SINTESI Causa Sciarrotta ed altri c. Italia – Terza Sezione
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SINTESI Causa Sciarrotta ed altri c. Italia – Terza Sezione
SINTESI Causa Sciarrotta ed altri c. Italia – Terza Sezione – sentenza 12 gennaio 2006 (ricorso n. 14793/02) Causa Genovese ed altri – Terza Sezione – sentenza del 2 febbraio 2006 (ricorso n. 9119/031) Causa Prenna e altri c. Italia – Terza Sezione – sentenza 9 febbraio 2006 (ricorso n. 69907/01) Causa Immobiliare Cerro s.a.s c. Italia – Prima Sezione – sentenza 23 febbraio 2006 (ricorso n. 35638/03) Causa Izzo c. Italia – Terza Sezione , sentenza 2 marzo 2006 (ricorso n. 20935/03) Causa Gianni ed altri c. Italia – Prima Sezione – sentenza 30 marzo 2006 (ricorso n. 35941/03) Causa De Sciscio c. Italia – Prima Sezione – sentenza 20 aprile 2006 (ricorso n. 176/04) Causa Ucci c. Italia – Quinta Sezione – sentenza 22 giugno 2006 (ricorso n. 213/04) 2 Causa Grossi e altri c. Italia – Terza Sezione – sentenza 6 luglio 2006 (ricorso n. 18791/03. Causa Maselli c. Italia – Quarta Sezione – sentenza 11 luglio 2006 (ricorso n. 61211/00 Causa La Rosa e Alba c. Italia (n. 5) – Quarta Sezione – sentenza 11 luglio 2006 (ricorso n. 63239/00) Causa Zaffuto c. Italia – Prima Sezione – sentenza 13 luglio 2006 (ricorso n. 12894/04. Causa Lo Bue e altri c. Italia – Prima Sezione – sentenza 13 luglio 2006 (ricorso n. 12912/04) 1 Il ricorrente aveva ottenuto dal giudice nazionale, con sentenza di primo grado passata in giudicato, la liquidazione di una somma equivalente al valore venale del bene. Per tale motivo il Governo aveva eccepito l’assenza della qualità di vittima, eccezione che la Corte ha esaminato insieme al merito della controversia e ha, quindi, respinto. 2 Il ricorrente aveva fatto valere avanti il giudice nazionale l’illegittimità del decreto di occupazione d’urgenza poichè non recava l’indicazione del termine iniziale e finale. Ottenuto in primo grado il risarcimento per la perdita della proprietà della parte di terreno irreversibilmente trasformata, in misura pari al valore venale di essa, più rivalutazione e interessi, nonché un indennizzo con rivalutazione e interessi, per la perdita di valore del terreno restante, la sentenza era stata riformata in secondo grado in senso sfavorevole al ricorrente che, senza ricorrere in Cassazione, si era quindi rivolto al Giudice di Strasburgo. In questa sede è stata respinta l’eccezione del Governo del mancato esaurimento delle vie di ricorso interne, esaminata unitamente al merito del ricorso. Causa Janes Carratu c. Italia – Terza Sezione – sentenza 3 agosto 2006 (ricorso n. 68585/01) Causa Capozzi c. Italia – Quarta Sezione – sentenza 3 agosto 2006 (ricorso n. 3528/03) Causa Croci e altri c. Italia – Terza Sezione – sentenza 21 settembre 2006 (ricorso n. 14828/02) Causa Dedda e Fragassi c. Italia – Terza Sezione – sentenza 21 settembre 2006 (ricorso n. 19403/03.) Causa Capoccia c. Italia – Terza Sezione – sentenza 5 ottobre 2006 (ricorso n. 30227/01) Causa Preziosi c. Italia – Terza Sezione – sentenza 5 ottobre 2006 (ricorso n. 67125/01) Causa Spampinato c. Italia – Terza Sezione – sentenza 5 ottobre 2006 (ricorso n. 69872/01) Causa Medici e altri c. Italia – Terza Sezione – sentenza 5 ottobre 2006 (ricorso n. 70508/01) Causa Gianazza c. Italia – Terza Sezione – sentenza 5 ottobre 2006 (ricorso n. 69878/01) Causa Notarnicola c. Italia – Terza Sezione – sentenza 5 ottobre 2006 (ricorso n. 64264/01) Causa Labbruzzo c. Italia – Terza Sezione – sentenza 5 ottobre 2006 (ricorso n. 10022/02) Causa Fendi e Speroni c. Italia – Terza Sezione – sentenza 5 ottobre 2006 (ricorso n. 37338/03) Causa Messeni Nemaglia e altri c. Italia – Terza Sezione – sentenza 5 ottobre 2006 (ricorso n. 9512/04) Causa De Nigris c. Italia (1) – Terza Sezione – sentenza 5 ottobre 2006 (ricorso n. 41248/04) Causa Gautieri e altri c. Italia – Prima Sezione, sentenza 19 ottobre 2006 (ricorso n. 68610/01) Causa Ceglia c. Italia – Terza Sezione – sentenza 19 ottobre 2006 (ricorso n. 21457/04) Causa Emanuele Calandra e altri c. Italia – Terza Sezione – sentenza 26 ottobre 2006 (ricorso n. 71310/01) Causa Ippoliti c. Italia – Terza Sezione – sentenza 16 novembre 2006 (ricorso n. 12263/05) Causa Immobiliare Trieste s.r.l. c. Italia – Prima Sezione – sentenza 16 novembre 2006 (ricorso n. 19041/04) Causa Rita Ippoliti c. Italia – Terza Sezione – sentenza 16 novembre 2006 (ricorso n. 162/04) Causa Di Pietro c. Italia – Terza Sezione – sentenza 2 novembre 2006 (ricorso n. 73575/01) Causa Milazzo c. Italia – Terza Sezione – sentenza 2 novembre 2006 (ricorso n. 77156/01) Causa Matthias e altri c. Italia – Terza Sezione – sentenza 2 novembre 2006 (ricorso n. 35174/03) Causa Perrella c. Italia – Terza Sezione – sentenza 2 novembre 2006 (ricorso n. 15348/03) Causa Trapani Lombardo e altri c. Italia – Terza Sezione – sentenza 16 novembre 2006 (ricorso n. 25106/04) Causa Iuliano altri c. Italia – Terza Sezione – sentenza 14 dicembre 2006 (ricorso n. 13396/03) Causa De Angelis altri c. Italia – Terza Sezione – sentenza 21 dicembre 2006 (ricorso n. 68852/01) (constatano la violazione dell’articolo 1 del Protocollo n. 1 CEDU, relativo alla protezione della proprietà, poiché l’espropriazione indiretta non assicura un livello di certezza giuridica sufficiente e l’ingerenza statale che con essa si realizza non è compatibile con il principio di legalità) Fatto. Ricorsi proposti per violazione dell’art. 1 Prot. n. 1 (protezione della proprietà) in relazione all’occupazione di terreni di proprietà dei ricorrenti effettuata dalla pubblica amministrazione e a irregolari procedimenti di espropriazione. Alcuni ricorsi recano anche il motivo di cui all’art. 6, par. 1, CEDU. A seguito dell’occupazione i ricorrenti avevano esperito azione giudiziaria in sede nazionale per il risarcimento dei danni. Decisione. La Corte ha ricordato che lo scopo della Convenzione è quello di proteggere diritti non teorici, ma concreti ed effettivi e, a tal fine, ha ritenuto di verificare se, nelle fattispecie esaminate, si fosse realizzata un’espropriazione di fatto, da ricondurre alla privazione dei beni prevista dall’art. 1, par. 1, Prot. 11. Poiché tale articolo consente agli Stati un’ingerenza sui beni dei privati solo in condizioni di legalità, la Corte ha precisato che il principio di legalità richiede norme di diritto nazionale sufficientemente accessibili, precise e prevedibili e ha quindi affrontato la questione della qualità della legge vigente nell’ordinamento italiano nella 1 I precedenti di riferimento, in questa materia, sono costituiti dalle sentenze Carbonara e Ventura c. Italia e Belvedere Alberghiera c. Italia del 2000. Nel corso del 2005, a partire dalle sentenze emanate il 17 maggio (Scordino c. Italia e Pasculli c. Italia), fino alle sentenze emanate il 15 dicembre 2005, la Corte ha emanato importanti sentenze in materia di espropriazione indiretta nelle quali, per la prima volta, ha avuto modo di prendere in considerazione anche l’art. 43 del D.P.R. n. 327 del 2001. Nelle sentenze del 2006, la Corte ripercorre, più sinteticamente il medesimo percorso logico argomentativi. materia esaminata e dei relativi indirizzi giurisprudenziali. Sotto questo profilo la Corte ha evidenziato l’evoluzione giurisprudenziale della Corte di Cassazione e del Consiglio di Stato in materia di espropriazione indiretta, evoluzione che, talora, ha condotto ad indirizzi contrastanti. La Corte ha anche rilevato contraddizioni tra la giurisprudenza e le disposizioni contenute nell’art. 43 del D.P.R n. 327 del 2001, recante T.U. sulle espropriazioni: infatti, se è vero che dal 1996 al 1997 l’espropriazione indiretta può intervenire quando la dichiarazione di pubblica utilità è stata annullata, è altrettanto vero che il testo unico ha previsto che in assenza di dichiarazione di pubblica utilità ogni fondo possa essere acquisito al patrimonio pubblico se il giudice non decide di ordinarne la restituzione se pure occupato e trasformato dall’amministrazione pubblica. Perciò, ad avviso della Corte non può escludersi il rischio di un risultato imprevedibile o arbitrario per gli interessati, sia in caso di illegittimità originaria che sopravvenuta della procedura. La Corte ha anche rilevato che l’espropriazione indiretta consente all’amministrazione di occupare un terreno e trasformarlo senza versare contemporaneamente l’indennità, che deve essere chiesta dall’interessato nel termine prescrizionale di cinque anni, decorrenti da quando il giudice ha ritenuto avvenuta l’irreversibile trasformazione del fondo; ciò con conseguenze nefaste per il proprietario e, in assenza di un formale atto di esproprio una tale situazione non può essere considerata «prevedibile», poiché solo con la decisione giudiziale l’espropriazione indiretta si realizza e viene sanzionata l’acquisizione del bene al patrimonio pubblico. La Corte ha espresso apprezzamento per la sentenza dell’Adunanza Plenaria n. 2 del 2005 del Consiglio di Stato con la quale si è riconosciuta la carenza del principio dell’espropriazione indiretta sotto il profilo dell’esigenza di certezza giuridica. La Corte ha quindi affermato che, in ogni caso, l’espropriazione indiretta tende ad interinare, cioè a conferire validità giuridica, ad una situazione di fatto derivante da illegalità commesse da parte dell’amministrazione e a regolarne le conseguenze per il privato e la stessa amministrazione a beneficio di quest’ultima. Che ciò avvenga in virtù di un principio giurisprudenziale o di un testo di legge come l’articolo 43 del D.P.R n. 327 del 2001 non ha alcun rilievo, poiché l’espropriazione indiretta non può costituire un’alternativa ad una regolare procedura di espropriazione. Occorre notare però che, nelle sentenze Grossi e altri del 6 luglio e Maselli dell’11 luglio, nonché in quelle emanate a partire dal 3 agosto, viene meno il riferimento espresso alle disposizioni del T.U. sulle espropriazioni, pur essendo comunque richiamata la precedente giurisprudenza in materia di espropriazioni, ivi compresi gli arresti del 2005. In tutte le sentenze in oggetto, la Corte – constatato che i ricorrenti avevano perso la disponibilità dei propri beni, occupati e trasformati in modo irreversibile dall’amministrazione, in mancanza di un regolare procedimento di espropriazione – ha ritenuto che i ricorrenti stessi avessero subito un’ingerenza nel diritto a disporre dei propri beni incompatibile con il diritto convenzionale. Pertanto, ha ravvisato la violazione dell’art. 1 del Prot. n. 1 e ha considerato la questione dell’applicazione dell’art. 41 CEDU non ancora in stato di essere decisa, riservandosi di stabilire il seguito della procedura per la pronuncia sui danni e le spese, ad eccezione del ricorso Ippoliti, in quanto il ricorrente non aveva effettuato, nei termini stabiliti alcuna quantificazione del danno. Nelle sentenze Milazzo e Di Pietro la Corte, constatando la violazione dell’art. 6, par. 1, CEDU, si è pronunciata anche sulla doglianza relativa all’eccessiva durata del processo intentato in sede nazionale in relazione alla privazione della disponibilità del bene, nonché sul rimedio nazionale previsto dalla legge Pinto. Quanto a tale rimedio, secondo la Corte, il fatto che l’esperimento del relativo ricorso non faccia perdere al ricorrente la qualità di vittima ai sensi della Convenzione – sia a causa della durata anche di tale procedimento, sia a causa degli indennizzi concessi in tale ambito – costituisce una circostanza aggravante in un contesto di violazione dell’art. 6, par. 1, CEDU. La situazione di ritardo nell’amministrazione della giustizia in Italia è tale, ad avviso della Corte, per cui l’accumulo di mancanze è costitutivo di una prassi incompatibile con la Convenzione. Tuttavia, la Corte non ha ravvisato, come richiesto dal ricorrente nel caso Di Pietro, la violazione dell’art. 13 CEDU: ciò in quanto il ricorso previsto dalla legge Pinto costituisce un rimedio accessibile e il fatto che il livello degli indennizzi concessi non sia elevato non costituisce in sé elemento sufficiente per mettere in discussione il carattere effettivo del ricorso stesso. Pertanto, la Corte ha liquidato, a titolo di violazione dell’art. 6 CEDU, par. 1, € 10.000,00 per danni morali e € 5.500,00 per spese nella sentenza Milazzo e € 12.000,00 per danni morali e € 3.500,00 per spese nella sentenza Di Pietro. In merito al ricorso ex legge Pinto, nella sentenza Gautieri e altri, la Corte ha affermato, richiamando i nove arresti pronunciati il 29 marzo del 2006 dalla Grande Chambre, che il fatto che la procedura “Pinto” non abbia eliminato la qualità di vittima, ai sensi della Convenzione, costituisca un’aggravante in un contesto di violazione dell’art. 6, par, 1, CEDU, sotto il profilo dell’eccessiva durata del processo; pertanto, constatata tale violazione, la Corte ha concesso ai ricorrenti, a tale titolo, € 22.000,00 per danni morali e € 1.500,00 per spese. Nelle sentenze La Rosa e Alba, Spampinato, Preziosi, Capoccia, Notarnicola, Gianazza, Fendi e Speroni, Dedda e Fragassi, Ippoliti, Emanuele Calandra e altri, Matthias e altri, Rita e altri, Immobiliare Trieste, Trapani Lombardo e altri e De Angelis, la Corte, accertata la violazione dell’articolo 1 del Prot. n. 1, ha ritenuto di non esaminare i motivi di ricorso fondati sull’art. 6, par, 1, CEDU, richiamando a contrario, ad eccezione delle pronunce Immobiliare Trieste e Trapani Lombardo, il precedente della sentenza Scordino n. 1. TESTO INTEGRALE TROISIÈME SECTION AFFAIRE IPPOLITI c. ITALIE (Requête no 12263/05) ARRÊT STRASBOURG 26 octobre 2006 Cet arrêt deviendra définitif dans les conditions définies à l'article 44 § 2 de la Convention. Il peut subir des retouches de forme. ARRÊT IPPOLITI c. ITALIE 1 En l'affaire Ippoliti c. Italie, La Cour européenne des Droits de l'Homme (troisième section), siégeant en une chambre composée de : MM. B.M. ZUPANČIČ, président, J. HEDIGAN, V. ZAGREBELSKY, Mme A. GYULUMYAN, M. E. MYJER, Mmes I. ZIEMELE, I. BERRO-LEFEVRE, juges, et de M. V. BERGER, greffier de section, Après en avoir délibéré en chambre du conseil le 5 octobre 2006, Rend l'arrêt que voici, adopté à cette date : PROCÉDURE 1. A l'origine de l'affaire se trouve une requête (no 12263/05) dirigée contre la République italienne et dont un ressortissant de cet État, M. Elio Ippoliti (« le requérant »), a saisi la Cour le 1er décembre 2003 en vertu de l'article 34 de la Convention de sauvegarde des Droits de l'Homme et des Libertés fondamentales (« la Convention »). 2. Le requérant est représenté par Mes R. Baldassini et B. Forte, avocats à Sora. Le gouvernement italien (« le Gouvernement ») est représenté par son agent, M. I. M. Braguglia, par son coagent, M. F. Crisafulli, et par son coagent adjoint, M. N. Lettieri. 3. Le 6 septembre 2005, la Cour (troisième section) a décidé de communiquer la requête au Gouvernement. Se prévalant de l'article 29 § 3 de la Convention, elle a décidé que seraient examinés en même temps la recevabilité et le bien-fondé de l'affaire. EN FAIT I. LES CIRCONSTANCES DE L'ESPÈCE 4. Le requérant est né en 1953 et réside à Ciampino. 5. Il était propriétaire d'un terrain constructible de 1 002 mètres carrés, sis à Ciampino et enregistré au cadastre, feuille 7, parcelle 59. 6. Par un arrêté du 18 décembre 1981, le conseil régional (Giunta regionale) du Latium approuva le projet de construction d'habitations à loyer modéré sur le terrain du requérant. 7. Par un arrêté du 25 mai 1984, le conseil municipal (Giunta municipale) de Ciampino autorisa le maire de la ville à procéder à 2 ARRÊT IPPOLITI c. ITALIE l'occupation d'urgence de ce terrain en vue de son expropriation, afin de procéder aux travaux de construction. 8. Par un arrêté notifié au requérant le 10 octobre 1984, le maire de Ciampino ordonna l'occupation d'urgence du terrain et, le 19 novembre 1984, la municipalité procéda à l'occupation matérielle de celui-ci et entama les travaux de construction. 9. Par un acte d'assignation notifié le 26 juillet 1991, le requérant introduisit une action en dommages-intérêts à l'encontre de la municipalité de Ciampino devant le tribunal de Velletri. Il faisait valoir que l'occupation du terrain était illégale au motif qu'elle s'était poursuivie au-delà de la période autorisée, sans qu'il fût procédé à l'expropriation formelle et au paiement d'une indemnité. Il demandait une somme correspondant à la valeur marchande du terrain, ainsi qu'une indemnité d'occupation. 10. Au cours du procès, le 15 décembre 1992, une expertise fut déposée au greffe. Selon l'expert, les travaux de construction s'étaient terminés le 3 octobre 1988 et la valeur marchande du terrain à cette dernière date était de 160 320 000 ITL. 11. Par un jugement déposé au greffe le 7 avril 2003, le tribunal estima que le délai d'occupation autorisée, prolongé au sens de la législation en vigueur dans la matière, avait pris fin le 29 mai 1993. A compter de cette dernière date, le requérant devait être considéré comme ayant été privé de son terrain en vertu du principe de l'expropriation indirecte. A la lumière de ces considérations, le tribunal condamna la municipalité de Ciampino à verser au requérant un dédommagement calculé aux termes de la loi budgetaire no 662 de 1996, entre-temps entrée en vigueur, à savoir 63 373,96 EUR, plus intérêts et réévaluation à compter du 29 mai 1993. En outre, le tribunal condamna la municipalité à verser au requérant une indemnité d'occupation, à savoir 34 803,59 EUR, assortie d'intérêts et réévaluation à compter du 29 mai 1993. 12. Il ressort du dossier que ce jugement acquit force de chose jugée le 6 juin 2003. II. LE DROIT ET LA PRATIQUE INTERNES PERTINENTS 13. Le droit interne pertinent se trouve décrit dans l'arrêt Serrao c. Italie (no 67198/01, 13 octobre 2005). EN DROIT I. SUR LA VIOLATION PROTOCOLE No 1 ALLÉGUÉE DE L'ARTICLE 1 DU 14. Le requérant allègue avoir été privé de son terrain dans des circonstances incompatibles avec l'article 1 du Protocole no 1, ainsi libellé : ARRÊT IPPOLITI c. ITALIE 3 « Toute personne physique ou morale a droit au respect de ses biens. Nul ne peut être privé de sa propriété que pour cause d'utilité publique et dans les conditions prévues par la loi et les principes généraux du droit international. Les dispositions précédentes ne portent pas atteinte au droit que possèdent les États de mettre en vigueur les lois qu'ils jugent nécessaires pour réglementer l'usage des biens conformément à l'intérêt général ou pour assurer le paiement des impôts ou d'autres contributions ou des amendes. » A. Sur la recevabilité 15. Le Gouvernement ne soulève pas d'exceptions concernant la recevabilité de ce grief. 16. La Cour constate que le grief n'est pas manifestement mal fondé au sens de l'article 35 § 3 de la Convention. Elle relève par ailleurs que celui-ci ne se heurte à aucun autre motif d'irrecevabilité. Il convient donc de le déclarer recevable. B. Sur le fond 1. Thèses des parties a) Le Gouvernement 17. Le Gouvernement renvoie d'abord aux arguments déjà soumis à la Cour dans d'autres affaires similaires en matière d'expropriation indirecte. 18. De plus, il soutient que la responsabilité de l'administration en l'espèce serait atténuée, compte tenu de ce que l'impossibilité d'adopter un décret d'expropriation aurait été déterminée par la saisie de la part des autorités de police de la documentation concernant l'occupation du terrain et qu'en tout état de cause la municipalité de Ciampino a versé dans un bref délai les sommes liquidées par le tribunal de Velletri. 19. En outre, le Gouvernement observe que la situation d'incertitude pour le requérant aurait pris fin avec le jugement du tribunal de Velletri, qui a déclaré que la propriété du terrain avait été transférée à l'administration en vertu du principe de l'expropriation indirecte. 20. Enfin, il fait valoir que le principe jurisprudentiel de l'expropriation indirecte constituerait une manière de réglementer une situation résultant d'un défaut de procédure ayant entaché l'expropriation et à la suite duquel l'action de l'administration est devenue illégale. 21. D'après le Gouvernement, une telle réglementation d'une situation née d'un acte illégal ne romprait pas de manière évidente le juste équilibre entre les différentes exigences en conflit. b) Le requérant 22. Le requérant n'a pas présenté d'observations concernant la présente requête. 4 ARRÊT IPPOLITI c. ITALIE 2. Appréciation de la Cour a) Sur l'existence d'une ingérence 23. La Cour rappelle que, pour déterminer s'il y a eu « privation de biens », il faut non seulement examiner s'il y a eu dépossession ou expropriation formelle, mais encore regarder au-delà des apparences et analyser la réalité de la situation litigieuse. La Convention visant à protéger des droits « concrets et effectifs », il importe de rechercher si ladite situation équivalait à une expropriation de fait (Sporrong et Lönnroth c. Suède, arrêt du 23 septembre 1982, série A no 52, pp. 24-25, § 63). 24. La Cour relève que, en appliquant le principe de l'expropriation indirecte, le tribunal a considéré le requérant comme étant privé de son bien à compter de la date d'expiration du délai d'occupation autorisée. A défaut d'un acte formel d'expropriation, le constat d'illégalité de la part du juge est l'élément qui consacre le transfert au patrimoine public du bien occupé. Dans ces circonstances, la Cour conclut que le jugement du tribunal de Velletri a eu pour effet de priver le requérant de son bien au sens de la deuxième phrase de l'article 1 du Protocole no 1 (Carbonara et Ventura précité, § 61, et Brumărescu c. Roumanie [GC], no 28342/95, § 77, CEDH 1999-VII). 25. Pour être compatible avec l'article 1 du Protocole no 1, une telle ingérence doit être opérée « pour cause d'utilité publique » et « dans les conditions prévues par la loi et les principes généraux de droit international ». L'ingérence doit ménager un « juste équilibre » entre les exigences de l'intérêt général de la communauté et les impératifs de la sauvegarde des droits fondamentaux de l'individu (Sporrong et Lönnroth, précité, p. 26, § 69). En outre, la nécessité d'examiner la question du juste équilibre « ne peut se faire sentir que lorsqu'il s'est avéré que l'ingérence litigieuse a respecté le principe de légalité et n'était pas arbitraire » (Iatridis c. Grèce [GC], no 31107/96, § 58, CEDH 1999-II, et Beyeler c. Italie [GC], no 33202/96, § 107, CEDH 2000-I). 26. Dès lors, la Cour n'estime pas opportun de fonder son raisonnement sur le simple constat qu'une réparation intégrale en faveur du requérant n'a pas eu lieu (Carbonara et Ventura, précité, § 62). b) Sur le respect du principe de légalité 27. La Cour renvoie à sa jurisprudence en matière d'expropriation indirecte (Belvedere Alberghiera S.r.l. c. Italie, no 31524/96, CEDH 2000-VI, et Carbonara et Ventura c. Italie, no 24638/94, CEDH 2000-VI ; parmi les arrêts plus récents, voir Acciardi et Campagna c. Italie, no 41040/98, 19 mai 2005, Pasculli c. Italie, no 36818/97, 17 mai 2005, Scordino c. Italie (no 3), no 43662/98, 17 mai 2005, Serrao c. Italie, no 67198/01, 13 octobre 2005, La Rosa et Alba c. Italie (no 1), no 58119/00, 11 octobre 2005, et Chirò c. Italie (no 4), no 67196/01, 11 octobre 2005), selon laquelle l'expropriation indirecte méconnaît le principe de légalité au motif qu'elle n'est pas apte à assurer un degré suffisant de sécurité juridique ARRÊT IPPOLITI c. ITALIE 5 et qu'elle permet en général à l'administration de passer outre les règles fixées en matière d'expropriation. En effet, dans tous les cas, l'expropriation indirecte vise à entériner une situation de fait découlant des illégalités commises par l'administration, à régler les conséquences pour le particulier et pour l'administration, au bénéfice de celle-ci. 28. Dans la présente affaire, la Cour relève qu'en appliquant le principe de l'expropriation indirecte, le tribunal a considéré le requérant comme privé de son bien à compter du moment où l'occupation avait cessé d'être autorisée, les conditions d'illégalité de l'occupation et d'intérêt public de l'ouvrage construit étant réunies. Or, en l'absence d'un acte formel d'expropriation, la Cour estime que cette situation ne saurait être considérée comme « prévisible », puisque ce n'est que par la décision judiciaire définitive que l'on peut considérer le principe de l'expropriation indirecte comme ayant effectivement été appliqué et que l'acquisition du terrain au patrimoine public a été consacrée. Par conséquent, le requérant n'a eu la « sécurité juridique » concernant la privation du terrain que le 6 juin 2003, date à laquelle le jugement du tribunal de Velletri a acquis force de chose jugée. 29. La Cour observe ensuite que la situation en cause a permis à l'administration de tirer parti d'une occupation de terrain illégale. En d'autres termes, l'administration a pu s'approprier du terrain au mépris des règles régissant l'expropriation en bonne et due forme, et, entre autres, sans qu'une indemnité soit mise en parallèle à la disposition de l'intéressé. 30. S'agissant de l'indemnité, la Cour constate que l'application rétroactive de la loi no 662 de 1996 au cas d'espèce a eu pour effet de priver le requérant de la possibilité d'obtenir réparation du préjudice subi. 31. A la lumière de ces considérations, la Cour estime que l'ingérence litigieuse n'est pas compatible avec le principe de légalité et qu'elle a donc enfreint le droit au respect des biens du requérant. 32. Dès lors, il y a eu violation de l'article 1 du Protocole no 1. II. SUR LA VIOLATION ALLÉGUÉE DE L'ARTICLE 6 § 1 DE LA CONVENTION 33. Le requérant allègue que l'adoption et l'application de la loi no 662 du 23 décembre 1996 à sa procédure constitue une ingérence législative contraire à son droit à un procès équitable tel que garanti par l'article 6 § 1 de la Convention, qui, en ses passages pertinents, dispose : « Toute personne a droit à ce que sa cause soit entendue équitablement (...) par un tribunal (...), qui décidera (...) des contestations sur ses droits et obligations de caractère civil (...) » 34. Le Gouvernement reconnaît que la loi no 662 de 1996 a réduit de manière significative le montant du dédommagement mais fait valoir qu'en tout état de cause l'État dispose d'une ample marge d'appréciation dans le choix de la réglementation des conséquences matérielles d'une illégalité commise par l'administration. 6 ARRÊT IPPOLITI c. ITALIE 35. La Cour relève que ce grief est lié à celui examiné ci-dessus et doit donc aussi être déclaré recevable. 36. La Cour vient de constater, sous l'angle de l'article 1 du Protocole no 1, que la situation dénoncée par le requérant n'est pas conforme au principe de légalité. Eu égard aux motifs l'ayant amenée à ce constat de violation (paragraphes 29 à 32 ci-dessus), elle estime qu'il n'y a pas lieu d'examiner s'il y a eu, en l'espèce, violation de l'article 6 § 1 (voir, a contrario, Scordino c. Italie (no 1) [GC], no 36813/97, §§ 103-104 et §§ 132 - 133, CEDH 2006). III. SUR L'APPLICATION DE L'ARTICLE 41 DE LA CONVENTION 37. Aux termes de l'article 41 de la Convention, « Si la Cour déclare qu'il y a eu violation de la Convention ou de ses Protocoles, et si le droit interne de la Haute Partie contractante ne permet d'effacer qu'imparfaitement les conséquences de cette violation, la Cour accorde à la partie lésée, s'il y a lieu, une satisfaction équitable. » 38. La Cour constate que dans le formulaire de requête le requérant réclamait un dédommagement pour le préjudice moral et matériel subis. 39. Aucun chiffre n'a toutefois été indiqué dans le délai imparti par l'article 60 du règlement de la Cour. Par ailleurs, la Cour estime que l'application de l'article 41, dans les circonstances de l'affaire, n'appelle pas un examen d'office. Partant, la Cour estime qu'il n'y a pas lieu d'octroyer de somme au titre de l'article 41 (voir, parmi d'autres, Cardarelli c. Italie du 27 février 1992, série A no 229-G, p. 75, § 19, Willekens c. Belgique, no 50859/99, § 27, 24 avril 2003, Van Rossem c. Belgique, no 41872/98, § 53, 9 décembre 2004, et Viola c. Italie, no 8316/02, § 60, 29 juin 2006). PAR CES MOTIFS, LA COUR, À L'UNANIMITÉ, 1. Déclare la requête recevable ; 2. Dit qu'il y a eu violation de l'article 1 du Protocole no 1 ; 3. Dit qu'il n'y a pas lieu d'examiner le grief tiré de l'article 6 § 1 de la Convention. Fait en français, puis communiqué par écrit le 26 octobre 2006 en application de l'article 77 §§ 2 et 3 du règlement. Vincent BERGER Greffier Boštjan M. ZUPANČIČ Président