note e suggerimenti nella redazione della guida
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note e suggerimenti nella redazione della guida
Regione Emilia Romagna Regione Marche Regione Basilicata GUIDA TRANSNAZIONALE DELLE ATTIVITÀ ECONOMICHE SOSTENIBILI E SOCIALMENTE RESPONSABILI PROGETTO COFINANZIATO _CONTROLLARE 1 INDICE 1. GOVERNO DEL TERRITORIO 1.1. Funzioni di governo 1.2 Capacità di governo 1.3 Qualità dello sviluppo 1.4 Adozione di logiche e strumenti competitivi 2. APPROCCIO METODOLOGICO 2.1 Finalità della Guida 2.2 Target della Guida 3. ESEMPI DI BUONE PRASSI 3.1 Mercato delle Cose Buone 3.2 Fiera Ile&Bio 3.3 Salone del gusto di Acqualagna 3.4 Naturalmente lucano 4. STRUMENTI OPERATIVI 4.1 Analisi SWOT 4.2 Agenda strategica 4.3 Bilancio socio-ambientale 4.4 Diagramma PERT 5. ACCOGLIENZA COME POLITICA STRUMENTALE AL RAGGIUNGIMENTO DEGLI OBIETTIVI CONDIVISI 6. ANALISI DEI POSSIBILI IMPATTI DELLA GUIDA SUI TERRITORI AL FINE DI COSTRUIRE FUTURE COOPERAZIONI 2 CAPITOLO 1. GOVERNO DEL TERRITORIO A CURA DELLA COMUNITA’ MONTANA VALSAMOGGIA TERRITORIO COESO IN CUI LA QUALITA’ DELLA VITA SIA SODDISFACENTE SIA OGGI SIA NEL FUTURO: **** da: “CARTA DEL NUOVO MUNICIPIO - Per una globalizzazione dal basso, solidale e non gerarchica (promotori: Alberto Magnaghi, Giancarlo Paba, Giovanni Allegretti, Mauro Giusti e Camilla Perrone, Università di Firenze; Giorgio Ferraresi e Andrea Calori, Politecnico di Milano; Alberto Tarozzi, Università di Bologna; Anna Marson, Istituto Universitario di Architettura Venezia; Enzo Scandurra, Università di Roma La Sapienza; Alessandro Giangrande e Elena Mortola, Università di Roma III) Migliorare le condizioni di vita del territorio partendo dalle sue risorse. Il mercato globale usa il territorio dei vari paesi e delle diverse aree geografiche come uno spazio economico unico; in questo spazio le risorse locali sono beni da trasformare in prodotti di mercato e di cui promuovere il consumo, senza alcuna attenzione alla sostenibilità ambientale e sociale dei processi di produzione. I territori e le loro "qualità specifiche" - le diversità ambientali, di cultura, di capitale sociale - sono dunque "messi al lavoro" in questo processo globale che però troppo spesso li consuma senza riprodurli, toglie loro valore innescando processi di distruzione delle risorse e delle differenze locali. L'alternativa a questa globalizzazione e di conseguenza la nostra idea di “Guida alle attività economiche sostenibili e socialmente responsabili” parte da qui: da un progetto politico che valorizzi le risorse e le differenze locali promuovendo processi di autonomia cosciente e responsabile, di rifiuto della eterodirezione di questa idea di mercato unico. Lo sviluppo locale così inteso, non può divenire localismo chiuso, difensivo, ma deve costruire un progetto alternativo fondato sulla valorizzazione delle differenze e specificità locali, di cooperazione non gerarchica e non strumentale. In tal senso si può prospettare uno scenario definibile anche come globalizzazione dal basso, solidale, non gerarchica, la cui natura è comunque quella di una rete strategica (anche internazionale, mondiale) tra società locali. Modello di sviluppo da adottare 3 Per realizzare futuri sostenibili fondati sulla crescita delle società locali e sulla valorizzazione dei patrimoni ambientali, territoriali e culturali propri a ciascun luogo, gli enti pubblici territoriali debbono assumere funzioni dirette nel governo dell'economia. E per costruire in forme socialmente condivise queste nuove funzioni di governo devono attivare nuove forme di esercizio della democrazia. Solo il rafforzamento delle società locali e dei loro sistemi democratici di decisione consente da un lato di resistere agli effetti omologanti e di dominio della globalizzazione economica e politica, dall'altro di aprirsi e promuovere reti non gerarchiche e solidali. Un nuovo quadro di sviluppo si costruisce attraverso questo percorso, finalizzato a trasformare anche gli enti locali da luoghi di amministrazione burocratica in laboratori di autogoverno. Nuove forme di autogoverno, in cui sia attiva e determinante la figura del produttore-abitante che prende cura di un luogo attraverso la propria attività produttiva, potranno divenire possibili con la crescita del lavoro autonomo, della microimpresa, del volontariato, del lavoro sociale, delle imprese a finalità etica, solidale, ambientale, ecc.. La nostra idea interpreta con maggiore attenzione le identità regionali, per fondare i progetti sulla valorizzazione dei giacimenti patrimoniali locali, contro forme di espropriazione esogena e distruzione degli stessi giacimenti; e promuove la ricostruzione degli spazi pubblici della società locale come luoghi di formazione delle decisioni sul futuro della nuova comunità. Questa nuova dimensione "democratica" di una società locale complessa, multiculturale e autogovernata che cresce e si rafforza nel progettare e costruire direttamente il proprio futuro può costituire il vero punto di partenza di una nuova idea di sviluppo. Concetto di DIVERSITA’ (ambientale, ma soprattutto culturale) Coinvolgimento delle persone che vivono in un territorio Forme di coinvolgimento del territorio – A chi ci rivolgiamo Questa idea si realizza attraverso l'attivazione di nuovi istituti di decisione che affiancano gli istituti di democrazia delegata, allargati al maggior numero di attori rappresentativi di un contesto sociale ed economico, per la promozione "statutaria" di disegni di futuro localmente condivisi. La predisposizione di scenari di futuro, che evitino linguaggi tecnocratici e specialistici, è la condizione perché la partecipazione, estesa agli attori più deboli e senza voce nelle decisioni istituzionali, produca l'individuazione dell'interesse comune attraverso il riposizionamento dei conflitti verso relazioni di reciprocità. Ciò può rendere parte integrante del processo di decisione - nei piani, nei progetti e nelle politiche - percorsi partecipativi strutturati, gli impegni di sviluppo sostenibile partecipato e locale negli strumenti di governo ordinario del territorio, dell'ambiente e dello sviluppo economico. Questi nuovi processi decisionali sono finalizzati a produrre scenari di futuro e "statuti dei luoghi" a carattere "costituzionale", con l'obiettivo di dare voce alle diverse componenti della società 4 contemporanea: Gli istituti decisionali della nuova cittadinanza comprendono: - una rappresentanza delle principali associazioni economiche e di categoria (artigiani, agricoltori, commercio, industria, turismo, ecc.); - una rappresentanza delle associazioni con finalità culturali, sociali, di difesa dell'ambiente; - una - una rappresentanza di comitati e rappresentanza delle circoscrizioni di o forum, tematici, assemblee di territoriali quartiere, di e urbani; zona ,ecc.. Queste presenze ridefiniscono la composizione di questi nuovi istituti ponendo attenzione all'equilibrio fra attori politici, economici e della società civile, superando la logica di una rappresentanza definita una tantum al momento del voto, ritrovabile nei concetti di partecipazione e di democrazia diretta, permette di produrre politiche pubbliche più efficaci nei confronti dei soggetti "diversi" (spesso coincidenti con soggetti "deboli", sottorappresentati nei luoghi della decisione), coinvolgendoli direttamente nella costruzione degli "statuti dei luoghi" e delle politiche che li attuano. In questo quadro gli enti sovraordinati devono promuovere, nei finanziamenti dei progetti locali, modalità partecipate di definizione degli stessi. Il coinvolgimento di una maggiore pluralità di soggetti costituisce inoltre un'occasione per ampliare la conoscenza del locale, acquisendo rappresentazioni dei problemi che difficilmente possono essere interpretate attraverso mediazioni tecnico-scientifiche o politico-burocratiche. Fra i molteplici punti di vista sottorappresentati che caratterizzano la gestione dello sviluppo locale, oltre a quello "di genere" vi sono ad esempio quelli degli anziani, degli immigrati, dei bambini, del mondo rurale, tutti soggetti che rivestono primaria importanza nella cura del territorio e nelle misure del buon vivere. Le pratiche di coinvolgimento dei bambini nella costruzione delle politiche territoriali, messe in atto negli ultimi anni da moltissime amministrazioni locali italiane, costituiscono un buon esempio dell'efficacia del dar voce a punti di vista sottorappresentati nel migliorare la qualità di vita locale. Ospitalità degli esterni (stranieri, concittadini di altre zone) Sensibilità ed elementi critici Questa idea produce nuovi scenari sociali attraverso il riconoscimento del radicamento abitativo e lavorativo dei nuovi abitanti provenienti da luoghi e paesi differenti. In questo processo si producono nuove relazioni comunitarie e interpersonali tra popoli e culture diverse. In particolare lo spazio pubblico è il luogo di condivisione delle nuove, molteplici e culturalmente differenziate, pratiche dell'abitare e del vivere. Occorre promuovere politiche di accoglienza degli immigrati secondo i seguenti principi: sostituire alle politiche settoriali un approccio di gestione integrata dell'accoglienza e della convivenza; differenziare le politiche in funzione delle diverse fasi temporali del percorso migratorio e dei percorsi territoriali degli immigrati; potenziare le politiche abitative sociali e di inserimento nei 5 piccoli centri urbani e rurali; riqualificare le aree problematiche della città caratterizzate da forte conflittualità sociale e degrado ambientale, attraverso politiche integrate di intervento autosostenibili e partecipate; sostenere programmi per la costruzione di partnership decisionali interculturali e interetniche. Costruire coesione con il territorio Coinvolgimento e partecipazione Gli stessi criteri di valutazione delle politiche e dei progetti dovranno ispirarsi alla semplificazione e all'innovazione culturale dei meccanismi di valutazione tecnocratici e tecnicistici, la cui complicatezza e farragine è inversamente proporzionale all'efficacia. Il primo criterio di valutazione riguarda il grado e la forma della partecipazione sociale alle decisioni, rispetto all'obiettivo dell'empowerment delle società locali. Il secondo criterio prevede un drastico ridimensionamento del PIL (come unico indicatore del benessere) e la sua integrazione con indicatori relativi alla qualità ambientale, urbana, territoriale, sociale, e al riconoscimento delle diversità e delle culture. Il terzo criterio riguarda il livello e le modalità di riconoscimento del patrimonio locale come base per la produzione di ricchezza durevole. Il quarto criterio di valutazione riguarda la sostenibilità dell'impronta ecologica, con particolare riferimento alla chiusura tendenziale dei cicli delle acque, dei rifiuti, dell'alimentazione, dell'agricoltura; alla riduzione della mobilità e alla diffusione dei servizi rari; al grado di autonomia del sistema territoriale locale nella produzione, nell'informazione, nella cultura, negli stili di vita, ecc.. Il quinto le tipologie di reti di relazione e di mutuo scambio fra società locali. E così via. Creare legami tra persone ed imprese Questa idea di attori chiave nel governo del processo di valorizzazione del patrimonio territoriale, deve guidare lo sviluppo economico, aiutando attori deboli ad emergere, decidendo cosa, come, quanto, dove produrre per creare valore aggiunto territoriale, favorendo la crescita delle autonomie della società locale come soggetto collettivo e complesso. L'insicurezza generata dallo "sviluppo", dalla fragilità delle alte tecnologie, delle vite e dei semi artificiali dagli effetti oscuri, richiama bisogni di riappropriazione della conoscenza delle forme della riproduzione dei mondi vitali; della misura del tempo di vita, della fiducia comunitaria, della de-tecnologizzazione verso l'appropriatezza delle tecnologie rispetto al contesto. La promozione, di economie locali che mettano in valore i beni territoriali e ambientali comuni, che tendano a chiudere i cicli della riproduzione dell'ambiente e della società locale, che sviluppino 6 tecnologie e filiere produttive appropriate al luogo e alle sue risorse, può generare sicurezza comunitaria, competizione sulla qualità dei prodotti, relazioni improntate allo scambio solidale. Programmazione territoriale Il patrimonio territoriale è indivisibile. Non è possibile pensare di salvaguardare alcune riserve di natura (i parchi) e di storia (i monumenti, i centri storici) e ammettere altrove qualsiasi trasformazione distruttiva. La nuova idea di sviluppo assume una definizione estensiva di patrimonio che identifica con il territorio dei luoghi e delle genti, con i suoi caratteri e valori ambientali, paesistici, urbani, con i suoi saperi, culture, arti, nella sua integrale individualità che vive fra passato e futuro. La valorizzazione del patrimonio è possibile nell'incontro fra le energie del futuro e la memoria e i giacimenti dei luoghi. Promuove in ciò, una nuova rappresentazione del patrimonio territoriale per costruire consapevolezza dei propri valori identitari, dei potenziali di produzione di ricchezza durevole, e per stimolare progetti, piani e politiche atti a generare una nuova economia sociale, fondata sulla valorizzazione collettiva del patrimonio stesso. Valorizza gli attori economici, sociali e culturali del mondo rurale che partecipano creativamente alla formazione di progetti capaci di accrescere il valore del patrimonio territoriale locale. Il mondo rurale acquista nuova centralità in questo processo di valorizzazione del patrimonio territoriale: i nuovi agricoltori non producono solo merci per il mercato, ma anche beni e servizi pubblici, per la cura dell'ambiente, del paesaggio, della qualità urbana. Coordinamento dei soggetti e delle istituzioni che operano sul territorio Questa idea di sviluppo si fa interprete di nuove relazioni di scambio di culture, di prodotti tipici, di saperi tecnici e politici, improntati al superamento della competizione economica selvaggia verso forme di cooperazione e di mutuo scambio solidale fra are diverse. proponendo gli insegnamenti della autorganizzazione della sopravvivenza allo sviluppo stesso. Le reti dello scambio equo e solidale costituiscono la più evidente trama minuta ma densa di questa strategia. “PROGETTI D’IMPRESA” INFOPOINT era nato nell’ambito di Equal I e si era sviluppato con Equal II. Il suo scopo era di 7 fornire uno strumento al territorio ed in particolare ai giovani per conoscere analizzare e promuovere un’idea imprenditoriale. Il progetto INFOPOINT oggi si è evoluto, intercettando il servizio “Progetti d’impresa” di rilevanza provinciale Tale servizio offre il proprio sostegno e riferimento a chi voglia iniziare un’attività di impresa, l’unico presupposto per potervi accedere è avere un’idea imprenditoriale. I servizi offerti sono: - accompagnamento allo sviluppo dell’idea imprenditoriale ed alla verifica della fattibilità dell’intervento tramite consulenze personalizzate per la messa a punto dell’idea e la stesura del business plan, - informazione in merito a dati, adempimenti burocratici necessari, obblighi da rispettare, opportunità esistenti ed approfondimenti su tematiche economiche e giuridiche connesse ai diversi settori di attività - orientamento dell’utenza verso finanziamenti ideati ad hoc per favorire lo sviluppo delle nuove imprese ed individuazione di altre fonti di finanziamento coerenti con il progetto imprenditoriale, - organizzazione di incontri di approfondimento e formazione relativamente ad aspetti tecnici e pratici connessi alla gestione di impresa, per potenziare le competenze manageriali dei futuri imprenditori ed orientarli nelle scelte amministrative, finanziarie e commerciali, - servizio di “ricerca soci” e messa in contatto con potenziali partner con cui condividere un’idea di impresa. LE GESTIONI ASSOCIATE La Comunità Montana Unione dei Comuni Valle del Samoggia esercita funzioni proprie istituzionalmente attribuite e funzioni proprie dei Comuni, nei casi in cui questi ultimi decidano di svolgere attività (o di erogare servizi), in forma associata, mediante lo strumento dell’Unione dei Comuni. Ciò è frutto sia di scelte politiche sia dell’evoluzione della legislazione di settore. In virtù delle scelte politiche finora effettuate, l’Unione dei Comuni Valle del Samoggia, ha potuto sviluppare e consolidare un significativo patrimonio di esperienze amministrative nella gestione di un’ampia gamma di servizi erogati in forma associata. Si tratta, di un insieme di servizi ampio e diversificato, che comprende servizi al cittadino e servizi alla Pubblica Amministrazione, servizi amministrativi e servizi tecnicospecialistici, servizi che si riferiscono ad una pluralità di settori, che vanno dal settore economico a quello socioassistenziale: - Gestione del territorio, 8 - Servizio Informativo Territoriale (S.I.T.) - Servizio Associato Informatico e Statistico (S.A.I.S.), - Sportello Unico Attività Produttive (S.U.A.P.), - Servizio alla Persona (S.A.P.), - Edilizia Residenziale pubblica (E.R.P.), - Difensore Civico, - Sportello Difesa Consumatore (ADICONSUM) - Servizi Socio – Sanitari (So.Sa.) - Polizia Municipale Associata (P.M.A.) - Servizio Progetti Europei Sovracomunale, (S.P.E.S.) - Servizio turismo ed Europa (S.T.E) - Servizio Attività Sportive (S.A.S.), - Servizio Cultura e Musei (S.C.M.), - Trasporto Scolastico (Tra.Sco.) La legislazione di settore, individua nelle Unioni fra Comuni uno strumento amministrativo particolarmente adeguato a consentire ed a qualificare la realizzazione delle politiche di sviluppo locale dei Comuni. Ciò nell’intento di consolidare progressivamente modelli di erogazione di servizi che presuppongano forme di coordinamento “reticolari” fra Comuni, nella prospettiva di migliorare la qualità dell’azione amministrativa a livello locale, intesa come risultato di sinergie di “sistema”. Nell’attuale quadro di condizioni strutturali, organizzative e finanziarie, infatti, solo l’adozione di dispositivi amministrativi “avanzati”, quale, appunto, la gestione associata dei servizi e la necessaria e conseguente gestione delle funzioni, individuando l’Unione quale vero e proprio Ente erogatore di funzioni, consente ai Comuni di razionalizzare l’utilizzo delle risorse disponibili, incrementando, al contempo, le possibilità concrete di impatto sul territorio dei diversi interventi ed il livello qualitativo dei servizi resi al cittadino ed alla Pubblica CERTIFICAZIONE AMBIENTALE EMAS EMAS è un sistema pubblico di certificazione ambientale (reg. CEE 1836/93 e 61/2001). E’ uno strumento di politica ambientale ed industriale a carattere volontario volto a promuovere costanti miglioramenti dell’efficienza ambientale e delle attività industriali. E’ un sistema di riorganizzazione del sistema produttivo secondo i principi della sostenibilità, comprende una sistematica documentata, periodica e obiettiva valutazione della performance dell’organizzazione 9 rispetto alla protezione ambientale. La Comunità Montana Unione dei Comuni Valle del Samoggia, a partire dal 18 maggio 2006 è certificata EMAS. L’ obiettivo che si è perseguito con la registrazione ambientale EMAS è di tutelare il patrimonio naturale, attraverso politiche compatibili tra sviluppo e rispetto dell’ambiente. L’iniziativa è nata inoltre dalla volontà di valorizzare un territorio che trae le sue principali risorse dalla qualità dell’ambiente, dei prodotti locali e delle attività ad essi collegati. L’Amministrazione ha iniziato così un percorso importante nella direzione dello sviluppo sostenibile, del miglioramento della qualità della vita dei propri cittadini e della crescita delle proprie realtà territoriali. Sono attive diverse azioni che permettono una gestione più oculata delle risorse ambientali, tra le quali riduzione dei consumi di energia e materie prime, limitazione della produzione di rifiuti, conservazione e valorizzazione del patrimonio forestale. Tutti questi fattori incidono sul vivere quotidiano di ognuno di noi. La tutela dell’ambiente non deve essere vissuta come un limite, ma piuttosto come un’opportunità di crescita, economica e sociale, tale da determinare le condizioni per una migliore qualità della vita e per la salvaguardia del patrimonio pubblico e privato. L’esperienza amministrativa di studio dei sistemi di certificazione induce anche un nuovo approccio dell’organizzazione agli adempimenti istituzionali. La procedimentalizzazione codificata delle prassi e dei procedimenti è intesa come momento qualificante dell’azione amministrativa: in tale senso si sviluppano sensibilità nel controllo delle attività. La gestione delle prescrizioni legislative impone una revisione di tutto l’impianto organizzativo dell’Ente. La contrattualistica, la corrispondenza, l’attribuzione delle responsabilità e altri processi ed istituti sono filtrati nell’ottica di dare garanzia di risultato all’intero sistema. Dall’implementazione del Sistema in poi, si è instaurato un impegno serio dei dipendenti verso i compiti e le sensibilità richieste dalla gestione ambientale, a tutt’oggi vivace e progressivamente più cosciente. I dipendenti sono parte attiva nella razionalizzazione dei consumi di materie prime e di energia dei propri uffici. Anche il rapporto coi fornitori è totalmente strutturato nell’ottica della sostenibilità. PIANO SOVRACOMUNALE ASSOCIATO (P.S.C) In seguito ad un accordo territoriale approvato dai sei Comuni facenti parte della Comunità Montana Unione dei Comuni Valle del Samoggia e da un Comune non ancora aderente all’Unione, è stata espressa la volontà di elaborare in modo unitario il PSC dei Comuni sia per quel che riguarda l’analisi e valutazione del quadro conoscitivo del territorio di tutti i Comuni sia per quel che concerne la predisposizione, attraverso una metodologia unica, degli elaborati del Piano Strutturale. 10 L’Accordo inoltre prevede l’istituzione di un unico Ufficio di Piano. E’ prevista l’elaborazione dei seguenti strumenti di lavoro: Piano Strutturale, il master plan dell’urbanistica moderna europea, previsto per il medio periodo e destinato alle grandi trasformazioni urbanistiche: programmatico e non direttamente prescrittivo (cioè che non crea diritti e doveri), schematico e quindi poco dettagliato. Piano Operativo, che alcuni chiamano “il piano del Sindaco”, perché ha durata quinquennale; da attuarsi con piani particolareggiati e anche in forma diretta, ma comunque prescrittivi, per il periodo della sua vigenza, dei vincoli pubblici e dei diritti privati generati dal piano. Regolamento Urbanistico-Edilizio, valido a tempo indeterminato e prescrittivo finché vigente per tutto il patrimonio esistente nell’area urbana e in quella extra-urbana: rappresenta lo strumento di manutenzione e di gestione leggera di quanto non è assoggettato alla trasformazione urbanistica. Lo svolgimento delle funzioni attinenti alla pianificazione urbanistica ed in particolare i procedimenti relativi all’approvazione dei piani sono complessi e vedono il concorso di tutti gli organi comunali. L’istituzione di una forma associativa stabile e strutturata, quale la Comunità Montana o l’Unione dei Comuni, consente una forte integrazione istituzionale ed organizzativa tra gli Enti aderenti ed il conseguente conferimento agli organi associati delle funzioni spettanti ai singoli Consigli, Giunte comunali e Sindaci. I nuovi strumenti di pianificazione urbanistica comunale introdotti dalla legge regionale 20 hanno sostituito il Piano Regolatore generale e includono anche la disciplina edilizia, trattata finora separatamente, sotto l’aspetto formale, attraverso l’apposito regolamento edilizio comunale. i nuovi strumenti di pianificazione si caratterizzano per la loro differente natura, il loro diverso procedimento di approvazione ed i loro differenti contenuti. Il PSC è il Piano generale del territorio comunale: - contiene le scelte strategiche di lungo periodo, - definisce e disciplina gli elementi territoriali non mutabili nel tempo, quali ad esempio gli ambiti urbani consolidati e i vincoli di conformazione del territorio - definisce i limiti all’uso e alle trasformazioni del suolo derivanti dalla valutazione delle sue criticità - individua gli ambiti delle trasformazioni in particolare il Piano strutturale tratta i contenuti strategici della pianificazione attinenti al sistema ambientale ed ai rischi naturali, al sistema insediativo, al sistema della mobilità ed al tema delle dotazioni territoriali. Questi sono temi che per la loro natura si prestano ad un’analisi e una valutazione rispetto ad un ambito territoriale più vasto di quello comunale. 11 Nel contesto di questo servizio associato occorre rilevare che, ai fini di garantire impatti ambientali sostenibili ci si è dotati di: - Quadro della mobilità e viabilità - Quadro del dissesto idrogeologico - Quadro generale della forestazione. Nel prossimo futuro ci si doterà di un: - Osservatorio - Manuale del paesaggio Il piano strutturale è associato quando viene elaborato da una forma associativa prevista dal Testo Unico degli Enti Locali e dalla legge regionale 11 del 2001, i inoltre quando viene predisposto a seguito di un accordo territoriale intervenuto tra più Comuni. BILANCIO SOCIALE Il ruolo positivo del progetto “Equal: LaboratorioSamoggia” si esplicita come momento di conoscenza aggregata, di integrazione di realtà diverse, di costruzione di momenti di convergenza, di sintesi di idee ed esperienze. Un vero e proprio Laboratorio progettuale di sintesi delle esigenze e di proposte normative: un patto di solidarietà sul territorio che traduce anche gli strumenti normativi in un complesso di potenzialità e di elementi di governo mediato e condiviso del territorio. All’interno anche di questo progetto questa Cm/Unione si sta adoperando per giungere alla adozione di un proprio Bilancio Sociale, il quale recuperando anche esperienze dei Bilanci partecipati (Comune di Zola Predosa e Provincia di Bologna) si ponga l’obiettivo di offrire ai cittadini, alle loro espressioni organizzate (dalle associazioni alle rappresentanze di categoria) e alle altre amministrazioni, un documento che consenta, anche ai "non addetti ai lavori", di capire in modo chiaro come sono stati spesi i soldi amministrati da questo Ente. In pratica ragionare su una sintesi di rendiconto economico al quale si aggiunge il calcolo e la redistribuzione del valore aggiunto, infine la relazione sociale che, attraverso la descrizione qualitativa e quantitativa dei risultati, consenta di comprendere fino a che punto gli impegni assunti sono stati mantenuti. Proprio il calcolo del valore aggiunto rappresenta la principale peculiarità del Bilancio Sociale: infatti nel caso di un ente pubblico la differenza tra le risorse disponibili e le spese sostenute per realizzare le proprie attività indica la ricchezza prodotta nell'esercizio con riferimento agli interlocutori che partecipano alla sua distribuzione. 12 Il Bilancio Sociale deve concorrere a: • fornire a tutti i cittadini un quadro generale delle performance economiche e sociali al fine di consentire loro di formare una valutazione sul comportamento dell’ente; • promuovere e migliorare il processo interattivo di dialogo tra amministrazione e cittadini; • esporre gli obiettivi di miglioramento ed innovazione che l’Ente si impegna a perseguire; • fornire un profilo strategico gestionale per gli organi di governo dell’Ente. Attraverso questa forma innovativa di rendicontazione la Comunità intende descrivere gli effetti della propria attività nei confronti dei cittadini e del territorio sovra-comunale in cui opera. La forza del bilancio sociale risiede infatti nell’essere stimolo ad un miglioramento continuo e strumento affidabile per misurare quanto i valori e gli obiettivi dell’organizzazione si traducano in una prassi coerente. Secondo le linee guida dettate dal GBS (gruppo di studio e di riferimento nazionale individuato anche tramite il convegno dedicato alla finanza locale), le parti che costituiscono il bilancio sociale sono 3: - Parte I: si definisce l’identità dell’Ente, il suo ruolo e la sua organizzazione, si pone un confronto tra gli obiettivi e gli interventi finalizzati al raggiungimento degli stessi - Parte II: si analizza il rendiconto economico ed in particolare la provenienza delle risorse, la loro allocazione per aree e l’andamento economico – finanziario al fine della determinazione del valore aggiunto - Parte III: relazione sociale in merito al rapporto sulle prestazioni ed i servizi offerti alla comunità ed ai Comuni della Comunità Montana Unione dei Comuni - Eventualmente verrà inserita una quarta parte nella quale si analizza la rete di rapporti costituiti tra comunità Montana Unione dei Comuni e realtà collegate. Si tratta delle prime idee di quello che nei prossimi anni potrà diventare un autonomo Bilancio di Genere, strumento, importante, per comprendere come le scelte politiche e la distribuzione delle risorse possano interagire con l'obiettivo di offrire opportunità uguali a tutti i cittadini. Azioni precise declinate sulla Finanza Locale e sulla Coesione Sociale che intendono costituire una tappa importante (anche di avvio) del percorso di dialogo e partecipazione attraverso il quale i cittadini possono davvero essere ascoltati e contribuire così alle scelte dell'Amministrazione. “RETE DI PORTALI” Un altro progetto che la Comunità Montana Unione dei Comuni Valle del Samoggia sta realizzando è “Rete di portali”. Si intende creare una struttura di siti tra tutti gli EELL facendoti capo alla Cm/Unione, l’Unione stessa ed il Parco Regionale, interattivi e dinamici al fine di erogare servizi on line evoluti ed efficienti ai cittadini, utilizzando CMS (Content Management System) ossia “sistema di gestione 13 dei contenuti”, una categoria di sistemi software per organizzare e facilitare la creazione collaborativa di documenti, che da la possibilità a qualsiasi utente autorizzato di inserire contenuti e modificare in modo semplice il sito - portale in modo da renderlo reale fonte di informazioni sempre aggiornate per gli utenti. Tutti i portali saranno collegati e le informazioni potranno essere condivise e utilizzate da tutti gli Enti così da dare vita ad una struttura virtuosa con la conseguente possibilità di arricchire lo strumento on line di notizie e servizi senza alcun lavoro aggiuntivo. Il sistema acquista poi valore aggiunto in quanto una attenzione particolare e mirata sarà dedicata a fornire risposte adeguate ai portatori di handicap nel rispetto del codice sulla privacy Un portale web è un sito web che costituisce una porta di ingresso ad un gruppo consistente di risorse di Internet e di una Intranet. Esso consente al suo gruppo di utenti di personalizzare alcune sue prestazioni. Il portale per essere tale deve contenere i seguenti meccanismi: Motore di ricerca Groupware e Collaborazione Gestione della conoscenza Gestione del contenuto Work Flow Facilitazioni multicanale Firma personale Business intelligence e Integrazione delle applicazioni Integrazione con la gestione dell'identità Funzionalità infrastrutturali In questo modo è possibile costruire e tenere aggiornato un sito di notevoli dimensioni, senza conoscere appositi linguaggi di programmazione. Il fatto che ogni utente autorizzato possa modificare, editare, aggiungere informazioni di qualunque tipo, personalizzare la grafica, inserire documenti scaricabili, foto, forum e quant’altro, rende più facile la ricerca di informazioni, evita duplicazioni e riduce la possibilità di incongruenze. RINGRAZIAMENTI Si ringraziano Renato Castiglione, Marco Cevolani, Stefano Cremonini, Silvia Pellegrino, Daniele Rumpianesi Nicoletta Veronesi per il materiale fornitomi al fine della redazione di questo capitolo. 14 CAPITOLO 1.GOUVERNANCE DU TERRITOIRE A CURA DI FRCIVAM BRETAGNA L’activité économique en ce début de XXIème siècle est tiraillée entre l’horizon mondial des échanges internationaux et la réalité sensible du local où s’organisent les transactions. Le premier est de plus en plus identifié à la chrématistique, volonté et art d’accumuler le capital. La seconde réfère au sens étymologique de l’économie : oikos nomos, l’art de gouverner la maison. Le terme économie, dans son acception initiale, est donc pleinement une sorte d’ancêtre pour la réflexion sur la gouvernance des territoires, qui ont pris le relais de la maison comme espace de vie accessible en quelques minutes, évolution des transports aidant. Le territoire, tel que l’entendons, est le croisement de réalités multiples : physique, sociale, culturelle, économique, mais aussi politique. Au niveau européen, il fait partie du patrimoine conceptuel commun à l’Italie et à la France, alors que le monde anglo-saxon utilise plus volontiers le terme community, rejoint par la tradition ibérique qui emploie le mot comunidad ou comunidade. L’un comme l’autre se fondent d’abord sur les liens sociaux, alors que le territoire, tout en les intégrant, les élargit explicitement au cadre physique et environnemental. Le territoire tel que nous l’entendons n’est pas celui de la géographie physique, mais plutôt celui de l’aménagement. Ses limites sont déterminées par l’identité locale mais surtout par l’existence d’une organisation dont la fonction est de faire fonctionner et évoluer la vie collective. En d’autres termes, le territoire tel que nous l’envisageons suppose la présence d’une entité politique qui organise, gère, anime, anticipe, bref « gouverne » son développement. Comment l’échelon politique en charge de régir, et d’améliorer, le bien être sur un territoire s’y prend-il ? C’est une première interrogation, portant sur le fonctionnement interne des collectivités locales. Mais « faire territoire » suppose aussi l’existence d’une société civile de même échelle, composée d’associations, d’entreprises, de réseaux informels de citoyens, et plus ou moins organisée. Comment se tissent et s’expriment les liens entre « le gouvernement » et « les gouvernés » ? C’est une seconde interrogation, portant sur les relations établies ou à établir entre les acteurs d’un territoire, et la répartition des rôles. Le programme Equal a permis la confrontation entre des organisations de nature différente, politiques du côté italien, associatives du côté français. Confrontation d’autant plus riche 15 sur son caractère transnational permet de multiplier les expériences concrètes, en les dégageant des intérêts de court terme. Les uns et les autres partagent le soucis de fonder le développement sur la créativité des territoires. Elles ont aussi en commun de se référer au développement durable, non seulement en ne hiérarchisant pas économie, social et environnement, mais aussi en visant des évolutions soutenables sur le plan culturel. Cette réflexion collective de « gouverneurs » et de « gouvernés » vise à dégager des pistes de travail pour que le développement des activités économiques sur les territoires, gage d’emploi et d’attractivité, soit soutenable sur le plan environnemental, et responsable sur le plan social. fonctions de gouvernance En matière de création et de développement d’activités économiques, la gouvernance territoriale peut être abordée sous trois angles, en partant des fonctions d’une collectivité. La collectivité initiatrice de projets Par nature, les échelons de gestion territoriale sont des lieux où se concentre l’information. Dynamiques démographiques, problèmes environnementaux, évaluation de la richesse et de sa répartition, questions sanitaires sont connus, et peuvent être analysés, au sein des collectivités. L’identification des problèmes, mais aussi des opportunités, peut donc y reposer sur des bases établies rigoureusement. Par ailleurs, ceux qui les administrent sont des élus qui disposent de la légitimité démocratique pour affecter les contributions collectives (impôts, taxes,…) à des projets innovants. Des activités créatrices d’emploi et de bien être collectif peuvent être identifiées et formalisées, alors que leur viabilité dépend d’un financement public, à court ou long terme. Le dispositif « nouveaux services, nouveaux emplois » (dit « emplois jeunes ») mené en France a ainsi mis en évidence l’importance du gisement potentiel d’emploi utiles socialement et environnementalement, et négligé pour des raisons de solvabilité. Les collectivités, en particulier rurales, y ont fait largement appel pour des missions de préservation et de mise en valeur de l’environnement ou de renforcement du lien social. Dans d’autres contextes, des collectivités territoriales ont pris le pilotage de projets collectifs porteurs d’avenir. Les fonds européens (LEADER, Equal, Interreg) ont souvent été mis en œuvre directement par des collectivités pour impulser des dynamiques nouvelles. Dans cette optique, la collectivité est directement porteuse d’emplois directs, qui peuvent en induire d’autres dans le secteur privé ou associatif. La fonction d’employeur d’une 16 collectivité est souvent une contribution majeure au maintien de populations dans des zones très rurales. Mise en valeur de sites, animation touristique, préservation du patrimoine, sauvegarde de la culture locale sont des domaines d’activités privilégiés de ce type de fonction. La collectivité accompagnatrice de projets Tout territoire voit émerger des projets à vocation économique. Ils peuvent être portés par des habitants de longue dates ou des nouveaux arrivants, reposer sur des initiatives individuelles ou avoir été mûris collectivement, par exemple dans un cadre associatif. Dans tous les cas, leur vie croise à un moment ou à un autre celle d’une collectivité : recherche de financement, besoins fonciers, évaluation d’un besoin ou d’un marché. La collectivité, à la fois financeur potentiel, régulatrice de la vie collective (par exemple pour l’urbanisme) et carrefour de l’information, est souvent plus accessible dans le monde rural, par effet de proximité. Mais la plupart des collectivités rurales n’ont que des moyens limités pour répondre aux besoins des porteurs de projets. Leur capacité financière est faible, leur information fragmentaire, leurs compétences limitées. De plus, la viabilité économique des projets n’est pas toujours assurée par une démarche strictement locale, et l’organisation administrative fait que d’autres échelons territoriaux doivent être considérés. L’accompagnement efficace de projets économiques repose donc sur des organisations territoriales coopératives, comme la « comunità montana » en Italie ou le « pays » en France. La collectivité, par des élus compétents ou du personnel spécialisé, joue un rôle éminent pour viabiliser et orienter les initiatives et les porteurs de projets. Elle dispose de toutes une palette de moyens, qui ne sont pas uniquement financiers : communication dans la presse municipale, signalisation routière, orientation vers des personnes ou structures ressources, insertion sociale des nouveaux arrivants. Ces fonctions de « facilitateur » sont souvent mises en œuvre de façon spontanée, alors que leur organisation formalisée peut engendrer des gains d’efficacité, mais aussi d’attractivité pour le territoire. Un « bon accueil » sur un territoire a des effets cumulatifs grâce au bouche à oreille. Une anecdote peut le résumer. Lors d’une entrevue avec un porteur de projet en Italie, celui-ci a déclaré : « j’ai été tellement bien accueilli ici que j’ai envie de faire quelque chose pour le territoire ». 17 La collectivité fédératrice du territoire La création d’activités économiques, que ce soit dans la sphère individuelle ou collective, réclame l’intervention de multiples acteurs, administratifs, techniques, financiers. Ceux-ci ne sont pas toujours présents dans un territoire donné, surtout rural, et peuvent quand ils le sont souffrir d’effets de rivalité ou de concurrence. La collectivité, par la légitimité issue du vote mais aussi par ses capacités d’interventions a une fonction de coordination et de mise en relation des acteurs. L’élu, éventuellement relayé par du personnel, peut comme dans la paragraphe précédent se mettre à disposition des initiatives pour les faire aboutir. Mais il a aussi une fonction d’anticipateur. Informé potentialités du territoire, à la fois sur le plan humain, culturel, économique et physique, il peut provoquer des rencontres d’où surgissent de nouvelles idées, de nouvelles pistes de développement local. La mise en présence d’acteurs divers, qui parfois se connaissent pu ou mal, peut déboucher sur des cercles vertueux où « le tout est plu que la somme de parties ». Les regroupements volontaires de collectivités à l’échelle de territoires ressentis comme des lieux de vie cohérents ont souvent cette fonction. Ainsi, la « comunità montana » ou le « pays » sont avant tout des espaces de projets destinés à fédérer les énergies, non pas pour répondre à des sollicitations externes mais pour tracer de nouvelles voies pour « mieux vivre ensemble ». Cette fonction requiert des compétences et des dispositions spécifiques qui ne relèvent pas du registre habituel du personnel politique : le décideur doit ici s’effacer derrière l’animateur, l’orateur derrière l’organisateur du débat. Les anglo-saxons disposent d’une maxime pour évoquer cette attitude : le traditionnel « sage on the stage » (le sage en scène) doit faire place au « guide on the side » (le guide sur le côté). La complexité de la gouvernance territoriale réside dans le savant dosage effectué entre ces différentes fonctions d’initiateur, d’accompagnateur et de fédérateur. La relation au territoire et à ses acteurs dépend aussi de la prévalence de telle ou telle fonction. Une association, porteuse d’un projet à vocation économique, ou un porteur de projet revêt un élu de l’une ou l’autre compétence selon le stade d’avancement d’un projet. A titre d’illustration, le programme PANIER requiert des participations sur chacun de ces champs le projet de valorisation du lin sur le site du Palacret appelle un investissement de la communauté. Sans une maîtrise publique de l’espace, rien ne peut se faire. La fonction d’initiateur de la collectivité, qui reste par la suite engagée, est essentielle. mais le développement du projet, qui intègre des acteurs associatifs, réclame un accompagnement par la collectivité, qu’il s’agisse du projet global ou qu’il s’agisse des 18 personnes en difficulté sociale qui s’y intègrent. enfin, l’ensemble ne pourra se développer que si la collectivité sait créer un climat favorable, qui fera du projet un bien commun de tous les habitants du territoire et non pas un « éléphant blanc » vécu sujet d’indifférence, voire d’opposition. Qualité du développement Conformément à l’ancrage des projets territoriaux dans des dynamiques de développement durable, il importe de vérifier les effets des initiatives économiques sur le plan économique, en considérant l’impact d’une activité sur le territoire et pas seulement le résultat financier pour le porteur de projet. Il relève de la responsabilité publique, comme de l’éthique associative, de veiller à ce que les conséquences économiques d’une activité n’aient pas d’effets induits qui réduisent le bien-être collectif. Ainsi, des effets de concurrence mal appréciés peuvent entraîner des pertes d’emploi dans des entreprises voisines, ou mobiliser des ressources publiques de façon démesurée. sur le plan social, l’intérêt d’une initiative n’est pas réductible à un nombre d’emplois créés. La qualité des emplois doit également être pise en considération, non seulement au niveau de ceux qui les occupent, mais également de leur environnement. Ainsi, certaines activités ou conditions de travail peuvent entraîner des conséquences dommageables sur les enfants ou la santé. sur le plan environnemental, il est nécessaire d’évaluer les effets induits par une activité, non seulement sur le site de celle-ci mais sur la chaîne économique. Ainsi, une activité en apparence « propre » peut faire appel à des intrants qui provoquent des dommages environnementaux, en termes de pollutions ou de perte de diversité biologique, ou économiques (par exemple pollution des eaux d’une activité d’aval par l’amont). La question énergétique doit être incluse dans les considérations environnementales, à la fois sous l’angle des consommations de ressources non renouvelables et celui des émissions de gaz à effet de serre. sur le plan culturel, des projets en apparence peu ambitieux peuvent avoir des effets importants. Il s’agit en particulier d’activités qui sauvegardent et mettent en valeur le patrimoine ou les savoir faire locaux. A l’opposé, certaines pratiques peuvent éroder voire faire disparaître des richesses locales. Les effets dans ce domaine, diffus et souvent différés, sont particulièrement délicats à évaluer. 19 Ces effets doivent être appréciés sur un territoire « lieu de gouvernance » où la responsabilité des acteurs est directe. Ce qui n’exonère pas le territoire d’une responsabilité, certes diffuse et partielle, à l’échelle de l’humanité et de la planète. Les interactions planétaires rendent les options de « développement local égoïste » insoutenables. la localisation de certaines activités peut entraîner des effets économiques lointains, provoquant un appauvrissement collectif supérieur à l’accroissement local de richesse ; il en va ainsi des pertes d’emploi liées aux délocalisations, souvent stigmatisées à l’échelle internationale, mais qui s’exercent parfois entre territoires voisins ; les chaînes économiques longues exercent des effets écologiques notables dans des territoires éloignés, en termes de pollution ou de consommation des ressources ; la diffusion des produits à l’échelle planétaire peut engendrer des effets d’uniformisation et de perte culturelle. Un tel programme, aussi ambitieux qu’idéal, doit être mis à l’épreuve des faits. Pour devenir une réalité agissante, force est de disposer d’indicateurs qui permettent de vérifier les niveaux et évolutions, les stocks et flux des « richesses locales ». Or, les indicateurs aujourd’hui disponibles sont soit d’intérêt limité, soit difficiles à mettre en œuvre : les indicateurs purement économiques ne sont pas toujours disponibles à l’échelle locale et leur interprétation est périlleuse. Ainsi l’appareil statistique français ne permet pas de mesurer le « produit intérieur brut » d’un territoire. Les mesures de revenu ne peuvent être agrégées à différentes échelles. Par ailleurs, il est désormais reconnu la pauvreté informative de ces indicateurs, surtout quand on se place, comme c’est notre cas, dans un contexte de développement durable. les indicateurs sociaux sont parfois disponibles à l’échelle locale, mais leur interprétation quand ils sont considérés de manière isolée, est difficile. Ainsi, il est connu qu’une forte création d’emploi peut entraîner paradoxalement une augmentation du nombre de chômeurs, par arrivée de personnes à la recherche d’emploi. les indicateurs environnementaux sont très fragmentaires, et souvent concentrés localement sur une obligation légale ou une question qui fait problème. C’est ainsi le cas en Bretagne de la qualité des eaux. Certaines questions échappent à toute quantification opérée à l’échelle locale, comme la biodiversité. les indicateurs en matière culturelle sont rudimentaires et superficiels (taux de fréquentation d’équipements culturels). 20 A l’échelle internationale, les travaux récents ont mis en valeur des indicateurs synthétiques, qui agrègent sous une forme « ramassée » des informations multiples. Ainsi, l’indicateur « espérance de vie » subit-il l’influence à la fois de facteurs sanitaires, économiques, de qualité environnementale et de répartition des richesses. La faible disponibilité de l’information statistique à l’échelle locale fait que la mise en œuvre de « tableaux de bord » constitués d’indicateurs est très lourde. Il est cependant possible de mentionner quelques pistes l’indice de développement humain, proposé par le Programme des Nations Unies pour le Développement, a été mis en œuvre à l’échelle infra-nationale par certains états, comme le Brésil. l’empreinte écologique, fondée sur la consommation des ressources et intégrant à ce titre une certaine dimension économique et sociale, peut être appliquée à l’échelle locale, comme cela a été réalisé autour de Vancouver (Canada), mais au prix de relevés de terrain approfondis. l’indice de bien être économique (voir http://www.csls.ca/iwb.asp) agrège des données relevant des flux de consommation, des stocks de richesse, de l’égalité des citoyens et de la sécurité économique. Il couvre partiellement les facteurs environnementaux, sociaux et culturels. Son intérêt réside dans son ouverture dans la mesure où il est modulable par un utilisateur. Cependant les données nécessaires pour l’alimenter ne sont pas disponibles partout (il a été confectionné au Canada) et encore moins à l’échelle locale. Il constitue cependant une importante source d’inspiration pour imaginer un « tableau de bord » local . 21 CAPITOLO 1. GOVERNO DEL TERRITORIO A CURA DELLA COMUNITA’ MONTANA MELANDRO 1.1.Funzioni di governo Il territorio del Melandro è situato proprio a ridosso del capoluogo di regione e confina sul versante opposto con la vicina campania. La vicinanza con Potenza, naturalmente, rappresenta una grande opportunità per i territori che godono, per questa ragione, non solo della prossimità di una serie di servizi essenziali ma anche di una buona rete di collegamento con le principali direttrici stradali della nostra Regione; ci riferiamo in particolare all’autostrada Sicignano-Potenza, alle superstrade Basentana e Tito-Brienza. A questo bisogna aggiungere il fatto che l’area del Melandro è un’area borderline rispetto ai territori della vicina Campania. Ci troviamo, dunque, di fronte a una postazioni ideali per creare corridoi di accesso che siano capaci di veicolare un numero sempre crescente di risorse umane. La costruzione di questi corridoi richiede, naturalmente, la capacità di essere innovativi, attrattivi e funzionali al punto da creare un sistema territorio che possa interessare e convincere queste popolazioni che rappresentano un importante bacino di utenza. Ma la vicinanza con il Capoluogo non è portatrice solamente di aspetti positivi. Il pericolo più grande che corre questa area è quello di vedere smembrato il proprio territorio e snaturata la sua identità in ragione di un progetto metropolitano che riguarda Potenza e che da qualche anno è all’attenzione della programmazione politica. E’ necessario, infatti, capire se comuni come Picerno e Tito devono diventare parte integrante della periferia di un’ipotetica grande città o piuttosto il volano per la rinascita della loro area di appartenenza. Non è una novità, infatti, che nel Melandro vi è complessivamente una distinzione fra questi comuni, che presentano una situazione di maggior vantaggio economico e sociale, e le aree più interne. La risposta, in verità, risiede nelle azioni che negli ultimi anni a vario titolo si sono intraprese sui territori al fine di rivendicare con forza l’autonomia e la volontà di autodeterminazione di un’area che non vuole perdere la sua identità culturale. Se si considera la geomorfologia dell’ 22 area ci si rende conto che si è in presenza di un territorio prevalentemente montuoso con superfici boscose molto estese e di grande bellezza. I centri abitati sono per lo più raccolti e posizionati ad altitudini elevate e sono circondati da vaste aree rurali con un forte indice di appoderamento. La residenza di una buona parte della popolazione nelle campagne o nelle numerose frazioni di cui i centri abitati sono circondati, caratterizza le aree come fortemente rurali. Qualunque programmazione non può prescindere dalla necessità di avere come punto di partenza e di approdo l’interessante mondo della ruralità. Non esistono, fortunatamente, zone significativamente degradate e l’ambiente è nel suo complesso ben conservato e salubre come si evince dalla presenza di un numero rilevante di aree riconosciute d’interesse naturalistico quali il Monte LjFoi di Picerno e la Faggeta di Sasso di Castalda. . Il territorio del Melandro infine, soffre di una fragilità dell’assetto geologico complessivo che lo rende vulnerabile agli agenti atmosferici e al passar del tempo creando situazioni di dissesto in qualche caso preoccupanti. Le popolazioni dei comuni di riferimento hanno un innato senso dell’ospitalità e dell’accoglienza e tendono a conservare cultura e tradizioni utilizzando, anche, il vernacolo in maniera trasversale all’età anagrafica, nella vita di tutti i giorni. I collegamenti viari e ferroviari hanno facilitato, negli anni passati, i contatti con la vicina Campania rappresentando un momento di scambio e di crescita umana e culturale. Il dato più problematico relativo alla popolazione rimane, però, il progressivo decremento che fa registrare in tutti i comuni delle due aree livelli preoccupanti a causa della scarsa natalità e in qualche caso della ripresa dell’emigrazione. Non hanno trovato ancora soluzione, infatti, le questioni dell’esiguità del reddito medio procapite, dei bassi livelli di occupazione e della mancanza di nuove opportunità lavorative soprattutto per la popolazione scolarizzata. Di conseguenza l’indice di vecchiaia, vale a dire il rapporto di ultrasessantacinquenni ogni cento, è molto elvato. Dal punto di vista della scolarizzazione si tratta di aree che generalmente esprimono livelli medi anche grazie alla presenza di un discreto numero di istituti d’istruzione secondaria. 23 In entrambe le aree vi è una discreta vivacità culturale agevolata dalla presenza di numerose associazioni, aventi scopi culturali e sociali, impegnate nella promozione e recupero della memoria storica e dell’identità. In particolare nell’area del Melandro si è tentata la costituzione di un Consorzio delle Proloco per favorire una rete di rapporti tale da generare progetti di più ampio respiro. . 1.2 Capacità di governo Il tema della Governance è di fondamentale importanza soprattutto per un territorio così piccolo nel quale le relazioni verticali sono accorciate. Gli enti di riferimento sono naturalmente oltre ai Comuni, le Comunità Montane, la Regione e i vari strumenti di programmazione negoziata che in questi ultimi anni sono stati avviati. Il Governo Regionale da qualche tempo ha cercato di introdurre un sistema di governance territoriale che finalmente sta per decollare. La Basilicata infatti è stata divisa in otto aree programma (area PIT) corrispondenti ciascuna ai territori di due Comunità Montane. Ogni area programma ha sviluppato un proprio modello di governance adattando quello proposto dalla Regione alle proprie esigenze locali. Il governo delle aree PIT è in buona sostanza nelle mani degli amministratori degli enti locali (Sindaci e Presidenti delle Comunità Montane) che hanno l’onere di fare le scelte di programmazione per il proprio territorio in maniera concertata e dal basso. Le aree PIT si rapportano direttamente al governo regionale e interagiscono tra di loro per elaborare progetti più complessi in un proficuo svilupparsi di relazioni verticali ed orizzontali. Alle aree programma fanno riferimento direttamente gli strumenti della programmazione negoziata che sono attivi nella regione in generale ed in particolare del meandro. Ci riferiamo in particolare al programma comunitario Leader Plus e i Patti Territoriali che spiegano la loro azione secondo lo stesso schema territoriale. 1.3 Qualità dello sviluppo La Regione Basilicata in genere ed in particolare l’area del Melandro non si possono permettere di tentare uno sviluppo indistinto del proprio territorio. In considerazione delle caratteristiche medesime del territorio è necessario invece programmare uno sviluppo 24 ragionato, sostenibile e soprattutto di qualità. Per perseguire questo obiettivo la programmazione deve puntare sui fattori che meglio si armonizzano con le caratteristiche endogene dell’area. Due sono sostanzialmente gli indicatori che, con una cartina al tornasole, ci diranno se le azioni messe in campo hanno spiegato le azioni messe in campo: lo sviluppo di piccole e medie imprese nel settore dell’artigianato artistico e delle produzioni agroalimentari e l’aumento della popolazione residente. 1.4 Adozione di logiche e strumenti competitivi L’obiettivo più importante è quello di imparare a comunicare il territorio. Ma come lo si può perseguire????? Innanzitutto organizzando l’area in itinerari diversi per tema ma tra di loro comunicanti e che possano offrire al visitatore anche episodico motivi di interesse e di attrazione. In secondo luogo bisogna essere capaci di creare un’azione di marketing ad ampio raggio per far conoscere queste opportunità all’esterno della regione puntando su elementi specifici. In terzo luogo è necessario preparare il territorio all’accoglienza sia stimolando la nascita di nuove e più qualificate attività ricettive sia sensibilizzando la società civile a sviluppare e migliorare la propria cultura dell’accoglienza. 25 CAPITOLO 1. GOVERNO DEL TERRITORIO A CURA DEL COMUNE DI ACQUALAGNA 26 CAPITOLO 2. APPROCCIO METODOLOGICO A CURA DELLA COMUNITA’ MONTANA VALSAMOGGIA Secondo la Commissione europea la responsabilità sociale d’impresa è: “l’integrazione volontaria da parte delle imprese delle preoccupazioni sociali ed ambientali nelle loro attività commerciali e nelle loro relazioni con le parti interessate (stakeholder). Nel Libro Verde del 1997 si specifica che essere socialmente responsabili vuol dire “non solo soddisfare pienamente gli obblighi giuridici applicabili, ma anche andare al di là investendo di più nel capitale umano, nell’ambiente e nei rapporti con le altre parti interessate” Ad essere coinvolti in questo processo sono tutti i portatori di interesse, che potrebbero essere così raggruppati: risorse umane (dipendenti) e loro rappresentanti, clienti, fornitori, soci, partner finanziari, Pubblica Amministrazione, comunità, ambiente. Per agire etico si intende l’attivazione di pratiche e strumenti finalizzati ad instaurare un rapporto con l’insieme dei così detti stakeholder, basato su fiducia, correttezza e trasparenza, con un’agire attento alle risorse umane, al rispetto dell’ambiente ed alla promozione di iniziative finalizzate a contribuire al miglioramento della società e alla tutela ambientale (investimento nella cultura, ricerca, tutela della salute, iniziative di solidarietà). Questa guida è uno strumento per sensibilizzare gli operatori e diffondere linee guida per promuovere la responsabilità sociale e lo sviluppo sostenibile all’insegna di uno sviluppo economico non fine a se stesso ma rispettoso delle esigenze del territorio e della sua popolazione. Queste tematiche non possono essere trattate da un solo territorio, la globalizzazione e lo sviluppo tecnologico richiedono un approccio condiviso e una presa di coscienza comune che porti ad agire collettivamente e nella stessa direzione. Per questo motivo questa guida viene realizzata e concepita da territori diversi, in questo caso territori rurali partner di un medesimo progetto, Equal. Conciliare competitività dei sistemi economici locali e mantenimento di un welfare di base e qualità delle risorse territoriali rappresenta oggi una sifda multilaterale e multisettoriale che implica l’adozione di processi decisionali maggiormente inclusivi e rappresentativi, logica di partnership e co-responsabilità diffusa, coordinamento e integrazione delle politiche settoriali, ricerca e capacità progettuale diffusa. La responsabilità sociale non deve essere intesa come vincolo esterno e legato esclusivamente a vincoli etici personali, ma come occasione per razionalizzare e valorizzare il capitale economico, naturale, sociale ed istituzionale. Può essere intesa come opportunità di 27 innovazione gestionale, strumento di competitività, mezzo di dialogo e attivazione di partneship con gli stakeholder ed il territorio. Può essere inteso quindi come mezzo per raggiungere quegli obiettivi di riforma economica e sociale definiti dal Consiglio Europeo di Lisbona nel 2000 e come attuazione dei nuovi Piani strategici di governance su sviluppo economico, sociale ed ambientale. Lo Sviluppo Sostenibile consiste nella realizzazione di un equilibrio tra esigenze di tutela ambientale e sviluppo economico che consenta di soddisfare i bisogni delle persone esistenti senza compromettere la capacità delle future generazioni di soddisfare i loro bisogni. L'obiettivo è uno sviluppo economico coniugato ad una sostenibilità ambientale, che persegua la crescita economica, da una parte, e renda compatibile il consumo di risorse naturali, dall'altra, a livello planetario, regionale e locale. Alla luce dei problemi ambientali persistenti ed emergenti, dell’evoluzione del quadro normativo, dei processi attivati e dei risultati ottenuti, ogni area, in accordo con le strutture europee, nazionali, regionali, provinciali ed i portatori di interesse, deve definire, mantenere ed aggiornare un quadro complessivo di obiettivi strategici [ad esempio riduzione della vulnerabilità ambientale che pone in essere con strumenti quali Accordi Difesa Attiva, Protezione civile,Forestazione, PSC, Manuale de Paesaggio, promozione di comportamenti proattivi e responsabili nei confronti dell’ambiente da parte di cittadini, produttori e dei consumatori) Pur operando in un quadro di incertezza e precarietà relativamente alle risorse finanziarie, è necessario definire una fase di programmazione. Tutti i settori della Pubblica Amministrazione devono assicurare coerenza e coesione verso gli obiettivi di sostenibilità, attivando più risorse anche economiche da dedicare ai cruciali problemi ambientali poiché è evidente che quelle oggi a disposizione sono largamente insufficienti rispetto al tipo di problemi sul tappeto. La Comunità Montana Unione dei Comuni Valle del Samoggia nei propri limiti si impegna a sostenere a tal fine un nuovo sistema di fiscalità ecologica [Bilancio Ambientale, Bilancio Sociale] incentrato sul consumo delle risorse che integri l’attuale fondato sulla tassazione del reddito. Un sistema di incentivi/disincentivi che premi l’innovazione e i comportamenti ecosostenibili ed ecoefficienti dei singoli e delle organizzazioni. Per conoscere ed agire occorre disporre di un quadro di Indicatori e dati sullo stato dell’ambiente suddivisi per matrici e aree tematiche. Lavoro complesso che la Comunità Montana Unione dei Comuni ricava dall’ampia documentazione prodotta per il raggiungimento 28 della certificazione EMAS, che, con la propria Dichiarazione di Politica Ambientale individua, in seguito a dati analizzati ed a procedure definite, il quadro di riferimento alle Attività Economiche Sostenibili. Oltre ad EMAS, altre sono le attività che la Comunità Montana Valle del Samoggia ha realizzato in questo senso sono: - partecipazione a Città del Bio - Manifesto del turismo sostenibile - Mercato delle Cose Buone, che nel 2004 vince il premio ERA Regione Emilia – Romagna Ambiente “Vetrina della sostenibilità” e che, tra le altre attività ha attivato assieme alla Regione Emilia – Romagna ed alla ONG COSPE il progetto transnazionale dal titolo “Sviluppo del territorio: promozione dei prodotti locali dell’area rurale del distretto di Ramallah – Palestina” - Attivazione di tre tavoli di Mainstraming nell’ambito del progetto Equal: “Laboratorio Samoggia: una terra accogliente e socialmente responsabile”. Il primo dal titolo “Sociale, cultura e formazione” ha attivato al suo interno seminari (ad es. interculturalità, integrazione donne straniere, disabili), attivazione di un forum giovani, ed altri progetti ad es. valorizzazione linea gotica. Il secondo dal titolo “Ambiente e territorio” ha attivato vati seminari (tra i temi trattati: biodiversità, gestione del verde ornamentale, raccolta differenziata), gestione Piano Sviluppo rurale e paesaggistico, progetto ippovia e pulitura sentiero Samoggia. Il terzo dal titolo “Coesione territoriale” si occupa dell’adozione del bilancio sociale, del bilancio ambientale e dell’agenda strategica sovracomunale. Oltre ai già descritti: - “Progetti d’impresa” - PSC Associato - Bilancio sociale - Gestioni associate In questo quadro la presenza di attori consapevoli ed attivi dei processi diviene elemento indispensabile e non sostituibile dello sviluppo. E’ fondamentale operare per potenziare la capacità di aggregare i diversi attori operanti sul territorio, di coinvolgere i cittadini, creando economie di scala sui servizi e innovazione dei sistemi di produzione, vendita e promozione dei prodotti locali. 29 Non solo come attività di promozione del territorio ma anche come complesso di operazioni di sistema e di partecipazione democratica dei cittadini. 30 CAPITOLO 3. ESEMPI DI BUONE PRASSI A CURA DELLA COMUNITA’ MONTANA VALSAMOGGIA IL MERCATO DELLE COSE BUONE Il Mercato delle Cose Buone nasce nel 2002, a seguito dell’Anno Internazionale della Montagna, i soggetti promotori sono la Provincia di Bologna, la Comunità Montana Unione dei Comuni Valle del Samoggia, il Parco Regionale dell’Abbazia di Monteveglio, il Comune di Savigno ed il gruppo dei contadini biologici della Valsamoggia Il Progetto Mercato Cose Buone ha avuto, sin dall’inizio, lo scopo di accrescere e consolidare la presenza delle realtà produttive locali e sviluppare un rapporto consapevole e critico verso i prodotti che si acquistano. E’ stato organizzato su tre direttrici principali, mirate ad instaurare e diffondere un diverso rapporto tra produttore e consumatore: - forum: appuntamento sul territorio organizzato in forma di dibattito, animazioni teatrali, seminari, incontri a tema che, con linguaggi diversi hanno sviluppato le tematiche portanti del progetto; - mercato: un appuntamento fisso e mensile sulle piazze della Valsamoggia, eletta come luogo dell’incontro tra produttori e consumatori e dove si possono trovare prodotti di stagione nati dal territorio al fine di acquisire un nuovo modo di fare la spesa. Il primo mercato è stato il 16 maggio 2002 a Savigno e si ripete la quarta domenica di ogni mese - Comunicazione: con l’opuscolo “Il biologico ed il locale: dal produttore agricolo al consumatore” allo scopo di far conoscere i principi fondanti del progetto, le notizie e le informazioni utili di carattere generale sul territorio ed i suoi prodotti. Nel Mercato delle Cose Buone la presenza prevalente è quella alimentare: Tra i produttori locali, (contattati tramite un lavoro capillare con le associazioni di categoria) sono stati privilegiati coloro che puntano su colture biologiche ed autoctone, ciò per sostenere un’idea precisa di alimentazione ed educazione alimentare. Tra i prodotti presenti segnaliamo: ortaggi (zucchine, pomodori, lattughe…), frutta (ciliegie, albicocche, uva da tavola…) nelle varie tipologie locali, prodotti del sottobosco, miele e derivati, latticini e uova, farina pane e derivati, marmellate, succhi e passate di pomodoro, insaccati, aceto balsamico, olio, tartufo, castagne, vini dei colli bolognesi, animali da cortile (polli, conigli, ecc…). A fare da completamento al settore alimentare vi è la parte merceologica e tradizionale, legata all’artigianato agricolo, alle piante ed ai manufatti artistici realizzati con materiali naturali, si ricordano: 31 piante (officinali, da appartamento, da frutta), essenze e detergenti naturali, artigianato agricolo (oggetti in terracotta, legno, candele…), riciclaggio. Il Mercato ospita anche associazioni no profit, di volontariato, ONLUS, commercio equo-solidale, al fine di diffondere il concetto di solidarietà e scambio dignitoso tra produttori e consumatori. Per entrare a far parte del Mercato delle Cose Buone, ed usare il relativo marchio, occorre aderire ad un disciplinare, regolarmente depositato, i cui punti fondamentali sono: - essere azienda agricola, - vendere prodotti autoctoni, - vendere ad un prezzo non alterato da passaggi commerciali, - Rispettare i requisiti stabiliti dal manuale HACCP, - Rispettare la normativa sulla tracciabilità Al mercato sono state affiancate “animazioni” di vario tipo (da gruppi musicali etnici, a letture teatrali, a degustazioni ed assaggi mirati e comparati di prodotti) Alla base della filosofia de Mercato delle Cose Buone vi sono i principi sanciti dal World Social Forum di Porto Alegre che, nel contesto della globalizzazione economica e neoliberista, richiamano modelli di sviluppo fondati sulla valorizzazione durevole delle risorse sociali, ambientali e territoriali. Il produttore – abitante tramite la propria attività contribuisce a valorizzare e conservare un luogo e rende possibile la crescita del lavoro autonomo, in special modo dell’operatore della piccola azienda agricola locale che in questo modo può trovare lo spazio di continuare e far crescere la sua attività. Si crea un nuovo rapporto tra chi produce e chi acquista. Il mercato è un’occasione per consolidare e stimolare un’etica del benessere attraverso la consapevolezza del consumo critico, del vivere sano e del recupero delle tradizioni. Grande importanza da questo punto di vista ha il richiamo continua alla “stagionalità” dei prodotti. Il territorio con i suoi luoghi, i valori ambientali, paesaggistici ed urbani, i suoi saperi, le culture e le arti diventano elementi da tutelare e far crescere all’insegna della produzione di ricchezza durevole, nel quadro di un modello di sviluppo sostenibile. Il territorio non solo è ospite ma primo fornitore del mercato e ciò mantiene viva ed incrementa una ricchezza culturale locale che altrimenti rischierebbe di scomparire. Il mercato si rivolge in primis alla popolazione del proprio territorio, parteciparvi significa entrare in una nuova dimensione di vita paesana dedicata al recupero delle tradizioni locali. 32 Nel 2004 si è attivato un progetto, in collaborazione con il GAL dell’Appennino Bolognese, per estendere il concetto di Mercato delle Cose Buone, da intendere non solo come un marchio ma come una vera e propria marca territoriale. In questo senso le azioni realizzate sono state molteplici e soprattutto all’insegna della comunicazione, i prodotti sono stati i seguenti: - Foglione – edizione 2004 - (“Accade in Valsamoggia”): una pubblicazione a colori e con foto contenente tutte le manifestazioni, le sagre e gli eventi organizzati sul territorio nel periodo maggio – dicembre e calendarizzati mese per mese. - Guida ai servizi turistici della Valsamoggia: opuscolo a colori con foto con l’indicazione e la descrizione dettagliata dei servizi turistici della Valle del Samoggia, i prodotti tipici, le aziende del Mercato delle Cose Buone, la ricettività alberghiera ed extralaberghiera, la ristorazione, le strutture sportive - Sito web (www.mercatocosebuone.it) sito autonomo e contenente tutte le informazioni relative al Mercato delle Cose Buone ed alle tipicità agroalimentari del territorio, con una rubrica dinamica all’interno della quale si trovano notizie di tipo nutrizionale, servizi, eventi ed informazioni turistiche, ed una newsletter. - Cartolina promozionale del sito - Sacchetti per la spesa - Striscioni stradali - Acquisizione di spazi radio – televisivi su emittenti locali - Realizzazione di un CD con la sintesi degli interventi radio – televisivi con immagini fotografiche. Nel 2004 il Mercato delle Cose Buone ha vinto il Premio ERA – Regione Emilia – Romagna Ambiente “Vetrina della Sostenibilità”, area tematica “Valorizzazione del territorio e turismo rurale” per la capacità di aggregare i diversi attori operanti sul territorio, di coinvolgere i cittadini, creando economie di scala sui servizi e innovazione sui temi di vendita e promozione di prodotti locali. Non solo eccellente attività di promozione del territorio ma anche esemplare operatore di sistema e di partecipazione democratica dei cittadini”. Oggi il mercato ha una dimensione adulta costituita da moduli operativi perfettamente integrati e funzionanti. Un importante obiettivo che ci si pone oggi è di sviluppare e far crescere altre modalità 33 organizzative di vendita: • sostenendo le aziende nella sua trasformazione e qualificazione del proprio prodotto (passaggio da sole aziende agricole a beed & breakfast ed Agriturismi) (passaggio dalle coltivazioni tradizionali al biologico); • sostenendo le aziende nella ricerca di un proprio funzionale modello di autonomia energetica sostenibile; • nell’incremento delle vendite direttamente in azienda; • nella individuazione di pratiche di vendita tramite la pratica l’in box ed i gruppi di acquisto; • attivando percorsi di “buone prassi” per la vendita diretta anche in accordi trasnazionali con alre realtà Europee ed Internazionali La Provincia di Bologna ed il GAL Appennino Bolognese hanno permesso lo sviluppo ed il potenziamento di questa esperienza creando le condizioni per la sua “esportabilità” in tutta l’area GAL. 34 CAPITOLO 3. ESEMPI DI BUONE PRASSI A CURA DI FRCIVAM BRETAGNE Le Salon Ille et Bio : quand des bénévoles prennent en main le développement durable de leur territoire Le Salon Ille et Bio, lieu d’échanges et de promotion sur le développement durable Le salon Ille et Bio est organisé chaque année par l’association Culture Bio. L'association Culture Bio a été créée en 1999. Elle a pour objectif de promouvoir l'agriculture , l'alimentation et le jardinage biologiques , ferments pour la santé, la solidarité et l'équilibre des hommes et de notre planète Terre. La progression d'une bio sincère et véritable se fera par les prises de conscience, dans un climat serein. Cela induira des actes et des actions concrètes. Elle organise chaque année le Salon Ille et Bio, grâce à une forte base de bénévolat et de militantisme, et une reconnaissance locale qui s’est forgée au cours des années. Le Salon Ille et Bio est un lieu de rencontres, d'échanges, de réflexions, de dégustations de produits et de découvertes. Cette année (2006), 180 exposants sont attendus, ainsi qu'une dizaine de conférenciers. Les visiteurs peuvent s’égarer dans « la rue des bonnes infos », avant de s’engager dans la « rue du bien être » pour arriver sur la « Place du bar à parlottes », ou encore la « Place des Délices ». Le fréquentation du salon est en constante augmentation : 11.000 visiteurs en 2005. Ce succès tient à la pédagogie de la démonstration : on y parle de développement durable au quotidien, sans donner de réponse toute faite. L’esprit d’équipe de l’association donne également envie de partager cette expérience. L’association Culture Bio contribue également à la progression concrète de la bio toute l’année, en facilitant la circulation de l’information, la mise en relation des besoins et des compétences ou ressources. En 1999, Culture Bio a créé le bio jardin de Guichen, sur un terrain mis à disposition par la commune. Cet espace de 1000 m2 est travaillé avec des méthodes de culture respectueuses de l’environnement : économies d’eau (paillage, mulching, etc.), lutte biologique (cultures associées, respect des insectes auxiliaires). Ce lieu est à la fois un espace de rencontre, un potager « modèle » et un jardin pédagogique, support d’activités avec grands et petits. Le Salon Ille et Bio, exemple d’un développement local socialement responsable Le Salon Ille et Bio, et plus généralement l’ensemble des activités et le fonctionnement de l’association Culture Bio, nous apparaissent comme un exemple de bonne pratique en matière de responsabilité sociale sur un territoire, pour les raisons suivantes : 35 ¾ Le Salon est porté par des bénévoles et militants, et constitue un exemple de participation citoyenne active au développement durable du territoire. ¾ Le Salon a comme objectifs d’essaimer des bonnes pratiques, de sensibiliser la population locale mais aussi les urbains de la ville de Rennes au développement durable, de faire partager des expériences humaines. Il favorise la constitution l’intégration des différents acteurs du territoire et leur fonctionnement en partenariat. ¾ Le Salon a également une vocation économique, en aidant à la diffusion de produits, au développement d’entreprises, à la mise en relation des besoins et de l’offre, liés au développement durable et socialement responsable. ¾ Le Salon mobilise les collectivités locales autour de son projet et s’implique, en particulier dans le contrat du Pays des Vallons de Vilaine, avec un projet de développement d’un salon permanent. ¾ Le Salon veut donc, aujourd’hui, devenir permanent, pour permettre la création d’emplois locaux (centre de ressources en développement durable avec un magasin bio, la vente de produits en circuit court, de la restauration, etc.). Exemple de bonne pratique : le Café Installation Le « Café Installation » est une initiative développée par la FdCivam d’Ille et Vilaine (association de développement rural et agricole), en Bretagne, pour accompagner les agriculteurs qui veulent s’installer aujourd’hui sur le territoire et les aider à concrétiser leur projet. Une initiative qui répond à un vrai besoin - La campagne attire de plus en plus de citadins. Différents porteurs de projets s’investissent dans de nouvelles initiatives en milieu rural. -Une fois installées en milieu rural, ces personnes ont souvent la sensation d’aller seul contre tous, et l’absence d’un réseau d’appui finit par les démotiver. -L’accompagnement doit être adapté à chaque porteur de projet. -Le café installation se révèle être un outil de l’accompagnement servant de « fil conducteur » au porteur de projet. Le Café Installation : un espace de rencontres pour les porteurs de projets -Espace d’accueil et d’écoute du porteur de projet. Lieu physique où les porteurs de projets ont la possibilité de partager et d’échanger sur leurs 36 expériences. -Instance relationnelle : Mise en relation avec des agriculteurs ayant de l’expérience , d’autres porteurs de projets, des agents de développement, etc. -Accompagnement personnalisé : - L’animateur fait la connaissance du porteur de projet (caractéristiques personnelles) - Adaptation du choix thématique aux intérêts des porteurs de projets - Diverses dynamiques d’animation. Des rencontres conviviales -Les Cafés sont organisés en rencontres bimestrielles, les soirs de 20:00 à 23:00 heures . -Chaque porteur de projet présente son parcours. Il s’agit d’une réunion qui se déroule pendant 1 heure , les candidats ont la possibilité d’exposer leurs projets en quelques mots , et de partager leurs inquiétudes. -Le temps de discussion, d’échanges, se poursuit autour d’un repas. Cela permet d’échanger de nouvelles informations. -Exposition du projet : grâce à la participation des agriculteurs déjà installés, les porteurs de projets bénéficient de leurs remarques et d’expériences afin d’avancer dans la construction de leurs projets . -Une réflexion permanente est menée sur les différentes dynamiques d’animation. Des résultats motivants - Depuis sa mise en place , 14 porteurs de projets se sont présentés à chaque réunion. - Ils s’investissent de plus en plus et améliorent leur projet. - Il existe une grande diversité des projets exposés: vente directe , accueil pédagogique , transformation , etc. - La présentation d’expériences réussies exposées par d’autres porteurs de projets soutient et motive les candidats. Conclusion Le Café Installation représente un espace local de mise en réseau, entre des porteurs de projets, des personnes ayant déjà créé leur activité et des agents de développement. Il répond à un véritable besoin d’insertion et d’intégration territoriale, ressenti par les porteurs de projets que 37 nous accompagnons. Il permet également, de par sa forme conviviale, de créer des relations de confiance entre les participants, et de contribuer à créer un capital social fort sur le territoire. 38 CAPITOLO 3. ESEMPI DI BUONE PRASSI A CURA DELLA COMUNITA’ MONTANA MELANDRO Naturalmente lucano Naturalmente lucano è “un viaggio nel gusto attraverso i cinque ’sistemi turistici locali’ della Basilicata per conoscere e assaporare le bontà di una terra… dove tutto è com’era”. L’esposizione dei prodotti agroalimentari della Basilicata presso la fiera di Tito denominata “Naturalmente Lucano” è diventato un appuntamento di grande rilievo, per produttori, consumatori, associazioni, enti pubblici e privati del settore che ha visto migliaia di visitatori. Particolare attenzione va all’agricoltura biologica. L’incentivazione dell’agricoltura biologica va pertanto migliorata, in modo da poter offrire agli imprenditori agricoli una concreta possibilità per valorizzare e far conoscere le produzioni lucane sul mercato nazionale ed anche estero e la Regione Basilicata dovrà sempre più caratterizzarsi, come una regione attenta alla salvaguardia delle risorse ambientali e le aree protette possono essere testimonianza che a vario titolo mirano alla conservazione dell’enorme patrimonio naturalistico regionale. Proprio le grazie proprie alla presenza delle produzioni nel biologico, aree protette trovare l’agricoltore suggerimenti deve tecnici, poter convertire consigli per la difesa biologica dai parassiti, commercializzazione dei prodotti, elemento quest’ultimo che rappresenta il principale ostacolo per una più rapida diffusione dei prodotti agricoli biologici. Da tempo, affianco degli agricoltori biologici con cui condivide l’impegno a lavorare per una agricoltura “pulita” e amica dell’ambiente, anche il WWF mette a disposizione le proprie risorse sia per favorire l’introduzione dell’agricoltura biologica nei Parchi e nelle aree protette regionali, sia per promuovere la divulgazione e promozione dei prodotti nella convinzione che il nostro destino dipenda sempre più dalla possibilità Tale norme di specificità di creare nuove può derivare conservazione, alleanze non dal fatto investite tra di da attività economiche provenire da inquinamento zone e e tutela sottoposte degrado della a natura. particolari ambientale, con buona qualità di aria, suolo e acqua. 39 In proposito il WWF di Basilicata insiste affinché si affidi alle aziende biologiche incluse nei territori delle aree protette l’utilizzo dell’emblema del Parco in modo da riconoscere le attività produttive tradizionali legate alle finalità di conservazione della biodiversità. Un modo questo per incrementare lo sviluppo economico dei territori protetti e quindi non più un’agricoltura emotive biologica propria biologica originate che si specificità da sviluppatasi paure inserisce alimentari, quale considerato come o elemento che la una su slogan della sua politica principale moda o promozionali, di qualità, funzione è su spinte ma un’agricoltura che conserva la la salvaguardia dell’ambiente. Ciò che ha caratterizzato inoltre i giorni in cui si tiene la fiera è stato il tentativo ben riuscito di “coniugare i prodotti con l’ospitalità” ovvero di abbinare la promozione del territorio con la valorizzazione dei prodotti lucani, una vera sfida per far decollare un sistema economico che non sia incentrato solo all’esportazione di petrolio ed autovetture. La manifestazione, che si tiene annualmente ad ottobre nei saloni dell’Ente Fiera di Basilicata, ha come scopo quello di fornire una vetrina importante al comparto agricolo ed agroalimentare lucano. Nei giorni della manifestazione è possibile vedere in vetrina i prodotti tipici e biologici della Basilicata, proposti da singoli produttori o da consorzi di produttori associati che portano sulle tavole della fiera i loro prodotti di punta. La valorizzazione dei prodotti tipici lucani avviene oltre che con le numerose degustazioni che è possibile effettuare in fiera, anche attraverso incontri tecnici, tavole rotonde e dibattiti sui cibi e le tecnologie agroalimentari in Basilicata. Naturalmente lucano si propone di far conquistare spazi nei mercati di nicchia del mangiar sano. Un mercato che sempre più sta conquistando i consensi dei consumatori e degli addetti ai lavori sia in campo nazionale che internazionale. Prova ne è la continua e crescente sensibilità alimentare verso la provenienza dei prodotti agroalimentari. La fiera mira a rafforzare la presenza di pubblico proveniente da fuori regione e, soprattutto, quella di operatori commerciali e della stampa specializzata di ogni parte d’Italia. La presenza di Naturalmente lucano nella Sana di Bologna è, al riguardo, una delle attività di promozione finalizzate ad offrire agli espositori un efficace strumento di visibilità. E per garantire un’attenzione continuativa e di qualità da parte della stampa specializzata, è stato organizzato nei giorni della fiera un tour per i giornalisti, al fine di farli incontrare con gli espositori per conoscere, visitare e promuovere le migliori selezioni di prodotti lucani. 40 CAPITOLO 3. ESEMPI DI BUONE PRASSI A CURA DEL COMUNE DI ACQUALAGNA Laboratorio del Gusto e Centro Espositivo dei Prodotti enogastronomici di qualità Il progetto “Laboratorio del Gusto e Centro Espositivo dei Prodotti enogastronomici di qualità a supporto dello sviluppo turistico” è un’azione congiunta che nasce nell’ambito DocUP Ob. 2 2000-2006 e Sostegno Transitorio 2000-2005 – Asse Prioritario 3 – Misura 3.1. – Submisura 1 – Intervento c) “Iniziative di promozione e valorizzazione delle risorse tipiche del territorio regionale, anche mediante interventi diretti a sostenere l’attività delle strutture che vi operano”. Il progetto è finalizzato alla: 1. realizzazione, attraverso opportuni adeguamenti strutturali e investimenti necessari in termini di attrezzature ed arredi nel centro storico di Acqualagna, di una sede permanente per la valorizzazione del tartufo e degli altri prodotti tipici e lo sviluppo di laboratori sensoriali che, oltre a consentire una integrazione dell’offerta turistica di tipo tradizionale, sono strumentali alla definizione ed al controllo di disciplinari di qualità per i prodotti eno-gastronomici; 2. promozione di un piano promozionale articolato in eventi, in grado di utilizzare la risonanza della Fiera Nazionale del Tartufo di Acqualagna e finalizzati allo sviluppo di una offerta turistica integrata sia in base a tematismi (arte, natura, cultura) sia rispetto al territorio della Comunità Montana del Catria e del Nerone e dell’intera area del Montefeltro. Il progetto è strutturato in due aree funzionali: • Centro Esposizione: sala di esposizione permanente per i prodotti tipici del territorio (tartufo, visciole, pane, olio); sala di esposizione permanente dei prodotti di qualità regionali (vino dei castelli di Jesi, formaggio di fossa di Talamello, olio di Cartoceto, ecc…); sala di esposizione tematica, dove verranno realizzate iniziative non permanenti su temi di richiamo (Arte e Sapori, Il Pane, Le lavorazioni di pietra artigianale; I prodotti del fiume, ecc…); sala di esposizione polivalente; punto di prima informazione turistica. • Laboratorio del Gusto: sala polivalente attrezzata con blocco cucina e postazioni informatizzate per la rilevazione delle proprietà organolettiche e sensoriali dei diversi 41 prodotti enogastronomici (valenza tecnica di servizio rivolto ai produttori che vogliano ottenere certificazioni specifiche sui prodotti e ai giovani in cerca di prima occupazione o personale occupato nelle imprese dell’agroalimentare che vogliano acquisire/migliorare le proprie competenze nella degustazione e nella valutazione dei prodotti eno-gastronomici di qualità); una sala multimediale con otto postazioni attrezzate per la ricerca degli itinerari turistici e la raccolta di informazioni sui prodotti in esposizione; un centro documentazione specializzato sulle produzioni di qualità e le tematiche connesse alla produzione, trasformazione, commercializzazione e valorizzazione delle risorse enogastronomiche di qualità; sala riunioni e proiezione a supporto degli operatori che vogliano incontrarsi in concomitanza dei diversi eventi; sala promozione delle strutture turistiche del territorio. Modello Logico di Funzionamento del Laboratorio del Gusto. Degustazione Analisi sensoriale: esame visivo; esame gustativo; esame olfattivo Struttura Occhiatura Retrogusto Consistenza Tipicità Parametri di degustazione per il tartufo Aspetto esteriore Scuola di cucina Interfacciamento WEB Chat tematica Ricette Laboratorio del Gusto Curiosità Borsino quotazioni Manuale di degustazione Disciplinari di produzione/commercializzazione Il Comune di Acqualagna si propone di rivestire il ruolo di attore in grado di coordinare e integrare le attività di promozione al fine di: • arricchire l’offerta turistica, favorendo una conoscenza integrata di tutte le risorse del territorio; • aumentare la dotazione di strutture qualificate dove ubicare le funzioni di incoming per orientare i flussi turistici; • considerare le relazioni attivate grazie alla Fiera Nazionale del Tartufo come risorsa strategica da non disperdere per il territorio; • favorire il passaggio “dal turista fruitore al turista estimatore” agendo su due direttrici: a) proporre eventi, in concomitanza con la Fiera del Tartufo, che amplino il contenuto turistico 42 della visita ad Acqualagna e consentano di aumentare la permanenza media dei turisti sul territorio; b) a partire da un target di turisti già fidelizzati (quelli aderenti al Club Amici del tartufo) sviluppare una serie di iniziative anche non in concomitanza con la fiera per attivare anche in altri periodi un incremento delle presenze turistiche sul territorio. CAPITOLO 4. STRUMENTI OPERATIVI A CURA DELLA COMUNITA’ MONTANA VALSAMOGGIA 43 CAPITOLO 4.STRUMENTI OPERATIVI A CURA DI FRCIVAM BRETAGNE Il s’agit de l’analyse SWOT de notre projet par rapport aux objectifs que nous nous proposons d’atteindre. Forces ¾ Réseau associatif déjà existant, qui Faiblesses partage des valeurs communes sur le ¾ Peu de moyens humains et financiers développement durable ¾ Lourdeur du travail en réseau ¾ Réseau de professionnels sur le terrain, ¾ Lourdeur administrative de la gestion de disposés à partager leur expérience projets type EQUAL pour nos structures ¾ Connaissance du territoire (association de petite taille) ¾ Savoir-faire techniques spécifiques (ex : ¾ Manque de légitimité et reconnaissance insertion, connaissances des public en politique de nos réseaux et des projets insertion, diagnostic de territoire, atypiques accueil, formation…) ¾ Capacité à mobiliser autres acteurs de ¾ Méthodes pédagogiques qui ont fait leur l’accompagnement pas encore éprouvée preuve (ex : groupes d’échange) ¾ Capacités d’innovation ¾ Expérience en développement agricole et rural Opportunités ¾ ¾ ¾ ¾ Décentralisation politique Fonds européens Patrimoine culturel et naturel riche Dynamisme du secteur associatif en Bretagne Menaces ¾ Diminution des moyens financiers pour les associations ¾ Agriculture intensive ¾ Erosion de savoir-faire ruraux ¾ Standardisation des pratiques de production primaire (agriculture et pêche) ¾ Banalisation des produits et services ¾ Dévalorisation, aux yeux de certains ruraux, de savoirs-faire considérés comme féminins ¾ Conflits sur l’usage des ressources (et les problèmes relationnels entre l’agriculture et l’environnement) ¾ Peu d’opportunités d’emploi, surtout pour les jeunes et les femmes, en milieu rural 44 Diagramme PERT Au lieu de faire un point sur la diagramme PERT que nous ne maîtrisons pas, il nous paraît plus judicieux de détailler notre méthodologie de repérage et de valorisation de savoir-faire traditionnels sur un territoire dans une optique de développement d’un entrepeunariat durable et socialement responsable. Méthodologie de repérage de savoir-faire traditionnels et ressources locales typiques Ces savoir-faire et ressources locaux sont considérés comme des potentiels de création d’un entrepeunariat durable et socialement responsable. La méthodologie de repérage s’appuie sur un guide d’enquête, qui nous permet d’homogénéiser nos résultats. Il vise à atteindre les objectifs suivants : Les objectifs du travail d’enquête ¾ Repérer des détenteurs de savoir-faire locaux spécifiques/ typiques à un territoire et à son histoire. ¾ Analyser l’évolution des pratiques et utilisations des ressources, en reliant les contextes aux usages, afin de définir des potentialités de développement aujourd’hui. ¾ Analyser les conditions de transmission des savoir-faire. ¾ Analyser les impacts (économiques, sociaux, environnementaux) de l’application de ces savoirfaire sur le territoire et du territoire sur le développement des savoir-faire. ¾ Constituer un pôle de personnes ressources ayant la volonté/ le souhait de transmettre leur savoir-faire à des porteurs de projets ; créer un réseau d’échange de savoir-faire. ¾ Valoriser les détenteurs de savoir-faire et leur territoire. ¾ Faire prendre conscience à la population locale de la richesse de leur territoire et les impliquer dans le développement local. ¾ Communiquer auprès de porteurs de projets et des institutions locales sur les potentialités de valorisation socio-économique des savoir-faire traditionnels et ressources typiques de leur territoire. ¾ Créer une dynamique locale de développement basée sur cette valorisation. Personnes enquêtées Qui enquête t-on ? Des personnes détenant des savoir-faire jugés traditionnels, c’est-à-dire liés à l’histoire locale, et en danger de disparition ou peu valorisés. Comment repère t-on les personnes à enquêter ? Via des réseaux spécialisés, les différents acteurs locaux des territoires, en mettant en commun nos contacts par l’intermédiaire d’un site internet coopératif. Nombre d’enquêtes : l’objectif n’est pas de faire un travail exhaustif. 15 enquêtes par territoire avec une approche complémentaire (filières locales) à l’échelle de la Bretagne (données secondaires recueillies). Description synthétique du contenu de l’enquête (champs à remplir dans la base de données) Descriptif rapide des produits résultant de l’application des savoir-faire. Matières premières utilisées (provenance, qualité et disponibilité) Descriptif rapide du mode de production ou d’organisation/ de la chaîne opératoire (éventuellement 45 sous forme de schéma : qu’est-ce qu’on fait, avec quelles matières/ ingrédients, avec quels outils, où, qui) ¾ Facteurs contraignants (personnels, territoriaux, autres) ¾ Facteurs favorisants (personnels, territoriaux, autres) Pistes de valorisation ¾ Facteurs qui limitent la valorisation économique (personnels, territoriaux, autres) ¾ Facteurs qui favorisent la valorisation économique (personnels, territoriaux, autres) Critères géographiques : conditions d’environnement, bassins historiques, zone diffusion Ressources disponibles pour la formation/ transmission (personnes, lieux/ structures) ¾ Principales caractéristiques requises chez l’apprenti ¾ Facteurs de réussite de la transmission ¾ Facteurs d’échec de la transmission Evolution historique du savoir-faire et de sa transmission Cadre réglementaire Intérêts généraux (culture, environnement, social, économique, etc.) Niveau d’insertion de l’activité/ du SFA au sein du territoire ¾ Facteurs – du territoire pour l’insertion ¾ Facteurs + du territoire pour l’insertion Utilisation des données recueillies Les données recueillies servent à alimenter une base de données utilisée dans l’accompagnement aux porteurs de projets et dans des campagnes de sensibilisation aux potentialités de développement local basé sur la valorisation des savoir-faire traditionnels et ressources locales typiques. ¾ Elles nous permettent de mettre en contact des personnes détenant des savoir-faire et voulant les transmettre avec des porteurs de projets ayant besoin de s’appuyer sur des initiatives concrètes et désireux de développer ces savoir-faire. Les données recueillies doivent également favoriser le processus de transmission des savoir-faire et la recherche de pistes de valorisation socioéconomiques viables. ¾ Elles nous permettent d’impliquer détenteurs de savoir-faire et porteurs de projets comme acteurs du développement, et de communiquer auprès des institutions locales pour le soutien de ces initiatives, dans une optique de durabilité des actions entreprises. Impacts attendus pour un entrepeunariat durable et socialement responsable Le repérage, la transmission et la pratique des savoir-faire traditionnels, liés à l’innovation, est, selon nous, vecteur d’un entrepeunariat socialement responsable et durable car : ¾ Cela crée du lien entre les personnes d’un même territoire autour de l’identité de ce territoire et de ses habitants. ¾ Les détenteurs de savoir-faire et les porteurs de projets sont/ redeviennent acteurs du développement local. ¾ Les savoir-faire repérés prennent en compte les 3 axes du développement durable : économique, social et environnemental, et permettent donc de créer des activités qui vont dans ce sens. Leur pratique est adaptée, historiquement, au contexte particulier de chaque territoire. 46 CAPITOLO 4. STRUMENTI OPERATIVI A CURA DELLA COMUNITA’ MONTANA MELANDRO PUNTI DI FORZA E PUNTI DI DEBOLEZZA L’ analisi socio economica condotta consente di individuare i punti di forza e di debolezza del territorio oggetto di studio, evidenziando altresì i rischi e le opportunità di sviluppo, come segue: Punti di Forza a) Presenza di un mix, difficilmente Punti di Debolezza c) scarsa offerta di servizi alle imprese ed imitabile, di risorse naturalistiche, ai cittadini ( e, in particolare, alle culturali, ambientali e archeologiche popolazioni ed imprese agricole), sia dotate di specificità pregevoli e spesso per soddisfare esigenze produttive che uniche. per assicurare adeguati livelli della b) Emergenze ambientali particolarmente adatte allo sviluppo di turismi di nicchia. c) Contesto sociale ricco di tradizioni e di una naturale “cultura dell’accoglienza” e della “solidarietà”. d) Presenza di aree rurali ricche dal punto di vista naturalistico e paesaggistico e fortemente “appoderate”. e) Cospicua e stabile presenza di qualità della vita. d) Carente e/o incompleta dotazione strutturale ed infrastrutturale (materiale ed immateriale) del territorio. e) Dinamiche di spopolamento e di invecchiamento della popolazione, specie nei Comuni più interni. f) Progressiva perdita di identità culturale dell’Area e della conoscenza e imprenditorialità nei settori di produzione coscienza delle potenzialità delle risorse e trasformazione agro-zootecnico ed territoriali. agro-alimentare. f) Processi in atto di riconversione a sistemi g) Scarsissima utilizzazione e valorizzazione a fini produttivi delle di produzione agricola ecocompatibile ed notevoli risorse ambientali, culturali e ambiente favorevole allo sviluppo di tali storiche dell’Area. sistemi. g) Presenza di strutture ed organismi di h) Bassa ricettività (posti letto per cento abitanti) alberghiera pur in presenza di 47 ricerca in settori che esaltano le un notevole patrimonio abitativo caratteristiche e le potenzialità peculiari recuperato ma sottoutilizzato o dell’Area (sperimentazione agricola e inutilizzato. zootecnica e ricerca astronomica). h) Notevole patrimonio abitativo recuperato ed adeguato. i) Presenza contemporanea di molteplici azioni ed interventi per lo sviluppo ( Contratto d’area, Patti territoriali, Leader, ecc.) a) L’integrità del territorio e l’eccellenza delle risorse ambientali e naturali, testimoniate dalla presenza di strutture di ricerca di valenza internazionale. b) Crescente sensibilità sociale verso i) Scarsa integrazione fra settori istituzionali, culturali e produttivi ed assenza di una adeguata cultura manageriale nell’organizzazione e nell’offerta di prodotti e servizi. j) Insufficiente diffusione ed utilizzo degli strumenti tipici della società della informazione. k) Fragilità istituzionale del settore turistico. l) Mancato o ritardato potenziamento infrastrutturale e di collegamento tematiche ambientali ed espansione (materiale ed immateriale) dell’area e della “domanda-esigenza” di prodotti conseguente demotivazione agli turistici di nicchia, alternativi e/o investimenti. complementari a quelli di massa. j) Possibilità di forte integrazione fra turismo e produzioni tipiche locali nei m) Marginalizzazione dell’Area nei processi decisionali e nelle azioni di marketing territoriale. settori agro-zootecnico-alimentari e artigianali. 48 CAPITOLO 4. STRUMENTI OPERATIVI A CURA DEL COMUNE DI ACQUALAGNA 4.1 ANALISI SWOT Punti di forza - Vicinanza alla superstrada Fano-Roma e da questa alla autostrada adriatica - Posizione centrale tra la Gola del Furlo, Urbino e la Toscana - Contiguità rispetto alle cd. “aree interne” - Presenza di un Sistema Turistico Locale in grado di supportare una valorizzazione congiunta di risorse enogastronomiche, culturali, ambientali attraverso un Consorzio di Operatori Turistici attivato attraverso il PIC Leader II - Riconoscibilità nel mercato turistico nazionale e sopranazionale (Acqualagna Capitale del Tartufo) - Risorse naturali, patrimonio archeologico, eventi Punti di debolezza - non adeguato sfruttamento dei sistemi on-line per raggiungere i turisti - turismo “mordi e fuggi” in assenza di politiche integrate e di una bassa capacità ricettiva sul territorio comunale - necessità di integrare le capacità di analisi della domanda turistica attraverso lo sviluppo di opportuni sistemi di monitoraggio Opportunità - Aumento della domanda di nuove forme di turismo in grado di abbinare cultura, arte, natura e enogastronomia - Immagine dei prodotti “Made in Italy” nel mercato internazionale - Rilievo crescente del mangiar bene - Sviluppo delle forme di comunicazione on line Minacce - decremento dei flussi turistici verso le Marche - ritardo di posizione delle Marche rispetto ad altre regioni italiane che hanno una immagine più consolidata nel turismo enogastronomico (Piemonte, Toscana) 4.2 AGENDA STRATEGICA Il Forum Agenda 21 della Provincia di Pesaro e Urbino Nell’attivare il Forum provinciale di Agenda 21, la Provincia di Pesaro-Urbino ha optato per un tipo di 49 percorso “non generalista” ma orientato alla realizzazione di progetti pilota sulla base di diversi aspetti metodologici: • dare continuità in fase operativa e attuativa ad un Piano strategico provinciale già esistente e con un percorso di A21 da integrare agli strumenti di programmazione normativi; • focalizzarsi su un approccio di A21L provinciale, che privilegia principalmente funzioni di coordinamento e introduzione di temi strategici e innovativi di scala provinciale, poco considerati invece nelle A21L comunali, dove l’attenzione dovrebbe essere principalmente legata ai temi e bisogni locali delle comunità di riferimento e alla partecipazione dei cittadini più che degli stakeholders classici; • introdurre un processo partecipato e multi-settoriale orientato al progetto pilota, alla luce delle condizioni esistenti sopra-citate, delimitato nei temi ma più approfondito e realizzabile in tempi brevi, rispetto ai processi classici di A21 che partono ex novo con la necessità di definire Piani di Azione A21 a cui fare seguire Piani Operativi e progetti di attuazione con tempi medio-lunghi. Il lavoro dei Gruppi Tematici ha seguito una logica improntata alla concreta progettualità di interventi sul territorio locale, da sviluppare attraverso la condivisione di obiettivi specifici e la collaborazione di forze (competenze/esperienze) culturali diverse ma unite dal medesimo intento di elaborare e contribuire all’attuazione di “progetti sostenibili” per il territorio in cui si vive o lavora. La scelta dell’ approccio progettuale multistakeholders consente di: • introdurre pratiche di partnership tra soggetti appartenenti a settori abituati a lavorare autonomamente (pubblico-privato, tecnici-cittadini, amministratori-amministrati, produttori- consumatori); • far crescere la capacità progettuale dei partecipanti per superare la semplice elencazione di obiettivi generici che rimandano necessariamente a ulteriori successivi momenti di progettazione; Per questi motivi metodologici e vari aspetti di riferimento gestionali su scala provinciale, si sono scelti come prima fase di lavoro i seguenti ambiti di lavoro: • Green-Sustainable Procurement (Acquisti-Consumi Verdi/Sostenibili); • Energia Con il termine di Green Sustainable Procurement si intende l'introduzione di criteri ambientali (impatti minimi su acqua, suolo, aria, energia, rifiuti) e sociali (condizioni di lavoro, scambi equi tra produttori e distributori) nelle politiche di acquisto di beni e servizi da parte di organizzazioni pubbliche e private (enti locali e imprese). Lo stesso argomento è stato affrontato anche dal punto di vista dei cittadini-consumatori e delle associazioni già impegnate sul fronte dei Consumi Responsabili, cioè le scelte di acquisto orientate al rispetto di criteri di responsabilità sociale (rispetto dei diritti umani) ed ambientale. 50 L’ambito energetico, individuato come settore chiave per le politiche del territorio provinciale, assume rilevanza strategica in ragione dei molteplici effetti sul piano dell’eco-efficienza, della riduzione dei consumi energetici, della razionalizzazione delle risorse e della sperimentazione di fonti rinnovabili. 51 CAPITOLO 5. ACCOGLIENZA COME POLITICA STRUMENTALE A CURA DI FRCIVAM BRETAGNE L’association Accueil Paysan et sa politique d’accueil en Bretagne L’association Accueil Paysan Bretagne a été créée en 1994. Elle est issue d’un groupe de ruraux en recherche de solutions pour créer des emplois et permettre à des fermes de petite taille de poursuivre leur activité. L’objectif de maintien d’un tissu rural vivant s’est décliné par la mise en place d’activités d’accueil basées sur la découverte du milieu rural et la qualité des échanges avec les accueillis. Cette association regroupe des paysans qui partagent une vision commune de leur activité d’accueil: ¾ Ils mènent de front projets professionnels et projets de vie. ¾ Ils ont des productions diversifiées, des modes de production respectueux de l’environnement et traditionnels, sur des exploitations souvent de petite taille. ¾ La priorité de l’accueil est humaine et non pas économique. Il existe différentes modalités d’accueil : gîtes et chambres ; relais ; gîtes d’étape ; camping ; table paysanne et auberge ; casse-croûte ; produits paysans ; ferme pédagogique ; l’accueil familial de loisir pour les enfants ; l’accueil familial social (cet accueil s’adresse à des mineurs en difficulté ou dont la famille est en difficulté, à de jeunes majeurs, à des personnes âgées ou des personnes handicapées). De manière transversale à l’ensemble de ces modalités d’accueil, l’association travaille selon des principes et des priorités qui sont en phase avec les nouvelles demande de la société : ¾ Education à l’environnement. ¾ Transmission de savoirs à travers l’accueil. ¾ Accessibilité à toutes les « couches sociales ». ¾ Etre à l’écoute des attentes du monde non paysan. ¾ Etre catalyseur de la vie en milieu rural. 52 Une charte éthique a été conçue pour concrétiser la vision politique de l’accueil partagée par ces paysans. Les différents points de la charte sont présentés ci-dessous : ¾ L'accueil paysan est partie intégrante de l'activité agricole. ¾ Le paysan pratiquant cet accueil est désireux de faire connaître son métier et son environnement (contact avec les animaux, connaissance des plantes, du rythme des saisons). Là est la spécificité de son accueil. ¾ L'accueil est pratiqué dans un souci d'échanges et de respect mutuels. ¾ Cet accueil se veut accessible à toutes les couches sociales. ¾ L'accueil paysan est un facteur de développement local, il maintient la vie en milieu rural. Le paysan garantit la qualité fermière des produits qu'il offre. ¾ L'accueil paysan propose un confort adapté à l'habitat local. ¾ L'accueil paysan est pensé et organisé par ceux qui en vivent. ¾ D'autres acteurs locaux permettent, en s'affiliant à Accueil Paysan, d'enrichir la dynamique locale. ¾ Accueil Paysan, avec tous les paysans du monde, est international Pour développer l’accueil paysan sur le territoire, l’accompagnement aux porteurs de projets est une préoccupation majeure de l’association. Dans les Côtes d’Armor (département de la Bretagne), 28 porteurs de projets ont été accompagnés depuis 2005. L’accompagnement est à la fois collectif et individuel. Il suit différentes étapes : 1. Soirée d’information et d’échanges. 2. Rencontre individuelle au cours de laquelle l’association est présentée. 3. Entretien individuel de « connaissance ». 4. Entretiens plus approfondis : analyse du projet, mise en réseau, articulation temps de vie et projet. 5. Ateliers d’écriture du projet et de formations. Pour que cet accompagnement réponde aux attentes des porteurs de projets, il est important que la personne qui accompagne soit en mesure de : ¾ Ecouter sans juger (objectivité). ¾ Discerner la personne de son projet. 53 ¾ Proposer un suivi régulier avec des validations d’étapes. ¾ Apporter un soutien moral, être attentif. ¾ Mettre en réseau les porteurs de projets. ¾ Proposer une formation technique. ¾ Etre capable de mobiliser les autres acteurs du territoire et de l’accompagnement. ¾ Donner un appui politique. Grâce à l’accompagnement, de nombreux projets ont vu le jour sur le territoire breton ; ils ont contribué à redynamiser le milieu rural et à répondre aux attentes de la société en général et notamment des nouveaux résidents. L’accueil paysan comme facteur de développement local et durable Vis-à-vis de l’environnement et de l’économie ¾ Accueillir du public incite à modifier ses pratiques agricoles ¾ L’accueil permet d’augmenter la valeur ajoutée et de maintenir des actifs en limitant les pressions sur l’environnement et sur le foncier. Face aux difficultés économiques du milieu agricole, Accueil Paysan est de plus en plus sollicité par des agriculteurs en recherche de solutions pour diversifier leur activité. ¾ Les activités d’accueil participent à la création et au maintien de dynamiques économiques sur les territoires ¾ Le paysan, par ses savoir-faire, devient un maillon de l’éducation à l’environnement Vis-à vis de la société ¾ Répondre aux besoins de « mise au vert », d’ « authenticité » et de lien social ¾ Construire une relation de confiance avec les consommateurs vis-à-vis de l’agriculture et de ses produits ¾ Accueillir redonne du sens au métier de paysan 54 CAPITOLO 5. ACCOGLIENZA COME POLITICA STRUMENTALE AL RAGGIUNGIMENTO DEGLI OBIETTIVI CONDIVISI A CURA DEL COMUNE DI ACQUALAGNA Pur non presentando montagne di straordinaria altezza, tuttavia le Marche sono una regione con un’altitudine piuttosto elevata, poiché la pianura è presente solo lungo il litorale. La densità media di 152 abitanti per km2 ed è inferiore rispetto alla media italiana. Questo dato dipende sia dalla morfologia del territorio che dall'organizzazione economica: infatti negli ultimi decenni molte persone si sono trasferite dalle zone montuose e collinari poco redditizie per trovare un lavoro sulla costa o nelle valli, dove si trovano i centri più popolosi. In effetti, è presente una forte disoccupazione giovanile ed un ritardo nello sviluppo delle attività legate al territorio. Il territorio marchigiano si confronta anche con un’altra difficoltà in quanto le coste sono congestionate, in particolar modo durante il periodo estivo. L’obiettivo perseguito sul territorio della Comunità Montana del Catria e del Nerone, in cui il Comune di Acqualagna è particolarmente attivo, è dunque di andare oltre la creazione d’offerte ricettive e di sviluppare una politica che consideri il ripopolamento e l’accoglienza come elementi di sviluppo locale ed economico. La strategia attivata consiste nell’offrire al territorio e ai suoi futuri residenti un’opportunità di sviluppo. In effetti, il mondo montano è considerato sempre più come un luogo di divertimento e di qualità ambientale, dov’è facile sviluppare delle attività. L’urbanizzazione delle aree periferiche e litorali ha beneficiato a lungo dei flussi migratori, offrendo spazi di vita in prossimità delle città e del mare. Oggi i cittadini sono in “rottura” con la città e i suoi ritmi e le coste sono sovrappopolate soprattutto in periodo estivo. Lo spazio rurale rappresenta dunque una prospettiva di cambiamento. L’adozione di una politica di accoglienza deriva dalla volontà politica di lottare contro il senso di esclusione delle popolazioni locali, contro l’abbandono del 55 territorio. La politica di accoglienza mira infatti a rendere il territorio accogliente, permettendo dunque il ripopolamento delle zone in perdita demografica ed economica, mantenendo o sviluppando i servizi di prossimità e l’equilibrio tra coste e montagna. La strategia consiste in un primo tempo nella costruzione di un comitato di pilotaggio in grado di gestire e decidere le misure da attuare sul territorio marchigiano. Dopodichè la popolazione locale verrà sensibilizzata sulla politica in corso, perché solo se gli abitanti sono consapevoli dell’importanza di ripopolare le montagne, questa politica potrà essere efficace. La strategia di accoglienza prevede una fase di censimento dell’offerta locale e di ricerca e accompagnamento di eventuali futuri residenti, in modo da dare al territorio nuove risorse fisiche ed intellettuali. La parte di comunicazione e costruzione dell’immagine locale è fondamentale dando al territorio un aspetto qualitativo. La strategia ha trovato un’operatività grazie al progetto Equal fase II “Il territorio montano ed il suo rinnovamento”, all’interno del quale è stata progettata una metodologia di ripopolamento. Ad oggi la metodologia è in corso di sperimentazione e prevede una serie di azioni tese a rendere il territorio accogliente. In effetti, il progetto inizia con una ricerca sul territorio, i cui risultati hanno permesso di far emergere le potenzialità locali da utilizzare come base per costruire progetti di vita o d’impresa da parte di soggetti desiderosi di cambiare stile di vita. Dopo di che il progetto prevede la creazione di un database rilevando le diverse opportunità del territorio in termine di offerta locale e un bilancio di competenze per i giovani agricoltori in modo da rendere l’agricoltura multifunzionale. Un corso per agente di ripopolamento è ugualmente previsto ed è un elemento chiave per la sostenibilità del progetto, in quanto questa figura avrà la capacità di sviluppare e portare avanti altri progetti a favore del territorio. Di seguito, il progetto prevede la creazione di un marchio territoriale trasmettendo l’idea di qualità e di accoglienza. Il progetto Equal ha apportato come valore aggiunto la previsione di un partenariato transnazionale. Grazie a questo, il territorio è potuto venire a conoscenza di altre realtà che portano avanti queste politiche ed esperienze e ha avuto la possibilità di informarsi sulle modalità di attuazione. Il confronto con altri 56 territori è importante perché permette di analizzare le proprie politiche o di trovare sbocchi a proprie problematiche. L’incontro transnazionale del 29 e 30 giugno 2006 a Limoges (Francia) è stato per questo molto interessante, in quanto prevedeva l’intervento di Jean-Yves Pineau del Collectif Ville-Campagne, associazione pilota in materia di ripopolamento e di accoglienza. Questi ha presentato la strategia seguita da alcune regioni francesi ed i risultati ottenuti. Dopodichè ha proposto un lavoro di auto-riflessione sul territorio marchigiano cercando di far emergere le possibili modalità di attuazione, gli elementi da migliorare per ottenere tali risultati e le aspettative riferite alla politica dell’accoglienza. Il progetto, avviato per rinnovare la montagna, dà anche alle politiche locali uno strumento per riequilibrare lo sviluppo del territorio regionale. L’elemento più importante della politica di accoglienza è la coesione del territorio intorno alla stessa volontà: rinnovare il territorio con strumenti e politiche nuove che diano la possibilità alla montagna di essere nuovamente competitiva ed attrattiva. 57 CAPITOLO 6. ANALISI DEI POSSIBILI IMPATTI DELLA GUIDA SUI TERRITORI A CURA DELLA COMUNITA’ MONTANA VALSAMOGGIA 58 CAPITOLO 6. ANALISI DEI POSSIBILI IMPATTI DELLA GUIDA SUI TERRITORI A CURA DI FRCIVAM BRETAGNE Le guide est un outil de promotion des actions que nous menons sur nos territoires. Il devrait nous permettre de donner plus de lisibilité à ce que nous faisons et de gagner en légitimité auprès des acteurs locaux, mais également auprès de nos partenaires financiers européens. Il s’inscrit dans la démarche de mainstreaming qui doit faire partie de nos projets. Il est d’autant plus intéressant pour nous que nos partenaires italiens soient des collectivités locales, qui démontrent ainsi qu’il est possible pour les acteurs publics de devenir moteur d’un développement local durable et socialement responsable. 59 CAPITOLO 6. ANALISI DEI POSSIBILI IMPATTI DELLA GUIDA SUI TERRITORI A CURA DELLA COMUNITA’ MONTANA MELANDRO EFFETTI POSITIVI ATTESI A) facilitazione nella creazione di un sistema territorio che tenga conto di tutti gli attori locali B) adozione delle tematiche della guida nella programmazione generale degli enti locali e delle agenzie di sviluppo C) inversione, nel lungo periodo, del trend negativo in termini di spopolamento e di sviluppo economico EFFETTI NEGATIVI POSSIBILI A) Difficoltà nella comprensione e nella ricezione da parte del territorio nel suo complesso delle tematiche in questione. In effetti siamo di fronte a una progettazione sperimentale con risultati che si attendono nel lungo periodo e soprattutto vi è il tentativo di cambiare in maniera radicale il modo di pensare le politiche e le azioni di sviluppo del territorio. 60