Quaderno 29 - Alba Letteraria

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Quaderno 29 - Alba Letteraria
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Periodico d’informazione culturale
a cura della Biblioteca Lercari
Quaderno n. 29 – Settembre 2016
Municipio Genova Bassa Valbisagno
Biblioteca G. L. LERCARI
Via S. Fruttuoso 74 16143 Genova
Email: [email protected]
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Prefazione
(di Fabio Sardi)
Questo quaderno tratta del silenzio.
Quel silenzio al giorno d’oggi sempre più difficile da trovare,
in un mondo dominato dal rumore.
Immersa nel silenzio una persona può meditare, rilassarsi, ed
anche trovare ispirazione per scrivere.
Vi lasciamo alla lettura dei nostri testi, che magari farete
avvolti dal silenzio di cui si tratta.
Buona lettura
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MARCO MARZAGALLI
Quand’ebbe fine il grande silenzio
(ovvero Quando una pigna poté più d’una clava)
Quell’uomo, se così si poteva definire, dato l’aspetto
animalesco tipico dei nostri antenati, era un vero punto di
riferimento per l’intera tribù.
La mascella prominente, il muso prognato, il naso
rincagnato, la fronte convessa, gli zigomi accentuati così
come i sopraccigli, nonché le braccia allungate, le anche
sporgenti, le gambe ricurve e i piedi estroflessi erano
l’inequivocabile conformazione di chiara derivazione
scimmiesca e, nella catena evolutiva umana, tali segni
apparivano come un’evidente mutazione genetica di antiche
forme viventi.
Eppure quell’essere aveva qualcosa che lo distingueva dai
suoi simili.
La sua postura rispetto ad altri era decisamente più eretta,
tale da farlo apparire più alto della norma. I suoi movimenti
erano misurati, come fossero frutto di un atteggiamento
ponderato. I suoi gesti non erano mai superflui. Poteva
esprimere il suo pensiero tramite l’uso delle braccia e del
corpo. Le mani impartivano comandi perentori. Tutti si
rivolgevano a lui per attingere dal suo sguardo il giusto
modo di affrontare le cose.
Era un capo, un mentore o, secondo alcune credenze, un
mago o uno stregone, per taluni persino un messia. Era
l’eletto tra un popolo di trogloditi.
Le sue origini erano oscure, forse veniva da lontano, da
qualche terra sconosciuta. Nessuno poteva saperlo, del resto
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a quei tempi non esistevano ancora sistemi di censimento
anagrafico. Le maggiori preoccupazioni e gli interessi di tutti
erano rivolti alla caccia e al nutrimento sostanziale. Nessuno
si poneva questioni profonde, al di là della prassi quotidiana.
Per quegli uomini i suoni emessi dalla bocca, simili a quelli
usati dagli animali feroci e al pari di quelli prodotti con l’uso
di attrezzi o armi, servivano esclusivamente per richiamare
l’attenzione dei propri simili o per scoraggiare coloro che
mostrassero atteggiamenti minacciosi, veri e propri
antesignani degli attaccabrighe nostrani. Per tutto il resto
vigeva il linguaggio dei segni.
Per la maggior parte della giornata si rimaneva in silenzio,
una sorta di vincolato mutismo, assorti nei propri pensieri
fatti di immagini legate a quella frugale esistenza primordiale.
Anch’egli non si discostava granché da tali comportamenti,
salvo manifestare pause silenti ancora più lunghe. Nessuno
avrebbe saputo dire cosa gli frullasse nel cervello, né lui
avrebbe potuto esprimerlo secondo i canali comunicativi
allora in voga. Eppure in quei frangenti ognuno si aspettava
che, al termine di tali periodi meditativi, lui li avrebbe
illuminati, avrebbe indicato loro la via da seguire. Fu lui, ad
esempio, a convincere tutti che la vecchia usanza di
“mangiare la buccia e buttare via i fichi” andasse
completamente stravolta.
Un giorno come un altro, dopo un succulento pranzo a base
di uova strapazzate d’un qualche sauro locale, si accinse alla
consueta pennichella, che era in uso allora come ai giorni
nostri. Appisolatosi sotto un raro esemplare di gimnosperma
gigante sognava sconfinate praterie, indisturbati terreni di
caccia. D’altronde, a nulla sarebbe valso sognare femmine in
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calore come capita più spesso oggi, giacché per quegli
uomini valevan di più i richiami di stomaco che non gli
appetiti sessuali.
Or bene, uno strobilo appuntito, una volgare pigna ma di
proporzioni gigantesche come la pianta che l’aveva generata,
fu attratto verso il basso precipitando con moto
uniformemente accelerato, andandosi a schiantare
direttamente sulla capoccia del malcapitato cavernicolo.
Qual fosse un pomo caduto dal melo, in altre epoche
storiche questo gli sarebbe valso la scoperta di
un’importante teoria fisica, ma in quel determinato
momento gli procurò soltanto una tremenda sensazione
dolorosa, tale da fargli erompere un grido dal petto:
“Accidentaccio che pigna!”
Ma forse quelle non furono le esatte parole che pronunciò in
quell’istante. Dalla sua bocca uscirono piuttosto dei suoni
gutturali cacofonici che non riuscirono a esprimere il suo
vero stato d’animo. Avrebbe voluto gridare la sua rabbia ai
quattro venti, far sapere a tutti del pericolo di soffermarsi
sotto quegli alberi smisurati. Con in mano l’inusitato corpo
contundente, il viso paonazzo, lo sguardo confuso e un bel
bernoccolo in testa, continuava a farfugliare fonemi che ben
poco avevano a che fare con le dotte espressioni di un
linguaggio evoluto. Erano molto più simili a sibili,
pernacchie, biascicamenti accompagnati da fuoruscita di
saliva, che altro non facevano che enfatizzare l’ilarità indotta
negli altri componenti della tribù. Insomma, in quel
frangente ne andava persino della sua credibilità. Tutto per
non saper cos’è o cosa dire di una pigna!
E allora? Il suo credito sembrava irrimediabilmente esaurito:
la maggior parte dei suoi conterranei riteneva che le sue idee
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fossero bislacche e che lui avesse le pigne in testa. Ma fu così
che l’impossibilità di comunicare i propri sentimenti, pur in
un caso increscioso e imprevisto come quello, fece crescere
in lui il bisogno di riformulare i mezzi espressivi dell’epoca.
Era giunto il momento di chiamar le cose col loro giusto
nome e di por quindi fine all’atavico silenzio.
Era l’ora di inventare la parola.
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UGO SOLIANI
Silenzio
Le due gatte sull’aia,
sonnecchiano silenziose.
Le nuvole in silenzio,
si sono date appuntamento,
sul poggio, oscurando il cielo.
Tutto attorno è silenzio,
s’è spopolato il borgo.
Zitti gli alberi,
zitta la campagna.
Subliminale monito:
“Che mangerai uomo
se nessuno seminerà”?
I primi chicchi
cadono radi
per poi moltiplicarsi
via via con frastuono.
Unica voce;
la grandine.
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PAOLA CARROLI CALCAGNO
Silenzio infinito
Vive bianco il silenzio
sulle vette dei monti.
Vive puro il silenzio
sulle ali delle stelle.
Il silenzio non ha voce,
ma regala l’infinito.
Silenziosa immensità
Il canto del vento amico si spande
Su pennellate di candida sabbia
Dove si srotola la voce del mare
E l’anima salpa verso l’infinito
Mentre la vela dei desideri solca
L'allegra distesa delle onde turchesi
Schizzate dal sole caldo del mattino
E il mio cuore si perde in questa azzurrità...
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BRIGITTE HAEGELI
Le silence…
«Silence on tourne » ! … «silent Night» nuit de Noël…
D’une injection brutale à un moment teinté de douceur, le
silence se pare de diverses situations.
Selon nos humeurs , notre moral, le monde environnant, le
silence apparaît rebutant ou merveilleux.
Parfois lors de certaines fêtes auxquelles on ne souhaite pas
forcément participer, on doit supporter un tapage nocturne
et c’est très éprouvant surtout lorsque l’on doit se lever tôt le
lendemain matin et alors on aspire tellement au
silence... mais au contraire lorsque l’on est soumis à la
solitude parce que les membres de la famille sont absents par
nécessité ou pour d’autres raisons, le silence peut devenir
très pesant. Solitude, maladie et silence s’associent souvent.
Et alors on ferait tout pour meubler ce silence… de la
télévision au téléphone.
Adamo chante la tristesse de la solitude et du silence qui y
sont liés ; dans «Tombe la neige» où il évoque l’absence de
l’être cher «tombe la neige tu ne viendras pas ce soir ». Il
associe le froid, l’absence, cet odieux silence et la solitude.
Mais dans une situation normale, le silence est source de
«retrouvailles» avec soi même. Ainsi les week ends au
contact avec la nature ou les vacances nous permettent de
nous ressourcer à condition de choisir des endroits calmes.
Le bruit régulier de la marée qui contraste avec le silence de
l’immensité des flots et l’odeur marine qui ressort alors
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mieux encore, nous rééquilibre et efface les atteintes de
l’agitation et des multiples bruits qui nous assaillent. En
particulier dans les villes.
Plus près de chez moi, la campagne, où je puis aller me
ressourcer le dimanche car mon fils y a sa maison et l’on
peut jouir du calme des oiseaux, des jardins, y faire du vélo
en croisant écureuils et petits lapins dans un grand silence et
finir la journée en jouant ensemble aux jeux de société: on le
fait dans le silence, en particulier «aux aventuriers du rail» où
il faut bien se concentrer ou encore au jeu d’attaque de
tactique militaire; la moindre parole peut nous trahir et nous
faire perdre On est bien détendu, transformé; requinqué et le
silence y est pour beaucoup.
Une partie de pêche à la ligne oblige au silence pour ne pas
faire fuir le poisson. On jette le bouchon et on peut attendre
et attendre sans parler, le clapotis annonciateur qui aussitôt
nous commande de relever la canne à pèche.
Pour comprendre et trouver des solutions dans notre
quotidien, il nous faut nous concentrer et on ne peut y
arriver que dans le silence.
La méditation est de plus en plus préconisée pour retrouver
équilibre et moral. Cela permet d’évacuer le stress»: «On
a examiné l’IRM de certains moines tibétains, dans plusieurs
universités, mettant en relief l’activité cérébrale de moines
qui avaient des milliers d’heures d’expérience en
méditation, et on a trouvé que certaines parties de leur
cortex cérébral devenaient actives pendant leur méditation
profonde, parties qui ne sont pas utilisées par ceux qui ne
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sont pas en méditation. Même les novices bouddhistes
montrent la même activité cérébrale, mais moins intense
après deux mois de méditation chaque jour… Les
encéphalogrammes et les électrocardiogrammes montrent,
par ailleurs, que les moines bouddhistes ont la capacité, par
le biais de la méditation, de changer leur rythme cardiaque ».
L’hypnose, utile pour se débarrasser d’un handicap. Pour y
accéder le «silence en soi» est indispensable.
Quand j’étais toute jeune à l’école nous avions chaque
semaine des bulletins de notes avec, en particulier des
mauvais points en bavardage et s’il y en avait trop on était
«collé» car pour comprendre les explications il fallait faire le
silence. J’étais abonnée aux manques de silence mais j’ai fini
par comprendre et me discipliner et j’en remercie
maintenant mes responsables, car je pense qu’être ouverte
est une qualité, mais sans concentration, sans capacité de
faire silence, on gâche toutes ses possibilités. Néanmoins
pouvoir faire la fête, s’éclater mais quand on le décide
ensemble, permet aussi de se défouler avec Bonheur.
Silence? pas silence? C’est une capacité de juste milieu et
aussi de respect des autres; de situations; de décision
commune. Parfois lorsque l‘on veut exprimer ses sentiments
le silence avec le sourire ou les larmes aux yeux est plus
parlant que n’importe quelle parole.
Le silence accoutume à la réflexion.
Proverbe grec: Maximes de la Grèce antique (1855)
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Il silenzio
(traduzione di Fabio Sardi)
“Silenzio, si gira!” “Silent night” notte di Natale… Il silenzio
può derivare da situazioni diverse, da un ordine perentorio o
da momenti di dolcezza. A seconda del nostro stato
d’animo, della situazione attorno a noi, il silenzio può
apparirci meraviglioso o disprezzabile.
A volte, durante alcuni giorni festivi per ricorrenze delle
quali vorremmo dimenticarci, dobbiamo sopportare molesti
rumori notturni. Ciò è molto stressante, soprattutto quando
ci si deve alzare presto la mattina dopo. In quel caso
desideriamo il silenzio. Invece, se ci troviamo soli nostro
malgrado, perché i membri della famiglia sono assenti per
qualche ragione, il silenzio può diventare molto pesante.
Solitudine, malattia e silenzio sono spesso associati tra loro.
E quando accade si cerca qualsiasi rimedio per rompere il
silenzio.
Adamo, nella canzone “Cade la neve” evidenzia la tristezza
talvolta portata da silenzio e solitudine quando parla di una
sera senza la sua amata. “Cade la neve e tu stasera non
verrai.” Associa freddo, assenza, solitudine e silenzio.
In una situazione normale, il silenzio è occasione di ritrovare
sé stessi. Accade nei fine settimana a contatto con la natura,
o durante le vacanze, a condizione di scegliere posti sereni. Il
rumore regolare della marea che contrasta con la silenziosa
immensità delle onde e l’odore del mare, che si percepisce
con più intensità, ci dona equilibrio e cancella le ansie e
l’agitazione dei rumori che ci assalgono in città.
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Vicino a casa, in campagna, talvolta vado a passare la
domenica a casa di mio figlio. Allora posso gioire della
presenza degli uccelli e dei giardini e, andando in bicicletta,
incontrare scoiattoli e conigli, avvolta nel silenzio. A fine
giornata, poi, ci dedichiamo insieme ai giochi di società,
senza parlare per non tradire le nostre mosse. In quei giorni
il silenzio ci cambia e ci rilassa.
Una battuta di pesca richiede silenzio per non fare fuggire i
pesci. Si getta l’esca e si attende lo sciabordio che ci
annuncia che un pesce ha abboccato all’amo.
Per riflettere e trovare soluzioni ai nostri problemi quotidiani
abbiamo bisogno di concentrazione, e quindi del silenzio
attorno a noi.
Spesso si ricorre alla meditazione per ritrovare il proprio
equilibrio e combattere lo stress. Diverse università hanno
studiato l’attività cerebrale di esperti monaci buddisti,
scoprendo che alcune parti della corteccia cerebrale si
attivavano nei momenti di profonda meditazione. Sono parti
del cervello non utilizzate da chi non si dedica a tale attività.
In misura minore, anche i monaci novizi mostrano tale
abilità dopo un paio di mesi di meditazioni giornaliere.
Alcuni monaci inoltre, tramite la meditazione, risultano
capaci di influenzare il proprio battito cardiaco.
Alcune persone ricorrono all’ipnosi ed anche in quel caso è
indispensabile il silenzio.
Quando da ragazza andavo a scuola, settimanalmente
venivamo giudicati sul comportamento ed avevamo bassi
voti in condotta se venivamo scoperti troppo spesso a
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chiacchierare, perché per apprendere è necessario il silenzio.
Ero abbonata ai brutti voti in condotta, ma poi ho capito e
sono cambiata. Oggi ringrazio i miei maestri d’allora. Penso
che una mente aperta sia una qualità, ma senza capacità di
concentrazione riduciamo i nostri risultati. Ogni tanto,
comunque, è anche importante essere capaci di divertirsi e
fare festa tutti insieme.
Silenzio sì o silenzio no? Bisogna essere capaci di adottare
una via di mezzo ed essere rispettosi degli altri e delle
situazioni. A volte un sorriso o le lacrime agli occhi
comunicano molto di più delle parole.
Il silenzio aiuta la riflessione.
Proverbio greco: Massime dell’antica Grecia (1855)
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MARIA GIOVANNA FRANCESCHI
Ascolta
Ascolta il silenzio.
Fragore di vita distrugge pensieri d’amore.
Ascolta il silenzio.
Ritrova nel sole l’essenza d’amore.
Ricerca nel tumulto febbrile di vita
che incalza un sogno per il cuore.
Ascolta il silenzio.
Scava nel mistero di vita, di morte, di gioia e dolore.
Ascolta il silenzio. Ascolta il tuo cuore!
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ENRICA VACCA
Silenzio
Lo sento tutto intorno: è assordante, incombente, per nulla
rassicurante. Si muove nel buio della notte con passo
felpato, per avvolgermi col suo oscuro mantello. Allunga la
sua ombra come una mano sopra la mia testa, ma io lo
respingo… il silenzio non fa parte di me!
Io amo la luce, il sole, il canto degli uccelli e persino il
rumore del traffico! I suoni mi fanno sentire viva… e io
voglio vivere!
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GIUSEPPINA SORBELLO
Abitando il silenzio
Quando la comunicazione fra noi inaridisce
e procede a scatti
stranamente educata
e parole più degne non pronunciamo
il cuore ammutolito
abita il silenzio.
Nello spazio quieto che sgretola i rancori
non più naufragi né illusioni
ma nuovi ascolti e gesti più veri
cerchiamo.
Abdicare all’amore?
Far vita da eremita in un deserto di parole?
È questo che vogliamo?
O rincorrer la speranza con ferma decisione
e riprovare a riempire il vuoto del silenzio
con tenerezze smarrite chissà dove?
Infine
esausti di voci e di pensieri
e disarmati
al reciproco sorriso e all’appagante abbraccio
ci arrendiamo.
Giugno 2016
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LUCIA TENCAIOLI
Il tempo del silenzio
Viene il silenzio dei ricordi
con le parole chiuse nella bocca.
È finita la gioia dell'amore
nelle risate della giovinezza
e la bellezza si deturpa piano.
Poi il tempo sfilaccia le persone
e le trasforma in sagome viventi,
inaridisce i sogni e le speranze
lasciando le sembianze del passato.
Un girotondo muto che ci avvolge
e ci trascina cupo nel silenzio.
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FABIO SARDI
SILENZIO
Silenzio:
sempre desiderato,
talvolta agognato,
troppe volte, purtroppo, negato.
Spesso brutalmente infranto dai barbari:
da gente che urla nel cellulare,
vogliosa di far conoscere i fatti propri
urbi et orbi;
da tamarri con gli stereo al massimo,
vomitanti suoni
che non potrei mai definire musica.
Povere orecchie, spesso ferite
da urla belluine
in lingue aliene.
Silenzio:
sempre desiderato,
talvolta trovato,
in nascosti recessi celato.
Gioia e letizia,
nutrimento dell’anima
e dell’essere tutto ristoro.
Restarne incantato
a gustarne
la bellezza.
Mi entra dentro
e per un po’ sono in
perfetta armonia.
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LUCIO DEBERNARDIS
Gli occhi di Mario
I tuoi occhi di bambino
Immersi nell’amore di mamma e papà
I tuoi occhi di ragazzo
Ridenti nel gioco con i cugini
I tuoi occhi di malato
Smarriti nella richiesta di un perché
I tuoi occhi di papà
Sereni nello sguardo del figlio
I tuoi occhi di morente
Sbarrati nella ricerca di Dio.
Lucio (in ricordo di Mario Montagna)
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INDICE
Prefazione di Fabio Sardi
Quand’ebbe fine il grande silenzio di M. Marzagalli
Silenzio di Ugo Soliani
Silenzio infinito di Paola Carroli Calcagno
Silenziosa immensità di Paola Carroli Calcagno
Le silence di Brigitte Haegeli
Traduzione di Fabio Sardi
Ascolta di Maria Giovanna Franceschi
Silenzio di Enrica Vacca
Abitando il silenzio di Giuseppina Sorbello
Il tempo del silenzio di Lucia Tencaioli
Silenzio di Fabio Sardi
Gli occhi di Mario di Lucio Debernardis
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pag. 03
pag. 04
pag. 08
pag. 09
pag. 09
pag. 10
pag. 13
pag. 16
pag. 17
pag. 18
pag. 19
pag. 20
pag. 21
QUADERNI PRECEDENTI
Quaderno n. 1 – La terra di Liguria (Maggio 2008)
Quaderno n. 2 – Passioni ed incontri
Quaderno n. 3 – Festività, tradizioni e personaggi liguri
Quaderno n. 4 – Una frase che non ho detto o che ho letto
Quaderno n. 5 – I quattro elementi
Quaderno n. 6 – Il sogno
Quaderno n. 7 – Degli affetti
Quaderno n. 8 – Il viaggio
Quaderno n. 9 – Il lavoro
Quaderno n. 10 – Una strada, una piazza, un vicolo
Quaderno n. 11 – Seguire il cuore o la ragione?
Quaderno n. 12 – La bellezza
Quaderno n. 13 – La fratellanza
Quaderno n. 14 – Gli animali
Quaderno n. 15 – Romanticismo
Quaderno n. 16 – Storie in un altro tempo
Quaderno n. 17 – Felicità e tristezza
Quaderno n. 18 – La mia città
Quaderno n. 19 – La pioggia
Quaderno n. 20 – C’era una volta
Quaderno n. 21 – Inverno
Quaderno n. 22 – Musica
Quaderno n. 23 – Il mare
Quaderno n. 24 – Autunno
Quaderno n. 25 – Un’immagine
Quaderno n. 26 – La natura
Quaderno n. 27 – Il cibo
Quaderno n. 28 – Dedicato a…
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Essendo la nostra un'Associazione Culturale libera e indipendente, ciascun autore si assume la sola e piena responsabilità delle opinioni politiche, religiose e, in generale, delle
posizioni etiche e sociali contenute nei propri testi.
***
RINGRAZIAMENTI
Un grazie sincero da parte di tutti gli scrittori di “Alba
Letteraria” va allo staff della biblioteca Lercari e al Municipio
Bassa Val Bisagno che hanno sostenuto e finanziato il presente
opuscolo.
Gruppo culturale
Alba Letteraria
http//:www.albaletteraria.beepworld.it
Per informazioni: Gruppo Culturale Alba Letteraria
c/o Villa Imperiale - Biblioteca L. G. Lercari
L’impaginazione del presente opuscolo è curata da:
Fabio Sardi - [email protected]
Curatori del sito web:
Paola Maria Carròli
Marco Marzagalli - [email protected]
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