverture vers l’Europe.
Maintes fois des critiques, écrivains et historiens ont souligné l’importance de définir «le spécifique
national» selon les tendances littéraires de l’Europe. Kogalniceanu, Lovinescu, Călinescu, Eliade sont
de grands lecteurs de littérature française, italienne, allemande, espagnole, anglaise, mais ils sont aussi
des critiques et historiens de la littérature nationale, qui voudraient renforcer les rapports culturels
entre l’Occident et la Roumanie. Je commencerai avec quelques repères qui permettront de montrer
l’importance jouée par la culture européenne dans la formation de l’histoire littéraire roumaine. Pour
répondre à la question posée dans le titre il faudra pourtant partir de l’observation suivante : malgré
l’admiration des écrivains roumains pour la littérature européenne, les seuls qui se sont vraiment
intégrés dans le système sont les écrivains migrants et exilés. Dans la deuxième partie de mon
intervention je partirai de la situation paradoxale de Cioran qui, après une période de nationalisme,
abandonne totalement la langue roumaine pour s’intégrer, à travers la langue et culture française, dans
la culture européenne. J’étudierai son choix en le mettant en parallèle avec d’autres écrivains migrants
de la même époque, mais aussi, avec un écrivain contemporain, D.Tsepeneag. La dernière partie de
mon analyse montrera l’évolution inattendue de D.Tsepeneag qui, après avoir publié plusieurs romans
en français, décide de revenir à la littérature roumaine. S’agit-il, dans cet abandon d’une langue
internationale pour le Roumain, d’un nouveau cas de «nationalisme» littéraire ou d’un manque de foi
dans «la littérature européenne» ? Je m’arrêterai sur le roman Hotel Europa (1996).
Maître de conférences à l’Université de Bucarest, Alexandra Vranceanu enseigne la littérature
comparée et la littérature roumaine depuis 1993. Elle a enseigné aussi à l’Université de Saint-Etienne
(2001-2005) et à l’Università di Padova (2010-2013). Ses domaines de recherche sont les rapports
entre la littérature européenne et la littérature roumaine, la littérature de l’exil et de migration,
l’ekphrasis dans la littérature contemporaine. Elle est docteur en philologie (Université de Bucarest,
2000) et habilitée à diriger des recherches (Université Paris Est Val de Marne, 2012). Elle a bénéficié
de plusieurs bourses de recherche (Urbino, Roma, Liège, Paris) et a publié des articles et des livres en
Roumanie, France, Italie, Etats Unis, Allemagne, Hollande. Elle a co-organisé plusieurs colloques
internationaux : National Literatures in the Epoch of Globalization. The Issue of the Cannon,
(Bucarest, 2007), «Le metamorfosi dell’humanitas nell’Europa della migrazione: fra letteratura,
medicina e società» (Roma 2010) et «Terra aliena. L’esilio degli intelletuali europei» (Padova, 2012).
Livres : Modele literare în naraţiunea vizuală. Cum citim o poveste în imagini?, Bucuresti,
Ed.Cavallioti, 2002 ; Interferenţe, hibridări, tehnici mixte. Studii ale expresiei contemporane, Editura
Universităţii Bucureşti, 2007 ; Tabloul din cuvinte, Editura Universității București, 2010 ; Les
aventures de l’ekphrasis dans la fiction contemporaine, Editura Universității Bucuresti, 2011,
Meridiani della migrazione nella letteratura romena da Ureche a Cioran, Editura Universității
București. Elle a dirigé le volume Text(e)/Image. Interferences. Etudes critiques. Critical Studies, Ed.
Universităţii din Bucureşti, 2009 et a co-dirigé avec D.Grigorescu Metamorfoze Imagine & Text,
Studii de iconologie, Editura Universităţii Bucureşti, 2002 et avec A.Pagliardini Migrazione e
patologie dell’humanitas nella letteratura europea contemporanea, Frankfurt, Peter Lang, 2012.
Gli scrittori che hanno inventato la letteratura europea, da un'idea di G.Mazzini: rifondare la letteratura nazionale per un pubblico europeo,
Universität Innsbruck, 15-16 febbraio 2013
Un Européen convaincu : Lubomir Guentchev en Bulgarie
Alain Vuillemin
Professeur Émérite de l’université d’Artois
Laboratoire « Lettres, Idées, Savoirs » de l’université Paris-Est
Située aux confins de l’Europe occidentale, dans les Balkans, la Bulgarie est un pays qui est
resté coupé de l’histoire européenne pendant cinq siècles de domination ottomane, entre 1396 et 1878,
puis, à nouveau, au XX° siècle, de 1947 à 1989, pendant la Guerre froide qui a divisé l’Europe en deux
blocs antagonistes, l’Est et l’Ouest. Interdit de publication de son vivant, Lubomir Guentchev est un
auteur bulgare d’expression française, un traducteur, un dramaturge et un poète dont l’œuvre a été
découverte en 1999 et qui a commencé à être publiée en France depuis 2003. Cet écrivain, interdit de
publication de son vivant, s’y révèle un Européen convaincu, un esprit cosmopolite, ouvert sur le
monde occidental en un temps où les autorités bulgares pratiquaient au contraire une politique
isolationniste, tournée vers l’Est et vers l’Union soviétique. C’est cette conviction, cette foi européenne,
entretenue malgré les traverses, dans le silence et dans l’obscurité, qui sera étudiée à travers l’étendue
de ses lectures, le choix de ses modèles et la nature de ses aspirations.
Alain Vuillemin, professeur émérite à l’université d’Artois, membre de l’Association des écrivains de
langue française, rattaché au laboratoire « Lettres, Idées, Savoirs » de l’université de Paris-Est, est
l’auteur de plus de trois cents publications dont, en collaboration : L’Oublié et l’Interdit. Littérature,
résistance, dissidence et résilience en Europe Centrale et Orientale – 1947-1989, 2008, et Identité et
révolte dans l’art, la littérature, le droit et l’histoire en Europe Centrale et Orientale entre 1947 et
1989, 2008, derniers titres parus. Il a aussi publié en France, entre 2003 et 2007, aux éditions Rafael
de Surtis, sept volumes d’Écrits Inédits en français du poète et écrivain bulgare d’expression française
Lubomir Guentchev (édition qui a obtenu en 2005 un Prix de l’Association des écrivains de langue
française).
Gli scrittori che hanno inventato la letteratura europea, da un'idea di G.Mazzini: rifondare la letteratura nazionale per un pubblico europeo,
Universität Innsbruck, 15-16 febbraio 2013
L’eresia catara in Europa (X-XIII secolo)
Francesco Zambon
Università di Trento
La dimensione europea dell’eresia catara può essere esaminata da tre punti vista:
1. Origine e sviluppo del movimento. È probabile che già le cosiddette eresie dell’Anno Mille,
manifestatesi in varie regioni della Francia e nelle Fiandre, siano state influenzate – se non create – da
predicatori bogomili provenienti da Bisanzio e dai Balcani (forse anche attraverso l’Italia). Certo a
partire dalla metà del XII secolo la predicazione bogomila nell’Europa occidentale (Renania, Fiandre,
Champagne, Aquitania, Lombardia soprattutto) si fa più intensa e la formazione delle prime chiese
catare ne dipende chiaramente sia sotto il profilo dottrinale sia sotto quello organizzativo.
2. Testi originali catari. I testi dottrinali e i rituali catari ebbero diffusione in tutte le aree europee
interessate dal movimento religioso. Uno degli scritti più importanti, la Interrogatio Iohannis
proveniva addirittura dalla Bulgaria e la sua redazione originaria era in bulgaro o in greco: ne esistono
però solo due versioni latine conservate a Vienna e a Carcassonne. Di grande interesse sono
soprattutto i rituali: le varie redazioni che ce ne sono rimaste (in latino e in occitano) presentano una
sostanziale corrispondenza e mostrano come il rito fosse unico in tutta Europa e derivasse a sua volta
dal rito di iniziazione bogomilo, di cui non ci restano testimonianze originali ma che conosciamo
abbastanza dettagliatamente dalle descrizioni degli eresiologi bizantini.
3. Testi letterari. Alcuni occultisti francesi dell’Ottocento svilupparono la tesi secondo cui la poesia dei
trovatori, i romanzi cortesi e altre produzioni letterarie medioevali di tutta Europa sarebbero scritti in
una sorta di codice segreto e nasconderebbero dottrine e informazioni catare. Naturalmente si tratta di
una tesi delirante e priva di qualsiasi fondamento storico e filologico. Tuttavia le letterature romanze
del medioevo sono ricche di opere in varia misura influenzate dall’eresia, che la rappresentano o che la
combattono: un panorama completo del rapporto fra catarismo e letteratura non è ancora stato
realizzato e potrebbe offrire un apporto rilevante allo studio di quello che può essere definito l’anticanone medioevale.
Francesco Zambon insegna Filologia romanza all’Università di Trento. Ha studiato numerosi
aspetti della letteratura allegorico-religiosa del medioevo latino e romanzo (bestiari, ciclo romanzesco
del Graal, lirica dei trovatori, testi catari); ha scritto anche su poeti contemporanei, in particolare su
Montale, Pascoli e Pessoa. Fra le sue pubblicazioni: Il Fisiologo (Adelphi 1975); Robert de Boron e i
segreti del Graal (Olschki 1984); L’iride nel fango. L’Anguilla di Eugenio Montale (Pratiche 1994);
Paratge. Els trobadors i la croada contra els Càtars (Columna 1999; trad. italiana I trovatori e la
Crociata contro gli Albigesi, Carocci 20092); L’alfabeto simbolico degli animali (Carocci 20033; trad.
spagnola El alfabeto simbólico de los animales, Siruela 2010); La cena segreta. Trattati e rituali
catari (Adelphi 1997); Trattati d’amore cristiani del XII secolo (2 volumi, Mondadori 2007-2008);
Metamorfosi del Graal (Carocci 2012). È condirettore delle collane editoriali “Biblioteca Medievale”
(Carocci) e “Viridarium” (Medusa), socio dell’Istituto Veneto per le Scienze, Lettere ed Arti e membro
dei comitati scientifici di varie riviste italiane e straniere.