atti incontri 98-02 d2488/02 - Consiglio Superiore della Magistratura

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atti incontri 98-02 d2488/02 - Consiglio Superiore della Magistratura
QUADERNI
del
Consiglio Superiore della Magistratura
PER UNA FORMAZIONE
EUROPEA DEI MAGISTRATI.
Atti degli incontri di studio
a carattere internazionale
realizzati dal Consiglio Superiore
della Magistratura
nel quadriennio 1998-2002
Volume speciale di presentazione
QUADERNI DEL
CONSIGLIO SUPERIORE DELLA MAGISTRATURA
Anno 2003
Pubblicazione interna per l’Ordine giudiziario
curata dal Consiglio Superiore della Magistratura
SOMMARIO
I.
Presentazione
italiano .................................................................................
francese ................................................................................
inglese ...................................................................................
spagnolo ...............................................................................
tedesco ..................................................................................
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II. Introduzione: “La formazione internazionalistica dei
magistrati”
italiano .................................................................................
francese ................................................................................
inglese ...................................................................................
spagnolo ...............................................................................
tedesco ..................................................................................
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III. El P.M. italiano – Relazione in lingua spagnola tenuta
dal dott. Armando D’Alterio, componente del Comitato scientifico del C.S.M. nel seminario “El P.M. en
Europa” presso la Fiscalia General in Madrid il
20.9.2001 .............................................................................
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IV. L’incompatibilité du juge en Italie – Relazione in lingua francese tenuta dal dott. Armando D’Alterio,
componente del Comitato scientifico del C.S.M. presso l’Ecole Nationale de la Magistrature a Beaulieusur-mer il 23.9.2002 ..........................................................
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V. The European Prosecutor – Relazione in lingua inglese tenuta dal dott. Armando D’Alterio, componente
del Comitato scientifico del C.S.M. in Bucarest il
18.11.2002 ..........................................................................
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VI. Indice cronologico degli incontri i cui atti sono in
corso di pubblicazione .....................................................
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PRESENTAZIONE
Il presente volume è un utile strumento di consultazione a disposizione di tutti i magistrati, sia italiani che stranieri; esso raccoglie i
contributi offerti dai relatori nell’ambito degli incontri di formazione
di rilevanza internazionale, organizzati dal Consiglio Superiore della
Magistratura con riferimento ai programmi finanziati dalla Comunità
Europea.
Al contempo il volume è testimonianza importante del vivo interesse e dell’impegno del Consiglio Superiore della Magistratura sul fronte della formazione del magistrato europeo e della cooperazione giudiziaria.
Roma, 7 novembre 2002
Il Vice-Presidente del Consiglio
Superiore della Magistratura
Prof. Virginio Rognoni
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PRESENTATION
Le présent volume constitue un instrument utile de consultation à
disposition de tous les magistrats, aussi bien italiens qu’étrangers; il
recueille les contributions apportées par les rapporteurs dans le cadre
des réunions de formation d’ampleur internationale, organisées par le
Conseil Supérieur de la Magistrature, en référence aux programmes financés par la Communauté Européenne.
Dans un même temps, ce volume représente un témoignage important du vif intérêt et de l’engagement du Conseil Supérieur de la Magistrature sur le front de la formation du magistrat européen et de la
coopération judiciaire.
Rome, le 7 novembre 2002
Le Vice-Président du Conseil
Supérieur de la Magistrature
Prof. Virginio Rognoni
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PRESENTATION
This volume is a useful consultation instrument, available to all
public prosecutors, whether Italian or foreign; it is a collection of the
contributions made by speakers in the context of the internationally
important training sessions that were organized by the Superior
Council of Magistrature, with reference to programs financed by the
European Community.
At the same time, the volume is an important testimony to the lively interest and commitment of the Superior Council of Magistrature
with respect to training European public prosecutors and to judiciary
cooperation.
Rome, November 7, 2002
Vice-President of the
Superior Council of Magistrature
Prof. Virginio Rognoni
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PRESENTACIÓN
El presente volúmen es una guía útil para que todos los magistrados puedan consultarlo, italianos o extranjeros; el mismo recoge las
contribuciones de los relatores en el ámbito de los encuentros de formación de relevancia internacional, organizados por el Consejo Superior de la Magistratura (CSM) relacionados con los programas financiados por la Comunidad Europea.
Al mismo tempo el volúmen es testigo del gran interés y del compromiso del Consejo Superior de la Magistratura en el campo de la
formación del magistrado europeo y de la cooperación judicial.
Roma, 7 de noviembre del 2002
Vice-Presidente del Consejo
Superior de la Magistratura
Prof. Virginio Rognoni
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EINFÜHRUNG
Bei diesem Band handelt es sich um ein allen sowohl italienischen
als auch ausländischen Richtern und Staatsanwälten zur Verfügung
stehendes Nachschlagewerk mit den Referaten, die bei internationalen Bildungstreffen gehalten worden sind, welche vom Obersten Richterrat in Verbindung mit den von der Europäischen Union finanzierten Programmen organisiert wurden.
Zugleich ist dieser Band ein bedeutendes Zeugnis für das lebendige Interesse und Engagement des Obersten Richterrats für die Bildung
europäischer Richter und Staatsanwälte sowie für die Justizkooperation.
Rom, den 7. November 2002
Der Vizepräsident des
Obersten Richterrats
Prof. Virginio Rognoni
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INTRODUZIONE
LA FORMAZIONE INTERNAZIONALISTICA
DEI MAGISTRATI
1. Le ragioni della pubblicazione
Sono evidenti le ragioni della pubblicazione di un Quaderno del
C.S.M. che compendi le relazioni svolte negli incontri di studio incentrati essenzialmente sulla cooperazione internazionale.
Indubbia è infatti la rilevanza della conoscenza dei sistemi giudiziari, del regime della prova, delle garanzie e degli strumenti processuali degli ordinamenti stranieri, sia quale stimolo alla cooperazione
giudiziaria, sia, in una prospettiva di più ampio respiro, quale condizione e fondamento della effettiva creazione dello spazio giuridico europeo, realmente unitario in quanto fondato non solo su valori comuni di riferimento, ma anche su istituti e prassi applicative ed interpretative tendenti all’omologazione.
Meno ovvie le ragioni della scelta di pubblicare le relazioni in lingua straniera, ad eccezione di quelle in tedesco, nella lingua originale.
Va in proposito precisato che, ben lungi dall’idea di coltivare un
progetto elitario, destinato ai soli magistrati in possesso di un’elevata
conoscenza delle lingue, la scelta mira a consentire, a tutti coloro che
siano in possesso di una conoscenza di livello anche intermedio, di disporre di documenti il cui adeguato studio possa costituire, non solo
fonte di informazioni sul sistema e sull’ordinamento sostanziale e processuale di altri Paesi, ma anche e soprattutto la fonte di indicazioni
aggiornate di tipo lessicale, nonché sintattico e fraseologico, relative
agli ordinamenti sostanziali e processuali stranieri, non reperibili nei
dizionari di linguaggio legale. E ciò, al fine di stimolare la consultazione e lo studio dei testi in lingua straniera, ed anche nella consapevolezza dell’insufficienza della sola conoscenza dei sistemi, a fronte di
un lessico giudiziario che, in parallelo con diverse tradizioni storiche
e culturali, pone problemi di comprensione non superabili attraverso
le nozioni linguistiche ordinarie.
Si pone infatti sempre più, anche in sede di interpretazione dei
trattati internazionali, la questione della conoscenza del linguaggio
giuridico proprio della lingua straniera (in particolare delle due lingue
nelle quali vengono stilati gli atti normativi e le convenzioni internazionali); conoscenza che si compone ovviamente non solo e non tanto
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della traduzione in italiano di fonemi del lessico giudiziario straniero,
ma anche della consapevolezza (originata dalla cultura che si vuole
propria del giurista europeo) che taluni termini siano intraducibili,
costituendo la traduzione fonte di equivoco, a cagione della perdurante diversità dei sistemi e degli istituti; della consapevolezza, altresì (in
particolare accentuata nell’ambito dei lavori del già citato corso sui
linguaggi giuridici) che la conoscenza della terminologia, sganciata da
quella dell’appropriato contesto sintattico di riferimento, è assolutamente insufficiente e fonte di errori ed equivoci.
Dal che consegue che la formazione giudiziaria internazionale e,
ancor prima, la stessa attività legislativa internazionale, non possano
essere esclusivamente affidate all’interpretariato, per quanto tecnico e
specializzato, occorrendo invece – quantomeno in termini di qualificata supervisione – il diretto apporto del giurista europeo.
Proprio la raccolta di testi in lingua straniera (relazioni, ma anche
fonti normative) accompagnata dal programma di presentazione dei
rispettivi incontri di studio, può rispondere all’esigenza di consentire
(oltre che la diffusione della conoscenza di sistemi di altri Paesi dell’Unione) anche l’approfondimento dei contesti sintattici di riferimento, spesso diversissimi da quello italiano.
Peraltro trattasi di testi che, in quanto improntati alle esigenze di
presentazione, a magistrati di nazionalità diversa, dei rispettivi sistemi, appaiono molto più agevolmente comprensibili delle pubblicazioni specializzate ad uso nazionale.
L’esigenza è anche particolarmente amplificata dai ritmi che ha
ormai assunto il processo di avvicinamento dei sistemi, nell’ambito
del comune spazio giudiziario europeo.
Il riferimento tiene conto dell’approvazione, nel dicembre dello
scorso anno, della Decisione quadro del Consiglio U.E. in tema di mandato di arresto europeo e dei connessi effetti, in termini di accelerazione dei tempi, della nuova procedura, rispetto a quella estradizionale.
Sorge, in parallelo al nuovo istituto, l’esigenza di un costante, diretto contatto fra l’autorità giudiziaria dello Stato di emissione del
mandato di arresto e di quella dello Stato di esecuzione; nello stesso
senso non può che valutarsi anche il dato giuridico, obbiettivo, costituito dal riconoscimento, nell’ambito della Decisione Quadro, a favore della persona sottoposta all’ordine di arresto internazionale, sia degli strumenti di strumenti di ricorso riconosciuti nello Stato, ove ha
sede l’autorità emittente, sia di quelli riconosciuti nello Stato, ove ha
luogo l’esecuzione della stessa.
Analoghe esigenze si ricollegano alla prossima entrata in vigore
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della nuova Convenzione di assistenza giudiziaria internazionale, approvata il 29.5.2000; si faccia mente in proposito alla possibilità, che
la stessa consente all’autorità rogante, di richiedere che l’atto da svolgersi in territorio straniero sia realizzato con le forme che essa stessa
indica, ora vincolativamente per lo Stato richiesto, in una prospettiva
completamente opposta alla disciplina promanante dalla Convenzione
del ‘59, sotto quest’aspetto certamente superata dalla nuova Convenzione, de residuo sussidiaria rispetto alla prima.
In termini analoghi, i tre Regolamenti approvati nell’anno 2000,
nell’ambito dei poteri di normazione di primo pilastro propri degli
ambiti di diritto Civile dell’Unione (riguardanti il matrimonio, la notifica degli atti giudiziari e le procedure d’insolvenza) creano – diversamente degli ambiti penali, affidati alla cooperazione fra Stati ed alla
normazione delle Convenzioni internazionali – un effettivo spazio giudiziario comune, che mal si concilia con gli ostacoli di comunicazione che impone la non conoscenza delle lingue.
La conoscenza delle lingue straniere si staglia dunque, nell’ambito del patrimonio professionale del giurista europeo, come strumento
indispensabile della cooperazione internazionale; e tuttavia, come osservato nelle conclusioni assunte il 1^ maggio 2001 dal Gruppo pluridisciplinare istituito in ambiti U.E. in tema di criminalità organizzata,
tale conoscenza sconta tuttora difficoltà di approccio non solo nozionistico, ma anche culturale.
Eppure (come osservato nella nota preliminare del programma
del corso “La cooperazione giudiziaria in materia penale: le problematiche di linguaggio giuridico” – cfr. infra –) l’opzione è anche di tipo, non solo efficientistico, ma garantistico.
Si pensi al controllo che la conoscenza delle lingue consente al
magistrato circa l’effettivo rispetto, a garanzia dell’accusato in stato di
arresto (poi estesa a qualsiasi indagato di lingua straniera) del fondamentale dettato dell’art. 6 della Convenzione Europea dei Diritti dell’Uomo, che gli riconosce il fondamentale diritto ad essere informato,
nel più breve termine, e in una lingua che esso comprenda, delle ragioni del suo arresto e di ogni accusa mossa nei suoi confronti.
Si pensi, tornando a quanto preliminarmente osservato, a quanto
tale conoscenza sia importante, anche solo dal punto di vista del completamento degli strumenti di una cultura giuridica pur, se si vuole,
sganciata dalle pratiche esigenze della cooperazione.
Peraltro i sistemi giudiziari dei Paesi dell’Unione aspirano ormai
a formare la c.d. Europa dei Diritti, anche e soprattutto a seguito dell’approvazione della Carta dell’Unione, proclamata il 7 dicembre 2001,
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le cui solenni dichiarazioni di principio hanno di fatto iniziato a riverberarsi quantomeno nella dialettica processuale della giurisprudenza comunitaria.
Tale aspirazione fonda ormai sul riconoscimento unanime di alcuni valori giuridici come comuni ed imprescindibili per lo spazio comune europeo (art. 47 della Carta – diritto ad un ricorso effettivo e ad
un giudice imparziale –; art. 48 – presunzione di innocenza e diritti
della difesa –; art. 49 – principi di legalità e di proporzionalità dei reati e delle pene –; art. 50 – diritto di non essere giudicato o punito per
due volte per lo stesso reato, già introdotto, in ambiti ristretti, ma vincolativi, dall’Accordo di Schengen –); e di non poco conto è il dato che
la formalizzazione dell’esigenza di unificazione si inserisce in una tradizione normativa che, non solo in ambiti strettamente europei, si
connota, da epoche risalenti, della continua trasmigrazione di istituti
da una cultura giuridica all’altra.
Se infatti, ad esempio, già nell’anno 1789, la Francia adottò le linee generali del sistema della giuria inglese, ebbene, molto più tardi
(nel 1985) ma con effetti innovativi non inferiori, in Inghilterra si è iniziato a colmare il divario in ambiti U.E., rispetto alla figura del Pubblico Ministero, con l‘istituzione del Crown Prosecution Service; l’Italia, poi, nel 1989, ha iniziato un avvicinamento allo adversary trial di
matrice anglosassone che ha condotto, nel 2000, alle note sostanziali
modifiche della stessa Carta Costituzionale; la Francia, con legge
15.6.2000 (legge sulla presunzione di innocenza e sulla protezione delle vittime nel processo penale) ha introdotto non meno importanti
principi di garanzia che, sotto molti versanti (primo fra tutti, quello
sul contraddittorio nel processo penale) sembrano echeggiare lo stesso dibattito – oltre che rispondere alle stesse istanze – che ha accompagnato l’introduzione dell’art. 111 Cost. nel suo nuovo testo.
Ma lo studio di tali sistemi evidenzia, contemporaneamente, che
l’evoluzione degli stessi non è caratterizzata da linee di tendenza sempre coerenti ed univoche.
A fronte di un’evoluzione processuale del sistema francese, orientata anch’essa (in adesione ai principi ed alla previsioni normative
della già citata legge del 15.6.2000) verso i principi attuativi del contraddittorio nel processo penale, vanno registrati, nell’ambito del sistema inglese, sintomi di allontanamento dal principio del contraddittorio, quantomeno a favore di categorie di testimoni protetti (minori di età).
Il che peraltro conferma l’esigenza di seguire, “in fieri” e senza la
necessità di intermediazioni, il processo evolutivo in corso, pena an-
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che il rischio di assumere, come modello per riforme interne, istituti
superati nelle culture e nell’ordinamento d’origine.
La possibilità di diretto accesso alle fonti del diritto straniero, in
lingua originale, potrebbe allontanare tale pericolo; ma è pur vero che
è la stessa conoscenza linguistica a dover essere costantemente aggiornata.
Ed infatti, nonostante i tentativi di classificazione degli stili linguistici, questi ultimi sfuggono a rigidi parametri.
V’è pure chi (seguendo l’illustre precedente ravvisabile in “La nascita della coscienza” di A. R. Lovelock) ritiene ad esempio che la lingua delle regole legali nell’ambito delle culture forgiate su di una tradizione prettamente orale, sia di tipo prettamente situazionistico (Se
un uomo uccide un altro uomo sarà punito); che quella invece delle
culture di tradizione più prettamente agganciate alla regola scritta
tenda all’astrazione (l’omicidio è un crimine e sarà punito); mentre, in
ambiti religiosi, la norma etica è indirizzata ai destinatari come un comandamento personalizzato della divinità (Tu non ucciderai).
Ma le riflessioni in merito, per quanto profonde e certamente
provviste di una solida base storico sociologica, devono costantemente fare i conti con la mutevolezza del linguaggio e quindi con la sua
non incasellabilità ad oltranza in schemi predefiniti. Ed infatti (cfr. anche la nota di presentazione al corso sui linguaggi giuridici) l’evoluzione linguistica – in ossequio ai dettami delle regole di comunicazione persuasiva – risulta sempre più indirizzata verso modelli di tipo situazionistico, anche per i sistemi a tradizione legale scritta (cfr., proprio con riferimento all’omicidio, l’art. 138 del nuovo codice penale
spagnolo del 1995).
2. La conoscenza delle lingue e dei linguaggi giuridici
a fronte della normazione dell’Unione e delle esigenze
di cooperazione internazionale
L’esigenza è tanto più pregnante ove si tenga conto di alcune caratteristiche che il fenomeno di unificazione europea inizia a presentare, quasi come connotati tipici.
Come già infatti osservato nell’ambito del programma dell’incontro penalistico “Acquisizione e valutazione della prova nei Paesi dell’Unione Europea” (Roma, 22-24 marzo 2001, cfr. infra) detto processo marcia speditamente non solo nell’ambito del primo pilastro (con
riferimento alla giustizia civile) grazie ai poteri di normazione diretta
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dell’Unione, ma anche nel terzo (con specifico riferimento alla giustizia penale); e ciò, per una serie di motivi, fra i quali:
– la competizione europeistica fra gli Stati;
– precise caratteristiche delle pattuizioni internazionali;
– l’elasticità processuale di alcuni ordinamenti.
Quanto al primo punto, accade che la massima autonomia riconosciuta agli Stati nel settore (riducendo l’impatto delle esigenze di tutela delle sovranità statuali) possa esaltare le istanze di prestigio e, soprattutto, di credibilità, connesse al processo di integrazione. Pertanto, anche le dichiarazioni di principio, accompagnate (secondo quella
che sta diventando una connotazione tipica delle pattuizioni traenti
origine dall’Unione) dall’indicazione di cadenze ben precise di attuazione, fruiscono di un’apparenza di vincolatività, non solo connessa
alla forza etica che dalle stesse promana, ma determinata anche dalla
valenza del giudizio di “affidabilità europeistica” dei Paesi dell’Unione. Le dichiarazioni di principio e gli accordi internazionali fruiscono
di concreta attuazione normativa, in tempi rapidissimi rispetto a quelli del passato. Esempio ne è il processo di attuazione degli importanti
capisaldi delle conclusioni di Tampère (in particolare, il progetto Eurojust) nonché l’accelerazione del processo di attuazione delle convenzioni anticorruzione dell’Unione Europea (Bruxelles, 2 maggio
1997; Parigi, 17 dicembre 1997) attraverso la legge 29 settembre 2000
n. 300); il che, come già evidenziato, fa anche sì che le iniziative di studio e confronto acquisiscano una evidente idoneità a sbocchi operativi, che ne ha imposto l’accentuazione del taglio pragmatico, modulato
su concrete esigenze.
Con riferimento al secondo punto (incentrato sulle concrete caratteristiche delle pattuizioni internazionali) va analogamente osservato che il rinvio che queste ultime sovente effettuano a fonti vincolanti conferisce alle stesse autorevolezza e crismi di vincolatività, anche quando siano volutamente congegnate come mere, per quanto solenni, dichiarazioni di principio.
Si pensi in proposito all’art. 52 co. 3 della Carta dei diritti dell’Unione Europea, in base al quale, in caso di dubbio, la interpretazione
di alcuna delle sue norme non potrà mai fornire, ai Diritti dell’Uomo,
uno standard di garanzie inferiore a quelle tutelate dalla Convenzione
Europea dei diritti dell’Uomo; ebbene, anche in forza di tale rinvio ad
una fonte, la cui vincolatività non è più in discussione negli Stati che
vi aderiscono, accade che il complesso normativo della Carta assurga
quantomeno alla dignità di canone interpretativo di peculiare autore-
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volezza internazionale, suscettibile di orientare il diritto degli Stati
membri, anche e soprattutto attraverso un’interazione con il giudizio
di costituzionalità – laddove previsto – di norme interne che, direttamente o indirettamente, coinvolgano valori tutelati dalla Carta.
Quanto al terzo punto di riflessione (incentrato sulla tendenziale
elasticità delle forme procedimentali che presentano alcuni ordinamenti) va evidenziato che tale caratteristica fa sì che determinate previsioni, promananti da accordi internazionali (ad es. quelle relative all’acquisizione della prova in Stato estero, attraverso videoconferenza
internazionale: art. 10 della nuova Convenzione Europea di assistenza
giudiziaria) benché non ancora in vigore, in quanto derivanti da fonti
in attesa di ratifica da parte dei Parlamenti nazionali, siano state già di
fatto applicate in concrete esperienze giudiziarie di Stati come Francia
e Spagna, anche in sede di cooperazione internazionale e sulla base di
esperienze svolte, de iure condito, da altri Paesi, fra cui l’Italia.
Proprio di tali esigenze, va detto, ha tenuto già conto l’attività di
formazione svolta, in particolare, il 28 novembre 2000, nell’ambito
dell’incontro di studi “Workshop in videoconferenza nei processi di
criminalità organizzata”, nel corso del quale la simulazione di un’esperienza processuale di cooperazione penale si è realizzata attraverso la reale instaurazione di videoconferenza internazionale fra l’Italia,
la Germania e la Francia.
Il breve cenno ad alcune connotazioni del processo di unificazione (richiamate anche nei programmi di seguito riportati) consente allora di evidenziare, in conformità alle premesse, l’esigenza di seguire
in fieri l’evoluzione degli ordinamenti degli Stati europei, fruendo auspicabilmente di un diretto, personale patrimonio di conoscenze di
linguaggio giuridico, oltre che di conoscenza dei sistemi, in una posizione che, anche affrancandosi dall’intermediazione dell’interpretariato e della traduzione (utili strumenti, purchè non esclusivi, né condizionanti) possa operare in una prospettiva di qualificata supervisione
della stessa.
Di tali esigenze si è particolarmente fatto carico il già citato corso,
svoltosi nello scorso giugno, avente ad oggetto le tematiche di linguaggio giuridico inglese e francese.
Come evidenziato nella relativa nota di presentazione, attraverso
detto incontro di studi, l’iniziativa di formazione europeistica ha inteso tirare le fila dell’attività svolta, sia nell’ambito della formazione teorica che in quello della formazione pratica, condotta con riferimento
a concrete esperienze operative.
Si inseriscono nell’ambito della prima (formazione teorica) inizia-
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tive quali quelle realizzate con il corso Grotius 99 (volto all’approfondimento dei nuovi istituti della cooperazione internazionale) ed il corso Grotius 2001 (volto ad un approfondimento comparatistico delle legislazioni europee sul piano della formazione della prova); si ricollegano, d’altro lato, alla seconda (formazione di taglio più squisitamente operativo) le iniziative svolte con i corsi Falcone 2000 (approfondimento del contrasto transfrontaliero previsto dall’Accordo di Schengen) Grotius 2000 (Workshop in videoconferenza nella cooperazione
internazionale) e Falcone 2002 (approfondimento della tematica del
mandato di arresto europeo e, più in generale, degli strumenti di contrasto della mobilità della criminalità).
Il corso è stato preceduto da una fase di preparazione, che ha condotto all’elaborazione di un “glossario penale” ragionato, con riferimento al lessico giuridico italiano, francese ed inglese (il cui testo –
privo di alcuna pretesa di completezza e, soprattutto, infallibilità – è
integralmente pubblicato infra); esso si è rivelato utile per l’approfondimento delle rispettive tematiche, anche nell’ambito delle esercitazioni svolte.
Nell’ambito dell’incontro, a relazioni mattutine comuni, aventi ad
oggetto la conoscenza di specifici aspetti sistematici dei citati ordinamenti, sono stati abbinati moduli formativi che, suggeriti dalle esigenze specifiche di un corso linguistico, sembrano avere mostrato risvolti di ulteriore, più generale, interesse.
Si è trattato, in particolare, dei seguenti:
a) Esercizi di comprensione linguistica
Iniziati al termine delle sessioni mattutine e ripresi all’inizio delle
sessioni pomeridiane del corso, sono stati realizzati tramite l’ascolto
di registrazioni di brani di letteratura e teatrali inglesi e francesi, riguardanti tematiche direttamente connesse a quella del seminario.
Prima dell’ascolto è stato fornito ai partecipanti l’elenco (in italiano)
di key-words di rilevanza legale, invitandoli al riconoscimento auditivo delle corrispondenti in lingua straniera.
A solo titolo di esempio, fra i molti termini di rilevanza legale presenti nei testi ascoltati (selezionati in sede di preparazione del corso)
si segnalano, ad es., fra i numerosi presenti nel testo della riduzione
della tragedia Julius Caesar di William Shakespeare (che è stato fra gli
altri utilizzato) i lemmi: “murder”, “conspiracy”, “will”.
La ricognizione di tali lemmi (forniti in italiano prima dell’ascolto del brano) ha costituito, dopo l’ascolto, motivo di felice interazione
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fra i partecipanti e gli esperti di linguaggio giuridico, sia sull’esito della “ricognizione fonetica” sia sulle implicazioni terminologiche e sintattiche del vocabolo (sono state ad esempio approfondite, quanto al
termine “murder”, non solo la nota differenza rispetto al c.d. “manslaughter”, ma anche il lessico ed il regime delle “aggravating and mitigating circumstances”, le distinzioni, quanto all’elemento soggettivo
del reato, fra “mens rea” “malice aforethougth” “guilty act”.
Analogamente è avvenuto per le numerose altre esercitazioni di
comprensione linguistica.
Altrettanto è accaduto quanto alle esercitazioni sul linguaggio
francese; fra i numerosi in proposito utilizzati, si segnala il testo di
narrativa francese “Therèse Desqueiroux”, di François Mauriac, che si
apre con il dialogo fra un avvocato ed il genitore della protagonista,
quest’ultima “accusée” del reato di tentato omicidio del coniuge, dialogo intercorso immediatamente dopo lo “acquittement” della stessa,
e caratterizzato dalla descrizione delle fasi del processo precedenti.
Le finalità di tale metodo sono state quelle di:
– Esercitare la comprensione linguistica con riferimento alla lingua straniera elettiva.
– Fornire spunti per l’approfondimento di tematiche direttamente
connesse all’oggetto del seminario.
– Realizzare, pur nei limiti dell’iniziativa, un approccio di più ampio respiro verso le lingue straniere, che possa alimentare le idealità
culturali dello studio delle lingue, sì da stimolarne il prosieguo al di là
dei confini temporali del seminario.
– Garantire che i difficili meccanismi che presiedono all’apprendimento delle lingue e del linguaggio giuridico, potessero fruire del contesto emozionale ed immaginifico che, interagendo con i registri uditivo e visivo, garantiscono la persistenza delle acquisizioni e l’innesco dei
meccanismi di memorizzazione a lungo termine, senza i quali lo studio
delle lingue rischia di realizzare una sterile esercitazione accademica.
b) Esercitazioni sul linguaggio giuridico
Nella stessa logica sono state svolte le esercitazioni scritte,su tematiche sia di diritto penale processuale che di diritto penale sostanziale (è da dire che il corso su tematiche civilistiche non è stato per il
momento finanziato dalla Commissione Europea, ma la sensibilità
circa le esigenze di formazione anche in tale settore è ben desta in sede consiliare).
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Sono state guidate da esperti di inglese e francese giuridico e realizzate in parallelo con le relazioni (spesso, anzi, sono state impostate
sui contenuti di queste ultime, allorché il relativo testo è pervenuto al
C.S.M. con sufficiente anticipo).
Sono state svolte dai partecipanti che le hanno affrontate (si noti)
non individualmente, bensì in momenti di lavoro collettivo; si era infatti ben consapevoli della circostanza che le esigenze della cooperazione necessitano dalla fuoriuscita da schemi di lavoro individuale, se
si voglia sinergicamente ed efficacemente operare.
La verifica dei risultati dell’esercitazione è stata accompagnata da
un’attività di approfondimento, stimolata nelle sue sfumature dalla articolazione dell’esercitazione sull’organizzazione tematica di quesiti a
risposta multipla.
c) Intervento degli esperti linguistici
Il corso ha fruito della costante collaborazione di esperti di inglese e francese giuridico, che hanno collaborato con i relatori, nell’approfondire gli aspetti glottologici, sintattici ed idiomatici delle terminologie linguistiche.
Se, ad esempio, compito di un relatore, da un lato, è stato quello
di spiegare la differenza di significato fra le espressioni conviction e
sentence, entrambe connesse, ma con diversa valenza, al verdetto di
colpevolezza nel diritto inglese (si segnalano in proposito le ricche ed
esaustive relazioni del giudice Sean Overend e del barrister Mario Addezio nonché, sul diverso versante francofono, quelle dei magistrati
Dominique Sarcelet e di Laurence Vichnievsky) d’altro lato è stato
compito dell’esperto linguistico affrontarne le sfumature sintattiche
(verbi e fraseologia connessa, avverbi e preposizioni adeguate).
Ciò è parso opportuno rimarcare sin dal principio del corso (ed,
ancor prima, nella nota di presentazione – cfr. infra) non al fine di
esprimere divieti di sconfinamento, deleteri in un corso interdisciplinare, ma affinchè tutti coloro che collaboravano alla buona riuscita di
un corso, di difficile realizzazione, anche perché sostanzialmente privo di precedenti, avessero chiari i contributi qualificati che si attendevano da ciascuno di essi.
Va precisato che l’impatto sui partecipanti della metodologia
adottata è parso positivo, dal momento che gli stessi (tutti peraltro in
possesso di documentata conoscenza della lingua straniera elettiva)
hanno vivacemente interagito in lingua straniera con i relatori e gli
esperti.
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3. Le tematiche affrontate negli incontri di studio
internazionalistici
Esula dalle finalità di questa breve introduzione l’approfondita
analisi delle specifiche tematiche affrontate negli incontri di studio.
Solo con riferimento al già citato incontro sulle tematiche di linguaggio giuridico è infatti sembrato opportuno fornire particolari cenni di inquadramento, non solo perché la metodica che lo ha caratterizzato ha potuto fruire delle esperienze maturate in quelli precedenti, ma anche perché lo stesso, per la sua stessa filosofia, tendeva a costituire un fondamentale momento di verifica delle impostazioni della
formazione internazionalistica e di affinamento delle generali competenze in merito.
D’altro lato, la realizzazione di detto incontro ha anche inciso sulla fungibilità di questa pubblicazione, dal momento che ad essa è allegato il “glossario penale”, la cui formazione ed utilizzo hanno, rispettivamente, accompagnato la preparazione e la realizzazione dell’iniziativa di studio.
Peraltro, una approfondita disamina dell’attività internazionalistica del C.S.M. (estesa alle ragioni della formazione nel settore ed alle
sue finalità ideali, oltre che ai fondamenti dello spazio unico europeo
in ambiti giudiziari) è contenuta nella “Relazione quadriennale sull’attività di formazione professionale” (cfr. capitolo 1^ lett. d e capitolo 5^); alla stessa si rinvia sia per quanto attiene alla formazione civilistica, che a quella penalistica.
Parimenti si rinvia a detta relazione quadriennale per quanto attiene all’attività svolta dal Consiglio Superiore della Magistratura nell’ambito della Rete Europea di formazione giudiziaria, Rete nella quale al C.S.M. è assegnata proprio la Presidenza del Gruppo Programmi
(cfr. il capitolo 4^ par. C.2, fol. 314 e segg. di detta relazione).
Parimenti, quanto all’esigenza di approfondimento dei contenuti
degli incontri e per approfondimenti relativi alla metodologia adottata, si rimanda alle note preliminari, oltre che, quanto al primo punto,
ovviamente alle relazioni di seguito riportate.
In ambiti civilistici non si può tuttavia omettere di rimarcare la rilevanza di alcuni incontri di studio, organizzati anche in sintonia con
le attualità del momento, in relazione alle innovazioni introdotte dal
Trattato di Amsterdam, con particolare riferimento ai diritti fondamentali, al nuovo assetto dei pilastri dell’Unione, alle nuove competenze della Corte di Giustizia ed agli effetti sul sistema delle convenzioni; le discipline in materia di giurisdizione e riconoscimento delle
27
sentenze nel sistema di Bruxelles e Lugano da un lato e nel sistema del
diritto internazionale privato dall’altro (cfr. Incontro di studi “La cooperazione internazionale in materia civile”, 21-23 giugno 1999);
le linee portanti ed il paradigma attuativo dell’incontro “Accesso
alla giustizia, assistenza legale ai non abbienti e strumenti alternativi
di risoluzione dei conflitti”, 28-30 settembre 2000;
l’attenzione posta verso gli schemi internazionali di ADR (Alternative Dispute Resolution) dall’incontro “I procedimenti semplificati
ed accelerati nelle controversie civili ed amministrative nei Paesi dell’U.E.”, 15-17 aprile 2002.
Sul versante penalistico va parimenti segnalato il peculiare interesse delle tematiche della formazione della prova trattate nell’incontro “Acquisizione e valutazione della prova nei Paesi dell’Unione Europea” e nel già citato incontro sul linguaggio giuridico, in quanto oggetto di recenti, importanti riforme nel nostro ordinamento; nonché
gli spunti di approfondimento connessi ai diversi spazi di discrezionalità riconosciuti all’Autorità giudiziaria nei diversi ordinamenti (cfr.,
oltre ai citati incontri, quelli di natura ordinamentale, di taglio sia civilistico che penalistico) oltre che ai diversi punti di equilibrio raggiunti nella contemperazione dei due cardini (efficienza e garanzie)
del processo penale; va altresì particolarmente segnalata l’esperienza,
già citata come emblematica dello sforzo di tutela delle garanzie nella
massima efficienza, sfociata nel “Workshop in video conferenza internazionale (cfr. in particolare la nota di presentazione e le questioni
giuridiche affrontate nel corso della simulazione, il cui testo è parimenti in allegato).
Ove poi si ritenesse utile un bilancio, anche sommario, in questa
sede, dovrebbe allora tenersi conto dell’ampiezza e della complessità
delle tematiche, ordinamentali e procedimentali, affrontate ad esempio nei corsi di impronta penalistica, connessi a svariate prospettive,
così delineabili in estrema sintesi ed a titolo meramente esemplificativo, alla luce delle linee portanti dei programmi dei corsi:
a) il raffronto tra la peculiare gerarchizzazione dell’ufficio del
Pubblico ministero, che caratterizza alcuni Stati (in particolare, Germania e Francia) e la maggior autonomia che ne caratterizza la funzione in altri (fra cui l’Italia);
b) i rapporti fra le carriere giudicanti ed inquirenti, fra sostanziale unitarietà delle stesse (ordinamento italiano e francese) e separazione (ad es. in Inghilterra e in Spagna);
c) i principi attinenti alla discrezionalità dell’azione penale (vi-
28
gente in Francia e, anche se con minore ampiezza, in Inghilterra) ovvero di obbligatorietà (Spagna ed Italia);
d) sul versante processuale, i principi regolanti l’acquisizione di
dichiarazioni nel corso delle indagini, con i necessari riferimenti all’influenza delle stesse sulla fase del successivo giudizio, ed all’analisi
degli strumenti di ricerca ed acquisizione della prova irripetibile: sopralluoghi, perquisizioni e prelievo di reperti; sequestri ed intercettazioni; così la perquisizione, nella sua natura di strumento invasivo della libertà personale, di maggior impatto sui diritti della persona, è stata inquadrata, alla luce dei presupposti legittimanti negli Stati europei, fra i due estremi costituiti, da un lato, dal “fondato motivo di ritenere” che il corpo del reato o cose ad esso pertinenti siano reperibili tramite essa (art. 247 cpp vigente in Italia) e, dall’altro, dal più ampio presupposto della perquisizione, costituito dalla utilità dell’atto allo scopo dello “accertamento della verità”, di cui all’art. 94 cpp vigente in Francia;
e) parimenti, spunti di riflessione sono stati ravvisati nella disciplina delle intercettazioni di conversazioni, fra il rigore caratterizzante la normativa italiana e la maggior libertà di quella di altri Paesi;
f) particolare rilevanza è stata inoltre attribuita all’approfondimento della disciplina giuridica dell’acquisizione di reperti, comportante attività invasive della persona, anche alla luce della raccomandazione del Comitato dei Ministri del Consiglio d’Europa N.R.(92) 1
del 10 febbraio 1992 (n. 40);
g) costante attenzione inoltre, nell’ambito dei seminari, è stata rivolta – soprattutto a seguito della riforma costituzionale che ha modificato l’art. 111 della Costituzione della Repubblica italiana – agli opportuni paralleli fra il principio del giusto processo (come introdotto
nella nostra Costituzione con l. Cost. 23.11.99, n. 2), da analizzare anche alla luce della fonte ispiratrice, costituita dall’art. 6 CEDU, ed il
principio del “fair trial” di cui, già da epoca risalente tiene conto la
giurisprudenza del Regno Unito (cfr. art. 39 della Magna Charta);
h) ha parimenti costituito un passaggio obbligato di momenti fondamentali delle esperienze di studio l’analisi dei fondamenti dei principi in tema di valutazione della prova nei diversi ordinamenti europei, fra l’ampia espansione del principio della libertà del convincimento del giudice, caratterizzante l’ordinamento francese (il giudice
decide sulla base della sua “intime convinction”, art. 427 cpp, ed inoltre non è obbligato a dar conto delle prove che non prende in considerazione) ed i particolari limiti che caratterizzano il pur, in linea generale, libero convincimento del giudice nell’ordinamento italiano (in
29
particolare, art. 192 cpp, in tema di valutazione delle dichiarazioni dei
c.d. “collaboratori di giustizia” e art. 546 cpp, per cui la sentenza deve
contenere anche l’enunciazione delle ragioni per le quali il giudice ritiene non attendibili le prove contrarie);
di particolare rilievo, tra l’altro, nella prospettiva in argomento,
nell’ordinamento inglese, il valore di prova legale della confessione
(quando possa escludersi che sia stata resa sotto qualsivoglia condizionamento) ed anche l’attitudine del silenzio ad essere valutato “contra reum”, a determinate condizioni;
i) è emerso inoltre, come meritevole di particolare interesse, il
profilo del grado di discrezionalità estremamente più ampio riconosciuto all’azione giudiziaria dagli ordinamenti inglese e francese, in
particolare per quanto riguarda il regime delle prove.
Emblematico, in proposito, è apparso il testo di alcune norme di
altri ordinamenti.
Il riferimento riguarda l’art. 171 del codice di procedura penale
francese (in vigore dal ’59) e l’art. 78 del Pace (Police and criminale
evidence act).
Trattasi di norme che contengono una disciplina della nullità, in
particolare per quanto attiene alle prove, in alcuna misura paragonabile a quella prevista dal codice di procedura penale italiano, improntato sulla tutela, oltre che dei contenuti, anche delle forme, che non
trova riscontro in detti ordinamenti.
L’art. 171 del codice di procedura penale francese prevede infatti
che “Il y a nullité lorsque la méconnaissance d’une formalité substantielle prévue par une disposition du présent code ou toute autre disposition de procédure pénale a porté atteinte aux intérets de la partie
qu’elle concerne”.
L’art. 78 Pace, nella stessa logica sostanzialistica, e con analoga
ampia concessione di discrezionalità al giudicante, prescrive: “In any
proceedings the court may refuse to allow evidence, on which the
prosecution proposes to rely, to be given, if it appears to the court that,
having regard to all the circumstances, including the circumstances in
which the evidence was obtained, the admission of the evidence would
have such and adverse effect on the fairness of the proceedings that
the Court ought not to admit it..” (va ricordato che, quanto alla confessione illegittimamente ottenuta, l’esclusione è invece obbligatoria,
ai sensi della Section 76).
Ove si evidenzi che trattasi di ordinamenti processuali di matrice
opposta, e tuttavia provvisti di rilevanti analogie di impostazione del-
30
la tematica ora esaminata, e si consideri, altresì, quanto, dai caratteri
comuni ad entrambi, si distacchi il nostro sistema processuale (improntato all’irrilevanza, in connessione alla tematica dell’invalidità
della prova, dei riflessi sostanzialistici delle violazioni, nei riguardi
dell’interesse in concreto protetto); ove si consideri che, ad analogo sostanzialismo è improntata la giurisprudenza della Corte Europea dei
Diritti dell’Uomo, con particolare riferimento alle violazioni dell’art. 6
di detta Convenzione, appaiono allora evidenti i peculiari connotati
del nostro sistema nonché gli spunti di estremo interesse che conseguenzialmente presenta sia la comparazione degli istituti, sia il processo di unificazione in ambiti europei; con essi, si delineano le ragioni della peculiare attenzione che il Consiglio Superiore della Magistratura ha rivolto verso il settore.
Non diverse le riflessioni quanto alla prospettiva di contemperamento fra efficienza e garanzie nel processo.
Emblematica, a fronte della normativa vigente in altri Paesi (in tal
caso, in particolare, nel Regno Unito) la lacuna ormai persistente nel
nostro ordinamento processual penalistico, sotto il profilo della ricerca della prova, con particolare riferimento al prelievo ed all’analisi delle tracce biologiche del reato.
A fronte di una disciplina che, ad esempio nel Regno Unito, consente di trarre, dal rifiuto dell’accusato di sottoporsi al prelievo di “intimate samples” (sangue, urina, sperma etc. cfr. Section 65 Pace) elementi favorevoli all’accusa (Section 62) di contro nel nostro ordinamento perdura invece una totale lacuna in proposito, a seguito della
dichiarazione di incostituzionalità dell’art. 224 co. 2 cpp, con sentenza n. 238/96.
Va rimarcato che trattasi di lacuna che può essere colmata, dal
momento che la Corte Costituzionale non ha ritenuto incompatibile in
assoluto con la Costituzione il prelievo coattivo di campioni biologici,
ma unicamente un metodo che, secondo le generiche previsioni dell’art. 224 cpp, sembrava autorizzarlo indiscriminatamente, senza tener conto della circostanza che ogni limitazione della libertà personale, ai sensi dell’art. 13 Cost., incontra, quanto ai “casi” ed ai “modi” di
attuazione, una rigida riserva di legge; riserva che l’art. 224 co. 2 cpp
sicuramente violava ma che un’attenta riformulazione dello stesso certamente non mancherebbe di rispettare.
L’esperienza di altri Stati dell’Unione nel settore – che l’attività di
formazione svolta ha consentito di saggiare – potrebbe allora – in sede applicativa di eventuali future scelte legislative – costituire un valido punto di riferimento per orientare gli spazi decisionali nella deli-
31
cata materia; un punto di riferimento con il quale, anche grazie alla
possibilità, già da tempo perseguita, di attingere ad una formazione
giudiziaria europea, la sensibilità culturale della magistratura italiana
è sicuramente pronta a confrontarsi.
Roma, 19.7.2002
Armando D’Alterio
Componente del Comitato Scientifico – C.S.M.
32
LA FORMATION INTERNATIONALISTE
DES MAGISTRATS
1. Les raisons de la publication
Les raisons de la publication d’un cahier du C.S.M., résumant les
rapports établis lors des réunions d’études centrées essentiellement
sur la coopération internationale, apparaissent évidentes.
En effet, il est indispensable de reconnaître l’importance incontestable de la connaissance des systèmes judiciares, du régime de la
preuve, des garanties, et des instruments procéduraux des systèmes
étrangers, aussi bien du point de vu de la stimulation à une coopération judiciaire, que dans une prospective plus ample tournée vers les
conditions et fondements de la création effective d’un espace juridique
européen, fondé non seulement sur les valeurs communes de référence, mais aussi sur les institutions et les pratiques, applicables et interprétatives, tendant à l’homologation.
Les raisons du choix de publier les communications en langue
étrangères sont moins évidentes, à l’exception de celles en allemand,
dans la langue originale.
A ce propos, il est à préciser que, bien loin de l’idée de cultiver un
projet élitiste, destiné aux seuls magistrats possédant un haut niveau
de connaissance des langues, ce choix vise à permettre, à tous ceux qui
ont une connaissance de niveau moyen, de disposer des documents
pouvant constituer, non seulement une source d’informations sur les
systèmes et sur les règlements substentiels et procéduraux des autres
pays, mais aussi et surtout, une source d’informations actualisée, de
façon lexicale, et synthétique, relatives aux systèmes procéduraux et
substantiels étrangers, et dont les explications ne se trouvent pas dans
les dictionnaires de langage légal. Tout ceci, afin de stimuler la consultation et l’étude des textes de langue étrangère, en gardant présent à
l’esprit l’insuffisance de la seule connaissance des systèmes, face à un
lexique judiciaire qui, en parallèle avec différentes traditions historiques et culturelles, pose un problème de compréhension insurmontable à travers les seules notions linguistiques ordinaires.
Même au niveau de l’interprétation des traités internationaux, se
pose de plus en plus souvent le problème de la connaissance du langage juridique, propre à la langue étrangère, (en particulier des deux
langues dans lesquelles les actes normatifs et les conventions interna-
33
tionales sont rédigés). Cette connaissance se compose, non seulement,
de la traduction en italien des phonèmes du lexique judiciaire étranger, mais aussi de la conscience (due à la culture qui se veut propre au
juriste européen) que certains termes ne sont pas traduisibles, et qu’ils
peuvent être source d’équivoques, et ce, à cause de la diversité des systèmes et des institutions; et de la conscience (en particulier dans le
cadre des travaux sur les langages juridiques) que la connaissance de
la terminologie, prise hors du contexte de référence est absolument insuffisante et source d’erreurs et de quiproquo.
Par conséquent, la formation judiciaire internationale, et plus encore, l’activité législative internationale elle-même, ne peuvent pas être
exclusivement confiée à la seule interprétation technique et spécialisée; en fait l’apport direct du juriste européen est nécessaire, (au
moins en terme de supervision qualifiée).
La récolte des textes en langues étrangère (communications, mais
aussi sources normatives), accompagnée du programme de présentation des réunions d’études respectives, peut répondre à la nécessité de
permettre (en plus de la diffusion de la connaissance des systèmes des
autres pays de l’Union) l’approfondissement des contextes de référence, souvent très différents de celui italien.
Par ailleurs, Les textes, qui respectent les exigences de présentation, aux magistrats de nationalité différente, des systèmes respectifs,
apparaissent plus compréhensibles que les publications spécialisées à
usage national.
L’exigence est particulièrement accrue par le rythme pris par le
processus de rapprochement des systèmes, dans le cadre d’un espace
judiciaire européen commun.
La référence tient compte de l’approbation, en décembre de l’année dernière, de la Décision Cadre du Conseil U.E, au sujet du mandat
d’arrestation européen et de ses effets, en terme d’accélération des
temps, de la nouvelle procédure par rapport à la procédure d’extradition.
En parallèle à la nouvelle institution, apparaît la nécessité d’un
contact direct et constant entre l’autorité judiciaire de l’Etat d’émission du mandat d’arrêt et celle de l’Etat d’exécution. Dans ce sens, il
faut aussi réévaluer l’objectif juridique, constitué de la reconnaissance – selon la Décision Cadre – en faveur de la personne soumise à
l’ordre d’arrestation international, aussi bien des instruments de poursuite reconnus dans l’Etat où siège l’autorité émettrice, que des instruments reconnus dans l’Etat où a lieu l’excécution de celle-ci.
Des exigences analogues se rattachent à la prochaine entrée en vi-
34
gueur de la nouvelle Convention d’assistance judiciaire internationale,
approuvée le 29.5.2000; il s’agit de la possibilité, que cette dernière
consent à l’autorité rogatoire, de réclamer que l’acte à exécuter en territoire étranger soit réalisé selon les formes indiquées par celle-ci, ce
qui,jusqu’alors, était entravé pour l’Etat réclamant; cette possibilité
s’inscript dans une perspective complétement opposée à la discipline
émanant de la Convention de 1959, et dépassée par la nouvelle
Convention.
Par ailleurs, les trois règlements approuvés en l’an 2000, dans le
cadre des pouvoirs de normalisation représentant le pilier du droit Civil de l’Union (concernant le mariage, la notification des actes judiciaires et la procédure d’insolvabilité) créent – contrairement au cadre
pénal soumis à la coopération entre Etats et à la normalisation des
Conventions internationales – un espace judiciaire commun, effectif
qui se concilie mal avec les obstacles de communication liés à la méconnaissance des langues.
La connaissance des langues étrangères apparaît donc, dans le
cadre du patrimoine professionnel du juriste européen, comme un instrument indispensable à la coopération internationale. De plus,
d’aprés les conclusions apportées le 1^ mai 2001 par le groupe pluridisciplinaire institué dans le cadre de l’U.E. au sujet de la criminalité
organisée, une telle connaissance réduit les difficultés d’approche superficielles, mais aussi culturelles.
Cette option est même efficace et garantie, (comme il est observé
dans la note préliminaire du programme du cours “la coopération judiciaire en matière pénale: les problèmes de langage juridique ” – cfr.
infra –).
Le contrôle de la connaissance des langues permet au magistrat le
respect effectif, de la garantie pour l’accusé en état d’arrestation (étendue par la suite à tout suspect de langue étrangère) de l’énoncé de l’article 6 de la Convention européenne des droits de l’homme, lui reconnaissant le droit fondamental d’être informé, dans les plus brefs délais,
et dans une langue qu’il puisse comprendre, des raisons de son arrestation et de chaque accusation établie à son encontre.
Au regard de ce qui a été préalablement osbervé, une telle connaissance est aussi importante du point de vu du complément des instruments d’un culture juridique, qui se détache des exigences pratiques
de la coopération.
De plus, les systèmes judiciaires des pays de l’Union aspirent, désormais, à former la c.d. Européenne des Droits, surtout à la suite de
l’approbation de la Charte de l’Union, proclamée le 7 décembre 2001.
35
Au regard de celle-ci, les déclarations solennelles de principe ont commencé à se référer à la dialectique procédurale de la jurisprudence
communautaire.
Une telle aspiration se fonde désormais, sur la reconnaissance
unanime de certaines valeurs juridiques comme étant communes et
incontournables pour l’espace européen commun (art. 47 de la charte:
– droit à un recours effectif et à un jugement impartial; art. 48: – présomption d’innocence et droits de la défense; art. 49: – principes de légalité et de proportionalité des délits et des peines; art. 50: – droit à ne
pas être jugé ou punis 2 fois pour le même délit, déjà introduit, de manière restreinte par les Accords de Schengen); et par la prise en compte du fait que la formalisation des exigences d’unification s’inscrit dans
une tradition normative qui, même en dehors du seul cadre européen,
s’illustre, en remontant les époques, par une migration des institutions
d’une culture juridique à l’autre.
En effet, par exemple, si en 1789, déjà, la France adopta les lignes
générales du système juridique anglais, bien plus tard, (en 1985), mais
avec des effets innovants, en Angleterre, on a commencé à réduire les
décalages, dans le cadre U.E, concernant l’image du Ministère Public,
avec l’institution du Crown Prosecution Service. Par la suite, l’Italie
a démarré, en 1989, un rapprochement à l’adversary trial d’origine
anglosaxone qui a conduit, en l’an 2000, aux modifications substantielles de la même Charte Constitutionnelle. La France, par une loi du
15.6.2000 (loi sur la présomption d’innocence et sur la protection des
victime dans le procés pénal) a introduit des principes de garantie importants qui, sous de nombreux aspects (dont celui sur les contradictoires dans le procés pénal) semblent retenir le même débat – autre
que répondre aux mêmes instances – qui a accompagné l’introduction
de l’art. 111 Cost. dans son nouveau texte.
Mais l’étude de ces systèmes met en évidence, le fait que l’évolution de ceux-ci n’est pas caractérisée par des lignes de tendance toujours cohérentes et univoques.
Face à l’évolution procédurale du système français, orientée elle
aussi (par adhésion aux principes et aux prévisions normatives de la
loi déjà citée du 15.6.2000) vers des principes établis, du contradictoire dans le procés pénal, on enregistre, dans le cadre du système
anglais, des symptomes d’éloignement du principe du contradictoire, au moins, en faveur de la catégorie des témoins protégés (mineurs).
Tout ceci confirme la nécessité de suivre, sans obligation d’intermédiations, le processus évolutif en cours, en prenant le risque de re-
36
courrir, comme modèle de réforme, à des institutions dépassées dans
les cultures et dans les systèmes d’origine.
La possibilité d’accés direct aux sources du droit étranger, en
langue originale, pourrait éloigner un tel risque; mais il n’en reste pas
moins vrai que cette même connaissance linguistique doit être
constamment actualisée.
En fait, nonobstant des tentatives de classification des styles linguistiques, ces derniers échappent à des stricts paramètres.
Il faut retenir (suivant le précédent illustre, vu dans “ la naissance
de la conscience ” de A. R. Lovelock) l’exemple que la langue des règles
légales varie selon qu’elle soit dans le cadre des cultures fondées sur
une tradition orale, tendant plutôt à une situation de type circonstantiel (Si un homme tue un autre homme il sera puni); alors que celle des
cultures de tradition écrite tend vers l’abstraction (l’homicide est un
crime et sera puni); et qu’enfin, dans le cadre religieux, la norme
éthique est adressée aux destinataires comme un commandement personalisé par la divinité (tu ne tueras point).
Mais les réflexions sur ce sujet, même si elles sont profondes et
pourvues d’une solide base historico-sociologique, doivent constamment prendre en compte les mutations du langage qui ne permettent
pas de le classer dans des schémas pré-définis. Et, de ce fait, (cf, note
d’introduction au cours sur les languages juridiques) l’évolution linguistique – en respect des règles de communication persuasive –
semble, toujours plus, se diriger vers des modèles de type circonstantiel,
même pour les systèmes de tradition légale écrite (cf., l’article 138 du
nouveau code pénal espagnol de 1995, dans sa référence à l’homicide).
2. La connaissance des langues et des langages face aux normes
de l’Union et des exigences de coopération internationale
L’exigence est d’autant plus présente si l’on tiend compte de certaines caractéristiques typiques que le phénomène d’unification commence à présenter.
En effet, comme on l’a déjà noté dans le cadre du programme de
rencontre pénaliste “Acquisition et évaluation de la preuve dans les
pays de l’Union européenne”, (Rome, 22-24 mars 2001, cf, infra) le-dit
processus fonctionne non seulement dans le cadre du premier pilier
(avec référence à la justice civile) grâce aux pouvoirs normatifs directs
de l’Union, mais aussi dans le tiers (avec une référence spécifique à la
justice pénale); et ceci, pour une série de motifs, parmi lesquels:
37
– la compétition européanisante entre les Etats;
– les caractéristiques précises des accords internationaux;
– l’élasticité procédurale de certains règlements.
Sur le premier point, il apparaît que l’autonomie maximum reconnue aux Etats dans le secteur (réduisant l’impact des exigences de
tutelles des souverainetés statutaires) pourrait exalter les instances de
prestige et, surtout, de crédibilité, liées au processus d’intégration.Par
conséquent, même les déclarations de principe, accompagnées (selon
ce qui est en train de devenir une connotation typique des accords
entre organismes originaires de l’Union) de l’indication de la cadence
de la mise en place, enjendrent une apparence de contrainte, non seulement liées à leur propre force éthique, mais aussi déterminée par la
valeur du jugement de “fiabilité européenne” des pays de l’Union. Les
déclarations de principe et les accords internationaux enjendrent une
mise en place normative concrète, dans des délais brefs par rapport à
ceux du passé. Un parfait exemple est donné avec le processus de mise en place des points importants des conclusions de Tampère (en particulier, le projet Eurojust), à savoir l’accélération du processus de mise en place des conventions anti-corruption de l’Union européenne
(Bruxelles, 2 mai 1997; Paris, 17 décembre 1997) à travers la loi du 29
septembre 2000, n° 300); ce qui, comme on l’a déjà noté, fait que les
initiatives d’étude et de confrontation gagnent une aptitude pour des
débouchés opérationnels, imposés par l’accentuation du mélange
pragmatique, modulé sur des exigences concrètes.
En ce référant au second point, (centré sur les caractéristiques
concrètes des accords internationaux) on observe de façon analogue, que le renvoi de ces dernières, souvent effectué à des fins
contraignantes, confère à celles-ci une autorité et une légitimité,
même lorsqu’elles sont volontairement rattachées aux déclarations
de principe.
Si l’on réfère à l’article 52, al. 3 de la Charte des droits de l’Union
européenne, en cas de doute, l’interprétation de certaines de ses
normes ne pourrat jamais fournir, aux Droits de l’homme, un standard
de garanties inférieur à celles protégées par la Convention européenne des Droits de l’homme; et bien, même à la force de ce renvoi à une
source dont la contrainte n’est plus en discussion dans les pays qui y
adhèrent, il apparaît que le complexe normatif de la Charte dépend
des canons interprétatifs caractéristiques de l’autorité internationale,
susceptibles d’orienter le droit des Etats membres, notamment à travers une interaction avec le jugement de constitutionalité de normes
38
internes qui, directement ou indirectement, impliquent les valeurs tutélaires de la Charte.
Pour ce qui est du troisième point de réflexion, (centré sur les tendances à l’élasticité des formes procédurales que présentent certains
règlements) il est à noter que ces caractéristiques font que des prévisions déterminées, provenant d’accords internationaux (notamment
celles relatives à l’acquisition de la preuve dans un Etat étranger, à travers des conférences vidéo internationales: art. 10 de la nouvelle
Convention européenne d’assistance judiciaire) non encore en vigueur,
car dérivées de source en attente de ratification de la part des Parlements nationaux, sont déjà applicables de fait, dans des expériences
judiciaires concrètes des Etats comme la France et l’Espagne, même
en lieu de coopération internationale et sur la base des expériences développées, de iure condito, par d’autres pays, parmi lesquels l’Italie.
On tient déjà compte de ces exigences, notamment lors de la formation qui s’est déroulée, le 28 novembre 2000, dans le cadre des réunions d’études “Workshop en conférence vidéo dans les procés de criminalité organisée”, au cours de laquelle la simulation d’une expérience procédurale de coopération pénale s’est réalisée à travers l’instauration d’une conférence vidéo internationale entre l’Italie, l’Allemagne et la France.
Un bref aperçu de certains aspects du processus d’unification (reportés aussi dans les programmes cités ci-aprés) permet d’identifier,
en conformité aux préambules, la nécessité de suivre attentivement
l’évolution des réglements des Etats européens, en se servant du patrimoine personnel de connaissance du langage juridique, ainsi que de la
connaissance des systèmes, suivant une position qui, s’affranchissant
de l’interaction de l’interprétation et de la traduction (instruments
utiles, pourvu qu’ils ne soient ni exclusifs, ni conditionants) pourrat
opérer dans une perspective de supervision qualitative de cette dernière.
Cette nécessité a déjà était envisagée lors du cours, précédemment
cité, qui s’est déroulé en juin, et qui avait pour objet le langage juridique anglais et français.
Comme il a été précisé dans la note de présentation relative, à travers les réunions d’étude, l’initiative de formation européenne comprend les séries d’activités conduites aussi bien dans le cadre de la formation théorique que dans celui de la formation pratique, en référence aux expériences opérationnelles concrètes.
Le cours Grotius 99 (concernant l’examen minutieux des nouvelles institutions de la coopération internationale) et le cours Grotius
39
2001 (concernant la comparaison approfondie des législations européennes sur le plan de la formation de la preuve) s’inscrivent dans le
cadre de la première initiative (formation théorique); d’un autre côté,
les cours Falcone 2000 (examen du contraste transfrontalier prévu par
les Accords de Schengen), Grotius 2000 (Worshop en conférence vidéo
dans la coopération internationale) et Falcone 2002 (approfondissement du thème du mandat d’arrêt européen et de façon plus générale,
des instruments du contraste des modalités de la criminalité) se rattachent à la seconde initiative (formation à caractère plus opérationnel).
Le cours a été précédé par une phase de préparation, qui a conduit
à l’élaboration d’un “glossaire pénal” envisagé, en référence au lexique
juridique italien, français et anglais (lequel texte – privé de toute prétention d’achèvement et surtout d’infaillibilité – est ici publié intégralement) qui s’est révélé utile pour l’approfondissement des thèmes respectifs, et leurs applications.
Dans le cadre des rencontres matinales communes, ayant pour objet la connaissance des aspects systématiques, spécifiques aux règlements cités, les documents de formation qui ont été rassemblés, selon
les exigences spécifiques d’un cours linguistique, semblent avoir engendrè d’autres aspects d’un intérêt général.
Il s’agit, en particulier, des suivants:
a) Exercices de compréhension linguistique
Débutés à la fin des sessions matinales et repris au début des sessions du cours de l’aprés-midi, ils ont été réalisés à travers l’écoute des
passages de la littérature et du théatre anglais et français, concernant
les thèmes directement liés à ceux de séminaires. Auparavant à cette
écoute, une liste (en italien) des key-words de considération légale, a
été fourni aux participants, en les invitant à la reconnaissance auditive des correspondances en langue étrangère.
A titre d’exemple, parmi les nombreux termes à caractère légal
présents dans les textes écoutés (sélectionnés lors de la préparation du
cours) se distinguent, parmi les articles de l’adaptation du texte de la
tragédie Julius Caesar de William Shakespeare (qui a été utilisé entre
autres), les termes de: “murder”, “conspiracy”, “will”.
La reconnaissance de ces termes (fournis en italien avant l’écoute
du passage) a constitué, aprés l’écoute, un motif d’intéraction bénéfique entre les participants et les experts du langage juridique, aussi
bien sur le plan de “la reconnaissance phonétique” que sur celui des
implications terminologiques et syntactiques du vocabulaire (par
40
exemple, en ce qui concerne le terme “murder”, les différences notoires par rapport à “manslaughter” ont été approfondies, de même
que le lexique et le régime des “aggravating and mitigating circumstances”, ou encore les distinctions, quant à l’élement suggestif du délit, entre “mens rea” “malice aforethougth” “guilty act”).
D’autres exercices de compréhension linguistique sont apparus de
manière analogue à travers l’étude du langage français; parmi les nombreux textes utilisés à ce propos, il y a celui du récit français “Therèse
Desqueiroux”, de François Mauriac, qui s’ouvre sur un dialogue entre
un avocat et le parent de l’héroine, cette dernière étant “accusée” du
délit de tentative d’homicide du conjoint; ce dialogue se déroulant immédiatement aprés l’“acquittement” de celle-ci, est caractérisé par la
description des phases du procés précédent.
Les buts de cette méthode ont été:
– d’exercer la compréhension linguistique en référence à la langue
étrangère élective.
– de fournir des apports à l’approfondissement des thèmes directements liés à l’objet du séminaire.
– de réaliser, dans les limites de l’initiative, une approche plus ouverte des langues étrangères, qui puisse alimenter les idéaux culturels
de l’étude des langues, au delà des limites temporelles du séminaire.
– de garantir que les difficultés qui président à l’appréhension
des langues et du langage juridique soit surmontées dans le contexte émotionnel et imaginatif qui, en agissant sur les registres auditifs
et visuels, garantissent la persistance des acquisitions et l’amorce
des mécanismes de mémorisation à long terme, sans lesquels, l’étude de la langue risque de réaliser une interprétation académique
stérile.
b) Application au langage juridique
C’est dans cette même logique, que se sont dérouler les applications écrites, aussi bien sur les thèmes du droit pénal procédurier que
sur celui du droit pénal susbtantiel (il faut signaler que le cours sur les
thèmes civils n’a pas été, pour le moment, financé par la Commission
européenne, mais la sensibilité, à propos de la nécessité de formation
dans ce secteur, a été éveillée).
Ces exercices ont été conduits par des experts de l’anglais et du
français juridique et réalisés, en parallèle, avec les communications
(elles ont souvent été formulées d’aprés les contenus de ces derniers,
41
dés que le texte relatif est parvenu au C.S.M. avec une avance suffisante).
Ces applications ont été développées par les participants qui les
ont envisagées, non pas individuellement, mais par un travail collectif;
en effet, en la circonstance, il était bien entendu que les exigences de
coopération obligeaient à s’extraire des schémas de travail individuel,
si l’on voulait agir de manière synergique et efficace.
La vérification des résultats de l’application fût accompagnée
d’une activité d’approfondissement, stimulée dans ses nuances, par
l’articulation de l’application autour de l’organisation thématique des
problèmes à réponses multiples.
c) Intervention des experts linguistiques
Le cours a bénéficié d’une collaboration constante des experts de
l’anglais et du français juridique, qui ont collaboré avec les rapporteurs, afin d’approfondir les aspects linguistiques, syntactiques et idiomatiques des terminologies linguistiques.
Si, par exemple, d’un côté le rôle d’un rapporteur, était celui d’expliquer la différence de signification entre les expressions conviction
et sentence, toutes deux liées, mais de valeur différente, dans le verdict
de culpabilité du droit anglais (on peut signaler à ce propos les compte-rendus riches et exhaustifs du Juge Sean Overend et du barrister
Mario Addezio, ainsi que ceux, dans le domaine francophone, des magistrats Dominique Sarcelet et Laurence Vichnievsky), d’un autre côté,
le rôle de l’expert linguistique était de considérer les nuances de syntaxe (verbes et phraséologies liées, adverbes et prépositions adéquates).
Ceci est apparu opportun dés le début du cours (et plus avant
encore, dans la note de présentation) non pas afin d’exprimer des
interdictions de franchissement des limites qui seraient nuisibles
dans un cours interdisciplinaire, mais plutôt afin que tous ceux qui
collaborent à la réussite d’un cours, de réalisation difficile parce
que, privé, notamment, de précédents substentiels, puissent
connaître clairement les contributions qualitatives que l’on attend
d’eux.
Il faut préciser que l’impact de la méthodologie adoptée, sur les
participants, a été positif, dans la mesure où ceux-ci (par ailleurs, tous
en posséssion d’une connaissance documentée de la langue étrangère
élective) ont vivement interagit en langue étrangère avec les rapporteurs et les experts.
42
3. Les thèmes envisagés lors des réunions d’étude
internationalistes
Une analyse approfondie des thèmes spécifiques rencontrés lors
des réunions d’étude internationales, ressort des buts de cette brève introduction.
En se référant à la réunion sur les thèmes du langage juridique,
précédemment citée, il semble opportun de fournir un aperçu particulier de l’encadrement, non seulement parce que la méthode qui l’a
caractérisé a pû jouir des expériences mûries précédemment, mais
aussi parce que ce dernier, par sa philosophie, tend à constituer un
moyen fondamental de contrôle des positions de la formation internationaliste et de l’utilisation des compétences générales, sur ce sujet.
D’un autre côté, la réalisation de cette réunion a aussi eu des répercussions sur la fongibilité de cette publication, dans la mesure où
le “glossaire pénale ” lui a été annexé, cette formation et son utilisation ont, respectivement, accompagné la préparation et la réalisation
de l’initiative de l’étude.
Par ailleurs, un examen minutieux des activités internationalistes
du C.S.M. (étendues aux raisons de la formation dans le secteur et à
ses finalités, outre les fondements de l’espace européen unique dans
les domaines judiciaires) est contenu dans le “ rapport quadriennal sur
les activités de formation professionnelle ” (cf. chapitre 1^ lett. d et
chapitre 5^); avec renvoi à ce dernier pour tout ce qui concerne la formation civiliste et la formation pénaliste.
De même, on se renvoi au sus-dit rapport quadriennal pour tout
se qui concerne les activités réalisées par le Conseil Supérieur de la
Magistrature dans le cadre du réseau européen de formation judiciaire, réseau dans lequel la Présidence du Groupe Programmes est affectée au C.S.M. (cf. le chapitre 4^ par. C.2, feuille. 314 et suivantes dudit rapport).
En parallèle aux exigences d’approfondissement du contenu des
réunions et en vu des développements relatifs à la méthodologie adoptée, un renvoi aux notes préliminaires ainsi qu’aux rapports décrits ciaprés, est nécessaire.
Dans le domaine civil, force est de constater l’importance de
– certaines réunions d’étude, organisées en harmonie avec l’actualité du moment, en relation avec les innovations introduites par le
Traité d’Amsterdam, avec une référence particulière aux droits fondamentaux, au nouvel aménagement des piliers de l’Union, aux nouvelles
43
compétences de la Cour de justice et aux effets des conventions sur le
système;
– des règlementations en matière de juridiction et de reconnaissance des sentences dans le système de Bruxelles et Lugano d’un côté,
et dans le système du droit international privé, de l’autre (cf. Réunions
d’études “La coopération internationale en matière civile”, 21-23 juin
1999);
– des lignes directrices et du modèle mis en place par la réunion
“Accés à la justice, assistance légale aux pauvres et instruments alternatifs de résolution des conflits”, 28-30 septembre 2000;
– l’attention accordée aux schémas internationaux d’ADR (Alternative Dispute Resolution) par la réunion “les procédures simplifiées
et accélérées dans les controverses civiles et administratives dans les
payes de l’U.E.”, 15-17 avril 2002.
Dans le domaine pénal, force est de constater l’intérêt particulier
accordé au thème de la formation de la preuve traitée par la réunion
“Acquisition et évaluation de la preuve dans les pays de l’Union Européenne” et par la réunion, déjà citée précédemment, sur le langage juridique, objet de récentes et importantes réformes dans notre organisation; ainsi que les aspects de l’approfondissement liés aux différents
espaces de discrétionnalité reconnus à l’Autorité judiciaire dans les divers règlements (cf., outre les réunions citées,ceux de nature règlementaire, aussi bien civilistes que pénalistes) en plus des différents
points d’équilibre atteints par la cooptation des deux cardinaux (éfficacité et garantie) du procés pénal. Enfin on doit noter, plus particulièrement, l’expérience, déjà citée comme emblématique, des efforts de
protection de la garantie de l’éfficacité maximum, et élaborée dans le
“Workshop en conférence vidéo internationale (cf. en particulier la note de présentation et les questions juridiques abordées dans le cours de
simulation, dont le texte est ici joint).
Enfin si l’on fait un bilan, même sommaire, sur ce sujet, il devrait
alors tenir compte de l’ampleur et de la complexité des thèmes, règlements et procédures abordés, notamment dans les cours à caractéristique pénaliste, liés à des perspectives variées, délimitées en synthèse
extrême et au titre exemplaire, à la lumière des lignes directrices des
programmes des cours:
a) la comparaison entre la hiérarchisation particulière à l’Office
du Ministère Public, qui caractérise certains Etats, (notamment l’Allemagne et la France) et la plus grande autonomie qui caractérise la
fonction dans d’autres pays, (parmi lesquels, l’Italie);
44
b) les rapports entre les carrières de justice et d’enquête, entre
l’homogéneité de celles-ci (règlements italien et français) et la séparation (par ex. En Angleterre et en Espagne);
c) les principes attenants à la discrétionnalité de l’action pénale
(en vigueur en France, et, de façon moindre, en Angleterre) ou au caractère obligatoire (Espagne et Italie);
d) dans le domaine procédural, les principes régissant l’acquisition des déclarations au cours des enquêtes, avec les nécessaires références à l’influence de ces dernières sur la phase du jugement successif, et l’analyse des instruments de recherche et d’acquisition de la
preuve irréfutable: descente de justice, perquisition, prélèvement des
pièces, sequestres et interceptions;
Ainsi, la perquisition, par sa nature d’instrument envahisseur de la
liberté personnelle, étant d’un impact plus important sur les droits de
la personne, a été envisagée, à la lumière des fondements légitimés
dans les Etats européens, selon les deux extrêmes constitués, d’un côté, par le “motif fondé de retenir” que la pièce à conviction ou que la
chose pertinante à celle-ci soit trouvable par ce moyen (art. 247 code
de procédure pénale en vigueur en Italie) et d’un autre côté par le fondement plus ample de la perquisition, constitué par l’utilité de l’acte
ayant pour but la “constatation de la vérité, selon les termes de l’art.
94 du code de procédure pénal en vigueur en France;
e) En parallèle, des points de reflexions ont été établis dans la règlementation des interceptions de conversations, entre la rigueur caractérisant les normes italiennes et la plus grande liberté de celles des
autres pays.
f) une importance particulière a été attribuée à l’examen de la règlementation juridique de l’acquisition des pièces, comportant une activité constituant une invasion de la personne, même à la lumière de
la recommandation du Comité des Ministres du Conseil de l’Europe
N.R.(92) 1 du 10 février 1992 (n. 40);
g) De plus, une attention constante, dans le cadre des séminaires,
s’est attachée – surtout à la suite de la réforme constitutionnelle qui a
modifié l’art. 111 de la Constitution de la République italienne – aux
parallèles opportuns entre le principe du procés juste (comme introduit dans notre Constitution avec l’art l. Cost. 23.11.99, n° 2), à analyser aussi à la lumière de la source inspiratrice constituée par l’art. 6,
et le principe du “fair trial” retenu par la jurisprudence du Royaume
Uni (cf. art. 39 de la Charte Magna);
h) L’analyse des principes fondamentaux en terme d’évaluation de
la preuve des différents règlements européens, constitue un autre pas-
45
sage obligé, elle se situe entre l’extension du principe de la liberté de
la conviction du jugement, caractérisant le règlement français (le juge
décide sur la base de son “ intime conviction ”, art. 427 cpp, et de plus,
il n’est pas obligatoire de rendre compte de preuves qu’il ne prend pas
en considération) et les limites particulières, caractérisant la libre
conviction du juge dans l’ordonnancement italien (en particulier, l’art.
192 cpp, au sujet de l’évaluation des déclarations des “ collaborateurs
de justice ” et l’art. 546 cpp, selon lequel la sentence doit aussi contenir l’énonciation des raisons pour lesquelles le juge ne considère pas
les preuves contraires, comme étant dignes de foi);
Par ailleurs, une importance particulière est accordée, dans l’ordonnancement anglais, à la valeur de preuve légale attribuée à la
confession (en excluant l’hypothèse qu’elle ait été faîte sous conditionnement) ainsi qu’à l’attitude de silence pouvant être évalué comme
“contra reum”, selon des conditions déterminées;
i) Un aperçu du degré de discrétionnalité reconnu de manière extrêmement large à l’action judiciaire anglaise et française, notamment
en ce qui concerne le régime de la preuve, est apparu d’un intérêt particulier.
A ce propos, le texte de certaines normes des autres ordonnancements, est apparu emblématique.
La référence concerne l’art. 171 du code de procédure pénal français, (en vigueur depuis 1959) et l’art. 78 du Pace (Police and criminale evidence act).
Les normes contenant une règlementation de la nullité, en particulier lorsqu’elles sont rattachées aux preuves, sont, dans une certaine
mesure, comparables à celles prévues dans le code de procédure pénale italien, empreint de la protection des contenus et des formes desdites dispositions.
L’art. 171 du Code de procédure pénale français prévoit, en fait,
qu’“Il y a nullité lorsque la méconnaissance d’une formalité substantielle prévue par une disposition du présent code ou toute autre disposition de procédure pénale a porté atteinte aux intérets de la partie
qu’elle concerne”.
L’art. 78 Pace, dans la même logique susbstantielle, et avec une
forte concession de discrétionalité accordée au juge, stipule: “In any
proceedings the court may refuse to allow evidence, on which the prosecution proposes to rely, to be given, if it appears to the court that,
having regard to all the circumstances, including the circumstances in
which the evidence was obtained, the admission of the evidence would
46
have such and adverse effect on the fairness of the proceedings that
the Court ought not to admit it..” (il est à rappeler qu’à propos de la
confession illégalement obtenue, l’exclusion est obligatoire, au sens de
la Section 76).
Si l’on garde à l’esprit le fait que l’on traite de règlements d’origine
opposée, en relevant toutefois d’importantes analogies de positions des
thémes envisagés jusqu’ici, et en considérant les caractères communs à
ceux-ci, notre système procédural se détache (avec notamment le thème
de l’irrecevabilité de la preuve, et des aspects substantiels des violations,
au regard des intérêts protégés concrètement); si l’on considère que la
jurisprudence de la Cour européenne des Droits de l’homme, avec une
référence particulière aux violations de l’art. 6 de la-dite Convention,
s’inspire d’une substantialité analogue, les caractéristiques de notre système apparaissent alors de manière évidente, de même que les points
d’intérêt extrême, présents aussi bien dans la comparaison des institutions, que ceux présents dans le processus d’unification au sein de l’Europe; avec ceux-ci se délimitent les raisons de l’attention particulière que
le Conseil Supérieur de la Magistrature a attaché envers ce secteur.
Les réflexions quant à la perspective de concordance entre efficacité et garantie dans le procés, ne sont pas différentes.
La lacune désormais persistante dans le domaine de la recherche
de la preuve, notamment, en ce qui concerne le prélèvement et l’analyse des traces biologiques du délit, est typique de notre règlement de
procédure pénale, par rapport aux normes en vigueur dans d’autres
pays (dans ce cas, en particulier au Royaume Uni).
Au lieu d’une règlementation qui, à l’exemple du Royaume Uni,
permet de tirer, du refus de l’accusé de se soumettre au prélèvement
des, urines, spermes, etc., (cf. Section 65 Pace) des éléments favorables à l’accusation (Section 62) notre règlement, au contraire, perdure une lacune totale à ce sujet, à la suite de la déclaration d’inconstitutionalité de l’art. 224 co. 2 cpp, avec sentence n. 238/96.
Il faut noter qu’il s’agit d’une lacune qui peut être colmatée, dans
la mesure où la Cour Constitutionnelle n’a pas retenu comme étant totalement incompatible avec la Constitution, le prélèvement coercitif
des échantillons biologiques, mais uniquement une méthode qui, selon les prévisions génériques de l’art. 224 du cpp semblait l’autoriser
sans tenir compte du fait que chaque limitation de la liberté personnelle, selon l’art. 13 de la Const., rencontre une réserve rigide de la loi,
quant aux “cas” et aux “modes” de réalisation; réserve que l’art. 224,
al. 2 du cpp, violait certainement, mais qu’une reformulation attentive
de celui-ci ne manquerait pas de respecter.
47
L’experience des autres Etats de l’Union dans le domaine – que
l’activité de formation développée a permis de sonder – pourrait alors,
dans l’application des éventuels choix législatifs, constituer un point
de référence valable pour orienter les espaces décisionnels dans cette
matière délicate; un point de référence permettant, grâce à la possibilité, déjà poursuivie, d’aspirer à une formation judiciaire européenne,
à laquelle la sensibilité culturelle de la magistrature italienne est certainement prête à se confrontée.
Rome, le 19.7.2002
Armando D’Alterio
Membre du Comité scientifique – C.S.M.
48
INTERNATIONAL TRAINING FOR JUDGES
AND PUBLIC PROSECUTORS
1. Reasons for the publication
The reasons for the publication of a Supreme Council of Magistrature booklet compiling the reports given during the study meetings
that centered on international cooperation are self-evident.
The importance of the knowledge of judicial systems, of gathering
evidence, of the guarantees and trial procedure instruments used by
foreign judiciary systems, as a stimulus to judiciary cooperation and,
in a broader picture, as the condition for the foundation of an effective creation of a European judicial space, truly common in goal not
just with respect to common reference values, but also with respect to
institutes and application and interpretive procedures that tend towards harmonization, cannot be denied.
Less obvious were the reasons behind the choice to publish the
foreign-language reports, with the exception of those in German, in
the original language.
In this respect it should be noted that, far from the idea of cultivating an elitist project, aimed only at public prosecutors with an excellent knowledge of languages, the choice is aimed at also allowing all
those who have just an average knowledge of a foreign language to
have access to documents that may, if studied, constitute not only a
source of information on the substantial and trial procedural systems
in other nations but primarily a source of up-to-date information on
terminology, as well as syntax and phrases, relating to the substantial
and trial procedural systems, that is not to be found in legal dictionaries. This will stimulate those involved to consult and study documents in foreign languages, while acknowledging the insufficiency of
merely knowing the systems, with respect to judiciary lexicon that,
along the same lines as differing cultural and historical traditions,
raises problems of comprehension that cannot be solved with just ordinary linguistic notions.
In fact, the question of the knowledge of judiciary terminology in
a foreign language is raised with increasing frequency (in particular
with respect to the two languages in which documents and international agreements are written); this knowledge of course is based not
only and not so much on the translation into Italian of phoneme per-
49
taining to the foreign judiciary terms, but also on the knowledge (originating from the culture that is inherent in the European jurist) that
certain terms are untranslateable, constituting a translation that gives
rise to misunderstandings, owing to the long-lasting differences in systems and institutes; by the awareness (emphasized in the context of
the works in the above-mentioned course in judiciary languages) that
knowledge of terminology, detached from the appropriate syntactic
reference context, is simply insufficient and is a source of errors and
misunderstandings.
International judiciary training, and, even more importantly, international legislative activities, cannot be entrusted solely to an interpreter, no matter how technical and specialized, since, at least in
terms of qualified supervision, the direct contribution of the European
jurist is needed.
The collection of documents in foreign languages, whether reports
or regulations, acc ompanied by the pre sentation pro gram for the re
spective study meetings, may moet the need (in addition to spreading
awareness of the systems followed in other European Union nations)
to study the syntactic reference contexts, often totally different from
the Italian.
These are documents that were prepared for the purpose of presenting the respective systems for public prosecutors of various nationalities and that are more easily understood than the specialized
publications for national use.
The need is also emphasized by the rhythm that the processing of
conforming the systems has taken on in the context of a common European judiciary space.
The reference takes into consideration the approval of the European Union Council framework decision last December on the subject
of the European arrest warrant, with respect to accelerating the
process, with respect to the new procedure as opposed to the procedure on extradition.
Simultaneously with the new institute, the need arises for consistent, direct contact between the judiciary authority of the member nation issuing the arrest warrant and the judiciary authority of the member nation executing the warrant; in this sense, judiciary objective data can be appreciated, constituted by recognition, in the context of the
framework decision, in favor of a person subjected to an international arrest warrant, of the appeal instruments recognized by the issuing
authority of the member nation and of those recognized by the authorities of the member nation executing the warrant.
50
Similar experiences are linked to the forthcoming validity of the
new convention on international judiciary assistance, approved on
May 29, 2000; in this respect reference is made to the possibility that
said convention allow the rogatory authority to request that the act be
carried out on foreign territory as indicated in the act, now binding for
the member nation receiving the request, in a totally different perspective than that issued under the 1959 convention; in this aspect,
certainly surpassed by the new convention, de residuo sussidiaria with
respect to the former.
In similar terms, the three regulations approved during the course
of 2000, in the context of the regulatory powers of the first pillar with
respect to the contexts of European Union civil rights (regarding matrimony, notification of judiciary acts and bankruptcy procedures), as
opposed to criminal contexts, entrusted to cooperation between nations and to the regulations of international conventions, create a
common effective judiciary space, not to be reconciled with the communication obstacles raised by the non-knowledge of languages.
Knowledge of foreign languages, therefore, in the context of the
professional patrimony of a European jurist, stands out as an indispensable instrument for international cooperation; nonetheless, as
seen in the conclusions reported on May 1, 2001 by the inter-disciplinary group instituted in European Union context with respect to organized crime, said knowledge is still difficult to come by, not just the
notions, but also culturally.
And yet (as seen in the introduction for the course “Judiciary cooperation with respect to criminal matters: problems inherent to judiciary language”, see infra) the option is not just of an efficient type but
rather of a supportive nature.
Reference is made to the control that the knowledge of languages
gives to a public prosecutor concerning the effective respect, as a guarantee for the accused under arrest (later extended to any foreign national under investigation) of the fundamental dictates of Article 6 of
the European Convention of the Rights of Man, that gives the accused
the fundamental right to be informed, as soon as possible and in a language that the accused understands, of the reasons for the arrest and
for any accusations made with respect to the accused.
With respect to the above, think of how important this knowledge
is, if only from the point of view of the completion of the instruments
of a judiciary culture detached, if you will, from the practical exigencies of cooperation.
On the other hand, the judiciary systems of the European Union
51
aspire to form the socalled Europe of Rights, primarily following the
approval of the Charter of the Union, proclaimed on December 7,
2001. The principles stated in the Charter have in fact begun to be felt
in procedural dialectics in Community jurisprudence.
Said aspiration is based on the unanimous recognition of certain
juridical values as being common and unavoidable for the European
common space (Article 47 of the Charter – right to an effective appeal
and to an impartial judge; Article 48 – presumed innocence and right
to defense; Article 49 – principles of legality and proportionality of
crimes and punishment; Article 50 – right to not be judged or punished twice for the same crime, already introduced in restricted but
binding contexts, by the Schengen Agreement); no less important is
the fact that the formalization of the need for uniformity is inserted in
a regulatory tradition that, not only in strictly European contexts, can
be noted, since remote times, by the continuous transmigration of institutes from one judiciary culture to another.
If, in fact, back in 1789 France adopted the general lines of the
English judiciary system, much later (in 1985) but with no less innovative effect, England began to fill the separation in European Union
contexts, with respect to the figure of the Public Prosecutor, with the
institution of the Crown Prosecution Service; then, in 1989, Italy began to lean towards an Anglo-Saxon type adversary trial that led, in
2000, to the wellknown substantial changes in the Constitutional
Charter; with a law dated June 16, 2000 (on presumed innocence and
the protection of victims in criminal proceedings), France introduced
guarantee principles that were no less important; in many ways, the
principles (most important of all, that pertaining to cross-esamination
in criminal proccedings) seem to echo the same debate, in addition to
answering the same requests, that accompanied the introduction of
Article 111 of the Constitution in its new format.
But at the same time the study of these systems shows that the
evolution of the systems is not marked by coherent and unequivocal
trends.
With respect to a procedural evolution of the French system, adhering to the principles and the regulatory provisions indicated in the
above-mentioned law dated June 15, 2000 aimed at the implementation of cross-examination in criminal proceedings, some signs indicate a certain distancing from the principle of cross-examination in
the English system, at least in favor of protected witnesses (juveniles).
This merely confirms the need to follow, “in fieri” and with no
obligation for mediation, the evolution process currently underway, as
52
a model for internal reforms, penalty the risk of becoming outdated
institutes in the original cultures and legal systems.
The possibility for direct access to the sources of foreign law, in
the original language, could fend off this danger; however, it is also
true that it is this same linguistic knowledge that must be constantly
updated.
Notwithstanding attempts to classify linguistic styles, no rigid parameters may be set.
For example, there are those (following the illustrious precedent
set in “The birth of conscience” by A. R. Lovelock) who believe that the
language of legal rules in the context of cultures forged on a purely
oral tradition is of a purely situationist type (if a man kills another
man he will be punished); that the language of the culture of traditions
is more solidly linked to the written rule tends to the abstracts (homicide is a crime and it will be punished); while, in religious contexts,
the ethics are almed at the recipients as a personalized commandment
by the divine (Thou shalt not kill).
But any reflection on this subject, for as deep and as solidly based
on sociological history, must continuously keep up with the changes in
language and therefore with the impossibility to fit it into pre-determined models. And in fact (see also the introduction to the course on
judiciary language) linguistic evolution – in obeisance to the dictates
of the rules of persuasive communication – is increasingly more often
aimed at situationist type models, also with respect to systems of written legal tradition (with respect to homicide, see Article 148 of the new
Spanish criminal code of 1995).
2. Knowledge of languages and of judiciary terminology
with respect to European Union regolations
and the exigencies of international cooperation
The exigency is pithy when certain characteristics that the phenomenon of a united Europe start to show are taken into consideration.
As seen in the context of the program on criminal subjects “Acquisition and evaluation of evidence in the European Union” (Rome,
March 22-24, 2001, see infra), said process moves along rapidly not
only in the context of the first pillar (with reference to civil justice)
thanks to the European Union powers of direct regulation, but also
with respect to the third pillar (with specific reference to criminal
53
justice); this is due to a series of reasons, among which are the following:
– European-type competition among the member nations;
– precise characteristics of the international agreements;
– procedural elasticity in certain judicial systems.
With respect to the first point, it so happens that the highest autonomy recognized to the member nations in the field (reducing the
impact of the sateguarding needs of the sovereign states) may exalt the
requests for prestige and principally for credibility, connected to the
process of integration. Therefore, the declarations of principle, accompanied (according to that which is becoming a typical characteristic of agreements originating in the Union) by the indication of more
specific implementation cadences, benefit from an appearance of
binding, not only connected to the ethical strength that emanates
therefrom, but determined by the judgement value of the “European-type trustworthiness” of the European Union member nations.
Declarations of principle and international agreements benefit from
solid regulatory implementation, in very brief timeframes with respect
to that which took place in the past. An example is offered by the implementation process of the important points of the conclusions
reached in Tampère (in particular, the Eurojust project) as well as the
acceleration of the implementation process for the European Union
anti-corruption agreoments (Brussels, May 2, 1997; Paris, December
17, 1997; through Law no. 300 dated September 29, 2000); which, as
already seen, ensures that the study and comparison activities take on
a clear fitness for operating purposes, on which pragmatic emphasis
was placed, modulated on concrete exigencies.
With reference to the second point (centered on the basic characteristics of international agreements) the same observations may be
made that the postponement that these agreements generally effect on
binding sources confers authority and a binding seal, even when they
have been merely designed, as declarations, albeit solemn, of principle.
In this respect, reference is made to Article 52, paragraph 3 of the
European Union Charter of Rights. When in doubt, the interpretation
of some of the clauses of said Charter will never give a standard of
guarantoes for the rights of man inferior to those guaranteed by the
European Convention on the Rights of Man. And yet, even in view of
the reference to a source, the binding effects of which are no longer in
discussion in the adhering member nations, it happens that the entirety of the Charter’s regulations take on the dignity of interpretative
54
canon of peculiar international authority, susceptible to orienting the
laws of the member nations, primarily through an interaction with the
judgment of constitutionality, where foreseen, of internal regulations
that, directly or indirectly, involve values safoguarded by the Charter.
With respect to the third point (centered on the tendential elasticity of the procedural forms inherent in certain legal systems), it should
be noted that said characteristic ensures that certain provisions, stipulated by international agreements (for example those relating to the
acquisition of evidence in a foreign nation, by means of international
video conference: Article 10 of the new European Convention for judiciary assistance), although still not in effect, inasmuch as they derive
from sources pending ratification by national parliaments, have in
fact already been applied in judiciary cases in member nations such as
France and Spain, in addition to cases involving international cooperation, and on the basis of other case experience, de iure condito, involving other nations, including Italy.
The training activities carried out took these exigencies into consideration. In particular, the session that took place on November 28,
2000 in the context of the “Video conference workshop on organized
crime trials”, during which the simulation of a trial on criminal cooperation was reenacted through the actual implementation of an international video conference among Italy, Germany and France.
The brief mention of certain aspects of the unification process
(mentioned as well in the programs indicated below) facilitates the
highlighting, in conformity with the premises, of the need to follow in
fieri the evolution of the judiciary systems of the European member
nations, hopefully benefiting from a direct, personal patrimony of judiciary terminology in addition to a knowledge of the systems, in a position that, even shaking off the intermediation of interpreters and
translations (which are useful instruments to the extent that they are
neither exclusive nor conditioning) may work in the prospects of a
qualified supervision intermediation.
The above-mentioned course, which took place last June on the
subject of English and French judiciary terminology, closely examined
these needs.
As shown in the relevant introduction, by means of the
above-mentioned study sessions, the European-style training was
aimed at summing up the activities carried out, both in the context out
theoretics training and in that of practical training, conducted with
reference to concrete in-the-field experience.
The context of the first course (theory) includes initiatives such as
55
those carried out with the Grotius 1999 course (aimed at studying the
new institutes for international cooperation) and the Grotius 2001
course (aimed at a comparative study of European legislation with respect to gathering evidence); these are linked on the other hand to the
second course (purely operative training) and the initiatives carried
out with the Falcone 2000 courses (study of the cross-border contrast
foreseen by the Schengen Agreement) Grotius 2000 (video conference
workshop on international cooperation) and Falcone 2002 (study of
the subject of the European arrest warrant and, in general, of the instruments for contrasting criminal mobility).
The course was preceded by a preparatory phase, which led to the
drafting of a rational “penal glossary”, with references to Italian,
French and English judiciary lexicon (the text, with no pretension of
being complete and chiefly infallible, is wholly published infra); the
glossary was extremely useful in studying the respective subjects, also
in view of the exercises that were carried out.
In the context of the meeting, with common morning meetings, on
the subject of the knowledge of specific systematic aspects of the
above-mentioned judicial systems, training forms were matched that,
suggested by the specific needs of a language course, seem to have
shown further, more general results.
In particular, we are speaking of the following:
a) Linguistic comprehension
These exercises started towards the end of the morning sessions
and were taken up again at the beginning of the afternoon sessions.
They consisted in listening to passages of English and French literature and theater concerning arguments directly related to theme of the
seminar. Before listening the participants were given a list (in Italian)
of important legal keywords and were invited to recognize the corresponding words in the foreign language.
For example, among the many legal terms present in the passages
that were heard (chosen during preparation of the course), the excerpt
from William Shakespeare’s tragedy Julius Caesar (one of the texts
used) contained headwords such as “murder”, “conspiracy” and “will”.
After listening, the reco gnition of the se headwords (provided in
Italian before listening to the passage) encouraged lively interaction
among the participants and experts in juridical language. Discussions
arose concerning the “phonetic recognition” and the implications, in
terms of terminology and syntax, of the headword (for example, as far
56
as the word “murder” was concerned, the discussions examined the
known difference with respect to so-called “manslaughter”, the lexicon
and system of “aggravating and mitigating circumstances” and the di
stinctions among “mens rea”, “malice aforethought” and “guilty act”).
Similar discussions took place for the numerous other exercises in
linguistic comprehension.
The same thing occurred with respect to the exercises in French.
Francois Mauriac’s “Therèse Desqueiroux” was among the numerous
texts used. This opened with a dialogue between a lawyer and the parent of the protagonist who was “accusée” of the crime of attempting to
murder her husband. The dialogue took place immediately after the
“acquittement” of the protagonist and was characterized by a description of the phases of the trial.
The aim of this method was to:
a) Practice linguistic understanding of the chosen foreign language.
b) Provide ideas for detailed discussions of arguments directly related to the theme of the seminar.
c) Instill, albeit within the limits of the initiative, a wider-ranging
approach towards foreign languages that is able to nurture the cultural ideals of the study of languages in order to encourage continuation
of such study well beyond the temporal limits of the seminar.
d) Guarantee that the difficult mechanisms governing the learning
of languages and juridical terminology may benefit from the emotional and richly imaginative context which, by interacting with the audio
and visual aids, ensures continual acquisition and triggers long-term
memory mechanisms, without which the study of languages risks becoming a sterile academic exercise.
b) Juridical Terminology
The same logic was followed in the written exercises which covered procedural criminal law and substantive criminal law (it must be
mentioned that the course on civil issues has not, as yet, been funded
by the European Commission, but the importance of training in this
sector is well known and acknowledged by the council).
The exercises were led by English and French juridical experts and
carried out parallel to the presentations (indeed, they were often based
on the contents of the latter when the relative text was delivered to the
C.S.M. with sufficient advance notice).
57
It must be noted that the exercises were not carried out by the participants individually but collectively. Cooperation requires the abandonment of individual work schemes in order to operate synergically
and efficiently.
A multiple-choice questionnaire was used to verify the results of
the exercises.
c) Activities of Linguistic Experts
The course benefited from the constant collaboration of English
and French juridical experts who collaborated with the speakers in examining the glossologic, syntactic and idiomatic aspects of the linguistic terminology.
If, for example, on the one hand, the speaker’s task was to explain
the difference in meaning between the terms “conviction” and “sentence”, both of which are related, but differently, to a verdict of guilty
in English law (reference must be made to the rich and comprehensive
presentations given by judge Sean Overend and barrister Mario Addezio and, with respect to the French-speaking participants, those given by magistrates Dominique Sarcelet and Laurence Vichnievsky), on
the other, the linguistic expert had the task of discussing the syntactic
subtleties (verbs and related phraseology, adverbs and suitable prepositions).
This aspect was pointed out at the start of the course (and even before that, in the presentation) not to establish fixed boundaries, detrimental to an interdisciplinary course, but so that all those contributing to the successful outcome of the course, which was difficult to
set-up also because it was substantially unprecedented, were well
aware of the qualified contributions expected of each one.
It must be pointed out that the methodology adopted appeared to
have a positive impact on the participants (all with a proven knowledge of the chosen foreign language) since they all keenly interacted in
the foreign language with the speakers and experts.
3. Arguments Discussed during the Study Meetings
on International Law
The in-depth analysis of the specific arguments discussed during
the study meetings lies outside the scope of this brief introduction.
However, with reference to the aforementioned meeting on issues
58
of juridical language, it may be useful to mention some guidelines not
only because the method used during the meeting was benefited from
previous experience, but also because the meeting itself, in light of its
very philosophy, constituted an important moment for verifying the
teaching strategy and refining the general responsibilities.
On the one hand, the meeting also affected the fungibility of this
publication to which the “criminal glossary” is attached, the formation
and use of which have, respectively, accompanied the preparation and
realization of the study initiative.
Moreover, an in-depth examination of the international activity of
the C.S.M. (covering the reasons for training in this sector and its ideal goals, and the foundations of a single European space in relation to
judicial contexts) is contained in the “Four-Yearly Report on the Professional Training Activities” (ref. Chapter 1, letter d) and Chapter 5).
Reference should be made to the same with regard to training in both
civil law and criminal law).
Similarly, reference should be made to this four-year report with
regard to the activities carried out by the C.S.M. within the European
Network of Legal Training. The C.S.M. chairs the Planning Group of
this Network (ref. Chapter 4, paragraph C.2 of the aforementioned report).
Furthermore, for an in-depth esamination of the contents of the
meetings and relative methodology, reference should be made to the
preliminary notes and, naturally, with respect to the first point, to the
presentations described below.
However, with respect to civil law, one cannot fail to mention the
importance of several study meetings, organized in relation to current
situations, which concerned:
• the innovations introduced by the Treaty of Amsterdam, with
particular reference to fundamental rights, the new set-up of the
Union mainstays, the new responsibilities of the Court of Justice and
the effects on the conventions system;
• the disciplines in matters of jurisdiction and recognition of the
judgments in the Brussels and Lugano system on the one hand and the
system of international private law on the other (ref. Study Meeting
“International Cooperation in Civil Matters”, June 21-23, 1999);
• the guidelines and paradigm of the meeting entitled “Access to
Justice, Legal Assistance for the Needy and Alternative Instruments
for Resolution of Disputes”; September 28-30, 2000;
• attention paid to the international ADR schemes (Alternative
59
Dispute Resolution) in the meeting entitled “The Simplified and Accelerated Procedures in Civil and Administrative Disputes in European Union Member States”, April 15-17, 2002.
With regard to criminal law, the following must be mentioned:
• the particularly interesting arguments concerning the formation
of evidence which were dealt with during the meeting entitled “Acquisition and Evaluation of Evidence in the European Union” and in the
previously mentioned meeting concerning legal language, in light of
their recent reform under our legal system;
• the in-depth arguments related to the various areas of discretionary powers acknowledged by judiciary authorities in the various
legal systems (ref. the aforementioned meetings and those concerning
civil and criminal legal systems) and the various points of harmony
reached in combining the two cornerstones (efficiency and guarantees) of criminal procedure;
• mention must also be made of the experience shown in the “International Video Conference Workshop”, emblematic of the efforts
made to safeguard guarantees with the maximum efficiency (ref. note
of presentation and legal questions faced during the simulation, the
text of which is attached hereto).
If one were to draw, albeit summary, conclusions, one must take
into account the width and complexity of the issues, both procedural
and in terms of legal systems, that were used during the courses based
on criminal law. Such issues, related to innumerable prospects, may
be described briefly, in light of the guidelines of the course programs,
as follows:
a) the comparison between the hierarchic nature of the Public
Prosecutor’s office, characteristic of many States (in particular, Germany and France) and the increased autonomy that characterizes this
function in others (including Italy);
b) the relation between the careers of judges and investigators, between substantial unity (Italian and French legal systems) and separation (England and Spain) of these careers;
c) principles governing the discretionary nature (in force in
France and, to a lesser degree, in England) or obligatory nature of a
criminal procceding (Spain and Italy);
d) with regard to procedure, the principles governing the acquisition of statements during investigations, with the necessary references
to the influence of the same on subsequent phases, and the analysis of
60
the instruments to search for and acquire evidence: surveys, searches,
taking of samples, confiscation and interception. The invasive nature
of a search and its increasing impact on personal rights, was examined, with respect to the legitimizing assumptions of the European
states, from two extreme points of view: on the one hand, the valid reason for believing that the instrument of the crime, or items relating
thereto, may be acquired by means of a search (Section 247, Italian
Code of Criminal Procedure) and, on the other, the most wide-reaching assumption for a search, i.e., the usefulness of the latter in order
ascertain the truth, as set forth under Section 94 of the French Code
of Criminal Procedure;
e) similarly, the issue of the interception of conversations provided food for thought, comparing the strict regulations in force in Italy
and the freer legislation which characterizes other countries;
f) particular importance was paid to the acquisition of evidence in
respect of invasive personal activity, also in light of the recommendation issued by the Committee of the European Council of Ministers
N.R. (92) 1 dated February 10, 1992 (No. 40);
g) constant attention was also paid during the seminars – above all
following the constitutional reform which modified Article 111 of the
Constitution of the Republic of Italy – to the similarities between the
principle of a just trial (as introduced in our Constitution with the
Constitutional Law No. 2 dated 23.11.1999), to be analyzed in light of
its source of inspiration set forth under Article 6 CEDU, and the principle of a fair trial, considered under United Kingdom case law since
the time of the Magna Charta (ref. Article 39 Magna Charta);
h) similarly, one of the obligatory, fundamental moments of study
comprised the analysis of the principles governing the assessment of
evidence in the various European legal systems, between the
far-reaching principle of freedom of conviction of the court, which is
characteristic of the French system (the court decides on the basis of
its “intime convinction”, Article 427 Code of Criminal Procedure, and
is not obliged to account for the evidence not taken into consideration), and the particular limits that characterize the, generally speaking, free conviction of the court under the Italian system (in particular, reference must be made to Article 192 of the Code of Criminal
Procedure, with respect to the evaluation of the statements made by
the so-called “collaborators of justice” and Article 546 of the Code of
Criminal Procedure by which the sentence must also contain the reasons for which the court considers the counter evidence to be unreliable).
61
Furthermore, with regard to this issue, the legal probatory value
of a confession under the English system (when it is certain that no coercion has been used in obtaining the confession) and also the faculty
of silence to be evaluated “contra reum” in certain, specific conditions,
is of particular importance.
i) another particularly interesting issue emerged concerning the
extremely ample discretionary powers acknowledged under the English and French systems with respect to actions taken under criminal
procedure, and in particular, with respect to the rules governing evidence.
In this respect, the regulations of several other legal systems were
emblematic. The reference concerns Article 171 of the French Code of
Criminal Procedure (in force since 1959) and Article 78 of the PACE
(Police and Criminal Evidence Act)
As far as evidence is concerned, these regulations contain a nullity rule that is to some extent comparable with that foreseen under Italian criminal procedure which envisages the protection, not only of
content but also of form, and which is not found in the aforementioned systems.
Art. 171 of the French Code of Criminal Procedure sets forth that
«Il y a nullité lorsque la méconnaissance d’une formalité substantielle
prévue par une disposition du code ou toute autre disposition de procédure pénale a porté atteinte aux intérets de la partie qu’elle concerne».
Using the same substantive logic, and with a similar ample concession of discretionary powers to the court, Article 78 of the PACE
prescribes that: «In any proceedings the court may refuse to allow evidence, on which the prosecution proposes to rely, to be given, if it appears to the court that, having regard to all the circumstances, including the circumstances in which the evidence was obtained, the admission of the evidence would have such an adverse effect on the fairness
of the proceedings that the Court ought not to admit it.» (it must be
remembered that, with regard to an illegally obtained confession, exclusion of such evidence is obligatory in accordance with Section 76).
When one is dealing with procedural systems of opposite origins,
but with important similarities with regard to the issues under examination, and one considers how far our procedural system (which considers the irrelevancy, in relation to invalidity of evidence, of the substantive effects of violations with regard to the protected concrete interest) is from the characteristics that are common to both; when one
considers that similar substantialism is to be found in the case law of
62
the European Court for Human Rights, with particular reference to violations of Article 6 of the Convention, the peculiar connotations of
our system become evident, not to mention the extremely interesting
ideas that arise from the comparison of the institutes and the process
of unification in Europe. These are the reasons for the C.S.M.’s special
attention towards this sector.
The considerations arising from the prospect of reconciliation between procedural efficiency and guarantees are no different.
With respect to legislation in force in other countries (in particular, in the United Kingdom), as far as gathering evidence is concerned,
and in particular taking and analyzing biological samples of the crime,
the persistent gap in our system of criminal procedure is emblematic.
Compared with a regulation that, for example in the United Kingdom, permits the gathering of elements in favor of the prosecution
(Section 62), from the refusal of the defendant to provide intimate
samples (blood, urine, sperm, etc., ref. Section 65 of PACE), a large
gap persists in our system, following the decision No. 238/96 which
held Article 224, paragraph 2 of the Code of Criminal Procedure to be
unconstitutional.
It must be noted however that this gap could be filled since the
Constitutional Court did not hold that compulsory taking of intimate
samples was absolutely incompatible with the Constitution, but only
the method that, according to the general provisions of Article 224 of
the Code of Criminal Procedure, appeared to authorize indiscriminate
sample taking without considering that any limitation of personal
freedom, as set forth under Article 13 of the Constitution, would encounter, as far as “cases” and “methods” are concerned, a strict legal
reserve which was certainly violated under Article 224, paragraph 2 of
the Code of Criminal Procedure but which a careful reformulation of
the same would certainly respect.
The experience of other European Union member states in this sector – which was sampled thanks to the training – could constitute – in
the application of any future legislative choices – a valid reference for
decisions regarding this delicate issue; a reference which, thanks also
to the possibility of drawing from European legal training the cultural
responsiveness of Italian prosecutors is certainly ready to encounter.
Rome, 19.7.2002
Armando D’Alterio
Member of the Scientific Committee - C.S.M.
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64
LA FORMACIÓN INTERNACIONALISTA
DE LOS MAGISTRADOS
1. Motivos de la publicación
Son evidentes los motivos de la publicación de un Cuaderno del
C.S.M. (Consejo Superior de la Magistratura) que resúma las exposiciones desarrolladas en los encuentros de estudios centrados esencialmente en la cooperación internacional.
Es indudable, efectivamente, la importancia del conocimiento de
los sistemas judiciales, del régimen de la prueba, de las garantías y de
los instrumentos procesales de los ordenamientos extranjeros, ya sea
como estímulo a la cooperación judicial, ya sea como una perspectiva
más amplia, como condición y fundamento de la efectiva creación del
espacio jurídico europeo, realmente unitario en cuanto fundado no sólo sobre valores comunes de referencia, sino también sobre institutos
y praxis aplicadas e interpretadas tendientes a la homologación.
Menos evidentes son los motivos de la publicación de los informes
en idioma extranjero, con excepción del alemán, en el idioma original.
En éste sentido, se debe precisar que, lejos de cultivar un proyecto de elite, destinado sólo a magistrados con un gran conocimiento de
los idiomas, la elección tiene como objetivo permitir, a todos aquellos
que posean un nivel intermedio, disponer de documentos cuyo adecuado estudio pueda constituír, no sólo fuente de informaciones del
sistema y del ordenamiento sustancial y procesal de los demás Países,
sino también y, sobre todo, la fuente de indicaciones actualizadas de
tipo lexical, además de sintáctica y fraseológica, relativas a los ordenamientos sustanciales y procesales, que no se encuentran en los diccionarios legales, con el fin de estimular la consultación y el estudio
de los textos de idioma extranjero, no obstante la concienciación de la
insuficiencia del solo conocimiento los sistemas, frente a un léxico judicial que, paralelamente a las distintas tradiciones históricas y culturales, determina problemas de comprensión que no pueden ser superados a través de las nociones lingüísticas ordinarias.
Se plantea efectivamente, cada vez más, incluso en el ámbito de
las interpretaciones de los tratados internacionales, la cuestión del conocimiento del lenguaje judicial específico del idioma extranjero (en
especial el de los dos idiomas en los cuales se redactan los actos normativos y las convenciones internacionales); conocimiento que está
65
compuesto, oviamente, no sólo por la traducción en italiano de fenómenos de léxico judicial extranjero, sino también por la la conciencia
(originada por la cultura propia del jurista europeo) que dichos términos no sean traducibles, constituyendo la traducción fuente de
equívocos, a causa de la persistencia de diversidad de los sistemas y de
las instituciones de la conciencia, además, (particularmente acentuada en el ámbito de los trabajos del mencionado curso sobre los lenguajes judiciales) que la conciencia de la terminología, desconectada
del apropiado contexto de referencia, es absolutamente insuficiente y
fuente de errores y equívocos.
Como consecuencia, la formación judicial internacional, y más
aún, la misma actividad legislativa internacional, no pueden ser exclusivamente confiadas a la interpretación, por más técnica y especializada que ella sea. Es necesario, en cambio – al menos en términos de
una calificada supervisión – del aporte directo del jurista europeo.
Justamente la recolección de textos de idioma extranjero (informes, pero también fuentes normativas) acompañados del programa de
presentación de los respectivos encuentros de estudio, pueden responder a la exigencia de permitir (además de la difusión del conocimiento de sistemas de otros Países de la Unión) a profundizar los contextos sintácticos de referencia, generalmente distintos del italiano.
Por otra parte se trata de textos que, imprimidos según las exigencias de presentación, a magistrados de distinta nacionalidad, de
los respectivos sistemas, aparecen mucho más fácilmente comprensibles de las publicaciones especializadas de uso nacional.
La exigencia es mayor dados los ritmos que ha ya asumido el proceso de acercamiento de los sistemas, en el ámbito del espacio judical
europeo.
La referencia tiene cuenta de la aprobación, en diciembre del año
pasado, de la Desición cuadro del Consejo U.E. en lo que se refiere a
la órden de detención europea y de los efectos con ella relacionados,
en términos de aceleración de los plazos, del nuevo procedimiento,
respecto a los plazos para la extradición.
Surge, en especial, paralelamente a la nueva institución, la exigencia de un constante, directo contacto entre la autoridad judicial del
Estado de emisión de la órden de detención y de aquella del Estado de
ejecución; en el mismo sentido se debe evaluar también el dato judicial, objetivo, constituído por el reconocimiento, en el ámbito de la
Desición Cuadro, a favor de la persona sometida a la órden de detención internacional, ya sea de los instrumentos de recurso reconocido
por el Estado, donde tiene lugar la sede de la autoridad emisora, ya sea
66
de aquellos reconocidos por el Estado, donde tiene lugar la ejecución
de la misma.
Análogas exigencias se relacionan con la próxima entrada en vigor
de la nueva Convención de asistencia judicial internacional, aprobada
el 29.5.2000; se debe recordar, en éste sentido, que dicha Convención
permite a la autoridad que ha formalizado el acto, solicitar que el mismo acto que debe llevarse a cabo en territorio extranjero, sea realizado con las formas que la misma indica, ahora vinculante para el Estado requerido, en una perspectiva completamente opuesta a la disciplina que se desprende de la Convención del ‘59, bajo éste aspecto claramente superada por la nueva Convención, subsidiaria respecto a la
primera.
En términos análogos, los tres Reglamentos aprobados en el año
2000, en el ámbito de los poderes normativos de los pilares propios de
los ámbitos de derecho Civil de la Unión (respecto al matrimonio, la
notificación de los actos judiciales y los procedimientos de insolvencia) crean – diversamente a los ámbitos penales, en manos de la cooperación entre los Estados y a la normativa de las Convenciones internacionales – un efectivo espacio judicial común, que se contrapone
a los los obstáculos de comunicación originada por la falta de conocimiento de los idiomas.
El conocimiento de los idiomas extranjeros se perfila, entonces,
en el ámbito del patrimonio profesional del jurista europeo, como instrumento indispensable de la cooperación internacional; sin embargo,
como se observa en las conclusiones elaboradas el 1° de mayo del 2001
por el Grupo interdisciplinario instituído en ámbitos de la U.E. en tema de criminalidad organizada (mafia), dicho conocimiento encuentra aún dificultad de enfoque no sólo conceptual, sino también cultural.
Sin embargo (como se observa en la nota preliminar del programa
del curso “La cooperación judicial en materia penal: los problemas de
lenguaje judicial” – cfr. infra –) la opción se relaciona no sólo con la
eficiencia, sino también con la garantía.
Se considere el control que el conocimiento de los idiomas permite al magistrado respecto al efectivo respeto, garantía del acusado en
estado de detención (extendida luego a cualquier indagado de lengua
extranjero) del importante dictado del art. 6 de la Convención Europea de los Derechos del Hombre, que le reconoce el fundamantal derecho a ser informado, en el menor tiempo posible, y en un idioma a
él comprensible, de las razones de su detención y de cada una de las
acusaciones realizadas en su contra.
67
Se considere, volviendo a lo obsevado preliminarmente, a cuánto
dicho conocimiento sea importante, aunque más no sea, desde el punto de vista del acabamiento de los isntrumentos de una cultural judicial, si se quiere, desconectada de las exigencias prácticas de la cooperación.
Por otra parte, los sistemas judiciales de los Países de la Unión aspiran a formar la llamada Europa de Derechos, sobre todo todo luego
de la aprobación de la Carta de la Unión, proclamada el 7 de diciembre del 2001, cuyas solemnes declaraciones de principio han iniciado,
de hecho, a reflejarse al menos en la dialéctica procesal de la jurisprudencia comunitaria.
Dicha aspiración se funda sobre el reconocimiento unánime de algunos valores judiciales comunes e imprescindibles para el espacio común europeo (art. 47 de la Carta – derecho contiene un recurso efectivo y a un juez imparcial –; art. 48 – presunción de inocencia y derecho de defensa –; art. 49 – principios de legalidad y de proporcionalidad de los delitos y de las penas –; art. 50 – derecho a no ser juzgado
o punido dos veces por el mismo delito, ya introducido, en ámbitos
restringidos, pero vinculantes, por el Acuerdo de Schengen –); de gran
importancia es el dato que la formalización de la exigencia de unificación se introduce en una tradición normativa que, no sólo en ámbitos estrictamente europeos, se connota, desde épocas remotas, de la
continua transmigración de instituciones de una cultura jurídica a la
otra.
Si efectivamente, por ejemplo, ya en el año 1789, Francia adoptó
las líneas generales del sistema del tribunal inglés, y bien, muchos más
tarde (en 1985) pero con efectos innovativos no inferiores, en Inglaterra se inició a colmar la la gran diferencia en ámbitos U.E., respecto a
la figura del Ministerio Público, con la institución del Crown Prosecution Service; Italia, luego, en 1989, inició un acercamiento al adversary trial de matriz anglosajona que condujo, en el 2000, a las notas
sustanciales modificadas por la misma Carta Constitucional; Francia,
con la ley del 15.6.2000 (ley sobre la presunción de inocencia y sobre
la protección de las víctimas en el proceso penal) introdujo no menos
importantes principios de garantía que, bajo distintas vertientes (sobre todo en lo que respecta al contradictorio en el proceso penal) pareciera copiar el mismo debate – además de responder a las mismas
instancias – que acompañó la introducción del art. 111 Cost. en su
nuevo texto.
Pero el estudio de dichos sistemas, evidencia, contemporanea-
68
mente, que la evolución de los mismos no está caracterizada por líneas de tendencia siempre coherentes e unívocas.
De frente a una evolución procesal del sistema francés, orientada
también ella (en adhesión a los principios y a las previsiones normativas de la ya citada ley del 15.6.2000) hacia los principios atenuantes
del contradictorio en el proceso penal, van registrados, en el ámbito
del sistema inglés, síntomas de alejamiento del principio del contradictorio, al menos a favor de categorías de los testigos protegidos (menores de edad).
Lo que por otra parte confirma la exigencia de seguir, “in fieri” y
sin la necesidad de intermediaciones, el proceso evolutivo en curso,
pena incluso el riesgo de asumir, como modelo para reformas internas, instituciones superadas en las culturas y en los ordenamientos de
origen.
La posibilidad de acceso directo a las fuentes del derecho extranjero, en idioma original, podría alejar dicho peligro; pero es también
verdad que es el mismo conocimiento lingüístico a tener que ser permanentemente actualizado.
Efectivamente, no obstante los tentativos de clasificación de los
estilos lingüísticos, éstos últimos escapan a rígidos parámetros.
Existe también quien, (siguiendo el ilustre precedente reconocible
en “El nacimiento de la conciencia” de A. R. Lovelock) retiene, por
ejemplo, que el idioma de las reglas legales en el ámbito de las culturas forjadas sobre una tradición prevalentemente oral, sea de tipo predominantemente “situacionistico” (Si un hombre asesina a otro hombre será punido); que aquella en cambio de tradición prevalentemente conectada con la regla escrita tiende a la abstracción (el asesinato
es un crimen y será punido); mientras, en ámbitos religiosos, la norma ética está dirigida a los destinatarios como un comandamiento
personalizado de la divinidad (No matarás).
Pero las reflexiones al respecto, por más profundas que sean, y
ciertamente provistas de una sólida base histórica sociológica, deben
constantemente considerar la mutabilidad del lenguaje y por consiguiente c el no encasillamiento a ultranza en esquemas preestablecidos. Efectivamente (cfr. incluso la nota de presentación al curso sobre los lenguajes jurídicos) la evolución lingüística – como obsequio
a los dictados de las reglas de comunicación persuasivas – resulta
siempre indirizada hacia modelos de tipo “situacionisticos”, incluso
para los sistemas con tradición legal escrita (cfr., propio con referencia al homicidio, el art. 138 del nuevo código penal español de
1995).
69
2. El conocimiento de los idiomas y de los lenguajes jurídicos
frente a las normas de la Unión y de las exigencias
de cooperación internacional
La exigencia es mayor allí donde se tengan en cuenta algunas características que el fenómeno de la unificación europea comienza a
presentar, casi como connotaciones típicas.
Como ha sido ya observado en el ámbito del programa del encuentro penal “Adquisición y evaluación de la prueba en los Países de
la Unión Europea” (Roma, 22-24 marzo 2001, cfr. infra) dicho proceso marcha velozmente no sólo en el ámbito del primer pilar (con referencia a la justicia civil) gracias a los poderes normativos directos de
la Unión, sino también en el tercero (con specífica referencia a la justicia penal); y ésto por una serie de motivos, entre los cuales se cuentan:
– la competición europeística entre los Estados;
– precisas características de las acuerdos internacionales;
– la elasticidad procesal de algunos ordenamientos.
En lo que se refiere al primer punto, sucede que la máxima autonomía reconocida por los Estados en el sector (reduciendo el impacto
de las exigencias de tutela de la soberanía de los estados) pueda exhaltar las instancias de prestigio y, sobre todo, de credibilidad, relacionadas con el proceso de integración. Por consiguiente, ante las declaraciones de principios, acompañadas (según la que se está volviendo una connotación típica de los acuerdos que tiene orígen en la
Unión) por indicación de inclinaciones bien precisas de actuación, gozan de una apariencia de vincolaridad, no sólo conectadas a la fuerza
ética que de las mimas emana, sino determinada también por el juicio
de “fiabilidad europeística” de los Países de la Unión. Las declaraciones de principio y de los acuerdos internacionales gozan de una concreta actuación normativa, en tiempos breves, respecto a aquellos del
pasado. Ejemplo es el proceso de actuación de los importantes puntos
fijos de las conclusiones de Tampère (en particular, el proyecto Eurojust) además de la aceleración del proceso de actuación de las convenciones anticorrupción de la Unión Europea (Bruselas, 2 de mayo
de 1997; París, 17 de diciembre de 1997) a través de la ley del 29 de
septiembre del 2000 n° 300); el cual, como ha sido ya subrayado, permite que las iniciativas de estudio y confrontación adquieran una evidente idoneidad y salidas operativas, que han impuesto la acentuación
del corte pragmático, modulado sobre concretas exigencias.
70
Con referencia al segundo punto (concentrado en las concretas caraterísticas de los acuerdos internacionales) se debe observar, análogamente, que el envío que éstas últimas generalmente afectúan a fuentes vinculantes confieren a las mismas autoridad y vínculo, incluso
cuando son voluntariamente tramadas como meras, por cuanto solemnes, declaraciones de principio.
Se observe el art. 52 co. 3 de la Carta de los derechos de la Unión
Europea, en base a la cual, en caso de duda, la interpretación de lagunas normativas no podrá jamás otorgar, a los Derechos del Hombre,
un standard de garantías inferior a aquella tutelada por la Convención
Europea de los derechos del Hombre; y bien, a causa de dicho envío a
una fuente, cuya vincularidad no se discute en los Estados adheridos,
sucede que el complejo normativo de la Carta asuma, por lo menos, la
dignidad de cánon interpretativo de peculiar autoridad internacional,
susceptible de orientar a los Estados miembro, incluso y sobre todo a
través de una interacción con el juicio de constitucionalidad – allí donde está previsto – de normas internas que, directa o indirectamente,
involucran valores tutelados por la Carta.
Respecto al tercer punto de reflexión (concentrado sobre la tendencia a la elasticidad de las formas de procedimiento que presentan
algunos ordenamientos) se evidencia que dicha caraterística determina que ciertas previsiones, provenientes de acuerdos internacionales
(por ejemplo aquellas relativas a la adquisición de la prueba en Estado extranjero, a través de videoconferencia internacional: art. 10 de la
nueva Convención Europea de asistencia judicial) no aún en vigor, ya
que deriva de fuentes en espera de ratificación de parte de los Parlamentos nacionales, son de hecho aplicadas en concretas experiencias
como en Francia y España, también en sede de cooperación internacional y sobre la base de experiencias desarolladas, de iure condito,
por otros Países, entre los cuales Italia.
Justamente de dichas exigencias ha tenido cuenta la actividad de
formación desarrollada, en particular, el 28 de noviembre del 2000, en
el ámbito del encuentro de etudios “Workshop en videoconferencia en
los proceso de criminalidad organizada”, en el curso del cual la simulación de una experiencia procesal de cooperación penal se realizó a
través de la real instauración de una videoconferencia internacional
entre Italia, Alemania y Francia.
La breve mención de algunas connotaciones del proceso de unificación (mencionadas también en algunos programas que se citan a
continuación) permite entonces evidenciar, de acuerdo con las premisas, la exigencia de continuar con la evolución de los ordenamien-
71
tos de los Estados europeos, aprovechando de un directo, personal
patrimonio de conocimiento del lenguaje jurídico, además de un conocimiento sobre los sistemas, en una posición que, aunque separándose de la intemediación de la interpretación de lenguas y de la traducción (útiles instrumentos con tal que no sean exclusivos, ni condicionantes) pueda operar en una perspectiva de calificada supervisión de la misma.
De tales exigencias se ha hecho especialmente cargo el ya citado
curso, que se llevó a cabo el pasado junio, que tuvo como objeto los argumentos del lenguaje jurídico inglés y francés.
Como se ha evidenciado en la respectiva nota de presentación, a
través dicho encuentro de estudios, la iniciativa de formación “europeísta” entendió manejar la actividad desarrollada, sea en el ámbito de
la formación teórica que en el de la formación práctica, conducida con
referencia a concretas experiencias operativas.
Se introducen en el ámbito de la primera (formación teórica) iniciativas como las realizadas en el curso Grotius 99 (con el objeto de
profundizar las nuevas instituciones de la cooperación internacional)
y el curso Grotius 2001 (con el objeto de profundizar la legislación
comparada europea en el ámbito de la formación de la prueba); se relacionan, por otra parte, a la segunda (formación de corte más exquisitamente operativo) las iniciativas desarrolladas con los cursos Falcone 2000 (profundización del contraste transfronterizo previsto por
el Acuerdo de Schengen) Grotius 2000 (Workshop en videoconferencia
en la cooperación internacional) y Falcone 2002 (profundización del
argumento de detención europeo y, más en general, de los instrumentos de contraste de la movilización de la criminalidad).
El curso fue precedido por una fase de preparación, que ha conducido a la elaboración de un “glosario penal” razonado, con referencia al léxico jurídico italiano, francés e inglés (cuyo texto – que no tiene la pretención de ser completo ni infalible – está íntegramente publicado infra); esto se manifestó útil para la profundización de los respectivos argumentos, incluso en el ámbito de las ejercitaciones desarrolladas.
En el ámbito del encuentro, que tenían como objeto el conocimiento de específicos aspectos sistemáticos de los citados ordenamientos, se acoplaron módulos formativos que, originados por la
exigencias específicas de un curso lingüístico, parecieran haber demostrado aspectos desconocidos de ulteriores, más generales, intereses.
Si trató, en especial, de los siguentes:
72
a) Ejercicios de compresión lingüística
Iniciados al término de las sesiones matutinas y retomados al inicio de las sesiones de la tarde, se realizaron a través de registraciones
de fragmentos de literatura y teatro en inglés y francés, relacionados
con argumentos directamente relacionados con el seminario. Antes de
escuchar los fragmentos se suministró a los participantes la lista (en
italiano) de key-words de relevancia legal, invitándolos al reconocimiento auditivo de los respectivos en idioma extranjero.
A título de ejemplo, entre los muchos términos de relevancia legal
presentes en los textos escuchados (seleccionados durante la fase de
preparación del curso) se señalan, por ejemplo, entre los numerosos
presentes en el texto de la reducción de la tragedia Julius Caesar de
William Shakespeare (que ha sido, entre otros, utilizado) y lemas:
“murder”, “conspiracy”, “will”.
El reconocimiento de dichas voces (suministradas en italiano antes de escuchar el fragmento) ha constituído, luego de haberlas escuchado, motivo de feliz interacción entre los participantes y los expertos de lenguaje jurídico, sea sobre el éxito del “reconocimiento fonético” sea sobre las implicaciones terminológicas y sintácticas del vocablo (se profundizaron, por ejemplo, respecto al término “murder”, no
sólo la conocida diferencia respecto al c.d. “manslaughter”, sino también al léxico y al régimen de las “aggravating and mitigating circumstances”, las distinciones, como al elemento subjetivo del delito,
entre “mens rea” “malice aforethougth” “guilty act”.
Sucedió análogamente en las otras numerosas ejercitaciones de
comprensión lingüística.
Lo mismo sucedió respecto a las ejecitaciones sobre el lenguaje
francés; entre los numerosos utilizados, se señala el texto de narrrativa francés “Therèse Desqueiroux”, de François Mauriac, que se abre
con el diálogo entre un abogado y el padre de la protagonista, ésta última “accusée” del delito de tentativa de homicidio del marido, diálogo mantenido immediatamente después del “acquittement” de la misma, y caracterizado por la descripción de las frases del proceso precedente.
Las finalidades de dicho método fueron las siguientes:
– Ejercitar la comprensión lingüística con referencia al idioma extranjero elegido.
– Suministrar un pretexto para profundizar los temas relacionados con el objeto del seminario.
73
– Suministrar, dentro de los límites de la iniciativa, un enfoque
más amplio respecto a los idiomas extranjeros, que pueda alimentar
las ideologías culturales del estudio de los idiomas, de manera tal de
estimular su continuación más allá de los confines temporales del seminario.
– Garantizar que los difíciles mecanismos que presiden la profundización de los idiomas y del lenguaje jurídico, pudieran gozar del
contexto emocional y fantasioso que, interactuando con los registros
audio-visivos, garantizara la persistencia de las adquisiciones y detonante de los mecanismos de memorización a largo plazo, sin los cuales el estudio de los idiomas corre el riesgo de realizar una estéril ejercitación académica.
b) Ejercitaciones sobre el lenguaje jurídico
Con la misma lógica se desarrollaron las ejercitaciones escritas,
sobre temas sea de derecho penal procesal que de derecho penal sustancial (es necesario aclarar que el curso sobre temas civiles no ha sido por el momento financiado por la Comisión Europea, pero la sensibilidad respecto a la exigencias de formación incluso en dicho sector
se encuenta viva en sede conciliar).
Fueron guiadas por expertos en inglés y francés jurídico y realizadas paralelamente con las exposiciones (generalmente fueron programadas en base a los contenidos de éstas últimas, ya que el relativo texto arrivó al C.S.M. con suficiente anticipación).
Fueron realizadas por participantes, afrontadas (se observe) no individualmente, sino durante la realización de los trabajos colectivos;
era conocida la circunstancia que las exigencias de la cooperación necesitan de la salida de esquemas de trabajo individual, si se desea operar sinérgica y eficazmente.
La verificación de la ejercitación fue acompañada por una actividad de profundización, estimulada en sus detalles, por la articulación
de la ejercitación sobre la organización temática de problemas con
respuesta múltiple.
c) Intervención de los expertos lingüísticos
El curso contó con la constante colaboración de expertos de inglés
y francés jurídico, que colaboraron con los expositores, profundizando los aspectos glotológicos, sintácticos de las terminologías lingüísticas.
74
Si, por un lado, por ejemplo, la tarea del expositos fue la de explicar la diferencia de significado entre las expresiones conviction y
sentence, ambas relacionadas, pero con distinta valencia, al veredicto de culpabilidad en el derecho inglés (se señala a propósito las ricas
y exhaustivas exposiciones del juez Sean Overend y del barrister Mario Addezio además, sobre la distinta vertiente francesa, aquellas de
los magistrados Dominique Sarcelet y de Laurence Vichnievsky) por
otro lado fue tarea del experto lingüístico afrontar los detalles sintácticos (verbos y frases relacionadas, adverbios y preposiciones adecuadas).
Esto se consideró oportuno recalcar desde el inicio del curso
(ej. aún antes, en la nota de presentación – cfr. infra) no con el objeto de expresar prohibiciones de pasar la frontera, negativos en un
curso interdisciplinario, sino con el objeto que todos aquellos que
colaboraban al éxito del curso, de difícil realización, incluso porque sustancialmente desprovisto de precedentes, tuvieran en claro
las contribuciones calificadas que se esperaban de cada uno de
ellos.
Se debe aclarar que el impacto sobre los participantes de la metodología adoptada pareció positiva, desde el momento que los mismos
(todos por otra parte en poder de documentado conocimiento del idioma extranejro elegido) interactuaron vivazmente en el idioma extranjero con los expositores y los expertos.
3. Las temáticas abordadas en los encuentros
de estudio internacionalistas
No es finalidad de ésta breve introducción un análisis profundo de
los específicos temas abordados en los encuentros de estudio.
Sólo con referencia al ya citado encuentro sobre los temas de lenguaje jurídico nos parece oportuno suministrar particulares señales de
encuadre, no sólo porque la metodología que lo ha caracterizado goza
de las experiencias maduradas en aquellos precedentes, sino también
porque el mismo, por su propia filosofia, tendía a constituír un momento fundamental de verificación de las impostaciones de la formación internacionalista y de afinación de las competencias generales en
mérito.
Por otra parte, la realización de dicho encuentro influyó sobre la
fungibilidad de ésta publicación, desde el momento que ella a anexado el “glosario penal”, cuya formación y utilización han, respectiva-
75
mente, acompañado la preparación y realización de la iniciativa de estudio.
Por otra parte, un profundo exámen de la actividad internacionalista del C.S.M. (extendido a las razones de la formación en el sector y
a sus finalidades ideales, además de los fundamentos del espacio único europeo en ámbitos judiciales) está contenida en el “Informe cuadrienal sobre la actividad de formación profesional” (cfr. capítulo 1^
let. d y capítulo 5^); se remite a la misma por lo que respecta sea a la
formación civilista, que a la penalista.
Igualmente se remite al mencionado informe cuadrienal en lo que
ser refire a la actividad desarrollada por el Consejo Superior de la Magistratura en el ámbito de la Red Europea de formación judicial, Red
en la cual se asigna al C.S.M. asigna justamente la Presidencia del
Grupo Programas (cfr. el capítulo 4^ pár. C.2, fol. 314 y sig. de dicho
informe).
Igualmente, respecto a la exigencia de profundización de los contenidos de los encuentros y a las profundizaciones relativas a la metodología adoptada, se remite a las notas preliminares, además, en los
que se refiere al primer punto, oviamente a las relaciones que se citan
a continuación.
En ámbitos civilistas no se puede omitir, sin embargo, subrayar la
relevancia de algunos encuentros de estudio, organizados incluso en
sintonía con temáticas actuales, en relación a las innovaciones introducidas por el Tratato de Amsterdan, con particular referencia a los
derechos fundamentales, al nuevo órden de los pilares de la Unión, a
las nuevas competencias de la Corte de Justicia y a los efectos sobre el
sistema de las convenciones; las disciplinas de jurisdicción y reconocimiento de las sentencias en el sistema de Bruselas y Lugano por un
lado y en el sistema de derecho internacional privado por el otro (cfr.
Encuentro de estudio “La cooperación internacional en materia civil”,
21-23 junio 1999);
las líneas portantes y el paradigma factible del encuentro “Acceso a la justicia, asistencia legal a los no adinerados e instrumentos alternativos de resolución de los conflictos”, 28-30 septiembre
2000;
la atención dirigida hacia los esquemas internacionales de ADR
(Alternative Dispute Resolution) del encuentro “Los procedimientos
semplificados y acelerados en las controversias civiles y administrativas en los Países de la U.E.”, 15-17 abril 2002.
Sobre la vertiente penale se debe igualmente señalar el particular
interés de las temáticas de la formación de la prueba tratada en el en-
76
cuentro “Adquisición y evaluación de la prueba en los Países de la
Unión Europea” y en el ya citado encuentro sobre el lenguaje jurídico,
en cuanto objeto de recientes e importantes reformas en nuestro ordenamiento; además de los puntos de profundización relacionados a
los diversos espacios de discrecionalidad reconocidos a la Autoridad
judicial en los distintos ordenamientos (cfr., además de los citados encuentos, aquellos de relacionados con el ordenamiento, de corte sea
civilistico que penal) además de los distintos puntos de equilibrio alcanzados en la atemperación de los dos puntos fundamentales (eficiencia y garantía) del proceso penal; se debe señalar además la experiencia, ya citada como emblemática del esfuerzo de tutela de las garantías de la máxima eficiencia, desembocadas en el “Workshop en video conferencia internacional (cfr. en especial la nota de presentación
y las cuestiones jurídicas encaradas en el curso de la simulación, cuyo
texto también se adjunta).
Donde se retuviera útil un balance, incluso sumario, debería entonces tenerse presente la amplitud y la complejidad de las temáticas,
de ordenamiento y procesuales, encaradas por ejemplo en los cursos
de impronta penal, relacionados a las distintas pespectivas, delineadas
en manera sintética y a título simplemente ejemplificativo, a la luz de
la líneas de los programas de los cursos:
a) el paragón entre la peculiar jerarquización de la oficina del Ministerio Público, que carcteriza algunos Estados (en particular, Alemania y Francia) y la mayor autonomía que caracteriza la función en
otros (entre los cuales Italia);
b) las relaciones entre las carreras de quien juzga y quien instruye las causas, entre sustanciales unitariedades de las mismas (ordinamiento italiano y francés) y separación (por ejemplo en Inglaterra y en
España);
c) los principio relacionados con la discrecionalidad de la acción
penal (vigente en Francia y, aunque si con menor amplitud, en Inglaterra) o de obligatoriedad (España e Italia);
d) sobre la vertiente procesal, los principios reguladores de la adquisición de declaraciones en el curso de las investigaciones, con las
necesarias referencias a la influencia de las mismas en la fase del sucesivo juicio, y al análisis de los isntrumentos de investigación y adquisición de la pruba irrepetible: inspecciones, pesquisas y retiro de
pericias; secuestros e interceptaciones;
así la pesquisa, como instrumento invasor de la libertad personal, de mayor impacto sobre los derechos de la persona, ha sido en-
77
cuedrada, a la luz de los presupuestos legitimantes en los Estados
europeos, entre los dos extremos constituídos, por una lado, del
“fundado motivo de retener” que el cuerpo del delito o elementos con
ello relacionados sean disponibles a través de ella (art. 247 cpp vigente en Italia) y, por otro lado, desde el más amplio presupuesto de
la pesquisa, constituído por la utilidad del acto con el objeto del
“acercamiento de la verdad”, a la cual se refiere el art. 94 cpp vigente en Francia;
e) igualmente, puntos de reflexión fueron individualizados en la
disciplina de las interceptaciones de conversaciones, entre el rigor que
caracteriza la normativa italiana y la mayor libertad de los demás Países;
f) particular relevancia ha sido además atribuída a la profundización de la disciplina jurídica de la adquisicón de pericias, como portante actividad invasora de la persona, incluso a la luz de la recomendación de la Comisión de los Ministros del Consejo de Europa
N.R.(92) 1 del 10 de febrero de 1992 (n° 40);
g) una constante atención fue dirigida, además, en el ámbito de
los seminarios, – sobre todo luego de la reforma constitucional que
modificó el art. 111 de la Constitución de la República italiana – a los
oportunos paralelos entre el principio del justo proceso (como introducido en nuestra Constitución con l. Cost. 23.11.99, n° 2), a analizar
incluso a la luz de la fuente inspiradora, constiutída por el art. 6 CEDU, y al principio del “fair trial” del cual tiene cuenta la jurisprudencia del Reino Unido desde época remota (cfr. art. 39 della Magna Carta);
h) ha constituído igualmente un pasaje obligado de momentos
fundamentales de las experiencias de estudio el análisis de los fundamentos de los principios de evaluación de la prueba en los distintos ordenamientos europeos, entre la amplia expansión del principio de libertad de la convinción del juez, que caracteriza el ordenamiento francés (el juez decide sobre la base de la “intime convinction”, art. 427 cpp, y además no está obligado a dar cuenta de
las pruebas que no toma en consideración) y los particulares límites que caracteriza la libre convicción del juez en el ordenamiento
italiano (en particular, art. 192 cpp, en tema de evaluación de las declaraciones de los c.d. “colaboradores de justicia” y art. 546 cpp, por
lo cual la sentenza debe contener incluso la enumeración de las razones por la cuales el juez retiene no atendible las prubas contrarias);
de especial importancia al respecto, entre otras, en el ordena-
78
miento inglés, es el valor de prueba legal de la confusión (cuando pueda excluírse que se haya realizado baja cualquier forma de condicionamiento) y también la aptitud del silencio a ser evaluado o “contra
reum”, a determinadas condiciones;
i) surgió, además, como de particular interés, el perfil del grado de
discrecionalidad extremadamente más amplio reconocido a la acción
judicial de los ordenamientos inglés y francés, en especial en lo que
respecta al régimen de las pruebas.
Emblemático, a propósito, apareció el texto de algunas normas de
otros ordenamientos.
La referencia tiene que ver con el art. 171 del código de procedimiento penal francés (en vigor desde el ’59) y art. 78 del Pace (Police
and criminale evidence act).
Se trata de normas que contienen disciplinas sobre la nulidad, en
especial en lo que se refiere a las pruebas, en alguna medida paragonables a la prevista en el código de procedimiento penal italiano, programado sobre la tutela, además de los contenidos, sobre las formas,
que no puede cotejarse con ningún otro ordenamiento.
El art. 171 del código de procedimiento penal francés prevee efectivamente que “Il y a nullité lorsque la méconnaissance d’une formalité substantielle prévue par une disposition du présent code ou toute
autre disposition de procédure pénale a porté atteinte aux intérets de
la partie qu’elle concerne”.
El art. 78 Pace, con la misma lógica sustancialista, y con análoga amplia concesión de discrecionalidad al juzgante, prescrive: “In
any proceedings the court may refuse to allow evidence, on which
the prosecution proposes to rely, to be given, if it appears to the
court that, having regard to all the circumstances, including the circumstances in which the evidence was obtained, the admission of
the evidence would have such and adverse effect on the fairness of
the proceedings that the Court ought not to admit it..” (se debe recordar que, en lo que se refire a la confesión ilegítimamente obtenida, la exclusión es, en cambio, obligatoria, de acuerdo a la Section 76).
Donde se evidencie que se trata de ordenamientos procesuales de
matriz opuesta y, sin embargo, provistos de relevantes analogías de
impostaciones de la temática ahora examinada, y se considere, además, cuanto, de los caracteres comunes a ambos, se aleja nuestro sistema procesal (fundado sobre la irrelevanza, en concesión a la temática de la invalidez de la prueba, de los reflejos sustanciales de las vio-
79
laciones, en consideración del interés específicamente protegido);
donde se considere que, a análgo sustancialismo se encuentra improntada la jurisprudencia de la Corte Europea de los Dierechos del
Hombre, con especial referencia a las violaciones del art. 6 de dicha
Convención, aparecen entonces evidentes los peculiares connotados
de nuestro sistema además de los puntos de extremo interés que como
consecuencia presenta sea la comparación de los institutos, sea el proceso de unificación en ámbitos europeos; con ellos, se delinean las razones de la pecualir atención que el Consejo Superior de la Magistratura ha dirigido hacia el sector.
No son diversas las reflexiones respecto a la perspectiva de comportamientos entre eficiencia y garantías en el proceso.
Emblemática, de frente a la normativa vigente en otros Países (en
tal caso, en particular, en el Reino Unido) la laguna todavía persistente en el ordenamiento penal, bajo el perfil de la búsqueda de la prueba, con especial referencia al retiro y al análisis de las indicios biológicos del delito.
Frente a una disciplina que, por ejemplo en el Reino Unido, permite extraer, desde el rechazo del acusado de someterse al retiro de
“intimate samples” (sangre, orina, esperma, etc. cfr. Section 65 Pace)
elementos favorables a la acusa (Section 62) contrariamente en nuestro ordenamiento perdura una total laguna al respecto, como consecuencia de la declaración de incosntitucionalidad del art. 224 co. 2
cpp, con sentencia n° 238/96.
Se debe subrayar que se trata de una laguna que puede ser colmada, desde el momento que la Corte Constitucional no ha retenido
incompatible en absoluto con la Costitución el retiro coactivo de
muestras biológicas, sino únicamente un método que, según las previsiones genéricas del art. 224 cpp, parecían autorizarlo indiscriminadamente, sin tener en cuenta la existencia de la circunstancia que cada limitación de la libertad personal, de acuerdo al art. 13 Cost., encuentra, respecto a los “casos” y a los “modos” de actuación, una rígida reserva de ley; reserva que el art. 224 co. 2 cpp seguramente violaba pero que una atenta reformulación del mismo ciertamente no dejaría de respetar.
La experiencia de otros Estados de la Unión en el sector – que la
actividad de formación desarrollada permitió probar – podría entonces - en sede aplicativa de eventuales futuras elecciones legislativas – constituír un válido punto de referencia para orientar los espacios de desición en la delicada materia; un punto de referencia con
el cual, incluso gracias a la posibilidad, ya desde hace tiempo perse-
80
guida, de conseguir una formación judicial europea, la sensibilidad
cultural de la magistratura italiana esta dispuesta seguramente a
confrontarse.
Roma, 19.7.2002
Armando D’Alterio
Miembro de la Comisión Científica – C.S.M.
81
82
DIE INTERNATIONALISTISCHE BILDUNG
VON RICHTERN UND STAATSANWÄLTEN
1. Gründe der Veröffentlichung
Die Gründe für diese Veröffentlichung des Obersten Richterrats,
in der die bei den Studientreffen vor allem zum Thema der internationalen Kooperation gehaltenen Referate zusammengefaßt worden
sind, liegen auf der Hand.
Es besteht keinerlei Zweifel daran, wie wichtig die Kenntnis der
Justizsysteme, der Handhabung des Beweises sowie der Garantien
und Prozeßmittel ausländischer Rechtsordnungen ist sowohl als Anreiz für die Justizkooperation als auch im Sinne einer weiteren Perspektive als Bedingung und Grundlage für die effektive Schaffung eines gemeinsamen Europäischen Justizraums, der sich nicht nur auf
gemeinsame Bezugswerte sondern auch bei Anwendung und Auslegung auf Institute und Praxen stützt, die zur Angleichung hin tendieren.
Weniger offensichtlich ist, weshalb beschlossen wurde, die Referate mit Ausnahme der deutschsprachigen in ihrer Originalsprache zu
veröffentlichen.
In dieser Hinsicht soll betont werden, daß keinesfalls eine elitäre
Auswahl nur für besonders sprachgewandte Richter und Staatsanwälte getroffen werden sollte, ganz im Gegenteil wollen wir all denjenigen, die auch nur mittelmäßige Sprachkenntnisse besitzen, Unterlagen zur Verfügung stellen, deren angemessenes Studium nicht nur eine Informationsquelle über System, Rechts – und Prozeßordnung anderer Länder sondern auch und vor allem eine aktuelle Quelle für
Wortschatz, Syntax und Phraseologie der ausländischen Rechts- und
Prozeßordnungen darstellen soll, wie sie in Rechtswörterbüchern
nicht aufzufinden ist.
Hiermit soll das Nachschlagen und Studieren von Texten in
Fremdsprache angeregt werden, denn wir sind uns bewußt, daß das alleinige Kennen der Systeme nicht ausreicht angesichts eines Rechtswortschatzes, der parallel zu den unterschiedlichen geschichtlichen
und kulturellen Hintergründen Verständnisprobleme aufwirft, die
nicht mit Hilfe gewöhnlicher Sprachkenntnisse überwunden werden
können.
Auch bei der Auslegung internationaler Abkommen stellt sich im-
83
mer dringender die Frage der Kenntnis der der Fremdsprache eigenen
Rechtssprache (insbesondere der beiden Sprachen, in denen internationale Regelungen und Abkommen verfaßt werden). Zu dieser Kenntnis gehört selbstredend nicht nur und nicht vordergründig die Übersetzung ins Italienische von Worten der fremden Rechtssprache, sondern vor allem die Bewußtheit (die aus Kultur und Bildung des europäischen Juristen entspringen soll), daß einige Ausdrücke unübersetzbar sind, da die Übersetzung allein schon zu Mißverständnissen
führt und dadurch mitschuldig wird am Weiterbestehen der Unterschiedlichkeit von Systemen und Instituten. Weiterhin muß man sich
auch bewußt sein (bei dem bereits erwähnten Kurs über die Fachsprachen des Rechts trat das besonders klar zu Tage), daß die Kenntnis der Fachausdrücke losgelöst von der Kenntnis des dazugehörenden syntaktischen Kontexts keinesfalls ausreicht sondern oftmals
selbst zur Quelle von Fehlern und Mißverständnissen wird.
Daraus folgt, daß die internationale Justizausbildung und zuvor
noch die internationale Gesetzgebungstätigkeit nicht ausschließlich
den Dolmetschern – auch wenn diese noch so fachkundig und spezialisisiert sind – anvertraut werden darf. Stattdessen ist ein direkter Beitrag des europäischen Juristen zumindest in der Form einer qualifizierten Aufsicht erforderlich.
Diese Sammlung von fremdsprachlichen Texten (teils Referate,
teils Regelungsquellen) begleitet vom Vorstellungsprogramm der jeweiligen Studientreffen kann wohl den Anspruch erfüllen (abgesehen
von der Verbreitung der Kenntnis der Systeme anderer Unionsstaaten), eine Vertiefung des syntaktischen Bezugskontexts zu gestatten,
der oftmals sehr unterschiedlich im Vergleich zum Italienischen ist.
Des weiteren handelt es sich um Texte, die daraufhin ausgerichtet
sind, die unterschiedlichen Systeme Richtern und Staatsanwälten verschiedener Länder vorzustellen, wodurch diese viel einfacher zu verstehen sind als Fachschriften für den Inlandsgebrauch.
Die Notwendigkeit dieser Kenntnisse wird auch durch das Tempo,
das der Annäherungsprozeß der Systeme im Bereich des gemeinsamen europäischen Justizraums inzwischen angenommen hat, noch
dringender hervorgehoben.
Hierbei wird des weiteren der im Dezember letzten Jahres erfolgten Verabschiedung des Rahmenbeschlusses des EU-Rats zum Thema
des europäischen Haftbefehls und den damit verbundenen Auswirkungen im Sinne einer Beschleunigung im Vergleich zum Auslieferungsverfahren Rechnung getragen.
Parallel zu diesem neuen Institut entsteht die Notwendigkeit, ei-
84
nen konstanten, direkten Kontakt zwischen den Justizbehörden des
Staates, in dem der Haftbefehl ausgestellt wurde, und denjenigen des
Staates, in dem der Haftbefehl zur Ausführung kommen soll, aufrechtzuerhalten. In diesem Sinne ist auch die objektive juristische
Sachlage zu werten, daß der Rahmenbeschluß der vom internationalen Haftbefehl betroffenen Person den Anspruch zuerkennt, sowohl
die im Ausstellerstaat als auch die im Ausführungsstaat anerkannten
Rechtsmittel gegen den Haftbefehl geltend zu machen.
Gleichlautende Erfordernisse entstehen auch in Verbindung mit
dem baldigen Inkrafttreten des neuen, am 29.5.2000 verabschiedeten,
internationalen Rechtshilfeabkommens. Hierbei bedenke man, daß
dieses der Ausstellerbehörde die Möglichkeit zuerkennt, die für den
Empfängerstaat zwingende Forderung aufzustellen, daß die vorzunehmenden Maßnahmen gemäß den von ihr selbst angegebenen Formen zu erfolgen haben, was vollständig im Gegensatz zu der aus dem
Abkommen von ´59 hervorgegangenen Disziplin steht, das in dieser
Hinsicht zweifelsohne von dem neuen Abkommen ersetzt wird, welches in seinen übrigen Teilen jedoch eine Ergänzung zu ersterem darstellt.
Ähnlich erschaffen die drei im Jahr 2000 verabschiedeten Regelungen im Bereich der zum ersten Pfeiler gehörenden Normierungsbefugnisse im EU-Zivilrecht (hinsichtlich Ehe, Zustellung von Gerichtsurkunden und Zahlungsunfähigkeitsverfahren) im Unterschied
zum Strafrecht, das der Kooperation zwischen den Staaten und der
Normierung durch internationale Abkommen anvertraut ist, einen
tatsächlichen gemeinsamen Justizraum, der sich jedoch gar nicht mit
den durch mangelnde Sprachkenntnisse verursachten Verständigungshindernissen verträgt.
Fremdsprachenkenntnisse zeichnen sich demzufolge im Bereich
der Berufsqualifikationen des europäischen Juristen als unverzichtbares Mittel für die internationale Kooperation ab. Die Annäherung an
diese Kenntnisse erweist sich jedoch, wie bereits in den Schlußworten
der disziplinübergreifenden EU-Studiengruppe zur organisierten Kriminalität am 1. Mai 2001 festgestellt wurde, immer noch als schwierig
und zwar nicht nur hinsichtlich des Wissens sondern auch hinsichtlich der Hintergrundkultur.
Dennoch stellt diese Option (wie im Vorwort zum Programm des
Kurses “Die Justizkooperation im Strafrecht: die Probleme der Fachsprache” festgestellt wurde – vgl. infra –) nicht nur einen Beitrag zur
Effizienz sondern auch zur Rechtsschutzgarantie dar.
Man bedenke, daß z.B. nur ein sprachkundiger Richter oder
85
Staatsanwalt kontrollieren kann, ob die grundlegenden Vorschriften
von Art. 6 des Europäischen Menschenrechtsabkommens auch effektiv eingehalten werden. Diese Vorschriften legen das grundlegende
Recht eines verhafteten Angeklagten (später auf alle fremdsprachlichen Verdächtigten ausgeweitet) fest, so rasch wie möglich in einer
ihm verständlichen Sprache über die Gründe der Verhaftung und die
gegen ihn gerichteten Anklagen informiert zu werden.
Angesichts der zuvor aufgestellten Beobachtungen bedenke man,
wie wichtig diese Kenntnis auch nur aus dem Gesichtspunkt der Vervollständigung der Instrumente einer juristischen Kultur sind, selbst
wenn diese losgelöst von den praktischen Erfordernissen der Kooperation gesehen wird.
Die Rechtssysteme der Länder der Europäischen Union streben
inzwischen danach, das sogenannte Europa der Rechte zu erschaffen
und zwar vor allem seit der Verabschiedung der am 7. Dezember 2001
proklamierten Charta der Grundrechte der Europäischen Union, deren feierliche Prinzipienerklärungen faktisch begonnen haben, sich
zumindest auf die Prozeßdialektik der EU-Jurisprudenz auszuwirken.
Diese Bestrebung stützt sich auf die einhellige Anerkennung einiger juristischer Werte als unverzichtbares Allgemeingut des gemeinsamen europäischen Raums (Art. 47 der Charta – Anspruch auf effektive Rechtsmittel und einen unparteilichen Richter –; Art. 48 – Unschuldsvermutung und Rechte der Verteidigung –; Art. 49 – Prinzipien
der Legalität und Proportionalität zwischen Straftat und Strafe –; Art.
50 – das Recht, nicht zweimal für dieselbe Straftat verurteilt oder bestraft zu werden, das bereits für eingeschränkte, jedoch bindende Bereiche im Schengener Abkommen eingeführt wurde –). Keinesweges
unbedeutend ist auch die Tatsache, daß die Formalisierung dieses Vereinheitlichungsbedürfnisses sich in eine Tradition der Normgebung
einfügt, die sich nicht nur im rein europäischen Bereich seit jeher
durch die kontinuierliche Übertragung von Instituten aus einer
Rechtskultur in die andere auszeichnet.
Hat z. Bsp. Frankreich bereits 1789 die allgemeinen Linien des
englischen Geschworenensystems übernommen, so wurde zwar viel
später (1985), jedoch mit keineswegs geringeren Erneuerungswirkungen, in England begonnen, die im Vergleich zur EU hinsichtlich der
Figur des Staatsanwalts bestehende Kluft mit der Errichtung des Crown Prosecution Service zu überbrücken. Italien hat 1989 eine Annäherung an das angelsächsische adversary trial begonnen, die im Jahr
2000 zu den allseits bekannten grundlegenden Änderungen der Verfassung geführt haben. Frankreich hat mit dem Gesetz vom 15.6.2000
86
(Gesetz zur Unschuldsvermutung und zum Schutz der Opfer im Strafprozeß) nicht weniger bedeutende Rechtsschutzprinzipien eingeführt,
die in vieler Hinsicht nicht nur denselben Anforderungen entsprechen,
sondern auch (zuallererst hinsichtlich der Streitverhandlung im Strafprozeß) dieselbe Debatte wieder aufleben zu lassen scheinen, die die
Einführung von Art. 111 der Verfassung mit seinem neuen Text begleitet haben.
Die Untersuchung dieser Systeme hebt jedoch zugleich hervor,
daß ihre Entwicklung nicht immer durch konsequente und eindeutige
Tendenzlinien gekennzeichnet ist.
Im Gegensatz zu einer Entwicklung des Verfahrenswesens im
französischen System, die ebenfalls (entsprechend den Prinzipien und
der Normgebungsplanung des bereits zitierten Gesetzes vom
15.6.2000) auf die Durchführungsprinzipien der Streitverhandlung im
Strafprozeß ausgerichtet ist, sind im Bereich des englischen Systems
Symptome für eine Entfernung vom Prinzip der Streitverhandlung zumindest zu Gunsten der Kategorien von schutzbedürftigen Zeugen
(Minderjährige) zu verzeichnen.
Das bestätigt allerdings die Notwendigkeit, den laufenden Entwicklungsprozeß “in fieri” ohne die Hilfe einer Sprachvermittlung zu
verfolgen, denn andernfalls droht die Gefahr, daß Institute, die in ihrer Ursprungskultur und Rechtsordnung inzwischen als überholt gelten, als Modell für interne Reformen übernommen werden.
Die Möglichkeit, direkt in der Originalsprache Zugang zu den
Quellen ausländischen Rechts zu haben, könnte diese Gefahr zwar
bekämpfen, die Sprachkenntnisse selbst müssen jedoch ständig erneuert und weitergebildet werden. Denn trotz aller Versuche, sprachliche Stilformen zu klassifizieren, entweichen diese allen starren Parametern.
Mancherseits ist man auch (im Gefolge des berühmten Werks von
A.R. Lovelock “Die Entstehung des Gewissens”) der Meinung, daß eine zu einer Kultur mit rein oraler Tradition gehörende Rechtssprache
zum vorwiegend situationsbezogenen Typ (Wenn ein Mensch einen
anderen tötet, so wird dieser Mensch bestraft werden) gehören wird,
während die Rechtssprache einer vorwiegend an schriftliche Regeln
gebundenen Tradition zur Abstraktion neigen wird (Mord ist ein Verbrechen und wird bestraft), und im religiösen Bereich die ethische
Norm über einen personalisierten Auftrag der Göttlichkeit an den
Empfänger gerichtet wird (Du darfst nicht töten).
So tiefgreifend solche gewiß auf solide historisch-soziologische
Hintergründe gestützte Überlegungen auch sein mögen, so ist dabei
87
doch zu berücksichtigen, daß Sprache ein sich beständig wandelndes
Wesen ist, das kaum in starre vorgefertigte Schemata eingesperrt werden kann. In der Tat (vgl. auch das Vorwort zum Kurs über Rechtssprachen) ist festzustellen, daß sich die sprachliche Entwicklung entsprechend den Regeln der Überredungskommunikation immer stärker
an Modellen des situationsbezogenen Typs orientiert (vgl. in Bezug auf
Mord, Art. 138 des neuen spanischen Strafgesetzbuchs aus dem Jahr
1995).
2. Die Kenntnis von Sprachen und Rechtssprachen
in Gegenüberstellung zur Normierung der Union
und zur Erfordernis der internationalen Kooperation
Diese Erfordernis erscheint um so dringender, wenn einige Eigenschaften berücksichtigt werden, die fast zu typischen Merkmalen des
Phänomens der europäischen Vereinigung geworden sind.
Wie bereits hinsichtlich des Programms des Strafrechtstreffens
“Beweisaufnahme und -bewertung in den Ländern der Europäischen
Union” (Rom, den 22.-24. März 2001, vgl. infra) beobachtet wurde, so
verläuft dieser Prozeß nicht nur im Bereich des ersten Pfeilers (mit Bezug auf die Ziviljustiz) dank der direkten Regelungsbefugnisse der
Union sehr schnell, sondern auch im Bereich des dritten Pfeilers (mit
spezifischer Bezugnahme auf das Strafrecht) und zwar aus einer Reihe von Gründen, darunter:
– das Wetteifern zwischen den Staaten bei der Europäisierung;
– präzise Eigenschaften der internationalen Vereinbarungen;
– die Elastizität der Prozeßführung in einigen Rechtsordnungen.
Hinsichtlich des ersten Punkts geschieht es, daß die völlige den
Staaten in diesem Bereich zuerkannte Unabhängigkeit dazu führt, daß
einerseits das Schutzbedürfnis für die staatliche Souveränität gemindert wird und andererseits Forderungen nach Prestige und vor allem
nach Glaubwürdigkeit im Integrationsprozeß den Vorrang erhalten.
Demzufolge erhalten auch die von präzisen Ausführungsfristen
begleiteten Prinzipienerklärungen (was dabei ist, zu einem typischen
Merkmal von auf der Union basierenden Vereinbarungen zu werden)
einen Anschein der Verbindlichkeit, der nicht nur auf die von ihnen
ausgehende ethische Überzeugungskraft zurückzuführen ist sondern
auch auf die Bedeutung des Urteils der “Europa-Zuverlässigkeit” der
Unionsländer.
88
Prinzipienerklärungen und internationale Abkommen werden im
Vergleich zur Vergangenheit heute in kürzester Zeit in Durchführungsnormen umgesetzt.
Beispiele hierfür sind der Durchführungsprozeß der Eckpfeiler
des Schlußdokuments von Tampere (insbesondere das Projekt Eurojust) sowie die Beschleunigung des Durchführungsprozesses der Abkommen gegen Korruption der Europäischen Union (Brüssel, 2. Mai
1997, Paris 17. Dezember 1997) über das Gesetz Nr. 300 vom 29.
Semptember 2000. Das führt andererseits, wie bereits hervorgehoben
wurde, dazu, daß Studien- und Austauschinitiativen sich inzwischen
besonders gut für ein Einmünden in die Praxis eignen, was zu einer
Stärkung ihres pragmatischen, auf konkrete Bedürfnisse ausgerichteten Zuschnitts geführt hat.
In Bezugnahme auf den zweiten Punkt (der sich mit den konkreten Eigenschaften internationaler Vereinbarungen befaßt) ist dementsprechend anzumerken, daß die im Text der Vereinbarungen oftmals
vorhandenen Verweise auf verbindliche Quellen diesen Glaubwürdigkeit und ein Charisma der Verbindlichkeit verleihen, auch wenn sie
absichtlich als bloße, wenn auch feierliche, Prinzipienerklärungen gestaltet worden sind.
Hinsichtlich dieses Themas denke man an Art. 52, Absatz 3 der
Charta der Grundrechte der Europäischen Union, demzufolge die Interpretation einiger ihrer Normen im Zweifelsfall den Menschenrechten auf keinen Fall einen niedrigeren Gewährleistungsstandard zusprechen darf als derjenige, der vom Europäischen Abkommen der
Menschenrechte garantiert wird. Unter anderem kraft dieses Verweises auf eine Quelle, deren Verbindlichkeit in keinem der Unterzeichnerstaaten mehr zur Diskussion steht, geschieht es, daß der Normenkomplex der Charta zumindest zur Würde eines besonders angesehenen internationalen Interpretationskanons aufsteigt, der dazu geeignet ist, das Recht der Mitgliedsstaaten zu orientieren, und zwar vor allem durch ein Zusammenspiel mit eventuell ergangenen Verfassungmäßigkeitsurteilen über innerstaatliche Normen, die sich direkt oder
indirekt auf von der Charta geschützte Werte beziehen.
Bezüglich des dritten zur Überlegung stehenden Punkts (der sich
mit der tendentiellen Elastizität der Verfahrensformen einiger Rechtsordnungen befaßt) ist hervorzuheben, daß diese Eigenschaft dazu
führt, daß bestimmte aus internationalen Abkommen herrührende
Vorausplanungen (z. Bsp. diejenigen hinsichtlich der Beweisaufnahme im Ausland mit Hilfe einer internationalen Videokonferenz: Art. 10
des neuen Europäischen Rechtshilfeabkommens) auch wenn diese
89
noch nicht in Kraft getreten sind, da sie aus Quellen hervorgehen, die
teils noch von nationalen Parlamenten ratifiziert werden müssen, faktisch bereits in konkreten Justizerfahrungen in Staaten wie Frankreich und Spanien sowie bei internationaler Kooperation und auf der
Basis von Erfahrungen, die de iure condito von anderen Länder darunter Italien durchgeführt worden sind, zur Anwendung gekommen
sind.
Eben diese Erfordernisse wurden bereits bei der abgewickelten
Bildungstätigkeit, insbesondere am 28. November 2000 bei dem Studientreffen „Workshop zur Videokonferenz in Prozessen der organisierten Kriminalität“ berücksichtigt, im Laufe dessen die Simulation
einer Prozeßerfahrung mit strafrechtlicher Kooperation durch die
tatsächliche Veranstaltung einer internationalen Videokonferenz zwischen Italien, Deutschland und Frankreich realisiert wurde.
Mit einem kurzen Hinweis auf einige Merkmale des Vereinheitlichungsprozesses (die auch in den nachstehend aufgeführten Programmen immer wieder erwähnt werden) kann die Notwendigkeit betont werden, die Entwicklung der Rechtsordnungen der europäischen
Staaten in fieri zu verfolgen, wobei auf direkte persönliche Kenntnisse der Rechtssprache sowie der Systeme zurückgegriffen werden und
eine Position eingenommen werden muß, in der – frei von der Vermittlung durch Übersetzer und Dolmetscher (die ein nützliches Instrument sein können, wo sie nicht ausschließlich und bestimmend
sind) – eine qualifizierte Aufsicht über die Übersetzungstätigkeit ausgeübt werden kann.
Dieser Erfordernisse hat sich der bereits erwähnte Kurs, der im
vergangenen Juni stattfand und die englische und französische
Rechtssprache zum Thema hatte, besonders angenommen.
Wie bereits im dazugehörenden Vorwort hervorgehoben, verfolgte
die europaorientierte Ausbildungsinitiative mit diesem Studientreffen
die Absicht, eine Bilanz der vorausgehenden Aktivitäten im Bereich
der theoretischen und praktischen Ausbildung mit Bezug auf konkrete Erfahrungen zu ziehen.
Zum ersten Bereich (theoretische Ausbildung) gehören Initiativen
wie die Kurse Grotius 99 (auf die Vertiefung neuer Institute der internationalen Kooperation ausgerichtet) und Grotius 2001 (Vertiefung
und Vergleich der europäischen Gesetzgebung auf der Ebene der Beweisbildung); zum zweiten Bereich (stärker auf die Praxis zugeschnittene Ausbildung) gehören hingegen Initiativen wie die Kurse Falcone
2000 (Vertiefungen hinsichtlich des vom Schengener Abkommen festgestellten grenzüberschreitenden Kontrasts), Grotius 2000 (Workshop
90
mit Videokonferenz zur internationalen Kooperation) und Falcone
2002 (Vertiefung des Themas des europäischen Haftbefehls und allgemein der Mittel zur Bekämpfung der Mobilität der Kriminalität).
Dem Kurs ging eine Vorbereitungsphase voraus, die zur Ausarbeitung eines erläuterten “Strafrechtsglossars” mit Bezügen auf das italienische, französische und englische Rechtslexikon (dessen Text keinerlei Anspruch auf Vollständigkeit oder Fehlerlosigkeit stellt und infra
ganz veröffentlicht ist) geführt hat. Dieses Glossar stellte sich als ausgesprochen nützlich für die Vertiefung der verschiedenen Themen
auch im Bereich der durchgeführten Übungen heraus.
Im Rahmen dieses Treffens wurden gemeinsame Morgenreferate
zum Thema spezifischer Systemaspekte der erwähnten Rechtsordnungen mit Sprachbildungsmodulen kombiniert, die angesichts des
großen Bedarfs an spezifischen Sprachkursen auf reges allgemeines
Interesse gestoßen sind.
Es handelte sich im Einzelnen um folgende:
a) Übungen zum Sprachverständnis
Diese fanden am Ende des Morgen- und zu Beginn des Nachmittagsunterrichts statt und bestanden aus dem Anhören von Aufnahmen
englischer und französischer Literatur- und Theaterstücke, welche
thematisch direkt mit den Kursthemen in Verbindung standen. Vor
dem Anhören wurde ein Verzeichnis (auf Italienisch) der juristisch bedeutsamen Schlüsselworte an die Teilnehmer verteilt und sie wurden
zum Erkennen der entsprechenden Begriffe in den Fremsprachen aufgefordert.
Unter den zahlreichen juristisch bedeutsamen Ausdrücken, die in
den (im Laufe der Kursvorbereitung ausgewählten) Hörtexten vorkommen, wollen wir als Beispiel auf die unter zahlreichen anderen in
der Kurzfassung der Tragödie Julius Caesar von William Shakespeare
auftretenden Stichworte “murder”, “conspiracy” und “will” hin.
Das Erkennen dieser Stichworte (die vor dem Anhören auf Italienisch zur Verfügung gestellt worden waren) gab nach dem Anhören
Gelegenheit zum Austausch zwischen Teilnehmern und Rechtssprachexperten sowohl über das Ergebnis des “Lauterkennens” als auch über
die zum Wort gehörende Terminologie und Syntax (z. Bsp. wurde hinsichtlich des Begriffs “murder” nicht nur der bekannte Unterschied
zum sogenannten “manslaughter” erwähnt sondern es wurde auch auf
Wortschatz und Handhabung der “aggravating and mitigating circumstances” sowie auf die Unterscheidungen hinsichtlich des Täters
91
zwischen “mens rea”, “malice aforethougth” und “guilty act” eingegangen.
Analoges geschah in den zahlreichen anderen Übungen zum
Sprachverständnis.
Gleiches geschah bei den Übungen zur französischen Sprache; unter den zahlreichen zu diesem Zweck verwendeten Texten weisen wir
besonders auf die Erzählung “Therèse Desqueiroux” von François
Mauriac hin, die mit einem Dialog zwischen Rechtsanwalt und Vater
der Hauptfigur beginnt, welche des Verbrechens des versuchten Gattenmordes “accusée” wird; der Dialog findet unmittelbar nach ihrem
“acquittement” statt und wird durch die Beschreibung der vorausgehenden Prozeßphasen charakterisiert.
Die Zielstellung dieser Methode bestand in folgendem:
a) Übung des Sprachverständnisses in der gewählten Fremdsprache.
b) Vorgabe von Anlässen für die Vertiefung von Themen, die direkt
mit dem Seminarthema verbunden sind.
c) Die, zwar auf diese Initiative beschränkte, Realisierung einer offeneren Einstellung gegenüber den Fremdsprachen, sodaß das Kulturideal des Sprachstudiums gefördert und eine Weiterführung nach Seminarende angeregt wird.
d) Gewährleistung, daß die schwierigen Mechanismen, die zum
Erlernen von Fremdsprachen und Rechtssprache führen, vom emotionalen und bildhaften Umfeld profitieren mögen und diese durch
die Mitwirkung von Hör- und Seherinnerungen zum dauerhaften
Beibehalten und Langzeitspeichern führen mögen, ohne die das
Studium der Fremsprachen zu einer sterilen akademischen Übung
wird.
b) Übungen zur Rechtssprache
Gemäß derselben Logik verliefen die schriftlichen Übungen zu
Themen der Strafprozeßordnung und des Strafrechts. (Hierzu ist zu
erwähnen, daß der Kurs über zivilrechtliche Themen bisher nicht die
Finanzierung von der Europäischen Kommission erhalten hat. Die
Sensibilität der Kommission für diese Art der Ausbildungserfordernisse auch in diesem Sektor ist jedoch durchaus vorhanden.)
Die Übungen wurden von englisch- und französischsprachigen
Experten geleitet und parallel zu den Referaten durchgeführt (oftmals
behandelten sie Inhalte letzterer, wenn die Referatstexte dem Obersten
Richterrat rechtzeitig zur Verfügung gestanden hatten).
92
Sie wurden von den Teilnehmern nicht einzeln sondern in kollektiver Arbeit geleistet, denn man war sich des Umstands wohl bewußt,
daß die Erfordernisse der Kooperation ein Überwinden von individuellen Arbeitsschemata verlangen, wenn synergetisch und wirksam gearbeitet werden soll.
Die Prüfung der Resultate der Übungen wurde von einer Vertiefung begleitet, die durch die Einbeziehung von thematisch organisierten Quizfragen angeregt wurde.
c) Beitrag der Sprachexperten
Der Kurs konnte sich auf die konstante Mitarbeit von Experten für
englische und französische Rechtssprache stützen, die mit den Referenten zusammengearbeitet haben, um sprachwissenschaftliche, syntaktische und idiomatische Aspekte der Sprachterminologie zu vertiefen.
War es zum Beispiel auf der einen Seite Aufgabe eines Referenten,
den Bedeutungsunterschied zwischen den Ausdrücken conviction und
sentence, welche beide jeweils mit unterschiedlicher Wertigkeit im
englischen Recht mit dem Schuldspruch zusammenhängen (hierzu
verweisen wir auf die reichen und erschöpfenden Ausführungen des
Richters Sean Overend und des Barristers Mario Addezio sowie für die
französische Seite auf diejenigen der Magistrate Dominique Sarcelet
und Laurence Vichnievsky), so hatte der Sprachexperte auf der anderen Seite die Aufgabe, die syntaktischen Nuancen (dazugehörende
Verben und Satzformen, geeignete Adverbien und Präpositionen) zu
erklären.
Es erschien angebracht, diesen Ansatz von Anfang des Kurses an
(und sogar zuvor schon bei seiner Vorstellung – vgl. infra) zu untermauern und zwar nicht etwa, um ein Verbot der “Grenzüberschreitung” auszusprechen, was bei einem interdisziplinären Kurs verderblich gewesen wäre, sondern um allen Beteiligten klar aufzuzeigen, welche qualifizierten Beiträge von jedem einzelnen erwartet
wurden. Denn die Realisierung des Kurses stellte sich allein schon
deshalb, weil er keine Vorläufer gleicher Art hatte, als nicht einfach
dar.
Es muß darauf hingewiesen werden, daß die Wirkung der angewendeten Methode positiv erschienen ist, da die Teilnehmer (die übrigens alle im Besitz belegter Kenntnisse der gewählten Fremdsprache
waren) lebhaft in der Fremdsprache mit Referenten und Experten diskutiert haben.
93
3. Die während des internationalistischen Studientreffens
behandelten Themen
Dem Zweck dieser kurzen Einleitung steht eine vertiefte Analyse
der spezifischen bei den Studientreffen behandelten Themen fern.
Nur in Bezug auf das bereits zitierte Treffen zu Themen der
Rechtssprachen erschien es angebracht, ins Detail gehende Hinweise
für seine Einordnung zu geben und zwar nicht nur, weil die angewandte Methodik sich auf die in vorausgehenden Treffen gereifte Erfahrungen stützen konnte, sondern auch weil es aufgrund seiner Philosophie eine wichtige Gelegenheit zur Überprüfung der Orientierung
der internationalistischen Ausbildung sowie zur Verfeinerung der einschlägigen Kompetenzen darstellte.
Andererseits hat sich die Realisierung dieses Treffens direkt auf die
Vertretbarkeit dieser Veröffentlichung ausgewirkt, da ihr das “strafrechtliche Glossar” beiliegt, dessen Erstellung und Gebrauch jeweils die
Vorbereitung und Realisierung der Studieninitiative begleitet haben.
Eine vertiefte Prüfung der internationalistischen Tätigkeit des
Obersten Richterrats (unter Miteinbeziehung der Gründe für die Ausbildung in diesem Sektor und ihrer idealen Zwecke, sowie der Grundlagen des europäischen Unionsraums in der Justiz) ist im “Vierjahresreferat zur Tätigkeit in der Berufsausbildung” enthalten (vgl. Kapitel
1, Buchstabe d und Kapitel 5). Hierauf wird sowohl hinsichtlich der
zivilrechtlichen als auch hinsichtlich der strafrechtlichen Ausbildung
verwiesen.
Des weiteren wird auf diesen Vierjahresbericht auch für Informationen über die Aktivitäten des Obersten Richterrats im Bereich des
Europäischen Justizausbildungsnetzes, in welchem dem Obersten
Richterrat der Vorsitz der Programmgruppe zugeteilt wurde, verwiesen (vgl. Kapitel 4, Absatz C.2, Blatt 314 ff. genannten Berichts).
Des gleichen wird für eine Vertiefung der Inhalte dieser Treffen sowie für genauere Informationen über die verwendeten Methoden auf
das Vorwort sowie selbstredend auf die nachstehend aufgeführten Referate selbst verwiesen.
Im zivilrechtlichen Bereich darf jedoch nicht unterlassen werden,
auf die Bedeutung einiger Studientreffen hinzuweisen, die in Einklang
mit aktuellen Geschehnissen und in Verbindung mit den Innovationen
des Amsterdamer Abkommens organisiert worden sind. Hierbei wird
insbesondere auf die Grundrechte, auf die neue Gestaltung der Pfeiler
der Union, auf die neuen Kompetenzen des Gerichtshofs und auf die
Auswirkungen auf das System der Abkommen Bezug genommen.
94
Weiter sind zu erwähnen:
– die Disziplinen im Bereich Rechtssprechung und Anerkennung
der Urteile im System von Brüssel und Lugano auf der einen Seite und
im System des internationalen Privatrechts auf der anderen Seite (vgl.
Studientreffen “Die internationale Kooperation im Zivilrecht”, 21.-23.
Juni 1999);
– die Leitlinien und das Paradigma der Ausführung im Treffen
“Zugang zur Justiz, Rechtshilfe für Besitzlose und alternative Mittel
zur Konfliktlösung”, 28.-30. September 2000;
– das Interesse für internationale ADR-Schemata (Alternative Dispute Resolution) aus dem Treffen “Vereinfachte und beschleunigte
Prozeduren bei Zivil- und Verwaltungsrechtsstreitigkeiten in EU-Staaten”, 15.-17. April 2002.
Auf Seiten des Strafrechts ist auf das besondere Interesse am Thema der Beweisbildung hinzuweisen, das während des Treffens “Beweisaufnahme und -bewertung in den Ländern der Europäischen Union” sowie während des bereits erwähnten Treffens zum Thema der
Rechtssprachen behandelt wurde, da es Gegenstand bedeutender erst
kürzlich erfolgter Reformen unserer Rechtsordnung ist. Interessant
sind weiterhin die Anregungen zum Nachdenken, die aus dem unterschiedlich gestalteten Ermessenspielraum der Justizbehörden in den
verschiedenen Rechtsordnungen (vgl., abgesehen von den bereits zitierten Veranstaltungen, die Treffen zum Thema Rechtsordnung sowohl im Zivil- als auch im Strafrecht) sowie aus den verschiedenen
Resultaten hervorgehen, die beim Ausgleich der beiden Angelpunkte
des Strafprozesses (Effizienz und Rechtsschutzgarantie) erreicht worden sind.
Des weiteren ist die bereits als beispielhaft für die Bemühungen
zur Gewähr des Rechtsschutzes bei maximaler Effizienz zitierte Erfahrung besonders zu erwähnen, die in dem “Workshop zur internationalen Videokonferenz” gipfelte (vgl. insbesondere das Vorwort und
die im Laufe der Simulation behandelten Rechtsfragen, deren Text
ebenfalls beiliegt).
Falls an dieser Stelle eine Kurzbilanz angestellt werden soll, dürfen die Weite und Komplexität der Themen in den Bereichen Rechtsordnung und Verfahren nicht vergessen werden, die z.Bsp. bei den
strafrechtlich ausgerichteten Kursen behandelt werden. Diese beinhalten verschiedene Perspektiven, die extrem synthetisch und rein
beispielshaft entsprechend der Leitlinien der Kursprogramme folgendermaßen aufgezeichnet werden können:
95
a) der Vergleich zwischen dem stark hierarchischen Aufbau der
Staatsanwaltschaft, die einige Staaten kennzeichnet (insbesondere
Deutschland und Frankreich), sowie die größere Unabhängigkeit, die
dieses Amt in anderen kennzeichnet (darunter Italien);
b) die Beziehungen zwischen Richter- und Staatsanwaltslaufbahn,
die in einigen Ländern grundsätzlich vereint sind (italienische und
französische Rechtsordnung), während sie in anderen getrennt sind
(z. Bsp. England und Spanien);
c) die Prinzipien des Ermessensspielraums bei der strafgerichtlichen Verfolgung (geltend in Frankreich und in geringerem Maße in
England) bzw. das Prinzip der Verbindlichkeit (Spanien und Italien);
d) hinsichtlich der Prozesse die Prinzipien, die die Aufnahme von
Erklärungen im Laufe der Ermittlungen regeln, wobei selbstredend
auf deren Einfluß auf die darauffolgende Urteilsphase sowie auf die
Mittel der Beweissuche sowie der Aufnahme von nicht wiederholbaren Nachweisen eingegangen wurde: Augenscheinnahmen, Durchsuchungen und Entnahme von Beweisstücken; Beschlagnahmungen
und Abhören;
so wurden in den europäischen Staaten die legitimierenden Voraussetzungen der Durchsuchung in ihrer Natur als die persönliche
Freiheit beschneidendes Instrument, das sich am stärksten auf die
Rechte der Person auswirkt, zwischen zwei Extremen angesiedelt: auf
der einen Seite der “begründete Verdacht”, daß ein wichtiges Beweisstück oder dazu gehörende Dinge durch die Durchsuchung sichergestellt werden können (Art. 247 geltende Strafprozeßordnung in Italien)
und auf der anderen Seite die großzügigere Voraussetzung für eine
Durchsuchung, die in der Nützlichkeit dieser Maßnahme zum Zwecke
der “Wahrheitsfindung” besteht, gemäß Art. 94 der geltenden französischen Strafprozeßordnung;
e) gleichermaßen wurden Anregungen zum Nachdenken in der
unterschiedlichen Disziplinierung des Abhörens von Gesprächen entdeckt, die sich zwischen der Strenge der italienischen Normen und der
größeren Freiheit anderer Länder bewegt;
f) besondere Bedeutung wurde weiterhin der Vertiefung hinsichtlich der Rechtsdisziplin bei der Erhebung von Beweisstücken zugemessen, wenn es dabei zu invasiven Handlungen an der Person
kommt, auch angesichts der Empfehlungen des Ministerausschusses
des Europarats N.R. (92) 1 vom 10. Februar 1992 (Nr. 40);
g) konstante Aufmerksamkeit wurde bei den Seminaren außerdem – vor allem nach der Reform von Art. 111 der Verfassung der italienischen Republik – den angemessenen Parallelen zwischen dem
96
Prinzip des gerechten Prozesses (wie in unsere Verfassung mit Verfassungsgesetz Nr. 2 vom 23.11.99 eingeführt), das auch im Lichte der inspirierenden Quellen, d.h. Art. 6 EMRK, analysiert werden sollte, sowie dem Prinzip des “fair trial”, das bereits seit längster Zeit in der Jurisprudenz Großbritanniens berücksichtigt wird (vgl. Art. 39 der
Magna Charta) zugemessen;
h) eine weitere Pflichtübung voller grundlegender Momente der
Studienerfahrung bestand in der Analyse der Prinzipien, die bei der
Bewertung der Beweise in den verschiedenen europäischen Rechtsordnungen gelten, wobei das Spektrum von der extremen Erweiterung
des Prinzips der Überzeugungsfreiheit des Richters, die die französische Ordnung kennzeichnet (der Richter entscheidet auf der Grundlage seiner “intime convinction”, Art. 427 der Strafprozeßordnung, und
ist außerdem nicht dazu verpflichtet, Rechenschaft über Beweise abzulegen, die er nicht berücksichtigt hat), bis zu den besonderen Einschränkungen reicht, die die ansonsten ebenfalls freie Überzeugung
des Richters in der italienischen Rechtsordnung kennzeichnen (insbesondere Art. 192 der Strafprozeßordnung hinsichtlich der Bewertung
von Erklärungen sogenannter “Kronzeugen” und Art. 546 Strafprozeßordnung, gemäß welchem im Urteil auch zu begründen ist, weshalb Gegenbeweise für nicht glaubwürdig erachtet wurden);
besondere Bedeutung haben unter anderem in dieser Hinsicht in
der englischen Rechtsordnung der Wert des Geständnisses als gerichtlicher Beweis (wenn auszuschließen ist, daß es unter jeglicher Art der
Beeinflussung abgelegt wurde) sowie die Aussageverweigerung, die
unter bestimmten Bedingungen “contra reum” gewertet wird;
i) als besonders interessant ist des weiteren das Ausmaß des Ermessenspielraums hervorgetreten, der in der englischen und französischen Rechtsordnung insbesondere hinsichtlich der Handhabung der
Beweise um einiges weiter gefaßt ist.
Beispielhaft hierfür ist der Wortlaut einiger Normen anderer
Rechtsordnungen. Der Bezug betrifft Art. 171 der französischen Strafprozeßordnung (in kraft seit 1959) und Art. 78 des Pace (Police and
criminal evidence act).
Es handelt sich hierbei um Normen, die eine Disziplin der Nichtigkeit insbesondere hinsichtlich der Beweise enthalten, die in keiner
Weise mit derjenigen der italienischen Strafprozeßordnung vergleichbar ist, die auf den Schutz nicht nur der Inhalte sondern auch der Formen ausgerichtet ist, wofür in den genannten Rechtsordnungen nichts
vergleichbares aufzufinden ist.
97
Art. 171 der französischen Strafprozeßordnung bestimmt in der
Tat, daß “Il y a nullité lorsque la méconnaissance d’une formalité substantielle prévue par une disposition du présent code ou toute autre
disposition de procédure pénale a porté atteinte aux intérets de la partie qu’elle concerne”.
Art. 78 Pace schreibt mit derselben substantialistischen Logik und
ebenso weitem Ermessensspielraum für den Richter vor: “In any proceedings the court may refuse to allow evidence, on which the prosecution proposes to rely, to be given, if it appears to the court that, having regard to all the circumstances, including the circumstances in
which the evidence was obtained, the admission of the evidence would
have such and adverse effect on the fairness of the proceedings that
the Court ought not to admit it..” (es ist daran zu erinnern, daß der
Ausschluß im Falle eines unrechtmäßig erhaltenen Geständnisses hingegen obligatorisch ist, gemäß Section 76).
Wird hervorgehoben, daß es sich dabei um Prozeßordnungen gegensätzlicher Ausrichtung handelt, die jedoch trotzdem bei den untersuchten Themen bedeutende Analogien aufweisen, und wird berücksichtigt, wie weit unser Prozeßsystem von den diesen beiden Systemen
gemeinen Eigenschaften entfernt ist (ausgerichtet auf die Belanglosigkeit in Verbindung mit dem Thema der Ungültigkeit eines Beweises,
bzw. auf die substantiellen Auswirkungen von Verletzungen des konkret geschützten Interesses), und wird weiterhin berücksichtigt, daß
die Jurisprudenz des Europäischen Menschenrechtsgerichtshofs auf
einen analogen Substantialismus hin ausgerichtet ist, insbesondere
was die Verletzungen von Art. 6 genannten Abkommens betrifft, so
werden die besonderen Merkmale unseres Systems sowie die extrem
interessanten Ansätze offenbar, welche folgerichtig sowohl vom Vergleich der Institute als auch vom europäischen Vereinigungsprozeß
geboten werden. Darin liegen die Gründe für das besondere Interesse
des Obersten Richterrats an diesem Sektor.
Keineswegs unterschiedlich sind die Überlegungen hinsichtlich
der Perspektiven eines Gleichgewichts zwischen Effizienz und Rechtsschutz im Prozeß.
Beispielhaft angesichts der in anderen Ländern geltenden Bestimmungen (in diesem Fall insbesondere in Großbritannien) ist die in unserer Strafprozeßordnung bestehende Lücke bei der Beweissuche insbesondere hinsichtlich der Entnahme und Analyse biologischen Spurenmaterials.
Angesichts einer Disziplin, die zum Beispiel in Großbritannien gestattet, aus der Weigerung eines Angeklagten, sich der Entnahme von
98
“intimate samples” (Blut, Urin, Sperma usw. vgl. section 65 Pace) zu
unterziehen, Schlußfolgerungen zu Gunsten der Anklage zu ziehen
(section 62), klafft in unserer Ordnung in Folge der Verfassungswidrigkeitserklärung von Art. 224, Absatz 2 der Strafprozeßordnung
durch Urteil Nr. 238/96 in dieser Hinsicht weiterhin eine Lücke.
Es ist anzumerken, daß diese Lücke überbrückt werden könnte,
da das Verfassungsgericht nicht die Zwangsentnahme von biologischen Proben selbst für verfassungswidrig beurteilt hat sondern lediglich eine Methode, die diese angesichts der allgemein gehaltenen Bestimmungen in Art. 224 der Strafprozeßordnung anscheinend unterschiedslos billigt, ohne dem Umstand Rechnung zu tragen, daß jede
Einschränkung der persönlichen Freiheit gemäß Art. 13 der Verfassung auf einen strengen Gesetzesvorbehalt betreffs der zulässigen
“Fälle” und “Weise” stößt. Dieser Vorbehalt wurde sicherlich durch
Art. 224 Absatz 2 der Strafprozeßordnung verletzt, eine vorsichtige
Umformulierung könnte jedoch zweifelsohne unter Berücksichtigung
dieses Vorbehalts erfolgen.
Die Erfahrungen anderer Unionsstaaten in diesem Sektor – welche dank der abgehaltenen Ausbildungstätigkeit kennengelernt werden konnten – könnte bei der Anwendung eventueller zukünftiger Gesetzesentscheidungen einen geeigneten Bezugspunkt für die Orientierung bei Entscheidungen in dieser heiklen Materie bilden. Und die
kulturelle Sensibilität der italienischen Richterschaft ist zweifelsohne,
auch dank der bereits seit langem gebotenen europaorientierten Bildungsmöglichkeiten, dazu bereit, sich mit diesem Bezugspunkt zu
konfrontieren.
Rom, den 19.7.2002
Armando D’Alterio
Mitglied des Wissenschaftlichen Ausschusses
des Obersten Richterrats
99
100
EL “PUBBLICO MINISTERO ITALIANO”:
configuraciòn constitucional, organizaciòn, funciones.
Especial referencia a la Direcciòn Nacional antimafia.
Perspectivas de reforma.
En Italia, las funciònes de investigaciòn y de acciòn penal son
ejercidas en el juicio de primer grado, por magistrados del oficio llamado “Procura della Repubblica presso il Tribunale “
La funciòn ejercida por este oficio es la del “Pubblico Ministero”,
que significa “funciòn publica judicial”.
En el juicio de segundo grado, las funciònes correspondientes son
ejercidas por magistrados del oficio llamado “Procura Generale presso la Corte D’Appello”; son funciònes muy diferentes porque en general no son de investigaciòn si no màs bien procesales en el juicio de segundo grado.
En el primer grado el nombre del magistrado de la Procura della Repubblica es “Sostituto Procuratore della Repubblica”; sostituto significa naturalmente la persona que representa al jefe de la
Procura; el jefe es apellado Procuratore della Repubblica. Entre el
Sostituto Procuratore y el Procuratore hay otros magistrados apelados “Procuratori Aggiunti” (es decir “Añadidos”que, como el Procuratore, son directivos. Por ejemplo en la Procura della Repubblica presso il Tribunale di Napoli de la cual yo soy Sostituto, hay
cientos “Sostituti”, diez “Aggiunti “ y un “Procuratore della Repubblica”.
Los principios constitucionales
Segùn el artìculo 104 de nuestra Constituciòn, la Magistradura es
un orden autònomo e independiente de los otros poderes. La independencia està a cargo del “Consiglio Superiore della Magistratura”,
cuyo Presidente es el Jefe del Estado, es decir el “Presidente della Repubblica “. El “Consiglio Superiore” està compuesto por veinte magistrados elegidos por sus colegas y por otros diez componentes elegidos
por el Parlamento.
La carrera de los magistrados es competencia exclusiva del
C.S.M..
Antes de empezar a hablar del Pubblico Ministero, harè una pe-
101
queña referencia en los principios generales que la Constituciòn italiana de 1948 puso para la jurisdiciòn.
Al hacer menciòn de esto, tenemos entonces que considerar los articulos 24, 25,111, 112 y 27.
Segùn el art. 25, la ley penal no puede ser efectiva en el pasado. En
el 112 està dicho que la acciòn penal es obligatoria.
Segùn el 27 la responsabilidad penal es personal; es decir que no
hay responsabilidad sin relaciòn causal entre la acciòn humana del
acusado y el hecho; no hay responsabilidad de hechos realizados por
otras personas, si no hay una especifica obligaciòn de impedir que
algo ocurra, como està dicho en el articulo 40 del codigo penal procesal.
Estos son los principios generales. Otros principios particulares
de iguàl importancia son:
El principio de igualdad del articulo 3; el principio del articulo
27 coma 3, que nos dice que las penas no pueden ser contrarias al
sentido de humanidad y tienen que tender al recupero social del culpable asì como la reserva al juez y al fiscal de la competencia en materia en actos limitantes de la libertad personal, como lo prevè el articulo 13;
el derecho de defensa y la asistencia gratuita a los pobres, del art.
24 y la presunciòn de no culpabilidad del articulo 27 coma 2, antes del
cumplimento de los tres grados del juicio.
La presunciòn de no culpabilidad del articulo 27, coma 2, antes
del cumplimento de los tres grados del juicio.
Pero el màs interesante y delicado articulo de la Constituciòn es el
111 en la su nueva versiòn, despuès de la reforma del 2000; segùn el
articulo 111, la prueba se puede formar solo en lo contradictorio del
debate publico. Por eso, los actos investigativos, como por ejemplo declaraciones de testigos o acusados, no hacen prueba en el debate, frente a la retractaciòn hecha por el mismo testigo o acusado. Esto vale
tambièn para las declaraciones del acusado en el interrogatorio con
asistencia de su abogado; frente a la retractaciòn en el debate, solo la
confesiòn se podrà evaluar como prueba, pero solo contra la persona
que confesò. Exclusa la confesiòn, todas las acusas contra otras personas, frente a la retractaciòn, se podràn evaluar como prueba solo si
hay prueba que el testigo o el acusado fue amenazado o recibiò dinero para retractarse.
Sin embargo tengo que precisar que tambièn la confesiòn en Italia tiene que evaluarse en su credibilidad antes de que se pueda condenar a alguien.
102
Independencia del “Pubblico Ministero” en Italia
La absoluta independencia del Pubblico Ministero (que en Italia
llamamos PM) està estrictamente atada a la de los jueces y a una organizaciòn de su carrera en la cual el poder ejecutivo no puede tener
gran influencia.
Esta es la colocaciòn del PM, segùn la Constituciòn de 1948, diferente a la del Reinado de Italia antes vigente, en la cual el PM actuaba
bajo la direcciòn del Ministro de la Justicia.
Tenemos que precisar que la actual colocaciòn del PM fue muy
discutida durante los trabajos constitucionales, ya que se mostraron
profundos desacuerdos. De hecho, la Junta que trabajaba en la aprovaciòn de la nueva Constituciòn no pudo llegar a una exacta afirmaciòn del principio. Es por esto que hay normas en la Constituciòn que
hacen de la magistradura un orden autonomo e independiente de cada poder y establecen la prohibiciòn de transferir a los magistrados
contra su voluntad; pero, para el fiscal se dice tambien en la Constituciòn que el disfruta de las garantìas establecidas a su favor por las
normas del Ordenamiento Judicial.
Esta norma fue un compromiso porque con ella se puede decir todo lo que se quiere. Se puede leer como una norma en la que el fiscàl
haga exepciòn a las generales garantìas de los jueces, o tambièn que
prevea la posibilidad de introducir màs garantìas para los fiscales. Pero la interpretaciòn por la cual las garantìas del fiscal son, este momento, las mismas del juez, fue la predominante y no està contrastada
en el sistema actual, gracias a la interpretaciòn conjunta del articulo 3
y del articulo 112 de la Constituciòn (l’acciòn penal es obligatoria), En
efecto, la independencia del fiscal es el unico instrumento que pueda
garantizar que l’acciòn penal sea realmente obligatoria y asì mismo garantizar que las leyes sean iguales para todos (art. 3 de la Constituciòn).
Las leyes sobre el ordenamiento judicial han siempre previsto las
misma garantìas de independencia para los jueces y los fiscales.
El C.S.M.
La ley que ha creado el C.S.M. ha realizado un compromiso respecto a la total independencia; los cargos directivos, de competencia
siempre del C.S.M., no se pueden conseguir sin el acuerdo del Ministro de la Justicia quièn tambièn tiene el poder de promover la acciòn
disciplinar ante el C.S.M..
103
El C.S.M., cuyo presidente es el mismo Presidente de la Republica, està compuesto por dos miembros de derecho (Primo Presidente della Corte di Cassazione; Procuratore Generale presso la
Corte di Cassazione) y ademàs de otros veinte componentes, magistrados, elegidos por mismos magistrados, y de otros diez elegidos
por el Parlamento entre los profesores universitarios en materias juridicas.
La estructura interna
No hay formas de plena jerarquìa entre los diferentes PM; el Procuratore della Repubblica presso il Tribunale no està sometido al Procuratore Generale presso la Corte d’Appello, èste no està sometido al
Procuratore Generale presso la Corte di Cassazione; pero el Procuratore Generale presso la Corte d’Appello puede avocar un procedimiento con acto escrito y especificamente motivado.
Hay naturalmente diferentes competencias entre los distintos
organos del P.M.; El Procuratore della Repubblica presso il Tribunale hace investigaciones y està en el juicio de primer grado; los
otros solo son P.M. en el juicio de 2^ grado y asì mismo tambièn en
el juicio de Cassaciòn, es decir el juicio sobre las violaciones de la
ley.
En lo interno de su estructura, el Procuratore della Republica tiene un poder de direcciòn y organizaciòn, que afecta a todos sus “Sostituti”. Pero este poder es general y no puede afectar singulos actos de
los sustitutos del Procurator. En particular, el Procurator no puede
sustituirse a los magistrados de su oficio en actos especifico de una investigaciòn contra su voluntad, solo puede revocar l’elecciòn de un
magistrado en toda la investigaciòn, pero esta revoca tiene que ser
muy motivada y el Sostituto puede reclamar la intervenciòn del
C.S.M..
El règimen del debate es diferente ya que en el juicio, el Pm no
està sometido a ningùn poder de direcciòn del Procuratore; èl puede ser despojado del cargo segùn las previsiones del articulo 53 co.
1 cpp y 70 co. 4 de la ley sobre el ordenamiento judicial, es decir,
por causa de algun grave impedimiento del magistrado (por ejemplo, en caso de enfermedad) por importantes razones de servicio o
bièn en los casos en los que el magistrado tendrìa la facultad de abstenerse.
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Legalidad de la acciòn penal
Segùn el artigulo 112 de la Constituciòn, el PM tiene que ejercitar la acciòn penal; esto conlleva al Pm a no poder rechazar la ejercitaciòn de la acciòn penal segùn evaluaciones de oportunidad que no
estèn estrictamente atadas a la previsiòn sobre la fuerza demonstrativa de las pruebas. Pero nadie puede negar que el gran numero de investigaciones que el PM tiene que hacer, junto con la necesitad de respectar los terminos de las investigaciones, impulsa al PM a hacer en
cierto modo una especie de selecciòn de los procesos de mayor importancia; es por esto que hay proyectos de reforma que quieren que
el Parlamento elija los criterios en los cuales las investigaciones tienen que estar orientadas hacia especificos tipos de procesos o de crimenes.
Cuando el Pm opine que no haya que ejercitarse la acciòn penal,
le pide al juez que decida de enviar en archivo la misma acciòn.
Esto ocurre en todos los casos en los cuales no hay que hacerse el
proceso; siempre y cuando el acontecimiento no constituya un crimen, no haya ocurrido, o el culpable no lo haya cometido; siempre y
cuando la prueba de la culpabilidad no sea suficiente para la acusaciòn en el debate publico.
Las carreras de jueces y de PM
Las carreras, actualmente, no estàn separadas; hay un unico examen, a travès del cual se eligen los magistrados, los cuales, despuès de
un periodo de prueba, reciben las funciones de jueces o fiscales, segùn
su preferencia.
Cuando un magistrado quiere cambiar su funciòn, antes de autorizar esto, el C.S.M. tiene que evaluar si el magistrado està apto para
recibir las diferentes funciones. Pero no contamos con especificos criterios para hacer esta valoraciòn y yo no conozco ningùn caso en lo
que el cambio de funciones no haya sido autorizado.
Perspectivas de reforma
Se habla desde mucho tiempo de separar las carreras, que estàn
juntas desde la Costituciòn de la Republica italiana, ed decir desde
1948. Los magistrados italianos, en general, no quieren la separaciòn
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de las carreras, porque tienen miedo que, despuès de la separaciòn, se
pueda llegar al sometimiento del PM al Gobierno.
En este momento hay una propuesta legislativa que podrìa realizar, de hecho, una especie de separaciòn de jueces y fiscales; segùn esta propuesta la elecciòn de los veinte magistrados componentes del
C.S.M. tendrà que estar proporcionada al numero de los representantes de la diferentes funciones; es decir, mientras en este momento los
magistrados pueden elegir cuantos jueces o PM quieran, esta propuesta establece que el numero de los componentes de ambas categorias se establecerà antes, teniendo en cuenta el numero de magistrados jueces o fiscales.
Como el numero de jueces en Italia es aproximadamente 7000 y el
numero de los fiscales es aproximadamente 2000, los veintes componentes magistrados podrìan ser, por ejemplo, cinco fiscales y quince
jueces.
Hay que precisar que, en los ultimos años, el numero de los PM en
el C.S.M. ha sido bastante alto. En efecto esto ocurre tembièn porque,
para la elecciòn en el C.S.M., el hecho de ser conocidos por los otro
magistrados es importante y las investigaciones pueden dar una popularidad que el juez no puede alcanzar si hace el juez como se debe,
es decir estando lejos de los medios de comunicaciòn (como tendrìa
que hacer tambièn el PM). Entonces, esta reforma, a lo mejor no encontrarà gran oposiciòn porque, aunque tenga la finalidad de crear
una separaciòn de hecho entre los PM y los fiscales, pero tambièn puede resolver un problema efectivo.
Una otra propuesta de reforma es la que prevè de instituir un organo disciplinar autonomo, diferente del C.S.M., cuyos componentes
no sean magistrados.
Esta propuesta se basa en la consideraciòn que los magistrados
puedan ser demasiado indulgentes en el juicio disciplinar contra sus
colegas, pero pienso que la secciòn disciplinar del C.S.M. es realmente severa con todos los magistrados, en cuanto a la productividad se
refiere.
Pero el real problema es otro. Algunos quieren que la secciòn
disciplinar del C.S.M. sea mas severa en cuanto se refiere a los casos
disciplinares de magistrados que han concedido entrevistas ante la
prensa.
En efecto el C.S.M. siempre ha juzgado las declaraciones a la
prensa como legitimas, tambièn cuando hacen, por ejemplo una critica de las nuevas leyes aprobadas por el Parlamento, siempre y cuando
el magistrado no haya utilizado palabras indecorosas ni haya hablado
106
de sus especificos procesos; pero no todos estan de acuerdo con esta
libertad de critica.
Voy a hacer ahora una particular referencia a la Direcciòn nacionàl antimafia.
En 1991 Giovanni Falcone diò particular impulso al nacimiento
de dos instituciones especificas para la lucha contra la criminalidad
organizada: la Direcciòn nacional antimafia – DNA – y las veintiseis
Direcciònes districtuales antimafia (DDA).
Seis meses despuès al nacimiento de dichas instituciones, Giovanni Falcone, su mujer y sus guardaespaldas, murieron en un atentato mafioso. Motivo de esto fue que Falcone trataba de proponer a un
nivèl institucional su experiencia en el asì dicho “pool antimafia” siciliano.
En efecto, en la experiencia siciliana, hubo la posibilidad, para los
magistrados, de trabajar unicamente en investigaciones de mafia y
con una visiòn global del fenòmeno, tratando todas la investigaciones
que se referìan a esta organizaciòn.
La primera previsiòn del la ley que iba a crear la Dna y las Dda fue
que el procurator Nacional tenìa que hacer una ponencia al Procuratore Generale presso la a Corte di Cassazione, cada año, sobre el desarollo general de las investigaciones en el territorio nacional; y el Procuratore generale tenìa que hacer a su vez una ponencia al Ministro de
la justicia; este tenìa que hacer una ponencia al Parlamento. Hubiera
sido el primèr caso de vigilancia politica sobre las investigaciones y;
ademaàs, algunos deseaban extender la competencia del Procurator
Nacional a otras investigaciones de nivèl nacional aunque no fuesen
de criminalidad organizada.
Pero tambièn por la oposiciòn de la magistratura la ley fue cambiada antes de su aprobaciòn y, en particular, fue eliminada esta ponencia anual.
Como trabajan la Dna y las Dda y cuales son las relaciones entre
ellas?
Las Dda son organos investigativos compuestos por magistrados
que trabajan en las Procure de las ciudades màs importantes, es decir
en los lugares dònde haya la Corte d’Appello.
Las DDA son veintiseis. En las màs grandes ciudades, como Napoli por ejemplo, los magistrados de la Dda son màs que veinte.
La competencia de las DDA se refiere a los siguientes delitos, como prevè el articulo 51 co. 3 bis del codigo penal procesal: 416 bis
(asociaciòn mafiosa); asociaciòn relacionada con el trafico de droga;
secuestros de personas y otros delitos no importa por cual pena puni-
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dos, cuando pueden dar ventajas a una asociaciòn mafiosa o delitos
cumplidos trayendo beneficios de la intimidaciòn atada al miedo que
hace la asociaciòn independientemente de amenazas especificas y trayendo tambièn beneficios de la “omertà”, es decir la ausencia de colaboraciòn con la justicia.
Todos los delitos de esta especie, cumplidos en el districto de la
Corte di Appello, son competencia de la DDA.
Los magistrados componentes de una Dda tratan unicamente investigaciones y procesos de criminalidad organizada. Ademàs, a fin de
conseguir una visiòn global del fenòmeno criminal, la competencia de
la Dda se refiere a un territorio (Distretto) màs grande del territorio
(Circondario) de competencia para las investigaciones para otros tipos
de delitos.
La participaciòn de magistrados a la Dda està regulada por la ley
solo en el minimo: dos años. La duraciòn maxima fue establecida por
el Consejo superiòr en ocho años y uno màs para terminar las investigaciones y procesos en curso. Los componentes de la DDA son eligidos por el Procurator de la Republica (el jefe de la Procura) y la nomina tiene que ser aprobada por el Procurator nacional y tiene tambièn que ser comunicada al Consejo Superior. No està establecida una
especifica competencia del C.S.M. en este asunto, pero el C.S.M.
podrìa tomarse en cuenta las nominas en el juicio sobre la profesionalidad del Procuratore que ha hecho estas nominas.
Direcciòn de la Dda
Està a cargo del jefe de la Procura; es decir el Procuratore della
Republica es tambièn Procuratore Distrettuale, pero el mismo puede
ceder su funciòn de Procuratore Distrettuale a otro componente del
oficio.
DNA
Segùn la ley, la Dna no tiene poderes investigativos; sòlo es un organo de coordinamiento, cuyos magistrados pueden investigar en dos
casos particulares; cuando, segùn las exigencias de las DDA, uno, o
màs magistrados de la Dna, son aplicados a una Dda en los casos en
los cuales se necesita de un ayuda particular para las investigaciones.
El segundo es cuando las actividades de coordinamiento externo de la
108
Dna, es decir entre dos o màs DDA que estèn en conflicto investigativo no hayan tenido exito. En este caso, la Dna puede avocar las investigaciones; pero desde cuando la Dna y la DDA existen, esto no ha ocurrido.
Poderes de monitorizaciòn
Las funciones màs importantes – las de coordinamiento – son basadas en actos informales, es decir las reuniones con otros magistrados de las Procuras Districtuales o no districtuales para resolver problemas de coordinamiento.
Otra funciòn es la de monitorizaciòn, es decir la registraciòn de
los datos investigativos que se refieren a las investigaciones y procesos
màs importantes, las estatisticas criminales y, por fin, la posibilidad de
hacer previsiones y de concertar estrategias con las DDA. Para la formaciòn de la DNA debe tenerse en cuenta que la nomina de los substitutos de la DNA no tiene fin; pero el jefe, el Procurator Nacional, puede durar en el cargo sòlo cuatro años con una sola proroga de la misma duraciòn.
Todos los substitudos de la Dna tienen que ser magistrados juzgados aptos para ser jueces de la Corte di Appello.
La Dna naturalmente tiene su estructura especifica, cuyas caracteristicas no son establecidas por la ley. La organizaciòn interna de la
DNA en efecto se compone de Departamentos (Dipartimenti) y Servicios (Servizi).Esta estructura naciò solo en 1997 (la Dna naciò en
1991) y fue completada en 2000.
La diferencia entre los Departamentos y los Servicios està en el hecho que los Servicios son organizados con referencia a las organizaciones criminales cuyas actividades son investigadas en el territorio
nacional, mientras que los servicios se refieren a especificas funciones.
Los Departamentos son cinco: Cosa Nostra (mafia siciliana) Camorra (mafia napoletana) ‘Ndrangheta (mafia calabrese) Nuove Mafie
(mafia de criminales estranjeros en Italia, en particular de Paises Balcanicos, sovieticos, y africanos) Criminalità Pugliese (mafia de la Puglia, en particular la asociaciòn criminal que se apella “Sacra Corona
Unita).
Estàn formados por un minimo de cuatro (criminalità pugliese) a
un maximo de ocho magistrados (Cosa Nostra).
La divisiòn de los magistrados en departamentos tiene como fina-
109
lidad la de concentrar las competencias entre la DNA, con el fin de garantizar que los magistrados de la Dna puedan conseguir una profunda competencia sobre los respectivos asuntos.
En efecto, los magistrados de un departamento concentran todas
las informaciones que se refieren al asunto correspondiente; de este
modo, coordinandose directamente, pueden hacer programas y llegar
a nuevas ideas de investigaciòn para transmitirlas a las Procure distrettuali; tambièn se hacen estudios històricos, economicos y sociològicos sobre los grupos criminales o las medidas economicas y financieras que pueden ser utilizados por los empresarios criminales.
Los servicios unifican actividades que son funcionales al mejor desarollo de las competencias de los departamentos. Estos son siete:
1) Cooperaciòn internacional 2) Informàtica 3) Estudio y documentaciòn 4) Operaciones sospechas 5) Secuestros de personas 6) Telecomunicaciones 7) Medidas de prevenciòn.
En cuanto se refiere a la cooperaciòn hay que tomar en cuenta que
la DNA es un “Punto central de contacto” en la Red judicial europea
de la Uniòn Europea.
Las especificas funciones de la DNA
El articulo 371 bis identifica la funciòn general del Procuratore
nazionale antimafia con la funciòn de estimular las investigaciones y
garantizar el coordinamiento.
El mismo articulo disciplina los poderes que son reconocidos a este fin.
Dichos poderes son los siguientes:
1) Garantizar el coordinamiento investigativo entre las DDA, tambièn con la aplicaciòn de magistrados de la DNA a las Procure territoriales.
Pero estas aplicaciones pueden hacerse tambièn solamente para
ayudar las dichas Procure para especificas exigencias investigativas o
procesales.
2) Recoger y elaborar informaciones que se refieren a la criminalidad organizada, con las cuales garantizar el coordinamiento informativo.
3) Establecer directivas para garantizar el coordinamiento investigativo entre las DDA.
4) Promover reuniones con la misma finalidad del punto 3.
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5) Avocar las investigaciones, a fin de que se conduzcan por un
magistrado de la Dna, cuando haya una inactividad de las DDA o
cuando no hayan sido utiles las tentativas de coordinamiento.
A fin de garantizar, en particular, la actividad de estimulo y de coordinamiento investigativo, el Procurator nacionàl puede, segùn las
previsiones del articulo 117, conocer las “notizie di reato” que se refieren a las investigaciones en todas las Procure italianas y tambièn
entrar informaticamente en las “Banche dati” que, en todas las DDA,
recogen las informaciones sobre las investigaciones de criminalidad
organizada.
Que significa, en la Dna, elaborar las informaciones?
Puede tomarse por exemplo lo que ha ocurrido en las investigaciones sobre los màs graves crimines que se refieren a las basuras o las
escorias de cualquier tipo (urbanas, nocivas, nucleares o radioactivas).
Algunas investigaciones enseñaban que estos crimenes se hacìan por
grupos criminales de las regiones Campania (camorra) y Calabria
(‘Ndrangheta). La Dna verificò todas las investigaciones en curso en
Italia, que se referìan al transporte y al despacho illegal de estos materiales y convocò la reuniòn de los magistrados a fin de seleccionar
las actividades mas importantes que tenìan que ser cumplidas en con
interès comùn. Todas las Procure (tambien las Procure sin DDA) dieron informaciones y ejemplares de actos investigativos. Toda la documentaciòn recavada de este modo fue organizada y informatizada, engresada en ordenadòr, y puesta a disposiciòn de todas las Procure. A
los Carabinieri (que son una de las mas importantes autoridades de
policìa) se pidiò de hacer un estudio para comprender si los crimenes
se podìan encuadrar en una estrategia commùn de las organizaciones
y, en caso adfirmativo, cual serìa el proximo desarrollo de estrategia a
seguir.
Armando D’Alterio
Miembro de la Comisión Científica – C.S.M.
111
112
L’INCOMPATIBILITÉ DU JUGE EN ITALIE
Introduction
La première affirmation, dans le système italien, du principe de
l’impartialité du juge remonte à la ratification de la Convention Européenne des Droits de l’Homme, du coté de l’Italie (loi 4.8.55, n. 848);
en effet, l’article 6, premier alinéa de la Convention Européenne, établit: («Toute personne a droit à ce que sa cause soit entendue… par un
tribunal indépendant et impartial»).
Ensuite, l’article 111 de la Constitution, introduit en 1999, a expressement affirmé et souligné le principe, en établissant le principe
du juge tiers et impartial.
Toutefois, le principe était déjà considéré protégé à un niveau
constitutionnel en Italie, d’un point de vue indirect, même avant l’introduction de l’article 111.
En effet, la jurisprudence déjà déduisait la protection constitutionnelle du principe d’impartialité des articles 24 et 3 de la Constitution, c’est à dire droit de défense et égalité de tous les citoyens devant la loi; ces articles étaient considérés le fondement constitutionnel de toutes les dispositions de la loi qui, même si elles ne nommaient pas l’impartialité du juge, y faisaient de toute façon référence;
ensuite, pendant l’année 1999, le même article 111, a voulu expressément introduire l’alinéa 2 «Tout procès se tient dans le contradictoire, en condition de parité des parties, devant le juge tiers et impartial».
Le même code italien de procédure pénale, en vigueur depuis l’année 1989, a introduit la séparation de l’action publique ainsi que de
son contrôle, l’une étant assignée au Ministère Public, l’autre étant assigné au juge des investigations preliminaires, juge qui decidera également sur le renvoi au jugement.
Cette séparation fût une vraie révolution parce que, dans le vieux
code, le Ministère public partageait l’action publique avec le juge d’instruction, dont les fonctions étaient presque les mêmes que celles du juge d’instruction français.
Avec le nouveau code la figure du juge d’instruction n’existe plus
en Italie.
Toutefois, les carrières des juges et des procureurs ne sont pas separées; ils participent au même concours et ils peuvent passer de l’une
113
à l’autre fonction, après une évaluation d’aptitude du Conseil Supérieur de la Magistrature.
Mais le principe d’impartialité (qui comme déjà mentionné précédemment, est expressement cité seulement dans l’article 111 de la
Constitution) est protégé par d’autres normes particulieres. A savoir,
dans le code de procédure civile, les articles 51 et suivants (abstention du juge) les articles 53 et suivants (récusation du juge) l’article
73 (abstention du ministère public). Au niveau du code de procédure pénale, il s’agit des articles 36 (abstention du juge) 37 et suivants
(récusation du juge). Toutefois, il faut préciser que dans la procédure civile et pénale la faculté de récuser le ministère public n’existe
pas.
Le texte se référant à ces normes peut être consulté dans la documentation que nous avons emportée. En général, les raisons d’abstention du juge sont fondées soit sur l’existence d’un intérêt particulier du
juge dans la cause, même soit sur l’existence de liaisons avec les parties, soit, au contraire, sur des raisons d’hostilité envers les parties, ou
encore sur des raisons graves d’opportunité. Les raisons de récusation
appliquent les mêmes principes, sauf pour les raisons d’opportunité,
qui sont prévues seulement pour l’abstention.
Le ministère public, dans la procédure pénale, doit s’abstenir en
cas de raisons graves d’opportunité.
D’autres dispositions qui se réfèrent au thème de l’impartialité
peuvent être également trouvées dans les articles 34 et 35 du code de
procédure pénale, l’article 34 se référant à l’incompatibilité causée par
certains actes accomplis dans la poursuite pénale, d’autre part l’article
35 se référant à l’incompatibilité causée par des liens de parenté ou
d’alliances conjugales.
En ce qui concerne l’article 34 (incompatibilité causée par des
actes accomplis dans la poursuite pénale) il faut préciser qu’il a été
l’objet de plusieurs arrêts de la Court Constitutionnelle qui ont énormément accru les cas d’incompatibilité du juge.
Même la loi sur le règlement judiciaire (décret royal 30 janvier
1941, n. 12) prévoit certaines dispositions qui regardent notre thème: il s’agit des articles 16, 17, 18, 19. Ces dispositions regardent
en général les incompatibilités entre les fonctions de juge et des
autres fonctions publiques ou privées (art. 16, 17) et les incompatibilités causées par des liens de parenté avec les avocats ou les magistrats qui exercent leurs fonctions dans la même juridiction (art.
18,19).
Pour revenir au sujet du fondement constitutionnel du princi-
114
pe de l’impartialité du juge, il est nécessaire de remarquer que l’affirmation de ce même principe dans notre Constitution, n’est pas
sans conséquence dans l’activité législative qui concerne le procès
pénal.
En effet le choix italien a été très différent du choix français. Les
principes du procès équitable, ont été introduits, en France, avec une
disposition de loi ordinaire, l’article 1 de la loi du 15 juin 2000, insérant un article préliminaire dans le code de procédure pénale. Cet article n’affirme pas expressement un principe général d’impartialité
mais il souligne certains points spécificiques, c’est à dire la procédure
équitable et contradictoire, l’equilibre des droits des parties, la séparation des autorités chargées de l’action publique et des autorités de
jugement.
Le choix constitutionnel et terminologique de notre Parlement a
produit une activité législative, qui considère que le nouvel article de
la Constitution oblige à renforcer la sauvegarde du principe de l’impartialité. Un projet de loi, qui pour l’instant est en discussion, va reintroduire, dans la procédure pénale, l’ainsi dite «suspicion légitime»
presque comme celle que nous connaissions dans l’ancien code, code
en vigueur de 1930 à 1989.
La suspicion légitime (en France, article 662 du code de procédure pénale) n’avait pas été proposée dans le nouveau code italien
(bien que la loi de délégation législative au gouvernement la prevoyait
encore) parce qu’on considérait (selon la relation préliminaire du code) qu’avec cette institution définie de manière trop générale, il y
avait le risque d’une violation trop fréquente du principe du (respect
du) «juge naturel» (article 25 de la Constitution), c’est à dire le principe pour lequel: a) la compétence du juge doit être préétablie par la
loi; b) le juge dont la compétence est établie en général ne doit pas
être dessaisi.
Le projet de loi va réintroduire l’ancien principe.
Au contraire, la norme en vigueur en ce moment (article 45:
«Remissione del processo»), en remplaçant tout à fait l’article 55 du
code de 1930 sur la légitime suspicion), spécifie que le renvoi à
l’autre juge peut avoir lieu seulement en présence de graves circonstances locales qui peuvent attenter à la liberté de détermination
des personnes qui participent au procès, et qui ne peuvent pas autrement être éliminées. D’autres causes de renvoi sont prévues par
cet article, mais elles ne se référent pas à des raisons d’impartialité
du juge, mais au risque que l’ordre public soit affecté par le cours
du procès.
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Le régime des incompatibilités dans le code de procedure pénale
Nous avons déjà effleuré les principes généraux du sujet. Avant de
les traiter de manière plus spécifique, il faut remarquer qu’il y a une
différence juridique et terminologique évidente entre les incompatibilités qui se retrouvent dans l’article 34 d’une part (qui se réfèrent à
des circonstances qui concernent l’accomplissement des actes du procès et qui, selon l’article cité, dessaisissent le juge) et la récusation et
l’abstention d’autre part (dont la discipline prevoit que le dessaisissement suive l’admission des mêmes). Cependant, selon la Cour de Cassation, les moyens pour relever une incompatibilité ne sont que l’abstention et la récusation. Il s’ensuit que
(comme il est de règle pour la récusation et pour l’abstention dans
les cas prevus par les articles 36 et 37) tous les actes accomplis, même
en présence d’une cause d’incompatibilité, seront valables même si ensuite il y aura – avec l’admission de l’abstention ou de la récusation –
la déclaration d’incompatibilité, qui n’aura donc pas d’effet rétroactif.
Les prévisions de l’article 34 du code de procédure penale
Les incompatibilitès prévues dans le code de procédure pénale
établissent en bref que le juge qui a rendu le jugement ne peut pas
exercer ses fonctions dans les degrès successifs du procès; établissent
également que le juge qui, dans le système italien, a rendu certaines
decisions conclusives des investigations préliminaires – toujours
conduites par le Ministère public – c’est à dire «il giudice dell’udienza
preliminare» ne peut pas participer au jugement – en effet sont prevus,
comme cause d’incompatibilité, tous les actes (ordonnance de renvoi,
de non lieu etc.) dans lesquels le juge doit, de toute manière, examiner
le fond de l’action.
En outre, l’alinéa suivant (art. 34 alinéa 2bis) prévoit des autres incompatibilités tout à fait internes aux investigations preliminaires; cette norme interdit au même juge toute décision de fond concernant les
investigations preliminaires quand celui-ci a exercé de quelque façon
ses fonctions précédemment (sauf quand il a accompli des actes de
moindre importance, expressement exclus par l’alinéa 2 ter). Ainsi, par
exemple, le juge qui a autorisé les interceptions de correspondance
émise par la voie des télécommunications ou encore le juge qui a autorisé la détention provisoire ne peut pas participer à l’audience préliminaire (dans laquelle on decide le renvoi au jugement ou le non lieu).
116
C’est pour ça que, lors que le Ministère public, après avoir terminé les investigations, présente ses requêtes au juge, le chef du bureau
du juge des investigations preliminaires nomme, pour les fonctions de
juge de l’audience preliminaire, un juge du même bureau, mais différent de celui qui a accompli les fonctions de contrôle des investigations preliminaires (juge des investigations preliminaires au sens
strict). Il faut, en effet, préciser qu’il n’y a pas de distinction entre les
deux fonctions, parce que tous les juges du bureau du juge des investigations preliminaires exercent alternativement, les deux fonctions.
Au contraire, comme on a dit précédemment, d’autres actes,
moins importants, sont exclus. Il s’agit des autorisations sanitaires,
des permis d’entretien et de correspondance téléphonique aux detenus, des contrôles sur la correspondance, et de certains autres actes
(specifiés dans l’article 34) qui n’affectent pas le fond de la cause.
Tous ces actes dont je viens de parler sont les seuls dont l’accomplissement n’est pas cause d’incompatibilité.
La jurisprudence de la Cour Constitutionelle
Comme nous avons déjà mentionné, la Cour Constitutionelle a
considérablement accru les cas d’incompatibilité, en déclarant l’illégitimité constitutionelle de l’article 34 du code de procédure pénale, parce qu’en conflit avec les articles 3 (egalité de tous le citoyens devant la
loy) et 24 de la Constitution (droit de la défense), pour la partie qui ne
prevoyait pas certaines incompatibilités.
Les arrêts de la Cour Constitutionnelle sont vraiment nombreux et
j’aimerais, à ce propos, renvoyer aux actes que vous avez ci-joints; toutefois, il est maintenant souhaitable de souligner les points principaux
établis par la Cour.
Ces arrêts concernent d’un côté les incompatibilités à participer
au jugement du juge qui, en exerçant le rôle de juge des investigations
préliminaires, a accompli certains actes dans le même procès; d’un
autre côté, ils concenent les incompatibilités se produisant à l’intérieur du même jugement.
Par contre, nous ne parlerons pas de certaines sentences de la Cour
Constitutionnelle qui ne sont plus actuelles, et ce après la modification
de l’article 34 par la loi n. 51 du 19 février 1998, qui a introduit les alinéas 2bis et 2ter de l’article 34, desquels nous avons déjà parlé.
En effet, les alinéas 2bis et 2ter de l’article 34 ont accueilli les principes des certains arrêts importants de la Cour Constitutionnelle.
117
1. Incompatibilités, établies par la Cour Constitutionnelle,
du juge des investigations préliminaires et du juge
du Tribunal de la liberté à participer au jugement
Nous avons déjà précisé que l’article 34, alinéa deux, prevoit que
le juge qui, dans le système italien, a rendu certaines décisions conclusives des investigations preliminaires – toujours conduites par le Ministère public – c’est a dire «il giudice dell’udienza preliminare» (dit
aussi «G.u.p.») ne peut pas participer au jugement;
nous avons aussi précisé que l’article 34, alinéa deux bis, prévoit
l’incompatibilité du juge qui a accompli les actes les plus importants
de contrôle des investigations préliminaires, à exercer le rôle de g.u.p
(avec lesquelles on decide le renvoi au jugement ou le non lieu) et a
participer au jugement.
Mais, avant l’introduction de l’alinéa deux bis, la Cour Constitutionnelle avait dèjà prononcé plusieurs sentences, établissant certaines incompatibilités de ce genre.
Les plus importantes sont:
a) Incompatibilité à participer au jugement du juge des investigations préliminaires qui a émis un mandat d’arrêt contre l’accusé ou le
prévenu ou qui ait, de quelque façon, decidé sur les instances concernent la liberté personelle; la même incompatibilitè est établie pour le
juge qui ait participé au jugement de l’ainsi dit “Tribunal de la liberté”
concernant les recours contre les mêmes actes (Cour Constitutionnelle n. 432/95 et n. 131/96).
b) Incompatibilité à participer au débat du juge des investigations
préliminaires qui, saisi par le Ministère public d’une requête de classement sans suite, ait au contraire établi ce qui dans la pratique procédurale italienne, s’appelle imputation coercitive (imputazione coattiva).
Les raisons de ces arrêts de la Cour sont claires. Il s’agit d’actes
avec lesquels le juge examine le fond de l’action d’une façon approfondie, ce qui pourrait déclencher chez le juge ce que la Cour Constitutionelle a appelé “la force de prévention”.
C’est peut être interressant de noter que, pour la première question, la Cour Constitutionnelle avait précédemment décidé différemment, en excluant l’incompatibilité. Ensuite l’incompatibilité a été
prononcée parce que, comme la Cour a expliqué, les évaluations du juge des investigations préliminaires et du Tribunal de la liberté, lors
qu’ils jugent de la liberté personelle, sont ensuite devenues plus pro-
118
fondes après la loi n. 332/95; par exemple, ils doivent juger si l’accusé
peut jouir du sursis à l’execution de la peine.
2. Les incompatibilités se produisant a l’intérieur
du même jugement
La Cour Constitutionnelle a toujours établi qu’il n’y a pas d’incompatibilité lorsque le juge prend plusieurs arrêts dans le même degré du procès. Avec la sentence n. 371 de 1996 elle a par contre reconnu une exception à ce principe, en etablissant qu’il y a incompatibilité à juger dans le cas de participation de plusieurs personnes au délit,
lorsque le juge a jugé un ou plusieurs des participants, tout en exprimant certaines évaluations sur la culpabilité des autres; ces dernièrslà ne peuvent pas être jugés par le même juge.
Armando D’Alterio
Membre du Comité scientifique – C.S.M.
119
120
THE EUROPEAN PROSECUTOR:
unification or harmonisation of substantive criminal law;
criminal offences, period of limitation,
liability of legal persons
Introduction
The purpose of the Green book of the European Commission is to
explain and support the idea of remedying the fragmentation of the
European law-enforcement area by establishing a European Public
Prosecutor.
Not secondary is also the purpose of implementing a consultation
process throughout 2002 with all interested circles, regardless of their
public or private quality.
The most important international legal basis of this purpose is the
Convention of 26 July 1995 on the protection of the European Communities’financial interests, not yet ratified by all member state (but
ratified and applied by Italy by the law 29 September 2000 n. 300, regarding also the corruption of public officials).
This convention mostly regards the need for unification of offences prejudicial to E.U. financial interests.
Other steps beyond, regarding the specific purpose of instituting
the European Prosecutor, have been done by the Green book, that envisages a set of rules regarding this matter.
In fact, referring from this point of view to the terminology adopted by the Green Book:
“Fraud is a phenomenon that needs to be stamped out”.
The economic amount of frauds affecting the European resources
is, in fact, taking for example the information from the Commission,
regarding 1999, of 413 million of euros.
Aiming at the above mentioned purposes, the Green Book lays
down a proposal of the Commission, mainly regarding:
a) Legal status and internal organization of the European Prosecutor;
b) Substantive law to be applied in fighting crimes;
c) Procedural law.
The focus of this report is on the perspectives regarding substantive criminal law.
121
From this point of view, the most important substantive criminal
principles, related to the institution of the European Prosecutor could
be inherent to the following items:
1) Principles related to the attempt to commit a crime.
2) Principles related to the participation in a crime.
3) Unification of the criminal rules defining the facts constituting
criminal offences related to conspiracy, corruption, fraud, money
laundering.
4) Unification of the principles regarding limitation periods of penal action.
5) The unification of principles regarding the liability of legal person.
So, in order not to create elective paradises of impunity in any
E.U. Country and reflecting on the usual system to perpetrate crimes
prejudicial to the European Community interests; crimes often requiring the collaboration among various European enterprises, established in different E.U. Countries.
In fact, the need for unification is particularly important for the
aims of protecting the financial interests of the Community.
The Green book of the European Commission proposes a wide
choice, to be made among the different techniques that could be used.
The first possibility is reference to the Member States domestic
law purely and simply; but the Green book prefers the following other
possibilities:
either harmonisation of part of the national law, the national rules
superseding the Community rules for the rest, or total harmonisation
of certain national provisions;
finally, unification, through the creation of a corpus of autonomous Community rules.
Perhaps the first choice is not suitable for the goals the institution
of a European Prosecutor aims at, the other choices seeming more
suitable to them.
The Green book point out that there is already consensus in the
EU about a common definition regarding fraud, corruption, money
laundering as resulting from the proposal for a directive of 23 may
2001, derivating from the Bruxels Convention of 26 July 1995 and its
protocols (in particular, Protocol of 19 July 1997 to the 1995 Convention regarding the financial protection of the Community interests).
122
The Green book does not specifically refers to harmonization of
other principles regarding penal responsibilities.
Perhaps, if one can make some proposals not strictly limitated to
the matters treated by the Green Book, a closer sight could be recommended, or suggested, not only to limitation periods, whose need of
unification is well considered by the Green Book, but also to the differences still regarding other general institutions like, for example,
participation in the crime or attempt to commit it.
In fact, both the common definition of fraud (art. 3 of the directive)
and the common definition of money laundering (art. 6) establish that
the criminal acts should be punishable either as a principal offence, or
as participation in, instigation of, or an attempt to commit the crime.
And we should consider that some differences can be still envisaged from these points of view.
Participation in a crime
Italian penal code does not provide a definition of participation in
the crime, even though it provides a particular discipline of many aspects regarding participation.
According to Italian jurisprudence, moral participation in a crime
is not necessarily fulfilled by an instigation to commit a crime; actually a consensus to commit the crime is enough, when fully realized
and communicated to the material executor before the commitment of
the crime, also without any moral or material support other than just
the awareness of the agreement.
It seems to me that the substantive law in France, for example,
gives a narrower definition of moral participation.
About moral participation, the French code establishes that a person is accomplice in the crime with moral participation when gives
rise to its commitment by gifts, promises, threats, order, instructions,
abuse of authority or power (section 121-7).
Anyone can see how the French code requires more than the Italian to hold that a participation in crime is fulfilled, the moral accomplice being the direct instigator of the commitment of crimes.
Section 63 of the Spanish penal code, like Italian code, also does
not provide a definition of the participation in a crime but it is quite
different too from the other codes, because establishes generally that
accomplices in a crime will always face a lower penalty than the one
applied to the material executor.
123
Attempt to commit a crime
The Italian (Section 56) and Spanish (16) penal codes give
quite similar and precise definitions of the attempt to commit a
crime. The attempt is a start to the commitment, realized, according to the Italian, through material acts, clearly heading for the accomplishment of the crime; according to the Spanish, objectively
heading for it.
While anyone can see how little the difference between the two
codes is, on the contrary the French code (Sect. 121-5) simply defines
the attempt to commit a crime as a start to his execution.
And so, just speaking about codes of the same origin of civil law;
let’s imagine the differences if we shift to a wider European range.
Responsibility of legal persons
The Green Book support this responsibility for crimes prejudicial
to the Community’s financial interests.
In Italy a legislative decree regulate this matter (8 July 2001 n.231)
providing a responsibility of legal persons deriving from a crime committed in the interest or the advantage of the legal person, by persons
acting on behalf or in the management of the legal person, except for
the case they have acted in their exclusive interest or in the interest of
third persons.
This responsibility applies to any legal person, except the State,
the local authorities and other non profit public legal persons.
The responsibility of the legal person is a kind of administrative
one, punished with economic sanctions and other sanctions concerning the activity of the legal person, as the suspension of the activity, the withdraw of licences, the exclusion from government
grants even if already released and also the prohibition of advertising its product.
Section 19 provides the confiscation of the price or the proceeds
from the crime and also the possibility to confiscate an equivalent
amount of money, if the first option is not feasible.
Section 22 provides a limitation period for this responsibility of
five years since the committing of the crime.
Very clear the differences between the Italian and French system.
Section 225-4 and 121-2 of the French penal code establish the re-
124
sponsibility of all legal persons, except only for the State, for the
crimes committed in their interest by their officers and representatives.
So in the French system, only the responsibility of the State is excluded and not that of other public legal persons.
Moreover, the responsibility is established only for the crimes for
which it is specifically provided and not for all kind of crimes (it is
provided for the kind of crimes we are speaking about).
The economic sanction (amende) is five times as much as the economic penalty generally provided for the crime; on the contrary, in
Italy there is not a strict link between the two penalties, being given to
the judge the choice to apply an economic sanction ranging from
25.000 to 1.500.000 euros.
But the most interesting difference refers the evidence of innocence that can be given by the legal person in Italy (excluding the responsibility, but not the confiscation of the criminal proceeds).
Two cases are regulated:
a) crimes committed by high executives of the legal person;
b) crimes committed by persons working under the direction of
those executives.
In the second case, the legal person is responsible only if the commitment of the crime has been made possible by the violation of the
duties of direction and control by the executives.
In the first case the exclusion of the responsibility is more difficult, but not impossible. The burden of the proof lies on the executives in order to give evidence that they have adopted an effective organization to prevent those events; an organization in which officer
in charge of control are autonomous. If these officers have made effective controls and the author of crime has committed it escaping
the controls with fraudulent behaviour, in this case the responsibility
is excluded.
It seems difficult to escape this system of responsibility for the legal person; but we must consider that, very often, the crimes with the
biggest impact in advantage of a legal person are committed with the
participation of the top level executive.
This is particularly clear in matters regarding the corruption of
public officers of the E.U. Community or the fraud in asking financial
subsidies from the European Community through its export refund
scheme.
The system of getting subsidies from European Community
125
strictly affects all the organization of an enterprise, from the point of
view of the choice of the type and quality of goods to product, the
choice of other enterprises to associate in the business and to make
affair with, the origin of gross materials and the destination of the final product, and also all the fiscal organization of the whole enterprise.
Consequently, the author of crimes related to this matter must be
the top executives of the enterprise and we can’t fail to consider that
top level executives are the same that, in a more or less direct way, decide the organization, the funds and the persons working in the bodies of control in the legal person; so they can calibrate their criminal
activities knowing the ways and having the means to escape the control of the body that they have created.
For this reason J think that to make more effective the fight
against crimes prejudicial to the economic interest of the E.U. we
should support a unification of the legislation, aiming at abolishing
the possibility to escape the administrative responsibility of the legal
person and also providing higher economic penalties.
Fraud
Article 1 of the Convention has been incorporated in the proposal
for a directive of 23 may 2001, whose article 3 defines fraud as”any intentional act or omission relating to the use or presentation of false,
incorrect or incomplete statements or documents, which has as its effects the misappropriation or wrongful retention of funds from the
general budgets managed by, or on behalf of, the Community, non-disclosure of information in violation of a specific obligation, with the
same effect, or the misuse of such funds for purposes other than those
for which they were originally granted”.
Comparative exam of Italian, French and Spanish legislation allow to point out that, in front of the complexity and variety of the Italian and Spanish crimes directly connected to misappropriation of
community funds (Section 640 bis, 316 bis and ter of the Italian penal
code; section 248, 305, 306, 309, 627 y 628 of the Spanish penal code)
the crimes provided by French (in particular, escroquerie 313-1) refers
to a smaller number of conducts.
Moreover, none of the above mentioned crimes consider the omission relating to the use or presentation of statement or documents; so,
the need for unification is particularly clear.
126
Corruption
Section 4(1) of the proposal for a directive (art. 2 of the protocol
of 27 september 1996 to the 1995 Convention) defines passive corruption as “the deliberate act on the part of an official, whether directly
or through an intermediary,of requesting or receiving advantages of
any kind whatsoever to officials, for themselves or for a third party, as
inducement for them to breach their official obligations and carry out
or refrain from carrying out an official duty or an act in the course of
their official duties in a way that damages or is likely to damage the
Community’s financial interests”.
Section 4 (2) of the proposal for a directive, which reproduces the
terms of article 3 of the same protocol, defines active corruption as
“the deliberate act of promising or giving, directly or through an intermediary, an advantage of any kind whatsoever to officials, for themselves or for a third party, as inducement for them to breach their official obligations and carry out or refrain from carrying out an official
duty or an act in the course of their official duties in a way that damages or is likely to damage the Community’s financial interests”
The need for unification is also more evident.
Money laundering
Section 6 of the proposal for a directive refers to the general concept of money laundering related to the proceeds of fraud and of active and passive corruption.
So, the money laundering is defined as “the conversion or transfer
of property, knowing that such property is derived from criminal activity or from criminal activity or from an act of participation in such
activity; for the purpose of concealing or disguising the illicit origin of
the property or of assisting any person who is involved in the commission of such activity to evade the legal consequences of his action
or “the concealment or disguise of the true nature, source, location,
disposition, movements, rights with respect to, or ownership of property, knowing that such property is derived from criminal activity or
from an act of participation in such activity” or “the acquisition, possession or use of property, knowing, at the time of receipt, that such
property was derived from criminal activity or from an active participation in such activity”.
The crimes provided from Spanish (blanqueo de capitales, section
127
301 of the penal code) Italian (riciclaggio e reimpiego di capitali e beni
di illecita provenienza, section 648 bis, 648 ter) and French codes
(blanchiment, section 324) are not so far from the one provided by the
Commission. There is an evident difference of penalties (the Italian
reach twelve years of reclusion, that is twice as much as the French
and Spanish).
So a unification would be useful for the conducts prejudicial to
Community interests.
Armando D’Alterio
Member of the Scientific Committee - C.S.M.
128
INDICE CRONOLOGICO DEGLI INCONTRI
I CUI ATTI SONO IN CORSO DI PUBBLICAZIONE
1. Incontro di studio sul tema: “Diritto comparato sull’ordinamento giudiziario ed il sistema penale di Inghilterra e Galles”, 2 – 4 luglio 1998
–
Programma dei lavori
–
Struttura della magistratura in Inghilterra e nel Galles (versione in
lingua italiana ed inglese)
His Honour Judge Colin Colston – Resident Judge – The Crown
Court – Hertfordshire – England
–
La struttura del diritto penale inglese (versione in lingua italiana ed
inglese) Prof. A.T.H Smith – Professor of Criminal and Public Laws
– University of Cambridge
–
Lo stato del servizio per la pubblica accusa della corona (versione in
lingua italiana ed inglese)
Dr. Antoinette Perrodet – Member of the Cambridge University Law
Faculty
–
L’indagine e il perseguimento dei reati in Inghilterra e nel Galles
(versione in lingua italiana ed inglese) con allegato Codice per i
pubblici accusatori della Corona (versione in lingua italiana ed inglese)
Mr. David Kyle – Commission Member – Criminal Cases Review
Commission – Birmingham
–
Procedimenti di fronte ai Tribunali di giurisdizione limitata (versione in lingua italiana ed inglese)
Mr. A.P. Carr – Justices’ Clerk (Essex Magistrates’ Courts)
129
–
Il diritto sulla prova in Inghilterra e nel Galles (versione in lingua
italiana ed inglese)
Prof. J.R. Spencer – Faculty of Law – University of Cambridge
–
Alcuni problemi cruciali e pratici della prova (versione in lingua italiana ed inglese)
Mr. Michael Oliver – Barrister in London
–
Il processo penale alla Corte della Corona in Inghilterra e nel Galles
(versione in lingua italiana ed inglese)
His Honour Judge David Radford
–
Appeal and review (versione in lingua inglese)
Prof. L.H. Leigh – Commission Member – Criminal Cases Review
Commission – Birmingham
–
La cooperazione giudiziaria in materia penale (versione in lingua
italiana ed inglese)
Mrs. Lorna Harris – Direzione Generale Giustizia e Affari Interni
Commissione dell’U.E. – Bruxelles
2.
Incontro di studio sul tema: “La cooperazione internazionale
in materia civile”, 21 – 23 giugno 1999
–
Programma dei lavori
–
Dal Trattato di Roma al Trattato di Amsterdam
Prof. Umberto Leanza – Ordinario di diritto internazionale nell’Università “Tor Vergata” di Roma
–
Le nuove competenze della Corte di Giustizia delle Comunità Europee (materiale di consultazione)
Prof.ssa Adelina Adinolfi – Associato di diritto delle comunità europee nell’Università di Firenze
–
La cooperazione giudiziaria in Europa dopo Amsterdam
Dott. Giovanni Giacalone – Magistrato applicato presso la Procura Generale della Corte di Cassazione
130
–
Riconoscimento ed esecuzione delle sentenze straniere nella legge di
riforma del diritto internazionale privato
Dott. Arrigo De Pauli – Procuratore della Repubblica presso il Tribunale per i Minorenni di Trieste
3.
Incontro di studio sul tema: “Strategie di contrasto alla criminalità organizzata: modelli organizzativi e prospettive di
integrazione in ambito europeo”, 18 – 20 ottobre 1999
–
Programma dei lavori
–
Le strategie anticipate del constrasto: misure di prevenzione e criminalità organizzata
Dott. Vincenzo Lomonte – Giudice del Tribunale di Napoli
–
Il collegamento tra indagini separate
Dott. Fausto Cardella – Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Tortona
–
Esperienza giudiziaria di contrasto alla criminalità organizzata in
Europa (versione in lingua italiana)
Dr. Manfred Wick – Magistrato in Monaco di Baviera
–
Le esperienze del coordinamento investigativo nei Paesi Europei
Dott. Emanuele Marotta – Vice Direttore Europol – L’Aja
–
I “delitti distrettuali”: i rapporti tra Procura Nazionale Antimafia ed
Uffici del Pubblico Ministero
Dott. Sergio Lari – Procuratore Aggiunto della Repubblica presso
il Tribunale di Palermo
–
Materiale di studio:
Prospettiva della Direzione Nazionale Antimafia (versione in lingua
spagnola, inglese e francese)
4.
Incontro di studio sul tema: “Formazione globale per i magistrati addetti alle nuove forme di cooperazione giudiziaria in
materia penale”, 25 – 27 novembre 1999
–
Programma dei lavori
131
–
Materiale di consultazione
–
I “modelli” della criminalità internazionale e l’azione di contrasto. Il
caso delle frodi al bilancio comunitario
Dott. Alberto Perduca – Legal Officer presso il Tribunale penale internazionale per i crimini commessi nell’ex Jugoslavia
–
Coopération judiciaire et problèmes opérationnels: l’expérience
française (versione in lingua francese)
Dott. Patrick Ramael – Presidente aggiunto del Tribunale di Versailles con incarico di giudice istruttore
–
L’OLAF nel panorama degli organismi contro il crimine internazionale: risultati e possibili sviluppi
Dott. Edmondo Bruti Liberati – Sostituto Procuratore Generale
presso la Corte di Appello di Milano
–
Gli strumenti di assistenza giudiziaria in materia penale: il “vecchio”
ed il “nuovo” a confronto (materiale di consultazione)
Dott.ssa Zaira Secchi – Magistrato addetto all’Ufficio II della Direzione Generale degli Affari Penali del Ministero della Giustizia
–
La rete giudiziaria europea: origine, stato attuativo e prospettive di
evoluzione
Dott.ssa Ersilia Calvanese – Direttore dell’Ufficio III della Direzione Generale degli Affari Penali del Ministero della Giustizia
–
Seeking Assistance in Criminal Matters from the United Kingdom Guidelines for Juficial and Prosecuting Authorities (versione in lingua inglese)
Ufficio Frodi Gravi Londra – Prove ottenibili dal Regno Unito (versione in lingua italiana)
Mrs. Lorna Harris – Responsabile della Central Authority for mutual legal assistance presso l’Home Office - Londra
–
–
132
Le istituzioni, la normazione e le prassi per la costruzione di uno
spazio giudiziario europeo
Dott. Lorenzo Salazar – Esperto per la cooperazione giudiziaria
presso la Rappresentanza Permanente d’Italia presso l’Unione Europea
–
Problemi e prospettive connesse alla individuazione di una “Rete
europea di formazione dei magistrati” (versione in lingua francese)
Dott.ssa Isabelle Jegouzo – Magistrato responsabile del settore relazioni internazionali dell’Ecole Nationale de la Magistrature francese
5.
Incontro di studio sul tema: “Le nuove forme delle attività
transfrontaliere di contrasto al traffico internazionale di stupefacenti”, 22 – 24 maggio 2000
–
Programma dei lavori
–
Criminalità organizzata e traffico nazionale ed internazionale di stupefacenti: analisi del fenomeno e prospettive di contrasto
Dott. Franco Roberti – Sostituto procuratore nazionale antimafia
–
Il traffico di stupefacenti nel quadro del contrasto internazionale e
transfrontaliero della criminalità organizzata: analisi delle fonti normative e degli strumenti di assistenza e cooperazione giudiziaria,
con particolare riferimento agli Accordi di Schengen
Dott. Lorenzo Salazar – Esperto per la cooperazione giudiziaria
presso la Rappresentanza Permanente d’Italia presso l’Unione Europea
–
Intervento invitata tedesca (versione in lingua italiana)
Dott.ssa Doris Möller-Scheu – Oberstaatsanwältin – Frankfurt-amMain
–
I compiti della Divisione Sirene nel campo della raccolta dei dati nell’ambito del sistema informativo Schengen e le concrete attribuzioni
ed esperienze in tema di osservazione transfrontaliera (art. 39 Accordi di Schengen)
Dott. Arturo De Felice – Primo Dirigente della Polizia di Stato – Direttore Divisione S.I.R.E.N.E.
–
La cooperazione internazionale di Polizia, compiti e funzioni del servizio Interpol, con particolare riferimento alla cattura latitanti
Dott. Fabrizio Fantini – Direttore della Sezione Latitanti dell’Interpol
133
–
L’acquisto simulato di stupefacenti nella normativa nazionale
Dott. Marcello Tatangelo – Sostituto procuratore della Repubblica
presso il Tribunale di Torino
–
La consegna controllata di stupefacenti negli ambiti della collaborazione internazionale
Dott. Marco Maria Alma – Sostituto procuratore della Repubblica
presso il Tribunale di Milano
–
Attribuzioni, organizzazione e concrete esperienze investigative della
Guardia di Finanza nel contrasto del traffico di stupefacenti, con
particolare riferimento alle consegne controllate ed agli acquisti simulati
Col. t.ST. Paolo Poletti – Comandante del Nucleo Regionale di Polizia Tributaria Lazio della Guardia di Finanza
–
Il ruolo delle dogane nella lotta al traffico di sostanze stupefacenti
Dott. Alessandro Licata – Dirigente del Dipartimento delle Dogane
e delle Imposte Indirette
–
Le altre forme di contrasto della criminalità transfrontaliera: le investigazioni sul traffico di esseri umani e l’immigrazione clandestina
Dott. Federico Frezza – Sostituto Procuratore della Repubblica
presso il Tribunale di Trieste
–
Il riciclaggio dei proventi delittuosi: accordi internazionali, legislazione nazionale di contrasto preventivo, concrete esperienze investigative
Col. t.ST. Francesco Antonio Cerreta – Comandante del Nucleo Speciale di Polizia Valutaria della Guardia di Finanza
–
Europol: attribuzioni, conrete esperienze investigative nell’ambito
del contrasto della criminalità europea, con particolare riferimento
al traffico di stupefacenti. Prospettive di sviluppo e di interazione
con l’istituenda Eurojust
Dott. Emanuele Marotta – Vice Direttore Europol – L’Aja
134
6.
Incontro di studio sul tema: “La fase esecutiva del processo
penale in Europa”, 25 – 27 settembre 2000
–
Programma dei lavori
–
Il sistema spagnolo
Prof. Gabriele Fornasari – Associato di diritto penale comparato
nell’Università di Trento
–
Il sistema tedesco
Prof.ssa Francesca Molinari – Ordinario di diritto penale nell’Università di Sassari
–
Il sistema tedesco (statistiche)
Dott.ssa Katharina Blass – Giudice – Gera
–
Il sistema italiano nel confronto con gli altri sistemi europei. Le tavole sanzionatorie
Prof.ssa Maria Grazia Mannozzi – Associato di diritto penale nell’Università di Pavia
–
I sistemi sanzionatori in cifre ragionate
Dott.ssa Zaira Secchi – Direttore del Casellario Giudiziale del Ministero della Giustizia
–
La cooperazione penale in fase esecutiva: realtà e prospettive
Dott.ssa Ersilia Calvanese – Direttore dell’Ufficio Terzo della Direzione degli Affari Penali del Ministero della Giustizia
–
Verso un diritto sanzionatorio europeo? – Schema di lavoro - Tavola rotonda
Prof. Dr. Frieder Dünkel – University of Greifswald
7.
Incontro di studio sul tema: “Accesso alla giustizia, assistenza legale ai non abbienti e strumenti alternativi di risoluzione
dei conflitti”, 28 – 30 settembre 2000
–
Programma dei lavori
135
–
Accesso alla giustizia civile, penale e amministrativa: i costi della
giustizia per gli utenti e la collettività
Avv. Luigi Giacomo Scassellati Sforzolini – Componente del Consiglio Nazionale Forense
–
L’assistance judiciaire dans la jurisprudence de C.E.D.H., dans les
droits nationaux et dans le livre vert de la Commissione Européenne (versione in lingua francese)
Dott. Angelo Converso – Consigliere della Corte di Appello di Torino
–
Accesso al diritto e accesso alla giustizia: il “diritto al diritto” nella
legge n. 98-1163 del 18 dicembre 1998 - Materiale
Dott. Stefano Mogini – Magistrato di Collegamento presso il Ministero della Giustizia francese
–
La cooperazione giudiziaria civile nell’Unione Europea - Intervento
Dott. Giovanni Giacalone – Esperto presso l’U.E.
–
Il libro verde della Commissione UE sull’assistenza giudiziaria in
materia civile – Intervento
Dott. Giovanni Giacalone – Esperto presso l’U.E.
–
Scheda di preparazione alla conciliazione simulata “Prosando contro High-Tech”
Avv. Giuseppe De Palo – ADR Center di Roma
–
The legal position of victims of crime in Sweden (versione in lingua
inglese)
Judge Nils Gerleman
–
Domanda di giustizia e mezzi alternativi di tutela dei diritti – Tavola rotonda
Avv. Giuliano Scarselli – Foro di Firenze
8.
Incontro di studio sul tema: “Workshop in videoconferenza
sulle audizioni a distanza nei processi di criminalità organizzata. Esperienze europee e prospettive di cooperazione internazionale”, 28 novembre 2000
–
Programma dei lavori
136
–
Materiale di studio e documentazione
Dott. Armando D’Alterio – componente del Comitato Scientifico
del C.S.M.
Dott. Giovanni Diotallevi – magistrato dell’Ufficio Studi e Documentazione del C.S.M.
–
Gli strumenti investigativi e processuali della collaborazione giudiziaria internazionale in materia penale, anche alla luce della nuova
Convenzione Europea di assistenza giudiziaria
Dott. Lorenzo Salazar – Esperto per la cooperazione giudiziaria
presso la Rappresentanza permanente d’Italia presso l’Unione Europea
–
La videoconferenza nel processo penale italiano: disciplina, problematiche tecnico-giuridiche, analisi di filmati relativi a concrete esperienze in materia di dibattimenti criminalità organizzata
Dott.ssa Maria Di Addea – Sostituto Procuratore della Direzione
Distrettuale Antimafia – Procura della Repubblica presso il Tribunale di Napoli
–
Le audizioni a distanza nell’esperienza austriaca (versione in lingua
inglese)
Dr. Peter Hubalek – Federal Ministry of Justice, Vienna
–
Giustizia, mass media e video conferenza: ambiti di efficienza, finalità di garanzia ed implicazioni psicologiche del giudizio
Dott. Giovanni Carofiglio – Sostituto Procuratore della Repubblica
presso il Tribunale di Bari
–
Giustizia, mass media e video conferenza: ambiti di efficienza, finalità di garanzia ed implicazioni psicologiche del giudizio
Avv. Domenico Ciruzzi – Consigliere dell’Ordine degli Avvocati di
Napoli
9.
Incontro di studio sul tema: “Acquisizione e valutazione
della prova nei Paesi dell’Unione Europea”, 22 – 24 marzo
2001
–
Programma dei lavori
137
–
Soggetti e struttura del procedimento penale nei Paesi dell’Unione
Europea. L’ordinamento Inglese e l’ordinamento Italiano
Prof. Ennio Amodio – Ordinario di procedura penale nell’Università di Milano
–
Soggetti e struttura del procedimento penale nei Paesi dell’Unione
Europea.
L’ordinamento Tedesco. Panoramica sull’ordinamento Olandese
Prof.ssa Francesca RUGGIERI - Associato di procedura penale nell’Università dell’Insubria
–
L’acquisizione della prova tra investigazioni preliminari e giudizio.
L’ordinamento Tedesco (promemoria)
Prof. Knut Amelung – Professore nell’Università di Dresda
–
L’acquisizione delle dichiarazioni di persone, tra norma e prassi
Dott. Fabio Roia – Sostituto Procuratore della Repubblica presso
il Tribunale di Milano
–
L’acquisizione della prova dinanzi al giudice: le garanzie di contraddittorio per l’indagato; i poteri delle parti e del giudice; l’interazione
fra atti delle investigazioni preliminari e giudizio.
L’ordinamento Inglese - The English criminal trial (versione in lingua inglese)
Avv. Mario Addezio – Barrister in Londra
–
L’acquisizione della prova dinanzi al giudice: le garanzie di contraddittorio per l’indagato; i poteri delle parti e del giudice; l’interazione
fra atti delle investigazioni preliminari e giudizio.
L’ordinamento Spagnolo – Los principios inquisitivo y acusatorio en
el proceso penal español (versione in lingua spagnola)
Dott. Ramón Maciá Gómez – Magistrado – Audiencia de Barcelona
–
La prova nel giudizio penale: la valutazione, i divieti di utilizzabilità,
il convincimento del giudice e l’onere di motivazione.
L’ordinamento Inglese – The English jury trial system (versione in
lingua inglese)
Judge Sean Overend – Circuit Judge – Plymouth
–
La prova nel giudizio penale: la valutazione, i divieti di utilizzabilità,
138
il convincimento del giudice e l’onere di motivazione (versione in
lingua inglese)
Dott. Stefano Corbetta – Giudice del Tribunale di Milano
–
Acquisizione e valutazione della prova penale e progresso scientifico:
esiti di uno studio sulle legislazioni e prassi nei Paesi Europei, condotto dall’ENM nell’ambito del progretto Grotius della Commissione
Europea
Dott. Norbert Hükelheim – Judge in the Court of Appeal for Thüringen
–
Acquisizione e limiti di utilizzabilità della prova nel campo della
cooperazione internazionale; le concrete esperienze e le prospettive
connesse alla futura applicazione della Convenzione Europea di Assistenza giudiziaria del 29 maggio 2000
Dott. Eugenio Selvaggi – Sostituto Procuratore Generale presso la
Corte di Appello di Roma
10. Incontro di studio sul tema: “L’accelerazione del contenzioso
civile, la soluzione delle piccole controversie ed il ruolo della
magistratura onoraria”, 30 marzo – 1 aprile 2001
–
Programma dei lavori
–
Le misure possibili di accelerazione e semplificazione processuale
nel processo innanzi al giudice di pace e nel processo innanzi al giudice togato.
La fase pre-processuale: il rapporto utente-difensore-servizio giustizia; i filtri; le modalità di risoluzione della controversia anteriori al
giudizio
Dott. Mario Barbuto – Presidente del Tribunale di Torino
–
Le misure possibili di accelerazione e semplificazione processuale
nel processo innanzi al giudice di pace e nel processo innanzi al giudice togato.
L’organizzazione, l’ufficio del giudice, la gestione temporale del processo, il “case management” e la risorsa informatica
Dott. Franco De Stefano – Giudice del Tribunale di Salerno
–
Le iniziative dell’U.E. in materia di accelerazione e semplificazione
139
Dott. Giacinto Bisogni – Magistrato fuori ruolo, distaccato in qualità di esperto nazionale, presso il Servizio giuridico della Commissione Europea
11. Incontro di studio sul tema: “I sistemi giudiziari dei Paesi
membri dell’Unione Europea: il sistema italiano”, 8 – 12 maggio 2001
–
Programma dei lavori
–
Gli elementi fondamentali dell’assetto costituzionale relativo al potere giudiziario, con particolare riguardo al ruolo del giudice e del pubblico ministero. Le principali caratteristiche dell’ordinamento giudiziario italiano ed il ruolo del C.S.M.
Dott. Marco Pivetti – Sostituto Procuratore Generale presso la Corte di Cassazione
–
Gli elementi fondamentali dell’assetto costituzionale relativo al potere giudiziario, con particolare riguardo al ruolo del giudice e del pubblico ministero. Le principali caratteristiche dell’ordinamento giudiziario italiano ed il ruolo del C.S.M.
Dott. Pasquale Ciccolo – Segretario Generale della Corte Costituzionale
–
I lineamenti del diritto civile e processuale civile
Prof. Antonio Gambaro – Ordinario di diritto privato comparato
nell’Università di Torino
–
I lineamenti del diritto civile e processuale civile
Prof. Bruno Capponi – Associato di diritto processuale civile nell’Università degli Studi del Molise
–
Short notes about the functions of the judge in the preliminary examination and about the judge in preliminary hearing (versione in
lingua inglese)
Dott. Luigi Picardi – Giudice delle Indagini Preliminari presso il
Tribunale di Napoli
–
Some short information about German Private Law and German Civil Procedure Law (versione in lingua inglese)
140
Judge C. Tombrink – Judge at the Regional Court of Appeal of
Brandenburg
–
Le Systeme Judiciaire belge (versione in lingua francese)
M.me Karin Gerard – Président du Conseil Supérieur de la Justice
belge
–
Udienza dibattimentale dinanzi alla quarta sezione penale del Tribunale di Roma
Processo Evangelisti – Imputazione
Processo Danut – Copia atti fascicolo dibattimentale
Processo Danut – Atti del Pubblico Ministero
–
Saluto ai Signori Magistrati Membri dell’Unione Europea
Dott. Andrea Vela – Primo Presidente della Corte Suprema di Cassazione
–
Gathering evidence abroad and the new frontiers of international cooperation in the European Union (outline for an intervention) (versione in lingua inglese)
Dott. Eugenio Selvaggi – Sostituto presso la Procura Generale della Repubblica presso la Corte di Appello di Roma
–
La cooperazione giudiziaria in materia civile: quale assistenza può
essere ottenuta, e come, dalle autorità italiane ai fini di procedimenti civili presso autorità giudiziarie di altri Paesi dell’U.E.? La futura
Rete Giudiziaria Europea civile
Cons. Giampaolo Leccisi – Vice Capo dell’Ufficio Legislativo del
Ministero della Giustizia
12. Incontro di studio sul tema: “Verso un diritto comune europeo”, 5 – 7 luglio 2001
–
Programma dei lavori
–
Come realizzare un diritto uniforme?
Dott. Jörg Polakiewicz – Amministratore principale Prima Direzione Generale Affari Giuridici del Consiglio d’Europa
–
Le giurisdizioni europee – Schema di relazione (slides)
141
Prof. Francesco Munari – Straordinario di diritto internazionale
nell’Università di Genova
13. Incontro di studio sul tema: “Fenomeni migratori, minoranze
e razzismo”, 22 – 24 ottobre 2001
–
Programma dei lavori
–
La disciplina dei flussi migratori, fra il contrasto dell’immigrazione
illegale e le opportunità di integrazione.
L’Ordinamento Spagnolo (versione in lingua spagnola)
Dott.ssa Celsa Pico Lorenzo – Magistrado del Tribunal Superior de
Justicia de Cataluña
–
–
–
La disciplina dei flussi migratori, fra il contrasto dell’immigrazione
illegale e le opportunità di integrazione.
L’Ordinamento Tedesco
Dott.ssa Sabine Stuth – Giudice del Tribunale Amministrativo di
Brema
–
Immigrazione e globalizzazione, flussi migratori e nuove frontiere: la
società multirazziale e multiculturale
Prof. Salvatore Palidda – Straordinario di sociologia della devianza nell’Università di Genova
–
Immigrazione clandestina: disciplina normativa, tecniche d’indagine e conrete esperienze investigative a confronto
Dott. Nicola Maria Pace – Procuratore della Repubblica presso il
Tribunale di Trieste
–
Stranieri, minoranze etniche e razzismo: il ruolo della mediazione
culturale
Dott. Marco Bouchard - Sostituto Procuratore della Repubblica
presso il Tribunale di Torino
–
Il traffico di esseri umani: il contrasto dello sfruttamento, nelle prospettive nazionali ed europee
Dott. Filippo Spiezia – Sostituto Procuratore della Repubblica
presso il Tribunale di Salerno
142
–
Il contrasto dell’immigrazione clandestina e del traffico di esseri
umani in Spagna (versione in lingua spagnola)
Dott. José Ricardo De Prada Solaesa – Magistrado de la Sala de lo
Penal de la Audiencia Nacional
–
I Gruppo di Lavoro: Gli stranieri autori e vittime dei reati. Gli illeciti connessi alla immigrazione clandestina
Dott. Cataldo Motta – Procuratore Aggiunto della Repubblica preposto alla Direzione Distrettuale Antimafia di Lecce
–
L’azione dell’Unione Europea per la promozione e protezione dei diritti umani. La tutela delle minoranze ed il contrasto del razzismo
Prof. Giuseppe Cataldi – Ordinario di Diritto Internazionale nell’Istituto Universitario Orientale di Napoli, Direttore dell’Istituto per
i diritti umani del CNR
–
Attività di contrasto al favoreggiamento dell’immigrazione clandestina svolta dalla Guardia di Finanza, con particolare riferimento al
teatro operativo pugliese - Intervento
Gen. B. Giulio Sbarra – Comandante Regionale Puglia della Guardia di Finanza
–
Offences specified in the Spanish criminal law related to illegal immigration - Intervento (versione in lingua inglese)
Dott. Conrado Alberto Saiz Nicolás – Public Prosecutor of the Provincial Court of San Sebastián
–
Delimitation of the conducts studied and protected right in action;
Incriminating conduct; Traffic of human beings as oriented to
their sexual exploitation – Contributo (versione in lingua inglese)
Dott. Juan José Begué Lezaun – Public Prosecutor at the Second Instance Court in Gerona
14. Incontro di studio sul tema: “Il contrasto europeo della mobilità del crimine organizzato”, 14 – 16 marzo 2002
–
Programma dei lavori
–
Mobilità della criminalità e cooperazione giudiziaria dell’Unione Eu-
143
ropea: estradizione, inseguimento transfrontaliero, mandato di arresto europeo
Dott. Eugenio Selvaggi – Sostituto Procuratore Generale e punto di
contatto presso la Corte di Appello di Roma
–
La cooperazione a fini di estradizione fra Spagna ed Italia, nel segno
della Convenzione del 28.11.2000
Dott. Luis Rodríguez Sol – Magistrato del Pubblico Ministero – Secretaría Técnica – Fiscalía General del Estado
–
Il riciclaggio dei profitti delittuosi: quadro normativo e problematiche applicative nell’esperienza nazionale ed internazionale
Dott. Gherardo Colombo – Sostituto Procuratore della Repubblica
presso il Tribunale di Milano
–
Le intercettazioni telefoniche e ambientali nell’ordinamento e nell’esperienza italiana
Dott. Cataldo Motta – Procuratore Aggiunto della Repubblica presso il Tribunale di Lecce
–
L’apprensione dei beni all’estero a fini di confisca o di prova nel sistema della cooperazione giudiziaria europea
Dott. Giovanni Melillo - Sostituto Procuratore Nazionale Antimafia
–
Terrorismo e cooperazione internazionale
Dott.ssa Barbara Sargenti – Sostituto Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Napoli
–
La lutte contre le recel et l’exploitation de la migration clandestine
(versione in lingua francese) – Intervento partecipante
Dott. Samuel Vuelta Simon – Chargé de mission pour le Réseau judiciaire européen – Ministère de la Justice - France
–
Le intercettazioni telefoniche e telematiche nell’ordinamento e nell’esperienza inglese (versione in lingua inglese)
Dr. Mark Bowring – Policy Directorate – Crown Prosecution Service - London
–
Le intercettazioni telefoniche e telematiche nell’ordinamento e nell’esperienza tedesca (versione in lingua italiana)
Dr. Manfred Wick – Leitender Oberstaatsanwalt - München
144
–
I computer crimes e le intercettazioni telematiche nel contrasto della criminalità: profili tecnici, normativi ed investigativi
Dott. Andrea Calice – Sostituto Procuratore della Repubblica – Direzione Distrettuale Antimafia di Torino
–
Il contrasto dello sfruttamento e favoreggiamento die fenomeni migratori clandestini
Dott. Mario Griffey – Procuratore Aggiunto presso il Tribunale di
Torino
–
–
Materiale di consultazione:
Convenzione stabilita dal Consiglio europeo dei ministri della Giustizia e degli Affari interni conformemente all’articolo 34 del Trattato sull’Unione europea relativa all’assistenza giudiziaria in materia
penale tra gli stati membri dell’Unione europea – approvata a Bruxelles nella riunione del 29 maggio 2000
Decreto legge 18 ottobre 2001 n. 374 (pubblicato sulla “Gazzetta Ufficiale” del 19 ottobre 2001 n. 244) convertito, con modificazioni,
dalla legge 15 dicembre 2001 n. 438 (pubblicata sulla “Gazzetta Ufficiale” del 18 dicembre 2001 n. 293)
2001/0215 (CNS) COM(2001) 522 definitivo - Proposta di Decisione Quadro del Consiglio relativa al mandato d’arresto europeo e alle
procedure di consegna tra Stati membri (presentata dalla Commissione delle Comunità Europee)
–
–
15. Incontro di studio sul tema: “I procedimenti semplificati ed
accelerati nelle controversie civili ed amministrative nei Paesi dell’U.E.”, 15 – 17 aprile 2002
–
Programma dei lavori
–
Le conclusioni del Consiglio Europeo di Tampere in vista della semplificazione e dell’accelerazione processuale. Gli studi in corso in
Europa. I sistemi processuali dei Paesi membri dell’U.E. e il sistema
italiano
Dott. Giovanni Giacalone – Magistrato destinato alla Procura Generale presso la Corte di Cassazione
–
Le conclusioni del Consiglio Europeo di Tampere in vista della semplificazione e dell’accelerazione processuale. Gli studi in corso in
145
Europa. I sistemi processuali dei Paesi membri dell’U.E. e il sistema
italiano
Prof. Paolo Biavati – Straordinario di diritto processuale civile nell’Università di Bologna
–
I procedimenti semplificati ed accelerati in Europa in particolare,
nell’esperienza tedesca ed inglese. Il “refere” tra normativa e prassi
nell’esperienza francese
Dott. Giacomo Oberto – Giudice del Tribunale di Torino
–
Le Référé des juridictions civiles (versione in lingua francese ed italiana)
Dott.ssa Brigitte Bliècq – Consigliere della Corte di Appello di Versailles
–
I procedimenti semplificati ed accelerati in Europa in particolare,
nell’esperienza tedesca ed inglese. Il “refere” tra normativa e prassi
nell’esperienza francese
Prof. Antonello Miranda – Straordinario di diritto privato comparato nell’Università di Palermo
–
I diversi schemi di ADR (Alternative Dispute Resolution) in essere o
in via di sviluppo in Europa
Avv. Giuseppe De Palo – Vice Presidente di ADR Center
–
Materiale di studio
16. Incontro di studio sul tema: “Seminario di informazione sul
sistema giudiziario italiano (settore civile e penale) per magistrati di Paesi membri dell’U.E.”, 13 – 16 maggio 2002
–
Programma dei lavori
–
Le principali caratteristiche dell’ordinamento giudiziario italiano ed
il ruolo del C.S.M.
Dott. Maurizio Laudi – Procuratore Aggiunto presso il Tribunale di
Torino
–
Fonti e fondamenti delle obbligazioni
Dott. Cosimo D’Arrigo – Giudice del Tribunale di Messina
146
–
Il diritto di famiglia
Dott.ssa Franca Mangano – Giudice del Tribunale di Roma
–
Il diritto industriale, societario e fallimentare (versione in lingua
italiana ed inglese)
Dott.ssa Teresa Massa – Magistrato applicato presso il Massimario
della Corte di Cassazione
–
Il procedimento senza dibattimento
Dott. Guglielmo Leo – Magistrato applicato presso il Massimario
della Corte di Cassazione
–
Il diritto processuale civile in Italia
Prof. Bruno Capponi – Straordinario di diritto processuale civile
nell’Università “L.U.I.S.S. Guido Carli” di Roma
–
Il processo ordinario di cognizione
Dott. Franco De Stefano – Giudice del Tribunale di Salerno
–
Il rito del lavoro e delle locazioni
Dott. Aldo De Matteis – Consigliere della Corte di Cassazione
–
La tutela cautelare e d’urgenza, la tutela sommaria e i procedimenti
camerali
Dott.ssa Luisa De Renzis - Giudice del Tribunale di Roma
17. Incontro di studio sul tema: “La cooperazione giudiziaria in
materia penale: le problematiche di linguaggio giuridico
(francese e inglese)”, 24 – 28 giugno 2002
–
Programma dei lavori
–
Glossario penale
–
Il procedimento penale in Inghilterra (versione in lingua inglese)
(materiale di consultazione con allegati quesiti giuridici a cura
dell’avv. Mario Addezio)
Dott. Sean Overend – Circuit Judge – Plymouth – England
147
–
Il procedimento penale in Francia (versione in lingua francese)
Avv. Mireille Mahe – Avvocato in Parigi
–
Il processo penale inglese (versione in lingua italiana ed inglese)
Avv. Mario Addezio – Barrister in Londra
–
Soggetti e parti dell’azione e del processo penale francese: competenze, limiti e garanzie costituzionali e processuali (versione in lingua
francese)
Dott. Jean-Dominique Sarcelet – Avocat général près la Cour d’Appel de Reims
–
Materiale di studio:
Documentazione di confronto tra procedura e processo americano inglese
Cenni comparativistici in materia di discovery
Avv. Domenico Carponi Schittar – Foro di Venezia
–
Materiale di studio:
Pièces de l’information du Juge Instructeur (versione in lingua francese)
–
Schemi di lavoro di supporto alla relazione (versione in lingua francese)
Dott. François Franchi – Capo della Sezione di Lotta alla Criminalità Organizzata della Procura della Repubblica di Parigi
–
Custodia cautelare ed esecuzione della pena nell’ordinamento francese (versione in lingua francese)
Dott.ssa Laurence Vichnievsky – Président du Tribunal de Grande
Instance de Chartres
–
Custodia cautelare ed esecuzione della pena nell’ordinamento inglese (versioin in lingua inglese)
Avv. Simon Regis – Avvocato in Londra
–
–
Materiale di studio:
Richieste di Assistenza dal Regno Unito su Materie Penali – Linee
Guida per le Autorità Giudiziarie e la Pubblica Accusa (Seconda
Edizione) (versione in lingua italiana ed inglese)
Unità di Cooperazione Giudiziaria – Direzione per la Criminalità
Organizzata ed Internazionale – Home Office - London
148
–
Spunti di approfondimento su:
La cooperazione giudiziaria nell’Unione Europea:
- La Convenzione di Assistenza giudiziaria del 29.5.2000
- Il mandato di arresto europeo
Dott. Emmanuel Barbe – Esperto per la cooperazione giudiziaria
penale – Rappresentanza permanente di Francia presso l’Unione
Europea
–
Lessico giudiziario e contaminazione linguistica: le matrici latine e
francesi del linguaggio giuridico inglese
Avv. Domenico Carponi Schittar – Foro di Venezia
18. Incontro di studio sul tema: “Secondo seminario sulla fase
esecutiva del processo penale in Europa: sistemi sanzionatori a confronto e titolo esecutivo penale”, 7 – 9 ottobre 2002
–
Programma dei lavori
–
The prison system in Austria (versione in lingua inglese)
Dr. Irene Koeck – Senior Public Prosecutor - Federal Ministry of
Justice - Vienna
–
Il sistema belga (versione in lingua francese)
Miss Marie-Françoise Berrendorf - Department Head at the General
Directorate Execution of Punishments and Measures - Bruxelles
–
Sanctions et mesures pénales: le système portugais (versione in lingua francese)
Dott. João Figueiredo – Direttore Generale dell’Amministrazione
Penitenziaria portoghese
–
The Scottish Criminal Court System (versione in lingua inglese)
Dr. F. Keane – Sheriff of Tayside, Central & Fife at Kirkcaldy
–
The Swedish System of Sanctions (versione in lingua inglese)
–
La normativa europea in materia di esecuzione penale e penitenziaria: le convenzioni e le raccomandazioni (versione in lingua inglese)
M. Candido Cunha – Chef de la Division “Droit Pénal et Justice Pénale” - Conseil de l’Europe - Strasbourg
149
–
La reconnaissance mutuelle des décisions définitives en matière pénale (versione in lingua francese)
M. Christoph Sajonz – Membre de l’Unité de la Coopération judiciaire en matière pénale - Commission Européenne - Bruxelles
–
L’harmonisation des sanctions alternatives: la prestation de services
en faveur de la communauté (versione in lingua francese)
M.me Dominique Seran – Juge d’application des peines – Paris
–
Tabella riassuntiva
Dott. João Figueiredo – Direttore Generale dell’Amministrazione
Penitenziaria portoghese
150
151
Stab. Tipolit. Ugo Quintily S.p.A.
Viale Enrico Ortolani, 149/151 - Roma - Tel. 06.52.16.92.99 r.a.
Finito di stampare nel mese di Gennaio 2003
152

Documents pareils