DIPLOMAZIA MUSEI COLLEZIONISMO

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DIPLOMAZIA MUSEI COLLEZIONISMO
DIPLOMAZIA MUSEI COLLEZIONISMO
tra il Piemonte e l’Europa
negli anni del Risorgimento
a cura di Giovanni Romano
con la collaborazione di
Enrica Pagella, Paola Manchinu, Alessia Rizzo
saggi di
Paola Astrua
Stefania De Blasi
Maria Beatrice Failla
Edoardo Greppi
Cristina Maritano
Monica Tomiato
FONDAZIONE CASSA DI RISPARMIO DI TORINO
Emanuele d’Azeglio, collezionista a Londra
cristina maritano
«Quand la politique chôme c’est la brocanterie qui la remplace»1
Saluzzo, Archivio Taparelli d’Azeglio presso Residenza Emanuele Taparelli d’Azeglio (d’ora in poi ATA),
faldone 336, n. 479, 15 novembre 1856,
lettera di Emanuele d’Azeglio alla
madre. Ringrazio Antonella Rey della
Biblioteca Civica di Saluzzo e il personale della Residenza per la disponibilità dimostratami.
1
2
h. de balzac, Le cousin Pons, in
Oeuvres complètes, vol. XVII, Parigi
1848, pp. 384 e 420.
c. dickens, The Old Curiosity Shop,
Londra 1841, p. 40.
3
4
h. byng hall, The Adventures of a Bricà-brac Hunter, Londra 1868, p. 2.
5
h. d’ideville, Journal d’un diplomate en
Italie. Notes intimes pour servir à l’histoire du second empire (Turin, 1859-1862),
Parigi 1872, pp. 32-34.
6
a. conte, Recuerdos de un diplomatico,
Madrid 1901, p. 138.
ATA, faldone 300/3, 29 settembre
1869, all’amministratore Giuseppe
Ferrero.
7
8
Vittorio Emanuele Taparelli d’Azeglio (1816-1890), diplomatico e collezionista: si adotta in queste pagine la
lezione ‘Taparelli’, come riportato in
g. locorotondo, voce Azeglio, Vittorio
Emanuele Taparelli, in Dizionario Biografico degli Italiani, vol. 4, Roma 1962,
pp. 757-758, cui si rimanda per la ricostruzione della carriera diplomatica.
Si vedano inoltre i saggi contenuti in
s. pettenati, a. crosetti e g. carità (a
cura di), Emanuele Tapparelli d’Azeglio,
collezionista, mecenate e filantropo, Atti
della giornata di studi (Savigliano, 7
novembre 1992), Torino 1995. Come
scriveva Carlo Pischedda (Massimo
e Emanuele d’Azeglio memorialisti, in
«Studi Piemontesi», XXXI, 2002, 1, pp.
3-14), Emanuele d’Azeglio attende
ancora il suo biografo.
«Tous ces travaux, chefs-d’œuvre de la main et de la Pensée, compris depuis peu dans ce
mot populaire, le Bric-à-Brac… tableaux, statuettes, cadres, sculptures en ivoire, en bois,
émaux, porcelaines, etc.»: eccola, la brocanterie, descritta da Honoré de Balzac nella sua
ultima opera, Le cousin Pons, uscita nel 18472. «Nous pricabraquerons ensemble» era la
sola consolazione che l’amico Schmucke poteva offrire a Pons nei momenti di sconforto! Nella lingua inglese gli oggetti ricercati dai collezionisti come Pons erano chiamati
curiosities, e i negozi dove si potevano comprare, spesso per un nonnulla, erano oscure,
misteriose botteghe, come le descriveva Charles Dickens in The Old Curiosity Shop, del
1840-1841: «The place … was one of those receptacles for old and curious things which
seem to crouch in odd corners of this town, and to hide their musty treasures from the
public eye in jealousy and distrust»3. Oppure piccoli musei, come notava Herbert Byng
Hall, che nel 1868 pubblicava con grande successo The Adventures of a Bric-à-brac Hunter,
e rivendicava il valore di opera d’arte di molti oggetti trovati nei «so called curiosityshops» («a curiosity may possibly be a work of art»)4.
La bricabracomanie spingeva i collezionisti a viaggiare in tutta Europa alla ricerca di tesori
nascosti nei negozi d’anticaglie. Questa passione si diffuse rapidamente soprattutto tra
chi viaggiava molto come la classe diplomatica. Divenne, anzi, tra i diplomatici, quasi
un luogo comune. Per citare due diplomatici che parlano di diplomatici (e in entrambi i
casi si tratta di personaggi vicini al protagonista di queste pagine), valgano ad esempio
le parole del segretario di legazione francese a Torino, Henry d’Ideville, a proposito di
Sir James Hudson, ministro britannico nella capitale del regno Sardo: «Sir James s’occupait lui-même de musique et de peinture, et, comme la plupart des diplomates, était
grand amateur et collectionneur d’objets d’art et de curiosité»5; e quelle di Augusto Conte, ambasciatore spagnolo a Londra, sulle abitudini del collega austriaco, amatore d’arte:
«porque no hay casi ningún diplomático que no la tenga, era la manía del anticuario»6.
«Quel vizio mio di voler far acquisto d’oggetti belli e artistici»7: Emanuele d’Azeglio, non
diversamente da altri diplomatici, era stato preso nei lacci della bricabracomanie8. Ma l’approdo finale, per sua stessa volontà, di alcune delle collezioni da lui raccolte in un museo,
e in un museo civico, impone di rileggere in una diversa luce il suo essere collezionista.
E la ricerca compiuta sul periodo finora meno considerato dagli studi, quello del lungo
soggiorno londinese, illumina passaggi ed esiti che ebbero un peso non lieve sulla storia
delle arti decorative, con la creazione del Fine Arts Club.
Nato in una delle più antiche e ricche famiglie della nobiltà piemontese, D’Azeglio sviluppò le sue passioni artistiche nel colto ambiente domestico: il padre Roberto, direttore
per alcuni anni della Galleria Sabauda, conoscitore della pittura italiana, la madre Costanza Alfieri di Sostegno, amante della pittura olandese e delle porcellane orientali9. In
Su Roberto d’Azeglio (1790-1862):
Roberto d’Azeglio, vol. I, 17901846, Roma 1965; s. villano, Roberto
d’Azeglio e il catalogo illustrato della
Reale Galleria di Torino, in r. barilli (a
cura di), Arte attraverso i secoli, Bologna 2008 (Annuario della Scuola di
9
n. nada,
Specializzazione in Beni Storici Artistici dell’Università di Bologna, 7),
pp. 71-89, con bibliografia precedente.
Su Costanza (1793-1862): c. d’azeglio,
Lettere al figlio (1829-1862), a cura di D.
Maldini Chiarito, 2 voll., Roma 1996
(d’ora in poi citato come Lettere, 1996);
d. maldini chiarito, Costanza d’Azeglio:
lettere di una vita, in c. bracchi (a cura
di), L’alterità nella parola. Storia e scrittura di donne nel Piemonte di epoca moderna, Torino 2002, pp. 153-175.
37
Tav.
1
Tavv.
3, 16
Tav.
12
George Cattermole, La bottega
dell’antiquario, da c. dickens,
The Old Curiosity Shop,
Londra 1841, p. 4.
10
m. caygill e j. cherry (a cura di), A.
W. Franks: Nineteenth-century Collecting
and the British Museum, Londra 1997;
h. davies, John Charles Robinson’s work
at the South Kensington Museum. Part
I. The creation of the collections of Italian
Renaissance objects at the Museum of Ornamental Art and the South Kensington
Museum, 1853-62, in «Journal of the
History of Collections», vol. 10, 2, 1998,
pp. 169-188; id., John Charles Robinson’s
work at the South Kensington Museum,
II, From 1863 to 1867: consolidation and
conflict, in «Journal of the History of
Collections», vol. 11, 1, 1999, pp. 95115; b. thomas e t. wilson (a cura di),
C.D.E. Fortnum and the collecting and
study of applied arts and sculpture in Victorian England, Oxford 1999.
s. pettenati, Il marchese Emanuele d’Azeglio e il collezionismo ottocentesco, in
ead., Museo Civico di Torino. I vetri dorati graffiti e i vetri dipinti, Torino 1978,
pp. IL-LXIII; ead., Emanuele d’Azeglio
da collezionista a direttore di museo, in
pettenati, crosetti e carità (a cura
di), 1995, pp. 51-64; m.p. soffiantino,
“Una collezione da nessuno tentata”:
Emanuele d’Azeglio conoscitore della
ceramica italiana, ivi, pp. 169-181; m.p.
soffiantino, Un museo d’arte e industria a Torino come a Londra. Il marchese
11
38
gioventù aveva frequentato assiduamente lo studio dello zio Massimo, a Milano. Terminati gli studi, la carriera diplomatica cui era stato destinato lo portò per dieci anni da un
capo all’altro dell’Europa. Le sue prime raccolte d’arte si formarono allora. A Londra, finalmente, i suoi interessi trovarono il terreno fertile e l’ambiente adatto in cui svilupparsi.
Seppe fare delle proprie conoscenze uno strumento di ascesa e affermazione sociale, per
stringere e alimentare rapporti con l’élite politica e culturale del paese.
Le sue collezioni mutavano e si avvicendavano, senza rimpianti: porcellane cinesi e giapponesi, dipinti, maioliche e porcellane italiane, infine i vetri dipinti, l’ultima avventura.
A ogni inizio, una nuova consapevolezza e una più mirata strategia nelle acquisizioni. A
ogni svolta, nuovi interrogativi, nuove ricerche da affrontare e, specialmente per le ultime
imprese (quella delle maioliche e porcellane italiane del Settecento e dei vetri églomisés),
la sfida a percorrere strade poco o per nulla battute. Da oggetti acquistati per adornare
la casa di un gentiluomo a collezioni di studio: questa l’evoluzione delle sue raccolte. La
ricerca di opere firmate e datate per trovare appigli documentari in un universo, quello
della ceramica, che solo allora i conoscitori cominciavano ad affrontare criticamente, gli
venne certo dalla lezione di uomini impegnati nella formazione delle grandi raccolte museali inglesi, come Augustus Wollaston Franks, John Charles Robinson, Charles Drury
Fortnum10.
Uomo intelligente e mondano, sulla cui «fashionabilità» Cavour faceva non poco conto
nell’affidargli il prestigioso incarico di ministro plenipotenziario per il regno di Sardegna in Gran Bretagna, svolse i suoi compiti istituzionali con serietà assoluta. Dall’osservatorio privilegiato in cui si muoveva ebbe modo di assistere alla spoliazione del
Tav.
13
Tav.
5
patrimonio italiano ad opera di emissari dei musei britannici e di provarne un forte sentimento di ribellione, impotenza e vergogna. Portare in Italia le sue collezioni fu
anche un gesto che voleva andare nella direzione contraria a questi avvenimenti. Non
si sposò mai e la sua famiglia si estinse con lui, l’ultimo dei Taparelli. Tornato definitivamente a Torino, dedicò gli ultimi quindici anni della sua vita alla cura del patrimonio del Museo Civico11. Agli anni della maturità, dall’arrivo a Londra nel maggio del
1848 al ritiro dall’attività diplomatica nel 1868, sono dedicate le pagine che seguono.
An Englishman
Emanuele Tapparelli d’Azeglio, collezionista, donatore e direttore, in s. pettenati
e g. romano (a cura di), Il Tesoro della
Città. Opere d’arte e oggetti preziosi da
Palazzo Madama, catalogo della mostra (Nichelino, Palazzina di Caccia
di Stupinigi), Torino 1996, pp. 78-79;
c. maritano, Per una “storia del lavoro”:
la collezione di tessuti, in g.l. bovenzi e
c. maritano (a cura di), Tessuti, ricami,
merletti: opere scelte, Torino 2008, pp.
7-17; c. maritano, Emanuele d’Azeglio
e le ricerche sulla porcellana veneta, in
«Palazzo Madama. Studi e notizie»,
0, 2010, pp. 52-79; ead., La direzione di
Emanuele d’Azeglio (1879-1890), in s.
abram (a cura di), I direttori dei Musei
Civici di Torino 1863-1930, Atti della
giornata di studi (Torino, 19 aprile
2008), in corso di stampa.
12
locorotondo
1962.
ATA, faldone 335, nn. 257 e sgg.
Questa e le notizie che seguono sono
tratte dai tre faldoni (335, 336, 337) di
lettere ai parenti (inedite, eccetto una
piccola parte pubblicata, sempre parzialmente, da Adolfo Colombo), che
D’Azeglio stesso provvide a ordinare
e numerare alla morte dei genitori.
Per le lettere a carattere diplomatico si
veda a. colombo (a cura di), Carteggi e
documenti diplomatici inediti di Emanuele D’Azeglio (1831-1854), vol. I, Torino
1920; vol. II, s.d., s.l. (edizione fuori
commercio).
13
Londra era stata la meta a lungo desiderata dal giovane D’Azeglio, che vi giunse all’età
di trentuno anni, dopo le esperienze maturate a Monaco di Baviera (1839), Vienna (18391841), L’Aja (1841-1844), Bruxelles (1844-1847), San Pietroburgo (1847-1848)12. Prese casa
in Berkeley Square, non lontano dalla legazione sarda, che aveva sede all’11 di Grosvernor Street13. In luglio fu presentato a Lord Palmerston, in ottobre conobbe «le savant
Panizzi», il bibliotecario del British Museum, due uomini che restarono per lui importanti figure di riferimento. Nel novembre dell’anno seguente, al ritorno da un soggiorno
parigino, scriveva: «je ne donne pas dix pas de Regent Street pour tous les boulevards».
Nonostante le pressioni dei genitori, che l’avrebbero voluto nuovamente a Torino, non
avrebbe più lasciato la città, se non molto tempo dopo il suo pensionamento. I primi anni,
al di là dell’attività diplomatica, videro D’Azeglio consolidare i rapporti con i vertici
dell’establishment britannico, impegnarsi a fondo nel suo ruolo di rappresentante italiano,
durante la Grande Esposizione del 1851, poi con l’apertura del Crystal Palace nel giugno
185414; instaurare contatti con il mondo dei conoscitori, dentro e fuori i musei londinesi,
con gli artisti, in primis l’amico scultore Carlo Marochetti, e gli antiquari.
Vi furono alcuni tentativi di matrimonio falliti, mentre sempre più forte si fece il legame
con la famiglia Palmerston, con Lady Palmerston e con la figlia del primo matrimonio,
Lady Shaftesbury, di cui divenne «cavalier servente»15. Dal 1854 si intensificarono e si
14
ATA, faldone 335, nn. 408, 409, 410.
Fu il solo fra i ministri stranieri ad essere presente all’inaugurazione.
15
r. nevill e c.e. jerningham, Piccadilly
to Pall Mall: manners, morals, and man,
Londra 1908, p. 38. Vari cimelî di casa
Palmerston in ATA, faldone 340, tra
cui un disegno di Lady Palmerston
datato 1854. L’ambasciatore spagnolo
scriveva a proposito di un ricevimento in casa Palmerston: «Era entonces
su [di Lady Shaftesbury] principal
admirador el apuesto Marqués de
Azeglio», «un gallardo hombre, algo
afeminado, però distinguido y agradable» (conte 1901, pp. 420, 425).
Vivian Graham (?), Foto di gruppo
con Emanuele d’Azeglio
nella residenza dei Palmerston
a Broadlands, 1859. Londra,
National Portrait Gallery.
39
Tavv.
3, 16
Tavv.
5-6
Tav.
4
Richard Coockle Lucas,
Ritratto di Antonio Panizzi,
rilievo in cera, 1850.
Londra, National Portrait Gallery.
prolungarono i soggiorni nelle residenze dei Palmerston a Broadlands, a Brockett Hall;
quindi dagli Shaftesbury a St. Giles, dai Clarendon a The Grove, talvolta con altri membri del corpo diplomatico (Walenski, Lavradio, Granville) e l’inseparabile Panizzi16. Abbracciò con convinzione abitudini e uno stile di vita inglesi17. Il civilissimo paese che lo
aveva accolto suscitava in lui profonda ammirazione (con qualche riserva per il clima).
La signora De Bunsen, nata Waddington, moglie dell’ambasciatore prussiano a Torino,
lasciava nel suo diario una suggestiva descrizione di Emanuele d’Azeglio, incontrato in
casa D’Agliè il 10 maggio 1861: «There was … a milord Anglais already installed in her
drawing-room … He did look so English that I was quite intriguée, and wrote to the D’Agliè to ask who he was. He turns out to be the younger D’Azeglio, who is Italian Minister
in England. She says he will be enchanted to have be taken for an Englishman, as his
great ambition is to look like one. Certainly his ‘get up’ was excellent»18.
16
Nel luglio del 1855 fu invitato per
la prima volta a Brockett Hall, dove
ammirò i quadri di Reynolds, Cuyp,
Teniers, e le porcellane (ATA, faldone
336, n. 444, 26 luglio 1855, al padre).
Gli incontri con Panizzi, più prosaici, erano spesso banchetti «à base de
charcuterie de Modena», consumati
nel piccolo appartamento al British
Museum (ATA, faldone 336, n. 520,
29 ottobre 1858). Per un profilo di
Panizzi vedi c. dionisotti, Ricordi della
scuola italiana, Roma 1998, pp. 179-226
(sono ripubblicati due saggi del 1979
e 1980).
40
ATA, faldone 336, n. 403, 27 febbraio
1854, alla madre.
17
m.i. de bunsen, In three legations,
Londra 1909, pp. 140-141. D’Azeglio
stesso scherzava sul suo «aspect Britannique», che gli consentiva di mantenere l’incognito davanti a connazionali non graditi (ATA, faldone 336, n.
453, 2 ottobre 1855, alla madre). Ho
raccolto qualche descrizione di D’Azeglio dai suoi contemporanei, Cavour a parte. Così Benjamin Disraeli
alla moglie: «I know well the Marquis
Azeglio, the Sardinian Minister. He
18
is a young man, tall, & ruddily fair,
& would be good looking, were not
his nose too white for the rest of the
face» (b. disraeli, Letters, 1848-1851,
vol. V, Londra 1982, p. 490, n. 2198,
18 novembre 1851). «Tall, handsome,
and rather pompous, the intimate
friend of the Shaftesburys, was always
a marked figure» (lord a.b. redesdale,
Memories, vol. I, Londra 1915, p. 126).
«Under the mask of a collector of curiosities and art trifles, he had had
an opportunity, through his intimacy
with the ladies of Lord Palmerston’s
household, of pratically furthering the
tricky policy of Count Cavour. Intellectually he was inferior to his uncle
Massimo, but he was active and wellinformed. I saw him almost daily at
the Travellers’s Club» (c.f. vitzthum
von eckstaedt, St. Petersburg and London in the Years 1852-1864, 2 voll., Londra 1887, ed. cons. Londra 2005, vol.
I, p. 58). «So well known in England,
rather vain, always incompris, and
producing his shirtbands without cuffs» (w.e.h. paget, Embassies of other days
and further recollections, vol. II, Londra
1923, p. 304).
Tav.
2
Tav.
5
Ritratti fotografici di Emanuele
d’Azeglio. Firenze, Raccolte
Museali Fratelli Alinari,
Fondo Pes di Villamarina (Album
Inghilterra - Svizzera - Austria Germania. Personaggi e varie, I,
FBQ 6277, tav. 34).
L’interesse per le maioliche e le porcellane
19
ATA, faldone 336, n. 432, 8 marzo
1855, alla madre. Nella lettera successiva, n. 433, 3 aprile, confermava: «J’ai
traversé toute la fameuse vente Bernal
sans y mettre les pieds».
Durante i primi anni, le lettere al padre e alla madre sono soprattutto dedicate alla politica,
ad argomenti famigliari o intimi, alle nuove conoscenze nel bel mondo londinese. Non
mancano tuttavia, accenni agli interessi artistici e alle collezioni d’arte, come già accadeva
nelle lettere precedenti, specialmente da Bruxelles e da San Pietroburgo, punteggiate di
pareri critici richiesti dai genitori oppure di riferimenti a movimenti di opere, soprattutto
porcellane orientali e di Meissen, che da vari luoghi d’Europa venivano spedite a Torino,
nella casa in contrada D’Angennes, dove col tempo avevano formato un «musée», come lo
chiamava la madre Costanza. Quali fossero gli ambienti che amava frequentare si capisce
anche ricordando che alla sua partenza da San Pietroburgo, nell’aprile del 1848, gli italiani
andati a salutarlo erano «en general les artistes» e il corpo diplomatico.
A Londra D’Azeglio colse l’occasione per ricominciare, collezionisticamente parlando. Decise
di vendere la maggior parte delle sue «porcelaines de Saxe», trattenendo solo i pezzi più belli
e nel marzo del 1849 mise all’asta i «jolies souvenirs que j’ai amassés dans des contrées bien
éloignées. Mais leur beauté même était une source continuelle de dépense en m’induisant
à me loger brillamment … L’Angleterre est un des seuls pays où l’on puisse vendre en ce
moment». Iniziò forse allora ad interessarsi alla maiolica rinascimentale italiana. Non vi sono
lettere o altri documenti a testimoniarlo, ma il primo riferimento che si incontra, del 1855, è
rivelatore di acquisti fatti in precedenza: «Il y a en ce moment la vente d’un cabinet célèbre
de curiosité qui durera 20 jours et je me suis abstenu. A la vérité ces objects sont d’un prix
incroyable. Une tasse de Sèvres et soucoupe ont été vendues 1300 francs. Des garnitures de
Sèvres pour cheminée atteindent peut-être 75/m francs. On voit par là que c’est même un
emploi d’argent que d’acheter de jolies choses car tout se vend à des prix supérieurs à ceux
d’achat»19. Si tratta della famosa vendita della collezione di Ralph Bernal, la maggiore raccol41
Tavv.
3, 16
20
Sulle collezioni di maiolica rinascimentale nei musei inglesi, t. wilson,
The origins of the maiolica collections of
the British Museum and the Victoria &
Albert Museum 1851-55, in «Faenza»,
LXXI, 1985, I-III, pp. 68-81; id., Ceramic art of the Italian Renaissance, Londra 1987, pp. 17 e sgg.; id., Il papà delle
antiche maioliche: C.D.E. Fortnum and
the study of Italian maiolica, in thomas
e wilson (a cura di), 1999, pp. 203-218.
21
nevill
1908, p. 38.
ATA, faldone 336, n. 448, 16 agosto
1855; n. 450, 3 settembre 1855. La casa,
poi n. 28, non esiste più (si veda il sito
della British History Online, Park Lane
nos. 27 and 28). Ringrazio per la segnalazione Alessandro Malusà.
22
Fabbrica Ginori a Doccia,
Coppia di vasi con il Trionfo
di Galatea e il Trionfo di Nettuno,
porcellana, 1750 circa. Torino,
Palazzo Madama – Museo
Civico d’Arte Antica.
42
ta di maiolica italiana, per tanta parte confluita, grazie agli sforzi di John Charles Robinson, a
Marlborough House e poi al South Kensington Museum20.
Dal 1849 al 1855 D’Azeglio cambiò spesso di abitazione: 36 Bruton Street, poi 13 Old
Cavendish Street, quindi ancora 5 Berkeley Square21. Infine, nell’agosto del 1855, prese
in affitto una bella e grande casa «plus convenable» al suo status di ministro del regno di
Sardegna, con una «charmante vue» su Hyde Park, 23 Park Lane, all’angolo con Upper
Grosvenor Street22. È in ogni caso solo dal 1856 che si fanno più frequenti nelle lettere i
riferimenti alla formazione delle sue raccolte. A questo punto, però, è già chiaro come
D’Azeglio fosse ormai un collezionista affermato. Da Manchester gli giunse «une demande du Comité de la Grande exposition des trésors d’Art de la Grande Bretagne pour
avoir quelques unes de mes pièces», le «faïences», che lo riempì di soddisfazione, anche
se poi, per problemi assicurativi, la cosa non andò in porto23. Sia come sia, nel 1857 era
menzionato nella seconda edizione dell’History of Pottery and Porcelain di Joseph Marryat
nell’elenco dei principali «collectors of china» della Gran Bretagna, per la sua collezione
principalmente dedicata alla ceramica italiana24. L’autore, inoltre, lo ringraziava in nota
per avergli segnalato il libretto di Tommaso Torteroli Intorno alla maiolica savonese dato
alle stampe a Torino nel 1856, su cui si tornerà più oltre, e per aver fornito delucidazioni
sulle marche delle maioliche savonesi. Citava poi un suo magnifico vaso in porcellana di
Doccia, compagno di un altro presente nella raccolta dell’antiquario David Falcke25.
In una lettera al padre dell’aprile del 1857, D’Azeglio annunciava la scelta di volersi dedicare a «l’art italien et le Dresde»:
En fait de porcelaine de Saxe j’en suis venu à n’apprécier que les groupes, s’ils
sont de la bonne époque, ou quelques grands pièces. Plats, écuelles et tasses
se trouvent en trop grandes quantités. Les figurines de Saxe que Grand papa
Tav.
5
Tav.
27
Manifattura cinese (Compagnia
delle Indie), Piatto con stemma
di Eugenio di Savoia-Soissons,
porcellana, 1710 circa. Torino,
Palazzo Madama – Museo Civico
d’Arte Antica.
23
ATA, faldone 336, n. 478, 16 ottobre
1856, alla madre; n. 486, 23 marzo
1857: «Après bien des déliberations
la réponse [sull’assicurazione] a été
négative et moi je garde mes trèsors
ne pouvant pas m’exposer à ce qu’on
me les rende fêlés ou cassés sans
compter la privation pendant tout
l’été». Per l’esposizione: Catalogue of
the Art Treasures of the United Kingdom
collected at Manchester in 1857, Manchester, Brandbury and Evans, 1857;
f. haskell, The Ephemeral Museum. Old
Master Paintings and the Rise of the Art
Exhibition, Yale 2000 (trad. it. Milano
2008, pp. 115 e sgg.)
j. marryat, A History of Pottery and
Porcelain, Medieval and Modern, Londra, John Murray, 1857 (II ed.), p. 436.
24
25
Ivi, pp. 68 e 338. Sulla collezione di
porcellana di Doccia, c. maritano, Fortuna della porcellana di Doccia in Inghilterra: la collezione di Emanuele d’Azeglio, in «Amici di Doccia. Quaderni»,
V, 2011, in corso di stampa. Entrambi i
vasi sono ora nelle collezioni del Museo Civico di Torino.
26
Passato nella collezione di Andrew
Fountaine, ora Victoria and Albert
Museum, inv. 175-1885. Sull’acquisto
da parte di Fountaine, ATA, faldone
336, n. 485, 13 maggio 1857, alla madre. j.v.g. mallet, Scheda n. 9, in id. (a
cura di), Xanto: pottery-painter, poet,
man of the Italian Renaissance, catalogo
della mostra, Londra 2007, pp. 64-65.
27
ATA, faldone 336, n. 488, 30 aprile 1857, al padre. Già nella lettera n.
486, 23 marzo 1857, alla madre, aveva
scritto: «Je me limite à l’art italien et à
quelques pièces de Saxe».
[Cesare Alfieri di Sostegno] avait à Paris puis à St. Martin se vendraient ici presque 400 francs le paire. Une belle pièce seule vaut au moins ce prix là si elle est
de la belle époque. J’en ai une charmante dont les pareilles ont été données à la
famille Perrone par quelqu’un de la famille Royale de Saxe. C’est une coupe à couvercle parsemée de fleurs en relief, au pied de laquelle se trouve assise une femme
et quatre enfans. Le tout rehaussé d’une monture en bronze doré.
La porcelaine de Capo di Monte se paye plus que celle de Saxe et on l’a immensément imitée chez le Marquis Ginori à sa fabrique près Florence en ce moment ci. Joseph [l’antiquario] demandait de trois groupes, six mille francs. J’en ai
découvert un charmant pour 25 livres, que j’ai acquis.
Mais ce qui augmente tous les jours c’est la Majolica. Les plats à reflets métalliques de Maestro Giorgio se payent près de mille francs pièce les ordinaires, les
beaux 4 ou 5 mille francs. Ces derniers sont copiés surtout des gravures de Marc
Antoine et en les plaçant contre le jour les reflets rubis, or, violets etc. sont si énergiques que le plat paraît en feu. Un des ces plats, représentant les graces, et l’un
des plus beaux qui existent, va être vendu à Paris le 6 ou 7 mai et quoique fendu
sera payé plus de 4 à 5 mille francs, quoiqu’acheté à Rome 500 francs, par Mr.
Roussel26. Viennent ensuite les auteurs secondaires Xanto da Rovigo, Fontana,
Manara qu’on achète volontiers. Ce n’est point pour faire pompe de pignatteria
que je suis entré dans ces détails, mais pour vous prier le cas échéant de mettre la
main dessus. Mais c’est pur hasard.
A Paris et à Londres on achéte à tout prix et l’Italie et l’Allemagne sont parcourues en tout sens par les marchands ou par les Agens du British Museum qui sont
unanibus à déclarer que les prix en Italie sont devenus exhorbitants. Freppa, le
marchand de Florence [Giovanni Freppa], a une quinzaine de gaillards qui voyagent pour lui acheter tous le trouvable. Il copie les pièces et vend ensuite les deux.
Quant aux médailles je n’aurai pas de peine connaissant les médailleurs du British Museum à prendre leur avis sur ce que vous enverrez. J’y suis allé ce matin et
j’ai vu des curiosités bien intéressantes de Ninive. Les briques de Babel paraissent
authentiques.
Toutes ces jolies choses ont un grand inconvenient. Celui de couter cher …
J’ai gardé deux cathégories seulement. L’art Italienne et le Dresde. J’ai trié tout
le reste et l’ai envoyé en vente publique. Je viens d’expédier à Paris 7 tableaux
français que j’avais acquis en ‘51 …27.
43
28
ATA, faldone 341, Changemens e Cadeaux reçus.
29
The Ceramic Court, Crystal Palace, in
«Art Journal», IV, 1858, p. 53.
Sul calamaio, j.v.g. mallet, Un calamaio in maiolica a Boston, in «Faenza»,
LXII, 1976, IV, pp. 79-82. Sull’acquisizione, ATA, faldone 336, n. 485, 16 febbraio 1857, al padre: «J’ai fait dernièrement quelques trouvailles interessantes. Un encrier de majolica de Castel
Durante fait à l’occasion du mariage
de Guidobaldo (Montefeltro) d’Urbino avec Elisabeth de Gonzaga en 1489.
Sur des charmantes petits medaillons
sont les portraits des époux et sur le
côté Sigismond Malatesta et un inconnu. Ensuite un bronze florentin qu’on
attribue à Bandinelli et que j’ai eu pour
4 livres. Ce n’est à la verité qu’une étude, un écart, mais très vigoureux et artistique au point qu’on hésitait si on ne
l’attribuerait pas à Michel Ange».
30
Su questi ultimi, in realtà docciani,
tra i quali spiccava un gruppo policromo raffigurante Apollo e Dafne, maritano, Fortuna della porcellana, in corso
di stampa.
31
32
ATA, faldone 336, n. 477, 11 ottobre
1856, al padre: «J’ai vérifié en arrivant
ici [Londra] que les armoiries de plats
de Chine son effectivement celles du
Prince Eugène». Chiede che si mandi
qualcuno «chez Cinzano en prendre à
mon comte encore une demie douzaine à un ecu pièce … Car je trouve
qu’il serait dommage de n’en pas
avoir à Turin». Sui piatti, c. diekamp,
Scheda n. III.36, in a. husslein-arco e
m-l. von plessen (a cura di), Prince Eugene, General-Philosopher and Art Lover,
catalogo della mostra, Vienna 2010, p.
168. Un appunto a penna di mano di
D’Azeglio su uno dei due, quasi illeggibile, recita «… fabrication chinoise
… armes du Prince Eugène …».
33
ATA, faldone 336, n. 484, 19 gennaio
1857, alla madre.
Une famille piémontèse au moment de s’éteindre,
Torino 1884. Si veda in proposito pischedda 2002. In ATA, faldone 342/12,
un quadernetto rilegato in cuoio rosso contiene gli appunti di D’Azeglio
riguardanti la storia della famiglia,
in particolare su Iolanda di Francia,
tratte dal Litta e dal Guichenon, e una
sua lettera a Gaspardo de Taparellis,
oltre a notizie sui rapporti dell’avo Taparelli con Augusto il Forte di Sassonia, re di Polonia. I ritratti del conte di
Lagnasco e della moglie erano «dans
mon salon à Londres». Segue un
34
v.e. taparelli d’azeglio,
44
Sembrerebbe di capire che avesse già raccolto una consistente collezione di maioliche, ma
non conosciamo pezzi presenti già allora nelle sue raccolte. Ci soccorrono appena due
documenti: appunti riguardanti scambi di opere avvenuti tra il 1856 e il 1860 che menzionano piatti d’Urbino, di Orazio Fontana, di maestro Giorgio, sculture di Luca della
Robbia; e una segnalazione di doni ricevuti nel 1857, tra cui vasi in maiolica di Savona
e sculture robbiane28. Nel 1858 espose alcune maioliche e porcellane al Crystal Palace,
che apriva i suoi spazi a raccolte private, tra le altre quelle del duca di Devonshire (porcellane orientali), di Lord Granville (Sèvres), di Samuel Addington (Meissen e Berlino),
dell’antiquario Isaac Falcke (Wedgwood)29. Il marchese partecipò con opere che illustravano «most conclusively the excellence attained by the early Italian potters»: «specimens
of majolica, or Raphael ware», tra i quali «the chief objects are three very large vases of
Urbino manufacture; one of which, painted from an engraving by Marco di Ravonna
[sic], after Raphael, the subject being the Judjement of Paris, is a very remarquable and
valuable work»; quindi, «an inkstand, also, of Urbino manufacture, made on occasion of
the marriage of Guidobaldo, Duke of Urbino, with Elisabetta Gonzaga, in 1480, whose
portraits are painted upon the top, is a singulary interesting work [riconoscibile nel calamaio faentino ora al Museum of Fine Arts di Boston, inv. 56.310]30, as are also many of
the plateaus in the same class»; infine, splendidi «Capo di Monte porcelain groups … the
finest specimens of the manufacture that we have met with»31. In quegli anni da Torino
lo raggiunsero altri oggetti. Comprò nel 1856 dalla famiglia Della Chiesa di Cinzano la
coppia di piatti in porcellana con stemma del principe Eugenio di Savoia-Soissons oggi
conservati nel Museo Civico di Torino (677/C)32. Si fece spedire dal padre un servizio da
caffè di Meissen con gli stemmi di Pietro Roberto Taparelli di Lagnasco e della moglie
Josephine Waldstein, intorno al quale aveva iniziato a radunare le notizie riguardanti la
storia del casato Taparelli, coinvolgendo il suo amico e collega il duca di Persigny, JeanGilbert Victor Fialin, ambasciatore francese, ex-primo ministro33. Le ricerche genealogiche lo occuparono a lungo e sfociarono in un memoriale dato alle stampe nel 188434.
In occasione della vendita della collezione Soulages, nel dicembre 1856, D’Azeglio scriveva: «on vient d’importer de Toulouse une collection d’objects italiens de Cinquecento
moitié maioliche, le resto en bronze et mobiliers. Du prix de 300/m francs». Una società
presieduta dal principe Albert l’aveva importata, sperando che il governo ne facesse acquisto. D’Azeglio segnalò ai parenti il piatto «avec la Prise d’Alba», in cui credette di vedere
raffigurato il Tanaro e addirittura di riconoscere nei mulini sulla riva quelli appartenenti allo zio Cesare Alfieri di Sostegno: «Il devrait certainement acheter cette pièce»! «C’est
étonnant comme tout cela fait monter la majolica en Angleterre et les miennes haussent de
jour en jour», che suona come una giustificazione di fronte alle perplessità materne35. Tra
il 1856 e il 1857 emergono dalle lettere cenni più consistenti alla porcellana di Vinovo, un
interesse che lo accomunerà al suo pari grado a Torino, Sir James Hudson36.
Tav.
21
Tav.
26
Tav.
6
Tav.
1
Il Fine Arts Club
Il 18 dicembre 1856 D’Azeglio scriveva a John Charles Robinson, curatore delle raccolte
del South Kensington Museum, la lettera seguente:
Mon cher Monsieur Robinson,
En remarquant combien d’année en année le goût pour les objets d’art du moyen
âge se développe dans ce pays, j’ai été frappé de l’utilité qu’il pourrait y avoir de
former une société d’amateurs qui se réunissaient pour se communiquer le résultat de leur observations, de leur recherches, ainsi que leurs acquisitions dans cette
branche si intéressante des Arts.
Ces réunions pourraient avoir lieu dans les appartemens de quelques unes des
membres de la société, d’après des reglemens dans le genre de ceux qui régissent
la société des bibliophiles déjà constituée. Peut-être parviendrait-on plus tard à organiser des expositions temporaines pouvant présenter aux amateurs un véritable
intérêt et moyen de perfectionner leurs connaissances.
Tav.
5
Tav.
32
elenco di oggetti testimoni di quelle
vicende: «un service à thé et café très
complet en vieux Saxe avec les armoiries de la famille, avec la marque de la
fabrique de Meissen. Il se trouve actuellement dans le salon de ma mère à
Turin; six tasses et un sucrier en vieux
Saxe sans marque avec les armoiries
de la famillie et celles de la seconde
femme du comte, Josephine de Vallenstein. Actuellement dans mon
salon à Londre; un service de chasse de cristaux de Bohèmie dorés et
dans un étui. Actuellement à Turin».
Le note su Josephine Waldstein se le
era procurate durante un passaggio a
Dresda nel 1844. Coinvolse nelle ricerche anche Domenico Promis (1856) e
Persigny, per le origini francesi della
famiglia (lettere del 1866 e 1869). Una
tazzina del servizio con armi Taparelli
fu dipinta da Massimo d’Azeglio in
un quadro del 1843 (Torino, GAM,
Inv. P/67; g. carpignano, Massimo Taparelli d’Azeglio, Natura morta di fiori e
oggetti, in r. maggio serra (a cura di),
L’Ottocento. Catalogo delle opere esposte, Galleria Civica d’Arte Moderna e
Contemporanea, Torino 1993, p. 122).
35
ATA, faldone 336, n. 481, 17 dicembre 1856. Per il piatto, j.c. robinson (a
cura di), Catalogue of the Soulages Collection, Londra 1856, p. 33, n. 46: «large plateau, diam. 17 in., Urbino-warecirca, 1550-60». Sul retro la scritta «La
pressa dalba». Il piatto raffigurante in
realtà la battaglia di Mülberg (1547) è
ora al Victoria and Albert Museum,
inv. 8926-1863.
36
ATA, faldone 336, n. 488, 30 aprile
1857, al padre: «les Vinovo auront tout
le succès qu’ils méritent» (forse in vista di una presentazione a una riunione del Fine Arts Club?). Si veda anche
Lettere, 1996, nn. 479, 8 ottobre 1856,
p. 1539; 485, 25 gennaio 1857, p. 1558;
488, 2 maggio 1857, p. 1568. Nell’estate
1857 D’Azeglio intraprese un viaggio
a Dresda «pour voir les musées et les
collections» (ATA, faldone 336, n. 492,
14 luglio 1857, alla madre). Di ritorno
passò da Parigi: «je marchais continuellement surtout dans les collections».
Londra, National Art Library, Manuscripts, MSL/2001/2. Ringrazio Luca
Giacomelli per avermene procurata
copia.
37
38
Una lettura incoraggiata dallo stesso Robinson: j.c. robinson, Our Public
Art Museums. A Retrospect, in «The
Nineteenth Century Review», vol.
42, 1897, dicembre, pp. 958-959. Sulla storia del club, Catalogue of pictures
and other objects of art selected from the
collections of Mr. Robert Holford (1808-
John James Napier, Ritratto
di John Charles Robinson.
Londra, National Portrait Gallery.
Dans un pays de progrès et d’association comme l’Angleterre ce projet devrait
avoir plus que partout ailleurs la chance de réussir. Il me semble qu’il serait essentiel de donner à cette société un but special qui ne se confonde ni avec la société des antiquaires ni avec celle des Arts et pour cela limiter les époques et les
cathégories artistiques dont on s’occuperait.
En choisissant par exemple ce qui a trait à l’ornementation et à la décoration des
habitation on aurait une base qui écarterait les sujets tels que médailles, inscriptions etc. qui sont plus du ressort de l’antiquaire.
Unissant à des connaissances spéciales et à une grande érudition des rapports
journaliers avec la plusparte des connaisseurs en matière de beaux arts de ce pays
vous pourriez peut-être consulter vos amis sur la manière de réaliser un plan de
cette nature.
La hardiesse dont je fais preuve en prenant le pas d’avance me paraîtrait plus excusable si je pouvais espérer avoir fait pour ces Messieurs quelque chose qui peut
leur être agréable et utile à la fois.
Croyez je vous prie, mon cher Mr. Robinson, à mes sentimens les plus dévoués37.
La storiografia sul Fine Arts Club ha sempre considerato come punto di partenza la riunione in casa di Carlo Marochetti il 18 febbraio 1857, ricordata da Robinson e da Henry
Cole, il direttore del South Kensington, e ha attribuito a Robinson in particolare, che inviò
la lettera circolare in cui si enunciava l’intento «to hold receptions, or ‘conversazioni’,
from November to July, at which objects of art and virtu will be collected and exhibited»,
la sua fondazione38. La lettera di D’Azeglio offre una diversa chiave di lettura e già mo1892), Londra, Burlington Fine Arts
Club, 1921; The Burlington Fine Arts
Club, in «The Burlington Magazine»,
XCIV, 589, aprile 1952, pp. 97-99; a.
eatwell, The Collector’s or Fine Arts
Club 1857-1874. The first society for Collectors of the Decorative Arts, in «The
Decorative Arts Society Journal», 18,
1994, pp. 25-30; f. haskell, Rediscoveries in art: some aspects of taste, fashion
and collecting in England and France,
Ithaca (New York), 1976, p. 73.
45
Tavv.
4-5
Esposizione del Fine Arts Club,
con porcellane della collezione
d’Azeglio, Londra 1868. Firenze,
Raccolte Museali Fratelli Alinari,
Fondo Pes di Villamarina (Album
Inghilterra - Svizzera - Austria Germania. Personaggi e varie, I,
FBQ 6271, tav. 25).
39
ATA, faldone 336, n. 484, 19 gennaio
1857, alla madre. Su Carlo Marochetti,
scultore e collezionista, è in preparazione uno studio di Martina Fusari.
Per il momento si veda m. calderini,
Carlo Marochetti: monografia con ritratti,
fac-simile e riproduzioni di opere dell’artista, Torino 1928; p. ward-jackson, Carlo
Marochetti: maintaining distinction in an
international sculpture market, in c. sicca
e a. yarrington (a cura di), The lustrous
trade: material culture and the history of
sculpture in England and Italy, c. 1700 - c.
1860, Londra 2000, pp. 174-190.
40
ATA, faldone 338, bozza di lettera al
ministro Boselli, 1889. pettenati 1995,
p. 60.
41
ATA, faldone 336, n. 469, 17 giugno
1856, alla madre. Sul «Club diplomatique», come sempre è chiamato da
D’Azeglio, anche la lettera n. 522, 25
novembre 1858, dove si annuncia una
riforma; n. 523, 13 dicembre 1858, alla
madre, dove scrive «je n’ai plus acheté de majoliche et le Club dont je suis
l’organisateur contribue à me donner
prise sur le corp diplomatique».
Sui club: r. nevill, London Clubs.
Their History and Treasures, Londra
1911, p. 184, per il St. James’s Club;
p. 209, per il Traveller’s Club; p. 274,
per il Burlington Fine Arts Club; id.,
Yesterday and to-day, Londra 1922, p.
108. Si vedano inoltre alcune lettere di
adesione conservate nel Fondo D’Azeglio presso la Biblioteca Civica Centrale di Torino, inventariato nel Fondo
Nomis di Cossilla, mazzo 72.
42
46
stra in nuce quella che sarà la futura organizzazione del club, con le riunioni da tenersi
nelle case dei membri, la preminenza data alle arti decorative, persino l’idea delle esposizioni tematiche che saranno poi materia del Burlington Club. E sembra allora di poter
ravvisare in una cena avvenuta il 19 gennaio 1857 una prima, embrionale riunione, visti i
personaggi e l’occasione che li raccoglieva: «Nous avons un dîner avec Persigny chez Marochetti avec un directeur de collection de porcelaines du Gouv(ernement) [Robinson?]
pour admirer beaucoup de ciaparie que Marochetti a rapporté de Paris»39. Per trasformare questi incontri privati ed estemporanei in qualcosa di duraturo e fecondo sarebbe stato
fondamentale – D’Azeglio ne era consapevole – il coinvolgimento di un’istituzione museale, rappresentata da Robinson e Cole, e di studiosi di alto profilo. Ebbe sempre presente
a se stesso di essere in questo campo «come un marinaio d’acqua dolce»40. Con una certa
intraprendenza, nel giugno del 1856, si era cimentato con successo insieme all’amico Lord
Granville nella fondazione di una società rivolta al corpo diplomatico, un’esperienza che
doveva fornirgli una spinta in più per la nuova impresa: «Quelques dissapori récens avec
le Travellers’s ont amené la formation instantanée d’un petit Club Diplomatique dont j’ai
activement organisé l’existence»41, ovvero il St. James’s Club, divenuto in breve un punto
di riferimento per molti politici e uomini di cultura42.
Il 16 febbraio D’Azeglio scriveva:
La societé de collecteurs de curiosités que j’avais proposé d’établir est à peu près
installée et doit tenir après demain une première réunion. Une quarantaine de
notabilités de l’aristocratie et autres ont déjà prêté leurs concours et la liste que
nous avons dressée de candidats est d’environ 100 personnes qui probablement
accepteront. On payera 25 fr. par an et on se reunira une fois par mois, chaque
membre apportant à la séance un object d’art qui sera admiré et discuté. Il paraît
que sous peu l’un des Musées du Gouv(ernement) nous prêtera un local pour les
réunions ainsi que l’usage des collections43.
Esposizione del Fine Arts Club,
Londra 1868. Firenze, Raccolte
Museali Fratelli Alinari, Fondo
Pes di Villamarina (Album Inghilterra - Svizzera - Austria - Germania. Personaggi e varie, I, FBQ 6271,
tav. 102).
Pochi giorni dopo, il 23 marzo:
Mon Club du bric-à-brac marche bien. Nous avons environ 100 noms des meilleurs et plus riches collecteurs de tous grades et le prince Albert lui même paraît
s’y intéresser. Nous avons eu deux réunions, une par mois, avec souscription de
une guinée par an. C’est une protection pour les amateurs qui se trouvant ainsi
en contact avec tous les meilleurs connaisseurs se trouvent ainsi moins à même
d’être dupés par les marchands44.
Nel numero del 1 aprile 1857 l’«Art Journal» dava la notizia della nascita del Collector’s
Club:
43
ATA, faldone 336, n. 485, 16 febbraio
1857, al padre.
44
ATA, faldone 336, n. 486, 23 marzo
1857, alla madre.
«Art Journal», vol. 19, 1 aprile 1857,
pp. 130-131. Citato parzialmente in
eatwell 1994, p. 25.
45
A new society of amateurs of vertu has just been formed under this title; consisting
solely of such gentlemen as collect, for their own tastes, objects of antiquity, and
are not dealers therein. The society will have stated meetings, at which will be
exhibited the articles of Art and antiquity gathered by the members. Baron Marochetti gave the use of his studio for the preliminary meeting, at which a large
assemblage gathered; and Sir A. Fountaine’s antique majolica formed an important point of attraction. As collecting is decidedly on the increase in England, such
meetings will be of much interest for the exhibition of objects and comparing of
notes among collectors, as well as for the opportunity afforded of seeing much generally hidden from public gaze, no country having such rich private collections
as England, many of which are comparatively unknown45.
La terza riunione, il 24 aprile, nella quale secondo le minute si esaminò «German Porcelain», si tenne in casa di D’Azeglio, che così commentò alcuni giorni dopo: «Le Club
formé par mon initiation nous met en rapport les uns et les autres. Il s’est réuni chez moi
47
ATA, faldone 336, n. 488, 30 aprile
1857, al padre.
46
ATA, faldone 336, n. 490, 3 giugno
1857, al padre: «Je suis faché d’ajouter
que personne n’a pu m’éclarcir sur la
croix qu’on pense c’est pas plus ancienne que le 17 siècle et qui semble
vouloir illustrer les victoires de Charlemagne suivi de l’archivêque Turpin.
Quant à la monnaie de Saluces, elle
est du dernier Marquis régnant et
m’intéresse naturellement beaucoup
plus que les connaisseurs anglais
quoiqu’ils aient admiré son état de
conservation. Persigny a été naturellement après moi celui qui (a) le plus
apprécié la trouvaille». Si veda Lettere,
1996, n. 489, 10 maggio 1857, p. 1569.
47
48
ATA, faldone 336, n. 564, 13 dicembre 1860, alla madre.
49
Dal 1869 la sede fu trasferita al 17
Savile Row. Nel 1867 D’Azeglio, come
presidente del Burlington Fine Arts
Club, dovette occuparsi dell’espulsione dell’artista James McNeill Whistler
(documenti riportati sul sito www.
whistler.arts.gla.ac.uk).
50
ATA, faldone 300/1, lettera del 28
novembre 1866.
51
Firenze, Raccolte Museali Fratelli
Alinari, Fondo Pes di Villamarina,
Album intitolato Inghilterra - Svizzera
- Austria - Germania. Personaggi e varie, I, nn. FBQ 6271-102/103. La n. 102
reca a margine il seguente appunto di
mano di D’Azeglio: «Exhibition del
Fine Arts Club dal sig. C. West, 49 Eaton Place» (maritano 2010, p. 60). Gli
album fotografici D’Azeglio, con altri
Pes di Villamarina, pervennero agli
Archivi Alinari da Michele Falzone
del Barbarò, nel 1992, e l’acquisto fu
segnalato in pettenati 1995, p. 53, nota
2. D’Azeglio vi aveva raccolto materiale fotografico comprendente ritratti delle persone da lui conosciute nei
suoi viaggi e nella sua carriera diplomatica, avvenimenti storici, luoghi di
villeggiatura, opere d’arte (ma quasi
nulla delle sue collezioni, tanto che
il sospetto è che qualcosa sia andato
perduto), i castelli di famiglia. Sono
album così intitolati: Italiani e Italia
(FBQ 6269 e 6270); Inghilterra, Svizzera, Austria, Germania. Personaggi e varie (FBQ 6271 e 6272); Belle arti e varie
(FBQ 6275); Casa marchesi Villamarina,
d’Azeglio e famiglia (FBQ 6277); Personaggi e vedute varie di Francia (FBQ
6278); Casa Savoia I (FBQ A/6274). Gli
album FBQ 6273 e 6276 contengono
materiali di provenienza Villamarina.
52
Per l’identificazione dei pezzi, molti
48
vendredi dernier. Déjà j’ai pu pénetrer par ce moyen chez de charmantes collections particulières»46. Conosciamo solo alcuni degli oggetti portati dal marchese a queste riunioni. I
più importanti ci sfuggono. Nella quarta «conversazione», il 22 maggio, in casa del barone
Hochschild, ministro di Svezia, dedicata alla porcellana di Sèvres e a lavori di oreficeria,
D’Azeglio presentò una croce e una moneta saluzzese inviatagli dal padre, «petits objects
qui m’ont été remis précisement le jours de la réunion mensuelle de club des beaux arts
ou, pour parler plus exactement, du bric-à-brac»47. Nella settima, il 2 dicembre, toccò all’arazzo quattrocentesco trovato a Lucerna di cui si parlerà a breve. In poco tempo il club
arrivò a contare ben duecento membri (cento entro il primo anno). Tra i membri vi erano
i curatori dei principali musei londinesi (Augustus Wollaston Franks, Charles Eastlake,
C. Drury Fortnum, Antonio Panizzi), collezionisti (Samuel Addington, William Angerstein, Andrew Fountaine, Robert Holford, Dudley Coutts Marjoribanks, Robert Napier,
i Rothschild), uomini politici (Austen Henry Layard, Persigny, più tardi William Ewart
Gladstone), conoscitori e critici come John Ruskin e Matthew Digby Wyatt.
Purtroppo, le minute delle riunioni, oggi conservate alla National Art Library, si limitano
a indicare i temi di carattere generale e le classi di oggetti prese in considerazione, nonché
gli elenchi dei partecipanti, senza addentrarsi nello specifico delle opere o nei dettagli
delle «conversazioni». Né è sopravvissuto, allo stato attuale delle ricerche, materiale fotografico documentante le riunioni dei primi anni. Nel dicembre 1860 D’Azeglio poteva orgogliosamente scrivere: «J’ai le bonheur et le dérangement de recevoir ce soir ma
progéniture, le Fine Arts Club. Il est devenu si nombreaux que ce n’est qu’en Décembre,
quand tout le monde est absent, que j’ose me risquer»48.
Nel 1866 alcuni membri (D’Azeglio, Robinson, Franks, Marochetti e altri) fondarono una
nuova società, il Burlington Fine Arts Club, che poté contare su una sede stabile, 177
Piccadilly, di fronte alla Burlington House49. In una lettera del novembre 1866, D’Azeglio
chiedeva al suo amministratore in Piemonte «qual sia il miglior giornale illustrato in
Italia sia a Milano sia a Firenze. Desidero offrirlo a un nuovo club artistico che stabilisco qua. E avrà la compiacenza pagarmi l’abbonamento per un anno e farlo indirizzare
Burlington Fine Arts Club, Piccadilly, London»50. Il Fine Arts Club continuò ad esistere
– fino al 1874 – e molti soci del Burlington rimasero suoi membri. D’Azeglio conservò nei
suoi album, ora presso gli Archivi Alinari di Firenze, un paio di fotografie relative a una
delle «conversazioni», quella tenutasi in casa del signor Cornwallis West, al 49 di Eaton
Place, il 3 luglio 1868. Sono le uniche immagini ad oggi note di quelle esposizioni51. Una
grande sala illuminata da lucernari, decorata con armi e armature alle pareti, vasi cinesi
e bronzi sui mobili in stile rinascimentale, con un lungo tavolo centrale su cui erano disposti gli oggetti: acquamanili, porcellane di varie fabbriche, bronzi. La prima di queste
immagini documenta la presenza di un buon numero di pezzi di proprietà del marchese,
che evidentemente li presentava ai soci per la prima volta: tra questi, splendidi pezzi in
porcellana Du Paquier, allora attribuiti a Venezia52.
dei quali oggi al Museo Civico di Torino, maritano 2010; ead., Fortuna della
porcellana, in corso di stampa.
53
ATA, faldone 336, n. 502, 5 dicembre 1857. In dicembre ha compiuto le
prime ricerche iconografiche e racconta che «cette relique a paru avec
honneur à une réunion du Club des
collectionneurs que j’ai eu chez moi
mercredi [riunione del 2 dicembre]».
ATA, faldone 336, n. 499, 30 ottobre
1857.
54
ATA, faldone 336, n. 500, 8 novembre 1857. Segnalo che una fotografia
dell’opera, già proprietà del duca
d’Aumale, si trova al Musée Condé a
Chantilly. Sull’amicizia con Persigny,
cfr. le lettere del 1865: «Lo trovai ardentissimo, entusiasta del’Italia: e più che
tutto di Michelangelo: onde se aveste
55
un’opera statuaria o pittorica del grande artista da fargli sperare, vi verrebbe
dietro come un cagnolino» (colombo
s.d., vol. II, pp. 383-384, lettera del 12
giugno 1865, al cugino Lamarmora).
«Organ für Christliche Kunst», a
cura di F. Baudri, Colonia, a. VIII, n.
23, 1 dicembre 1858, p. 276: oltre alla
notizia del ritrovamento, si dice che
«der Marquis von Azeglio hat an alle
Museen Frankreichs photographische
Abbildungen des Teppichs gesandt»;
«Correspondance littéraire», 5 agosto
1858, p. 222, dove si dice che fu trovata dal marchese in luglio, «dans le
magazin d’un marchand d’antiquité».
56
a. vallet de viriville, Tapisserie contemporaine de Jeanne d’Arc, et représentant l’arrivée de cette héroine auprès de
Charles VII, in «L’Illustration, journal
universel», 1868, p. 286.
57
ATA, faldone 336, n. 522, 25 novembre 1858, alla madre, che risponde: «Il
me semble que ta Jeanne d’Arc est une
spéculation manquée, j’en suis fachée
pour toi. Le musée parisien aurait
dû l’acquérir, mais le prix élevé a pu
dégoûter de ces brutes figures» (Lettere, 1996, vol. II, n. 523, 4 dicembre
1858, p. 1646).
58
ATA, faldone 338/9, Lettera del direttore del museo, Paul Mantellier, 1
febbraio 1859. La risposta di D’Aze59
Tav.
17
Tav.
5
Tavv.
4, 6
Tavv.
3-5,
16
Manifattura di Basilea?,
Arazzo con Giovanna
d’Arco accolta a Chinon
da Carlo VII, metà XV
secolo, con integrazioni
ottocentesche. Orléans, Musée
Historique et Archéologique
(da «L’Illustration, journal
universel», 1868, p. 286).
L’arazzo con Giovanna d’Arco
Alla riunione del Fine Arts Club del 2 dicembre 1857, il marchese presentò uno dei suoi ritrovamenti destinati a maggiore fortuna53. Un mese prima aveva scritto al padre: «on m’apporte
en ce moment de Lucerne une trouvaille que j’y fis en passant: un petit fragment de tapisserie
à peu près gothique d’Arras avec Jeanne d’Arc présentée au Dauphin au Château de Chinon.
C’est, je crois, une des plus anciennes images de cette charmante et utile jeune personne»54.
«J’ai fait examiner mon morceau de tapisserie…: on la considère une relique moyen âge des
plus intéressantes. C’est ou contemporaine ou de peu de tems après sa mort. On suppose
que cela a fait partie des dépouilles de Charles le téméraire prises à Granson. Je le fais photographier et vous en enverrai un exemplaire. Persigny tomberà à genoux»55.
La notizia di un arazzo raffigurante la Pulzella d’Orléans, pressoché contemporaneo
alle sue gesta, comparve presto su vari giornali56. L’opera, «actuellement placée, à titre de dêpot temporaire, dans une des salles du musée de Cluny», fu pubblicata sull’«Illustration». L’autore dell’articolo l’assegnava a manifattura tedesca e ne auspicava
l’acquisto da parte del governo francese essendo «un monument d’un grand intérêt
pour la France», «une relique précieuse». Al Musée de Cluny «[la tapisserie] n’est point
précisément exposée au public, avec les monument qui appartiennent à ce musée. Mais
on la montre à part aux amateurs qui en font la demande»57. La trattativa di vendita al
museo, però, andò in fumo. Il direttore Edmond du Sommerard, adducendo problemi di
bilancio, propose una cifra di appena 400 franchi, che D’Azeglio rifiutò seccato: «Dans
une lettre froidement polie j’ai l’ai prié de me renvoyer la malheureuse héroïne qui paraît
destinée à être toujours abandonée par les siens et condamnée à finir avec les Anglais»58.
I contatti con il Musée Historique et Arquéologique de l’Orléanais andarono invece a
buon fine, anche grazie a una soluzione di compromesso: da mille franchi richiesti a 600
franchi, che D’Azeglio chiese poi che fossero ceduti in beneficienza ai poveri della città
di Orléans in occasione del matrimonio della principessa Clotilde di Savoia. In ricono49
Tav.
17
Tavv.
3, 16
scenza, il museo si impegnò a che l’arazzo prendesse il nome di «tapisserie D’Azeglio»,
denominazione che conserva ancora oggi59. La donazione fece molto rumore e l’opera
fu salutata come «un vrai monument iconographique» finalmente tornato alla Francia60.
I manoscritti Sforza e D’Avalos
glio fu pubblicata in una comunicazione di M. Vergnaud-Romagnesi alla
Société des Antiquaires de France del
25 febbraio: m. vergnaud-romagnesi,
Tapisserie de Jeanne d’Arc du Musée
d’Orléans, in «Bulletin de la Société
des Antiquaires de France», 1859, pp.
3-6. L’arrivo in museo è annunciato
da un articolo conservato nell’album
FBQ A/6278, tav. 1 e 1 bis, presso gli
Archivi Alinari. Sulla stessa pagina,
un articolo in lingua inglese (senza
data) che annuncia il ritrovamento:
«Another not less interesting specimen of needlework [oltre al celebre
arazzo di Bayeux] has just been discovered by the Sardinian Envoy to the
Court of London, Marquis d’Azeglio.
This highly intelligent funcionary
being now at Lucerne, on his way
to Turin, remarked in some obscure
build-ing of that town an arras, which
on diligent scrutiny, is found to be a
contemporary textile depicturing of
Joan d’Arc...».
Si segnalano j. quicherat, Note sur
une tapisserie… représentant l’arrivée
de Jeanne d’Arc auprès de Charles VII,
in «Bulletin de la Société Impériale
des Antiquaires de France», 1858,
p. 130; p. mantellier, Rapport sur une
tapisserie et une peinture du XVe siècle
dans lesquelles est représentée la Pucelle
d’Orléans, in «Bulletin de la Société
archéologique de l’Orléanais», 1859,
tomo III, pp. 159-179; e. de certain,
Note sur l’étendard de Jeanne d’Arc, in
«Bibliothèque de l’école des chartes», 1859, vol. 20, n. 20, pp. 355-368.
L’arazzo (80x100 cm) è databile alla
metà del XV secolo, ma, per la parte
con lo stendardo, è frutto di un’integrazione ottocentesca, post 1844: p.
contamine, Remarques critiques sur les
étendards de Jeanne d’Arc, in «Francia.
Forschungen zur Westeuropäischen
Geschichte», 34/1 (2007), Mittelalter Moyen Age, pp. 187-200, in particolare
pp. 197-198, fig. 1. Per l’attribuzione
a manifattura di Basilea: a. rapp-buri
e m. stucky-schürer, Zahm und Wils.
Basler und Strassburger Bildteppiche des
XV. Jahrhunderts, Magonza 1990, pp.
203-205, n. 43. Si veda anche b. kurth,
Die Deutschen Bildteppiche des Mittelal60
«Manoscritti e chi ne tien da
conto», montaggio di fotografie
e ritaglio di giornale. Firenze,
Raccolte Museali Fratelli Alinari,
Fondo Pes di Villamarina (Album
Inghilterra - Svizzera - Austria Germania. Personaggi e varie,
I, FBQ 6271, tav. 26).
50
Nel 1860 D’Azeglio promosse a sue spese due considerevoli imprese editoriali che coinvolsero il fotografo più celebre del momento, un francese trapiantato a Londra, Camille
Silvy. In quell’anno aveva acquistato dal dealer Henry Farrer un manoscritto proveniente
da Colonia contenente il testo della Rhetorica ad Herennium, scritto a Cremona dal giovane
Tav.
16
Tav.
19
ters, Vienna 1926, vol. I, pp. 91-92, 206,
tav. 48.
61
Torino, Biblioteca Reale (d’ora in
poi BRTo), Varia 75: p. toesca, Pittura e
miniatura nella Lombardia dai più antichi
monumenti alla metà del Quattrocento,
Milano 1912 (ed. cons. Torino 1987,
p. 226); l. firpo (a cura di), Francesco
Filelfo educatore e il ‘Codice Sforza’ della
Biblioteca Reale di Torino, Torino 1966;
f. varallo, I manoscritti figurati, in g.c.
sciolla (a cura di), Le collezioni d’arte
della Biblioteca Reale di Torino. Disegni,
incisioni, manoscritti figurati, Torino
1985, p. 190; p.l. mulas, Scheda n. 5,
in l. giordano e m. olivari (a cura di),
Splendori di corte. Gli Sforza, il Rinascimento, la città, catalogo della mostra di
Vigevano, Milano 2009, pp. 86-87.
62
a. hamber, The use of Photography
by Nineteenth-Century Art Historians,
in h.e. roberts (a cura di), Art history
through the camera’s lens, Londra 1995,
pp. 104-105. Inoltre, m. haworth-booth,
Camille Silvy photographer of Modern
Life, 1834-1910, catalogo della mostra,
Londra 2010.
63
Manuscrit Sforza: Fac-simile d’après le
Manuscrit original appartenant à M. le
Marquis d’Azeglio Ambassadeur de Sardaigne à Londres. Photographié et publié
par C. Silvy, Librairie Photographique, 2
voll., Londra 1860.
64
«The Atheneum», n. 1755, 15 giugno
1861, p. 799.
BRTo, Varia 131: toesca 1987, p. 220;
1985, p. 190. Buona parte della
biblioteca napoletana del duca Serra
di Cassano fu acquistata nel 1819-1820
da George John, Lord Spencer, ed è ora
conservata a Manchester, John Rylands University Library: t.f. dibdin, Library of Duke di Cassano Serra and now
the property of George John Earl Spencer,
Londra 1823; t. de marinis, Di alcuni codici calligrafici napoletani del sec. XV, in
«Italia Medioevale e Umanistica», V,
1962, pp. 179-182. Secondo D’Azeglio
il Quinto Curzio fu venduto a Londra
nel 1828.
65
varallo
66
Manuscrit D’Avalos: Notes écrites par
M. le Marquis d’Azeglio, ministre Plénipotentiaire de S.M. le Roi d’Italie à Londres, sur ce manuscrit qui lui apartient;
et accompagnées du facsimile des principaux dessins et majuscules contenus
dans le livre. Photographié et publié par
C. Silvy, Librairie Photographique, Londra 1861.
BRTo, Fondo Promis, lettere di Emanuele d’Azeglio, dal 1860 al 1867
(scatole 7 e 8). Il carteggio, inedito, ri67
Ludovico Maria Sforza nel 146761. Ne volle editare il facsimile, introducendo un’importante
novità per la storia della fotografia di opere d’arte: le pagine dovevano avere dimensioni
pressoché corrispondenti all’originale e le fotografie dovevano essere stampate recto e verso
sulla stessa pagina62. La pubblicazione consisteva in due volumi63. Nel primo D’Azeglio
scrisse una presentazione storica dell’opera, descrivendola minuziosamente, con commenti antiquari, storici e araldici, e riportando il commento di Giuseppe Molteni, che coglieva
confronti con la pittura di Bergognone e Zenale. Nel secondo volume, il facsimile, la riproduzione delle pagine miniate era preceduta da una comunicazione di Camille Silvy,
presentata il 21 settembre 1860 all’Académie des Inscriptions et Belle-Lettres. Il fotografo
sottolineava i meriti dell’impresa: «une copie exécutée de même dimension que l’original»,
la migliore leggibilità dell’inchiostro, l’utilità della fotografia per i restauratori, la possibilità di divulgare l’opera attraverso scambi fra biblioteche e concludeva auspicando che altri
volessero seguire l’esempio del marchese. Nel 1861 il manoscritto Sforza fu esposto ad una
mostra di codici miniati alla Society of Antiquaries. Oltre a D’Azeglio, esponevano opere
Layard, Ruskin, Robinson, gli antiquari Farrer e Whitehead e alcuni importanti esemplari
provenivano dalle collezioni reali64.
Silvy e la sua Librairie Photographique, da poco fondata a Londra, ricevettero quindi una
seconda commissione, riguardante il cosiddetto manoscritto D’Avalos, ovvero l’Istoria di
Alessandro Magno di Quinto Curzio Rufo tradotta da Pier Candido Decembrio, appartenuta
a Iñigo d’Avalos, che D’Azeglio aveva acquistato dal libraio Quaritch e che proveniva dalla
famosa biblioteca napoletana del duca Serra di Cassano65. Anche qui il marchese volle far
precedere le riproduzioni riguardanti, questa volta, «les principaux dessins et majuscules»,
da una nota storica su Filippo Maria Visconti, con ampi stralci della vita scritta da Decembrio, tratti dall’edizione muratoriana, e su Iñigo d’Avalos, cui D’Azeglio aveva dedicato
personali ricerche66. Secondo il conservatore del dipartimento dei manoscritti del British
Museum, Sir Frederic Madden, consultato in proposito: «le manuscript en question a été
probablement donné per le Duc de Milan à D’Avalos, qui avait l’habitude de mettre son
nom à la dernière page, ainsi qu’on le voit au British Museum sur un manuscript lui ayant
été donné par un membre de la famille Ardizzi. Le Musée a deux manuscripts illuminés
aux armes et avec le nom D’Avalos, ce qui prouve que c’était un collecteur de manuscripts.
Le nom paraît écrit par Davalos lui-même».
Entrambi i manoscritti furono offerti in acquisto alla Biblioteca Reale di Torino e ampi
ragguagli sulla vicenda vengono dalle lettere inviate a Domenico Promis67. Le trattative
furono lunghe, nonostante si trattasse di opere di grande rilievo. Per il manoscritto Sforza, la situazione si sbloccò alla fine del 1862. In una lettera D’Azeglio dichiarava «suo vivissimo desiderio … che ritornasse quel manoscritto in modo duraturo in Italia». «Stretto
da ingenti spese che feci per mobigliar in modo degno delle arti Italiane la mia nuova
abitazione a Londra … stavo per intavolar negoziati col Duca d’Aumale per cedergli il
manoscritto, disperando che lo volesse il Governo acquistare. Son dunque felicissimo che
siamo ancora a tempo. Ho voluto preservar le pagine di quel libro dal contatto delle dita.
E così lo feci collocare in una cornice a due cristalli e che sta in piedi. Onde ambo le facciate si possono vedere ugualmente. Mentre cortine di seta verde impediscono abitualmente
alla troppa luce di far danno ai colori. Questa cornice naturalmente gliela darò sul patto.
Solo per evitar qualche accidente per strada nel spedire il libro da Londra farò levare i
cristalli che si potranno rimettere qua»68. Si dovette attendere ancora un anno, invece,
prima che si procedesse all’acquisto del Quinto Curzio, verso il quale il British Museum,
nel frattempo, aveva mostrato interesse69.
guarda richieste di pareri e commenti
su libri, incisioni, doni alla Biblioteca,
come il ritratto di Filiberta di Savoia
(lettera del 27 dicembre 1863).
BRTo, Fondo Promis, scatola 8/I 22,
29 dicembre 1862, da Torino.
68
Il manoscritto arrivò nel febbraio
del 1863. Il Quinto Curzio fu offerto
69
al prezzo di acquisto, 500 franchi, a
patto che si comprasse anche l’altro:
«se fosse per altre istituzioni o privati
il prezzo sarebbe almeno 700 poiché
io pagai 500 quando nessuno sapeva
cosa fosse. Ora a forza di ricerche ho
potuto aggiungere un nuovo pregio
ai suoi meriti» (BRTo, Fondo Promis,
scatola 8/III 57, 2 febbraio 1863). Nel
dicembre del 1863 il marchese tornò a
sollecitare per il manoscritto D’Avalos anche perché «il Museo britannico pare desideroso d’averlo a prezzo
anche maggiore» (scatola 8/IV 38, 27
dicembre). I due manoscritti furono
esposti all’esposizione di Torino del
1880, cfr. IV Esposizione nazionale di
Belle Arti. Catalogo degli oggetti componenti la mostra di Arte Antica, Torino
1880, p. 79, n. 15; p. 87, n. 54.
51
Tav.
11
Tavv.
4-5
Tav.
18
Tav.
14
Giovanni Martino Spanzotti,
Sposalizio mistico di santa
Caterina. Ubicazione sconosciuta.
70
ATA, faldone 336, n. 488, 30 aprile
1857; n. 501, 21 novembre: pagati 1000
franchi i quadri furono venduti all’Hôtel Drouot a 3000.
71
Tav.
10
ATA, faldone 341, passim.
72
ATA, faldone 336, n. 573, 11 aprile
1861 alla madre. Scriveva di aver visto
a Londra «chez l’un des principaux
marchands de tableaux quelques
uns des meilleurs de chez le Marquis
Cambiano, entr’autres une tête de
sainte attribué à Raphäel et que l’on
croit ici de Timoteo della Vite». Sulla
vendita Cambiano, Catalogue de tableaux des diverses écoles composant la galerie du marquis Bruno de Cambiano [dont
la vente aux enchères publiques aura lieu
52
I dipinti
Sono relativamente poche le notizie riguardanti dipinti posseduti da D’Azeglio e la traccia principale per ricostruire la sua piccola collezione viene dagli inventari redatti nel
1867. Dalle lettere ai genitori si apprende che nell’autunno del 1857 aveva organizzato
una vendita di quadri francesi a Parigi: «7 tableaux français acquis en ‘51»70. Una nota
conservata nell’archivio saluzzese specifica soggetti e autori: Netscher, Rigaud, Bailly,
Lepoitevin, Isabey, un disegno di Géricault, uno di Debucourt71. Si fa poi cenno a opere
di maestri olandesi come Adam van den Meulen e Jan van Huchtenburg trovate sul mercato antiquario o inviategli dallo zio Cesare Alfieri72. Tra l’autunno del 1861 e la primavera dell’anno seguente si concentrano le notizie riguardanti alcune tavole di old masters.
Per primo «un Luini», non meglio identificato, che forse D’Azeglio vendette in vista del
trasloco dalla casa di Park Lane: «j’allais presque considérer le Luini comme un titre à
l’estime publique. Me voici en mauvais chemin comme collecteur. Menacé de mutations
de domicile et d’établir une légation d’Italie sur un grand pied tous mes capitaux y passeront…»73. Quindi, in una lettera del novembre successivo, «le tableau restauré per le
restaurateur de la Gallerie dont le nom m’échappe en ce moment; plus les deux archanges que j’ai acheté chez Pezzi pendant mon séjour à Turin» che D’Azeglio chiedeva di
fargli recapitare insieme a un servizio di Vinovo e a un cassone donatogli da Sir James
Hudson74. Il quadro nelle mani del restauratore Arpesani tardò a essere consegnato: «je
dois vous dire en confidence que je m’était flaté de trouver dans cet envoi le petit tableau
restauré par Arpezzani, auquel je tiens assez». Giunse a Londra solo in aprile: «Le petit
Tavv.
3, 16
Tav.
1
Palais Cambiano, à Turin les 25, 26 et 27
juin 1857], Torino 1857. Si veda inoltre
il saggio di Monica Tomiato in questo
stesso volume.
73
ATA, faldone 336, n. 584, 19 settembre 1861, al padre.
ATA, faldone 336, s.n. collocata tra
nn. 588 e 589, 6 novembre 1861, al padre.
74
75
ATA, faldone 336, n. 600, 17 aprile
1862, al padre. La risposta del padre,
faldone 340, n. 197, 25 maggio 1862:
le casse vennero preparate sotto i suoi
occhi e quelli dell’antiquario Pezzi.
Su quest’ultimo e il commercio di
quadri di antichi maestri piemontesi
si vedano varie lettere di Vico e altre
nel Fondo Bosio alla Biblioteca Civica
Centrale di Torino.
76
ATA, faldone 341, Inventario Tableaux, 1867, «Le Mariage de S. Catherine
attr. à Giovenone de Verceil», valore 6.8 sterline, 5 restauro, 5 cornice;
sull’opera si veda g. romano, Un inedito di Spanzotti e una citazione dalla “Divina Commedia”, in Studi in onore di Pier
Vincenzo Mengaldo per i suoi settant’anni, I, Firenze 2007, pp. 409-421, a cui si
rimanda anche per la discussione su
altri quadri citati nell’inventario.
77
g. colombo, Vita ed opere di Gaudenzio
Ferrari, Torino 1881, p. 38: «presentemente, essendo state vendute dal sig.
Federico Pezzi al marchese Emanuele
d’Azeglio … trovansi a Londra». Attualmente si trovano alla Auckland
Art Gallery: s. baiocco, Gerolamo Giovenone e il contesto della pittura rinascimentale a Vercelli, in e. villata e s. baiocco,
Gaudenzio Ferrari e Gerolamo Giovenone.
Un avvio e un percorso, Torino 2004, p.
179 e nota 120 a p. 187. Nell’inventario
manoscritto si legge: «Deux tableaux
d’archanges attribués à Gaudenzio
Ferrari mais plus vraissemblement de
Gerolamo Lanino de Verceil». Sull’interesse per i primitivi piemontesi in
D’Azeglio, si segnala anche l’ancona
con l’Incoronazione della Vergine di
Defendente, già in Santa Maria degli
Angeli a Torino (1870), venduta al
mercante Sanson Sacerdote, quindi a
Vittorio Avondo e da questi nel 1887
a D’Azeglio (a. baudi di vesme, Schede
Vesme. L’arte in Piemonte dal XVI al
XVIII secolo, 4 voll., Torino 1963-1982,
vol. IV, 1982, p. 1277, ora al Museo
Civico di Torino, dono Abegg, inv.
486/D; ringrazio Anna La Ferla per la
segnalazione). Negli album Alinari si
conservano alcune foto Brogi di opere
di Macrino, Gaudenzio, Giovenone.
Nell’inventario è ancora da segnalare
un «ancien tableau. Madonne dans
un nimbe ovale soutenu par des an-
Giovenone est arrivé et fait sensation. J’ai fait restaurer les Lanini [forse i due presunti
arcangeli] qui figureront avec honneur comme pendans à ceux de Hudson»75.
Queste parole vanno necessariamente integrate con le succinte descrizioni contenute nel
catalogo dell’asta londinese del 1868 e con l’inventario manoscritto del 1867. Il Giovenone
altro non è che la tavola di Giovanni Martino Spanzotti raffigurante lo Sposalizio mistico di
santa Caterina recentemente pubblicata76. Le tavole di Hudson raffiguravano Santa Lucia
e San Lorenzo, portavano un’attribuzione a Macrino ed erano state comprate da Hudson
ad Alba. Gli «arcangeli» attribuiti a Lanino, comprati a Torino, furono più tardi identificati
da Giuseppe Colombo come due martiri della legione Tebea e attribuiti a Gaudenzio Ferrari77. Nulla di più sappiamo di una «Déposition de croix attribuée à Gaudenzio Ferrari»
che D’Azeglio offrì a Robinson in cambio di una maiolica tra il 1859 e il 186078. L’unico altro
dipinto di un antico maestro nominato in quegli anni è la famosa Madonna con il Bambino
attribuita a Piero della Francesca, ora a Venezia, alla Fondazione Cini. In una lettera al suo
amministratore Ferrero, D’Azeglio scriveva: «Mandai a Milano un prezioso dipinto per
ristaurare dal celebre cav.re Molteni, professore a Brera. Questo quadro mi costa di ristauro
1000 fr. e dugento per la cornice»79. Una lettera dello stesso Molteni avvertiva della fine del
restauro e dell’invio del quadro, imballato come quelli che soleva inviare a Eastlake80. In
quello stesso anno il marchese espose l’opera alla British Institution81.
Tav.
43
Tav.
11
L’amicizia con Sir James Hudson
Sostare sui rapporti che legarono Emanuele d’Azeglio a Sir James Hudson, ministro britannico a Torino negli anni tra il 1852 e il 186382, consente di affrontare alcuni aspetti degli interessi artistici di quest’ultimo, rimasti finora nell’ombra. John Fleming, che aveva concentrato la sua attenzione sui dipinti comprati e venduti da Hudson durante la sua permanenza
in Italia e il suo legame con Austen Henry Layard e Giovanni Morelli, citava un paio di fonti che lasciavano intravvedere altri orizzonti83. La già ricordata signora De Bunsen scriveva
a proposito dello studio di Hudson alla legazione inglese di Torino: «Sir James showed me
his studio or den, as he calls it, a lovely room full of beautiful things, where we talked long
about a new system of colouring. He is devoted to painting». «A lovely room full of beautiful things»: non solo quadri dunque! La testimonianza dell’ambasciatore francese Henry
d’Ideville suona ancora più esplicita. Egli, oltre a scrivere «sa maison est le rendez-vous des
grandes artistes et des hommes politiques», quali Verdi, Calamatta, Marochetti, osservava:
«Sir James s’occupait lui-même de musique et de peinture, et, comme la plupart des diplomates, était grand amateur et collectionneur d’objets d’art et de curiosités».
L’interesse per le arti decorative ebbe due esiti non trascurabili per la storiografia ceramica
ottocentesca. Sfogliando l’opuscolo di Tommaso Torteroli Intorno alla maiolica savonese dato
alle stampe a Torino, dalla tipografia economica Barera, via della Posta 1, nel 1856, si scopre
che fu dedicato per l’appunto «a sir Giacomo Hudson ambasciatore d’Inghilterra a Torino»:
«avendo però non ha guari fatta per mia ventura la vostra conoscenza, e avendo visto in
qual conto tenete un genere di Savonesi lavori che io sempre e grandemente ho stimato,
sospeso un istante lo studio mio prediletto, mi son posto a scrivere sopra i lavori medesimi,
ges en robes rouges. Deux saintes en
dessous». Spunti per ulteriori ricerche
possono venire dai numerosi passaggi
delle lettere relativi al castello di Lagnasco e alle sue pitture. Qualche cenno ai lavori compiuti da D’Azeglio in
g. gritella, Il rosso & l’argento: i castelli
di Lagnasco: tracce di architettura e di storia dell’arte per il restauro, Torino 2008.
78
ATA, faldone 341, Changemens.
ATA, faldone 300/2, 3 novembre
1863.
79
ATA, faldone 337/5, 7 dicembre
1863, lettera di Giuseppe Molteni.
80
e a. mottola molfi(a cura di), Dipinti toscani e oggetti d’arte dalla Collezione Vittorio Cini,
Vicenza 1984, pp. 24-26. Ricordato
nell’inventario manoscritto del 1867
ma poi non andato in asta.
81
f. zeri, m. natale
no
82
Su James Hudson, si veda il saggio
di Edoardo Greppi in questo stesso
volume e Sir James Hudson. Il ruolo
della diplomazia europea a Torino negli
anni dell’unificazione d’Italia, Atti del
convegno (Torino, 12-13 novembre
2010), in corso di stampa, con interventi, per la parte artistica, di S. Baiocco, L. Giacomelli, S. Avery-Quash,
D. Levi.
j. fleming, Art dealing and the Risorgimento - I, in «The Burlington Magazine», CXV, 838, gennaio 1973, pp.
4-16. Sull’amore di Hudson per la pittura, cfr. anche due lettere di Massimo
d’Azeglio, una al nipote Emanuele
(«Sono enchanté d’Hudson col quale
ho molta analogia di carattere, e fino a
quella che anche lui era pittore»); una
all’ex-ministro Abercromby («il était
d’abord artiste, puis diplomate»): f.
curato (a cura di), Le relazioni diplomatiche tra la Gran Bretagna ed il Regno
di Sardegna (1852-1856). Il carteggio diplomatico di Sir James Hudson, 2 voll.,
Torino 1956, vol. I, p. XXXVIII).
83
53
Tavv.
1, 3,
16
Tav.
4
Tav.
4
Fotografo non identificato,
Ritratto di Sir James Hudson,
1860 circa. Firenze, Raccolte
Museali Fratelli Alinari.
t. torteroli, Intorno alla maiolica
savonese, Torino 1856,
dedica a Sir James Hudson.
84
t. torteroli, Intorno alla maiolica savonese, Torino 1856.
54
persuaso di far piacere a Voi e agli amatori e cultori dell’Arti, e nel tempo medesimo di
rendere non dispregievol servigio alla mia cara patria». Della divulgazione del libretto in
terra d’Albione si era poi fatto ambasciatore Emanuele d’Azeglio che lo aveva segnalato,
come si è detto, a Joseph Marryat in tempo per l’uscita della seconda edizione della sua
History of Pottery and Porcelain. Il breve scritto, opera di questo sacerdote di ardente fede
mazziniana, bibliotecario della Biblioteca Civica di Savona e storico della città e dei suoi
monumenti d’arte, ebbe il merito di essere il primo tentativo di mettere in fila e a confronto
fra loro documenti e opere presenti sul territorio e di tracciare una storia della produzione
della maiolica a Savona e Albisola, distinguendola da quella genovese fino allora ritenuta
dominante84. Che la sollecitazione fosse venuta proprio da Hudson lo conferma il passo di
una lettera a Domenico Promis, del 1861: «Le mando una copia delle maioliche che mi ha
fatto stampare l’ambasciatore Giacomo Hudson che per me ha molta benevolenza. Questo
stesso opuscolo fa ora parte dei miei Scritti letterari aggiorni presso ad essere compiti»85.
Un secondo libretto, di undici pagine, fu dato alle stampe da Hudson stesso, a Torino presso
Favale, con data 29 maggio 1859 e titolo Estratto dall’elogio del Prof. in medicina Vittorio Amedeo
Gioanetti. Discorso sulla fabbrica di porcellana stabilita in Vinovo. Si tratta, senza altre aggiunte,
Tav.
14
Intagliatore franco-piemontese,
Cassone nuziale con stemmi
di Savoia e di Francia e iniziali
dei duchi Amedeo IX e Iolanda,
1460-1470 circa, particolare.
Torino, Palazzo Madama –
Museo Civico d’Arte Antica.
BRTo, Fondo Promis, scatola 7/XII
8, del 29 gennaio 1861. Anche nel
necrologio di Torteroli scritto da Pietro Sbarbaro sul giornale «Il diritto»
(1868), tra i suoi illustri amici si ricorda «sopratutti Giacomo Hudson, il
leale e cavalleresco oratore della Gran
Bretagna alla Corte di Torino». Massimo Viola che ha studiato la figura di
Torteroli mi ha segnalato un dono di
incisioni di Volpato (le Logge vaticane) da Hudson a Torteroli in ringraziamento per la dedica (m. viola, Tommaso Torteroli, erudito savonese del XIX
secolo, in «Atti e memorie della Società
Savonese di Storia Patria», n.s., XLIII,
2007, pp. 341-375). La tragica fine di
Torteroli – morì suicida – e il rifiuto
della famiglia di consegnare l’archivio privato al Municipio di Savona
portarono alla dispersione della sua
corrispondenza.
85
Estratto dall’elogio del Prof. in medicina Vittorio Amedeo Gioanetti. Discorso
sulla fabbrica di porcellana stabilita in
Vinovo, reprinted by order of sir James
Hudson H.B.M. Minister, Turin, 29th
May 1859, Torino 1859. Copia conservata alla National Art Library di
Londra. L’opuscolo era presente nella
biblioteca di D’Azeglio (ATA, faldone
341, Inventario 1867, Livres). Nelle biblioteche piemontesi non ne ho rinvenuta alcuna copia.
86
dell’elogio di Gioanetti scritto dal conte Ignazio Ghiliossi di Lemie, uscito a stampa nel 1818,
più ricco di notizie rispetto a quello precedente di Giacinto Carena, in quando recante la
descrizione delle terre del Piemonte usate da Gioanetti per la fabbricazione della porcellana86. La brochure di cui parlava D’Azeglio era in effetti menzionata in una nota manoscritta
riguardante la sua biblioteca d’arte londinese: «opuscolo – così si legge – sulla porcellana di
Vinovo di Sir James Hudson». Anche questa volta fu D’Azeglio a far conoscere lo scritto oltremanica, come raccontò lui stesso in una lettera al sindaco di Torino pubblicata sulla «Gazzetta Piemontese», in cui annunciava il dono al Museo Civico della collezione di porcellane
di Vinovo recentemente acquistata da Federico Della Chiesa: «anni sono, il sig. Robinson,
riputato direttore del Museo di Kensington, mi diceva un giorno, che stava per scrivere in
un suo libro d’arte che dubitava la fabbrica di Vinovo avesse mai esistito, quando appunto
gli comunicai la brochure pubblicata sul suo operato per cura di sir James Hudson»87.
Già Fleming aveva accennato all’interesse di Hudson per le porcellane di Vinovo e aveva
citato un paio di lettere inviate a William Ewart Gladstone tra l’aprile del 1859 e il 1862:
poche parole che rimandano a scambi di oggetti, non identificabili, ma che mostrano
come Hudson fosse in cerca di porcellane di Vinovo a Torino, possibilmente marcate e
come le offrisse a Gladstone, «as a feeble homage and tribute to your love of curiosities
in the Ceramic»88. Non sembra improbabile che i pezzi di Vinovo di proprietà Gladstone
esposti a Kensington nel 1862 (gli unici a rappresentare la manifattura piemontese) fossero stati procurati proprio da Hudson. L’opuscolo stampato a Torino divenne rapidamente, fuori dal Piemonte, il mezzo per conoscere la porcellana di Vinovo e fu a lungo l’unico
testo sull’argomento citato nelle varie bibliografie ceramiche dell’Ottocento, dal Chaffers
al Champfleury. La fortuna di questa manifattura deve molto all’opera di divulgazione
promossa dal duo Hudson-D’Azeglio89.
L’ultimo episodio riguarda un cassone con iniziali di Amedeo IX e Iolanda di Francia che
Hudson, in procinto di lasciare la legazione torinese, fece recapitare in dono all’amico.
Alla notizia, riferitagli dalla madre Costanza, D’Azeglio rispose:
Hudson est réellement fort aimable. En quittant Turin il y a deux ans je lui avait
dit que s’il vendait son mobilier je le priais de ne pas disposer sans me le dire
d’un Cassone qui ayant des devises de la maison de Savoie n’aurait pas dû il me
semble être perdu pour le pays. Je présume que c’est celui là dont il s’agit, car
«Gazzetta Piemontese», 21 febbraio
1872.
87
British Library, Add. 44393, f. 175,
27 febbraio 1860. Un cenno a queste
lettere in fleming 1973, p. 5, nota 12.
Ringrazio Luca Giacomelli per la trascrizione della lettera.
88
Sull’interesse di D’Azeglio per Vinovo, si veda sopra nota 36. La fortuna dei prodotti di quella fabbrica
decollò allora. Nel 1867, all’esposizione di Parigi, molti pezzi furono
inviati dal Museo Civico torinese. Nel
1869, le porcellane di Vinovo attrassero Charlotte Schreiber fino a Torino
e alla casa di Federico Della Chiesa
(Lady Charlotte Schreiber’s Journals:
Confidences of a Collector of Ceramics
and Antiques throughout Britain, France, Holland, Belgium, Spain, Portugal,
Turkey, Austria and Germany from the
year 1869-1885, a cura di Montague J.
Guest, Londra e New York 1911, vol.
I, pp. 5-6) e nel 1873 alcuni pezzi di
proprietà Franks presero posto sugli
scaffali della mostra del Burlington
Club dedicata alle porcellane europee (A short Description of the English
and Continental Porcelain exhibited June
1873, a cura del Burlington Fine Arts
Club, Londra 1873).
89
55
Tav.
5
Tav.
17
comme il en a plusieurs si ce n’était pas celui là c’est qu’il y aurait malentendu. Et
c’est moi qui serai attrapé… Au reste mon intention était de l’acheter… Quand
je viendrais vous voir j’aviserai si cela me semble valoir la peine de l’exhiber ici.
C’est tellement curieux qu’au fond je me demande si ce ne serait pas une adroite
composition à l’usage des Mylords anglais. Au reste le brave Hudson me doit bien
un peu une chandelle car je crois avoir fameusement manœvré pour qu’on ne le
change pas. Mais c’était également nous rendre service à nous-mêmes90.
Il cassone raggiunse Londra in gennaio con all’interno un servizio di Vinovo regalo del
padre:
ATA, faldone 336, n. 574, 20 aprile
1861, alla madre. L’allusione è probabilmente alle buone parole messe da
D’Azeglio in favore di Hudson, per
evitarne il trasferimento a San Pietroburgo (si veda il contributo di Edoardo
Greppi in questo stesso volume).
90
91
ATA, faldone 336, n. 593, 11 gennaio 1862. Il cassone (ora Torino, Museo
Civico, inv. 1115/L) appare pesantemente rimaneggiato (sono di restauro il coperchio, il fondo, i piedi)
e decurtato in alcune parti in seguito
al rimontaggio. L’intaglio dei pannelli
scolpiti mostra la mano dell’anonimo
scultore di cultura francese autore
del pulpito frammentario della chiesa di Sant’Antonio Abate a Chieri
(n. gabrielli, Il pulpito della Chiesa di
Sant’Antonio Abate in Chieri, in Studi
di storia dell’arte in onore di Vittorio Viale, Torino 1967, pp. 46-47; s. piretta, Il
pulpito di Sant’Antonio Abate di Chieri e
alcune riflessioni sullo scambio tra pittura e scultura, in g. agosti, g. dardanello, g. galante garrone e a. quazza (a
cura di), Per Giovanni Romano. Scritti
di amici, Savigliano 2009, pp. 146-147).
Il cassone, sul quale hanno pesato le
perplessità espresse in l. mallé, Museo
Civico di Torino. Mobili e arredi lignei,
Torino 1972, pp. 47-48, tav. 19, ha avuto scarsa fortuna negli studi (si veda
però p. schubring, Cassoni: Truhen und
Truhenbilder der Italienischen Frürenaissance, 2 voll., Lipsia 1915, vol. I, n.
742, p. 388; vol. II, tav. CLVI, n. 742).
Le armi gentilizie e i motti che porta
sui fianchi sembrano potersi riferire ai
Biandrate e ai Piossasco.
Le coffre Hudson est parvenu lui aussi à trouver sa digne place dans une chambre
indignement occupée et pleine jusqu’au bord. Il se trouve à proximité de la lettre
de la même Duchesse Yolande par moi trouvée à Lagnasc et pour laquelle j’ai
même pu déterrer ici un charmant cadre de l’époque qui m’est fort envié91.
1862, l’anno dell’Esposizione di Kensington
Nel luglio del 1861 D’Azeglio era stato ammesso, su proposta del console Health, «dans la
plus ancienne des sociétés artistiques, celle pour laquelle plusieurs tableaux ont été peints
par sir Joshua Reynolds qui en était membre», la Royal Academy92. In quell’estate aveva
scovato nella City due imponenti candelieri in maiolica d’Urbino93 e nel Ghetto di Torino
ATA, faldone 336, n. 579, 10 luglio
1861, alla madre, con descrizione della cerimonia cui partecipano Panizzi e
Marochetti.
92
93
ATA, faldone 336, n. 579, 10 luglio
1861: «L’autre jour j’ai fait une des
mes plus belles trouvailles de la manière la plus curieuse … En revenant
[da una passeggiata per vedere una
zona incendiata] comme je traversais
la Cité je vis une salle de vente. Dans
ce quartier lontain ce sont de véritables coupe-gorges. Partout je vis des
tableaux qui m’arrêtèrent et regardant dans la boutique j’apperçus deux
chandeliers d’Eglise de deux pieds de
haut entièrement dans la plus belle
majolica d’Urbino qu’on puisse voir.
D’où ces pièces venaient et pourquoi
on les vendait dans ce quartier reculé
c’étaient autant de mystères impossibles à expliquer. Je demandai aux
principaux connaisseurs. Ils n’avaient
jamais entendu parler ni de chandeliers ni qu’il en existe nulle part en
56
Manifattura iraniana,
Vaso Cavour, vetro decorato
a smalti, con montatura
in argento dorato, XIII secolo,
fotografia storica. Firenze,
Raccolte Museali Fratelli Alinari.
Tavv.
3, 16
Italie. La vente devait avoir lieu le
lendemain. D’autres incidens eurent
lieu, trop longs à raconter. Mais enfin
je les fis acheter à 1200 francs. Et ils
sont estimés de 10 à 12 mille».
94
Per gli arazzi si veda la nota 116.
Nella stessa lettera, si parla di una Deposizione dalla croce, incisione che,
all’insaputa di Panizzi e dei conservatori perché non sembri «un arrangement d’amis», ha offerto al British
Museum, per 400 franchi.
95
ATA, faldone 341, Inventari, Tapisseries. Un ritaglio di giornale francese
spiega che al momento del ritrovamento da parte del marchese gli arazzi erano usati per «former le bureau
des cannes et des parapluies à l’Exposition annuelle des Beaux Arts».
Furono quindi inviati per il restauro
a Parigi presso Madame Saulière, rue
de Lions-St.-Paul, 10.
96
ATA, faldone 336, n. 594, 16 gennaio
1862, alla madre. Si veda anche g. biscontini ugolini, Museo Internazionale
delle Ceramiche in Faenza. Ceramiche
pesaresi dal XVIII al XX secolo, Casalecchio di Reno 1986, pp. 146 e 153, nota
9 (dove si accenna ai legami di D’Azeglio con Pesaro), per il caso di Pietro
Gai, direttore della fabbrica Benucci e
Latti di Pesaro, venuto a Londra per
l’esposizione, cui D’Azeglio procurò
l’autorizzazione per visitare le fabbriche dello Staffordshire.
97
ATA, faldone 336, n. 596, 14 febbraio
1862, alla madre. Dice anche di aver
trovato da un antiquario «une esquisse à l’huile de Hogarth». Il Leonardo
dei Saint’André è così descritto nel
1861 da Morelli: «Casa Sant’Andrea
(Torino), ritratto di donna che appoggia il pollice della mano destra sopra
una collana d’oro. È il ritratto della
Gallerani e passa per opera di Lionardo. A me sembra indubbia opera
fiamminga. Ha un vasetto d’unguento dinanzi a sé sulla ballaustra e il
seno seminudo. È presa di faccia»: j.
anderson, I taccuini manoscritti di Giovanni Morelli, coordinamento scientifico di M. Massa, Milano 2000, p. 91
(taccuino B, f. 6r). Ringrazio Giovanni
Agosti per la generosa segnalazione.
98
A lungo creduto disperso, riapparve
in pubblico nel 1991. Ora al Museum
of Islamic Art, Qatar: Glass of the Sultans, catalogo della mostra, New York
2001-2002, esposto senza la montatura
ottocentesca. Si veda h. lavoix, Le vase
arabe du Marquis Alfieri, in «Gazette
des Beaux-Arts», 2 ser., 36, 1887, pp.
488-492; m.s. newby, The Cavour Vase
and gilt and enamelled Mamluk coloured
una serie di arazzi con stemmi di Andrea Doria, realizzati sulla base di cartoni di Perin del
Vaga94. Li fece restaurare a Parigi con l’idea di inviarli all’Esposizione di Kensington dell’anno seguente95. Era stato nominato membro di due comitati, quello italiano e quello inglese,
due compiti che lo impegnarono assiduamente96. Avrebbe voluto che da Torino prestassero
opere i Saint’André (un loro Leonardo) e lo zio Cesare («ses deux pièces d’Allinges» e «le
vase arabe»)97. Questo vaso, in vetro decorato a smalti, era un oggetto di grande valore e
rarità posseduto da Cesare Alfieri, che lo aveva ereditato da Cavour: probabilmente siriano, del XIII secolo, aveva una elaborata montatura in bronzo allora creduta medievale98.
Non fu spedito a Londra, probabilmente per i rischi connessi al trasporto. Invece, «a basin
and ewer» in argento dorato, due notevoli oggetti decorati con figure in rilievo e datati al
1500, compaiono effettivamente sotto il nome di D’Azeglio nel catalogo dell’esposizione,
provenienti da «a castle in a mountainous district of Savoy»99. Il marchese, inoltre, prestava
dalle sue collezioni: un vetro dipinto veneziano del Cinquecento, raffigurante il Giudizio
di Paride, da Marc’Antonio Raimondi, di cui Robinson notava la peculiare tecnica di esecuzione100; un piatto col ritratto di Raffaello e l’epitaffio del Bembo, attribuito a Francesco
Durantino; i due candelieri, ascritti alla committenza di Guidobaldo da Urbino e confrontati con due esemplari in possesso del barone Mayer de Rothschild a Mentmore101. Nello
stesso 1862 D’Azeglio organizzava una sottoscrizione per il monumento a Cavour e vedeva
spesso Alessandro Castellani «le celèbre orfèvre de Rome qui outre un talent de premier
ordre est en même tems un homme politique… C’est lui qui depuis des années a travaillé
à ramener la pureté dans le choix des bijoux en copiant l’orfèvrerie des meilleures époques
de l’antique»102. Nella seconda metà dell’anno traslocò in una nuova abitazione, al n. 49 di
Grosvenor Street: in un grande salone, creato abbattendo dei muri, «la tapisserie d’Andrea
Doria a finalement retrouvé dans son vieil âge une place d’honneur. La cheminée analogue
que j’ai fait placer dans cette pièce et qui est dans le genre de celle de Lagnasc fait un bel
effet avec ses grand chenets florentins. Sur la table à écrire les candélabres trouvés dans la
Cité et l’encrier rapporté de Turin [di queste opere si dirà in seguito]. Sur les tables et contre
les murs ce que j’ai de mieux en fait de Majolica. Le bahut de Hudson et le manuscrit Sforza
sont également dans cette pièce»103.
glass, in r. ward, Gilded and Enamelled Glass from the Middle East, Londra
1998, pp. 35-40. Costanza scriveva al
figlio che lo zio Cesare aveva ricevuto
«la visite de deux connaisseurs en fait
de curiosités artistiques, le comte Miniscalchi et Michele Amari, ces messieurs ont été pris d’un enthousiasme
si violent pour le vase que tu connais
qu’ils ne pouvaient s’en détacher.
Ils en ont traduit ce qui était gravé,
moins un mot qui pouvait être un titre ou un nom propre, un mot comme
mansour, si je ne me trompe. On juge le
vase oeuvre des Arabes Mahgrebiens
d’Afrique ou plus probablement d’Espagne, et du onzième ou douzième
siècle. Maintenant le Nocle désirait
savoir si Joseph [l’antiquario Edward
Joseph] ou ceux pour qui il avait commission d’acheter le vase ont une opinion sur l’origine et la provénience
[sic] du dit-vase. Tu verras ce que tu
pourras découvrir là-dessus» (Lettere,
1996, vol. II, 15 aprile 1861, p. 1838).
Emanuele rispose: «On le croit en effet
d’un espèce de verre dont en connaît
surtout quelques specimens, principalement des lampes. Quelques unes
existent à Londres et les Rothschild à
Paris après beaucoup de peine et d’argent ont reussi à se procurer celles
qui décoraient une mosquée au Caire.
On est partagé sur l’origine, quelques
personnes les cryant faites jadis à Damas, les autres au Caire même. Mais
elles sont très rares et on les paye très
chèr. Je me trouvais devoir dîner hier
soir, au reçu de la lettre, avec l’un des
directeurs de ce département là au
Musée Britannique et c’est lui qui aie
donné des renseignemens. Il a ajouté
que Mansours était le nom d’une dignité à peu près comme Vizir» (ATA,
faldone 336, n. 574, 20 aprile 1861). Il
senatore Michele Amari, poi ministro
della Pubblica Istruzione, fu un orientalista di spicco, autore di una Storia
dei Musulmani di Sicilia.
j.c. robinson (a cura di), Catalogue
of the Special Exhibition of Work of Art
of the Medieval, Renaissance, and More
Recent Periods, On Loan at the South
Kensington Museum, June 1862, Londra, G.E. Eyre and W. Spottiswoode
for H.M. Stationery Office, 1863, nn.
1129-1130, pp. 86-88. Sull’argenteria
del marchese D’Allinges ricevuta in
eredità da Cesare Alfieri nel 1840, si
veda, Lettere, 1999, p. 317: «superbes
terrines ciselées, énorme cafétière rococo». Molto fu venduto ma restarono
al marchese Alfieri «des espèces de
bassins et aiguières en vermeil magnifiques en relief, des pièces de musée».
99
100
robinson
p. 396.
Durantino, riprodotto nel Recueil di
Delange, citato alla nota 123, tav. 73,
ormai come appartenente alla collezione Fayet di Parigi, dopo la vendita
all’asta del 1868. Sui candelieri si veda
oltre nota 128.
102
colombo s.d., vol. II, p. 311, n. 600,
lettera al padre, 22 giugno 1862. Citato parzialmente in pettenati 1978, p.
LV. Presso gli Archivi Alinari, album
FBQ 6270, 1-373, tav. 2, una fotografia
ritrae D’Azeglio e Castellani di fronte
al portico di una chiesa probabilmente in Campania.
103
ATA, faldone 336, n. 609, 9 novembre 1862, al padre. Emanuele d’Azeglio stava provvedendo a riordinare
le lettere della madre: «Elles ne passeront pas à la posterité comme celles
de Mad. De Sevigné mais si on les
retrouve dans cent ans elles pourront
donner quelques éclaircissemens sur
les évenemens auxquels j’ai été mêlé».
(a cura di), 1863, n. 5030,
Ivi, n. 5214, p. 418, il piatto con Raffaello; n. 5271, p. 439, i due candelieri. Il piatto con il ritratto di Raffaello,
attribuito da Robinson a Francesco
101
57
Tav.
5
Tav.
25
Due lutti segnarono quell’anno: in aprile morì la madre, a dicembre il padre. Emanuele
non volle tenere il grande palazzo di Torino, per i troppi ricordi che gli avrebbero impedito di viverci serenamente. Lo vendette il 26 marzo 1863 alla Banca di Credito Italiano,
utilizzando da allora per i suoi soggiorni torinesi l’Hotel Feder, fino al 1876, quando prese
in affitto un appartamento nel Palazzo Graneri-De Sonnaz, in via Bogino 9104.
Nuove collezioni e «un cambiamento d’esistenza»
D’Azeglio era sempre più attirato da un campo ancora poco esplorato dai conoscitori e
collezionisti, la porcellana italiana: Doccia e Capodimonte furono i suoi primi acquisti,
poi seguiti dalla porcellana di Vinovo, di Venezia (o Vienna), di Nove, di Treviso. Nella
prefazione alla prima edizione del suo Marks and Monograms, del 1863, William Chaffers
citava tre collezionisti le cui raccolte erano state fondamentali per la realizzazione del
libro: D’Azeglio, Gladstone e C.W. Reynolds. Tracce di una corrispondenza con alcuni
importati studiosi, come Albert Jacquemart, Charles Davillier, Louis du Broc de Segange,
William Richard Drake, rivelano gli scambi di notizie e opinioni sollecitati dal marchese105. Ambito ancor meno conosciuto era quello della maiolica italiana del Sei e Settecento:
dal Piemonte alla Liguria, dalla Lombardia al Veneto, Emilia, Marche e così via. Il cambiamento di gusto fu ricordato così da Charles Drury Fortnum: «[the Marquis D’Azeglio]
waning in his former love for the maiolica of the sixteenth century, latterly devoted his attention to and made most interesting observations on the faience and porcelain produced
in Italy during the seventeenth and eighteenth, of which he possessed a rich collection of
examples since given by him to the Museo Civico at Turin»106.
D’Azeglio volle procurarsi pezzi recanti marche, firme, date, e formare una collezione
il più possibile rappresentativa della varietà di fabbriche operanti sul territorio italiano,
epoca Ancien Régime. Una collezione di studio, fatta per un museo. C’è qualcosa di simbolico nel fatto che entrarono a far parte di questa raccolta ‘documentaria’ due doni provenienti da due curatori che si possono considerare i giganti sulle cui spalle si appoggiò
D’Azeglio: una teiera in maiolica della fabbrica Ferniani di Faenza (2952/C), con sigla di
Antonio Maria Regoli, dono di Augustus Wollaston Franks, e una giardiniera in porcellana con marca della Real Fabbrica Ferdinandea (2475/C), dono di John Charles Robinson.
Questa raccolta finì quasi intatta al Museo Civico di Torino nel 1874.
Nel 1866 il marchese spedì a Ferrero il testo tradotto di un articoletto londinese in cui si
parlava di un suo ricevimento. La sala da pranzo era «decorata con gran copia di maioliche del ’500 e con piatti di metallo incisi a Venezia alla medesima epoca, come pure le
ricche collezioni d’arte Italiane, porcellane, maioliche, mobiglie e pitture che adornano
le sale di ricevimento del rappresentante italiano»107. Questa istantanea segna in qualche
modo un discrimine. Dall’anno successivo, pensando al momento del ritiro dall’attività
diplomatica, D’Azeglio cominciò a liberarsi di parti delle sue raccolte108. Vendette nel
1867 a Dante Gabriele Rossetti, membro da quell’anno del Burlington Fine Arts Club, la
sua raccolta di porcellane orientali. Il fratello del pittore così narrò l’episodio: «In these
years Rossetti developed a kind of passion for collecting curious objects of art … most
particulary Japanese prints and oddities, and blue china, whether Japanese or Chinese…
One of his earliest purchases was that of the whole collection of blue china formed by the
retiring Italian Ambassador, the Marquis d’Azeglio. Its cost to my brother was I think £
200»109.
D’Azeglio aveva in mente, una volta lasciata la legazione, di trasferirsi in uno degli immobili più prestigiosi della città, l’Albany. Per far fronte alle spese, decise di vendere
all’asta la mobilia, i quadri e la collezione di maioliche, che considerava ormai un’esperienza superata110. Elencò minuziosamente in una serie di inventari i beni da consegnare
all’incanto. Fece anche una lista dei libri della sua biblioteca d’arte, che trattavano soprattutto di arti decorative (ceramiche, mobili, smalti, nielli, merletti, arazzi…), ma anche di
pittura e scultura del Rinascimento, di medaglie, e comprendevano vari cataloghi d’aste
e di musei e vite di artisti. Nel 1867 iniziarono una serie di prestiti al South Kensington,
maioliche e porcellane. Quindi nel 1868 la parte che non andò all’incanto fu trasferita
58
Tavv.
3, 16
Tav.
28
Tav.
5
Fiasca in porcellana Du Paquier,
ora al Museo Civico d’Arte Antica
- Palazzo Madama di Torino
(da r.w. drake, Notes on Venetian
Ceramics, Londra 1868).
nelle sale del Burlington Club111. L’appartamento non era più quello del rappresentante
italiano e smetteva di essere una casa-museo. Le collezioni potevano essere separate dal
proprietario ed essere esposte di fronte a un pubblico di intenditori. Gli oggetti venduti
fruttarono circa sessantamila franchi, «mentre a me avevano costato forse centoquarantamila … L’affare sicuramente fu una speculazione dubbia, fuor che mi diede una somma
vistosa in un momento sempre costoso come un cambiamento di esistenza»112. D’Azeglio
si trasferì nell’appartamento n. 3 dell’Albany nel marzo 1868.
l. firpo, Palazzo d’Azeglio, in «Annali
della Fondazione Luigi Einaudi», IV,
1970, pp. 29-71.
104
105
Per alcuni aspetti di queste ricerche, maritano 2010; ead., Fortuna della
porcellana, in corso di stampa.
106
c.d.e. fortnum, A Descriptive Catalogue of the Maiolica Hispano-Moresco,
Persian, Damascus and Rhodian Wares
in the South Kensington Museum: with
historical notices, marks & monograms,
Londra, G.E. Eyre and W. Spottiswoode, 1873, p. 324.
107
ATA, faldone 300/3. Pubblicato poi
su «La Provincia», n. 159, anno II, sabato 9 giugno 1866.
Santena, Fondazione Camillo Cavour, Archivio Visconti Venosta, m. 10
D, lettera del 28 gennaio 1864, a Visconti Venosta, spese per l’alloggio,
e altra del 24 settembre 1866, in cui
108
spiega di «voler rientrare interamente nella vita privata», una volta in
pensione, e riepiloga le tappe salienti della sua carriera. Cominciavano
nel frattempo le prime donazioni e
prestiti ai musei. Nel 1863 donava al
British Museum una stampa tratta da
una matrice quattrocentesca incisa a
niello rappresentante il Trionfo della
castità, inv. 1863, 0110.278 (a.m. hind,
Nielli. Chiefly Italian of the XV Century
Plates, Sulphur Casts and Prints Preserved in the British Museum, Londra
1936, p. 279). Sempre in quell’anno
prestava al South Kensington un
«Large ebony cabinet inlaid whit engraved ivory» (Eleventh Report of the
Science and Art Department of the Commitee of Council on Education, Londra,
Eyre and Spottiswoode, 1864 p. 154).
Nel 1867, un «mosaico in margheritine», raffigurante un giardino cinese
veniva donato al Museo Correr di Venezia (ATA, faldone 338/8, con elenco di altri doni a istituzioni italiane).
109
w.m. rossetti, Memoir of Dante Gabriel Rossetti, in Dante Gabriel Rossetti: His Family-Letters, 2 voll., Londra
1895, ed. cons. Whitefish (MT) 2004,
vol. I, p. 263. In ATA, faldone 341, Inventari, 1867, si trova un inventario,
corredato di note esplicative, degli
«objects de la Chine et du Japon» conservati nella casa di Grosvenor Street
che potrebbe essere stato fatto in vista
della vendita a Rossetti.
110
ATA, faldone 300/3, lettera 1 febbraio s.d. (ma 1868): «Ho deciso di
dividere il mio avere mobile a Londra
in 4 parti: una che venderò all’incanto
a Parigi; una che venderò idem a Londra; una che trasporterò nel nuovo
alloggio; una che imballerò per mandarla in Piemonte onde sia deposta
provvisoriamente in Genola». In ATA,
faldone 341, i vari inventari redatti nel
1867.
111
tions, in Fifteenth Report of the Science
and Art Department of the Committee of
Council on Education, Londra 1868, p.
211; Minor topics of the Month, in «Art
Journal», VI, 1867, dicembre, p. 275.
Su questa vicenda, Luca Giacomelli
ha rintracciato il registro dei prestiti
di D’Azeglio al South Kensington. Si
veda anche ATA, faldone 338/3, contratto assicurativo per l’appartamento all’Albany, 16 marzo 1868 dove si
dice, in calce, che «his artistic collection of Italian Porcelain» si trova «in
a Building… situated and known as
the Burlington Club». Su alcune opere
esposte al South Kensington, maritano, Fortuna della porcellana, in corso di
stampa.
112
ATA, faldone 341, Memoria sul patrimonio e la sua amministrazione.
Report of the Keeper of Art Collec-
59
Giovanni di Ser Giovanni
(Lo Scheggia), Pannello di cassone
con il Trionfo di Cesare, 1445-1465.
New York, Historical Society,
Bryan-Montor collection.
Catalogue of the Objects of Art &
Vertu, and Contents of the Residence of
His Excellency the Marquis d’Azeglio,
5-6 marzo 1868, Christie, Manson &
Woods, Londra 1868 (f. lugt, Repertoire des catalogues de ventes publiques
interessant l’art ou la curiosité: tableaux,
dessins, estampes, miniatures, sculptures, bronzes, émaux, vitraux, tapisseries,
céramique, object d’art, meubles, antiquités, vol. III, 1861-1900, L’Aja 1964,
n. 30292). Catalogo con acquirenti e
prezzi di vendita presso la National
Art Library, Londra.
113
114
schubring
tav. XXV.
1915, vol. I, n. 127; vol. II,
115
Si trovava ancora in casa Street a
inizio Novecento, visto da Langton
Douglas, il curatore dell’edizione di
g.b. cavalcaselle e a. crowe, A history of painting in Italy, II, Giotto and the
Giottesques, Londra 1903, p. 107: «a yet
earlier view of the façade [of Santa Maria del Fiore] is to be found in a fine
Florentine cassone of the middle of the
Quattrocento, which is in the possession of Mr. A.E. Street, of London».
p. boccardo, La diffusione della cultura raffaellesca attraverso gli arazzi.
Gli «Dei a grottesche» Doria disegnati
da Perin del Vaga, in m. fagiolo e m.l.
madonna (a cura di), Raffaello e l’Europa, Atti del IV Corso Internazionale
di Alta Cultura, Roma 1990, pp. 460470. Passati a Bruxelles nella collezione Gavet e venduti all’asta nel 1897,
tre di essi finirono nella collezione
Kane a New York e un quarto, privo di stemmi, al Victoria and Albert
116
60
L’asta londinese
La prima asta si svolse a Londra, nella casa di Grosvenor Street, di cui furono messi in
vendita gli arredi113. Tra di essi spiccavano alcuni cassoni fiorentini: un cassone, dipinto
«da Paolo Uccello», «with warriors passing through a gate, inscribed Roma» (n. 167),
comprato da Calvetti per 13.10 sterline e probabilmente identificabile con il pannello
conservato presso l’Historical Society di New York114; «a magnificent florentine cassone,
by Dello Delli, with a procession leaving the church of Sta. Maria del Fiore, headed by
Lorenzo de Medicis and his younger brother Giuliano. This is one of the few records of
the façade of the church as it stood in the fifteenth century» (n. 168), acquistato da A.E.
Street per 120 sterline115; un fronte di cassone dipinto da Dello Delli «with the marriage of
one of the Altoviti family» (n. 125), comprato da Calvetti per 15.10 sterline.
Fra gli arazzi, era notevole la serie di quattro pannelli «originally belonging to the palace
of Andrea Doria at Genoa, whose arms are placed at the corner; on one of the pieces is
a view of the Molo Vecchio at Genoa and the Galleys of Doria», derivanti da cartoni di
Perin del Vaga, di cui uno è oggi al Metropolitan Museum116. La tappezzeria raffigurante
la Veronica «woven in silk and gold thread from a cartoon of G. da Pontormo, during the
period when he imitated A. Dürer, supposed to be the work of Maestro Rost, called by the
Florentines Rosso, a Flemish artist employed by the Medicis to instruct the Florentines in
the art of making tapestry» (n. 115). D’Azeglio supponeva che Pontormo, il quale secondo Vasari aveva dipinto due figure di Veronica, una per la cappella dei Papi in Santa Maria Novella, l’altra per la Certosa, avesse fornito il cartone ai maestri fiamminghi attivi a
Firenze. Non gli sfuggì l’influenza di Dürer: «the head of the Saviour presents a stricking
likeness to the known engraving from Albrect Dürer». L’arazzo, dice la nota, fu trovato a
Torquay. Acquistato in asta da Durlacher per 7.7 sterline, è forse da riconoscersi in quello
già presente nella collezione del mercante d’arte René Gimpel, passato poi al Metropolitan Museum117. Altro parato, al momento non identificato, raffigurava il Passaggio del
Mar Rosso, «a very fine specimen of Venetian brodery, from a design of Raffaelle, with
border of satyrs, masks and children», che l’inventario manoscritto dice essere «plutôt
une broderie au plumetis» e forse riferibile al ricamatore Agostino Veneziano (così dice
D’Azeglio, equivocando con Nicolò Veneziano), legato a Perin del Vaga (cui è ricondotto
il soggetto) e lavorante per Andrea Doria.
Museum. Della collezione Kane, un
pannello si conserva al Metropolitan
Museum (inv. 26.260.59): e. appleton
standen (a cura di), European PostMedieval Tapestries and Related Hangings in The Metropolitan Museum of
Art, 2 voll., New York 1985, vol. I, n.
11, pp. 100-104. Ringrazio Luca Giacomelli per la segnalazione. Per l’inventario manoscritto, ATA, faldone
341, Inventario Tapisseries, 1867, con
l’indicazione del luogo di ritrovamento (si veda sopra nota 95).
117
r. gimpel, Diary of an Art Dealer,
New York 1966 (ed. cons. 1987, pp.
34, 98, 100): «gold-wooven tapestry»; venduta a Florence Blumenthal,
di qui al Metropolitan Museum (inv.
41.190.80).
118
In ATA, faldone 341, Inventari,
1867, un elenco delle porcellane «de
Saxe» contiene interessanti notizie
riguardanti la garniture, «achetée par
mon père à la vente du Marquis Cinzano à Turin en 1835»; un altro elenco
di «porcelaines et faiences étrangères
destinées à servir d’Etude et de point
de comparaison», specifica, a proposito della coppa con stemmi Piossasco,
«rapportée de Turin et provenant de
la vente de la Contesse La Volvera».
Manifattura di Bruxelles,
Arazzo a grottesche con Minerva
e stemmi Doria, su cartoni
di Perin del Vaga, 1550 circa.
New York, Metropolitan Museum.
Tra i dipinti – van Huchtenburg, Longhi, una copia antica della Madonna d’Alba di Raffaello, una tavola a scomparti attribuita a Benozzo Gozzoli con i Santi Rocco, Sebastiano
e Agostino, su fondo oro (n. 132), una testa di Cristo di «scuola milanese» (che raggiunse
una buona quotazione, 19 sterline) – si segnala il gruppo di old masters piemontesi, sopra
menzionati (nn. 133-135): Santa Lucia e San Lorenzo, «di Macrino d’Alba», «purchased
at Alba by Sir James Hudson» (acquistato da Grindlay per 21 sterline); Due arcangeli, di
«Gerolamo Lanino da Vercelli» (acquistati da Enson per 12 sterline); infine, lo Sposalizio di
santa Caterina (comprato da Calvetti per 19.19 sterline). Di esso rimane la descrizione più
dettagliata: «The costumes are those of the valleys of Monterosa; on the ornaments of the
dress of the Madonna is inscribed a verse by Dante: Humile et alta più che creatura».
Il catalogo annovera anche alcune ceramiche, tra cui «a small greek terracotta female
statuette» (n. 6), proveniente dalla collezione Bernal, trovata a Ben Gazi, colonia greca in Africa; due vasi da farmacia di Savona, uno dei quali proveniente dalla Spezieria
dell’ospedale di San Paolo (n. 30); una statuetta in porcellana di Worms, stemmata, comprata da Wareham per ben 17 sterline, una coppa in porcellana di Meissen «with the
arms of the Piossasco family» (Eyles, 6 sterline), alcune porcellane della fabbrica di Berlino, marcate K.P.M., e una garniture di cinque vasi «of very early Dresden, painted with
Chinese figures and flowers … part of the collecion at the Japanese Palace at Dresden,
whose special mark is under the vases. They were sold and sent to Italy, when the collection was re-arranged, about forty years ago» (n. 67, comprati da Marks, per 10.7 sterline)118. Infine, due «large jars, painted at Capo di Monte» (?), provenienti da Carlton
House (una delle due, con decoro pompeiano, acquistata da Calvetti per 24.10 sterline).
Vi erano anche strumenti musicali, alcuni dei quali acquistati dal dealer Whitehead per il
61
Tav.
30
119
Londra, Victoria and Albert Museum, inv. 502, 503, 504, 506-1868. Cfr.
a. baines, Catalogue of Musical Instruments in the Victoria and Albert Museum, Londra 1998, vol. II, pp. 38-39.
120
a. nesbitt, Catalogue of the Collection
of Glass Formed by Felix Slade, Londra,
Leo Wertheimer & Co., 1871, p. 79, n.
402, fig. 91. La copia conservata nella
Biblioteca dei Musei Civici di Torino
conserva incollata sulla sguardia la
lettera di accompagnamento del 22
settembre 1871, che Franks scrisse a
D’Azeglio per il dono del volume «in
accordance with the intentions of my
late friend, Mr. Felix Slade». Sul vetro
si veda anche h. tait, The Golden Age
of Venetian Glass, Londra 1979, p. 122,
n. 205.
c. maritano, Michelangelo sul camino:
porcellane Ginori e bronzi Barbedienne in
una pendola della collezione D’Azeglio,
in agosti, dardanello, galante garrone e quazza (a cura di), 2009, pp.
116-117.
121
122
Catalogue de Faïences Italiennes et
autres ainsi que d’Objects d’Art et de
Curiosité formant la Collection de M. le
Marquis d’Azeglio, 16-17 marzo 1868,
Hôtel Drouot, Parigi 1868 (lugt 1964,
n. 30333). I nomi degli acquirenti e i
prezzi di vendita sono trascritti nelle
note del commissaire-priseur Charles
Pillet, conservate presso le Archives
de la Ville di Parigi. Ringrazio Céline
Parant per avermene procurato una
copia. Il catalogo è da confrontare con
l’elenco manoscritto in ATA, faldone
341, Inventari, 1867, Pièces en majolica.
Si rimanda ad altra sede la disamina
della collezione.
Recueil de faïences italiennes des XVe,
XVIe et XVIIe siècles, dessiné par MM.
Carle Delange et C. Borneman, et accompagné d’un texte, par M.A. Darcel
et M. Henri Delange, Parigi 1869, tavv.
8, 12, 13, 18, 21, 33, 35, 54, 69, 73, 89,
94, 100, talvolta sotto il nome di D’Azeglio, talvolta sotto quello dei nuovi
proprietari. Si veda in ATA, faldone
338/6, lettera 12 dicembre 1867, con
richiesta di fotografie e indicazioni
sui colori per la riproduzione in volume.
123
c. ravanelli guidotti, Scheda n. 90, in
Arti del Medio Evo e del Rinascimento.
Omaggio ai Carrand 1889-1989, catalogo della mostra, Firenze 1989, pp.
295-296. Si rimanda ai saggi contenuti
nel catalogo per il contesto di musei e
collezionisti a Parigi in quegli anni, in
particolare p. barocchi e g. gaeta bertelà, La genesi della collezione Carrand
(1820-1888), pp. 39-131.
124
62
South Kensington119. Quindi medaglie, vasellame in ottone, una specchiera di Bonzanigo
(n. 166), venduta a Woodgate per 31.10 sterline; «a magnificent armoire à glace», intarsiato in avorio e madreperla, con armi di Vittorio Amedeo II, acquistato in Sicilia e attribuito
a Pietro Vidari; un camino in marmo, scolpito «nello stile di Sansovino» (n. 171), comprato da Durlacher per 105 sterline. Un portaparrucche veneziano del Cinquecento in vetro
opaco e decorato in oro fu acquistato da Felix Slade e approdò, con la sua straordinaria
collezione, al British Museum nel 1868 (ora inv. S.402)120. Alcuni pezzi furono ricomprati
da D’Azeglio, come la grande pendola con le figure della Notte e dell’Aurora in porcellana Ginori (n. 170) con la figura di Lorenzo in bronzo della Maison Barbedienne, che era
stata ottenuta da Rhodes per 63 sterline (ora inv. 3297/C)121.
L’asta parigina
Per l’asta di Parigi il catalogo fu redatto dallo stesso D’Azeglio, che articolò i lotti in
sezioni intitolate Faïences avec signatures, monogrames et date, Majolica ou faïences à reflets
métalliques, Pièces et Vases de formes et fabriques diverses, Plats de fabriques diverses, Faïences
de Nevers, Porcelaines, Objects divers e, da ultimo, Tableaux122. A organizzare la vendita fu
Carle Delange123, che da poco aveva riprodotto alcune delle maioliche della collezione del
marchese per il Recueil des faïences italiennes, scritto da Henri, il fratello, e da Alfred Darcel.
Jean-Baptiste (o Louis) Carrand acquistò la coppa o «scudella» faentina con la Vittoria di
Davide su Golia (n. 15), ora al Museo del Bargello124. Su di essa si conserva una nota manoscritta di William Chaffers indirizzata a D’Azeglio che ne segnala la provenienza dalla
collezione Hailstone di Horton Hall presso Bradford e la vendita all’asta da Sotheby’s &
Wilkinson con attribuzione a Casteldurante125. Carrand comprò quindi il piatto firmato
Xanto Avelli e datato 1537 (n. 7), raffigurante la Castità di Giuseppe, già nella collezione
di Evans Lombe (ora anch’esso al Bargello)126 e inoltre un piatto rappresentante un concerto in un giardino (n. 65); comprò infine alcuni piatti con paesaggi e stemma Salviati
(n. 113)127, altri imitazione moderna di antiche maioliche di Gubbio (n. 121), un «grand
et très-beau livre d’heures manuscrit de la fin du XVe siècle; il est orné de 117 miniatures
dont 12 de toute la grandeur du format in-8, avec reliure en velours et fermoirs en argent»
(n. 153), per ben 1610 franchi. Tutti oggetti poi andati dispersi.
Alexander Basilewsky si aggiudicò, tramite Delange, per ben 7900 franchi, i due candelieri attribuiti a Orazio Fontana (n. 41), esposti a Kensington nel 1862 e provenienti «da
un convento di Foligno» (ora Museo Ermitage, inv. F-390 A, B)128. Acquistò anche un
piatto di Urbino con la Strage degli Innocenti (n. 63), proveniente dalla vendita Monferrand (n. 284, ora Museo Ermitage, inv. F-374), che l’inventario manoscritto dice «encadré
dans un cadre doré Florentin»129. Al principe Wladislaw Czartoryski andò il piatto con
il panettiere (n. 79) del Maestro delle Caricature, ora a Cracovia, direttamente da D’Azeglio, che lo aveva ritirato per 210 franchi, e una coppa graffita (n. 48)130. Il barone Charles
Davillier acquistò, per interposta persona, il piatto in porcellana medicea marcato con la
cupola di Santa Maria del Fiore (n. 124), battuto a 285 franchi, proveniente dalla vendita
Foresi, ora al Musée de la Céramique di Sèvres (inv. 8371)131.
125
ATA, faldone 341 (lettera datata 23
dicembre 1864).
208 («bearing the device of Guidobaldo II»).
126
c. ravanelli guidotti, Scheda n. 94, in
Arti del Medio Evo, 1989, pp. 301-302.
129
Su questo importante servizio, m.j.
brody, “Terra d’Urbino tutta dipinta a
paesi con l’armi de’ Salviati”: the paesi
service in the 1583 inventory of Jacopo
di Alamanno Salviati (1537-1586), in
«Faenza», LXXXVI, 2000, IV-VI, pp.
31-46; per i piatti D’Azeglio, p. 36,
nota 12.
127
128
Si veda nota 101;
fortnum
1873, p.
e. ivanova (a cura di), Il secolo d’oro
della maiolica. Ceramica italiana dei secoli
XV-XVI dalla raccolta del Museo Statale
dell’Ermitage, catalogo della mostra di
Faenza, Milano 2003, p. 86, n. 58. Nel
catalogo dell’asta è citato un pendant
con la figura di Dario (o Alessandro
il grande secondo il manoscritto),
anch’esso dalla vendita Monferrand.
Per il piatto, e. katarzyna s´wietlicka
(a cura di), Ceramika Rafaela. Majolika
istoriato ze zbiorów polskich / Raphael’s
130
Ware. Istoriato Maiolica from Polish Collections, catalogo della mostra, Varsavia 2010, pp. 182-183, n. 57. Per la
coppa, Recueil, 1869, tav. 35.
c. davillier, Les origines de la porcelaine en Europe: les fabriques italiennes
du XVe au XVIIe siècle avec une étude
spéciale sur les porcelaines des Médicis
d’après des documents inédits, ParigiLondra 1882, n. 21, pp. 107-108; g.
cora e a. fanfani, La porcellana dei Medici, Milano 1986, pp. 144-145.
131
Tavv.
3, 16
Tavv.
20-21
Tav.
22
Tav.
23
Tav.
24
Manifattura urbinate (Francesco
Xanto Avelli da Rovigo),
Piatto con la Castità di Giuseppe,
maiolica, 1537. Firenze, Museo
del Bargello.
Manifattura urbinate (bottega
Patanazzi), Calamaio, maiolica,
1584. New York, Metropolitan
Museum.
63
132
Parigi, Musée du Petit Palais, inv.
ODUT 01063, 01095, 01056, 01054,
01065, 01055, 01067, cfr. c. ravanelli
guidotti, Schede nn. 10, 11, 12, 23, 25,
32, 33, in f. barbe e c. ravanelli guidotti,
Forme e “diverse pitture” della maiolica
italiana: la collezione delle maioliche del
Petit Palais della Città di Parigi, Venezia
2006, pp. 71-74, 89, 91-93, 101-103.
Manifattura medicea,
Piatto, porcellana
tenera, 1570 circa.
Sèvres, Musée
de la Céramique.
Recueil, 1869, pl. 100 (riproduzione
di un lato della base, parte superiore
mancante), da cui fortnum 1873, p.
220. Citato in w.m. watson, Italian Renaissance Maiolica from the William A.
Clark Collection, The Corcoran Gallery
of Art and The Mount Holyoke College Art Museum, Londra 1986, p. 160,
come una delle forme più elaborate tra
le maioliche della bottega Patanazzi.
133
134
Forse la famiglia del dottor Carlo
Porta, che lasciò al Museo Civico di
Torino per legato una sessantina di
porcellane e maioliche nel 1914.
Recueil, 1869, pl. 13; d. thornton e t.
Italian Renaissance Ceramics. A
catalogue of the British Museum collection, Londra 2009, vol. I, p. 359.
135
wilson,
136
Si veda nota 30. Acquistato da Delange, passò nella collezione di Friedrich Moritz Gontard a Francoforte,
quindi all’erede Richard von Passavant-Gontard, e di qui attraverso
alcuni passaggi approdò al Museum
of Fine Arts di Boston nel 1956. I due
ritratti sulla parte superiore erano
identificati da D’Azeglio come Guidobaldo ed Elisabetta Gonzaga, quelli
sui fianchi come «Pandolfo Malatesta
d’après Andrea Pisano» e «A. Dürer
dont la celebrité comme peintre et
graveur était à cette époque très grande en Italie».
Per il piatto del servizio Pucci, g.
Corpus della maiolica italiana, vol. II, Le maioliche datate dal 1531 al
1535, Roma 1938, n. 51, fig. 48; j. rasmussen, The Robert Lehman collection, X, Italian Majolica, New York 1989, pp. 256257, n. 80.19; e.p. sani, Scheda n. 201, List
of works by or attributable to Francesco
Xanto Avelli, in mallet (a cura di), 2007,
p. 196. Per il piatto con Bruto e Porzia,
che D’Azeglio nell’inventario manoscritto dice proveniente dalla collezione Trollope, ora nelle collezioni della
Cassa di Risparmio di Perugia, t. wilson e e.p. sani, Le maioliche rinascimentali
nelle collezioni della Fondazione Cassa di
Risparmio di Perugia, Città di Castello
2006-2007, vol. I, n. 36, pp. 113-115.
137
ballardini,
Iscrizione completa riportata nell’inventario manoscritto, che trova conferma in fortnum 1873, p. 220, il quale registra il pezzo in possesso di J. Swaby, Esq.
138
64
Tramite Delange, molte opere furono rivendute ad altri collezionisti. Un nutrito gruppo
di piatti passò nelle mani dei fratelli Dutuit, ed è ora conservato al Musée du Petit Palais
di Parigi132. Un «écritoire monumental» (n. 3), «composé de trois parties superposées et
deux tiroirs», siglato Patanazzi e datato 1584, con la rappresentazione del Parnaso (Apollo e le Muse, da Raffaello), fu acquistato da Delange per 900 franchi e, tramite passaggi
attualmente non noti, giunse nella collezione Friedsam e di qui al Metropolitan Museum
(32.100.363°-f)133. Da una nota nell’inventario manoscritto si apprende che D’Azeglio lo acquistò a Torino dal cavalier Della Chiesa e che proveniva dalla «famille du Dr. Porta»134.
Troppo lungo sarebbe soffermarsi sul destino dei singoli pezzi della collezione, peraltro
non tutti rintracciabili. Quanto alla composizione della collezione si segnalano, per la
produzione faentina: la «grande Madonna en relief, portant la date de 1499» (n. 14), nota
attraverso la tavola del Recueil135; il già citato calamaio ora a Boston (inv. 56.310)136. Per
Urbino: un piatto con Bruto e Porzia (n. 28)137; di Xanto, oltre al piatto con la Castità di
Giuseppe, un piatto del servizio Pucci (n. 8); di Alfonso Patanazzi, un grande piatto ovale
(n. 1) con iscrizione che ne faceva l’unico pezzo documentante la presenza nella bottega
di Giovan Battista Boccione, anno 1607138; quattro piccoli piatti del servizio per Alfonso
d’Este, decorati «à arabesque» come specifica l’inventario manoscritto, recanti il motto
Ardet aeternum e l’asbesto in fiamme139.
Nell’ultima parte, dedicata a oggetti di altra tipologia, va menzionato un dipinto «di Tiziano», il supposto ritratto di Vesalio del 1574, recante sul retro la lettera con cui Canova
lo donava all’amico dottor Bozzi Granville140. Come si deduce dall’inventario manoscritto
D’Azeglio lo aveva comprato dall’erede di quest’ultimo. Anche in questa vendita alcuni
oggetti furono ricomprati o ritirati dal marchese, come il prezioso medagliere opera di Prinotto che fu spedito a Torino col proposito di «depositarlo al Museo Civico o altrove»141.
139
Per un elenco dei pezzi componenti il servizio, thornton e wilson 2009,
vol. I, n. 240, pp. 408-410, con bibliografia precedente.
140
Sul quadro, noto da una lettera di
Canova a Luigi Angeloni del 1817, si
veda v. malamani, Canova, Milano 1911,
p. 219. Maggiori indicazioni in ATA, faldone 341, Inventario Dipinti, 1867.
141
ATA, faldone 300/3, lettera 22 settembre 1868. Il medagliere era allora
attribuito a Piffetti. Cfr. pettenati 1985,
pp. 54-55.
il testo continua a pag. 97
SEGUE DA pag. 64
Cristallo di rocca dipinto
e dorato con il Compianto
sul Cristo morto, 1560 circa.
Torino, Palazzo Madama –
Museo Civico d’Arte Antica.
The artistic painted glass
142
BRTo, Fondo Promis, scatola 8/VI, n.
26, 19 novembre 1866.
143
ATA, faldone 338/8, 23 dicembre
1866. Nella lettera citata alla nota
precedente, annotazione di Promis:
«Risposto li 3 febbraio 1867, nulla trovarsi a Venezia».
e. taparelli d’azeglio, Some account
of the collection of artistic painted glass,
exhibited in the Gallery of the Burlington
Fine Arts Club, in An exhibition of artistic painted glass from the 14th to the
19th century collected and arranged by
the Marquis d’Azeglio, Londra 1876.
Sulla collezione vedi pettenati 1978.
144
Una lettera inviata a Domenico Promis il 19 novembre 1866 contiene alcune indicazioni
preziose per ricostruire l’inizio di nuovi percorsi. D’Azeglio comunicava di aver fatto
«mediante un cambio, acquisto di un’opera di Bonzanigo che credo uno dei capi d’opera
di codesto scultore. È questo una cornice di specchio o placca da metter contro al muro
che mi si dice venir da Torino e che come finitezza e lavorío oltrepassa quanto vidi finora»; chiedeva poi «di aver qualche ragguaglio di più su Bonzanigo di quanto ho potuto
trovare nell’inventario del Real Palazzo». E sollecitava notizie (qualcosa di più «di quel
che ne dica il Lazzeri») «di un genere di vetreria di Murano nella classe detta delle conterie o margaritari (sic), cioè oggetti fatti in cosidetti giajet» e anche «qualcosa delle pitture
veneziane che trovansi fissate dietro al vetro e che fiorirono dal XV secolo in poi. Genere
di pittura comunemente chiamato dai francesi au fixé oppure verre églomisé»142. Dopo pochi giorni Promis inviava quanto richiesto su Bonzanigo, sui suoi allievi, sulle sue principali opere (tra le quali «un monumento formato di varie sorta di legni di diversi colori [il
‘Trofeo militare’], ne’ quale col ritratto del re erano quelli de’ suoi alleati, alto metri 2,400
circa, che lasciò ai suoi nipoti ed eredi, e che ignorasi dove ora sia»), mentre attendeva
una risposta da Venezia per i «lavori in margheritini». «Ed in quanto alle pitture su vetro, che disgraziatamente quasi sempre trovansi guaste, ne tiene un’Adorazione de’magi
S.M. ed è assai ben conservata; e spero collo stesso mezzo di avere qualche notizia sopra
questo genere di pittura»143.
Il marchese aveva dunque, da qualche mese, un nuovo interesse. Dieci anni dopo, nella
prefazione al catalogo dell’esposizione dei vetri dipinti al Burlington Club, ebbe a scrivere:
«This, at all events, is, I suppose, undoubted: that I have been the first to notice and collect
them… I have been obliged to find even a name for the glasses, to distinguish them for the
stained glass. I called them artistic painted glasses»144. Questo il racconto degli inizi: «In
1865, in a small curiosity shop in Milan, I came across the first of these glasses … A large,
circular rock crystal lens, with a Descent from the Cross in a grand style, and underneath
97
Tav.
14
Tavv.
3, 16
Tav.
31
Tav.
29
the arms of the Venier family of Venice. I thought it very beautiful; but after carefully examining it, I could not make out what it was. It looked like a sort of enamel. At all events, I secured it for a moderate price. Singular enough, this my first trouvaille I still consider as one of
the gems of my collection» (ora al Museo Civico di Torino, inv. 99/VD)145. Per una curiosa
combinazione, al ritorno a Londra una lettera dell’antiquario Henry Farrer giungeva a proporgli in acquisto un vetro con Cristo nel giardino degli ulivi: «Still, not having yet decided
about forming a collection, I only purchased this glass much later; in fact from the widow
of Mr. Farrer» (ora Museo Civico, inv. 181/VD)146. «Subsequently, having met with a few
more, it struck me that perhaps here was a forgotten branch of art worth illustrating, and
thus I gathered this collection all over Europe». Il testo a cui appoggiarsi era il Trattato del
Cennini, al quale D’Azeglio univa la lettura di Labarte, il catalogo della collezione Debruge,
e di Laborde, con il libro sugli smalti del Louvre147. In conclusione, «specimens are getting
scarce. My plan is, whenever I find a fine example to discard an inferior one». La collezione
ammontava nel 1876 a un centinaio di pezzi, 76 vetri italiani e 24 stranieri, che un inventario descrive collocati parte in «casiers garnis en velours», parte in una «grande cassette en
bois ordinaire capitonné en velours olive, pour deposer les verres non montés», parte in
custodie per singoli pezzi148. Alcuni di essi erano appartenuti a non meno noti collezionisti,
come Carlo Marochetti, Alexander Dyce, Francis Cook e Austen Henry Layard149. A parte,
altri ventisette vetri erano destinati allo scambio150. Tra essi, un vetro donato da Robinson,
uno da Castellani, un altro proveniente, tramite Castellani stesso, dalla collezione Odiot di
Parigi. Castellani a Roma e Spitzer a Parigi erano, a detta di D’Azeglio, i suoi «formidable
competitors» nella ricerca di questi preziosi oggetti151.
La spoliazione dei monumenti in Italia
e i primi doni al Museo Civico di Torino
Nel novembre del 1859 D’Azeglio scriveva al padre:
Hier à l’un des musées de Londres j’ai été témoin d’un acte de vandalisme de Messieurs nos moines que je dois vous signaler afin s’il est possible d’en éviter des répétitions. Un des directeurs que je connais beaucoup m’a fait voir le déballage d’énormes caisses venues de Florence avec tout l’encadrement en marbre et bois sculpté
qui existait à Santa Maria Novella et que ces Reverends ont vendu au Gouvernement
Anglais pour le Kensington Museum. J’ai jeté les hauts cris avec Lajatico [Don Neri
Corsini, marchese di Laiatico] qui m’a dit qu’ils n’en faisaient pas d’autres.
Il y a aussi un Conte de Brescia [il conte Lechi] qui prétend que sa famille a des
droits de possession sur le Sposalizio de Raphael à Brera et qui offre à l’Angleterre
de lui vendre ses droits moyennant 150/m francs. Mais on l’a poliment éconduit.
Nous voilà dans un moment bien grave, peut-être décisif. Dio ce la mandi buona152.
Per il vetro, pettenati 1978, p. 44, n.
61 e fig. 67. Sul retro un’annotazione
di D’Azeglio riguardante la famiglia
Venier, cui si riferiscono gli stemmi
dipinti sul recto.
145
146
Per il vetro,
fig. 74.
pettenati
1978, n. 66,
147
ATA, faldone 338/14, con estratti
da questi testi.
148
ATA, faldone 341/8, Inventario Vetri artistici.
149
l. giacomelli, Un vetro eglomisé di
Austen Henry Layard al Museo Civico di
Torino, in «Palazzo Madama. Studi e
notizie», 1, 2011, in corso di stampa.
98
150
ATA, faldone 341/8, Inventario Vetri artistici.
d’azeglio 1876. Riporto qui, pur
trattandosi di vicende più tarde che
andranno affrontate in altra sede,
la citazione di un vetro eglomisé
«peint par quelque contemporain de
Dürer», da una xilografia del maestro, ora 157/VD (pettenati 1978, n.
29, tav. XI), in c. ephrussi, Albert Dürer
et ses dessins, Parigi, Quantin, 1882,
p. 200. Su questo vetro e altro, due
belle lettere di Charles Ephrussi (e.
de waal, The Hare with Amber Eyes:
A Hidden Inheritance, Londra 1990,
trad. it. Torino 2011) sono conservate in ATA, faldone 338. L’amicizia fra
i due è ricordata nel diario di Lady
151
Layard, Venezia, settembre 1880,
quando D’Azeglio condusse il giovane Ephrussi a visitare la collezione
Layard: www. fleetwood.baylor.edu.
Il cenacolo di amici e artisti parigini
frequentato da entrambi spiega il ritratto di D’Azeglio disegnato dalla
mano di Ernesta Stern, del 1885 (riprodotto in v. viale, La raccolta ceramica del Museo Civico di Torino, I, Le
maioliche, in «Torino. Rassegna municipale» 1931, n. 11, p. 5. Se ne conserva un’immagine in Archivi Alinari,
Album FBQ 6277, tav. 46).
152
ATA, faldone 336, n. 547, 9 novembre 1859, al padre.
Tav.
29
Tav.
4
È la Cantoria in marmo apuano scolpita da Baccio d’Agnolo, scoperta durante lavori di
rifacimento all’interno della chiesa153. Ma il fatto era avvenuto in circostanze non chiare,
che ponevano seri interrogativi:
On l’avait descendue pour des réparations et l’agent anglais étant passé par là
en a offert un prix et l’a emportée. Mais on a des doutes au Musée même si les
moines avaient le droit de conclure pareil marché. Ne serait-il pas bien qu’on en
fût averti à Florence. En tout cas je demande à ne pas être cité car tout en criant de
mon devoir de signaler ces faits, je regretterais de devoir me brouiller avec mes
amis du Musée. Ils ont apporté en outre bien d’autres monnaies, marbres, statues,
tableaux, Luca della Robbia et, chose curieuse, presque exclusivement pris dans
les églises. J’ai presumé qu’à Rome on demande aux Eglises des secours pécuniaires et qu’on a trouvé ce moyen de battre monnaie154.
La spoliazione, com’è noto, non si arrestò, né la nascita di uno stato italiano bastò a frenare le continue emorragie. Nel 1862 D’Azeglio si lamentava con Layard dell’incuria in cui
era lasciato il patrimonio italiano155:
Layard et moi, mêlions ensemble nos doléances ce matin en déplorant l’oeuvre
de destruction qui s’accomplit en fait d’œuvres d’art en Italie et dont personne ne
semble ni s’apercevoir ni se soucier. Mr Robinson du Musée de Kensington non
moins que d’autres du British Museum ne cessent de me fournir des exemples
navrants. Et je ne sais qui appeler à mon secours ou du moins à celui de ces chefs
d’œuvres qui vont en perdition (on a bien autre chose à faire puisqu’il faut faire
l’Italie. Et on n’a pas d’argent puisqu’on n’a à songer qu’aux armements).
Voci preoccupanti giungevano dall’Italia: la città di Perugia in trattativa con British Museum per cedere gli archivi, a Vercelli, le modernizzazioni del conte Mella; a Firenze,
restauri all’edificio del Bargello, «non moins mal entendus»; a Milano, l’abbattimento
di una porta urbica e la vendita sul mercato dei rilievi in marmo. «Mr Robinson qui en
revient en a rapporté de la librairie Archinto un manuscrit de la Divina Commedia illustré par Giotto, qui crée grand sensation en ce moment». Infine i vasi della Spezieria del
Santuario di Loreto, un insieme in buona parte perduto.
…Tout cela est bien triste. Entre les bonnes raisons d’économie et les mauvaises
d’indifférence on opère des véritables crimes. On ne sait à qui s’adresser, Messieurs
les Ministres étant obtus sous le rapport des arts et les députés trop préoccupés de
passions politiques. En attendant, non seulement nous sommes dépouillés, mais
nous sommes derisi par ceux qui nous dépouillent et cela à vil prix bien souvent156.
Fu forse per reazione a questo scenario desolante che D’Azeglio, privo di eredi diretti e
non indifferente agli esempi dei generosi donatori inglesi, si accostò sempre più all’idea
di destinare le proprie raccolte al Museo Civico torinese. Il primo dono furono il cassone
Hudson e un dipinto attribuito a van Huchtenburg, raffigurante una battaglia del principe
Eugenio di Savoia-Soissons. La lettera al sindaco, datata Londra 28 maggio 1867, fu pubblicata sulla «Gazzetta Piemontese»: «Era da qualche tempo desiderio mio di contribuire
153
c. wainwright, Shopping for South
Kensington. Fortnum and Henry Cole
in Florence 1858-1859, in «Journal of
the History of Collections», vol. 11,
2, 1999, pp. 181-182, 185 nota 37. Per
la Cantoria, Victoria and Albert Museum, inv. 5895-1859.
ATA, faldone 336, n. 551, 31 dicembre 1859, alla madre.
154
Layard (1817-1894), politico, archeologo (lo scopritore di Ninive), amatore
d’arte, aveva da poco tradotto in inglese il fortunato libro di Roberto sulla
storia dei papi: r. d’azeglio e a.h. layard, The Court of Rome and the Gospel,
Londra 1860; f.m. fales e b. hickey (a
cura di), Austen Henry Layard tra l’Oriente e Venezia, Atti del convegno (Venezia, 26-28 ottobre 1983), Roma 1987.
155
156
ATA, faldone 336, n. 610, dicembre
1862, ultima lettera al padre.
99
157
«Gazzetta Piemontese», I, n. 122, 11
giugno 1867, p. 2. Il quadro è anch’esso nelle collezioni del Museo Civico,
inv. 147/D.
1995, p. 62; c. arnaldi di
“Bonzanigo sait tout arranger”. Il
“Trofeo militare” tra Ancien Règime e Restaurazione, in c. arnaldi di balme e a.
merlotti (a cura di), Il Trofeo militare di
Giuseppe Maria Bonzanigo, Torino 2011,
pp. 12-21. Un primo interesse per l’opera di Bonzanigo è nella lettera in
ATA, faldone 337, n. 543 del 9 ottobre
1859, sul mancato acquisto di una tabacchiera presso un mercante di via
della Misericordia a Torino.
158
pettenati
balme,
159
Torino, Archivio Storico della Città,
Affari Istruzione e Beneficenza, cartella 46, fasc. 9, 1869, lettera 12 ottobre.
160
ATA, faldone 300/3, 15 gennaio
1870; 22 dicembre 1871.
161
ATA, faldone 300/3, 17 agosto s.d.
(ma 1870, da Buxton).
162
ATA, faldone 297, testamento del
15 dicembre 1876.
163
ATA, faldone 338/11, lettera del
giugno 1876.
100
alle collezioni del Museo Civico di Torino, mia città natale. Non ne potrei trovare più propizia occasione che l’epoca del matrimonio di un principe della Real Casa di Savoia, che la
mia famiglia ha servito per secoli. Amendue questi oggetti si riferiscono a questa illustre
casa»157. Il passo successivo riguardò il cosiddetto ‘Trofeo militare’ di Bonzanigo per il cui
acquisto D’Azeglio si fece intermediario158. L’esistenza della scultura gli era stata comunicata da uno «dei direttori del Museo di Kensington, che molto mi è amico e che mi disse
esser questo lavoro da comprarsi a Parigi. E che assolutamente bisognava comperarlo per
Torino. Probabilmente ne farebbe acquisto il Museo di Londra. Anche ultimamente il celebre arch. Cav. Digby Wyatt mi disse d’averlo visto e talmente ammirato che farebbe istanza
onde lo comprasse il governo inglese. Intanto per 5 o 6 anni io l’ho sempre tenuto d’occhio
temendo che mi sfuggisse onde con nessuno ne parlavo»159.
L’opera fu infine assicurata al Museo grazie all’operosità del marchese. Il tentennare del
Municipio anche di fronte a un simile capolavoro fece a momenti vacillare D’Azeglio nei
suoi propositi e il termine «grettezza» ricorre con frequenza nelle lettere160. Nel 1870 scriveva al suo amministratore del proposito di «far dono di una mia preziosa collezione di
stoviglie del valore di almeno 1500 lire sterline a qualche città d’Italia … E naturalmente
Torino avrebbe gran motivo di preferenza. Mentre al modo si regolano [i torinesi], potrò
preferire Firenze o Venezia»161. Ciononostante, l’amor di patria ebbe la meglio. Nel giro
di pochi anni, si susseguirono il dono della collezione di porcellane di Vinovo (1872),
acquistata dal cavalier Federico Della Chiesa, quello dei dipinti dello zio Massimo (1873),
quindi la collezione di maioliche e porcellane italiane (1874), infine il deposito dei vetri
dipinti (1877), che già nel testamento del 1876 erano stati destinati al Museo, insieme ai
mobili intarsiati in avorio dell’appartamento di Torino162. In quell’anno il sindaco Rignon
lo nominava consigliere del Museo: «mettendo il caso che avessi accettato sarebbe fra le
cose possibili che mi si chiedesse, conoscendo le mie tendenze artistiche, di dirigere il
riordinamento del Museo Civico»163. Una previsione che non tardò ad avverarsi.
Tav.
31
Appendice
Catalogue of the Objects of Art & Vertu, and Contents of the Residence of His Excellency the Marquis d’Azeglio, 5-6 marzo 1868, Christie, Manson & Woods, Londra 1868 (Lugt 30292). I lotti sono affiancati
dai nomi degli acquirenti e dai prezzi di vendita così come riportati sulla copia conservata presso
la National Art Library di Londra.*
acquirenti
* I cataloghi delle due aste del 1868
rappresentano uno spaccato delle
collezioni di Emanuele d’Azeglio
radunate fino a quel momento nella
casa di Grosvenor Street e volontariamente interrotte per il nascere di
nuovi interessi. Si riproducono l’uno
integralmente (asta di Parigi), l’altro
escludendo gli ultimi lotti, relativi alla
mobilia e agli oggetti d’uso. Gli inventari manoscritti, redatti da D’Azeglio
negli ultimi mesi del 1867, preliminari
alla redazione dei cataloghi, sono conservati nell’Archivio Taparelli d’Azeglio a Saluzzo, faldone 341, Inventari.
Sull’asta parigina e sulla collezione di
maioliche è in preparazione uno studio da parte di chi scrive. Dove ci è
stato possibile si sono indicate, tra parentesi quadre, le collezioni di provenienza e l’attuale ubicazione. Alcune
di queste indicazioni conservano un
margine di incertezza per la non facile
decifrabilità della scrittura.
Grazie a Luca Giacomelli per avermi
procurato il catalogo dell’asta londinese e per la trascrizione dei testi;
grazie anche a Céline Parant per la
ricerca delle minute relative all’asta
parigina presso le Archives de la Ville
di Parigi.
prezzo
Porcelain, pottery, and terra-cotta.
1 A Wedgwood vase of unglazed ware, with figures in relief.
Johnson
2 Two statuettes of figures in Sicilian costumes; and an
alabaster head.
Johnson
3 A statuette of a satyr, with an amphora.
Russell
4 A Greek mask.
Calvetti
5 A coloured terra-cotta figure of a child.
Grindlay
6 A SMALL GREEK TERRA-COTTA FEMALE STATUETTE.
From the Bernal Collection. Found at Ben Gazi, a Greek colony
in Africa [dalla collezione Bernal].
Russell
7 A small terra-cotta Greek statuette
Johnson
ORIENTAL PORCELAIN.
8 A teapot of Canton-ware, enamelled with figures.
Johnson
9 An oval plaque of the same, in gilt frame.
Russell
10 A vase, of Chinese mandarin porcelain.
Knapp
11 Two square saucers, with six marks.
Stanton
12 A group of two figures
Lazarus
13 A white milk-jug, with a red bat on the handle.
Carter
14 A large punchbowl, enamelled with English
hunting-scenes
EUROPEAN PORCELAIN.
15 A plate, with Cupids in pink, and border of strawberries.
Carvalho
16 A Buen-Retiro plate, painted with flowers.
Carvalho
17 Two Vista-Alegre plates, white and gold, with arms in the
centre
Burn
18 A cream-jug, with ornaments in colours.
Johnson
19 A cup, with raised flowers.
Johnson
101
acquirenti
20 A small cup and saucer, with pastoral subjects in red.
Stanton
21 A teapot of very thin porcelain, with mythological subjects
in red
Smith
22 A ditto, with Chinese figures.
Lane
23 A Nymphenburg cup and saucer, painted with figures.
Johnson
24 A Worcester plate, painted with flowers and Cupids,
and with initials of Pennington & Webster, 1812.
Lane
25 A very large teapot of Plymouth-ware, painted with
Chinese figures and flowers.
Johnson
26 Two stands of Tournay porcelain, with figures in pink.
Used by the Dutch to rest the bowls of their pipes.
Vallentine
27 Two small bottles, with pale irridescent patterns.
Grindlay
ITALIAN PORCELAIN.
28 A statuette of a saint, with mark and date
Leon
29 A ditto of St. Luke, marked with a monogram.
Ball
30 A small vase, with ornaments in blue. From the celebrated
Spezieria of the Hospital of St. Paul, at Savona.
Burn
31 A large Spezieria vase of Savona-ware, painted with classical
figures in blue, with masks in relief and animals’-head
handles.
Grindlay
32 A group of Hercules and Dejaneira.
Russell
33 A small tazza of Avignon-ware, with a female portrait.
Wareham
PORCELAIN, with curious marks.
34 A cup, with sea-views, marked with the letter E. in red.
Stanton
35 A deep-blue cup and saucer.
Johnson
36 Two small ewers, in imitation of old japan.
Vallentine
37 An eggshell cup and saucer, with sea views.
Philpal (?)
38 A very curious triangular inkstand, of white porcelain,
with military subjects in Austrian uniforms.
Drake
39 An inkstand, of Kiel-ware, painted with bouquets.
Grindlay
40 A Stockholm-ware dish, painted with flowers.
Drake
41 A statuette of a nymph leaning on a tripod, of Worms-ware,
marked with the Arms of Worms. The only known specimen.
Wareham
42 A cup, cover and saucer
Stanton
ORIENTAL PORCELAIN - Re-decorated in Europe.
43 A basin of Oriental blue porcelain, re-decorated at Delft.
Lazarus
44 A ditto, with figures in red over the blue pattern,
re-painted at Dresden.
Russell
prezzo
acquirenti
45 A temperance cup of white porcelain, with a female figure
in the centre, the outside pencilled with scrolls, birds, and
children, in black.
Smith
46 A cup of an early period, with pencilled ornaments and
figures, very artistically painted.
Drake
prezzo
DRESDEN PORCELAIN.
47 A cup, painted with Chinese ornaments.
Money
48 An early cup, with the arms of the Piossasco family, in
Piedmont.
Eyles
49 A cup and saucer, with raised figures in colours,
in imitation of Capo di Monte.
Carter
50 A curious old Dresden basin and stand, painted with hunting
scenes in the Italian style, and with peculiar gilding.
Carter
51 Two cups and saucers, and a jug of similar pattern.
Welch
52 A tea-canister and a teapot-similar
Wareham
53 A teapot, painted with Chinese ornaments,
marked K. P. M.
Welsh
54 A ditto, of similar form, with raised bouquets in colours.
Spence
55 A very curious teapot, with flowers enamelled in colours,
marked K.P.M.
Drake
56 A sugar-basin, painted with landscapes, with Dresden
mark, of peculiar shape.
Stanton
57 Another, marked M.P.M.
Willson
58 A plate, pencilled with mythological subjects in red, in the
Italian style.
Grindlay
59 A plate, with Chinese dragons in red. The special pattern
used by the Court at Dresden, marked K.H.G. (Koeniglich Hof
Gebrauch).
Drake
60 Two cups and saucers, with scrolls and arabesques in red
and violet.
Johnson
61 Two cups and saucers, gold ground, with subjects, masks,
and architecture.
Eyles
62 A plate, painted with marine subjects.
Leon
63 A ditto.
Leon
64 An egg-shell cup and saucer, of similar pattern.
Johnson
65 A jug, painted with the Triumph of Bacchus, Cupids and
scrolls.
Johnson
66 A cup and saucer, painted with figures in the costume of
the period of Louis XV.
Willson
67 A MAGNIFICENT SET OF FIVE VASES, of very early
Dresden, painted with Chinese figures and flowers. This
garniture formed part of the collection at the Japanese Palace at
Dresden, whose special mark is under the vases. They were sold
and sent to Italy, when the collection was re-arranged, about
forty years ago.
Marks
103
acquirenti
MISCELLANEOUS OBJECTS.
68 A chased silver lid to a tankard; and an engraved copper
plate.
Eyles
69 A VERY EXQUISITE NIELLO PORTRAIT OF BEATRICE
OF ARRAGON, wife of Lodovico Il Moro.
Russell
70 THE TRIUMPH OF PETRARCH. A niello on copper of the
school of Padua.
Welsh
71 A silver knife, fork and spoon, with chased cinque-cento
pattern handles.
Eyles
72 A carved ebony frame, with a silver chasing of Galatea,
after the design of Raffaelle.
Vallentine
73 A gold Venetian sequin; and two Italian translucid enamels.
74 A small metal plaque, with allegorical figures-sixteenth
century.
75 A cinque-cento étui, of embossed leather. [ora al Victoria
& Albert Museum di Londra, inv. 501-1868]
76 A ditto.
77 A small bust of Lucius Verus, in Oriental alabaster and
marble. Supposed to be antique.
78 A sword, with scabbard; and a shield made of embossed
Venetian leather. Supposed to have been presented to Malatesta
by the Venetians.
79 An Italian fourteenth-century casket of bone, carved with
figures.
80 A very curious ditto.
81 A Bambino of wood, carved and coloured by A. Cano.
82 AN ANTIQUE CAMEO, with a figure of Diana,
in Oriental alabaster. Found at Rome in 1833, and mounted
as a paper-weight.
83 ROMULUS AND REMUS, a very rare specimen of the
Italian enamels of the beginning of the fifteenth century.
Inscribed, “L’Uno e L’Altro”.
84 MARS, VENUS, AND CUPID, an oval relief, modelled
in wax by A. Lombardi, the cotemporary [sic] and
friend of Titian, the draperies enriched with precious
stones.
85 A Neapolitan fan, with carved ivory frame, the mount
painted with figures by Gaetano Gallella.
86 An Italian mount for a fan, of satin, beautifully painted
with Bacchus and Ariadne, after the fresco by Carracci in
the Farnese Palace.
87 An ivory stick, the top inlaid with Neapolitan gold
picqué-work.
Wareham
Calvetti
Whitehead
Calvetti
Calvetti
Vallentine
Grindlay
Wareham
Benson
Benjamin
Calvetti
Wareham
Benjamin
Calvetti
Jacobs
MUSICAL INSTRUMENTS.
88 An old viole d’amour: an instrument combining the vibrations
of metallic with the usual strings. Described by Berlioz.
Benson
prezzo
acquirenti
89 A violoncello, by Guarnerius. Signed inside and dated 1616.
This was one of the half-size instruments originally invented,
and enlarged at a later period.
Russell
90 A mandoline, inlaid with tortoiseshell and mother-o’pearl
[ora al Victoria & Albert Museum di Londra, inv. 502-1868]
Whitehead
91 A ditto of ivory. [ora al Victoria & Albert Museum
di Londra, inv. 503-1868]
Whitehead
92 A musical trophy, formed of various instruments,
including a mandoline. [ora al Victoria & Albert Museum
di Londra, inv. 506/509-1868]
prezzo
Whitehead
93 An ivory horn, carved with a portrait of King George of
England.
Benjamin
94 A VERY CURIOUS ANCIENT HORN, carved with the
arms of the kingdom of Portugal and figures.
Wareham
95 A Venetian lute, inlaid with ebony and engraved ivory.
Inscribed “Matteo Sellas alla Corona Venezia”.
Wareham
BRONZES.
96 An electrotype copy of a box, for holding a seal of the
Viscontis of Milan.
Calvetti
97 A cinque-cento lock of chased gilt bronze, with the motto
of Bologna.
Calvetti
98 A cinque-cento powder-flask, chased with arabesques.
Philpal (?)
99 Two medals of Cosimo II., Grand Duke of Tuscany,
and his wife.
Calvetti
100 A medal of A. d’Este, Duke of Ferrara
Calvetti
101 A medal of Cosimo II. de Medici
Calvetti
102 A medal of Sigismund P. Malatesta
Calvetti
103 Facsimiles of both sides of the patera by Donatello at the
South Kensington Museum, the backs chased with the
arms of Julius II.
Calvetti
104 A bronze inkstand, on feet, formed as arabesque figures,
the cover surmounted by a figure.
Benjamin
105 Three Roman bronzes. Found at Brighton.
Benson
106 A small damascened helmet, either a model for an
armourer or a sword-hilt.
Benson
107 An or-molu Hungarian figure holding a Venetian glass;
and a double bottle, of Venetian glass.
Russell
108 A pair of Japanese bronze vases, chased with dragons and
fish, and mounted as lamps.
Russell
TAPESTRY.
109 JEPHTHA: a very remarkable specimen of Italian
embroidery of the sixteenth century, from a design
of A. de Mantegna.
Oldfield
105
acquirenti
110 THE CROSSING OF THE RED SEA: a very fine specimen
of Venetian embroidery, from a design of Raffaelle, with
border of satyrs, masks and children
Oldfield
111 Portrait of Thomas Earl of Arundel, after Van Dyck, in
carved and gilt Chippendale frame.
Rhodes
112 Part of an ecclesiastical vestment, with the Nativity and
other figures, in the style of Raffaellino del Garbo.
Money
113 An Italian portière, with a figure of Mercury.
Johnson
114 FOUR PIECES OF ITALIAN TAPESTRY, originally
belonging to the palace of Andrea Doria at Genoa, whose
arms are placed at the corner; on one of the pieces
is a view of the Molo Vecchio at Genoa and the Galleys
of Doria. Vasari, in the Life of Perino del Vaga, architet
of the Palazzo Doria, states that this artist, who assisted
Raffaelle in painting the Loggie [sic] of the Vatican, designed
the cartoons for the tapestry of the Prince’s Palace. The style
of these tapestries is similar to that of the arabesques of the
Vatican.
Johnson
115 ST. VERONICA, woven in silk and gold thread from a
cartoon of G. da Pontormo, during the period when he
imitated A. Durer, supposed to be the work of Maestro
Rost, called by the Florentines Rosso, a Flemish artist
employed by the Medicis to instruct the Florentines in the
art of making tapestry.
Durlacher
116 THREE MEDALLION HEADS OF APOSTLES, after
designs of Raffaelle, embroidered in silk and gold. Said to
have belonged to the Cope of Leo X.
Calvetti
PICTURES.
117 SMYDTZ. The passage of the Mardyke
Lane
118 HUGHTENBORG. The battle of Malplaquet - engraved
Lane
119 HUGHTENBORG. The battle of Chiari
Lane
120 DUTCH SCHOOL. A forest scene
Samuel
121 EARLY GERMAN. A musical party
Wright
122 C. LONGHI. A family banquet costumes of the eighteenth
century. This painter was called the Italian Hogarth.
Samuel
123 GENOESE SCHOOL. A female head
Benson
124 G. B. CIPRIANI, R. A. An allegorical subject
Benson
125 DELLO DELLI. The front of a cassone, with the marriage
of one of the Altoviti family
Calvetti
126 EARLY ITALIAN. The Madonna, in an oval nimbus,
surrounded by angels, two saints below.
Napier
127 POLLAJUOLO. The Nativity.
Calvetti
128 MILANESE SCHOOL. Head of Christ
Samuel
129 GUIDO SCHOOL. A female figure
Johnson
130 A. BALDOVINETTI. The Virigin and Child
Calvetti
131 RAFFAELLE, after. La Vierge de la Maison d’Albe. An old copy.
Enson
prezzo
acquirenti
132 B. GOZZOLI. St. Roch, St. Sebastian, and St. Augustine,
in compartments, on gold ground
Russell
133 MACRINO D’ALBA. St. Lucia and St. Laurence. Purchased
at Alba by Sir. J. Hudson
Grindlay
134 GEROLAMO LANINO DA VERCELLI. Two Archangels.
Enson
135 GIOVENONE DA VERCELLI. The Marriage of
St. Catherine. The costumes are those of the valleys of
Monterosa; on the ornaments of the dress of the Madonna
is inscribed a verse by Dante: - “Humile ed alta più che
creatura”.
Calvetti
prezzo
ENGRAVED METAL DISHES AND VASES.
136 An imitation of a silver ewer.
Johnson
137 An electrotype copy of the Dulwich ewer and basin.
Benjamin
138 A brass ewer, with lid.
Willson
139 A brass ewer, with mask at the spout, and upright handle.
Wright
140 A copper-gilt ewer, with arabesques.
Willson
141 A brass dish, engraved with eastern patterns.
Wareham
142 A ditto.
Willson
143 A ditto, with battle-pieces.
Wareham
144 A gilt brass ewer, with handle.
Rochfort
145 An engraved brass dish, with arabesques and arms of the
Zena family.
Willson
146 A very fine early cinque-cento engraved brass ewer,
a figure of a warrior on the lid.
Willson
147 A beautiful repoussé brass cup and cover, surmounted by
a figure, the handles chased with arabesque figures.
Rochfort
148 A VERY FINE ENGRAVED BRASS DISH, with the arms
of the Salamone family, the monogram of Orazio Fortezza
on the back.
Drake
149 A VERY FINE BRASS DISH, by Orazio Fortezza
da Sebenico, with the Michieli and Tiepolo arms.
Drake
150 A MAGNIFICENT BRASS DISH, with engravings of the
Caesars, and subjects relating to Roman history; in the
centre, the arms of the Doge Cicogna; near the tablet,
inscribed Brunno Duca di Galli, is the signature L. DI LIGI,
perhaps an artist from Liege. An unique specimen.
Drake
ORNAMENTAL FURNITURE.
151 A six-leaved Chinese screen, of red velvet, with figures,
flowers, and fruits painted on white satin on one side, a
view of Jeddo on the other side.
Wright
152 A MAGNIFICENT JAPANESE SCREEN, with animals and
landscapes in relief, made of gold cloth. This is similar to the
tapestries in the Palais du Bois at the Hague, which were given
to the Dutch government by the Tycoon during the last century.
Wright
107
acquirenti
153 A hall chair, formed from a Neapolitan carved calessino.
Benjamin
154 A looking-glass in gilt frame, carved with rams’ heads,
masks, and festoons.
Durlacher
155 An ebony table, inlaid with figures and ornaments in ivory
Benjamin
156 A ditto.
Benjamin
157 A VERY FINE DINNER SERVICE, of Venetian porcelain,
painted with bouquets of flowers: consisting of one
hundred and two plates an sixteen oval dishes.
Benjamin
158 A DESSERT SERVICE, similar, with blue border:
consisting of eighteen plates and four oval dishes.
Eyles
159 A VERY LARGE JAR, painted at Capo di Monte, with
animals, birds, and wreaths of flowers on white ground.
Benjamin
160 THE COMPANION, painted with Pompeian ornaments.
These two jar are said to have belonged to Carlton House.
Calvetti
161 A VERY FINE FLORENTINE TERRA-COTTA
ALTAR-PIECE, with life-size figures of the Virgin and
Child.
Calvetti
162 Six fauteuils, covered with Beauvais tapestry.
Woodgate
163 A Louis XV. commode, of inlaid woods, mounted with
or-molu.
Wright
164 An oblong Vernis-Martin tray, with figures after Boucher.
Johnson
165 A MAGNIFICENT ARMOIRE À GLACE, inlaid with ivory
and mother-o’pearl, and with the arms of Victor Amadeus
on the lock. Purchased in Sicily, whither it is supposed it was
taken at the time when Victor Amadeus took possession
of the Sicilian throne, 1707. It is attributed to the Venetian
cabinet-maker Pietro Vidari, who was the intarsiatore of the king,
and worked at Turin in 1694, the first of the school of ornamental
cabinet -makers which formed afterwards Piffetti and Bonzanigo.
Woodgate
166 A BEAUTIFUL MIRROR, in elaborate carved frame, by
BONZANIGO, in the style of Gouthière. Bonzanigo lived
at Turin at the latter part of the eighteenth century, and was
appointed Scultore in Legno to the King of Sardinia.
167 A VERY FINE CASSONE, by P. Ucello, with warriors
passing through a gate, inscribed Roma.
Woodgate
Calvetti
168 A MAGNIFICENT FLORENTINE CASSONE, by DELLO
DELLI, with a procession leaving the church of Sta. Maria
del Fiore, headed by Lorenzo de Medicis and his younger
brother Giuliano. This is one of the few records of the façade of
the church as it stood in the fifteenth century.
Street
170 A TIME-PIECE, in the shape of the tomb of Giuliano de
Medici, with bronze figure of Giuliano, by Barbedienne,
and old Ginori porcelain figures of Night and Morning.
[ora al Museo Civico d’Arte Antica - Palazzo Madama di
Torino, inv. 3297/C]
Rhodes
169 A CINQUE-CENTO FRAME, carved with arabesques and
other ornaments, and with sacred subjects carved in alabaster.
171 A MAGNIFICENT WHITE MARBLE CHIMNEY-PIECE,
carved with cinque-cento ornaments in the style of San
Sovino [sic], complete with fittings.
Rhodes
Durlacher
prezzo
acquirenti
172 A glass mirror frame, of Murano, with twisted rods.
Johnson
173 A small ditto.
Calvetti
174 A ditto.
Calvetti
175 A PAIR OF MIRRORS, in carved and gilt Venetian frames,
with branches for lights.
Rhodes
176 A PAIR OF DITTO.
Rhodes
177 A LARGE CHANDELIER, OF VENETIAN GLASS.
Stanton
178 A glass fire-screen - in carved and gilt frame.
Rhodes
179 An old English screen, covered with Gilray’s caricatures
and prints relating to the execution of Louis XVI. and
Marie-Antoinette, published in London at the time.
Benjamin
180 A looking-glass, in frame carved with flowers and fruit,
and with an old French picture.
Rhodes
prezzo
Catalogue de Faïences Italiennes et autre ainsi que d’Objects d’Art et de Curiosité formant la Collection de
M. le Marquis d’Azeglio, 16-17 marzo 1868, Hôtel Drouot, Parigi 1868 (Lugt 30333).
acquirenti
prezzo
Faïences
Avec signatures, monogrames et dates
1 Grand plat ovale, à compartiments séparés par des
ornements et des mascarons en relief et décorés de
grotesques sur fond flanc, au revers on lit: Alfonsus
Patanacci fecit Urbini in bottega de maestro Bocciono, 1607.
2 Autre lui servant de pendant.
3 Écritoire monumental, composée de trois parties représentant
le Parnasse, sur le livre d’un des poëtes représentés se trouve
la signature Alf. Patanazzi 1584, Urbini; ayant dû être donnée
en présent à un grand poëte de l’époque, peut-être Torquato
Tasso par le duc d’Urbin.
4 Plat représentant le sujet d’Actéon changé en cerf, au revers
Urbini, 1534.
5 Plat à sujet mythologique, au revers on lit Giove
in Montone, Urbini, 1542.
6 Plat représentant St. Gérome arrachant une épine de la patte
d’un lion; derrière lui des moines effrayés de son action. En
bas un monogramme compliqué.
Au revers 1542 in urbino.
7 Grand plat divisé en deux sujets, l’un représentant la
chasteté de Joseph, et l’autre Putiphar condamnant Joseph à
la prison, un des plus magnifiques de l’artiste signé Fra Xantho da Rovigo, 1537, provient de la vente Evans Lombe, cité
par M. Darcel [dalla collezione di Edward Evans
Lombe; ora al Museo Nazionale del Bargello di Firenze].
Fould
285f
Delange
900f
Delange
70f
Berger
90f
Guilain
176f
Caran
(Carrand?)
1650f
8 Plat représentant Alexandre et le soldat macédonien avec
écusson aux armes des Pucci signé, Xantho 1532.
109
acquirenti
prezzo
Delange
260f
Delange
90f
11 Plat représentant un combat. Signé au revers
Chafaggiolo.
Delange
270f
13 Plat représentant un bust de femme avec cette inscription
Chassandra. Il porte les sigles I P (probablement
monogramme de: in Pesaro) et dans les ornements la date de
1537, remarquable par son exécution et copié par Minton.
D’Azeglio
330f
9 Plat représentant Pyrame et Thisbe. Signé au revers
Baldassara Manara; sur une autre pièce avec la même
signature, il y avait à la suite Faentino.
10 Plat représentant Mutius Scoevola devant Porsenna.
Signé au revers Pisauri (Pesaro), 1566.
12 Plat représentant Annibal et les prêtres de Crète.
Signé au revers Castel Durante, 1524.
14 Grande Madone en relief, portant la date de 1499.
15 Plat représentant David tuant le géant Goliath, le bord est
orné d’arabesques et de trophées. Au revers il porte la date
de 19 Junio 1507.
Grisar
75f
16 Plat représentant un bust de femme avec cette inscription:
Jacoma bella, date 1534.
17 Plat représentant le Christ au tombeau avec les deux Maries; il
porte la date de 1535 provient de la vente Soltikoff, décrit dans
plusieurs ouvrages à cause des singuliers caractères qui se
trouvent dans le décor [dalla collezione di Peter Soltikoff].
Delange
120f
19 Plat. - Faïence commune de Deruta avec mongramme D.
Delange
10f
Delange
160f
Guilain
33f
Merton
37f
Delange
325f
Delange
2250f
18 Plat décoré de trophées, au centre un Amour, date 1544.
20 Plat représentant le sujet de Léda, avec bordure
d’arabesques sur fond orange, vert et bleu alternés.
Marqué au revers d’un trident.
21 Joli petit plat à portrait avec monogramme.
Fabrique de Faenza.
22 Plat représentant saint Antoine dans un désert.
Au revers un cercle barré d’une croix.
23 Plait représentant St François, les Stigmates.
Fabrique d’Urbino avec monogramme.
Majolica
ou faïences à reflets métalliques
24 Plat (Majolica) reflets feu et or avec bordure
d’arabesques au centre un Amour sautant à la corde,
au revers signé Maestro Giorgio.
25 Plat (Majolica) reflets feu et or; saint-Antoine au désert
au revers 1530 Maestro Giorgio da Ugubio.
26 Trés-beau plat (Majolica) irisations feu
et cuivre représentant Actéon changé en cerf. Au revers
Maestro Giorgio 1533. Un des plus beaux du maitre.
27 Plat (Majolica) portrait de femme; irisations feu
avec mongramme inconnu de Maestro Giorgio;
sur le fond on lit Catarina bella.
D’Azeglio
425f
acquirenti
prezzo
Delange
380f
Dubessy
55f
Charlet?
78f
31 Petite plaque (Majolica) à irisations pâles représentant un
Ecce Homo en relief.
Guilain
33f
33 Grand plat (Majolica) représentant un buste de femme
Chamilla bella avec bordure d’arabesques et imbrications.
Dubessy
200f
Count Pisani
327f
Count Pisani
340f
28 Plat (Majolica) à irisations rouge et or, représentant Brutus
et Porcia, signé des sigles F. X.
Au revers Bruto de portia sua l’ardir riprende.
29 Plat (Majolica) représentant saint Jean Baptiste, irisations
pâles, àreliefs.
30 Grand plat (Majolica) à irisations pâles décoré de cornes
d’abondance et de têtes de chérubins; au centre un amour
tenant une oie.
32 Grand plat (Majolica) à irisations pâles représentant le Lion
de saint Marc.
34 Grand plat analogue avec cette inscription Sola miseria
Charet invidia.
35 Grand plat in te Domina speravi.
36 Coupe (Majolica) à irisations pâles représentant des bustes
au milieu d’arabesques.
37 Plat (Majolica) il est décoré d’ornements d’une irisation
pâles dans le goût arabe.
38 Alberella (Majolica) décoré d’ornements à irisations pâles,
elle porte l’inscription en arabe répetée, Il dit, style de
l’époque la plus reculée.
Guilain
67f
Leroy
Ladury?
53f
Delange
79f
Delange
20f
Delange
7900f
Delange
172f
39 Double coupe (Majolica) à irisations pâles, décorée de fleurs
de lys, même époque.
40 Petite écuelle avec un monogramme au revers, même époque.
Pièces et Vases
de formes et de fabriques diverses
41 Très-grande paire de candélabres. Sur une base triangulaire
repose un trépied supportant un vase se terminant par une
tige; le tout orné de cariatides et de figures chimériques en
ronde bosse; les parties lisses sont décorées de peintures
représentant des sujets allégoriques. Ils portent les emblèmes
des ducs d’Urbino, les trois bornes et le verre à ventouse.
Attribués à Orazio Fontana, comme un des ouvrages les plus
remarquables de cet artiste d’Urbino. Ils proviennent d’un
couvent de Foligno. Exposés à Kensington en 182 [sic].
42 Écritoire décorée d’arabesques à grotesques, fabrique
d’Urbino, qui aurait été faite à l’occasion du mariage de
Guidubaldo avec Élisabeth Gonzaga.
43 Écritoire formée d’un groupe de combattants; il porte
l’armoirie Ridolfi.
44 Coupe représentant un paysan se versant à boire,
attribuée à Orazio Fontana. Vente Soltikoff
[dalla collezione di Peter Soltikoff].
45 Très-belle coupe représentant un sujet mythologique, avec
monture en argent doré du XVIe siècle, le couvercle est
surmonté d’une figure de Diane. Pièce unique, fabrique d’Urbino.
111
acquirenti
prezzo
Mayer
106f
Berger?
400f
Delange
210f
Delange
75f
50 Deux grands vases à anses tordues à fond blanc, décorés
d’arabesques bleus; devant et derrière, des médaillons bleus
avec arabesques et trophées en camaïeus bleus et en couleur
rouge et jaune, du plus beau style archaïque, fin du XVe
siècle (Collection Montferrand).
Delange
450f
52 Alberella représentant un portrait avec l’inscription Pétrello.
Jacquemart
46 Vase à six pans flanqués aux angles de cariatides contournées
et terminées en volutes et surmontées de six mascarons dont
les bouches ouvertes semblent avoir été destinées à recevoir
des mèches à brûler. Le vase est décoré de grotesques sur
fond blanc, très-fin d’exécution.
47 Vase à six pans ornés de figures peintes allégoriques,
les angles flanqués de guirlandes en terre cuite dorées
et surmontées de masques en terre cuite. Vente Falck
[dalla collezione di David Falcke].
48 Coupe (Graffito), supportée par des figures de Génies
tenant des boucliers; à l’intérieur, un personnage jouant du
luth, analogue à celle du Louvre, supportée par des lions.
Fabrique de La Frata près Pérouse au XVe siècle.
49 Campana (cloche) avec inscription en caractères gothiques
du XVe siècle: Marianna bella sopra l’altre belle, on y voit un
coeur percé et des larmes coulant de deux yeux placés
au-dessus, allégorie d’un amour malheureux.
Décor imitant les faïences hispano-arabes.
51 Deux Alberelles à décor bleu et blanc, imitant les faïences
de Perse.
53 Son pendant Tristano.
54 Vase d’Electuaire décoré de bustes sur fond d’arabesques
dans le style arabe.
Fabrique de Chaffagiolo.
55 Vase d’electuaire son pendant.
56 Vase d’Electuaire décoré d’arabesques sur fond blanc.
Fabrique d’Urbino.
Jacquemart
58f (i due lotti)
Jacquemart
Jacquemart
47f (i due lotti)
57 Brocca aux armes Medicis et Pépoli.
58 Brocca aux armes da Filicaja. Décor imitant les faïences
hispano et siculo-arabes.
59 Vase en forme d’un grand masque de satyre en faïence
noire, imitation antique.
Bellio
131f
61 Grand vase en faïence de Buen retiro, fabrique que
Ferdinand transporta de Naples à Madrid; une des plus
grandes piéces connues, représentant la Reine de Saba.
D’Azeglio
270f
60 Coupe en faïence de Pesaro de la reprise de cette fabrique
au siècle dernier.
Plats de fabriques diverses
62 Plat représentant le portrait de Raphaël peint après sa mort,
d’après les premières lignes d’une épitaphe, par Bimbo [sic],
inscrites au revers du plat.
Cette pièce unique est attribuée à Guido Durantino et fut
exposée en 1862 à Kensington.
acquirenti
prezzo
63 Très-grand et magnifique plat représentant le Massacre des
Innocents, provient de la vente Montferrand
[dalla collezione Montferrand].
64 Son pendant, Darius. Même collection
[dalla collezione Montferrand].
65 Plat représentant un concert dans un jardin (Decameron),
les personnages portent le costume italien de l’époque.
66 Plat représentant le sujet de la Cène, d’un dessin et d’un
style remarquable.
Fabrique de Faenza et Chaffaggiolo.
Caran
(Carrand?)
127f
Basilewsky
370f
67 Coupe représentant Loth et ses filles.
Vente Soltikoff [dalla collezione di Peter Soltikoff].
68 Petit plat représentant la déesse Latone.
Au revers La dea latona - Attribué à Orazio Fontana.
Vente Bernal, 1864 [dalla collezione Ralph Bernal].
Dubessy
78f
69 Petit plat représentant l’enlèvement d’Europe, très-vif de
couleur, même provenance [dalla collezione Ralph Bernal].
Dubessy?
84f
71 Plat représentant Pyrrhus tuant Polidore, au revers
l’inscription come Pirro uccise Polidoro figliolo del re Priamo.
Attribué à Guido Durantino.
Guilain?
45f
72 Plat représentant Vénus surprise par Phébus avec Mars,
au revers l’inscription come Febo accuso a Marte che era con
Venere.
Même attribution.
Thomas
90f
74 Plat représentant un buste de femme avec cette inscription:
Gentile signora Cassendra, encadré dans une bordure à fruits
de la Robbia.
Bachereau
59f
76 Plat avec l’inscription Faustina.
Delange
98f
78 Plat représentant un portrait de femme peint en bleu.
Faïence de Venise.
D’Azeglio
32f
79 Plat représentant un boulanger en train d’enfourner, au
haut du plat les deux sigles R. C., peut-être le monogramme
de Raffaelle Ciarla ou Raff. del Colle, dessinateurs pour les
stoviglie (vaiselle). Il se peut que ce plat ait rapport au
Maestro Prestino, qui métamorphosa son four de boulanger
en four de potier. Prestino en dialecte signifie boulanger.
D’Azeglio
210f
D’Azeglio
240f
70 Plat représentant la lutte d’Apollon et Marsyas, remarquable
par son exécution.
73 Plat représentant la chute de Phaéton foudroyé par Jupiter;
au-dessous de lui, une ville. Remarquable par son dessin.
Fabrique de Faenza.
75 Plat buste de femme avec cette inscription: Laura Bella.
77 Plat avec l’inscription Cangemia Bella.
80 Plat représentant un buste de femme jouant de la flûte, avec
cette inscription: Sola miseria charet invidia, avec bordure
d’arabesques coloriées. Fabrique de Chaffaggiolo.
81 Plat représentant un buste d’homme et de femme
qu’on suppose représenter Alphonse duc de Ferrare
et sa maitresse Laura Diante qu’il eût après la mort
de Lucrécia Borgia, sa femme.
113
acquirenti
82 Quatre plats ayant fait partie du service d’Alphonse d’Este,
duc de Ferrare, à l’occasion de son mariage avec Barbara
d’Austria, en 1565. Ils portent la devise Ardet in aeternum.
Ce numéro sera divisé.
83 Plat représentant une figure allégorique, bordure
de grostesques sur fond blanc, fabrique d’Urbino.
prezzo
Dubois e altri
Delange
41f
Jacquemart
26f
Guilain
18f
84 Plat décoré d’arabesques, couleur manganèse d’une grande
finesse d’exécution, sur fond blanc. Copié par Minton.
85 Plaque décorée d’un griffon héraldique entouré d’une bordure d’arabesques. Fabrique de la Frata.
Cette fabrique s’est perpétuée et existe encore dans le pays.
86 Plat (à quartière) dont les compartiments forment creux en
dedans et saillie en dehors; il est décoré d’arabesques en
camaïeu sur fond alterné jaune et bleu, au centre un Amour.
Fabrique de Faenza.
87 Plat. Fond bleu, au centre une femme en camaïeu bleu, jouant d’un instrument. Sur le fond Eratone.
88 Plat représentant le sujet de Judith et Holopherne. Fabrique
de Caffagiolo.
89 Plat à bordure d’arabesques en grotesques sur fond bleu;
le fond du plat manque. Fabrique de Faenza ou Chaffaggiolo.
90 Plat à décor blanc sur blanc; sur le bord un feuillage,
au centre un amour tenant un loup entre ses jambes.
Fabrique de Chaffaggiolo.
91 Plat représentant le sujet de Joseph expliquant le songe
de Pharaon.
92 Figure allégorique, Vénus et l’amour.
93 Plat représentant le sujet d’Apollon poursuivant Daphné.
94 Plat décoré d’arabesques en camaïeu bleu.
95 Plat décoré avec armoirie.
96 Deux briques de carrelage décorées d’ornements peints.
97 Plat représentant deux lutteurs, d’après l’antique.
98 Plat creux réprésentant la création d’Ève.
99 Plat représentant Diane chasseresse.
100 Plat représentant le siége d’une ville.
101 Plat représentant Thamar et Juda.
Hautbrison?
250f
Delange
90f
Guilain
76f
Guilain
60f
Grisar?
33f
Grisar
76f
Bachereau
28f
Guilain
21f
Grisar
75f
102 Plat représentant l’Échelle de Jacob.
103 Plat représentant le sujet de Moyse et Aaron.
104 Plat représentant le martyre de saint Étienne.
105 Plat représentant un sujet inconnu.
106 Plat représentant le sujet de Galathée.
107 Plat représentant une Nymphe dans un paysage.
108 Plat représentant Daphné.
109 Plat, même sujet.
110 Plat, même sujet.
acquirenti
prezzo
111 Plat en faïence gros bleu, décoré d’ornements dorés,
armoirie épiscopale de la famille Farnèse.
112 Plat, en faïence fond noir à décor monochrome,
représentant saint Jean et l’enfant Jésus d’après le Corrége.
113 Seize petits plats ou assiettes représentant
des paysages. - Aux armes de la maison
Salviati de Florence.
Service de table.
Ce numéro sera divisé.
114 Grand plat en faïence noire, décoré d’arabesques et d’une
armoirie.
115 Plat de fabrique des Abruzzes.
116 Trois assiettes de fabriques du XVIIe siècle.
117 Plat décoré d’ornements découpés à jour.
118 Plat représentant des bouquets d’oeillets et de tulipes;
imitation de faïence de Perse.
Fabrique de Candiana.
Dubessy 123f,
Caran 124f,
Dubois 67f,
Lefebre 124f
e altri
Jacquemart
Jacquemart
Jacquemart
Delange
Daniel
121 Dix plats et assiettes. Imitation des anciennes faïences
de Gubbio, faite à Gubbio en 1862.
Ce numéro sera divisé.
Jacquemart
28f, Caran 32f,
Guilain 29f,
e altri
121 Imitation d’anciennes faïences italiennes.
bis
30f (i due lotti)
Daniel
119 Assiette de Savone.
120 L’enfant Jésus et saint Jean. Groupe de La Robbia.
42f
Jacquemart
21f
6f
8f
Faïences de Nevers
122 Paire de cornets en faïence de Nevers, montés en bronze
doré. - Très-curieux et très-rares de forme.
Collection Montferrand.
123 Grand plat en faïence moulée sur une pièce d’orfévrerie
de la plus belle époque du XVIe siècle, représentant
des divinités marines. Sur l’ombilic les couleurs
de la fabrication de Conrade et une marque mal faite
de la ville de Nevers, pièce unique et la plus
intéressante de cette fabrique.
D’Azeglio
440f
Sampson
325f
Deloris?
305f
Deloris?
300f
Dubois
285f
123 Assiette en faïence de Nevers, datée 1734,
bis
conservant encore, quoiqu’au déclin de la fabrique,
la tradition de Conrade.
Porcelaines
124 Plat de la porcelaine dite de Médicis. Au revers un clocher
ou coupole dite celle du Duome de Florence.
125 Grand groupe de Capo di Monte. - Apollon et Daphné.
126 Son pendant, Vénus et l’Amour. Ces groupes sont des
pièces hors ligne et qui se rencontrent rarement.
127 Grand groupe sur socle en porcelaine de Capo di Monte. Léda.
128 Son pendant. Ganymède.
115
acquirenti
prezzo
129 Grand coffre ou bahut gothique en bois sculpté, avec un
écusson aux trois fleurs de lis et serrure ancienne.
Deloris?
100f
130 Grand soufflet vénitien en bois sculpté avec les armoiries
du doge Lorédan.
Merton
380f
131 Grand chenets en bronze florentin, surmontés d’une figure
d’Apollon et de Vulcain.
D’Azeglio
810f
132 Lustre en cristal de roche.
Evans
48f
133 Livre d’heures français, manuscrit orné de miniatures.
P.
69f
134 Paix en ivoire sculpté représentant le couronnement
de la Vierge. Travail italien du XVIIe siècle d’une grande
finesse d’exécution.
Delange
Objets divers
450f
135 Gourde gravée à la pointe par un procédé analogue à celui
de l’eau-forte, sur laquelle sont représentés des sujets
guerriers d’une grande finesse d’exécution.
136 Croix sculptée en bois de cèdre travail grec du couvent
du Mont Athos; elle est sculptée sur les deux faces.
Du plus ancien travail des moines, pouvant remonter
au XIVe siècle.
Evans
92f
137 Étui du travail de reliure reproduisant les ornements ou
entrelacs des faïences de Henri II; d’un côté en relief est
représenté le portrait du Roi, attribué à François
Charpentier gardien de la librairie du château d’Oiron.
Delange
71f
139 Peinture sur spath fluor représentant la fuite en Egypte.
Travail italien du XVIIe siècle.
Evans?
28f
141 Petit crucifix en corail blanc sur croix en lapis. Travail du
commencement du XVIIe siècle.
P.
50f
143 Boîte de montre en émail sur laquelle est réprésenté le
triomphe de Galatée d’une très-fine exécution.
Evans?
126f
Guilain
43f
Guilain
69f
Deloris?
44f
Guilain
60f
138 Plaque en émail de Limoges représentant sainte Geneviève.
140 Très-petite peinture à l’huile attribuée à Wouvermann école
hollandaise, montée en broche.
142 Reliquaire en écaille et cristal de roche représentant une
assomption travail italien ou espagnol du XVIIe siècle.
144 Bas relief en argent repoussé représentant des sujets d’après
Clodion.
145 Fac-simile de l’onix fameuse, supposée représenter par ses
taches naturelles le profil de Louis XVI guillotiné.
146 Camée sur coquille, du XVIe siècle, représentant Mars et
Vénus.
147 Portrait en nacre de perles et pierre dure de Francesco
d’Este, marquis de Massa, fils d’Alphonse, premier duc de
Ferrare. - Travail curieux et rare de Lombardi, ami et
contemporain de Titien dont Vasari a écrit la vie.
148 Aiguère en étain, dit de Briot, sur laquelle sont représentées
des divinités marines.
149 Petit bronze florentin, du commencement du XVIe siècle,
représentant l’enfant Jésus.
acquirenti
prezzo
151 Médaillon en bronze italien, représentant Antoine, bâtard
de Bourgogne, fils naturel de Philippe-le-Bon.
Delange
255f
153 Grand et très-beau livre d’heures manuscrites de la fin
du XVe siècle; il est orné de 117 miniatures dont 12
de toute la grandeur du format in-8, avec reliure
en velours et fermoirs en argent.
Caran
(Carrand?)
150 Bronze, à cire perdue du XVIe siècle, représentant un
écorché tirant de l’arc, belle exécution.
152 Grand médailler, contenant 318 médailles en bronze
exécutées par ordre de Louis XV pour illustrer les
principaux événements du règne de Louis XIV. Elles sont
décrites dans un ouvrage de luxe du temps, dont un
exemplaire sera vendu avec la collection, la cassette
contient 320 cases, dont 318 numérotées sont remplies,
ce qui indique que la collection est complète.
Le médailler est l’ouvrage de Pietro Piffetti, marqueteur
du roi de Sardaigne, Emmanuel III, dont le monogramme
et le chiffre se trouvent à la partie supérieure. Cet artiste,
dont on voit les belles marqueteries au palais du roi à Turin,
mourut en 1777 [ora al Museo Civico d’Arte Antica Palazzo Madama di Torino].
154 Petit livre d’heures manuscrites dans une ancienne
reliure de La Gascon, avec fermoirs en argent. Il est orné
de 10 miniatures de la grandeur du format, in-12,
très-fines d’exécution.
1610f
Delange
235f
Dubessy
74f
Tableaux
TIZIANIO VERCELLIO [sic]
155 Portrait de Vesale, célèbre professeur de chirurgie
et d’anatomie, ami du Titien. Il fut donné par Canova
à un de ses amis en 1814, ainsi que le constatent
l’autographe et le cachet de Canova derrière la tableau
et le témoignage de la personne à laquelle il a été offert.
SAEGHERS
156 Portrait de Marie de Médicis, dans un cadre ancien en
cuivre doré et ciselé.
157 Sous ce numéro seront vendus les objets omis au présent
catalogue.
117