incroci possibili

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incroci possibili
GALLERIALUIGIGHIRRI
F O T O G R A F I C A _ C A L T A G I R O N E _ C T
C O M U N I C A T O S T A M P A
SPAZIO ESPOSITIVO: Via Duomo 11 c/o Corte Capitaniale, 95041 CALTAGIRONE CT
30
aprile
16
giugno
2013
INCROCI
POSSIBILI
Fotografie di
Maria CHIRCO, Daniele CINCIRIPINI,
Sebastiano FAVITTA, Franco FERRO, Fabrizio FRIXA,
Antonella GANDINI, Attilio GERBINO, Angelo PITRONE,
Antonio TUDISCO,Mario VALENTI e Angelo ZZAVEN.
ABSTRACT DI PRESENTAZIONE: Una mostra collettiva, per definizione, presuppone la condivisione di un “qualcosa”
che si traduce in un progetto unico ma non certo univoco: qui ogni fotografo soppesa il suo sguardo e ogni sguardo
attiva una sensibilità unica che traccia percorsi a volte contrastanti e apparentemente inconciliabili. Cambia lo sguardo e
cambia la lettura di un presente sempre più complesso, un presente che si fa crocevia di visioni e progettualità.
SPAZIO ESPOSITIVO: Museo dei Cappuccini, Via Ferrari Bonini 6, 42121, Reggio Emilia,
CONTATTI: + 39 0522 580720, [email protected], www.museocappuccini.it
TITOLO DELL’EVENTO: INCROCI POSSIBILI.
DATA DEL VERNISSAGE: martedì 30.04.2013, ore 21.00.
DATA DI CHIUSURA: domenica 16.06.2013.
ORARI D’APERTURA: sabato, domenica e festivi dalle 15.00 alle 18.00,
in occasione degli eventi espositivi anche dal lunedì al venerdì dalle 10.00 alle 12.00.
BIGLIETTO: ingresso libero.
PATROCINI: Comune di Reggio Emilia, FOTOGRAFIA EUROPEA 013, Reggio Emilia.
COMUNICATO STAMPA: Attilio GERBINO, [email protected].
CURATORE: Enzo ZANNI.
AUTORI: Maria CHIRCO, Daniele CINCIRIPINI, Sebastiano FAVITTA, Franco FERRO, Fabrizio FRIXA,
Antonella GANDINI, Attilio GERBINO, Angelo PITRONE, Antonio TUDISCO, Mario VALENTI e Angelo ZZAVEN.
RINGRAZIAMENTI: Comune di Reggio Emilia, Museo dei Cappuccini di Reggio Emilia,
Enzo ZANNI del Circolo degli Artisti di Reggio Emilia e Sergio VINCI – di Riesi –,
senza la cui disponibilità ultima, sarebbe arduo dar seguito alle mostre della GHIRRI.
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FOTOGRAFIE: MICROCRISTALLI DI MUTAMENTO
Non cambiare tu! Resta come sei e vedrai / che lasciando vivere il tuo tempo / puoi sentirti crescere da dentro /
è difficile lo so / in un mondo che cambia come il vento / ma tu non sei vento non cambiare tu. /
La stessa si! La stessa in quello che fai / l'anima, la mente, la tua idea. /
La stessa si! La stessa anche quando vuoi / cambiare tutto, e tutto cambia te / non cambiare tu, non cambiare tu.
Biagio ANTONACCI, Non cambiare tu, 1998
La fece sedere nella poltrona del salotto - quella Voltaire, ora fissata così saldamente al pavimento dello
studio - e la ritrasse. Apertura 5,6, un 25° di secondo. Fin dall’indomani, stampando il negativo su carta
Kodakchrome, gli venne la grande ispirazione, quella che lo avrebbe reso celebre: in ginocchio davanti a lei,
con le guance accese, le rivelò il suo ambizioso progetto. Se avesse fatto ogni giorno il ritratto a Lucienne,
se lei avesse assunto la stessa posa, davanti allo stesso sfondo perenne, in ragione di trecentosessantacinque scatti all’anno per tutta la vita, fino all’ora della morte, lui, Kléber, filmando poi quelle migliaia
di negativi, avrebbe ricavato il documento più sconvolgente del mondo, un film unico nel suo genere. Una
pellicola che, con ventiquattro pose al secondo, avrebbe mostrato il passaggio graduale e continuo dalla
giovinezza radiosa di una donna alla sua piena maturità. E in seguito, se l’esperimento si fosse protratto
senza tregua, sarebbero apparse sul viso della modella le stigmate antesignane della vecchiaia. che
emozione! Che strana sensazione, no? vedere in sintesi l’usura operata dal tempo! presagire il galoppo
annunciatore della fine!
Jean VAUTRIN, Il viaggio immobile (di Kléber Bourguignault), in Baby boom, 1985
In questo racconto geniale dello scrittore francese Jean VAUTRIN si traduce in visionaria follia il senso di
una posa fotografica: salvacondotto verso l’eternità, trafugata in uno scatto, capace di fissare il tempo,
documentandone al contempo lo scorrere e, inevitabile, il cambiamento ad esso legato.
πάντα ῥεῖ ὡς ποταμός
Tutto scorre come un fiume
Non si può discendere due volte nel medesimo fiume
e non si può toccare due volte una sostanza mortale nel medesimo stato,
ma a causa dell'impetuosità e della velocità del mutamento
essa si disperde e si raccoglie, viene e va.
ERACLITO di Efeso o CRATILO, V sec. a.C.
Le immagini della collettiva della Galleria Fotografica Luigi GHIRRI sono attraversate da un filo invisibile che
dai tempi più antichi è giunto fino a noi: la figura umana al centro della scena, ritratta in un ventaglio artistico
che si articola dall’adolescenza alla vecchiaia, è ammantata dal senso latente della caducità del tempo, da
un’inquietudine, a tratti da un dolore palese. Siamo protagonisti e spettatori di un’epoca ove il cambiamento
è realtà vorticosa che ci involve, a tratti ci stritola. Viviamo il superamento quotidiano del nuovo che è già
vecchio prima che sia del tutto compiuto, i parametri della civiltà europea si smarriscono in una nuova
globalità incalzante. Si fatica a comprendere, talvolta, il senso di questo cambiamento, sempre più confusi in
un frastuono assordante, ove spesso l’individuo ascolta il silenzio della propria solitudine.
Una mostra collettiva, per definizione, presuppone la condivisione di un “qualcosa” che si traduce in un
progetto unico ma non certo univoco: qui ogni fotografo soppesa il suo sguardo e ogni sguardo attiva una
sensibilità unica che traccia percorsi a volte contrastanti e apparentemente inconciliabili. Cambia lo sguardo
e cambia la lettura di un presente sempre più complesso, un presente che si fa crocevia di visioni e
progettualità. E ciascuno degli artisti firma questa collettiva, con la sua cifra, con la propria sensibilità e il suo
personale linguaggio fotografico.
Tutto può cambiare, ma non la lingua che ci portiamo dentro, anzi che ci contiene dentro di sé come un
mondo più esclusivo e definitivo del ventre materno.
Italo CALVINO, Eremita a Parigi. Pagine autobiografiche, 1994
Più ampiamente l’arte, intesa come libera voce di individualità dotate di una sensibilità non a tutti comune,
da sempre è in grado di cogliere ciò che vibra nell’epoca di cui essa è amplificazione: l’artista possiede
sensori speciali, capta onde e percezioni capaci di oltrepassare la soglia della materiale quotidianità, per
addentrarsi in nelle pieghe di ciò che l’apparenza non lascia cogliere. Per questo si può parlare di poetica
dell’arte, intesa nella sua pluralità di voci ed espressioni.
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Lo scorrere del tempo, il mutare del tempo, la brevità di durata del tempo
e ciò che del tempo rimane, che è il soffio della poesia
inducono il poeta Giuseppe UNGARETTI a scrivere una raccolta di liriche dal titolo Sentimento del tempo.
Così l’autore ne narra la genesi:
Ci sono tre momenti nel “Sentimento del tempo” del mio modo di sentire successivamente il tempo. Nel
primo mi provavo a sentire il tempo nel paesaggio come profondità storica; nel secondo, una civiltà
minacciata di morte mi induceva a meditare sul destino dell’uomo e a sentire il tempo, l’effimero, in relazione
con l’eterno; l’ultima parte del “Sentimento del tempo”, ha per titolo L’Amore, e in essa mi vado accorgendo
dell’invecchiamento e del perire della mia carne stessa.
Giuseppe UNGARETTI, Ungaretti commenta Ungaretti, 1963
Con una fotografia attestiamo sui documenti la nostra identità, fotografie hanno scandito lo scorrere delle
nostre vite, nascite, traguardi, eventi lieti; fino alla quasi aberrazione di questo nuovo secolo, in cui il più
semplice telefono, trasformato in una camera alla portata di tutti, talvolta fa perdere il senso dell’esistere,
sostituito da un passivo senso dell’assistere: ci si estrania dalla possibilità del vivere realistico, per fissare in
una sequenza di scatti fotografici ciò che, fra un istante (peraltro non vissuto nella sua intima essenza), non
sarà più.
E tuttavia, dibattendoci nel timore di una caducità che ci incalza, la fotografia ci ha offerto la rivincita sulla
vita che attimo dopo attimo si consuma e ci consuma, e sulla polvere che il tempo deposita sulla nostra
memoria, offuscando i ricordi.
Una delle tante date / Che non mi dicono più nulla. /
Dove sono andata quel giorno, / che cosa ho fatto – non lo so. /
Se lì vicino fosse stato commesso un delitto / - non avrei un alibi. /
Il sole sfolgorò e si spense / Senza che ci facessi caso. /
La terra ruotò / E non ne presi nota. /
Mi sarebbe più lieve pensare / Di essere morta per poco, /
piuttosto che ammettere di non ricordare nulla / benché sia vissuta senza interruzioni. /
Non ero un fantasma, dopotutto, / respiravo, mangiavo, /
si sentiva / il rumore dei miei passi, / e le impronte delle mie dita / dovevano restare sulle maniglie /
Lo specchio rifletteva la mia immagine. / Indossavo qualcosa d’un qualche colore. /
Certamente più d’uno mi vide, / Forse quel giorno / Trovai una cosa andata perduta. /
Forse ne persi una trovata poi. / Ero colma di emozioni e impressioni. /
Adesso tutto questo è come / Tanti puntini tra parentesi. /
Dove mi ero rintanata, / dove mi ero cacciata – / niente male come scherzetto / perdermi di vista così. /
Scuoto la mia memoria – / Forse tra i suoi rami qualcosa / Addormentato da anni / Si leverà con un frullo. / No. /
Evidentemente chiedo troppo, / addirittura un intero secondo.
Wislawa SZYMBORSKA, Il 16 maggio 1973, in La fine e l’inizio, 1993
Un intero secondo: lo spazio temporale di un click, lo scatto fotografico per imprigionare un frammento di
immortalità.
Marina BENEDETTO
Galleria Fotografica Luigi GHIRRI
Savona, gennaio 2013
Arricchiamoci delle nostre reciproche differenze.
Paul VALÉRY
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OUROBOROS
MARIA
CHIRCO
(Erice TP, 1983)
vive e opera a Marsala TP.
Studi artistici all’Accademia di Belle Arti
di Palermo e Norimberga in Germania.
La sua passione per la fotografia si
concretizza durante gli anni universitàri, quando ha la possibilità di crescere
dal punto di vista tecnico e della ricerca
artistica. In questo periodo, partecipa a
varie mostre collettive d’arte contemporanea nella Sicilia occidentale.
Conclusi gli studi con il massimo dei
voti, nel 2006, si trasferisce in Germania dove entra in contatto con un circuito artistico più vasto ed ha la possibilità
di esprimersi in importanti esposizioni
sia collettive che personali. In Baviera
gestisce, per alcuni anni, uno studio
fotografico professionale mentre lavora
per un importante centro culturale nella
città di Fürth dove acquisisce esperienza ed ottiene una certa notorietà e
visibilità.
Rientrata in Italia, CHIRCO si accosta
ad un linguaggio artistico connesso alle
istallazioni sonore e all’uso di immagini
legate ad esse.
Tra le esposizioni fotografiche: 2003
“Palermo, città e mare”, collettiva,
Stand Florio, Palermo; 2007 “Incroci
possibili alla Ghirri”, personale, Galleria
Fotografica Luigi GHIRRI, Caltagirone
(CT); 2009, “Reich Der Stille”, personale, ancora alla Galleria Fotografica
Luigi GHIRRI, Caltagirone (CT); 2010
“Echo der Stille”, personale, Salemi
TP; “Die kunst das Auto”, personale,
Mazara del Vallo; 2012, “L’irriducibile
differenza”, collettiva della Galleria
Fotografica Luigi GHIRRI a Gattatico,
Reggio Emilia, Circuito Off nell’ambito
di Fotografia Europea 2012.
Ouroboros, un antico simbolo che ritrae un serpente che si morde la coda; un simbolo della natura ciclica
delle cose e della teoria dell'eterno ritorno; una metafora dei cambiamenti che aspettiamo ma che non si
verificano.
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PersonaRE
DANIELE
CINCIRIPINI
(San Benedetto del Tronto AP, 1959)
vive e opera nella stessa città.
La passione per la fotografia, che lo
accompagna fin da giovane, lo porta
ad approfondire in particolare quella in
bianco e nero e impara le antiche
tecniche di stampa attraverso il Gruppo
Rodolfo Namias di Parma.
Come autore specializzato conduce
periodicamente corsi di “Platinotipia e
Digitale”. CINCIRIPINI ha partecipato
ai workshop di “SIN_TESIS”, Rinko
Kawauchi e Cristina Nunez. Dal 2011 è
photo editor della rivista PrimaPersona,
semestrale della Fondazione Archivio
Diaristico Nazionale di Pieve Santo
Stefano in provincia di Arezzo.
Tra i numerosi riconoscimenti e pubblicazioni: 2010, Autore dell’anno (FIAF
Regione Marche), nel 2011 Fotoleggendo Roma e Portfolio della Strega
Sassoferrato. Da qualche anno l’autore
considera il self publishing il mezzo più
congeniale per creare e veicolare i propri progetti. Periodicamente, l’autore
conduce corsi sull’argomento auto pubblicazione dal titolo Printyourself!
Dal 2012 CINCIRIPINI è docente di
Laboratorio di Fotografia presso l’Università di Teramo.
Di recente è selezionato per Format13
International Photography Festival, con
il lavoro “Ten Minutes”, in corso dall’ 8
marzo al 7 aprile 2013 a Derby, nel
Regno Unito.
Lo scopo di questo cammino fotografico non è togliere la maschera ma assottigliarla. (…). Restituire la
complessità è, in un certo senso, ridare l’umanità; far rimanere queste immagini un delicato divenire, dei
precari desideri che aprono costantemente l’immagine.
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NO MUOS
SEBASTIANO
FAVITTA
(Caltagirone, 1957)
vive e opera nella stessa città.
Cultore della fotografia e fotografo, negli anni focalizza il suo interesse su
ambiti precisi: se da una parte pone
particolare attenzione alla fase di ripresa durante la quale la camera è proiettata, con movimenti fulminei e simultanei della mano, verso il soggetto che,
si sfalda e disfà sotto l’azione della
luce, dall’altra matura una ricerca più
concettuale che passa per il ritratto ed
esplora scenari naturali, antropologici e
antropici e ne indaga i contenuti in apparenza nascosti.
Da oltre un decennio FAVITTA associa
la sua ricerca all’azione di conoscenza
e promozione della cultura fotografica
e dei suoi autori: dal 1998 è impegnato
nella cura dell’associazione culturale
Galleria Fotografica Luigi GHIRRI, da
lui fondata e diretta a Caltagirone.
La lunga, costante e intensa attività di
promozione culturale, svolta in concorso con varie istituzioni, enti locali e associazioni, nel 2003, ha permesso la
fondazione del MUSEF di Caltagirone
– il Museo della Fotografia Storica e
Contemporanea – del quale è consulente scientifico e culturale sotto l’egida
della Provincia Regionale di Catania.
Come autore, si segnalano le recenti
partecipazioni al Circuito Off, Fotografia Europea 2012 di Reggio Emilia,
nella collettiva “L’irriducibile differenza”
presentata a Gattatico e, nella Villa
romana del Casale di Piazza Armerina
EN, la video istallazione per Artesiana
2012, dal titolo La luce di Piero.
Il Mobile User Objective System (MUOS) è un potente sistema di comunicazioni satellitari, progettato dal
Dipartimento della Difesa degli Stati Uniti, in costruzione a Niscemi – nel cuore della Sicilia – e oggetto di
una sentita e fervente protesta popolare e istituzionale.
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INANIS
FRANCO
FERRO
(Catania, 1964)
vive e opera nella stessa città.
L’autore si occupa di fotografia creativa
e di ritrattistica. Le sue immagini sono
pubblicate su riviste specializzate ed
esposte in mostre e concorsi.
Tra le esposizioni personali: 1999,
Galleria Vertigo Catania, "Il pesce fuor
d'acqua"; 2000, Galleria Dante Palermo, "Sensazioni Dinamiche"; Galleria
Amantes Torino, "Passi"; 2009, Centro
arti visive Sikanie Catania, "Ritratti" e,
nel 2010, "Trees"; 2012, Galleria Fiaf
Valverde CT "Fluttuazioni concettuali".
Tra le esposizioni collettive: 2012, "Zerouno", Agenzia Pieno formato Limited
Editions, alla fondazione Broadbeck di
Catania.
Tra i riconoscimenti: 1996, Biennale
mondiale FIAP Turchia, onorificenza
A.F.I. (Artista della Fotografia Italiana);
2001 Fondazione Italiana per la fotografia Torino, archivio "Giovani Autori
Italiani"; 2006 e 2007, medaglia d'oro
categoria "Portraits", Trierenberg Super Circuit Austria; 2010, master di
ritratto 16° Etna photo meeting; 2011,
master di ritratto centro Sikanie; 2012,
master di ritratto 18° Etna photo
meeting; 2012, menzione d'onore nella
categoria fine-art, portfolio "Fluttuazioni
concettuali", IPA awards USA.
Tra le sue pubblicazioni: 2001, "Passi",
portfolio e volume omonimo, Ed. "Gente di Fotografia" e, a cura di Fausto
Raschiatore, "Il Fotoamatore".
FERRO è rappresentato dall'agenzia
Pieno formato Limited Editions.
Rappresentare l’uomo, decontestualizzandolo, estraniato dal suo ambiente quotidiano e immerso in un
Vuoto omnicomprensivo di natura metafisica, concettualmente lontano dall’accezione nichilista della
filosofia occidentale. L’uomo abbandona la propria soggettività e si immerge nel Tutto.
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RITRATTI PER LA COSTITUZIONE
FABRIZIO
FRIXA
(Catania 1965)
vive e opera nella stessa città.
L’autore si accosta alla fotografia nel
1993 quando, dopo il brevetto di sommozzatore, entra a far parte dello staff
della Scuola Sommozzatori di Catania
e avvia un’intensa attività didattica.
Nel 1997, è Campione Italiano di Fotografia Subacquea per la G.R.O. Sub
Catania, socio A.N.A.F. – l’Associazione Nazionale Arti Fotografiche – e
ottiene una serie di riconoscimenti dal
mondo fotoamatoriale. Nel 1999, frequenta un “Corso di lettura dell’immagine”, tenuto dal prof. Enzo Carli, e
vari workshop su paesaggio e ritratto.
FRIXA fotografa a colori anche se
privilegia le immagini in bianco e nero.
In anni recenti si orienta alla fotografia
sociale: dall’analisi dell’architettura e
del paesaggio alla raccolta di ritratti di
gente comune.
Nel 2009, presenta la personale Continente Mediterraneo alla Galleria Fotografica Luigi GHIRRI di Caltagirone.
Dal 2010, a fianco del fotoreporter
iraniano Reza Deghati, collabora ad
un vasto progetto culturale, promosso
dalla Fondazione Fiumara d’Arte di
Antonio Presti, per la valorizzazione di
aree marginali della città di Catania.
Sue immagini sono conservate al Museo della Fotografia Storica e Contemporanea di Caltagirone, nell’archivio
fotografico della Facoltà di Biologia
Marina dell’Università di Catania e
sono pubblicate a supporto dell’attività
di comunicazione dell’Area Marina
Protetta Isole Ciclopi (Acitrezza, CT),
dall’Agenzia di produzione foto e video
Obiettivo Natura di Catania e su
pubblicazioni periodiche come: Fotosub, Taormina Magazine, Sikania, Notiziario A.N.A.F., Print Flash, La Sicilia
Ricer-cata, Atmosphere, Mondo Sommerso, Il Subacqueo.
La Costituzione della Repubblica Italiana rivisitata attraverso i ritratti agli studenti di un istituto scolastico
dell’hinterland di Catania: ritratti singoli o di gruppo interpretano, e danno un volto agli articoli del nostro
testo costituzionale, fondamento sempre attuale dell’Essere Italiani.
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REALE INSTABILE
ANTONELLA
GANDINI
(Mantova, 1958)
vive e opera a Monzambano MN.
Nella sua formazione: corsi di pittura e
tecniche grafiche, presso l'Accademia
Cignaroli di Verona, Laurea in Filosofia
e lo stage internazionale “Antonio Ratti” di Como, alla guida dell’artista tedesco Gerhard Ricther.
In parallelo, l’autrice sperimenta ambiti
espressivi diversi tra i quali quello fotografico, dove privilegia il bianco e nero.
Dal 1984 prende avvio la sua attività
espositiva in rassegne nazionali e
a
internazionali: 1997, XVI Rassegna di
film e video autori indipendenti di
Rimini, Premio Round per il suo primo
video “Presenze”; 2003, Galleria “Carte
d’arte” di Catania, personale “L’altro
corpo”; nel 2004, al MAM di Gazoldo
degli Ippoliti e alla Galleria Peccolo di
Livorno, personale “Nature parallele”;
nel 2005, Galleria Civica di Desenzano
del Garda e Villa Scheiderff di Firenze,
personale “Visioni silenti”; nel 2007,
per il MAM di Gazoldo degli Ippoliti,
a
cura la II Biennale d’Arte Fotografica
“Reale instabile” e, a Caltagirone, alla
Galleria Fotografica Luigi GHIRRI, la
personale “Morfologie”; nel 2008, col
poeta basco Josè Angel Irigaray e il
musicista Antonio Breschi, cura lo
scambio culturale “A più voci”, KulturEtxko Erakusketa Aretoa, Guernika,
Paesi Baschi; nel 2009, nei Tinelli di
Palazzo Te a Mantova, personale “Lunanera” a cura di Lucio Pozzi; nel
2010, Centro Culturale Luigi di Sarro
Roma, personale “Il silenzio dell’invisibile”, presentata dal regista Silvano
Agosti.
Tra gli ultimi interessi, la mail art e un
libro d’artista dal titolo “Diario intimo”,
Ed. Galleria Peccolo di Livorno, presentato a Parigi, Torino e Bologna
mentre, nel 2012, presenta a “Indipendents”, Arte Fiera di Verona, il suo ultimo video “Solid Ligts”.
Ogni qualvolta gli eventi naturali sono tali da scuotere la nostra sensibilità, siamo posti di fronte alla
nostra impotenza, consapevoli della nostra fragilità, ma nel medesimo istante siamo catturati dalla
bellezza, dalla fascinazione che sempre accompagna anche la più completa solitudine.
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PAST PRESENT
ATTILIO
GERBINO
(Caltanissetta, 1970)
vive e opera tra Riesi CL e Caltagirone.
Studi artistici e laurea in Architettura a
Palermo. Fino al 2004, insegna Arte a
Torino e cura vari progetti, finemente
dissacratori, integrando le tradizionali
tecniche artistiche al digitale. Nel tempo, muovendo da un’indagine attenta e
critica della realtà, esplora le immagini
evidenziando contenuti più o meno
celati per ridimensionare i più diffusi e
dissennati stereotipi della contemporaneità. Intanto, sviluppa un’attenzione
particolare per il ritratto.
Tra i progetti: 2003, “VeniVidiMinxi”, video sul sistema contemporaneo dell’arte; 2004, “Bush Pantocratore”, satirici disegni di grande formato; “They
weren’t there”, disegni di matrice fotografica dedicati al dramma delle Twin
Towers; 2006, “Leo sum”, ritratti fotografici digitali che dialogano con
identità e paure nascoste; 2007, “It’s
Art but is it Art?”, ciclo fotografico in
progress con oniriche vedute urbane
che restituiscono la parola Art; 2011,
“Topos Leo”, toponomastica dei miti
personali, naturale evoluzione di “Leo
sum”; 2012, “PastPresent”, il ritratto fotografico a confronto col passato, interiore e tecnologico.
GERBINO ha esposto al MUSEF e al
MACC, il Museo d’Arte Contemporanea di Caltagirone CT, alla Libreria
Feltrinelli di Genova, al Castello Chiaramontano di Racalmuto AG e al Circuito Off, Fotografia Europea 2012 di
Reggio Emilia, nella sede di Gattatico.
Attualmente insegna Arte a Caltagirone
dove scrive, progetta e cura mostre per
la Galleria Fotografica Luigi GHIRRI e
il MUSEF – il Museo della Fotografia
Storica e Contemporanea – della stessa città, si interessa di grafica digitale
per la comunicazione e sviluppa nuovi
progetti, in bilico tra fotografia e arte.
Confrontarsi con la propria storia fotografica significa confrontarsi con l’evoluzione del proprio essere e,
parallelamente della tecnologia dell’immagine: il passato, quale permanenza virtuale, diventa presente,
icona intima, privata e pubblica, del tempo che muta (e persiste) incessantemente.
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L’IMMAGINE RITROVATA
ANGELO
PITRONE
(Agrigento, 1955)
vive e opera nella stessa città.
L’autore si occupa di fotografia fin dagli
anni Settanta. Il paesaggio è il soggetto principale della sua ricerca.
Di questa tematica fanno parte i libri:
Viaggio nella Sicilia di Pirandello
(Vallecchi 1984), Palermo Bandita
(Sciascia 1997), Pirandello e i Luoghi
del Caos (Sciascia 1998), Solarium
(L’Epos 2001), L’isola del mito
(Regione Sicilia 2001), Linea di terra.
Viaggio in Sicilia per treni e stazioni
(Edizioni di Passaggio 2005).
Numerose sono state le mostre, personali e collettive, alle quali PITRONE ha
partecipato in Italia ed all’estero. Tra le
più recenti si segnalano: “I luoghi del
romanzo”, Caltagirone Galleria Fotografica Luigi GHIRRI 2012 e Vézelay,
Francia, alla Maison Jules-Roy 2008, a
cura di Edith de la Héronnière. Le
mostre in Argentina nel 2009 e nel
2011, a cura di Ezio Pagano fondatore
di Museum, il Museo d’arte contemporanea di Bagheria PA, per il quale ha
pubblicato, nella prestigiosa collana del
museo, i relativi cataloghi Migranti e
Palermo-Cordoba Andata e Ritorno. In
Italia, Roma Galleria 20ArtSpace, “I
luoghi del Caos”; Agrigento Officine
delle Arti, “Lo sguardo obliquo”; Palermo, Galleria X3, “Palermo-Cordoba andata e ritorno”.
Per ragioni professionali, PITRONE ha
seguito e documentato varie campagne archeologiche in Libia illustrando
numerosi cataloghi a carattere archeologico, architettonico ed artistico, per
conto dell’Assessorato Regionale dei
Beni Culturali della Regione Sicilia.
L’autore ha insegnato, per diversi anni
accademici, Storia e Tecnica della Fotografia presso la Facoltà di Lettere
dell’Università di Palermo.
Nella comunicazione contemporanea, le immagini fotografiche tessono una trama di segni e significati
effimeri che mutano e sfuggono, quasi autonomamente, riconfigurando i propri frammenti in combinazioni
e testi visivi nuovi e inattesi.
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COLLEZIONE DI SABBIA
ANTONIO
TUDISCO
(Catania, 1965)
vive e opera nella stessa città.
I suoi esordi sono nell’ambito delle
agenzie foto-giornalistiche di Catania
e, in particolare, per il quotidiano La
Sicilia. La sua attività, mentre si perfeziona nel reportage in bianco e nero
per arrivare a sperimentare sul colore,
prosegue collaborando con vari studi
fotografici.
Per qualche anno TUDISCO orienta i
suoi interessi alla fotografia a carattere
antropologico documentando le tradizioni, gli usi e i costumi di una Sicilia
che scompare, progressivamente.
L’autore ha al suo attivo: la partecipazione a Immaginario Mediterraneo, eventi di cinema, arte e cultura con
Azienda Provinciale del Turismo di
Siracusa e il Centro culturale Palomar;
i volumi “Anamnesi”, con le poesie di
Fabrizio Cavallaro, e “Sicilia, Natura,
Arte, Tradizione”, con il testo “Le chant
et la Saint Patronne”, dell’etno musicologa francese Anne Florence Borneuf. Tra le esposizioni: “Paesaggi
Transitori”, Galleria Carta Bianca, Catania e alla Galleria Fotografica Luigi
GHIRRI, Caltagirone, CT; “Cento Sicilie”, al foyer del Teatro Bellini, Catania;
Palazzo del Governo, Siracusa; chiesa
S. Michele Minore, Catania; Museo
Fotografia Storica e Contemporanea,
Caltagirone; Festival della letteratura di
Mantova, mostra a Gazoldo degli
Ippoliti a cura di Enzo Carli; Museo
Archeologico, Agrigento; “L’imperfezione dello Sguardo”, Galleria Arte Club,
Catania, a cura di Giuseppe Frazzetto;
“L’irriducibile differenza”, Circuito Off,
Fotografia Europea 2012 mostra a Gattatico Reggio Emilia,; "Zerouno", agenzia Pieno formato Limited Editions,
fondazione Broadbeck di Catania; “Uno
di Sei”, Hotel Metropole Taormina ME.
La relazione tra la realtà e la sua rappresentazione fotografica, è un gioco di rimandi, una ricerca della
verità ridotta, come diceva Montale, ai margini e «ai rosicchiamenti». Una ricerca che riflette sull'estrema
labilità dell'apparenza sfocando immagini esistenti nella realtà e, a volte, catturate in materia incerta.
G A L L E R I A L U I G I G H I R R I FOTOGRAFICA_CALTAGIRONE_CT
S/GUARDI PER VEDERE
MARIO
VALENTI
(Tremestieri Etneo CT, 1964)
vive e opera a Catania.
L’autore si accosta alla fotografia dal
1989 da quando avvia una serie di
progetti fotografici, tra i quali si citano:
1997, “Ai Margini”; 1999, “Occhi per
sentire”; 1999, “L'incertezza della forma”; 2001, “Pasolini, il cinema e la
poesia”; 2002, “Melodie aperte”; 2009,
“L’A/simmetria”.
VALENTI ha al suo attivo, tra le mostre: 1995, Fotografie, Misterbianco
CT; 1999, “Occhi per sentire”, Libreria
Dante, Palermo; 1999 “L’incertezza
della forma”, Cine Foto Club Galatea,
Acireale; 2000, Festival Provinciale
dell’Unità, Fotogalleria Circolo Ricreativo Sportivo Culturale Portuali, Ravenna; 2001, “Tra percezione e sensorialità”, Cartolibreria Tertulia, Catania;
2002 “L’incertezza della forma”, Galleria Sikanie, Catania; 2002, “Pasolini, il
cinema e la poesia”, Museo etnoantropologico, Scordia CT; Associazione I Zanni, Enna; “L’incertezza della
forma”, Galleria Sikanie, Catania; “Melodie aperte”, Galleria Fotografica Luigi
GHIRRI, Caltagirone, CT; 2004, Galleria Carta Bianca, Catania; 2006,
Galleria Fotografia Italiana, Milano;
2008, Congresso ANAF, Senigallia AN;
2009, “L’A/simmetria”, Galleria Sikanie,
Catania; 2011, “Il confine che non
separa”, Modica RG.
Tra le pubblicazioni: 1998, “Obiettivo
Immagine” no 8; 1999, “Gente di
fotografia” no 21; 1999, “L’incertezza
della forma”, Ed. Novecento; 2000,
“Otto fotografi interpretano Scordia”,
Ed. Lussografica; 2002, “Iconografia
rubata”, Ed. Novecento; Cd rom “Melodie aperte”, Ed. Galleria Fotografica
Luigi GHIRRI, Caltagirone, CT.
Il cambiamento è un modo nuovo di guardare la realtà, lasciando immutati i fatti concreti e oggettivi da cui è
composta e trasformando la loro interpretazione soggettiva. Da soggetti ricettori passivi, accorgendoci di
pensare, ci trasformiamo in attori della costruzione del nostro conoscere.
G A L L E R I A L U I G I G H I R R I FOTOGRAFICA_CALTAGIRONE_CT
RITRATTI IMMAGINATI
ANGELO
ZZAVEN
(Castel di Judica CT, 1961)
Vive e opera a Catania.
L’autore comincia a interessarsi di fotografia, in modo consapevole, dai primi
anni Ottanta. Dal 1986 al 1991 è membro attivo del Fotoclub Misterbianco,
esperienza formativa che lo coinvolge
in molte iniziative, fra le quali l'organizzazione delle mostre dedicate alle
fotografie di Mario Giacomelli ed Enzo
Sellerio.
ZZAVEN per curare la propria formazione, tra il 1987 e il 1988 frequenta i
workshop tenuti da Eva Rubinstein,
Ralph Gibson, Gianni Berengo Gardin
e Angelo Cozzi. Nel 1988, ad Avola
SR, vince il premio “Mandorlo d’oro”
per la fotografia. Nel 1989 la sua attività si evolve con l’apertura di uno
studio professionale per occuparsi di
fotografia commerciale, pubblicitaria e
cerimoniale. Nel 1991 fonda nei locali
del proprio studio la fotogalleria “Portfolio Club”. Nel 1999 la rivista “Gente di
Fotografia” pubblica un suo portfolio,
tratto dalla serie “Luoghi della memoria”, con testo critico di Enzo Carli. Nel
2002, con prefazione di Giovanni Chiaramonte e postfazione di Giuseppe
Condorelli, pubblica il suo primo volume fotografico “La forma dei pensieri”.
Gli anni seguenti lo vedono coinvolto
nella rivoluzione del digitale: approfondisce le sue conoscenze informatiche
e, dal 2003, abbina al lavoro di fotografo la grafica e l'elaborazione digitale dell’immagine.
ZZAVEN ha al suo attivo numerose
mostre personali e partecipazioni a
mostre collettive e pubblicazioni su libri
e riviste specializzate.
Ritratti raccolti nei meandri del web, frantumati e resi irriconoscibili, poi riassemblati nella forma di ritratti
verosimili. Una libera e provocatoria invenzione legata a un sentire fotografico condizionato dai cambiamenti
radicali che investono il mondo della fotografia.
G A L L E R I A L U I G I G H I R R I FOTOGRAFICA_CALTAGIRONE_CT
INCROCI POSSIBILI
“Incroci” come sovrapposizioni, come raddoppi, come direzioni diverse, come accoppiamenti nuovi.
“Possibili” perché reali, sperimentati, vissuti, non ipotetici, non virtuali. Fotografici perché incontrati, esistenti
come realtà davanti allo strumento fotografico; perche svelati proprio dal medesimo strumento e resi
manifesti come documenti aggiunti, come nuovi incipit narrativi, come pretesti artistici.
Alcuni valenti professionisti dello strumento fotografico, raccolgono, qui, l’ultradecennale esperienza della
Galleria Fotografica Luigi GHIRRI di Caltagirone e, insieme, muovendo da differenti presupposti, sia estetici
che filosofici, di visione e di vita, incontrano il lettore nuovo e interessato, pregandolo di creare con le loro
opere un possibile incrocio dove fermarsi, per un attimo, e quell’attimo approfondire, comprendere,
esemplificare. Per costruire insieme il rettangolo delle parole crociate e insieme ricomporre il senso delle
definizioni sciogliendo il vincolo del concatenamento tra le verticali e le orizzontali.
“L’incrocio possibile” apparirà allora il prezioso avanzo della dissoluzione del genere umano che da tanti
parti si dichiara avvenuta? E testimonierà ancora della volontà di accordare all’immagine la fiducia di salvare
i contorni della nostra esistenza?
In un momento in cui la parola “crisi” è sinonimo di crollo più che di turbamento, di mutazione più che di
rivoluzione, i fotografi qui riuniti mettono in gioco la sicurezza del segno della loro visione e scavalcano i
confini del documento e della mera narrazione abbandonandosi, e invitandovi ad abbandonarvi, ai contorni
delle loro immagini, reali ed emotive, confidando che nel nuovo incontro si possa incrociare una nuova
dimensione dello sguardo, possibilmente più immediata e penetrante.
L’intensità del presente progetto è pari alla sincerità e alla genuinità con la quale ognuno vi ha contribuito: vi
sono presenti esperienze politiche ed esistenziali, meditazioni sulla forma e sul risultato della visione. E
riflessioni sula visibilità del sentimento si sono confrontate con i segni lasciati dalle lacrime e dalle emozioni
all’incrocio delle nostre rughe e delle nostre denunce.
L’incrocio possibile, allora, è anche un bisogno, una necessità: come quella avvertita dai giovani attorno a
Socrate e Platone, dai discepoli attorno al Nazareno, dai cavalieri intorno ad Artù. Come ogni volta si
condivide un bisogno e si cerca una via d’uscita intercettando un’altra possibile strada, un’altra dimensione.
Pippo PAPPALARDO
per la Galleria Fotografica Luigi GHIRRI
Catania, gennaio 2013
La fotografia non è pura duplicazione
o un cronometro dell’occhio che ferma il mondo fisico,
ma è un linguaggio nel quale la differenza fra riproduzione e interpretazione,
per quanto sottile, esiste e dà luogo a un’infinità di mondi immaginari.
Luigi GHIRRI
G A L L E R I A L U I G I G H I R R I FOTOGRAFICA_CALTAGIRONE_CT
La Galleria Fotografica Luigi Ghirri di Caltagirone CT
Nel marzo del 1999, presso il Palazzo Libertini di San Marco a Caltagirone CT, viene inaugura la mostra
“Immagini di tragedia e speranza” del fotografo brasiliano Sebastião SALGADO. A promuoverla l’iniziativa è
l’associazione culturale denominata Galleria Fotografica Luigi GHIRRI che, con l’allestimento di uno spazio
mostre omonimo, si propone la promozione e la diffusione della cultura fotografica in tutti i suoi aspetti.
Grazie al sostegno del Comune di Caltagirone, della Provincia Regionale e dell’Azienda Provinciale del
Turismo di Catania, inizialmente negli spazi del ristorante San Giorgio, poi al Palazzo Libertini di San Marco
e, per finire, presso le sale espositive di attuale pertinenza nella storica Corte Capitaniale di Caltagirone, la
Galleria Luigi GHIRRI ha ospitato le fotografie dei più prestigiosi esponenti della fotografia nazionale ed
internazionale: tra gli altri Luigi GHIRRI – al quale è intitolata la stessa Galleria –, Mario GIACOMELLI,
Giovanni CHIARAMONTE, Joel MEYEROWITZ, Giuseppe LEONE, Massimo SIRAGUSA, Arturo PATTEN,
Enzo CARLI per passare agli autori emergenti o a mirate incursioni nella fotografia storica.
Sostanziale si è rivelato l’apporto culturale e scientifico fornito dall’ANAF, l’Associazione Nazionale Arti
Fotografiche, che ha anche sostenuto la fondazione del MUSEF – il Museo della fotografia Storica e
Contemporanea – di Caltagirone, una delle poche istituzioni culturali italiane operanti nel Meridione.
La Galleria Fotografica Luigi GHIRRI, pensata, fondata e diretta da Sebastiano FAVITTA sul modello de Il
Diaframma, la mitica galleria milanese di Lanfranco COLOMBO a Brera, ha attirato ben presto l’attenzione
del mondo fotografico che, con crescente interesse e consenso, guarda alla sua ricca attività culturale.
I progetti culturali della Galleria Fotografica Luigi GHIRRI nascono con il contributo e il sostegno di varie
collaborazioni con istituzioni pubbliche e private – locali e nazionali – e dello staff che scrive, progetta, cura
e realizza le mostre e le attività culturali connesse: oltre al fondatore e attuale presidente, Sebastiano
FAVITTA, ricordiamo Attilio GERBINO, per la cura, la grafica e gli allestimenti, Marina BENEDETTO per il
ricco apporto critico e filologico, Pippo PAPPALARDO per la consulenza storica e scientifica e Giovanni
CHIARAMONTE per il sostegno, la consulenza scientifica e le proposte espositive.
Galleria Fotografica Luigi Ghirri_27 IV 2013
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