tabarkinis tabarquinos tabarquins

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tabarkinis tabarquinos tabarquins
TABARKINIS
TABARQUINOS
TABARQUINS
Documents sur l’histoire d’une série de migrations :
de Gènes à l’île de Tabarka, puis vers les îles de
San Pietro, Sant’Antiocco, Nueva Tabarca, et aussi
l’Algérie et la Tunisie
Josyanne MASSA et Georges GANDER
Février 2006
Tabarkinis
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JM/GG – Février 2006
INTRODUCTION
L’Histoire des Tabarkinis ou Tabarquinos ou Tabarquins est celle d’une extraordinaire
migration autour du Bassin Méditerranéen. Cette aventure se déroule dans plusieurs Pays et
Régions :
L’Italie, avec Gênes, la Sardaigne et ses îles de San Pietro et Sant’Antiocco,
La Tunisie, avec l’île de Tabarka, Tunis et Sousse,
L’Espagne avec Nueva Tabarca,
L’Algérie,
La France.
Ce Livret est destiné à nos Amis Généanautes qui sont intéressés par la migration des
Tabarkinis.
Nous l’avons conçu comme « un grenier » où chacun devra faire son tri. Ce Livret
rassemble, sans structuration particulière, des documents collectés sur Internet, des
échanges entre généalogistes et des extraits d’ouvrages..
Les documents sont en italien, espagnol et français. Les auteurs et les références des sites
et des ouvrages sont indiqués pour chaque article.
Nous remercions, en particulier, Mesdames Marie-Thérèse DUBIEZ, Aurore VERIÈ,
Messieurs Jean-Pierre BARTOLINI, Robert COMPIANO, Guy-Joseph FOUCHÈ et JeanBernard LEMAIRE.
Bonne découverte !
Josyanne
Georges
[email protected]
http://membres.lycos.fr/suzegranger/Tunportail.html
[email protected]
www.chez.com/gander
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Carte Bassin Méditerranéen – 1633
Ile de Tabarca, 17éme
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SOMMAIRE
Isole Tabarchine
6
Le Colonie
7–8
I Tabarchini di Sardegna
9 – 11
Curiosità storiche
12 – 15
Los Tabarquinos
16
Lamentable situation de los tabarquinos
17
Situation : Sulcis/ Iglesiente - Isola San Pietro
18
Cenni storici su Carloforte
19 – 21
Les rapports de la France et de l'Afrique du Nord de 1712 à 1830
22 – 23
Nos ancêtres les rapatriés de Tabarca
24 – 36
Appel à témoins : Recherchons "Tabarquinos"
37
La famille ROSSO de l’île de San Pietro, apparentée à la Dynastie Husseinite
38 - 49
Articles sur Tabarka et Nueva Tabarca dans les revues du GAMT 82 et 83
50 – 54
Les Tabarquins de Tunis 1741 - 1799
55 – 59
L’Histoire d’une Colonisation de Giuseppe VALLEBONA
60 – 80
Les Tabarquinos à Nueva Tabarca
81
Sites Internet
Tabarkinis
62 - 88
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ISOLE TABARCHINE
http://www.lemanieditore.com/le_mani_on_line/liguria/liguria%20d'oltremare/isole_tabarchin
e.htm
LE MANI
LIGURIA D'OLTREMARE
titolo
ISOLE TABARCHINE
Gente, vicende e luoghi di un’avventura genovese nel
Mediterraneo
autore
Fiorenzo Toso - fotografie di Antonio Torchia
dettagli
2002, pp. 256, ft. 24,5 x 29, ill. colori E 40,00
ISBN
88-8012-202-9
La Riviera Ligure, la costa tunisina, le isole sucitane della
Sardegna meridionale. Il Levante spagnolo… Un itinerario
attraverso alcuni dei luoghi più affascinanti del
Mediterraneo occidentale, alla scoperta di una civenda
originale irripetibile: quella di un gruppo di coloni genovesi
che per alcuni secoli, a partire dal Cinquecento,
fondarono fortezze e città, pescarono il corallo,
commerciarono, lottarono con popolazioni ostili
conservando intatta fino ad oggi, con la propria lingua, la
vica memoria delle loro origini. In un grande libro
fotografico, corredato da una rigorosa ricostruzione
storica ed etnografica, le immagini più belle di Tabarca, di
Carloforte e dell’isola di San Pietro, di Calasetta e
dell’isola di Sant’Antioco, di Nueva Tabarca, di una
“Liguria d’Oltremare” di eccezionale bellezza
paesaggistica e di insospettabile vitalità culturale.
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LE COLONIE
http://www.pegli.com/sto_colo.html
Da alcuni atti legali, è accertato che parecchi cittadini pegliesi emigrarono
fondando piccole colonie in: Corsica, Sardegna, Sicilia, Alessandria d'Egitto,
Provenza, Catalogna e un po' ovunque per il Mediterraneo. Se in alcune di queste
località non vi si stanziarono, sicuramente vi commerciarono. Sono però di
notevole importanza gli stanziamenti, storicamente accertati, di: Tabarca,
Carloforte e Nueva Tabarca.
Nel
1544 Carlo V concede alla famiglia Lomellini l'isola di
Tabarca al largo della costa tunisina, per praticarvi la pesca
del corallo e il commercio in generale. I Lomellini assumono
il diritto di nominare un amministratore di fiducia con poteri
quasi politici. Un ramo della famiglia muta il cognome in
Lomellini di Tabarca. Dato il numero di ville e la loro
ubicazione in Pegli probabilmente i Lomellini erano i più autorevoli nobili del
paese. Dovendo colonizzare l'isola si rivolgono quindi alla popolazione pegliese,
sempre aperta a nuovi sbocchi commerciali. A Tabarca i coloni vendono per 4,50
lire/libbra il corallo ai Lomellini, i quali lo rivendono per 9,10 lire/libbra. I vicini
saraceni e francesi, non si rivelano molto ospitali. I primi si specializzarono in
scorribande, pirateria e cattura di schiavi da vendere o riscattare. I secondi fanno
dei veri e propri tentativi di occupazione, oppure manovrano i saraceni in modo
da liberarsi della scomoda concorrenza pegliese. Nel 1633 il corso Guidiccelli, con
un gruppo di francesi fallisce nell'impresa di occupare l'isola. Il Bey di Tunisi e di
Algeri taglieggia i coloni, forse manovrato dai francesi. Le perdite economiche
dovute ai saraceni, la diminuzione del banco corallifero, le incursioni corsare,
l'eccesso di popolazione, fanno divenire meno attraente l'isola. Per impedire
l'aumento
demografico
sembra
fosse
vietato
il
matrimonio,
pena
l'allontanamento. Tra il 1718 e il 1729, l'isola viene subaffittata a Giacomo
Durazzo e Giambattista Cambiaso. Nonostante ciò la ricchezza della colonia e la
sua importanza diminuiscono ancor di più.
Già nel 1736, quando Carlo Emanuele III° decide di valorizzare la Sardegna, un
gruppo di tabarchini guarda con molto interesse l'isola di S.Pietro. In accordo con
il Vicerè di Cagliari si pianifica l'arrivo di 300 coloni nella nuova terra. Nel 1737 si
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ipotizza l'arrivo di 700 nuovi tabarchini con la promessa di poter commerciare il
corallo con lo stesso trattamento economico fatto dai Lomellini. Il 17 ottobre
1737 D. Bernardo Genovese y Ceveylon viene nominato Marchese del feudo
costituito dall'isola di S.Pietro nominata Carloforte. Viene stabilito entro la
primavera del 1738 l'arrivo dei tabarchini. Sembra che, giunta la notizia a
Tabarca, siano stati celebrati subito 30 matrimoni. Un primo gruppo di 86
persone funge da testa di ponte per preparare la zona ai successivi. Il 17 aprile
arriva il secondo gruppo, costituito da 381 uomini. Il 21 maggio, 3 eletti giurano
fedeltà a Carlo Emanuele III°, il 24 giugno Giambattista Segni è eletto sindaco.
Sull'isola sono presenti 118 famiglie. Il Duca di Carloforte non mantiene le
promesse fatte mandando solo 5 su 7 coralline e non pagando il raccolto. Molti
raccolti vanno perduti per colpa dei conigli selvatici. La popolazione minacciando
il ritorno a Pegli, riesce ad ottenere dal Vicerè, dall'intendente civile di Cagliari e
dal Duca il promesso.
Nell'isola di Tabarca la situazione precipita, i Lomellini non riescono a restituirla
alla Spagna. Si rivolgono allora alla Compagnia francese d'Africa, il bey di Tunisi
non contento dell'esclusione dalle trattative, con 8 golette e un inganno,
imprigiona i notabili e 900 uomini rimasti sull'isola. Distrutto il possibile, conduce
i prigionieri in terraferma come schiavi per venderli o riscattarli (1741). La
nobiltà europea, ma maggiormente Carlo Emanuele III° paga il riscatto (50.000
zecchini e scambio di schiavi?). Nel 1750 vengono liberati 121 tabarchini, nel
1753 altri vengono liberarti grazie al Papa. Alla morte del figlio, il bey libera gli
schiavi rimasti. All'arrivo dei liberati (?), viene eretta una statua in onore di Carlo
Emanuele III°.
Tra il 2 gennaio e il 24 maggio 1793 la Francia occupa l'isola di Carloforte per
farne una base; una flotta spagnola comandata dal Duca Borgia la libera e
imprigiona 625 francesi.
Tra il 2 e il 3 settembre 1798, Carloforte subisce la seconda e peggiore violenza.
La tradizione vuole che un giovane della Capraia guidi una scorribanda tunisina
sull'isola. Al termine di questa si contano 800 prigionieri fatti schiavi, 1000
abitanti in fuga e i rimanenti tutti morti. Il Papa, la Turchia, la Russia, il Re di
Sardegna e Napoleone organizzano separatamente il riscatto. Pio VII° con una
bolla del 1798 destina alcuni fondi a tale scopo. Solo nel 1803 Vittorio Emanuele
I° con 360.000 lire li riscatta tutti.
Non tutti i discendenti dei tabarchini si trovano però a Carloforte, gli abitanti
tratti in schiavitù durante una seconda incursione algerina e liberati dalla
Spagna, vengono condotti sull'isola di S.Pablo al largo della costa mediterranea
spagnola e in località Torre Vjeja. L'isola viene ribattezzata Nueva Tabarca.
Quest'ultima non mantiene però contatti con Pegli e perde le sue tradizioni.
Carloforte rimane invece culturalmente legata alle sue origini.
Tratto da http://www.pegli.com
http://www.carloforte.com/Guida_turistica/STORIA.HTM
http://www.terra.es/personal/vtin99/situa.htm
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I TABARCHINI DI SARDEGNA
(a cura di Fiorenzo Toso)
http://web.uniud.it/cip/min_tabar_scheda.htm
Famiglia: Indo-europeo: Neolatino. Tipico caso di eteroglossia interna, il tabarchino è
una varietà di genovese trasferita dapprima (sec. XVI) sull’isola di Tabarca in Tunisia,
e successivamente trapiantata nelle sedi attuali e sull’isola di Nueva Tabarca
(Alicante, Spagna), ove risulta estinta dall’inizio del sec. XX.
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Regione: Il tabarchino è parlato nei comuni di Carloforte (L’Uîza) e Calasetta
(Câdesedda), rispettivamente sulle isole di San Pietro (San Pê) e Sant’Antioco
(Sant’Antiócu) nella Sardegna sud-occidentale (provincia di Cagliari)
Consistenza numerica: La popolazione complessiva dei due comuni è di circa
10.000 unità (6.629 a Carloforte, 2.681 a Calasetta in base ai dati del dati
censimento 1991), dei quali oltre l’80 % parla abitualmente il tabarchino. Comunità
compatte di Tabarchini vivono anche a Cagliari e in altri centri della Sardegna
(Carbonia, Iglesias) e a Genova.
Status: il tabarchino è espressamente riconosciuto come lingua minoritaria all’interno
della Regione Sardegna in base alla legge regionale n. 26 del 15 ottobre1997.
Servizi pubblici: gli statuti comunali di Carloforte e Calasetta prevedono l’utilizzo
pubblico del tabarchino, ad esempio nelle sedute dei Consigli Comunali. Sebbene in
forma non ufficiale, a livello orale il tabarchino trova impiego corrente in tutti gli utilizzi
pubblici e nei rapporti tra i cittadini e le istituzioni. A Carloforte vige il bilinguismo
nell’ambito della toponomastica.
Educazione: sebbene a livello non ufficiale, l’utilizzo del tabarchino è abitualmente
inserito nelle attività didattiche delle scuole materne, elementari e medie dei due
comuni. Limitatamente a Calasetta, dal 1999, in base alle norme sull’autonomia
scolastica, l’insegnamento in tabarchino e del tabarchino è entrato nei programmi
didattici in forma più stabile, attraverso il reclutamento di un corpo insegnante
aggiuntivo.
Media: trasmissioni in tabarchino vengono effettuate da radio locali, che diffondono
anche la vasta produzione di canzoni di autori locali, presentate annualmente al
Festival della Canzone Tabarchina. Esiste una discreta produzione letteraria (poesia
e prosa) e un’attività filodrammatica in tabarchino.
Osservazioni: presso le due comunità si stanno moltiplicando negli ultimi anni le
iniziative di promozione e conoscenza della parlata. A Calasetta il Comune ha
organizzato diversi incontri e convegni, anche con la partecipazione di studiosi
esterni, allo scopo di sensibilizzare l'opinione pubblica sulle esigenze di tutela, e un
programma triennale di interventi è stato recentemente proposto in attuazione della
Legge Regionale sarda, ai cui finanziamenti anche la scuola locale ha avuto accesso
per l'organizzazione di iniziative didattiche. A Carloforte, le scuole locali (tre istituti
superiori e l'istituto comprensivo) hanno a loro volta, attraverso il finanziamento
regionale al quale hanno accesso come Consorzio, avviato iniziative di largo respiro.
Nel corso di un seminario tenutosi nell'autunno 2001, aperto a insegnanti e cultori
anche calasettani, è stata fissata una grafia unificata del tabarchino (cfr. il fascicolo Il
tabarchino dall'oralità alla scrittura, a cura di F. Toso, Carloforte, Consorzio Scuole
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Carlofortine, 2002) che troverà impiego anche nei materiali didattici - tra i quali una
grammatica - che si intendono realizzare.
Altrettanto intensa l'attività di ricerca, contrassegnata da approfonditi studi
dialettologici, sociolinguistici e lessicografici; con il supporto e il coordinamento di
studiosi del Centro Internazionale sul Plurilinguismo e delle società scientifiche
rappresentative dei linguisti, il 'caso tabarchino' è stato inoltre portato alla ribalta della
comunità nazionale come vistoso documento di disattenzione del legislatore nei
confronti di una palese e vitale condizione di eteroglossia interna: si rinvia per una
analisi d'insieme al volume Insularità linguistica e culturale. Il caso dei tabarchini di
Sardegna. Documenti del Convegno Internazionale di Studi (Calasetta, 23-24
settembre 2000), a cura di V. Orioles e F. Toso, presentazione di T. De Mauro,
Genova, Le Mani, 2001. Ultimamente il tema è stato ripreso in occasione del
convegno di studi “La legislazione nazionale sulle minoranze linguistiche. Problemi,
applicazioni, prospettive. In ricordo di Giuseppe Francescato” (Udine, 30 novembre 1 dicembre 2001; = "Plurilinguismo. Contatti di lingue e di culture" 9, 2002, a cura di
V. Orioles, Udine, Forum, 2003) al termine del quale è stato approvato un documento
di sollecitazione alle istituzioni.
Come risultato di tale convergente sensibilizzazione si segnala l'elaborazione di un
disegno di legge (n. 4032), presentato alla Camera dei Deputati il 3 giugno 2003 a
firma di Antonello Mereu ed altri dal titolo Modifica dell'articolo 2 della legge 15
dicembre 1999, n. 482, recante norme in materia di tutela delle minoranze
linguistiche storiche, che detta disposizioni a tutela della minoranza linguistica
tabarchina della sardegna e della minoranza galloitalica della Sicilia e della
Basilicata.
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http://www.isoladisanpietro.org/curiosita/storiche.htm
"Curiosità", la rubrica curata da Pier Franco Rivano.
[email protected]
"Curiosità storiche"
FORSE NON TUTTI SANNO CHE...
Il 29.04.1918, durante il combattimento fra il sommergibile
tedesco “UB48” ed alcune navi inglesi alla fonda di fronte al
porto di Carloforte, una cannonata colpiva il centro abitato,
uccidendo due donne.
Dal 29.06.2003 , in Via XX Settembre n.1 , l’Associazione “AMICI
di Carloforte” con sede in Cagliari, ha voluto ricordare il triste
episodio con lo scoprimento di una targa.
All’udienza del 18.06.1881 (vedasi “curiosità” precedente per i fatti del 07.01.1881) il Presidente del
Tribunale emette una sentenza assolutoria per 23 degli 45 imputati tratti in arresto.
Maurizio Pellerano sconterà un anno di carcere, mentre Giuseppe Fisanotti e Giuseppe Cipollina a sei mesi di
carcere. Gli altri condannati si vedranno inflitte pene fino a quindici giorni di carcere per frode in commercio.
Gli storici dicono che quello fu uno sciopero attraverso il quale i battellieri non ottennero nulla portando a
casa da quella data in avanti meno di una lira al giorno mentre il Padronato faceva pesare il suo potere.
Il 07.01.1881 i battellieri dimostrarono contro i padroni affinché non venissero
abbassati i proventi dei noli delle loro barche. Nella prima mattinata, nell’attuale Via
Cavour (oggi nei pressi del distributore Agip), un carabiniere era riuscito a fermare il
Pretore dell’epoca, tale Bassi, che aveva sparato un colpo in aria con la sua pistola per
ristabilire l’ordine. La notte successiva, nonostante le rassicurazioni dell’allora Sindaco
Segni Antonio Paolo Gerolamo (Sciù Paulin) fioccarono numerosi arresti nei confronti
dei dimostranti.
Il 24.08.1738 venne eletto il primo Sindaco di Carloforte che fù Gio Battista SEGNI.
Questi era un gentiluomo genovese che si era stabilito a Carloforte.
Alla carica di Vice Sindaco venne invece eletto Francesco NAPOLI di Tabarka.
Essi vennero affiancati nell’amministrazione del paese dai consiglieri GioBatta BOCCONE, Geronimo ROSSO,
Nicola BORGHERO tutti di Tabarka e da tale Giuseppe PARODI di Polcevera.
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Nel 1551 una galea turca, con undici pirati, aveva a bordo alcuni schiavi Sardi: mentre era all’ancora presso
l’Isola di San Pietro, otto dei turchi scesero a terra per far rifornimento di acqua. Gli schiavi sardi, sollevatisi
contro i tre turchi rimasti a bordo, li obbligarono a fuggire in terra, si impadronirono della nave e fecero
prigionieri i loro nemici.
Alcune ricostruzioni storiche risalenti al 1741 narrano che in precedenza l’Isola di San
Pietro venne più volte visitata dal ventenne grande navigatore genovese Cristoforo
Colombo.
Questi, all’epoca comandante di una nave “Saetta”, piccola e veloce galea, navigò i mari
di Sardegna e Corsica praticando la cosiddetta “Guerra di corsa” sotto la bandiera
barcellonese degli Angiò.
Nelle acque caroline in particolare, sembra si lanciò all’inseguimento della galeazza
“Fernandina” appartenente alla flotta di Giovanni II d’Aragona.
Già nel 1736 Carlo Emanuele III, salito al trono, dispose che fossero infeudati i territori disabitati della
Sardegna.
Nell'estate dello stesso anno la notizia arrivò come un fulmine a Tabarka ove Padre GIOVANNINI,
missionario, convocò i "Capi-Famiglia" proponendo l'Isola di San Pietro come nuova terra ove stabilire l'intera
comunità di origine pegliese. La proposta venne accolta all'unanimità sopratutto per il fatto che l'isola, per via
della sua posizione geografica, si prestava straordinariamente ai traffici marittimi ed alla pesca.
Il giorno 18.06.1741, Alì Pascià, Bey di Tunisi, al comando di una flottiglia di
otto galeotte e di circa 300 uomini, prende di sorpresa l'Isola di Tabarka.
L'impresa fu facilitata dal fatto che al momento dell'invasione tutti gli uomini
erano in alto mare a corallare.
Vennero abbattute la chiesa, le fortificazioni, case e magazzini. Vennero fatti
prigionieri 840 tabarchini che per 15 anni rimarranno schiavi a Tunisi.
Dopo il primo insediamento, già nel 1744 fallì un tentativo di abitare una nuova colonia sull'Isola di San
Pietro in località "Pescetti". Ben 42 famiglie neo giunte, costituite da piemontesi, maltesi e toscani, furono
scoraggiate dalla malaria e da epidemie.
La statua di RE Carlo Emanuele III:
La statua eretta dai carlofortini nel 1786 per ringraziare e ricordare Carlo Emanuele
III per aver spezzato le catene della schiavitù. Durante l'invasione francese nel
Gennaio 1793 i carolini per paura che i repubblicani distruggessero la statua decisero
in fretta e furia di sotterrarla. Ma la fretta non gli aiutò infatti la buca fatta non era
abbastanza capiente e così il braccio spuntava fuori, il tempo per poter fare un'altra
buca non c'era e così, mentre i francesi avanzavano e non si sapeva cosa fare, uno
del gruppo diede un colpo di mazza e recise netto il braccio e la salvò. La Statua
ormai è senza braccio da due secoli, infatti nel Luglio del 1793 la statua fu rimessa su
così come testimonianza di tale evento.
L'isola di San Pietro nel 258 a.c. era conosciuta dagli antichi navigatori con il nome di origine fenicia "Enosim"
o "Inosim".
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La piccola isola di TabarKa, secondo differenti versioni, venne ceduta in concessione perpetua ai Marchesi
Lomellini intorno al 1544 come parte del riscatto pagato per la liberazione del famigerato pirata Torghud.
Secondo altri riferimenti storici risalenti al 1535, si narra invece che la piccola isola venne acquisita
dall'Imperatore Carlo V a seguito del trattato di pace con il sultano africano, ottenendo anche la libertà dei
traffici del corallo pescato che venne poi demandata ai Lomellini.
Una fra le tante versioni degli storici che attribuiscono l'isola di Tabarka al casato genovese dei Lomellini,
narra che la stessa venne a suo tempo ceduta ai marchesi Lomellini come parte del riscatto pagato per la
liberazione del famigerato pirata "Torghud" o "Dragut" fatto prigioniero in battaglia da Giannettino DORIA,
nipote dell'Ammiraglio Andrea DORIA.
Nel 1599 un mercante cagliaritano, tale Pietro PORTA, nel corso di uno dei suoi tanti viaggi
ebbe a notare nei fondali intorno all'isola di San Pietro una notevole quantità di banchi corallini
e un notevole numero di tonni. A seguito di tale scoperta, la pesca del corallo venne praticata
fin dal XVII secolo dai pescatori di Alghero, Bosa e Castelgenovese, oggi meglio conosciuto
come Castelsardo.
Nel 1737, ossia un anno prima dello sbarco dei "Carolini" o "Tabarchini" nell'isola di San Pietro, venne
stipulato all'articolo 5 della Convenzione di infeudazione fra il Regno di Sardegna ed il Marchese della Guardia
"la libertà di far pescare il corallo agli abitanti dell'isola e ai forestieri nel raggio di mare di trenta miglia, nella
parte fra ponente e mezzogiorno".
Il "lauto" compenso per le notevoli fatiche dei galanzieri che scaricavano dalle stive dei
barconi a spalla il minerale di piombo (galena) trasportato dalle miniere del Sulcis, era
nell'anno 1870 mediamente di lire 6 e 25 centesimi a tonnellata da dividere in 11 parti
fra l'armatore, il padrone e fra i marinai che solitamente erano sette. La maggior parte
dei galanzieri doveva cambiare mestiere entro i 45 anni di età a causa delle notevoli
fatiche sostenute.
L'ingegnere piemontese Augusto La Vallèe nell'aprile del 1738, a soli due mesi dallo sbarco dei coloni
Tabarkini sull'Isola di San Pietro, aveva redatto una carta manoscritta ad acquarello a colori nella quale egli
citò testualmente nella legenda "...i luoghi ove le galeote ponno sbarcare". Fra questi luoghi vi erano "Punta
Nera" , "Punta delle Colonne", ossia nelle cale oggi conosciute con i nomi di Bobba e Guidi e numerose altre.
Nel maggio 1793 allorquando l'isola di San Pietro venne occupata dalle truppe francesi venne da essi
ribattezzata "Isola della Libertà".
Infatti l’occupazione francese di Carloforte iniziò il 7 gennaio 1793, per terminare il 25 maggio 1793, quando
la flotta spagnola intimò la resa ai francesi.
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Quando nel 1540 il primo gruppo di pegliesi si trapiantò nell'isola di Tabarka, era cosi composto:
272 corallari, un governatore, un magazziniere, un cantoniere, 80 manovali, 32 artigiani,
calafatti, carpentieri, falegnami, muratori e 70 soldati, in tutto 471 uomini, più le relative
famiglie.
Il primo sbarco di tabarkini sull'isola di San Pietro avvenne in questo modo:
Il 22 febbraio 1738, 86 persone approdarono in Cagliari dove l’indomani avrebbero
cominciato la quarantena. Questi arrivarono a Carloforte ai primi di marzo (il documento è
in lingua francese).
Nel mese di ottobre 1738 vengono distribuiti i primi lotti a "Taccarossa", alla "Tacca bianca" ( oggi
Macchione) per un totale di 118 lotti per altrettante famiglie.
Sempre nel 1738 i primi tabarkini colonizzatori dell'isola di San Pietro, per poter costruire le prime "baracche"
ed il forte dedicato a Carlo Emanuele III , si stabilirono temporaneamente nei dormitori delle tonnare di
Portoscuso da dove ogni giorno facevano la spola da e per l'isola. Pescatori dunque improvvisati: muratori,
fabbri, contadini ed altro.
18.6.1741. Invasioni tunisine sull'isola di Tabarka. Ben 840 tabarkini fatti schiavi dal Bey di Tunisi. Il periodo
di schiavitù durerà 15 anni.
Nel giugno del 1741 il duca di San Pietro stabilì che per la costruzione delle prime abitazioni avrebbe pagato
del proprio "li Maestri" mentre i Carolini avrebbero pagato i 20 uomini "A turno di di guardia" con "quattro
soldi" al giorno ed a 24 ragazzi cui competeva un "pane al giorno".
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http://www.casadellibro.com/fichas/fichabiblioin/0,1511,2900000896361,00.html
LOS TABARQUINOS
Autore
GONZALEZ ARPIDE, JOSE LUIS
Editor
INSTITUTO DE CULTURA JUAN GIL-ALBER
Isbn
**********
Fecha pub.
2002
Colección
Clasificación
Antropología. España
Páginas
540
Precio
€ 18,00
Libros modernos desde 1831
Para ver el registro completo pulse en el Título
Para ver ejemplares o reproducción digital pulse el enlace correspondiente
Exportación de registros
Registros en Formato Reducido: 001 - 005 de 005
La isla de Tabarca
Alicante : [s.n.] , 1970
Ejemplares
Los pescadores de Tabarca y de Nueva Tabarca : una vivencia presentada a través de antiguos y nuevos
documentos
Arturo Lenti ; [texto español revisado por María del Pilar Sánchez Rebollo] . - [Cabo de Palos (C/ Marqués de
Ullalva, 2, 30370 Cabo de Palos, Murcia] : A. Lenti , 2003
Ejemplares
Tabarca y sus habitantes
José Vallalta Orozco . - Alicante : José Vallalta Orozco , 1965
Ejemplares
Tabarca y sus habitantes
Alicante : Suc. de Such, Serra y Compañía, imp. , 1965
Ejemplares
Los tabarquinos
José Luis González Arpide . - [Alicante] : Instituto Alicantino de Cultura "Juan Gil-Albert" , [2002]
Ejemplares
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http://www.ua.es/dossierprensa/2000/04/09/8.html
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http://www.sardaigne.fr/content/locations/sulcis_san_pietro.htm
Situation
Sulcis/ Iglesiente - Isola San Pietro
Les Phéniciens l'avaient appelée Inosim (l'épervier), les Grecs l'ont renommée
Hieracom et les Romains Accipitrum.
L'île ne fut habitée qu'à partir de 1736 quand le roi Charles Emmanuel III de Savoie
l'offrit à un groupe de réfugiés originaires de Pegli en Ligurie et dont les ancêtres
avaient été exilés sur l'île de Tabarka en Tunisie. Cette communauté créa la ville de
Carloforte, du nom du roi Carlo il Forte.
L'île possède sa propre culture. L'ancien dialecte qui y est encore parlé reste le
même que celui de Pegli, en Ligurie. La gastronomie est un mélange de recettes
tunisiennes, sardes et liguriennes, tel le couscous appelé ici Casca.
Du phare de Capo Sandalo vous apprécierez la vue saisissante vers l'infini. Le tour
de l'île en bateau se fait en environ 4 heures et la ballade vous offrira de superbes
vues sur des paysages et des côtes à vous couper le souffle.
Tabarkinis
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JM/GG – Février 2006
http://www.carloforte.net/storia.html
Cenni storici su Carloforte
Si narra che l'apostolo Pietro, di ritorno dall'Africa e diretto a Roma, avrebbe sostato
nell'isola a causa di una tempesta: da qui l'attuale suo nome di Isola di San Pietro.
Benché mai stabilmente abitata sino al 1738, nel corso dei secoli l'isola offrì riparo alle
navi fenicie, greche e cartaginesi. Probabilmente più a lungo sostarono i romani: nel
1878 fu rinvenuta un'intera necropoli che lasciò presupporre l'esistenza di un'intera
stazione militare.
Nel 1738 fu colonizzata dagli abitanti di Tabarka, un'isola tunisina, colonia ligure di
proprietà dei Lomellini, allora signori di Pegli, che allo scopo di sfruttare i ricchi banchi
di corallo l'avevano popolata con pescatori quasi esclusivamente pegliesi.
I motivi che spinsero i tabarkini ad abbandonare l'isola furono soprattutto
l'impoverimento dei banchi di corallo, la limitata estensione dell'isola, che non era più in
grado di soddisfare le esigenze di una popolazione che nel frattempo era cresciuta
notevolmente, ed inoltre le continue molestie dei corsari e dei Bey di Tunisi e di Algeri.
Fu per questi motivi che conosciuta l'intenzione del Re di Sardegna Carlo Emanuele III,
di voler procedere alla ripopolazione della Sardegna ne approfittarono per lasciare
definitivamente Tabarka e stabilirsi nell'isola di San Pietro ove si dedicarono alla pesca
del corallo, del tonno per mezzo delle tonnare, ed alla produzione di sale.
Al sito
http://www.synchromy.com/
è possibile vedere altre
Foto di Tiziana Savinelli
bellissime foto sulla
mattanza ed altro...
Tabarkinis
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JM/GG – Février 2006
Una parte della comunità tabarkina restò a Tabarka, che nel frattempo fu invasa prima
dai tunisini, poi dagli algerini. Quest'ultima incursione rese completamente deserta
l'isola e la popolazione venne ridotta in schiavitù. Gli schiavi furono riscattati dal Re di
Spagna Carlo III, il quale li inviò ad Alicante per poi assegnargli nel 1770 la piccola
isola di San Pablo, 9 miglia a sud di Alicante, ribattezzata dai profughi tabarkini
Nueva Tabarka.
Nel 1793 l'isola fu occupata dai francesi che la rinominarono "L'isola della libertà" .
L'occupazione fu comunque di breve durata e non apportò modifiche sostanziali dal
punto di vista sociale, morale e politico.
Ben più dolorosa fu invece nel 1798 l'incursione barbaresca: circa 500 corsari
capeggiati dal rais Mohamed Rumeli misero a ferro e fuoco Carloforte, facendo 933
prigionieri che deportati in terra d'Africa vissero in schiavitù per ben 5 anni. La
liberazione avvenne solo dopo fervide trattative internazionali.
Queste occupazioni indussero i Carlofortini a costruire le mura di cinta intercalate da
una serie di fortini. Purtroppo oggi delle vecchie mura è rimasta solo il lato ovest,
interrotto tra l'altro dalla costruzione delle scuole elementari
Il porto di Carloforte ai tempi dei "Battellieri" (1900)
Tabarkinis
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JM/GG – Février 2006
Nella seconda metà dell'ottocento Carloforte visse il periodo di maggior
benessere, grazie al trasporto di minerali estratti dai ricchi giacimenti situati
sulla costa vicina da parte di grandi società minerarie francesi, belghe ed
inglesi. Infatti mancando in questi luoghi dei veri e propri porti, Carloforte
divenne punto d'appoggio e porto d'imbarco del minerale.Incominciava la
gloriosa, per quanto umile, epoca dei "Battellieri". Schiavi di ritmi di lavoro
disumani, uomini dalla tempra d'acciaio nonché validissimi marinai, che
provvedevano alle operazioni di carico e scarico portando sulle spalle le
"coffette" di minerale.
A questa stagione seguì un periodo particolarmente significativo, quello della
costituzione di leghe e sindacati, come quella dei "Battellieri", dei "Galanzieri" e
quella dei "Lavoratori del mare": le prime associazioni di lavoratori in Sardegna
e tra le prime in Italia. Nel 1911 a Carloforte si ebbe la prima amministrazione
socialista della Sardegna.
In seguito alla crisi delle miniere che colpì tutto il bacino del sulcis-iglesiente e
del guspinese, i carlofortini tornarono alle antiche attività come la pesca, le
saline e soprattutto la navigazione.
Ai giorni nostri lo sviluppo economico dell'isola è legato principalmente al
turismo, che va aumentando di anno in anno, grazie alle bellezze naturali del
luogo ed anche ai notevoli sforzi degli operatori del
Tabarkinis
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JM/GG – Février 2006
http://www.piedsnoirs-aujourdhui.com/fran_afr01.html
Les rapports de la France et de l'Afrique du Nord
de 1712 à 1830
Les Concessions continuaient à fonctionner et lorsque le commerce privé s'en lassait, l'État
prenait la relevé. En 1741 fut fondée la Compagnie Royale d'Afrique qui allait connaître
soixante années de fructueuse activité. Le siège du Bastion fut petit à petit abandonné au
profit de La Calle qui devint une agglomération française au cours du XVIIIe siècle.
Louis XIV disparu, le chérit marocain Moulay Ismaïl en profita, d'autant plus que les revers
de la guerre de succession d'Espagne avaient porté atteinte à notre prestige. Les Anglais n'y
étaient pas pour rien.
Les pirates de Salé nous obligèrent à reprendre les croisières. Le commerce languit. Au
bagne de Meknès on comptait cent trente esclaves français, sans parler des Espagnols et
Portugais.
En 1720, le célèbre corsaire nantais Jean Cassard rédigea un mémoire. On croit savoir qu'il
eut l'ordre de tenter une descente à Tanger mais qu'il fut obligé de rembarquer
promptement. Moulay Ismaïl mourut en 1727 et le Maroc connut des troubles. Cassard
revint à la charge en 1728 mais le ministère refusa cette entreprise.
En 1729, Pierre Terral, de Montpellier, ancien esclave à Meknès de 1694 à 1700, présenta
un mémoire sous forme de lettre à remis Louis XV. Il proposait une descente au Maroc, mais
aussi sur les côtes de barbarie et, pourquoi pas, de Guinée. Il affirmait que l'utilisation le « la
dragonne » tuerait ou ferait fuir tous les ennemis. Qu'est-ce que la dragonne? Mystère.
Pierre Terral dcvait être un artificier, mais en tout cas il n'était pas un stratège. Ce mémoire
était un ensemble de données à la fois extravagantes et pertinentes. Louis XV avait dix-neuf
ms et notre but colonial était à l'époque l'Inde, les Antilles, le Canada. Le mémoire fut donc
oublié.
Un capitaine marseillais, Nadal, fit si 1731 une proposition : faire la chasse aux pirates de
Salé, mais pour couvrir les frais de l'expédition, on organiserait une loterie. Le cardinal
Fleury, Premier ministre, transmit au comte de Maurepas qui négligea le dossier. En 1737,
il fallut agir contre les pirates marocains et la flotte partit pour Mamore, Larache, Tanger, Safi
et Sainte-Croix (Agadir). Les marins regrettaient qu'on ne débarquât pas et qu'on n'utilisât
pas les galiotes à bombes. Finalement, les navires du marquis d'Antin revinrent avec un
certain nombre d'esclaves libérés. C'était déjà ça !
Après les traités de paix (?) qu'ils avaient passé avec l'Autriche, les pirates tripolitains et
tunisiens laissèrent l'Italie dans une tranquillité relative, se retournèrent vers ta France et
n'observèrent pas les termes du traité de 1720. En 1725 et 1727, nous fîmes deux
démonstrations navales, mais le pacha tripolitain Ahmed Karamansli était connu pour ne
pas tenir sa parole. Il en allait de même avec Tunis. Un nommé Reynaud, probablement
officier de marine, avait été captif à Tunis et avait été affecté au service du bey. Puis il
réussit à s'enfuir et à regagner la France. Apprenant que le gouvernement s'apprêtait à agir,
il adressa de Toulon le 23 septembre 1727 un projet de bombardement des ports tunisiens :
Bizerte, Porto, Farina, Sousse et Sfax (« dont le peuple est le plus méchant de la terre »
disait-il). Pour chaque port il donnait une foule de détails et de conseils d'attaque. Reynaud
était un professionnel.
Tabarkinis
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JM/GG – Février 2006
Le comte de Maurepas, ministre de la Marine, était disposé à l'action et l'escadre de M. de
Granpré s'embossa devant La Goulette. Les Tunisiens s'empressèrent de traiter !
Les Tripolitains refusèrent d'en faire autant. Ainsi nos galiotes lancèrent, du 20 au 27 juillet
1728,1800 bombes sur Tripoli. Malgré d'énormes dégâts les Tripolitains ne voulurent pas
céder.
L'expérience prouvait, une fois de plus, que seul un débarquement pouvait être efficace. Des
projets vont alors être présentés dans ce sens. Notons celui du chevalier de Choiseul et
celui de Duguay-Trouin. L'hiver 1728-1729, on fît des prépa-ratifs à Toulon car nos
ministres, qui n'avaient rien de foudres de guerre, s'étaient décidés à un débarquement de
destruction. Constantinople apprit la chose et protesta, avec menace à l'appui. Notre
gouvernement eut le tort d'accepter de discuter, d'autant plus que la Porte n'avait presque
plus d'autorité sur les États pirates qu'étaient les Régences. Là-dessus, Tripoli sembla se
soumettre à nos exigen-ces après une querelle de quatre années.
Notons pour la petite histoire, l'aventure d'un Polonais, Thomas Stanislas Wolski, qui équipa
une flottille à ses frais, fit voile de Marseille vers Alger où l'expédition tourna mal. L'idée de
prendre l'île de Tabarka était motivée par des raisons purement commerciales et n'avait pas
grand-chose à voir avec la piraterie barbaresque ni avec la stratégie.
Les propriétaires génois de l'île, les Lomellini, étaient disposés à la vendre. En 1725, un
médecin français, Peysonnel, écrivit au ministre Maurepas pour le mettre en garde contre
l'achat de l'île par les Anglais et lui conseiller de se porter acquéreur. Non seulement, nous
pourrions commercer, mais aussi surveiller le Bey de Tunis et le Dey d'Alger.
Après Peysonnel, ce fut le tour du consul de France à Tunis, Pignon, de conseiller l'achat.
En 1731, Maurepas envoya la frégate du chevalier de Caylus pour se renseigner de façon
précise. Là encore ce fut un avis favorable. En 1732, et cela jusqu'en 1741, on discuta avec
les Lomellini. On se mit d'accord sur le fait que l'île serait cédée à la Compagnie Royale
d'Afrique pour 100000 livres.
C'était compter sans le Bey de Tunis pour qui les Génois n'étaient guère encombrants,
tandis que les Français le seraient. Le Bey envoya son fils Sidi Yannès à la tête de huit
galiotes pour s'emparer de l'île par surprise. Huit cents habitants génois furent pris et
emmenés en esclavage à Tunis. Toutes les fortifications furent abattues sauf un petit
château-fort de l'époque de Charles-Quint. Une garnison turque demeura sur place et
construisit une jetée pour relier l'île à la terre ferme. Comme la guerre avait éclaté entre la
France et la Tunisie, Sidi Yannès s'empara de l'établissement du Cap Nègre le 6 août 1741.
Le comptoir fut pillé et détruit et les prisonniers furent emmenés dans les bagnes de Tunis.
La France chargea un officier de marine, M. de Saurins-Murat, d'enlever Tabarka par
surprise. On mit deux brigantines à sa disposition, charge à lui de s'entendre avec le
marquis de Massiac dont l'escadre croisait sur les côtes de Tunisie. Ce fut un désastre car
l'opération avait été mal montée et la troupe emmenée mal évaluée. Les trois cents
hommes débarqués en juillet 1742 tombèrent dans une embuscade. Vingt-sept hommes
furent tués et deux cent vingt-quatre survivants conduits dans les bagnes, dont SaurinsMurat. Une quarantaine de Français réussirent à se sauver à la nage. Les têtes des morts
furent exposées près du fondouk. En fait, il semble bien qu'il y ait eu une indiscrétion
quelque part, ce qui explique l'embuscade. La paix avec Tunis revint le 9 novembre 1742 et
la France récupéra les ruines du Cap Nègre.
Tabarkinis
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Khérédine – Corsaire Tunisien – 16 ème
Tabarkinis
Carlo Emanuele III (1701 – 1775)
Roi de Sardaigne
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JM/GG – Février 2006
NOS ANCETRES
LES RAPATRIES DE TABARCA
Envoyé par J. B. Lemaire
1- PRESENTATION :
Tabarka, Tabarca, Tabarqa ou même pourquoi pas Tabarque comme l'a écrit le
Capitaine de frégate Cavelier de Cuverville dans son étude " La pêche du corail sur les cotes de
l'Algérie " publié vers 1880 chez Berger-Levrault à Nancy. Peu importe la transcription
puisqu'il s'agit d'un nom de lointaine origine sémitique déjà retranscrit, à notre connaissance,
du Phénicien/Carthaginois en Latin, Grec puis en Arabe, toujours avec les approximations que
cela implique, avant de l'être en " Lingua franca "(sabir vernaculaire en Méditerranée
occidentale du Moyen-Âge au XIXème siècle), en Italien et en Français. De plus les noms
propres n'ayant pas d'orthographe comme chacun sait, laissons donc aux linguistes le loisir
d'argumenter sur une hypothétique "correction" et concentrons-nous sur notre propos, la
généalogie.
Les lecteurs auront compris qu'il s'agit de la petite île, plutôt îlot, qui avait déjà été
évoquée dans un article intitulé " Les Tabarkini de San Pietro " paru dans GAMT n° 37-1992/1
sous la plume de Louis et Christiane Nozières (née MORETTO). Ils ont retraçé les grandes
lignes de l'histoire mouvementée de ces Génois de Pegli installés devant la côte de l'actuelle
Tunisie au service des Lomellini, concessionnaires de l'exploitation du corail. La souveraineté
génoise se maintint sur Tabarka de 1540 à 1741 date de la mainmise du Bey de Tunis. Ce
dernier, ayant eu vent que les Français s'y intéressaient, voulut en tirer profit en la plaçant
sous sa tutelle pour le compte de l'empire Ottoman.
Sur le plan de la population, eu égard au fait que les premiers arrivants étaient près
d'un millier, que le travail de la collecte du corail devait être épuisant, que les conditions
sanitaires ne permettaient certainement pas d'assurer la survie d'un grand nombre de
nouveaux nés, ni d'anciens, sans parler de l'alimentation (principalement importée) et de l'eau
(fournie par la pluie et les apports extérieurs) qui devait croupir longtemps avant d'être
consommée, nous avons toutes bonnes raisons d'imaginer que la population a dû être renouvelée,
au moins partiellement et que de ce fait les 2000 personnes qui peuplaient l'îlot en 1738, date
du premier "rapatriement" ne devaient pas toutes être, loin s'en faut, les descendants du
premier contingent débarqué au milieu du XVIème siècle.
Si nous nous référons au peuplement de l'Algérie par nos ancêtres 300 ans plus tard,
en principe dans de meilleures conditions et que nous nous rappelons les hécatombes
caractérisées (épidémies de choléra, paludisme, dysenterie et autres endémies) qu'ont connues
les premières générations, il nous est aisé de concevoir ce qu'il avait dû en être à une époque
beaucoup plus ancienne.
Le comptoir étant en relation permanente avec la Mère Patrie, il servait de base
avancée pour le commerce de marchandises de toutes sortes et disposait de silos à céréales.
Hormis les résidents génois, sa population était peu nombreuse, généralement de passage et
très variée. On y rencontrait des représentants de maisons de négoce, des agents
Tabarkinis
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JM/GG – Février 2006
diplomatiques de puissances européennes, des négociateurs accrédités par les organismes de
rachat des esclaves chrétiens; ils s'y reposaient entre deux missions pour préparer les
rapports destinés à leurs commanditaires, profitant des rotations navales permanentes avec
Gênes et quelques autres ports d'Italie pour envoyer et recevoir leur courrier. Il fallait alors
une dizaine de jours pour rallier la cote ligure. L'île accueillait aussi les esclaves libérés en
attendant leur rapatriement.
2- REFUGIES DE TABARKA :
Comme l'ont écrit mes prédécesseurs, une partie des résidents quitta Tabarka en
Avril 1738, pour aller s'établir sur la petite île de San Pietro, alors déserte, au sud-ouest de la
Sardaigne; ils y fondèrent la bourgade de Carloforte ainsi qu'un certain nombre de hameaux ou
lieux-dits pour ceux d'entre eux qui, se destinant à une activité agricole et pastorale, avaient
demandé et obtenu un terrain. Le tout formant une seule commune, une seule paroisse où tous
les enfants étaient baptisés, tous les mariages contractés et tous les décès enregistrés.
Nous avons vu que le comptoir de Barbarie était passé sous contrôle turc depuis 1741.
A la suite de cette annexion, un grand nombre de femmes et d'enfants furent réduits en
esclavage par Tunis. Ils seront rachetés par le Roi de Sardaigne et en 1770, ils seront
accueillis à quelques milles au sud de San Pietro, dans la péninsule de Sant'Antioco où ils
créeront eux aussi une nouvelle agglomération sous le nom de Calasetta.
La nouvelle possession de Tunis suscitant leur convoitise, des pirates Algérois
s'emparèrent de Tabarka par la force et firent des habitants restants, leurs esclaves. Ceux-ci
seront rachetés par le Roi d'Espagne mais c'est seulement au bout de quelques années qu'ils
seront installés à Nueva Tabarca ainsi que sera désormais appelée cette île minuscule
rattachée à la commune d'Alicante.
Tabarka de Kroumirie était désormais pratiquement vidée de ses habitants, elle sera
définitivement désertée vers 1783 et l'est encore aujourd'hui.
Voici la première partie du destin de sa population terminée. A la fin du XVIIIème
siècle, ils sont donc répartis entre l'archipel sulcitain (San Pietro et Sant'Antioco) et
l'Espagne (Nueva Tabarca). De cette dernière branche, nous n'avons pas de nouvelles mais des
deux premières nous savons qu'ils ont fourni quelques contingents au peuplement de l'Algérie
française.
Ainsi, certains descendants de ces rapatriés de la première heure sont retournés en
Afrique, à proximité des "Turcs", comme ils les ont toujours appelés. D'autres y étaient déjà
revenus travailler, soit avec les Français dans le corail soit dans la pêche au thon à La Goulette.
En effet au tout début du XIXème siècle on y comptait des thonières tenues par des
Carlofortins alors même que d'autres de leurs compatriotes étaient détenus en esclavage. "Les
affaires sont les affaires".
En ce qui concerne les concessions de corail, c'était la concurrence entre les Corses
de Marseille et les Napolitains, on a même vu une compagnie anglaise s'y risquer sans succès
mais la main d'œuvre était invariablement du sud de l'Italie et Tabarquine de Carloforte ou de
Calasetta.
Il est à noter que si les habitants de Nueva Tabarca se sont progressivement
assimilés en Espagne, leurs noms étant généralement transcrits à la Castillane dès le début et
la langue ayant pris la suite, ceux de San Pietro et de Calasetta ont gardé leur particularité
Tabarkinis
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JM/GG – Février 2006
Ligure, essentiellement au point de vue de leur parler qui est resté très fidèle à leur dialecte
génois d'origine. A tel point qu'ils ne peuvent et ne doivent en aucun cas être confondus avec
leurs voisins Sardes. Ils disent eux-mêmes: "Aua parlemmu tabarchin" et ce dialecte est
encore pratiqué de nos jours. C'est pourquoi M. Crespo (in Les Italiens en Algérie pp212-235)
commet une erreur qui nécessite correction lorsqu'il décrit une certaine "micro communauté
sarde à Philippeville et dans le Constantinois" alors qu'il s'agit essentiellement de Tabarquins,
comme nous le verrons au moment de la présentation des listes de noms de famille. Il convient
toutefois de noter que tous les émigrants de Sant'Antioco ne sont pas Tabarquins seule la
majorité des originaires de Calasetta le sont. En ce qui concerne San Pietro nous n'oublions pas
qu'il y a eu un appoint de populations diverses, à majorité ligure de Pegli aux portes de Gênes,
venus en deux vagues: la première en 1738 et la seconde étalée entre 1739 et 1866. Ces
nouveaux arrivants se sont tous fondus dans le creuset de la culture locale, ce qui a du être on
ne peut plus facile à ceux de Pegli ; les autres étant largement minoritaires et les mariages
aidant ils formèrent rapidement un groupe homogène.
Peuvent effectivement se prévaloir d'une origine tabarquine ceux dont l'un des
ancêtres figure sur une des listes de "rapatriés". M. Crespo a du être mal renseigné par ses
informateurs mais il est excusable tant il est vrai que j'ignorais moi-même, jusqu'à une date
récente, ce détail de mes origines.
Pour l'anecdote nous mentionnerons que sur le plan culinaire, ils sont restés attachés
à une sorte de plat à base de couscous mais dont l'accompagnement est uniquement constitué
par des légumes sans sauce. Ils l'appellent "Cashca'" et le préparent dans une "cuscussiera" en
terre cuite qui figure en bonne place dans toutes les cuisines de San Pietro et de Calasetta.
C'est d'ailleurs un Chef de Carloforte qui a remporté le premier prix au concours international
de couscous 2002 face à des concurrent maghrébins, entre autres. Dans les traités de cuisine
tabarquine de l'île de San Pietro, il est généralement fait état que leur plats représentent une
synthèse entre les fonds culinaires ligures et les saveurs nord-africaines. Pour ma part le
cashca' est la seule que j'ai pu trouver. Cependant en matière de préparation d'origine génoise
traditionnelle nous pouvons mentionner une bouillie de pois chiches qui n'est pas sans rappeler
la calentita et la socca niçoise.
3- L'ALGERIE :
Après cette présentation globale de l'environnement venons en au peuplement de
l'Algérie.
Toutefois avant de suivre nos Tabarquins, il convient de nous rafraîchir la mémoire
afin de mieux nous y retrouver dans le dédale inextricable des peuples à l'origine des "Piedsnoirs". Dédale est bien le terme car il en est venu de toutes parts comme dans les autres pays
neufs fondés au cours du XIXème siècle par la grande migration des Européens.
Ce n'est un secret pour aucun d'entre nous que parmi les Français d'Afrique du Nord
et d'Algérie en particulier, les origines sont diverses et variées. Cependant les sentiments sont
souvent confus voire inexacts quant à la provenance des "Algériens" de la première heure. Nous
en voulons pour preuve ce qui a été démontré plus haut au sujet des Tabarquins.
En fait il y eut beaucoup plus d'Allemands que l'on pouvait se l'imaginer: Bavarois,
Grand-duché de Bade et même Prussiens (en fait des Sarrois et des Palatins de Rhénanie
annexée par la Prusse en 1815) . Mais si le Grand-duché de Bade correspond à ses limites
traditionnelles, il n'en est de même ni de la Bavière qui s'étendait jusqu'au Rhin donc bien au-
Tabarkinis
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JM/GG – Février 2006
delà de ses limites actuelles, ni de la Prusse qui elle aussi avait annexé de nombreuses
principautés proches des frontières de France. Il faut donc se méfier en lisant la mention "
Prussien " ou " Bavarois " sur les registres d'état-civil des anciens départements d'Algérie, la
localité mentionnée a de grandes chances de se trouver dans l'ouest de l'Allemagne, en Sarre,
Palatinat ou Bade-Wurtemberg par exemple. De plus volontairement ou non de nombreux
Allemands se sont eux-mêmes déclarés "Alsaciens" pour diverses raisons sur lesquelles nous ne
nous étendrons pas ici.
Il y eut aussi des Suisses (Romands, quelques Alémaniques et Italophones), des
Alsaciens et des Lorrains de Sarre française (Moselle de l'est) bien avant 1870; des Parisiens,
quelques Bretons, des gens du Sud-ouest en assez bon nombre, des Languedociens et
Provençaux en gros contingents, quelques Niçois (avant et après le rattachement de ce Comté à
la France en 1860) et bien sur, d'autres de toutes les régions de France sans oublier la Corse.
Concernant le sud de l'Europe, il y eut naturellement les "Mahonnais" qui sont en fait
d'origine catalane car les Baléares, saignées par les exactions des pirates, avaient été
repeuplées de Catalans aux siècles précédents. Ils ont suivi de près, lorsqu'ils ne les avaient
pas précédés, les hommes du Maréchal de Bourmont en 1830.
Les Espagnols quant à eux, Africains de longue tradition, ils allaient et venaient entre
l'Europe et la Barbarie au gré de leurs conquêtes et retraites. Depuis la prise de Marzalquivir
(Mers el-kébir) en 1505 puis d'Oran sous Charles Quint en 1509 et l'occupation des îlots
d'Alger. Malgré l'évacuation finale de 1792, beaucoup demeurèrent à Oran et dans ses
environs, sans oublier Ceuta et Melilla où ils sont toujours. Aventureux et aventuriers, ils
étaient notamment issus de l'Estrémadure et de la région d'Alicante où certains sont même
retournés en 1962-63 et y ont établi une forte présence française et francophone.
4- TABARQUINS A PHILIPPEVILLE :
Me consacrant à Philippeville, je me contenterais maintenant de limiter mon propos à
ce qui me concerne directement, laissant aux Algérois et aux Oranais le soin de traiter les
autres aspects de la question. Que personne ne se vexe si sa région de prédilection n'a pas été
nommée, cette énumération n'avait pas la prétention d'être complète; elle consistait
simplement à donner une petite idée de la complexité de nos racines.
Dans notre région de l'Est algérien et jusqu'en Tunisie, les immigrations italienne et
maltaise ont été les plus marquantes.
A ceux d'entre nous qui s'intéressent à la généalogie et qui ont pu faire des
recherches approfondies dans les archives ou sur place, ce qui va suivre n'apportera peut-être
rien de nouveau mais parmi les autres qui n'y attachent qu'une importance relative et qui sans
être vraiment actifs n'en sont pas moins attentifs aux trouvailles de leurs prochain, j'ai trop
souvent constaté des erreurs dans l'analyse de leurs racines, dans ce qu'ils s'imaginaient être
la provenance de leurs ancêtres.
S'il est exact que la région de Naples et l'île d'Ischia ont fourni un important apport
de population à Philippeville entre autres, ce ne sont pas les seuls sources de nos origines.
Combien de fois devant le nom italien de mon grand-père maternel, ne m'a-t-on demandé: mais
d'où il est (d'où viennent ses parents ou ses grands parents), de Naples ou d'Ischia? Non, ce
patronyme vient de Toscane, de Porcari près de Lucques (on en trouve aussi à Capanori). Il est
Tabarkinis
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JM/GG – Février 2006
bon de rappeler qu'en 1851, à la naissance du seul émigrant connu, Lucques n'était ni Toscane,
ni Italienne, c'était un Duché indépendant.
Pourquoi cette fixation sur Ischia?
Je me suis interrogé à ce sujet et après en avoir discuté avec quelques autres
personnes, il semblerait que cela vienne du caractère frappant du nom lui-même et de la façon
dont nous le prononcions en "Filivilois": "Ichque", ce nom était vraiment devenu "mythique",
avec des expressions telles que: "à Ichque" pour désigner quelque lieu perdu dans le lointain.
En réalité, des Italiens il en est venu de presque toutes les régions de la botte, avant
même que l'Italie ne fut unifiée à partir de 1861: Royaume de Piémont-Sardaigne (Quelquefois
dénommé "Etats sardes"), République de Gênes, Duchés de Lucques, de Parme, Lombardie
autrichienne, Royaume de Naples et des Deux-Siciles…
La mémoire humaine est courte, en moins d'une génération on a trop souvent tout
oublié; volontairement ou non et le jour où quelqu'un se pose des questions, il se retrouve dans
le brouillard, manquant de références et de pistes. Certes, aujourd'hui tout ceci fait partie du
superflu et n'a que peu d'importance puisque nous sommes tous Français.
C'est ainsi que j'avais toujours entendu dire " elle était Alsacienne " au sujet de la
première épouse de l'un de mes arrières grands-pères alors que j'ai découvert qu'elle était née
en Bavière (avec les réserves énoncées précédemment). L'un de ses descendants directs
interrogé ne connaissait même pas son existence !
En ce qui concerne nos ancêtres de San Pietro/ Tabarca , j'ai interrogé un cousin
éloigné qui ne savait pas mais pensait qu'ils pouvaient être… d'Ischia !!! Il a toutefois une
excuse, sa grand'mère était effectivement de cette ascendance, c'est son époux qui lui, était
d'origine tabarquine. Certains croient leurs ancêtres Alsaciens, alors qu'ils venaient en réalité
de l'autre coté du Rhin, arrivés vers 1850 et avaient survécu au choléra et à la malaria qui
décimaient bon nombre de nouveaux installés. D'autres se disent d'Ischia alors que leurs
racines sont en Calabre, dans les Pouilles ou plus au nord.
Compulsant les registres d'état-civil de Philippeville, j'ai pu constater, ça et là, la
mention "Italien" ou "Italien d'Ischia" alors que le sujet était "Maltais" ou "Anglo-Maltais" et
vice versa ou autre mention erronée portée par un employé de mairie laxiste ou mal informé
face à un déclarant s'exprimant mal en Français, peu au fait de ces subtilités et/ou n'osant pas
reprendre un bureaucrate impressionnant d'importance. Il y a toutefois eu des corrections,
faites sur le champ ou demandées en justice à posteriori sur l'orthographe des noms et
prénoms, plus rarement sur la nationalité.
C'est en "surfant" sur Internet, en consultant un des nombreux sites sur Carloforte
et l'île de San Pietro, que j'ai découvert la surprenante histoire de cette petite communauté
tabarquine dont sont issus les arrières grands parents maternels de mon grand-père maternel.
Ils ont débarqué, âgés d'une petite trentaine d'années et ont fait souche à Philippeville alors
que certains de leurs proches ont laissé des traces à Valée. Comme partout en Europe, la
surpopulation poussa les plus aventureux à l'émigration vers l'Amérique latine et …l'Afrique du
Nord principalement dans la même région que leurs aïeux, entre Tunis et Collo.
Tabarkinis
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JM/GG – Février 2006
Philippeville, de création récente et en pleine expansion à cette époque allait devenir,
pour un temps, le port principal à l'est d'Alger. De nombreux immigrants y débarquèrent, le
travail ne manquant pas, ils y prirent racine. On les retrouve journaliers, terrassiers, maçons,
paveurs, plâtriers, charpentiers de marine, pêcheurs et autres métiers. Ils habitaient rue du
Sphinx qui deviendra rue Antoine Bruno en 1918 (la plus longue de Philippeville, du Montplaisant
à l'avenue de la République! ), rue Valée, rue Buffon, rue Scipion ou rue du Ravin et rue des
Aurès, sur les hauts, vers les remparts de cette cité en construction. D'autres sont
agriculteurs, fermiers, vignerons, viticulteurs ou horticulteurs dans les villages environnants,
Mareuil, Valée, Danrémont, Saint-Antoine, Robertville, Gastonville ou plus loin Jemmapes,
Auribeau, La Robertsau et même sur la route de la Grande-Plage après Stora.
Mais, n'en déplaise aux détracteurs de l'œuvre et de la présence française en
Algérie, je n'en ai rencontré aucun qui " faisait suer le burnous ", c'est plutôt eux, les
malheureux que l'on faisait trimer pour juste de quoi survivre… Ils ne s'en plaignaient que peu,
étant des gens soumis et respectueux de l'autorité, ils obéissaient et exécutaient sans
discuter bien heureux d'avoir leur " panade " quotidienne en priant le ciel d'avoir de quoi payer
le loyer et les vêtements des enfants pour la communion sans quoi certain curé au
comportement discutable pouvait leur refuser de la faire (c'est arrivé à mon grand père
maternel qui en a gardé, à vie, une méfiance viscérale vis à vis de la " bonté " des gens d'église.
Heureusement qu'un oncle par alliance de sa veuve de mère, plus favorisé par le sort lui offrit
le fameux costume pour la communion).
Beaucoup allaient misérablement vêtus mais en général soigneux de leurs effets et
l'un des mots que j'entendais dans ma prime enfance était : " il vaut mieux une vilaine pièce
qu'un beau trou ".
Alors, où sont les " gros colons ", " Latifundiaires " dont on a fait la caricature du
Pied-Noir ? Une poignée tout au plus et en général même pas résidants en Afrique mais pas la
grande majorité du peuple Pied-noir ! Car ceux que l'on appelait " les colons " n'étaient que de
petits agriculteurs trimant sur une terre pauvre et ingrate, plus ingrate qu'en Sicile ou en
Espagne pour ne citer que ces deux parmi leurs pays d'origine.
Dans sa thèse, M. Crespo déclare que la rue du Sphinx semble être la rue de
prédilection des Italiens et de ceux qu'il qualifie de "Sardes", c'est-à-dire les Tabarquins.
Sans pouvoir dire que c'est inexact, il faut y apporter les ajustements qui s'imposent. Il est
exact que ce nom revient souvent, mais si on étudie les autres origines on le rencontrera aussi
souvent; de plus n'oublions pas que c'est la rue la plus longue de Philippeville et qu'il n'y avait
pas beaucoup de rues à cette époque, c'était une ville nouvelle qui s'étendait progressivement.
De plus c'est sur la rive gauche de la rue principale (rue Royale, Impériale, Nationale puis
G.Clémenceau), tracée dans le lit du Saf Saf asséché et détourné vers l'embouchure que nous
lui connaissons sur la route de Jeanne-d'Arc derrière le Skikda, que les premières maisons et
immeubles d'habitation ont été construits. La rive droite, en ce temps là, étant plutôt occupée
par des édifices publics civils et militaires, Eglise, Mairie, hôpital, Caserne de France, Caserne
d'Artillerie à cheval (plus tard nommée Mangin), parc à fourrage, cimetière, poudrière, arsenal
etc…, elle est aussi devenue secteur d'habitation mais plus tard. Donc il y avait tout au plus une
dizaine de rues dans ce gros village entre 1845 et 1890 et par voie de conséquences plus de
chance de retrouver les mêmes noms de rues qui reviennent. De plus il ne faut pas oublier que
l'endogamie n'était pas la norme, loin s'en faut. On pouvait critiquer ou se moquer de tel ou tel
et ça s'est fait jusqu'à l'indépendance mais on se mariait sans en tenir compte, c'était déjà le
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JM/GG – Février 2006
"melting pot". On ne peut pas en déduire qu'il y avait des regroupements par origine bien qu'il y
ait des présomptions que les plus pauvres habitent les plus vieilles maisons.
Une autre erreur de cet auteur est illustrée par la remarque suivante tirée de son
ouvrage page 85: "A Philippeville, trois fabricants de pâtes alimentaires sur quatre sont
Italiens: ce sont les sieurs, Azzopardi, Mizzi, Casseri. Il en est de même pour les négociants en
grains: Marchica, Camilleri, Grima".
Voilà qui fera bien rire les Philppevillois, ce sont tous des noms MALTAIS. Errare
humanum est, espérons une rectification…
Dès l'ouverture de Constantine à l'implantation européenne, certaines familles se
dirigèrent vers cette ville puis essaimèrent dans tout le constantinois où d'ailleurs une forte
proportion de la population est issue d'une première génération de Philippeville. Et l'on peut
qualifier cette dernière de " berceau des Constantinois ".
Paradoxalement, ce port n'évoluera pas suffisamment.
Sa population atteignit tout juste les 60 à 70.000 habitants en 1962.
En 1861, selon les autorités consulaires italiennes, il y aurait eu 10.942
Italiens en Algérie: 4907 dans la province d'Alger avec 3976 à Alger même, 2108 dans la
province d'Oran avec 1.436 à Oran même et 3.927 dans la province de Constantine dont 1.003 à
Bône et 1.311 à Philippeville. En fait ces chiffres ont été corrigés et l'on arriva à plus de 3.000
pour la seule ville de Bône.
En 1864, le consulat dénombre 12.000 Italiens dont 4.000 dans l'Algérois,
2.000 dans l'Oranais et 6.000 dans le Constantinois.
En 1866, le recensement fait par l'administration française en relève 16.665 en ne
comptant que les personnes établies de façon permanente. Selon le consulat italien on
arriverait à plus de 32.000 en ajoutant les itinérants. En effet ajoute le consulat, "presque
tous les ouvriers employés aux travaux des mines et des ports, à la construction des voies
ferrées et des voies ordinaires, des canaux et des réservoirs, sont Italiens.
Ces chiffres de 1861, 1864 et 1866 sont tirés du " boll. Consolare de Déc 1870
pp429-30 "
En 1868, il y aurait à Bône, toujours selon la même source 1871 p457, 2.926 Italiens
sur les 17.501 habitants de Bône soit un tiers de la population totale de la ville. En 1870 ils
seraient passés à 4.000 âmes (Tous ces chiffres sont cités dans G.Loth, le peuplement Italien
en Tunisie et en Algérie, Paris, Armand Colin 1905).
Même si on a du mal à s'y retrouver, nous avons ici la confirmation du rôle de premier
plan joué par la main d'œuvre italienne dans la construction des infrastructures de l'Algérie.
Alors où sont les indigènes ? Qu'ont-ils fait pour la construction de "leur" pays ?
Vraisemblablement pas grand chose. A qui le mérite revient-il ?
Ils continuaient leur vie musulmane dans leurs "douars", se tenant bien à l'écart des
"Roumis, impurs et méprisables" pendant que ceux-ci trimaient pour leur préparer le pays qu'ils
allaient recevoir sur un plateau d'argent en 1962. Ils refusaient, certes sous l'influence de
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leurs chefs et leur foi le leur imposait-il, l'école et le contact des Français, jusqu'à une période
récente, vers 1900, où ils se sont mis à "descendre" en ville s'étant rendu compte de l'avantage
matériel qu'il pouvait y avoir à travailler avec les Français. Mais l'essentiel de l'œuvre était
accompli et l'Algérie avait, entre autres, le réseau ferré le plus important d'Afrique y compris
à l'époque de l'Afrique du sud.
Donc nos ancêtres venus en Algérie n'ont pas "fait suer le burnous" mais ont sué euxmême et tout le mérite leur revient sous l'égide du génie français qui a conçu les projets
auxquels ils ont prêté leurs bras et leur savoir faire habile.
1905 :
Nous en voulons pour preuves ces quelques lignes que Gaston Loth avait écrites avant
Page 125 de son livre déjà cité: "Un deuxième point…en 1898-99, n'arrivèrent
d'Italie que 75 émigrants après en avoir, en 1877-78, envoyé 335; en 1884-85, 668; en 189091, 168 seulement. L'ère des grands travaux étant close, les grandes lignes construites, ceci
s'explique".
Et page 135: "Les Italiens constituaient, dès 1863, la partie la plus considérable des
classes ouvrières de la province de Constantine".
Revenons au cœur de notre sujet :
En activité, Philippeville se maintint quand même à la 3ème place des ports de pêche
(1er pour la sardine et l'anchois) et obtint tout juste une place intérimaire de port pétrolier,
alors que Bône dépassa allègrement les 120.000 habitants et conforta sa place de 1er port de
l'Est algérien au cours du XXème siècle malgré des liaisons moins favorables avec l'arrière
pays. Pourquoi?...à approfondir.
5 - BORGHERO et DANOVARO :
C'est le 12 Septembre 1841 que fut célébré en l'église San Carlo de Carloforte
l'union de Donato, fils de Agostino BORGHERO et de Catterina son épouse, d'une part et de
Rosalia, fille de Bartolomeo MORETTO (ou Amoretto ?) et de Rosa son épouse, d'autre part.
Certainement embarqués à Cagliari ou à Castel Sardo sur une goélette ou une tartane
vers 1851, Donato BORGHERO, son épouse Rosalia MORETTO (enregistrée sous ce nom à
Philippeville) et leurs enfants ont débarqué au mouillage de Stora car le port de Philippeville
n'existait pas encore.
Je tiens cette information de mon grand-père qui m'avait expliqué comment sa
grand'mère Catherine, Maria, Regina BORGHERO était arrivée à l'age de 9 ans en mentionnant
qu'elle se rappelait avoir été portée du bateau dans la baleinière puis avoir marché dans l'eau
jusqu'à la taille pour arriver à terre; comme elle est née le 1er Janvier 1842 à Carloforte, j'ai
fait le calcul.
1°) Le 26 Avril 1862 à Philippeville, à 18h15, à 20 ans elle épousa Giuseppe,
Salvatore DANOVARO, 30 ans, exerçant la profession de journalier, né le 17 Décembre 1832 à
Carloforte de feu Bartolomeo et de feue Caterina LEONE (Unis le 3 Mars 1822 à Carloforte
étant respectivement fils de feu Bernardo et Maria et fille de Luigi et feue Maddalena).
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Giuseppe, Salvator aussi bien que Catherine, ont déclaré ne pas savoir signer. Les témoins
étaient : Severac Jean Pierre, employé de 46 ans, Bourdis Charles gendarme de 30 ans, Canapo
Salvator journalier de 42 ans et GROSSO Grégoire maçon de 24 ans (certainement aussi
Tabarquin de Carloforte, cf liste des noms). Vous voyez qu'ils n'ont pas que des compatriotes
comme témoins !
Parmi leurs enfants identifiés nous notons :
a- Mathilde née le 29 Mars 1863 à Philippeville rue Valée n°54, mariée à 16 ans 1/2, le
20 décembre 1879 avec Giovanni, Raffaele, Alessandro dit Jean DELLA MAGGIORA ,
menuisier né le 12 octobre 1851 à Lucques qui décédera le 18 Mai 1886, rue du Sphinx n°35.
Parmi leurs témoins on retrouve GROSSO Grégoire âgé de 41 ans qui avait déjà été
témoin au mariage des parents de Mathilde, Keller Jean, marchand de meubles, Emeric
Augustin, officier en retraite de 69 ans et Pio Sébastien, cordonnier de 56 ans.
Les époux ont signé.
Ils eurent 4 enfants dont 3 arrivèrent à l'âge adulte:
· Bernard, Auguste, Salvator DELLA MAGGIORA, 18 Septembre 1880, rue des Aurès
maison Caille. Il sera grièvement blessé au Champ d'Honneur le 7 Avril 1917 dans la zone de
Nieuport au cours d'un coup de main pour lequel il s'était porté volontaire avec d'autres et
décèdera le lendemain, jour de Pâques, à l'ambulance "Océan" de La Panne (Belgique),
récompensé par une élogieuse citation posthume à " l'ordre de la division ". Une lettre reçue de
l'aumônier mentionnait qu'il avait voulu remplacer un père de famille, lui-même étant
célibataire, sans enfants. Il figure sur le monument de Philippeville, maintenant à Toulouse au
cimetière "de Salonique".
· Augustine DELLA MAGGIORA, 17 Août 1882, rue du Sphinx n°35. Deviendra Mme
GAUDINO Giro (Jérôme) en 1903, aura 3 enfants (Rose, Mathilde, Francis) et décèdera en
1939.
· Salvator DELLA MAGGIORA, 25 Juin 1884 à la même adresse. Epousera en 1921
Prudence, Félicité, Zoé FORMOSA dont il aura 2 enfants (Yvonne 1/8/1922 et Jean 9/5/1925)
et décèdera le 11/11/1975 à Nice.
b- Madeleine, Marie 29/10/1865- 30/5/1866, rue du Sphinx n°32.
c- Joseph, Pierre le 13 Octobre 1869, rue du sphinx n°35. Il exercera la profession
de maçon et dans la mémoire familiale il est célèbre puisqu'il aurait exécuté les moulures en
staff et en stuc de la décoration du théâtre de Philippeville (vérifié et attesté auprès de
différentes sources familiales). Rappelons que c'est un DANOVARO, Maître Agostino qui avait
été le Maître d'œuvre (capomastro costruttore) lors de l'édification de l'Eglise de Carloforte
où il subsiste deux ou trois descendants du même nom. En 1790-91 il en est devenu Maire
(Sindaco), alors que son père Maître Antonio, unique porteur de ce nom figurant sur la liste des
rapatriés et sur celle des trente mariages de Tabarka avant le départ de 1738, avait déjà en
1740 exercé des fonctions officielles locales. Un autre de ses fils, Maître Ambroggio fut
également Maire de Carloforte en 1793 (attesté par un document du 2/9/1793, alors que la
République Française avait annexé San Pietro, renommée " île de la Liberté ". Joseph a une
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nombreuse descendance en France par ses enfants, Reine, Jeanne et Antoine.
d- Donat, Augustin né le 26/4/1879 rue des Aurès, maison Caille. Son père Joseph,
Salvator est terrassier et les témoins sont Baude François maçon de 32 ans que nous
retrouverons ci après et Borghero François cultivateur de 28 ans. Meurt le 20/8/1885.
2°) Le 29 Août 1863 à Philippeville, Agathe BORGHERO, née à Carloforte le
4/1/1845 et baptisée Maria Agate (sous les parrainages de Andrea et Agata Tassara), épouse
Jean Alphonse GOUMAZ. Ils auront un fils, Marius Antoine qui épousera Marie Anne Portelli le
24 Décembre 1889 et une fille Rosalie Hyacinthe qui épousera Victor Joseph BOREL le
21/12/1893 dans la même ville.
3°) Une autre fille de Donato BORGHERO, Marie Anne, Philippine, née à
Carloforte le 28/7/1847 épousa le 21/12/1869, François Joseph BAUDE, maçon né à Oran le
23/12/1846. Dans cet acte Donato Borghero serait cultivateur. La future et ses parents n'ont
pas signé. Ils eurent au moins 5 enfants: Fortuné le 21/11/1870, Eugénie le 01/10/1872,
Baptistin le 25/4/1878 se mariera à Sétif le 16/4/1904 avec Zoé Bonnot, Marie Victorine le
9/11/1880 et Marius le 16/5/1884 (+en Juin 1887).
Elle décèdera le 9/5/1888, rue des Poudrières, maison Baude, fille de feu Donato
Borghero.
François BAUDE se remariera en 1889, sera à nouveau veuf et plus tard il rejoindra
sa fille mariée à un Sicilien, à New York où il a été enregistré à Ellis Island le 21/12/1919. Il y
finira sa vie, mais sera enterré à Philippeville dans son caveau où se trouvent également, si ma
mémoire est bonne, outre les dépouilles de ses épouses et de ses enfants décédés, les corps
des époux Borghero, des époux Danovaro et de Mathilde Danovaro. C'est lui qui avait payé le
costume pour que mon grand père puisse faire sa communion (cité plus haut).
4°) Marie Louise, 3 ans, figure aux décès du 15/4/1862, rue du Sphinx,
maison Musso. Salvator DANOVARO, le futur gendre de 30 ans est témoin.
Donato Borghero est décédé avant sa fille Marie Anne (+ 9/5/1888).
Rosalia Moretto, son épouse demeurait à Valée au moment du décès de sa fille.
Joseph Salvator DANOVARO, journalier de 58 ans, décède le 11 Février 1891, rue
Clauzel, maison Calendini.
Quant à Catarina, son épouse née BORGHERO, elle était toujours en vie pendant la
première guerre mondiale. Comme elle est souvent dénommée Borghese sur les registres de
l'état-civil, il faut entreprendre des recherches de confirmation. Toutefois, le nom de
Borghese n'étant jamais apparu dans l'histoire des Tabarquins et toute sa fratrie s'appelant
Borghero, je pencherais pour une erreur de transcription, ce qui reste à établir. C'est établi le
17 juillet 2003 par la consultation du registre des baptêmes de Carloforte où elle est inscrite
sous le nom de Borghero. C'était donc bien une mauvaise transcription de l'officier d'état civil
de Philippeville.
6- HOMONYMES NON IDENTIFIES :
BORGHERO
Tabarkinis
:
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BORGHERO Augustin se marie le 7/1/1888 avec Deydier Adrienne.
J'ai également trouvé le décès de Donat Alfred fils de BORGHERO Augustin,
viticulteur âgé de 27 ans le 13/6/1893. Les prénoms Donat et Augustin sont utilisés dans la
famille que nous étudions mais nous n'avons pas assez d'éléments pour trancher.
DANOVARO
:
Marie Charlotte née le 2/11/1817 à Carloforte, fille de Joseph (décédé en Mars
1847) et de Rosa (Rombi ?) (décédée en Novembre 1829) a épousé le 13/6/1855 à Philippeville,
Adolphe PIEL, voilier, dont elle avait eu une fille Angélique née le 25/11/1849 à Philippeville,
alors qu'il était sapeur. Les témoins étaient Filippi Jean Baptiste, patron marin de 76 ans,
Rosso Baptiste, menuisier de 36 ans, Rias Philippe forgeron de 27 ans et Padovanni Antoine
Paul, agent de police de 36 ans. Elle n'a pas signé.
Il est fort probable qu'elle soit parente de Joseph Salvator, les DANOVARO de
Carloforte descendant tous d'Antonio " rapatrié " de Tabarka (cf. supra et liste des mariages
et des rapatriés de 1738 en annexe), fils d'Ambroggio et originaire de Rivarolo in Ponsevia au
nord-est de Gênes, aujourd'hui quartier (circonscription) de cette métropole.
7- ORIGINE et DIFFUSION DES NOMS :
BORGHERO : Assez rare, semble avoir deux foyers, l'un à Padoue et l'autre à Carloforte.
Selon l'annuaire téléphonique, il y en aurait 157 en Italie, 25 en France, 24 aux EtatsUnis (NY/NJ), 3 en Argentine et 2 en Espagne. <P>DANOVARO : Très rare, exclusivement
génois, il se rencontre dans l'île de San Pietro du fait de Tabarca. Au XIXème siècle une
famille d'armateurs portait ce nom à Gênes, ils avaient baptisés de nombreux navires des noms
de membres de leur famille.
Dans le dictionnaire italien des familles nobles éteintes, on mentionne en 1868, des
Comtes DANOVARO. Aujourd'hui il est porté par 187 abonnés en Italie (Génois, Carlofortins),
19 en France, 10 aux Etats-Unis (Cal., NY/NJ) et 2 en Argentine.
8- ANNEXES :
Seule l'annexe B est disponible sur le site de J.P. Bartolini " Bône la
coquette " sous le titre " Ceux de Tabarka " :
A- Liste des 30 mariages de 1738 à Tabarka.
B- Liste des 100 familles installées à Carloforte le 17 Avril 1738.
C- Liste des immigrants non Tabarquins en 1738.
D- Liste des immigrants à Carloforte entre 1739 et 1866.
E- Liste des immigrants à Calasetta en 1770.
F- Liste des rachetés de Nueva Tabarca.
G- Liste de familles des 630 esclaves rachetés en 1803.
H- Liste des natifs de Carloforte et de Calasetta naturalisés Français.
I- Liste de quelques mariages de Carlofortins à Philippeville de 1862 à 1894.
Sources bibliographiques :
-Giuseppe Vallebona, "Storia di una colonizzazione", Edizioni Della Torre, Cagliari,
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JM/GG – Février 2006
1962, 1974, 1988.
-Giorgio Ferraro, "Da Tabarka a San Pietro", Grafica del Parteolla,1998.
-Maria Cabras et Pietrina Rivano Poma, "Calasetta", Storia e folklore letterario.
-Alejandro Ramos Folqués, " La isla de Tabarka ".
-Gérard Crespo, "Les Italiens en Algérie 1830-1960" Septentrion 1998.
-Cavelier de Cuverville, "La pêche du corail sur les cotes de l'Algérie" Nancy 1880
-Ambassade d'Italie à Tunis, "Memorie italiane di Tunisia" Finzi, Tunis.
-Pierpaolo Merlin, coordinateur, "Grande storia del Piemonte" 5vol., Bonechi, Florence.
-Fernand Braudel, "Histoire de la méditerranée sous Philippe II", 2t., Armand Colin,
1985.
-Revue GAMT n° 37- 1992/1.
Archives :
-Registres d'état-civil de Philippeville (1838-1895) C.A.O.M. Aix-en-Provence.
-Bulletins des lois 1830-1920.
-Service Historique de L'armée de Terre à Vincennes.
-Archivio di Stato, Cagliari.
-Archivio Storico Diocesano, Iglesias Sardaigne.
-Archives personnelles et mémoire familiale.
Sites internet :
-Melegnano.net : sens et origine des noms de famille.
-Chercher Carloforte, SanPietro, Calasetta et Tabarka/Tabarca avec un moteur de
recherches.
-Geneaita.org : généalogie italienne et bibliothèque.
-Annuaires électroniques.
Articles complémentaires du même auteur :
-"Cuisine insolite" Oct. 2002. Paru en Décembre 2002, Revue "Ensemble" 130, ave. de
Palavas 34000 Montpellier et sur le présent site rubrique " cuisine " sous le titre "Calentita".
-"I Tabarchini" Sept. 2002, Non publié
-"La Madonna dello schiavo" (traduction d'un texte italien) Nov 2002 à paru en
Octobre 2003 dans la revue "Etoiles du Sud" et sur le présent site dans le N° 24 de la
Seybouse sous le titre "La Madonna dello schiavo" .
-"Barbarie et méditerranée occidentale" Nov 2002, paru en Janvier 2004 dans la
revue "Etoiles du Sud" et sur le présent site dans le N° 26 de la Seybouse sous le titre
"Barbarie et méditerranée occidentale" ..
Jean-Bernard LEMAIRE
St Germain-en-Laye - le 12 Décembre 2004
Tabarkinis
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« APPEL A TEMOINS »
Recherchons "TABARQUINS !
Jean-Bernard LEMAIRE
Recherchons "TABARQUINS », c'est à dire descendants, directs ou indirects de ces hardis
génois de Pegli qui dès le 16ème siècle se sont établis à TABARCA pour collecter le corail et
dont certains descendants ont ensuite émigré en Algérie et en Tunisie au 19ème siècle
après avoir fondé Carloforte à San Pietro en 1738 et pour beaucoup souffert l'esclavage en
Barbarie.
J'en suis un et je sais qu'il y en avait à Bône notamment, c'est pourquoi je demande aux
lecteurs de "La Seybouse" de consulter attentivement la liste de noms suivante pour voir s'ils
ne sont pas dans le même cas.
Si vous trouvez un nom qui vous concerne, même si vous ne le portez pas (ancêtre par voie
maternelle), contactez moi afin que nous puissions faire avancer la recherche des héritiers
de cette communauté en France (je sais que nous sommes plusieurs centaines voire
milliers). Il y en a en Italie, quelques milliers dans l'ile de San-Pietro et ailleurs, il y en a aux
Amériques en Australie et en d'autres contrées.
Je vous remercie de votre aide.
Tabarkinis
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LA FAMILLE ROSSO DE L’ILE DE SAN PIETRO (SARDAIGNE)
APPARENTEE A LA DYNASTIE HUSSEINITE
par Guy–Joseph Fouché
C’est avec un grand plaisir que nous renouons le contact avec les diasporiens que nous
saluons et en profitons pour féliciter le bureau pour son dynamisme. Basés actuellement à
Sao Paulo, capitale économique du Brésil et mégapole de 12 millions d’habitants, nous
avons le plaisir de vous annoncer la naissance de Patrick qui est franco – brésilien.
Ce pays continent qui occupe presque la moitié de l’ Amérique du Sud a une superficie 16
fois supérieure à celle de la France et presque 100 fois supérieure à celle du Portugal qui le
découvrit en 1500 par Cabral et le colonisa ensuite, y imposant sa langue, le reste de
l’Amérique du Sud parlant espagnol.
Le Brésil devenant indépendant en 1822, les autres principales colonies potugaises (Angola
et Mozambique ), ne le devinrent que tardivement, en 1975.
Les abondantes pluies tropicales qui contrastent avec la sécheresse du sud tunisien
favorisent une végétation luxuriante, mais provoquent aussi de grosses inondations.
Les brésiliens sont aussi accueillants que les tunisiens, ce qui nous ramène à notre chère
Tunisie.
Il y a 5 ans, j’ai engagé des travaux généalogiques sur mes ancêtres en Tunisie dont j’ai
publié plusieurs articles dans la revue de la Diaspora Sfaxienne. En 2002, j’écrivais un article
où j’indiquais ma descendance de Caterina ROSSO et de sa fille Mathilde.
Mathilde GHIGGINO
Mathilde GHIGGINO, née le 5 septembre 1840,épousa en 1856 Jean – Henri MATTEI, vice
– consul de France à Gabès et à Sfax de 1856 à 1881. (fils de …. ). Elle était la fille de
Caterina ROSSO, sarde née à Tunis et de Giuseppe GHIGGINO, né à Tunis, qui fut consul
sarde du Piémont Sardaigne à Sfax à partir de 1834, mariés en l’église Sainte Croix en
1839. Caterina décéda à Sfax le 14 août 1867 et Giuseppe décéda à Sfax le 21 février
1862 : il était le fils de Francesco GHIGGINO et d’Antonia CHIAPPARINI. Le couple eut 5
enfants : Mathilde, Aloissia, Adolfo, Enrico, Achille GHIGGINO nés à Sfax.
Caterina ROSSO, fille présumée d’Antonio ROSSO, consul sarde, est mentionnée aussi à
Sousse en décembre 1827,5 (dans quel texte ?) épouse sarde du consul italien, Girolomo
Tabarkinis
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VIGNALE, donnant naissance à Félice VIGNALE.
Carolina CARLETON à Sousse )
( en 1858, Felice VIGNALE épousa
Caterina ROSSO, au décès de Girolomo VIGNALE a dû épouser Giuseppe
GHIGGINO qui l’aurait emmenée à Sfax .
Dès le 16ème siècle, de nombreux gênois de Pegli s’étaient établis à Tabarka pour collecter
le corail et certains de leurs descendants avaient migré dans l’île de San Pietro, située au
sud-ouest de la Sardaigne et y avaient fondé Carloforte en 1738.
C’était le cas de la famille ROSSO qui allait connaître non seulement l’invasion de cette île
en 1793 par les troupes révolutionnaires françaises, mais aussi une énorme rafle des
barbaresques tunisiens en septembre 1798 de plus de 800 chrétiens destinés à l’esclavage,
les îles chrétiennes proches de la Tunisie étant leurs lieux de prédilection.
La plus célèbre de ces captifs fut Francesca ROSSO dont j’ai le plaisir de vous faire
partager l’aventure dans ce récit qui m’a été adressé récemment par une de mes
correspondantes en généalogie, traduit de l’italien.
Il me reste dorénavant à découvrir le lien de parenté exact entre Caterina et Francesca et
une possible autre parenté avec un musulman dûe aux pirates barbaresques, après celle
publiée en 2002 au sujet de Selim Corso, alias Joseph Marini, corse, beau-frère du consul
Thomas Mattei. Selim Corso fut doyen des mameluks, caïd d’El Nefzaoua, de Djerba, de
Bizerte, de Bedja, des Métélits et avait été le compagnon d’enfance d’Ahmed Bey.
Pour cela, il me faut découvrir les actes de naissance de Caterina Rosso à Tunis et de
Francesca Rosso.
Pour toute information, mes nouvelles coordonnées sont :
Guy – Joseph Fouché
Praça Paul Harris, 51
04517 – 100 SAO PAULO BRESIL
[email protected]
Tabarkinis
39
JM/GG – Février 2006
Naissances et Mariages de ROSSO à Sousse et à Tunis
Josyanne MASSA
Dans les années 1800, les familles
catholiques de Sousse avaient le choix de
faire baptiser leurs enfants soit lors du
passage d’un prêtre en provenance de Tunis
et se rendant à Tripoli en Libye ou lors de
son retour de Tripoli vers Tunis. C’est
pourquoi il est si difficile de retrouver les
actes de baptêmes !! (les actes portés sur
les registres de Tripoli se trouvent
aujourd’hui dans une église de Gênes en
Eglise de Sousse
Italie, où il est possible de les consulter )
Suivent quelques relevés concernant les ROSSO, à Sousse et à l’église Sainte-Croix de
Tunis, après 1836.
Naissances à Sousse
1838/01/04
ROSSO Francesco Antonio Guiseppe, fils de Gio Baptista, de Monastir, et de
SICCAGULA Teresa, née le 21 3 1838, sardi
parrains : Guiseppe in assenza di ROSSO Antonio et SICCAGULA Maria
1840/09/03
ROSSO Antonia fils de Gio Baptista de Monastir et de SICCAGULA Teresa, sardi
Parrains : OVERO Antonio / SICCAGULA Rosa
1843/26/01
ROSSO Adelina Natalizia fils de Gio Baptista de Monastir et de SICCAGULA Teresa,
25 12 1842 sardi, s
Parrains : SICCAGULA Nicola / VARELLI Maria
Mariages à Sousse
1837/29/01
ROSSO Giambattista et SCIACCAGULA Teresa
Fils de Antonio et de BORGHERIO Maria
Fille de Francesco et de MORO Rosa Genovese
Temoins : SACCOMANO G (francese) SERRA Felice (napoli)
Notes :
1.
ROSSO Antonio est témoin à un X le 15/10/1845 de SCIACCAGULA Nicolina ..
familles alliées évidemment
2.
Les ROSSO de Sousse semblent venir de la isola della feminine … a capace
3.
MORO Rosa dcd en 1855 âgée de 72 ans donc naissance calculée : 1783
Tabarkinis
40
JM/GG – Février 2006
Décès à Sousse
1845/29/12
ROSSO Maddalena, 85 anni, fille de Francesco (fu) et de lucia donc née en 1760
mogli de Antonio ROSSO, Sardi (est ce le nom d’épouse ou du mari ??)
1847/18/02
ROSSO Antonio, 74 ans, ne en Tunisie fils de Bernardo+ et de Aggata+ (CIREN ou
SIRAGA) différentes orthographes suivant les relevés) donc né en Tunisie en 1773,
genovese
1845/18/07
ROSSO Achille Adolfo, 8 mesi, fils de Gio Battista et de SCIACCAGULA Teresa
1850/13/09
ROSSO Achille, 1 mois, fils de Gio Battisto et de SCIACCAGULA Teresa, sardi
1856/11/08
ROSSO Feliciano, 1 anni, fils de Gio Battista et de CIACCAGULA Teresa, décès du
cholera, sardi
1861
VIGNALE Felice fils de Girolamo+ et de ROSSO Catarina, 33ans, donc né en 1828,
époux CARLETON Carola
1867
VIGNALE Adolfo fils de Girolamo et de ROSSO Catarina, 30ans, donc né en 1837
1880
ROSSO Maria fille de Antonio et de LEONI Antonia, 6ans, donc née en 1874
1880
ROSSO Tomasa, fille de ? Libera âgée de 90, donc née en 1790
née a Palerme, veuve de BRUNO Salvatore e de ROSSO Guiseppe
1881
ROSSO Luigia fille de Filippo et de CARLETON Madelena, 2 ans
1886
Rosso maria fille de antonio et de leoni antonia
1887
ROSSO Guiseppe, fs de Francesco et MILI Maria, 25ans, donc né en 1862
1883
RUSSO Rosa, fille de Gioacchino et BRUNO Maria, bambino
1883
RUSSO Salvatore, fils de Gioacchino et BRUNO Maria, bambino
Tabarkinis
41
JM/GG – Février 2006
Sur les registres de l’église Sainte Croix à Tunis
Mariage le 02/08/1847
SACCOMAN Pietro, né le 20/03/ 1797 à Tunis, avec ARNAUD Thérèse, fille de Jean
Joseph et Augustine DURANTE née le 31/01/1818 à Tunis , veuve de SACCOMAN
Guiseppe + 04/11/1846 (fa Gian Batti SACCOMAN et de ROSSO Teresa mariés à SteCroix le 22/6/1786)
Mariage le 06/09/ 1851
ROSSO Antonio, né a Carloforte , veuf de PERONA Celestina décédée a Tunis le
20/10/1850 (bottajo ? sicilien) avec
GRANARA Caterina, née le 14/04/1833, sans indication du nom des parents ou du lieu
de naissance
Mariage le 31/09/1871
GRANARA Nicola
fils de Guiseppe+ et de ROSSO Maria, ne le 17/07/1835 à
Carloforte (maçon), avec
OLANDA Giorgina fille de Antonio+ et de RIVANO Antioca , née le 21/04/1839 à Tunis
Eglise Sainte-Croix de Tunis
Tabarkinis
42
JM/GG – Février 2006
Esclaves de l’île Saint-Pierre en 1789
Famille ROSSO
Source : site GENOM
http://www.genom-online.com/
ROSSO
ROSSO
ROSSO
ROSSO
ROSSO
ROSSO
ROSSO
ROSSO
ROSSO
ROSSO
ROSSO
ROSSO
ROSSO
ROSSO
ROSSO
ROSSO
ROSSO
ROSSO
ROSSO
ROSSO
ROSSO
ROSSO
ROSSO
ROSSO
ROSSO
ROSSO
ROSSO
ROSSO
ROSSO
ROSSO
ROSSO
ROSSO
ROSSO
ROSSO
ROSSO
ROSSO
ROSSO
ROSSO
ROSSO
ROSSO
ROSSO
ROSSO
ROSSO
ROSSO
ROSSO
ROSSO
Tabarkinis
Nicoletta
Francesca
Teresa
Caterina
Anna
Carolina
Maria
Sebastiano
Angelica
Giuseppe
Maria
Vittoria
Salvatore
Rosalia
Salvatore
Angelica
Antioco
Caterina
Ignazio
Vittoria
Rosalia
Apollonia
Rosa
Teresa
Vincenzo
Anna Maria
Francesca
Madalenna
Antonia
Giacinta
Girolama
Luigi
Rosa
Nicola
Gaetano
Maria
Nicola
Paola
Madalenna
Madalenna
Bartolomeo
Gio Battista
Grazzia
Maria
Maria
Rosalia
Abdel CHERIM
ALLE MANNI DI SI L'ARABI
Ameda BIL KETEB
Antonio MENDRICE
BARTHEZ
BARTHEZ
BARTHEZ
BARTHEZ
Dal BELLO
Dal DOLETILY
Dal DOLETILY
Dal DOLETILY
DON IGNAZIO SOLER
FESSLER
Giroggio RIVANO
Hagi Mohamed Ben MILED
Hagi Mohamed Ben MILED
Hagi Mohamed Ben MILED
Hagi Mohamed Ben MILED
Hagi Mohamed Ben MILED
Hagi Salem Ben DIEF
Hagi Selem Ben DIEF
Lilla CADUGIA
Lilla CADUGIA
Lilla HASFIA
Lilla MANNENA
Mohamed Ben CHEBIR
Mohamed Ben CHEBIR
Mohamed Ben CHEBIR CERIF
Mohamed Ben CHEBIR CERIF
Mohamed Ben CHEBIR CERIF
Mohamed Ben CHEBIR CERIF
Mohamed Ben CHEBIR CERIF
Mustapha
Si Mustapha ABDI
Si Mustapha ABDI
Si Mustapha ABDI
Si Mustapha ABDI
Tonino ROSSO
Tonino ROSSO
43
JM/GG – Février 2006
Les ROSSO de Carloforte pris en esclavage en 1798
placés chez des maîtres dans l’attente d’être rachetés, certains décidèrent de rester
en Tunisie, d autres repartirent en 1803, grâce à l’intervention de Napoléon Bonaparte
Maître DON IGNAZIO SOLER (peut-être le consul espanol ?)
Nom - Prénom(s) ROSSO Salvatore
Père Antioco Di Vicenzo X Mère FERRARO Maria Grazzia
Composition de la famille
FERRARO Maria Grazzia
ROSSO Salvatore
ROSSO Bartolomeo
Maître MILED Hagi Mohamed Ben
Nom - Prénom(s) ROSSO Antioco
Père Gio Batta Di Giuliano X Mère ZUDDAS Agostina
Composition de la famille
ZUDDAS Agostina
ROSSO Antioco
ROSSO Ignazio
ROSSO Caterina
ROSSO Vittoria
ROSSO Angelica
ROSSO Salvatore
ROSSO Anna Maria
ROSSO Caterina
Maître CHEBIR CERIF Mohamed Ben
Nom - Prénom(s) ROSSO Luigi Père Gian Battista
Composition de la famille
ROSSO Girolama
ROSSO Luigi
ROSSO Antonia
ROSSO Rosa
ROSSO Giacinta
ROSSO Nicoletta
Maitre inconnu
Nom - Prénom(s) ROSSO Bartolomeo
Père Antioco Di Vicenzo x Mère FERRARO Maria Grazzia
Composition de la famille
FERRARO Maria Grazzia
ROSSO Salvatore
ROSSO Bartolomeo
Maître ABDI Si Mustapha
Nom - Prénom(s) ROSSO Gaetano X Conjoint(e) MASNATA Maria Grazzia
Père Nicola
Composition de la famille
ROSSO Gaetano X MASNATA Maria Grazzia
ROSSO Nicola
ROSSO Maria
ROSSO Paola
Tabarkinis
44
JM/GG – Février 2006
LA FAMILLE ROSSO DE L’ILE DE SAN PIETRO (SARDAIGNE)
APPARENTEE A LA DYNASTIE HUSSEINITE
par Guy – Joseph Fouché
Il y a 5 ans, j’ai engagé des travaux généalogiques sur mes ancêtres en Tunisie dont j’ai
publié plusieurs articles dans la revue de la Diaspora Sfaxienne. En 2002, j’écrivais un article
où j’indiquais ma descendance de Catarina ROSSO et de sa fille Mathilde.
Mathilde GHIGGINO, née le 5 septembre 1840, épousa en 1856 Jean – Henri MATTEI, vice
– consul de France à Gabès et à Sfax de 1856 à 1881. Elle était la fille de Catarina ROSSO,
sarde née à Tunis et de Giuseppe GHIGGINO, né à Tunis, qui Fut consul sarde du Piémont
Sardaigne à Sfax à partir de 1834, mariés en l’église Sainte Croix en 1839. Catarina décéda
à Sfax le 14 août 1867 et Giuseppe décéda à Sfax le 21 février 1862 : il était le fils de
Francesco GHIGGINO et d’Antonia CHIAPPARINI. Le couple eut 5 enfants : Mathilde,
Aloissia, Adolfo, Enrico, Achille, nés à Sfax.
Catarina ROSSO, fille présumée d’Antonio ROSSO, consul sarde, est mentionnée aussi à
Sousse en décembre 1827, épouse sarde du consul italien, Girolomo VIGNALE, donnant
naissance à Félice VIGNALE. ( en 1858, Felice VIGNALE épousa Carolina CARLETON à
Sousse )
Catarina ROSSO, au décès de Girolomo
GHIGGINO qui l’aurait emmenée à Sfax .
VIGNALE,
a
dû
épouser
Giuseppe
Dès le 16ème siècle, de nombreux gênois de Pegli s’étaient établis à Tabarka pour collecter
le corail et certains de leurs descendants avaient migré dans l’île de San Pietro, située au
sud-ouest de la Sardaigne et y avaient fondé Carloforte en 1738.
C’était le cas de la famille ROSSO qui allait connaître non seulement l’invasion de cette île
en 1793 par les troupes révolutionnaires françaises, mais aussi une énorme rafle des
barbaresques tunisiens en septembre 1798 de plus de 800 chrétiens destinés à l’esclavage,
les îles chrétiennes proches de la Tunisie étant leurs lieux de prédilection. La plus célèbre de
ces captifs fut Francesca ROSSO dont j’ai le plaisir de vous faire partager l’aventure dans ce
récit qui m’a été adressé récemment par une de mes correspondantes en généalogie, traduit
de l’italien.
Il me reste dorénavant à découvrir le lien de parenté exact entre Catarina et Francesca et
une possible autre parenté avec un musulman dûe aux pirates barbaresques, après celle
publiée en 2002 au sujet de Selim Corso, alias Joseph Marini, corse, beau-frère du consul
de France Thomas Mattei à Sfax. Selim Corso fut doyen des mameluks, caïd d’El Nefzaoua,
de Djerba, de Bizerte, de Bedja, des Métélits et avait été le compagnon d’enfance d’Ahmed
Bey.
Pour cela, il me faut découvrir les actes de baptême, mariage et décès de Catarina Rosso et
de Francesca Rosso. Pour toute information, mes nouvelles coordonnées sont :
Guy – Joseph Fouché
Praça Paul Harris, 51
04517 – 100 SAO PAULO BRESIL
[email protected]
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45
JM/GG – Février 2006
FRANCESCA ET LES CALOFORTINS
Guy-Joseph FOUCHÈ
Un certain Giuseppino RAFFO était l’ami intime de Ahmed « le Sarde ». Il demanda et obtint
du Bey une autorisation pour un « petit » thonier à Sidi Daude. RAFFO avait un parent avec
lequel il fonda une société, la « Gaetta». Son associé ayant été assassiné au cours d’une
incursion dévastatrice des Maures, sur le thonier en partance, RAFFO appela des
carlofortins, parmi lesquels les frères BACCICCIA et Giuseppe ROSSO, rais et sous rais du
thonier. Ainsi commença une nouvelle immigration saisonnière volontaire et pacifique cette
fois ! de Carlofortins en Tunisie. Ils arrivaient à Sidi Daude pour la durée de la pêche au thon
après quoi à la fin de la saison de pêche, RAFFO les rapatriait avec les bateaux . Le « rais »
pourtant était obligé de rester plus longtemps à cause de sa charge, de sorte que, avec le
temps, il décida de s’établir définitivement à La Goulette.
Francesca ROSSO, ayant appris la présence des Carlofortins se fit connaître et leur
demanda si sa mère vivait toujours ; ils lui répondirent que oui et elle se mit à pleurer. Les
thoniers se mirent à fréquenter le Bardo, toujours accueillis avec grand enthousiasme par la
mère du Bey.
Un jour elle « pria » le capitaine PERUSCINA (Giovanni da Ragusa di DALMAZIA, il avait
épousé en 1809 la Caroline Nicoletta BARABINO, note de l’auteur) de ramener sa mère et
plusieurs femmes et leurs maris, pour rester tout l’été et elles repartiraient en automne. Sofia
CAPPAI, mère de Francesca, après de longues insistances, se décida à partir pour Tunis en
compagnie de Maria GRANARA, épouse du sous raïs Giuseppe ROSSO.
1851 xx ROSSO
1871
antonio Fils , ??
x GRANARA nicola
Ne a Caloforte vf PERONA celestina GRANARA Cattarina
guiseppe+ ROSSO maria
17
7
1835
caloforte
Arrivée à Tunis et mise en présence de Jenet sa fille, qui était entourée par d’autres femmes
de son âge, on lui demanda de reconnaître sa fille. Saisie d’une compréhensible émotion, la
femme alors octogénaire reconnut sa fille par un gros grain de beauté qu’elle avait sur la
poitrine. C’était le seul moyen d’identifier sa fille, qui était devenue au fil du temps une
femme splendide. La rencontre fût, on l’imagine facilement, très émouvante, plus de trente
ans s’étaient écoulés depuis que la petite avait été arrachée à son sein, mais se libérant des
bras de sa fille, elle lui dit : c’est le dernier baiser de ta mère chrétienne qui pleurera toute la
vie la foi que tu as perdue. Elle resta quelques semaines au Bardo et résistant aux prières et
aux offres, elle retourna à Carloforte avec quelques cadeaux, que le Bey, son petit-fils avait
tenu à lui offrir avant son départ.
Des proches de Francesca, son frère Antonio son aîné de 4 ans, resta plus longtemps à
Tunis et il y retourna souvent jusqu’à la mort de sa femme Anna BOCCONE, il s’y retira
définitivement dans cette cour beylicale, même après la disparition de sa sœur. Par RAFFO,
Francesca avait fait venir près d’elle sa plus jeune sœur Antonietta, qui s’était mariée en
1820 avec Nicola GIULIANI ; elle avait un bébé de 14 mois qui fut élevé à la cour pendant
10 ans, puis Antonietta ROSSO se persuada de vouloir revoir sa mère et son pays ; elle y
resta plusieurs années pendant que son fils, Bartolomeo, resta au Bardo. Comme
Bartolomeo ne savait plus parler sa langue natale, il sembla normal au Bey de l’envoyer à
Cagliari.
Tabarkinis
46
JM/GG – Février 2006
Bartolomeo GIULIANI ROSSO devint par la suite colonel de l’armée turque,
pendant que son frère accéda au grade de major (Peppino, giuseppino, giuseppe, joseph)
Tous les deux moururent à Tunis, pensionnés par le gouvernement turc. Le règne du Bey «
Sarde » ne fût pas très heureux, il se savait entouré d’ennemis qui le haïssaient pour les
nombreux soupçons sur sa foi religieuse, pour l’éducation qu’il avait reçue et, certainement
pour le sang chrétien qui coulait dans ses veines. Il mourut, comme il est dit plus haut en
1855, laissant sa jeune femme, sœur du Sultan d’Istanbul, et sa mère Jenet, seules dans
une société pleine de pièges et de périls. La jeune épouse retourna bien vite dans son pays
natal, pendant que Francesca préféra finir ses jours, là où tout lui rappelait son fils
prématurément disparu.
LES BEYS DE LA DYNASTIE HUSSEINITE
APPARENTEE A LA FAMILLE ROSSO
DE SAN PIETRO
Guy-Joseph FOUCHÈ
Francesca Rosso fut donc apparentée à la dynastie husseinite qui régna à
partir de 1705. Elle connut et fut très proche parente des beys qui régnèrent de 1814 à 1902
: Elle fut la belle-fille de Mahmoud Bey, père d’Hussein 2 et de Mustafa, qui régna de 1814 à
1824. Elle fut donc la belle – sœur d’Hussein 2 Bey qui régna de 1824 à 1835 et qui abolit
l’esclavage chrétien avec un traité avec la France en 1830 et dont 3 fils régnèrent
(Mohammed, Mohammed es Sadoq et Ali 3 ) Elle fut l’épouse de Mustafa Bey qui régna de
1835 à 1837, qui créa le Nishan al Iftikhar en 1835 ; Elle fut la mère d’Ahmed Bey qui régna
de 1837 à 1855.
Il essaya de donner un essor décisif à la modernisation de son pays, abolit l’esclavage,
émancipa les juifs, autorisa l’ouverture d’écoles chrétiennes et créa une armée régulière
commandée par un général français. Il ferma le marché d’esclaves de Tunis en août 1841 et
fit libérer tous les esclaves en janvier 1846. Il eut une seule épouse, Lalla Amina avec qui il
eut un seul fils qui mourut dans son enfance . Elle fut la cousine germaine de Mohammed
Bey qui régna de 1855 à 1859. Il promulgua la première constitution, le pacte fondamental.
Le 10.09.1857 . Il continua les réformes, mais dût faire face à une grave crise financière.
Elle fut la cousine germaine de Mohammed es Sadoq Bey qui régna de 1859 à 1882. La
crise financière ruina l’état tunisien sous son règne en 1869. Son premier ministre était
Mustafa Khaznadar de 1862 à 1873 et de 1877 à 1878, gendre de Francesca Rosso. Ce bey
dût accepter le contrôle financier d’une commission italo-franco-anglaise. Il signa le traité du
Bardo le 12 mai 1881. Elle fut la cousine germaine de Ali 3 Bey qui régna de 1882 à 1902. Il
signa la convention de La Marsa le 8 juin 1883 qui confirmait le protectorat français sur la
régence.
Tabarkinis
47
JM/GG – Février 2006
Les Familles ROSSO ET SACCOMAN
Source : Marie-Thérèse DUBIEZ – Josyanne MASSA
Naissances
Pour Tunis : relevés de l’église Sainte-Croix
Nom
ROSSO
ROSSO
SACCOMAN
SACCOMAN
SACCOMAN
SACCOMANO
SACCOMANO
SACCOMANO
SACCOMANO
Année
Prénoms
Date
naiss.
Ville
Teresa
Teresa Grazzia
Bernard Giorggio
Brigida
Jean Baptriste
Bernardo Antonio
Brigida
Brigida
Giuseppe
15/08/1823
24/02/1771
29/03/1798
24/09/1762
01/01/1799
08/12/1794
03/09/1763
23/12/1792
26/09/1757
Tunis
Tunis
Tunis
Tunis
Bizerte
Tunis
Tunis
Tunis
Tunis
Prénom
Père
Nom de la
mère
Giovan Battista LUXORO
Bernard
Gio Batta
ROSSO
Pierre
Joseph
BORGHERE
Gio Batta
ROSSO
Pierre
Gio Batta
ROSSO
Pietro
Prénom
mère
Maria
Agata
Teresa
Madeleine
Dorothée
Teresa
Madeleine
Teresa
Madalena
Age au +
Décès
Décès enregistrés à l’Eglise Sainte-Croix
1833
1841
1845
1840
1858
1852
1851
1856
SACCOMAN Catarina épouse de Giuseppe LEONE
SACCOMAN Dorothée (née BORGHIERO)
SACCOMAN Madalenna de Fu Gio-Battista x Teresa ROSSO
SACCOMAN Vittorio de Gio-Battista
ROSSO Brigida de Bernardo x Agata ..?
ROSSO Gius.Napoleone d'Ant. X Madal.BORGHIERO
ROSSO Ignazio de Pietro x Ant.M.SODA de Carloforte.
SACCOMAN Agostina de Gerolamo x Angelina BRIZI
69
70
58
73
45
67
66
25/08/1866 ROSSO Sebastiano d'Antonio x Madalenna BORGHERO (++) ° à TN le
05/01/1805 époux de Teresa EYMON de Bernard x Mad.GANDOLPHE
15/06/1867 SACCOMAN Marie (66) de Gioan-Battista x Teresa ROSSO ° le
28/05/1801 à TN, Vve d'Ant.ESCANO, épouse de Giov.Battista EYMON
Tabarkinis
48
61
66
JM/GG – Février 2006
Images d’articles publiés dans les revues 82, 83
du GAMT
Tabarkinis
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JM/GG – Février 2006
Tabarkinis
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JM/GG – Février 2006
Tabarkinis
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JM/GG – Février 2006
LES TABARQUINS DE TUNIS (1741-1799)
La Revue Tunisienne
« La Tunisie Française, 15-22 novembre 1941 »
consultable à « l’institut du monde arabe » à Paris, sur les quais
Page 122
Nombreux sont les italiens de la Régence qui savent que leurs grands-parents étaient
Tabarquins et parlaient un patois que l'on qualifie également de « tabarquin » et qui n'était
en réalité que du dialecte génois. Quant à l'origine de ces mêmes personnes, les souvenirs
des intéressés sont très estompés; nous allons tacher, en utilisant des documents en grande
partie inédits, de donner quelques renseignements à ce sujet.
On entend par Tabarquins, en premier lieu les Génois qui furent capturés à Tabarka par
Younès Bey (11), le 11 juin 1741. Ces malheureux au nombre de 800, furent amenés à
Tunis, où ils arrivèrent le 1er juillet.
(11)
Fils d'Ali Pacha. Ali Pacha est le second bey de la dynastie hasseinite; il a régné de
1735 a 1756.
Page 123
Cent vingt-huit avaient réussi à se sauver à La Calle chez les Français. Ils demandèrent
asile, ce qui leur fut accordé par l'agent du comptoir Legrand. Compatissant à la triste
situation des réfugiés, celui-ci leur accorda la protection de la Compagnie d'Afrique, leur fit
fournir journellement les vivres dont ils avaient besoin et généralement tout le nécessaire
tant pour eux que pour leurs bateaux.
Sur les 800 esclaves de Younès Bey, les uns furent rachetés, d'autres restèrent à Tunis ou,
on prit l'habitude de les considérer comme originaire de la petite île des Lomellini.
Telle est l’origine du premier groupe de Tabarquins. Le deuxième groupe vient de l'Ile d
Saint-Pierre.
Dans la nuit du 2 septembre 1798 une escadre tunisienne razzia une grande partie de la
population de l’île de Saint-Pierre, au sud-ouest de la Sardaigne, et amena à Tunis 945
personnes, auxquelles on attribua également le qualificatif de Tabarquins Voici pourquoi,
En 1737 l'ile de Tabarka était surpeuplée. Elle compta, en effet, plus de 2.000 habitants , ce
qui était excessif et rendait la vie impossible. Les chefs de cette petite colonie pensèrent
alors à faire émigrer cette population et jetèrent les yeux sur l'Ile d Saint-Pierre, au sud-ouest
de la Sardaigne. Cette île, de 45 kilomètres de Tour, pouvait accueillir facilement le surplus
de la population de Tabarka, et son occupation par des Chrétiens aurait l'avantage d'enlever
aux Barbaresques un point d'appui commode, d’où ils tombaient sur les navires et les
populations de la côte sarde.
Tabarkinis
54
JM/GG – Février 2006
Ile de Tabarca – 17 ème
Nueva Tabarca
Tabarkinis
55
JM/GG – Février 2006
Agostino Tagliafico,* de Tabarka, fut charge de visiter l’île de Saint-Pierre el de rédiger un
rapport pour le vice roi, rapport ; qui fut transmis à la. Cour de Turin en 1736 et fut
approuve par celle-ci en juillet.
Agostino Tagliafico,* Le 24 mai 1738 : 80 anni , sue moglie :Nicoletta LUXURO
Un contrat fut signé le 17 octobre 1737 donnant en fief au marquis della Guardia l'île de
Saint-Pierre, sous réserve qu'il devait y accueillir les gens en surnombre de Tabarka, y
établir une chapelle et y entretenir, un curé. Une clause, qui semble imprudente et qui fut
peut-être à l'origine de la razzia de 1798, prévoyait que les nouveaux colons pourraient
armer des navires en course.
Le 1er juillet. 1738, le marquis della Guardia fut nommé duc de San Pietro et les premiers
colons, au nombre de 400, débarquèrent dans l'île, venant de Tabarka. Ils furent bientôt
suivis par nombre de gens originaires de la Rivière de Gênes. Les terrains furent tirés au sort
et 118 lots, autant que de familles, furent constitués. Mais, après, l'affaire de 1711, dont nous
avons parlé, la population augmenta par le fait de l'arrive dans le nouveau village de
Carloforte - nom donné par reconnaissance à la petite capitale de San Pietro, en souvenir
du roi Charles-Emmanuel - de certains des Tabarquins razziés par Younès Bey et qui étaient
épars dans la régence. Le roi de Sardaigne en fit racheter un grand nombre et on les envoya
dans la nouvelle colonie.
Page 124
En 1793 l'île de Saint-Pierre fut prise par les français mais ceux-ci n'y restèrent que quelques
mois. Bloqués par les Espagnols, ils durent capituler le 25 mai. Cinq ans et demie plus tard
dans la nuit du 2 septembre 1798, une escadre tunisienne composée de deux chebeks de
22 et 26 canons (raïs Hassan et raïs Mahmed Roumeli) et de 2 polacres de 24 et 26
canons (rais Mohamed Morali et raïs Mustapha Medemli) et d’une galiote de 4 canons (raïs
Memich Rodosli) portant en tout 1.090 hommes, effectua un débarquement sur l île.
Les gardes de la tour ne virent le danger que lorsqu il n y avait plus rien a faire. Les
Barbaresques avaient eu en effet le temps de descendre sur le rivage et d occuper les
passages principaux par lesquels les habitants pouvaient s’enfuir, avant que personne ne les
entendit. Ecrasés par le nombre; les quelques soldats du fort furent capturés et embarqués
comme prisonniers sur les navires.
Les corsaires qui avaient envahi et saccagé le village, enlevèrent tous les gens qu’ils purent
trouver, la moitié étaient des enfants et des femmes. Les captifs furent empilés dans les
cales des bateaux de l’escadre. Les plus avisés ou les plus heureux, un millier environ,
avaient pu se sauver dans la montagne ou se jeter en toute hâte dans quelques
embarcations avec lesquelles il gagnèrent Porto Oscuso ou l’île Piana voisine. La seule
maison qui fut respectée fut celle du vice-consul d’Angleterre. Le vice-consul français Louis
Romby, sa femme et ses enfants furent pris, mais relâchés peu après dans un canot sans
gouvernail ni rames
Dès que la nouvelle du désastre parvint a Iglèsias le 4 au matin, des secours furent envoyes.
Le vice-roi eut même l’heureuse idée de se servir de la présence de la frégate française La
Badine, commandant Morel Beaulieu. Malheureusement des vents contraires retardèrent ce
navire qui ne put arriver a Carloforte que quelques heures après le départ de l’escadre
tunisienne (12)
Tabarkinis
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JM/GG – Février 2006
La razzia de Saint-Pierre fit grand bruit en Europe et le gouvernement sarde déploya tous
les efforts possibles pour le rachat de ses malheureux sujets.
Le pape Pie VIl, par une bulle du 19 octobre 1798, affecta au rachat, des Carolins
(habitants de Carloforte) diverses sommes provenant des bénéfices ecclésiastiques
vacants. Des quêtes furent faites un peu partout, mais les choses traînèrent en longueur.
Grâce au consul général de France, Philippe Devoize, Hamouda Pacha défendit que les
Carolins fussent vendus comme chair humaine à Alger et à Constantine, comme on voulait
le faire. Ces malheureux demeurèrent donc ensemble. Le bey ordonna qu’ils fussent répartis
dans les maisons des négociants chrétiens et chez les musulmans mais a titre provisoire.
(12) MARCELLO VINELLI:
un episodio della colonizzazione in Sardegna –
Cagliari 1896 avec plan
Page 125
Leur situation était néanmoins très triste; et cela d'autant plus qu'ils eurent eu des
désillusions répétées (13).
Le 21 juin 1799, on avait conclu à la Cour du Bardo un traité pour leur libération, mais il ne
fut pas exécuté, la Cour de Sardaigne n'ayant pu payer en temps voulu la très grosse
somme que représentait la première échéance. Le bey donna un délai de deux mois, au bout
duquel le traité serait considéré comme nul. Les choses n'en allèrent pas plus vite et ce n'est
qu'au bout de cinq ans que les Carolins purent être remis en liberté.
" Dans cette douloureuse circonstance, l'intervention du premier consul Bonaparte fut d'un
grand poids et eut le plus heureux résultat", a écrit l’historien italien Vinelli.
« Il (Bonaparte) commença par demander la restitution de ceux (une centaine environ) qui
s'étaient mis au moment de l’invasion sous la protection du drapeau français dans la maison
du vice-consul de France et qui, malgré cela, avaient, également étaient faits prisonniers.
Les autres furent ou rachètes avec de l'argent, après 5 ans d'esclavage, ou échangés avec
des esclaves tunisiens prisonniers. Cent mille pièces d'Espagne (294.000 lires sardes)
furent déboursés à Tunis, mais le rachat coûtait au royaume 360.000 lires sardes. Ce furent
des jours de grande joie que ceux ou les libérés débarquèrent a Cagliari. .. On remarqua
cependant que pas un mot, en cette occasion, comme dans les cérémonies qui furent
célébrées peu après dans la cathédrale, ne fut prononcé en souvenir de la part qu’avait eue
le premier consul dans le rachat, et cette attitude fut stigmatisée par des mots sévères de
Lamarmora... ".
Dans son Itinéraire de l'île de Sardaigne (14) Albert della Marmora a en effet écrit :
« Ce manque d'égard vis-à-vis du premier Consul fut une chose stupide ». La France a su
par la suite couronner l'oeuvre de Bonaparte en conquérant l’Algérie. Elle a détruit ainsi la
piraterie et apporté un bienfait inestimable à toutes les nations, surtout à la Sardaigne »
Citons maintenant quelques noms relevés sur une liste inédite, portant le titre Nota de
Tabarchini, qui semble avoir été dressée en avril 1799 (15). Nous indiquerons également
entre parenthèses le nombre dés membres de chaque famille figurant sur la dite liste dans
l'ordre où se présentent les noms, qui ne sont groupés ni par ordre alphabétique ni par
famille :
(13)
(14)
(15)
MANNO, Storia di Sardegna, tome VI pp 437-438.
Traduction de Pasquale Marica, Caserta, 1918
Archives du secrétariat général du Gouvernement Tunisien. Dossier course et
corsaire.
Tabarkinis
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JM/GG – Février 2006
Page 126
Borghero (13 noms), Buso (4), Sevasco (9), Rosso (58), Grasso (8), Peloso (14) ,
Rivano, (30), Prefumo (6) , Cadeo (10), Leone (52), Ripeto (27), Grosso (23),
Ferraro (23), Segni (20), Dannovaro (10), Vacca (12), Moretto (7), Napoli (13),
Granara (55), Boccone (20), Pelleranno (16), Rombi (42), Puddo (4), Gierra (12),
Parodi (41), Pomata (22), Luggiora (13), Aleja (3), Opisso (14), Guidone (7), Damico
(4), Boggio (11), Cavallo (7), Mondola (5), Mongiardino (6), Plaisant (7), Porcile (7),
Tonnaver (4), Aste (12), Armeni (7), Barabino. (8), Biso (5), Bracci (8), Bevilacqua
(2), Caslello (5), Cavaso (6), Chiozza (3), Daccorso (5), Fisanotti (3), Ghigino (4),
Gamboni (4), Gandolfo (3), Lazzaro (5), Luggiora (13), Millelire (4), Morandini (8),
Marocco (4), Manis (5), Messina (3), Masnata (8), Napolione (4), Onado (3), Penco
(6), Pittaluga (2), Quesnada (7), Rossino (19), Rebuffo (3),
Saris (5), Sgro (4),
Sanna (3), Tortorici (3), Tagliafico (5), Vian (5), Vignola (2), Vassalo (2), Zenino (3).
Comme on le voit, les familles les plus nombreuses étaient les Rosso (58), les
Granara (55), les Leone (52), les Rombi (42), les Parodi (41).
Les Tabarquins de Saint-Pierre avaient été répartis, on l'a vu, chez des marchands
chrétiens et des musulmans.
Nous relevons parmi les musulmans les noms :
de Mahmoud b Koubran, Lella Manena (femme d'Othman Bey), Mahamed Cherf EdDin, LelIa Khadoudja, Moustafa ben HIassen Kbir, Hadj Salem ben Diaf, Mahamed
Raïs, Mohammed ben Salem, Caïd Rihahi, Othman Ousselli, Aïcha benl Soliman Bey,
Ali agha du Kef, Mohammed Sebaï, Mustafa Abdi, Mustafa ben AAmsa, Othman Bey,
le Doulatli, Cheikh Mohammed Elmajoubi, Hadj Mohamed Hachaïchi, Ali Gazevi, Ali
Bennouri, Hassen Capraiese, Hassen ben Seïf, Mohammed Gemi, Hlamida bel Keteb,
Hamida el-Arnauti, Hadj Mohammed ben Milled, Ahmed Nuy, Ahmed Bach Hamba,
Mustafa Bacha Tebigi, Lella Alima, Hadj Salah Bougdir, Mustafa Leone, Ali agha des
spahis, Ahmed Ziri, Hadj Younès, Mohammed Taïeb, Banbour, Aïcha bent Amor Bey,
Lella Zeïna bent Ismaïl Kahia, Osman caïd Aouled Aoun, Mohammed ben Kebir
Cherif, Ali ben Nouri, Kebir Elamdi, Hadj Othman oukil du four, Cheikh Sidi Mares,
Othman caïd semen, Chelbi Khodja, Soliman Kahia, Raïs Karakacian.
Et parmi les chrétiens:
Devoize (consul de France), Blanc « Maonese », Perkins Magra (consul anglais),
Ignazio (chancelier d'Espagne), Félix l'horloger, J.-B. Sacoman, Andrea Poggi, Luigi
Giano, Famin, Levingston, Jaime Soler (consul espagnol), Hameken (consul danois),
Barthez, Nicolas Rombi, Peppino Leone, O Ciappini, T. Burlando, Thérèse Ferraro, A.
Mendrici, Elisabeth Grosso, Nyssen (Consul batave), Félix Borsoni, Tulin (consul!
suédois); G. Pianovi (consul hollandais), Chapelié, Caille, G. Perazzo, Claire Rivano,
Fuzier, Fesler, Clément, A. Serra, Rivano, T. Rosso
Tabarkinis
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JM/GG – Février 2006
LES TABARQUINS DE TUNIS (1741-1799)
Autres ouvrages, complémentaires de
La Revue Tunisienne
Consultable à « l’institut du monde arabe » à Paris, sur les quais
Gênes et Tabarka
de Jean PIGNON
Téléchargeable sur Gallica (BNF) : http://gallica.bnf.fr/
Mémoires pour servir à l’histoire des Capucins dans
la Régence de Tunis 1624-1865
du RP ANSELME des ARCS
XI. Le bey Ali-Pacha s'empare de l'île de Tabarca, habitée par des
chrétiens génois (1741), et réduit tous ces infortunés en esclavage. Le
Préfet apostolique ruine la mission pour leur venir en aide
Quelques éléments du chapitre XI (écrit en 1865)
Page 37
page 37**
page 37**
page 45
page 47
page 47
page 112
page 83
dont 15 personnes étaient de la famille BUZARAN et son vice-consul Don Ignace
BUZARAN
24 espagnols a Tunis
9 ALLEGRO de Guiton près de Gênes en Italie employés par le consulat
SERRA de Naples
les Tabarquins en 1741 prit comme esclaves
les BOGO de Tabarka, Génois sous protection autrichienne pris en esclaves et ramenés sur Tunis
(Tabarka la première attaque en 1741) ascendance de Christiane CHARREL et de Mme GRANARA et de Philippe
BOGO résidents toujours à Tunis (***)
GANDOLFO qui obtint la protection du gvt français sous le 1empire et changèrent leur nom en GANDOLPHE (***)
Sousse en 1836
qq familles maltaises italiennes et françaises allèrent s y fixer
En 1780 en Tunisie il y a 54 familles européennes installées
M. GUZZO et le vice- consul M
GORGOGLIONE
consulat de Venise
5 personnes consul Arnold NYSSEN dont les descendants tiennent encore en
1865 le consulat
consulat de Hollande
6 pers dont louis AMICHEN,
catholique
consulat du Danemark
consulat d’Angleterre
existe depuis longtemps mais protestant
M de ROCHER, consul de France, autres familles : MINUTY, MORIER, ARNAUD
Dominique, EYMON Bernard
consulat de France
famille CHAPELIER et son fils protestant
et CLEMENT
5 des familles catho ci-dessus existent encore en 1865 les SANONIAN, EYMON, GASPARY et CLEMENT
6 familles corses devenues françaises par l annexion avec 42 individus
39 individus , 3 familles ont
disparus
9 familles génoises
restent en 1865 les RAFFO Jean Bapt né au Bardo le 9 2 1795 son père esclave était JB Félix RAFFO
la famille BORSONI de Chiaviari, plusieurs branches
les 26 familles Tabarquines rachetées de l esclavage sont 125 personnes dont les BOGO ET GANDOLPHE (***)
LE TOTAL des chrétiens francs des 3 nations sudistes étaient de 252 personnes
Note :
(***) Attention : ceci est infirmé par un autre historien : la famille GANDOLPHE est une
famille de Marseille. Il semble y avoir aussi une erreur sur la famille BOGO .. d’après les
actes en notre possession ils ont toujours été de Tunis et Sousse et pas de Tabarka, mais
étant d’origine Génoise il y a peut être eu une confusion
Tabarkinis
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Carloforte, Storia di una colonizzazione, 1738-1810
de Giuseppe VALLEBONA - Edition 1962
Storia di una colonizzazione
Edizioni della Torre 09122 cagliari via contivecchi 8
Extraits - Chapitre 13
FRANCESCA ROSSO
Francesca ROSSO, prénom complet Maria Francesca, troisième fille avec sa
jumelle Teresa, de Bartolomeo ROSSO et Sofia CAPPAI, était née à CARLOFORTE
(SARDAIGNE ) en août 1789 et avait été baptisée à l’église paroissiale le 21 du même
mois. A l’époque de l’incursion du 3 septembre 1798, elle était donc une enfant de 9 ans que
le Bey voulut garder pour lui avec deux autres fillettes du même âge, lesquelles moururent
très jeunes.
A la disparition du Bey Hamud, Hassim Bey lui succéda. Il avait un frère mineur, le prince
Sidi Mustafa qui s’était follement amouraché de Francesca. Mais la mère de Mustafa ne
voyait pas d’un bon œil la passion de son fils pour la belle chrétienne et profitant d’une de
ses absences de Tunis, elle l’éloigna du Palais du Bardo.
Quand Mustafa revint et demanda des nouvelles de Francesca, on lui fit croire qu’on l’avait
éloignée du Palais à cause d’une éruption cutanée « répugnante ». La jeune fille vivait en
attendant dans la maison du consul anglais et il ne fut pas difficile au jeune amoureux de la
découvrir et d’obliger sa mère à la recueillir au Bardo. Mais la jeune fille ne voulait pas céder
aux désirs ardents du jeune prince, lequel était prêt à faire quelques concessions aux
demandes de Francesca. Un jour, cette dernière repassait et le prince lui dit « si tu ne veux
pas de moi, je te brûlerai comme tu brûle ton fer » et saisissant le fer, il lui brûla la main
droite. Etait témoin de la scène une certaine maltaise nommée Sesa de la maison du Bey et
elle conseilla à la jeune fille de proposer au Bey :
1°) quelle acceptait son amour à la condition qu’il l’épousât et
2°) qu’il s’engageait à la monogamie.
Pour Francesca, il ne restait pas de meilleure solution et indubitablement, les incessantes et
sincères déclarations d’amour ne l’avaient pas laissée du tout insensible. (la vie future en
effet nous confirmera que ce ne fut pas une union dictée par la peur). Donc Francesca
accepta le conseil, elle en parla au prince, qui ne sembla pas promettre « le sacrifice » mais
qui ne fût pas démenti par les faits. En 1810, à 21 ans, Francesca abjura sa foi et Francesca
ROSSO devint l’unique légitime épouse du prince Sidi Mustafa, lequel lui imposa le nom
arabe de Jenet, Lela Béia. Dans la même année naquit de leur union un garçon, qui
deviendra Sidi Ahmed Bey « le Sarde » ; Le petit Ahmed fût élevé par sa mère et après
quelques années elle l’envoya à Paris, sous la tutelle de l’évêque de Lyon, pour étudier.
Ce fait, mis en relation avec l’ancienne foi de sa mère, fut à l’origine du soupçon qu’il ait été
baptisé secrètement. A la mort de Hassim Bey, survenue en 1822, Sidi Mustafa succéda à
son frère et régna pendant 4 ans. Tandis que son mari agonisait et craignant quelque coup
de main de la part de ses ennemis qui pullulaient à la cour, Francesca rappela d’urgence et
en secret son fils de Paris. Ainsi, il occupa le trône pendant 18 ans, jusqu’à sa mort, qui
survint en 1856, dans des circonstances mystérieuses.
Tabarkinis
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JM/GG – Février 2006
Annexes - Appendices
Dans son ouvrage, Giuseppe VALLEBONA présente en annexe plusieurs listes de
Tabarkinis. Le sommaire des annexes est présenté ci-après. Les annexes suivent.
Page 155
Appendice prime :
I Trenta sposini uniti in matirmonio in Tabarca, poco prima della partenza per San
Pietro
Liste des 30 mariages de 1738 à Tabarka
Pages 156 – 159
Appendice seconda :
Stato delle famiglie sbarcate in San Pietro nell aprile del 1738
(Tra parentesi il numeo dei componenti)
Tabarchini
Liste des 100 familles installées à Carloforte le 17 Avril 1738
381 personnes
Pages 159 – 160
Appendice seconda :
Stato delle famiglie sbarcate in San Pietro nell aprile del 1738
(Tra parentesi il numeo dei componenti)
Pegliesi
Liste des immigrants non Tabarquins en 1738
26 familles avec leurs enfants arrivant directement de Ligurie
Pages 161 - 163
Appendice terza :
Provenienza degli altri piû comuni cognomi calafortini (dal 1739 al 1866)
(Tra parentesi l’anno presunto d’immigrazione. L’indicazione «scomparso » si riferisce
non alle persone ma al cognome in generale)
Liste des immigrants à Carloforte entre 1739 et 1866
Tabarkinis
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JM/GG – Février 2006
Pages 164 – 165
Appendice quarta :
Elenco degli schiavi tabarchini riscattati dal re di Spagna Carlo III nel 1763
(da une « Cronica » della città di Alicante)
(A fianco il numero dei componenti di ciascuna famiglia)
Liste des esclaves rachetés par Charles III en 1763 et installés à Nueva Tabarca
68 famillesTabarchinis représentant 269 personnes
plus 28 personnes originaires de Gênes
Pages 166 - 175
Appendice quinta :
I Calofortini schiavi -certi e probabili- a Tunisi dopo l’incursione barbaresca del
3 settembre 1798.
(Per gli schiavi probabili il nome è seguito da una P)
Liste de familles des 630 esclaves rachetés en 1803
certains restèrent à Tunis d’autres retournèrent chez eux. Ils étaient donc
prisonniers depuis 1798. Des couples s’étaient formés et de nombreux enfants
étaient nés. Après 5 ans de résidence forcée, des habitudes avaient été
prises.
Ces familles avaient pu être rachetées grâce à la négociation de Napoléon
Bonaparte
Tabarkinis
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JM/GG – Février 2006
Annexe I – Appendice prima
Liste des 30 mariages de 1738 à Tabarca
Appendice prima
I trenta sposini uniti in matrimonio in Tabarca,
Poco prima della partenza per San Pietro
1. Alimonda Lazzaro e Aurelia Boccone
2. Bevilacqua GioBatta e moglie non identificata
(morirono appena giunti in San Pietro)
3. Boccone Francesco e Francesca
4. Boccone Nicola e Chiara
5. Boccone Gregorio e Francesca
6. Borghero Agostino e Rosa Grosso
7. Cambiaggio Alberto e Maddalena
8. Capriata Aurelio e moglie non identificata
(che gli morrà quasi subito e si risposerà nel 1745)
9. Capriata Gio.Angelo e moglie non identificata (partiranno quasi subito)
10. Celle Bartolomeo e Anna Maria
11. Cipollina Sebastiano e Maddalena
12. Damele Giuseppe e Maria Caterina
13. Danovaro Antonio e Gerolama
14. Durante Agostino e Barbara
15. Ferraro GioBatta e Bianca
16. Ferraro Giuseppe e moglie non identificata
17. Giera Nicola e Francesca
18. Giera Nicola e Anna Maria
19. Lupo Michele e Maddalena
20. Opisso Bartolomeo e Brigida
21. Opisso Pietro e Anna Maria
22. Parodi Nicola e Anna Maria
23. Parodo Giacomo e Francesca
24. Parodo Giuseppe e moglie non identificata
(quest 'ultimo ripartirà non appena arrivato)
25. Repetto GioBatta e Nicoletta
26. Repetto Sebastiano e Angela Monica
27. Rivano Bartolomeo e Anna Maria
28. Rossino Ignazio e Maddalena
29. Tagliafico Bonaventura e moglie non identificata
(non ci saranno più nel maggio 1745)
30. Vassallo Bartolomeo e Francesca
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Annexe II – Appendice seconda
Liste des 100 familles Tabarquines débarquées
à San Pietro le 17 Avril 1738 (environ 381 personnes)
Appendice seconda
Stato delle famiglie sbarcate in San Pietro nell’aprile del 1738
(Traparentesi il numero dei compenenti)
Tabarchini
1. Ageno Giuseppe (5) con la moglie M. Maddalena e i figli GioBatta, Filippo e Angela
2. Alimonda Francesco (2) con la moglie Aurelia Boccone
3. Alimonda Lazzaro (8) con la moglie Apollonia e i figli GioBatta, Giuseppe,
Maddalena, Maria Maddalena, Monica e un mas chio non identificato
4. Aste Andrea (8) con la moglie Maddalena e i figli GioBatta, Carlo, Angela Maria,
Maria, Domitilla e Barbara
5. Aste Sidone (1) (non ci sarà più nel maggio 1745)
6. Boccone Camillo (1) (non ci sarà più nel maggio 1745)
7. Boccone Francesco (2) con la moglie Francesca
8. Boccone Gregorio (2) con la moglie Francesca
9. Boccone Nicola (2) con la moglie Chiara
10. Boccone Nicola di Gregorio (1)
11. Boccone Nicola di Andrea (1)
12. Boggio GioBatta (5) con la moglie Francesca e tre figli non identificati (non ci saranno
più nel maggio 1756)
13. Borghero Agostino (2) con la moglie Rosa Grosso
14. Borghero Giorgio (8) (non ci saranno più nel maggio 1745)
15. Borghero Nicola (4) con la moglie Antonietta e i figli Giuseppe e Nicoletta
16. Borghero Pietro (9) con la moglie Domenica Rombo e i figli Sebastiano, Bartolomeo,
Nicoletta, Chiara Maria, Maddalena, Paola Maria e M. Antonietta
17. Borghero Sebastiano (4) con la moglie Angela Maria e i figli Giorgio e Anna Maria
18. Cambiaggio Alberto (2) con la moglie Maddalena
19. Cambiaggio Giacomo Giuseppe (5) con la moglie Cateiina Giera e i figli Giuseppe
Antioco, M. Gerolama e Francesca
20. Canepa Giuseppe (3) con la moglie Brigida e il figlio Giuseppe
21. Capriata Aurelio (2) con la moglie non identificata
22. Capriata Gio.Angelo (2) con la moglie non identificata (non ci saranno più nel maggio
1745)
23. Celle Bartolomeo (2) con la moglie non identificata
24. Chiappori Benedetto (4) con la moglie Rosa e i figli Nicola (che diverrà «Chiappe») e
Angela Maria
25. Cipollina Giovanni (7) con la moglie Angela Maria e i figli Sebastiano, Caterina,
Cecilia, Maria e un maschio non identificato
26. Cipollina Sebastiano (2) con la moglie Maddalena
27. Damele Giovanni (4) con la moglie Benedetta e i figli Gerolamo Giuseppe e
Gerolama
Tabarkinis
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JM/GG – Février 2006
28. Damele Giuseppe (2) con la moglie Maria Caterina
29. Danovaro Antonio (2) con la moglie Gerolama
30. Durante Agostino (2) con la moglie Barbara
31. Ferraro Antonio (1) (non ci sarà nel maggio 1745)
32. Ferraro Antonio Maria (9) con la moglie Benedetta e i figli Giorgio, Nicola, Giuseppe,
Nicoletta, Barbara, Annamaria e Paola
33. Ferraro Francesco (4) con la moglie Luigia Rosso e le figlie Angela e Caterina
34. Ferraro Gaetano (9) con la moglie Francesca Rombo e i figli Bartolomeo, Maddalena,
Bianca, Annamaria, Maria, Caterina e Teresa
35. Ferraro Giuseppe (2) con la moglie non identificata (non ci saranno più nel maggio
1745)
36. Ferraro Giacomo (6) con moglie e 4 figli non identificati (non ci saranno più nel
maggio 1745)
37. Ferraro GioBatta (2) con la moglie Bianca
38. Ferraro Nicola (5) con la moglie Maria Felicia e i figli Maddalena, Barbara e Caterina
39. Gallo Bernardo (5) con moglie e tre figli non identificati
40. Gandolfo Agostino (1)
41. Giera Francesco di Agostino (1)
42. Giera Francesco di Antonio (2) con la figlia Nicoletta
43. Giera Nicola (2) con la moglie Francesca
44. Giera Nicola (2) con la moglie Annamaria
45. Granara Andrea (1)
46. Granara Giuseppe (3) con la moglie Domitilla Boccone e il figlio Antonio
47. Grosso Antonio Maria (1) (non ci sarà più nel maggio 1745)
48. Grosso Giovanni (11) con la moglie M. Maddalena Pellerano e i figli Nicola, Giorgio,
Andrea, M. Antonietta, M. Nicoletta, Francesca, Bianca Maria, Margherita e un
maschio non identificato
49. Leone Antonio di Giuseppe (1)
50. Leone Gregorio di Giuseppe (1)
51. Leone Pietro di Giuseppe (1)
52. Lupo Michele (2) con la moglie Maddalena
53. Luxoro Antonio (10) con la moglie Francesca Ferraro e i figli Nicola, Giorgio,
Nicoletta, Maddalena, 3 maschi e una femmina non identificati
54. Luxoro Giuseppe (7) con la moglie Dorotea Boccone e i figli GioBatta, Tomaso,
Elisabetta, Maddalena e Barbara.
55. Marchese Cipriano (7) con la.moglie Francesca e i figli Giuseppe, Maria, Carolina e
due maschi non identificati.
56. Marchese Giuseppe (1).
57. Massa Giacomo (1).
58. Masnata Bartolomeo (9) con la moglie Rosalia e i figli Simone, Tomaso, Paolina,
Nicoletta, un maschio e due femmine non identificate
59. Napoli Francesco (8) con la moglie Maddalena Pellerano e i figli Paolo Agostino,
Agata, Maria Teresa, due maschi e una femmina non identificati
60. Napoli Nicola (8) con la moglie Caterina Rossino e i figli Gerolamo, Giuseppe,
Agostino, Caterina e due maschi non identificati
61. Opisso Bartolomeo (2) con la moglie Brigida
62. Opisso Giacomo (2) con la moglie Rosa e i figli Nicola e Nicoletta
63. Opisso Nicola (1)
64. Opissa 'Pietro (2) con la moglie Anna Maria
65. Opisso Stefano (5) con la moglie Annamaria e i figli Simone, Nicoletta e Paolina
66. Parodi Giuseppe (6) con la moglie Caterina e i figli Antonio, Nicola, Francesco e
Agostino (poi tutti «Parodo»)
67. Parodi Nicola di Bernardo (2) con la moglie Annamaria
68. Parodo Nicola (4) con la moglie Nicoletta, la figlia Teresa e il padre Domenico
69. Parodo Giacomo (2) con la moglie Francesca Celle
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JM/GG – Février 2006
70. Pellerano Agostino (8) con la moglie Regina e i figli Giorgio, Nicola, Antonio, Agata,
Annamaria e Maddalena
71. Pellerano Nicola (9) con la moglie Gerolama Giera e i figli Rocco, GioBatta, Giacomo,
Giorgio, Giuseppe, M. Nicoletta e una figlia non identificata
72. Pittaluga Giuseppe (1)
73. Prefumo Bernardo (1) (non ci sarà più nel maggio 1756)
74. Rebuffo GioBatta (1)
75. Repetto GioBatta (2) con la moglie Nicoletta
76. Repetto Sebastiano (2) con la moglie Angela Monica
77. Rivano Ambrogio (6) con la moglie M. Anna Buzzo e i figli Nicola, Giuseppe, Giovanni
e Alberto
78. Rivano Bartolomeo (2) con la moglie Annamaria
79. Rivano Simone (9) con la moglie Maria Rombo e i figli Nicola, Alberto, Monica,
Caterina, Maddalena e altre due femmine non identificate
80. Rombo Giorgio (6) con la moglie Benedetta e i figli Bartolomeo, Nicola, Giuseppe e
Paolina
81. Rossino GioBatta (1)
82. Rossino Ignazio (2) con ia moglie Maddalena
83. Rosso Bartolomeo (9) con la moglie Maddalena Opisso e i figli Camillo, Simone,
Antonio, Giuseppe, Giuliano, Gerolama e Francesca
84. Rosso Gerolamo (7) con la moglie Caterina e i figli Giovanni, Battista, Ignazio,
Giuseppe, Maddalena, Francesca e Annamaria
85. Rosso Nicola GioBatta (1)
86. Rosso Pietro di Nicola (3) con la moglie Paola e la figlia Barbara
87. Rosso Nicola di GioBatta (7) con la moglie Apollonia e i figli Antonio, Pietro, Agostino,
Maddalena e Marianna Vittoria
88. Simone Bartolomeo (1) (non ci sarà nel maggio 1745)
89. Simone Nicola (1) (non ci 'sarà nel maggio 1745)
90. Tagliafico Agostino (9) con la moglie Nicoletta Luxoro e le figlie Elisabetta,
Annamaria, Maddalena, Emilia, Chiara, Maria, oltre a un maschietto morto prima del
maggio 1745
91. Tagliafico Nicola (4) con la moglie Maddalena e i figli Giacomo e Bianca
92. Traverso Isidoro (1) (non ci sarà più nel maggio 1745)
93. Tagliafico Bonaventura (2) con la moglie non identificata (non ci saranno più nel
maggio 1745)
94. Vacca Ambrogio (4) con la moglie e due figli non identificati (non ci saranno più nel
maggio 1745)
95. Vacca Antioco (1) (non ci sarà più ne! maggio 1745)
96. Vacca Francesco (6) con la moglie M. Antonietta e i figli Stefano, Bartolomeo, Nicola
e Bianca
97. Vacca Giuseppe (5) con la moglie Maria Paola e i figli Antonio, Agostino e una
femmina non identificata
..
98. Valacca Giuseppe (5) con la moglie Maddalena Colombo e i figli PaoIina, Caterina e
un maschietto non identificato
99. Valacca Stefano (5) con la moglie Giovanna e i figli Margherita e altre due femmine
non identificate
100. Vassallo Bartolomeo (2) con la moglie Francesca
Tabarkinis
66
JM/GG – Février 2006
Pegliesi
1.
2.
3.
4.
5.
6.
7.
Baghino Giuseppe (5) con la moglie M. Anna e i figli Simone, Nicola e Emilia
Boccone GioBatta (4) con la moglie Maria e i figli Simone Ambrogio e Eufrasia .
Boccone Nicola (1) (non ci sarà più ne! maggio 1745)
Cevasco Nicola (1)
Chiappori GioBatta (2) con la moglie Maddalena
Ferro Andrea (1) (non ci sarà più nel 1745)
Ferraro Stefano di Giorgio (5) con la moglie Annamaria Buzzo e i figli Carlo
Giuseppe, Costanza e Annamaria
8. Granara Francesco (1) (non ci sarà più nel maggio 1745)
9. Leone Gaspare (1) (non ci sarà più ne! maggio 1745)
10. Marcenaro Nicola di Francesco (1)
11. Marcenaro Pietro (2) con la moglie Maddalena
12. Marchese Nicola (1) (non ci sarà più nel maggio 1745)
13. Mongiardino GioBatta (4) con la moglie Chiara e le figlie Nicoletta e un'altra femmina
non identificata
14. Napoli Alessandro (3) con la moglie c un maschietto non identificati (non ci saranno
più nel maggio 1745)
15. Napoli Gio.Antonio (3) con la moglie ed una femminuccia non indentificate (non ci
saranno più nel maggio 1745)
16. Napoli Giuseppe (4) con la moglie, un maschio ed una femmina non indentificati (non
ci saranno più nel maggio 1745)
17. Pomata Francesco (2) con la moglie Barbara
18. Pomata GioBatta (5) con la moglie, un maschio e due femminucce non identificati
(non ci saranno più nel maggio 1745)
19. Porcile Giovanni (1)
20. Rivano Francesco (5) con la moglie, un maschio e due femmine non identificati (non
ci saranno più nel maggio 1745)
21. Rombo Francesco (2) con la moglie M.Gerolama Cambiaggio
22. Rosso Ignazio (2) con la moglie non identificata (non ci saranno più nel maggio 1745)
23. Rosso Simone (9) con la moglie Apollonia e i figli Nicola, Antonio, Vincenzo,
Giuseppe, Antonietta e due femmine non indentificate
24. Segni Giobatta (10) con la moglie Angelica Gentilioni e i figli Angelo, Benedetto,
Gerolamo, Giacomo e quattro femmine non identificate
25. Valacca Bartolomeo (4) con la moglie, un maschio e una femmina non identificati
(non ci saranno più nel maggio 1745)
26. Valacca Francesco (4) con la moglie, un maschio ed una femmina non identificati
(non ci saranno più nel maggio 1745)
Dopo pochi giorni partirono i seguenti coloni, non elencati nelle famiglie di cui sopra:
Giuseppe Parodo, Pietro Rosso, Alberto Buzzo, Benedetto Fasca, Giuseppe Parodi
con la moglie, Antonio Ferraro, Francesco Mongiardino, Pasquale Cesereto, Matteo
Graffione, Giuseppe Pellerano e GioBatta VassaIIo; morirono, come s'è detto a suo
tempo, i coniugi Bevilacqua e un non meglio decifrato Giuseppe "Potessà".
Tabarkinis
67
JM/GG – Février 2006
Annexe III – Appendice terza
Liste des immigrants à Carloforte entre 1739 et 1866
Appendice terza
Provenienza degli altri più comuni cognomi carlofortini
(dal 1739 al 1866).
(Tra parentesi l'anno presunto d'immigrazione.
L'indicazione «scomparso» si riferisce non alle persone ma al cognome in generale) .
1. Armeni Emanuele (1748-49), mercante di Milo (Cicladi)
2. Bertucci GioBatta (1795-800), negoziante ligure della Riviera (scomparso nel 1932)
3. Bevilacqua Francesco (1755-60), marinaio ligure della Riviera (scomparso nel 1919)
4. Biggio Antonio (1748-49), marinaio ligure della Riviera
5. Biselli Giovanni e Stefano (1860-65), marinai livornesi
6. Boggiano Giovanni e Francesco (1800-05), mercanti di Alassio (scomparsi nel 1960)
7. Boggio Pasquale (1757), agricoltore piemontese
8. Bonifai Onorato (1800-04), marinaio di Alassio
9. Bosnich Giorgio (1850), marinaio di Curzola (Dalmazia)
10. Bracci Valerio (1744), agricoltore di Castelfranco Livornese
11. Buzzo Bartolomeo (1740), marinaio ligure della Riviera
12. Cabula Vincenzo (1745-50), muratore cagliaritano
13. Caddeo Andrea (1760), contadino di Pirri
14. Cadello Gaetano (1825-30), Uditore di Dogana
15. Campodonico Giuseppe e GioBatta (1800), fratelIi, marinai di Santa Margherita
Ligure .
16. Camugino GioBatta (1740-45), cap. di marina di Pegli
17. Cappai Antonio (1765) contadino del Campidano di Cagliari
18. Capurro Giovanni (1739-40), Cap. marinaio di Sturla
19. Castello Antonio e Nicola (1750), marinai tabarchini riscattati dal Porcile
20. Cavassa GioBatta (1760), marinaio genovese
21. Chiossa Benedetto (1739-40) marinaio, della Val Polcevera (scomparso nel 1931)
22. Colombo Giovanni e Francesco (1760), fratelli, marinai di S. Margherita Ligure
(scomparso nel 1880)
23. Concas Benedetto (1820), contadino di Gonnesa
24. Consigliero Alberto (1740), molinaro di Genova (scomparso ne! 1905)
25. Conte Lorenzo (1740), marinaio, «napoletano» di Cagliari
26. Corvetto Andrea (1800), marinaio genovese
27. Costa Francesco e Martino (1800) marinai genovesi
28. Covacivich Francesco (1800) marinaio di Ragusa di Dalmazia
29. Crasto Alessandro (1815-20), pescatore di Procida
30. D'Accorso GioMaria (1739-40), giornaliere ligure della Riviera (scomparso nel 1934)
31. Dagnino Agostino (1800) calzolaio genovese
32. D'Agostino Antonio (1760) marinaio genovese (scomparso nel1899)
33. Damico Giuseppe (1770), tonnarotto di Trapani
34. Danero Cristoforo (1800), marinaio di Lavagna (GE)
35. Devalerio Giuseppe (1780), marinaio siciliano
Tabarkinis
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JM/GG – Février 2006
36. Donaver Francesco (1790-95), «chirurgo» svizzero (scomparso nel 1965-70 per
emigrazione)
37. Elias Francesco (1860), contadino di Sant'Antioco
38. Falca Francesco (1800), cap. marinaio di Alassio
39. Farris Antioco (1770), contadino di Pirri
40. Fassio Bernardo (1760), marinaio genovese
41. Ferralasco Giacomo (1840), commerciante di S. Margherita Ligure
42. Ferrando Giacomo (1760), marinaio di Pegli
43. Fisanotti Giov. Giacomo (1750), «chirurgo» ligure (scomparso nel 1918)
44. Fois Giov. Antonio (1850), contadino di Scano Montiferro
45. Gamboni Giuseppe Salvatore (1756), contadino campidanese
46. Garau Vincenzo (1795-800), farmacista di Iglesias
47. Garbarino GioBatta (1820-25), scalpellino genovese
48. Gavassino Gaspare (1820), carpentiere di Trapani
49. Ghigino Pasquale (1739-40), pescatore genovese
50. Giolma Andrea (1795-800), cap. marinaio ligure della Riviera (scomparso nel 1925)
51. Grasso Nicola (1750), calafato di Ragusa sicula
52. Guidi Antonio (1790), mercante di Ajaccio (scomparso nel 1880)
53. Laguerra Giuseppe e Michele (1745), fratelli, marinai di Annecj (Savoia) (scomparso
nel 1963)
54. Lapicca Francesco Michele (1765-70), agricoltore siciliano
55. Lastretto Andrea (1800), cordaio di S. Margherita Ligure
56. Lazzaro Giuseppe (1780-85), marinaio spagnolo
57. Lipari Antonio (1820), marinaio e commerciante di Trapani
58. Maggiolo Gerolamo (1785), marinaio di S. Margherita Ligure
59. Mameli Antonio (1770), contadino di Selargius
60. Marocco Francesco (1756), contadino del Sulcis
61. Marongiu Bartolomeo (1770), contadino di Cagliari
62. Maurandi Domenico (1739), medico di Villafranca di Nizza
63. Medici Angelo (1850), indoratore da Cagliari
64. Melis Raimondo (1860), fabbro ferraio di Portoscuso
65. Mercolella Antonio (1850), marinaio di Ponza
66. Minai Giovanni (1850), marinaio di Cagliari (scomparso nel 1959)
67. Mocci Domenico (1750), contadino di Villacidro
68. Moretto Giuseppe (1740), marinaio di Borzoli di Sestri
69. Napoleone Agostino (1780-85), cap. marinaio corso
70. Noli Giuseppe (1775-80), marinaio genovese
71. Novella Antonio Nicola (1815), marinaio genovese
72. Obino Antonio (1760), muratore di Milis (SS)
73. Olanda Salvatore (1760), muratore di Cagliari
74. Olivieri Salvatore (1860), fabbro ferro di Castelvetrano (TP)
75. Onado Basilio (1740), contadino di Segariu (CA)
76. Palomba Vincenzo (1810), pescatore ponzese
77. Panzalis - già Panzali - Antonio (1756), pas tore della Nurra
78. Pastorelli Paolo Felice (1865), agente miner. di Porto Maurizio (lM)
79. Peloso Nicola (1750-55), mercante genovese
80. Penco Bartomeo (1750), cap. marinaio di Nervi (Genova)
81. Perella Raffaele (1865), uff. postale di Sassari
82. Perra Giuseppe (1840), pretore di Cagliari
83. Peruscina Giovanni (1800), cap. marinaio di Ragusa di Dalmazia (scomparso nel
1940 per emigrazione)
84. Piccalunga Giovanni (1800), marinaio cagliaritano
85. Pili Antonio (1820), contadino di Ollai (NU)
86. Pintau - già Pittau - Francesco (1765), muratore di Cagliari
87. Plaisant Giuseppe (1756-57), mercante livornese
Tabarkinis
69
JM/GG – Février 2006
88. Poletti Gervasio (1845), ing. di Casola Lunigiana (Massa)
89. Poma Vito (1795), pescatore di Trapani
90. Prefumo Antonio (1775), saliniere di Genova
91. Provenzale - già Provenzano - Francesco (1803), bottaio siciliano
92. Puddu Antioco (1790-94), contadino campidanese
93. Puié Andrea (1740), marinaio della Val Polcevera
94. Puggioni Francesco e Sebastiano (1760), fratelli, contadini di Tiesi (SS)
95. Quaquero Gerolamo (1815-20), marinai di S. Margherita Ligure
96. Rapallo Agostino (1750),mercante di Pegli
97. Romano Antonio e Bartolomeo (1800), fratelli, pescatori di Ponza
98. Saliu - già Saiu - Antonio (1765), contad. di Villacidro
99. Scotto Antonio (1800), pescatore di Ponza
100. Sifredi Ambrogio (1800), marinaio toscano (dall' Aigeria)
101. Simonetti Pietro (1805), ricco possidente residente a Tunisi, forse lombardo,
immigrato per matrimonio (a Tunisi, con una schiava)
102. Strina Raffaele (1815), pescatQre di Procida
103. Sulas Vincenzo (1825), proprietario agricolo di Sant' Antioco
104. Tassara Nicola (1800), possidente di Genova
105. Tiragallo Francesco (1800), fabbro ferro di Genova
106. Vallebona Andrea (1800), cap. marinaio di Sori (GE)
107. Vigo Francesco (1740), fabbro ferr. di Genova
108. Volpe Gaetano (1795), pescatore di Ponza
109. Zanda Giuseppe (1830), proprietario agricolo di Arbus (CA)
110. Zenino Giuseppe (1750), mercante di Genova (scomparso nel 1915)
111. Zolesio Agostino (1810), possidente di Genova
Tabarkinis
70
JM/GG – Février 2006
Annexe IV – Appendice quarta
Liste des esclaves rachetés par
Charles III, Roi d’Espagne en 1763
et installés à Nueva Tabarca
Carlo III (1716-1788)
Appendice quarta
Elenco degli schiavi tabarchini riscattati dal re di Spagna Carlo III nel 1763
(da una «Cronica» della città di Alicante).
(A fianco il numero dei componenti di ciascuna famiglia)
1
2
3
5
6
7
8
9
10
11
12
13
14
15
16
17
18
19
20
21
22
23
24
25
26
27
28
29
30
31
32
Leone Giovanni
Sales Giuseppe
Sales Maddalena
Utrera Filippo
Ferrando Angela Maria
Armeni Benedetta
Colombo Giuseppe
Buzzo Stefano
Ferrando Bartolomeo
Pittaluga Nicola
Capriata Francesca
Rosso Giuseppe
Luxoro Lorenza
Celle Lelia
Rosso Bernardo
Marcenaro Andrea
Morino Giuseppe
J acopino Emanuele
Noli GioBatta
Buzzo GioBatta
Pellerano Anastasia
Borghero Luca
Prefumo Giacomo
Borghero Francesco
Luxoro Giuseppe
Buzzo Bartolomeo
Rosso Giobatta
Montecatini G.ppe Maria
Buzzo Margherita
Millelire Pietro
Borghero Pietro
Tabarkinis
5
4
8
3
4
2
5
2
2
3
2
5
5
3
3
2
3
5
5
3
3
7
2
7
7
3
5
9
5
5
3
governatore dell' isola
vicegovernatore dell' isola
genovese, sposato a Tabarca
di Bastia, sposato a Tabarca
di Bastia, sposato a Tabarca
(di Bonifacio, sposato a Tabarca)
71
JM/GG – Février 2006
33
34
35
36
37
38
39
40
41
42
43
44
45
46
47
48
49
50
51
52
53
54
55
56
57
58
59
60
61
62
63
64
65
66
67
68
Luxoro Francesco
Camugino Francesco
Rosso Giuseppe
Capriata Bartolomeo
Borghero Giuseppe
Buzzo Pietro
Leone Camillo
Prefumo Angela
Leone Antonio
Valacca Bernardo
Colombo Maria
Colombo Vincenzo
Ferraro Simone
Rosso Pasquale
Luxoro Emanuele
Pittaluga Nicola
Parodi Filippo
Rosso Francesco
Crestadoro Giuseppe
Ferrando F.sco Maria
Rosso Nicoletta
Ferraro Agostino
Sarti Leone
Rivano Agostino
Prefumo Antonio
Buzzo Annamaria
Monaire Francesco
Rosso Nicola
Colombo GioBatta
Valacca Francesco
Grosso Andrea
«Belando» Gerolamo
Damele Maddalena
Marcenaro Lorenzo
Giera Maddalena
Luxoro Angela
Totale
3
5
2
6
3
5
3
2
7
3
5
2
3
7
4
4
4
3
4
6
2
2
4
2
3
3
4
7
2
6
3
4
3
4
3
5
di Genova, sposato a Tabarca
di Livorno, sposato a Tabarca
269
Note : il manque la famille 4, non répertoriée dans le document
Oltre le 68 famiglie elencate, furono riscattati successivamente:
Pellerano Brigida, Antonio Due di Albenga, GioBatta Grosso di Sestri, Francesco Rivano,
Domenico Cereto di Genova, Alessandro Villa, i due GioBatta Parodi di Genova,
Bartolomeo Rosso, Gerolamo Ageno, Benedetto Compiano, Paolo CipoIlina, Nicola Leone,
Giorgio Traverso, Pietro VassaIlo, Nicola Cantagallo, Nicola «Tuboni», Stefano Leone,
Nicola Rosso, e Simone Pomata (tutti di Tabarca), Gerolamo Repetto di Polcevera,
Geromino «Carrucho» di Albenga, Giuseppe Oregio di Pra, GioBatta Fabiani,
Gaetano Parodi, Antonio Tubino, Angelo Bruzzone, Antonio Buzzo, Antonio. Parodi,
tutti di Genova.
Tabarkinis
72
JM/GG – Février 2006
Annexe V – Appendice quinta
Liste de familles des 630 esclaves rachetés en 1803
Appendice quinta
l carlofortini schiavi - certi e probabiIi - a Tunisi dopo
l'incursione barbaresca del 3 settembre 1798.
(Per gli schiavi probabili il nome è seguito da una P)
Page166
1-2
3
4
5-6
7
8 – 15
16 –17
18
19 - 21
22 – 23
24 – 27
28 – 29
30 – 33
34 – 35
36 – 39
40
41 – 43
44 – 49
50 – 56
57 – 58
59 – 61
62
Ageno Caterina e Maria di Filippo
Alimonda Maria (ved. di Agostino Giera)
Alimonda Rosa di Pietro
Alimonda Giuseppe (P) di GioBatta e la moglie Maria Grazia Pellerano (P)
di Giuseppe
Alzetto Giuseppe di GioBatta
Armeni Giuseppe (P) di Emanuele, la moglie Antonietta Vacca di Stefano e i
figli Anna, Chiara, Maria, Emanuele, Giacomo e Salvatore
Armeni Nicola (P) di Emanuele e la moglie Maria Caterina Repctto (P) di
Giacomo
Asquer Francesco, visconte di Flumini (confinato politico)
Aste Antonio di GioBatta, la moglie Maddalena e la madre M. Antonietta
Luxoro fu Bartolomeo
Aste Andrea di Carlo e la moglie Benedetta Puggioni
Aste Bartolomeo (P) di GioBatta, la moglie Angela Borghero di Giuseppe e i
figli GioBatta e Salvatore
Baghino Giuseppe (P) di Simone e la moglie Brigida Rosso di Giuseppe
Baghino Nicola di Giuseppe, la moglie Paola Moretto e i figli Benedetto e
Giuseppe
Barabino Giuseppe (P) di Antonio e la moglie Maddalena Leone (P) di Antonio
Barabino GioBatta di Antonio, la moglie M. Rosa Rossino e i figli Giacomo e
Nicoletta
Barabino Rosa di Bartolomeo
Barabino Giuseppe (P) di Antonio, la moglie Maddalena Leone (P) e la figlia
Anna
Barabino Pietro, Nicola, Bartolomeo, Angela, Maddalena e Nicoletta di
Antonio
Biggio Andrea (P) di Antonio, la moglie Maddalena Penco di Bartolomeo e i
figli Antonio, Pietro, Leopoldo, Claudia, M. Serafina e M. Vittoria
Biggio Tomaso di Antonio e sua moglie Agostina
Boccone Angelo di Nicola, la moglie Anna Maria Mocci e la figlia Maria
Boccone Anna di Andrea
Page 167
63 – 65
66 – 68
69 – 71
Tabarkinis
Boccone GioBatta di Simone, la moglie Angela Leone (P) di Nicola e la figlia
Anna
Boccone Giuseppe di Simone, la moglie Maria Granara di Nicola e il figlio
Nicola
Boggio Nicola di Carlo, la moglie Maria Parodi di Andrea e la figlia M. Giulia
73
JM/GG – Février 2006
72 – 79
80 – 85
86 – 90
91 – 92
93 – 94
95 – 96
97
98
99 – 101
102
103 – 104
105 – 106
107 – 109
110 – 111
112
113
114 – 115
116 – 117
118 – 119
120 – 121
122
123 - 129
130
Boggio Sebastiano di Pasquale, la moglie Caterina Rivano di Nicola, la madre
Brigida e le sorelle Maria, M. Caterina, M. Rosa, Paola e Serafina
Borghero Antonio di Nicola, la moglie Rosa Zuddas di Ignazio e i figli Nicola,
Maria, M. Grazia e Paola
Borghero Giuseppe (P) di Nicola, la moglie Maria Rebuffo (P) di Giuseppe e le
figlie Maria, Monica e Teresa
Borghero Francesco di Giuseppe e la moglie Giulia Mariani di Giovanni
Borghero GioBatta di Giuseppe e la moglie Maria Opisso di Pietro
Borghero Pietro di Sebastiano e la moglie Ros Boccone di GioBatta
Borghero Salvatore di Pietro
Borzoni Rosa
Bracci Antonio, Giovanni e Maria Serafina - fratelli - di Agostino
Bracci Nicoletta di Giuseppe
Buzzo Pietro (P) di Alberto e la moglie Teresa Bracci (P) di Giuseppe
Bulla Antioco e sua moglie Luigia
Caddeo Agostino di Andrea, la moglie Maddalena Moretto di Stefano e la
sorella Caterina
Caddeo Giovanni di Diego e la moglie Maria Danovaro di Ambrogio
Cambiaggio Antonietta di Giacomo
Cambiaggio GioBatta di Antioco
Camboni Raffaele (P) e sua moglie Paola
Camugino Agostino (P) di Simone e la moglie Caterina Napoli di Paolo
Cappai Giuseppe (P) di Antonio e la moglie Anna Maria Vacca (P) di
Giuseppe
Castello Antonio (P) di Nicola e la moglie Caterina Granara (P) di Antonio
Castello Nicola di Giuseppe
Castello Pietro (P) di Stefano, la moglie Gerolama Moretto di Giuseppe e i figli
Antonio, Nicola, Antonietta, Maddalena e Mana
Castello Stefano di GioBatta
Page 168
131 – 136
137
138 - 143
144 – 145
146
147 – 148
149 – 151
152
153 – 154
155 – 156
157 – 158
159 – 160
161 – 163
164 – 165
166
167 – 169
Tabarkinis
Caval Giuseppe di Michele, la moglie Margherita Valacca di Stefano e i fjgli
Andrea, A.M. Regina, Giov. Luigi e Michele
Cavassa Maria di Giuseppe
Cevasco GioBatta di Bartolomeo, la moglie Caterina Masnata di Tomaso, i
fjgli Andrea, Giacomo, Angelica e la nuora Maddalena Repetto di Lorenzo
(moglie di Giacomo)
Chiappe Francesco (P) di Nicola e la moglie Chiara Vian di Onorato (P)
Chiappe M. Antonietta di Nicola
Chiossa GioBatta di Benedetto e la moglie Caterina Pellerano di Antonio
Cipollina Giuseppe (P) di Sebastiano, la moglie Paola Opisso di Simone e il
figlio Antonio
Ciprioti Caterina di Antonio
Consigliero Bartolomeo (P) di Alberto e la moglie Geroloma Castello di
Stefano
.
Copel Domenico e la moglie Maria Napoli
Daccorso Francesco di Paolo e la moglie Anna Parodo di Giovanni
D'Accorso Giovanni di Paolo e la moglie Paola Aste di Carlo
D'Accorso Paolo (P) fu Giovanni, la moglie Anna Giera e la figlia Nicoletta
D'Agostino Giuseppe (P) di Antonio e la moglie Caterina Caddeo (P) di
Andrea
Damele Geroloma fu Giovanni (vedova di Ignazio Zuddas)
Damele Giovanni (P) di Giuseppe, la moglie Agostina Rivano (P) e la figlia
Serafina
74
JM/GG – Février 2006
170
171 – 172
173 – 174
175 – 176
177 – 178
179 – 180
181
182 – 183
184 – 187
188 – 189
190
Damele Maria di Giovanni e Antonietta Borghero
Damico Efisio Antonio di Giuseppe e la moglie M. Rosa Buzzo di Gerolamo
Danovaro Antonio (P) di Sebastiano e la moglie Rosa D'Accorso di Paolo
Dellemoglie Agostino (P) di GioBatta e la moglie Maddalena Rombi (P) di
Bartolomeo
Donaver Giuseppe Francesco di Teodoro e la moglie Maddalena Rebuffo di
Antonio
Ferraro Andrea (P) di Nicola e la moglie Anna Moretto (P) di Stefano
Ferraro Caterina fu Gaetano (vedova di Ben. Segni)
Ferraro Giovanni di GioBatta e la moglie Brigida Chiappe di Nicola
Ferraro Giuseppe di Giorgio, la rnoglie Caterina Granara di Simone e i fjgli
Maurizio e Caterina .
Ferraro Giuseppe di Nicola e la moglie Anna Capriata di GioBatta
Ferraro Maria di Nicola (la prima nata a Carloforte)
Page 169
191 – 192
193 – 194
195
196
197
198 – 201
202 – 204
205 – 209
210
211
212
213 – 214
215
216 – 217
218 – 221
222 – 223
224 – 231
232
233 – 234
235
236
237 - 238
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253 – 254
Tabarkinis
Ferrara Nicola fu Antonio e la moglie M. Antonietta Rocca fu Giuseppe
Ferrara Nicola (P) di GioBatta e la moglie Anna Maria Lupo (P) di Michele
Ferraro Salvatore di.Cario
Ferraro Teresa fu GlOBatta
Ferrara Salvatore (non meglio identificato)
Ferro Antonio, la moglie e due figli non identificati
Fisanotti Angela Teresa, M. Antonietta e Raffaele - frateIIi - di Giovanni
Gamboni GioBatta (P) di Salvatore, la moglie Apollonia Chiappe (P) di Nicola
e i figli Agostino, Luigi e Maddalena
Gandolfo Salvatore di Emanuele
Ghigino Francesco di Pasquale
Ghigino Teresa di Carlo
Giera Carlo (P) e la moglie Anna Maria Rivano di Giovanni
Giera Caterina di Martino
Giera Domenico e Nicola - frateIIi - di Agostino
Giera GioBatta di Sebastiano, la moglie Nicoletta Ferraro di Giorgio, il figlio
Giuseppe e la sorella Teresa
Granara Agostino (P) di Antonio e la moglie Anna Rivano di Giacomo
Granara Andrea di Giuseppe, la moglie Antonietta Rombi di Francesco e i figli
Annamaria, Domitilla, Limbania, Giuseppe, Luigi e Nicola
Granara Anna di Giuseppe
Granara Bernardo (P) di Giuseppe e la moglie Antonietta Traverso di
Benedetto
Granara Bianca fu Giovanni
Granara Francesca di Nicola
Granara Francesco (P) di Giuseppe e la moglie Nicoletta Leone (P) di Nicola
Granara Francesco di GioBatta, la moglie Caterina Parado di Benedetto e la
sorella Paola
Granara GioBatta di Giuseppe e la moglie Maddalena Rombi di Francesco
Granara GioBatta di Nicola
Granara GioBatta (P) di Giomaria e la moglie Angelica Boccone (P) di
Gregorio
Granara Giuseppe di Gerolamo e la moglie Maddalena Rossino di Gerolamo
Granara Giuseppe (P) di Sebastiano, la moglie Gerolama Cambiaggio di
Sebastiano e la figlia Serafina
Granara Luigia fu Francesco
Granara Nicola (P) di Gerolamo e la moglie Maddalena Bracci di Valerio
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JM/GG – Février 2006
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328
329 – 332
Granara Nicola (P) di Giuseppe, la moglie Maddalena Rombi di Francesco e i
figli M. Rosa e Salvatore
Granara Serafina di Antonio
Granara Simone (P) di Giuseppe, la moglie Rosalia Rosso di Antonio e i figli
A. Maria, Bianca, Maria e M. Agostina
Grasso Matteo Angelo di Nicola e la moglie Caterina Boccone di Simone
Grosso Agostino di Andrea
Grosso Ambrogio (P) di Francesco e la moglie Teresa Rivano (P) di
Francesco
Grosso Caterina di Francesco
Grosso Giovanni di Antonio
Grosso Nicola di Antonio, la moglie Giovanna Borghero di Giuseppe e i fratelli
Giuseppe e M. Grazia
Grosso Stefano di Andrea e la moglie Francesca
Laplaneta Angela di Alberto
Leone Andrea di Pietro e la moglie Antonietta Ferraro di Nicola
Leone Antioco di Gregorio, la moglie Giulia Rivano di Giacomo e i figli Antonio,
Lazzaro e Pietro
Leone Antonio di Nicola, la moglie Rosa Durante di Agostino, i figli Agostino,
Nicola, Maddalena e la nuora Caterina Granara di Simone (moglie di
Agostino)
Leone Antonietta di Giuseppe
Leone Caterina di Anna
Leone Francesco di Giuseppe, la moglie Anna Armeni di Emanuele e la
sorella Maria
Leone Giuseppe (P) di Nicola, la moglie Francesca Ferraro di Bartolomeo e i
figli Chiara, Maria, M. Caterina, M. Maddalena, M. Rosa, Giorgio e Giovanni
Leone Giuseppe di Antonio e la moglie A. Maria Cevasco di Bartolomeo
Leone Giuseppe di Gregorio e la moglie Nicoletta Armeni di Emanuele e il
figlio Gerolamo
Leone Nicola di Antonio, la moglie Nicoletta Cambiaggio di Ambrogio e la figlia
Bianca
Leone Pietro di Antonio e la moglie Francesca Cambiaggio di Antonio
Leone Pietro (P) di Nicola, la moglie Anna Boccone di Simone e i figli Anna,
Antonietta, Maria Vittoria, Francesco e Nicola
Luxoro Antonio di GioBatta e la moglie Francesca Pellerano di Antonio
Luxoro M. Antonietta di Bartolomeo
Luxoro Lorenzo di Giorgio, la moglie Rosa Ferraro di Andrea, la madre Maria
e la sorella Angelica
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Tabarkinis
Luxuro Pasuale di Guiseppe
Luxuro Tomaso (lP) di Maritino e sue moglie Caterina Rombi fu Francesco
Maggia Matteo
Manca Antonio di Tommaso, sua moglie Brigida Chiappe (P) di Simone, i figli
M. Antonietta e Nicoletta e i gellitori Tomaso e Nicolletta
Mancosu Antonio
Manis Giorgio di Giovanni e la moglie Rosa Buzzo di Nicola
Marongiu Bartolomeo (P) di Gio.Antonio e la moglie Nicoletta Parodo (P) di
Francesco
Marras Gio.Antonio
Masnata Caterina e Vittoria - sorelle - di Simone
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JM/GG – Février 2006
351 – 354
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381 – 384
385
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388 – 391
392
393 – 395
Masnata Emanuele di Tomaso, la moglie Maria Rivano di Alberto e i figli
Tomaso e Paola
Maurandi Antonio (P) di Onorato e la moglie Regina Vacca (P) di Stefano
Maurandi Giuseppe (P) di Domenico e la moglie Caterina Rosso di Giuseppe
Mercenaro Nicola e Pellegrina - fratelli - fu Giovanni
Messina Bartolomeo (P) di GioBatta e la moglie Nicoletta Manca di Andrea
Mocci Antonio e la moglie Rosa Orrù
Mongiardino Giacomo di Domenico e la moglie Nicoletta Barabino fu Antonio
Moretto Gaetano fu Giuseppe, la moglie Rosolea Cipollina di Sebastiano e i
figli Giuseppe e Nicola Antonio
Moretto Giacomo fu Giuseppe e la moglie Benedetta Castello (P) di Nicola
Murroni, reverendo, confinato politico a Carloforte
Napoleone Francesco di Agostino
Napoli Alessandro di Gerolamo, la moglie Caterina Pellerano di Giorgio e il
figlio GioBatta
Napoli Anna di Agostino
Napoli Maddalena di Giuseppe
Napoli Rosalia (ultrasessantenne), ved. Rosso
Noli Giuseppe (P), la moglie Rosa Leone (P) di Gregorio e i figli Antonio e
Caterina
Onnis Antonio Maria
Opisso Antonio (P) di Nicola e la moglie Vittoria Traverso di Paolo
Opisso Nicola di Pietro, la moglie Nicoletta Borghero di Luigi e i figli Pietro e
Teresa
Opisso Nicoletta fu Stefano (ved. di Francesco Parodo)
Opisso Stefano di Simone, la moglie Francesca Grasso (P) di Salvatore e la
sorella paola
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425 – 427
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441 – 442
Tabarkinis
Panzali Leonardo (P) di Gavino e Antonietta Cappai(P) di Andrea
Panzali Antonio (P) di Gavino e la moglie Elisabetta Luxoro (P) di GioBatta
Parado Antonio (P) di Francesco, la moglie Caterina Cambiaggio (P) di
Antonio e il figlio Francesco
Parado Benedetto (P) di Francesco e la moglie Bianca Repetto di Giobatta
Parado Gerolamo (P) di Antonio, la moglie Maria Boggio di Pasquale e il figlio
Giuseppe
Parado Maddalena (ultrasessantenne) fu Nicola
Parado Nicola di Ambrogio, la moglie Benedetta Vacca di Bartolomeo e la
sorellina Maddalena
Parado Nicoletta di GioBatta
Parodo Nicola (P) di Antonio e la moglie Anna Peloso (P) di Giuseppe
Parado Stefano di Francesco e la moglie Maddalena Baghino (P) di Nicola
Pellerano GioBatta (ultrasessantenne) fu Nicola
Pellerano Giorgio (P) di Antonio e lamoglie Caterina Parodo di Agostino
Pellerano Nicola di GioBatta, la moglie Barbara Canepa di Michele e i fratelli
Geralamo, Giacomo e M. Maddalena
Pellerano Nicola (P) di Antonio, la moglie Colomba Parodo di Giuseppe e il
figlioletto Giuseppe
Peloso Agostino di Giuseppe, la moglie Maddalena Cambiaggio di Antioco, la
sorella Maria e i figli Antonio, Francesco, GioBatta, Nicola, M. Antonietta, M.
Maddalena e Maria (quest'ultima del primo letto)
Peloso Francesco (P) di Giuseppe, la moglie Paola Vacca di Stefano e il figlio
Salvatore
Penco Antonio di Bartolomeo e la moglie Maddalena Masnata di Simone
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JM/GG – Février 2006
443 – 444
445 – 446
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449 – 450
451
452 – 455
456
457
458 – 464
Penco Sebastiano (P) di Bart. e la moglie Rosa Boggio (P) di Antonio
Pianu Luigi di Antioco e la moglie Grazia Leone di Stefano
Pittaluga Agostino (P) e la moglie M. Anna Rosso di Gerolamo Pittaluga
Giacomo (P) di Maria e la moglie Maddalena Repetto (P) di Giuseppe
Pittaluga Anna Maria fu Pietro
Pittaluga Francesco di Giuseppe, la moglie Brigida Ferraro (P) di Stefano e le
sorelle Rosa e M. Maddalena
Plaisanti Gitiseppc Giovanni di Giuseppe
Pollastrini Anna di Lazzaro
Pomata Bartolomeo fu Francesco, la moglie Maddalena Laguerra di
Giuseppe, i figli Antioco, Giuseppe, M. Barbara, M. Caterina e la nuora
Antonietta Mocci di Antonio (moglie di Giuseppe)
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497 – 500
501 – 502
503
504 – 505
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513
514 – 517
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521 – 522
523 – 526
527 – 531
532 – 536
537 – 538
Tabarkinis
Pomata Emanuele (P) fu Francesco, la moglie Rosalia Masnata di Tommaso
e i figli Bartolomeo, Francesco, GioBatta, Giuseppe, Paolo, Barbara e
Giuseppina
Pomata GioBatta (P) fu Francesco, la moglie Teresa Opisso di Nicola, i figli
Antonio, Gioachino, Nicola, la nuora Vittoria Napoli di Alessandro (moglie di
Francesco) e il nipotino Nicola
Ponte Matteo (da Cuglieri)
Porcile Agostino di Giovanni, la moglie Gavina e le figlie M. Giuseppina e
Nicoletta
Porcile Antonio di Giovanni, la moglie Barbara e le figlie Anna, M. Carolina e
M. Caterina
Prefumo Antonio di Nicola e la moglie Agnese Bracci di Valerio
Puddu Antioco (P) e Iscioni Luisa (P), sua moglie
Puié Lorenzo di Francesco e la moglie Caterina Caddeo di Andrea
Rebuffo Antonio (P) di GioBatta, la moglie Borghero Paola (P) di Nicola e
le figlie M. Anna e Nicoletta
Repetto Agostino di Giacomo e la moglie Caterina Aste di Carlo
Repetto Giacomo di Sebastiano e di Rosa Castello
Repetto GioBatta di Sebastiano e la moglie Maria Rossino (P) di Ignazio
Repetto Lorenzo di GioBatta
Repetto Sebastiano di Giacomo e la moglie Anna Tagliafico di GioBatta
Repetto Sebastiano di Sebastiano e la moglie Grazia Napoli di Agostino
Repetto Sebastiano (P) di Lorenzo e la moglie Nicoletta Rombi (P) di Nicola
Rivano Alberto (ultrasessantenne) fu Nicola
Rivano Ambrogio di Giovanni, la moglie M. Angela Marocco, il figlio Gioachino
e la cognata Barbara
Rivano Ambrogio di Giovanni e Maria Rombi
Rivano Ambrogio (P) di Nicola e la moglie Nicoletta Conte (P) di Lorenzo
Rivano Antonio di Nicola e la moglie Maria Boccone di Nicola
Rivano Antonio di Giacomo, la moglie Caterina Napoli di Francesco e le figlie
Nicoletta e M. Grazia
Rivano Bartolomeo di Nicola, la moglie Caterina Leone di Giuseppe, la madre
Maddalena D'Accorso fu Giovanni e le sorelle Maria e Rita
Rivano Bartolomeo di Nicola e Maddalena Luxoro, la moglie Anna Maria
Rosso di Giovanni, i figli Pietro e Rosolea e la sorella Benedetta
Rivano Giovanni di Giacomo e la moglie Caterina Vittoria Ferraro di stefano
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JM/GG – Février 2006
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556
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567
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570 – 573
574
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585
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591 – 592
593 – 594
Rivano Giuseppe di Nicola e la moglie Maddalena Parodo di Ambrogio
Rivano Salvatore di Benedetto e la moglie M. Grazia Granara di Gerolamo
Rombi Alessandro (P) di Nicola e la moglie Maddalena Vacca (P) di Stefano
Rombi Bartolomeo di Giuseppe Giorgio
Rombi Caterina di Pietro e di Elisabetta Alimonda
Rombi Nicola (P) di Giorgio e la moglie Caterina Ferraro di Nicola
Rombi Pietro di Nicola e la moglie Paola Penco di Bartolomeo
Rombi Rocco [u Giuseppe, la moglie Rosa Ferraro di Giorgio e la [iglia
Francesca
Rossino Caterina e Vittoria - soreIIe - di Ignazio
Rossino GioBatta di Nicola
Rossino Giuseppe di Gerolamo, la moglie Agostina Parodo di Giuseppe e il
figlioletto Battista
Rosso Antioco di Vincenzo, la moglie M. Grazia Ferraro di Antonio e i figli
Bartolomeo, Francesco e M. Chiara
Rosso Antonio e la moglie Maddalena Borghero (non meglio identificati)
Rosso Barbara (ultrasessantenne) fu Pietro (ved. di Simone Masnata)
Rosso Bartolomeo di Antonio e la moglie Anna Bevilacqua di Francesco
Rosso Bartolomeo (P) di Giuseppe e la moglie Caterina Opisso (P) di Nicola e
i figli GioBatta e Maddalena
Rosso Francesca (ultrasessantenne) fu Bartolomeo (ved. di Stefano Vacca)
Rosso Gaetano (P) di Nicola e la moglie M. Grazia Masnata (P) di Tomaso
Rosso GioBatta di Giuliano, la moglie Agostina Zuddas di Ignazio e la figlia
Caterina e la soreIIa Marianna
Rosso GioBatta (P) di Antonio e la moglie Anna Maria Parodo di Nicola
Rosso GioAntonio (P) di Nicola e la moglie Maria Repetto di Giacomo
Rosso Maria (non meglio identificata)
Rosso M. Francesca di Bart. e Anna Sofia Cappai
Rosso Giuseppe-di Giuseppe e la moglie Anna Giera di Sebastiano
Rosso Nicola di Pietro e la moglie Anna Giera di Agostino
Rosso Rosa e Teresa soreIIe di Pietro e A. Maria Zuddas
Sanna Salvatore e sua moglie Anna
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600
601 – 603
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614 – 615
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620 – 624
625 – 626
Segni Agostino, la moglie Agata Traverso di Benedetto la figlioletta M. Angela,
il padre Gerolamo e la sorella Vittoria
Segni Antonio di Nicola e A. Maria Chiappe
Segni Giacomo Eu GioBatta, la moglie Maddalena Armeni di Emanuele e il
figlio Angelo
Segni M. Vittoria e Teresa, sorelle di Benedetto e Caterina Ferraro
Segni don Nicolà, detto "u Prevln", di Angelo e Nicoletta Gaza, schiavo
volontario
Serra Andrea e sua moglie Maria
Tagliafico Carlo di Giobatta e la moglie Maddalena Pittaluga di Giuseppe
Tagliavacca Domenico (P) e la moglie Caterina Buzzo di Alberto Tassarella
Maria
Tortorici Antonio (P) di Giuseppe e la moglie Caterina Saliu (P)
Travi Salvatore e la moglie Anna Maria Traversa di Francesco
Vacca Francesco di Bartolomeo e la moglie Maria Parodo di Benedetto
Vacca Nicola (P) di Costantino, la moglie Paola Buzzo di Giuseppe e le figlie
A. Maria, M. Francesca e Rosalia
Vignola Benedetto di Paolo e la moglie Caterina Ferraro di Nicola
627 – 630
Zenino GioBatta (P) di Giuseppe, la moglie Apollonia Rosso di Antonio e i figli
Giuseppe e Paola.
Il nominativo degli schiavi certi è desunto da un elenco incompleto di "liberti" - 210 rinvenuto all' Archivio di Stato di Cagliari, e dai documenti ufficiali trovati nell'Archivio della
parrocchia "S. Croce" di Tunisi (nascite, morti, matrimoni, testimonianze, padrini, ecc.), per
un totale di 509.
Quello dei probabili da deduzioni sulle cadenze demografiche, sulle presenze dei figli minori,
dei coniuge, ecc., per un totale di 121. I rimanenti 180 (a non voler contare quelli fatti liberare
in anticipo dall’amm. Lessige) devono ricercarsi tra i figli non elencati di genitori schiavi, con
un centinaio di assolutamente irreperibili.
Tabarkinis
80
JM/GG – Janvier 2006
Les Tabarquinos à la Nueva Tabarca
Josyanne MASSA
Les listes suivantes combinent les informations données dans :
la revue du GAMT n°83 du 3ème trimestre 2003,
l’annexe 4 de l’ouvrage de G. VALLEBONA,
d’autres relevés de Josyanne
Les dates et lieux des naissances sont indiqués dans les colonnes de gauche.
Tous les décès ont eu lieu à Nueva Tabarca
Remarques :
La numérotation N est extraite de l appendice 4 du livre de VALLEBONA. Elle
est différente de celle du GAMT.
Rachat par le Roi d’Espagne de 311 esclaves le 8 décembre 1768 au prix de 1.200 pesetas
par esclave
Installation à Nueva Tabarca en 1770
N
noms
prenoms
1
riverola
juan baptista
1 pretre
15 7
1699
chiavarri
1
Leone
giovani
5 governatore dell' isola
5
2
1696
tabarka
1
Leone
ursola nee Luchora
sa femme
25 5
1704
tabarka
1
Leone
angela
sa fille
25 5
1731
tabarka
1
Leone
brigida
sa fille
2
4
1735
tabarka
son fils
8
12 1737
tabarka
1
Leone
pasqual
2
Sales
guiseppe
2
Sales
paula nee mendrise
2
Sales
blanca
qte mentions
4 (vicegoverna tore dell' isola)
J M
A
lieu
12 5
1713
tabarka
sa femme
24 3
1711
genes
sa fille
8
3
1712
genes
2
Sales
francisca
sa fille
27 9
1711
genes
2
Sales
juana
sa fille
24 7
1710
genes
3
Sales
maddalena
8 ecrit sally
16 4
1729
tabarka
3
Sales
angela
4
7
1751
tunis
3
Sales
nicole
4
3
1735
tunis
3
Sales
augusto
2
8
1752
tunis
3
Sales
madeleine
4
5
1758
algerie
3
Sales
marie
5
10 1762
algerie
3
Sales
joseph
14 2
1768
algerie
3
Sales
saly innocencia
6
1706
tabarka
3
Sales
juana
28 2
1726
tabarka
4
Utrera
filippo
6
8
1722
ajacio
4
Utrera
caterina nee ferrandi
4
5
1731
tabarka
4
Utrera
magdelena
8
4
1757
algerie
5
Ferrandi
angela maria
2
7
1721
tabarka
5
Ferrandi
luis
27 8
1759
algerie
5
Ferrandi
auguste
24 5
1761
algerie
5
Ferrandi
antoine
3
1767
algerie
Tabarkinis
3 d ajaccio
sa femme
4
81
6
7
JM/GG – Janvier 2006
Armeni
benedettabarka
6
Armeni
marie
7
Colombo
guiseppe
7
Colombo
7
Colombo
7
Colombo
6
20 7
1736
13 3
1755
tunis
13 3
1716
tabarka
pelegrina nee Belanda
9
1726
tabarka
cathalina
25 11 1754
tunis
maddalena nee capriata
16 8
tunis
7
Colombo
benedicta
8
Buzzo
stefano
8
Buzzo
cathalina nee capriata
9
Ferrando
bartolomeo
9
opiso
10 Pittaluga
2 att ecrit achena?
5
1736
24 12 1755
2 att ecrit buzo estevan
sa femme
2
petronille
nicola
5
tabarka
sa femme?
3
tunis
26 1
1736
tabarka
16 8
1736
tabarka
24 8
1701
tabarka
29 7
1714
tabarka
12 1731
tabarka
6
10 Pittaluga
paulo nee capriata
26 7
1739
tabarka
10 Pittaluga
magdelena
22 8
1762
algerie
4
10 1716
tabarka
8
3
1746
tunis
11 Capriata
francesca
11 Capriata
joseph
12 Rosso
guiseppe
20 3
1731
tabarka
12 Rosso
maria nee Rumba
epouse att ROMBI ??
15 8
1737
tabarka
12 Rosso
juana baptistabarka
fille
24 8
1755
tunis
12 Rosso
angela
fille
2
7
1753
tunis
fils
24 8
1754
algerie
10 8
1734
tabarka
1750
tunis
11 1754
tunis
12 Rosso
bartolome
13 Luxoro
lorenzo
2
5 att ecrit ruso
5 ecrit luchora
13 Luxoro
cathalina
19 9
13 Luxoro
rhereza
1
13 Luxoro
maria
15 4
1755
tunis
13 Luxoro
nicolas
25 10 1761
algerie
14 Celle
lelia
14 Celle
nicola
14 Celle
joseph
15 Rosso
bernado
15 Rosso
magdelena nee ferrara
15 Rosso
joseph
16 Marcenaro
andrea
3 ecrit cele vv ferrera
9
1711
tabarka
ferrera?
25 8
1731
tabarka
ferrera?
17 3
1739
tabarka
14 6
1716
tabarka
epouse
22 7
1736
tabarka
fils
19 3
1760
algerie
3 att ecrit RUSO
2
??
?
16 Marcenaro
paula
17 Morino
guiseppe
17 Morino
geronima nee luchara
epouse
17 Morino
theresa
fille
18 Jacopino
emmanule
18 Jacopino
magdelena nee luchara
2
18 Jacopino
maria
25 3
1753
tunis
18 Jacopino
alexandrina
5
3
1763
algerie
18 Jacopino
paula
29 6
1735
tabarka
19 Noli
gio batta
19 Noli
magdelena nee sevasco
Tabarkinis
?
3 (genovese, sposato a tabarka)
5 (di Bastia, sposato a tabarka)
5 juan bauptista
1703
genes
14 8
1723
tabarka
15 3
1753
tunis
25 12 1726
bastia
8
1727
tabarka
?
4
82
?
17 1
?
10 1735
tabarka
JM/GG – Janvier 2006
19 Noli
lorenzo
10 8
19 Noli
nicolas
6
12 1758
algerie
19 Noli
antonio
3
6
1763
algerie
?
Buzzo
?
Buzzo
?
Buzzo
gio batta
1751
tunis
3
20 moinare
rosalia
4
8
1707
tabarka
20 moinare
maria
25 6
1731
tabarka
20 moinare
juan baptista
25 6
1727
tabarka
21 Pellerano
anastasia
21 Pellerano
maria
21 damiele
joseph
22 Borghero
luca
22 Borghero
andrea
22 Borghero
3
31 12 1711
tabarka
15 7
1738
tabarka
18 3
1756
tunis
14 3
1684
tabarka
att ecrit burguero
8
4
1725
benedicta nee Rombi
epouse d andrea
27 9
1725
22 Borghero
angela
fille
5
5
1754
tunis
22 Borghero
nicola
fils
16 5
1760
algerie
22 Borghero
magdelena
fille
4
1764
algerie
22 Borghero
cathalina
fille
16 12 1766
algerie
7 le grand pere ??
2
tabarka
23 Prefumo
giacomo
23 Prefumo
joseph
24 Borghero
franco
4
10 1722
tabarka
24 Borghero
lucia nee leoni
epouse
6
9
tabarka
24 Borghero
lucas
fils
14 10 1750
tunis
24 Borghero
constantino
fils
22 11 1757
algerie
24 Borghero
antonio
fils
3
7
1759
algerie
24 Borghero
pedro
fils
9
7
1762
algerie
fils
25 12 1764
24 Borghero
salvador
25 Luxora
guiseppe
25 Luxora
2
7 ecrit burgero
1725
tabarka
26 4
1757
algerie
algerie
1733
tabarka
ana maria ne chipolina
28 2
1734
tabarka
25 Luxora
maria
6
2
1756
algerie
25 Luxora
martin
5
4
1758
algerie
25 Luxora
maria rosa
26 10 1763
algerie
25 Luxora
bartholome
26 10 1763
algerie
francesco
26 Buzzo
bartolomeo
6
1729
5
25 luchoro
7
25 7
4
3 ecrit buzo
10 1737
24 8
tabarka
1702
tabarka
11 1738
tabarka
26 Buzzo
nicola
6
26 Buzzo
augustin
25 8
1747
tunis
27 Rosso
gio batta
24 6
1716
tabarka
27 Rosso
angela nee pelerana
epouse
2
7
1735
tabarka
27 Rosso
bartolome
fils
14 4
1751
tunis
27 Rosso
antonio
fils
14 2
1754
tunis
27 Rosso
cathalina
fille
31 5
1756
algerie
5 att ecrit ruso
28 Montecatini
guiseppe maria
8
3
1716
bastia
28 Montecatini
benedista nee achena
6
11 1726
tabarka
28 Montecatini
salvador
8
3
1750
tunis
28 Montecatini
maria
8
5
1752
tunis
28 Montecatini
rosales
17 1
1759
algerie
Tabarkinis
9 di Bastia, sposato a tabarka
83
JM/GG – Janvier 2006
28 Montecatini
roque
16 8
28 Montecatini
maria
28 5
1764
algerie
28 Montecatini
francisco
4
5
1757
algerie
28 Montecatini
pedro
25 1
1767
29 Buzzo
margherita
?
?
tabarka
5
?
1762
algerie
algerie
29 Buzzo
maria
21 5
1729
tabarka
29 Buzzo
maria gracia
8
1754
algerie
29 Buzzo
bartolome
24 8
1760
algerie
29 Buzzo
augustin
6
1762
algerie
29 Buzzo
30 Millelire
nicola
pietro
6 10 1767
29 6 1721
algerie
bonifacio
30 Millelire
blanca nee cherra
2
3
1735
tabarka
30 Millelire
magdelena
3
8
1762
algerie
30 Millelire
celestina
11 9
1766
algerie
30 cherra
augustin
24 8
1719
tabarka
31 Borghero
pietro
25 1
1719
tabarka
31 Borghero
geronima
??
31 Borghero
peregrina
14 6
32 Luxora
francesco
32 Luxora
5 di Bonifacio, sposato a tabarka
pere de l epouse ?
3
2
1
tunis
1750
tunis
10 1711
tabarka
cathalino nee perfumo
28 10 1727
tabarka
32 Luxora
brigida
8
1
1750
tunis
32 Luxora
francisca
8
1
1750
tunis
32 Luxora
pasquale
33 Camugino
francesco
33 Camugino
maria nee ruso
33
33
33
34
34
35
35
35
35
35
36
36
36
37
37
christina
cayetano
maria ysabel
guiseppe
cathalina nee borghero
bartolomeo
magdelena nee rumba
antonio
juan baptista
marguerita
guiseppe
maria nee belanda
augustin
pietro
anna maria nee borghero
Camugino
Camugino
Camugino
Rosso
Rosso
Capriata
Capriata
Capriata
Capriata
Capriata
Borghero
Borghero
Borghero
Buzzo
Buzzo
3 ecrit luchoro
4
1
11 1763
5 att ecrit carrosino
7
2
1714
tabarka
att nee rosso
4
1
1724
genes
1751
1752
1753
1728
1746
1721
?
1753
1760
1766
1719
1720
1755
tunis
tunis
tunis
tabarka
tunis
tabarka
?
tunis
algerie
algerie
tabarka
tabarka
tunis
1736
tabarka
2 di carrosino ??
epouse
6
nee rombi!
3
5 decede
20 4
9 4
19 11
18 3
25 11
24 8
? ?
20 2
22 1
6 7
19 3
25 8
8 12
dcd
26 6
tunis
37 Buzzo
catarina
?
?
37 Buzzo
theodora
?
?
37 Buzzo
paula
38 Leone
camillo
38 Leone
38 Leone
?
30 11 1723
tabarka
agueda nee gandolfo
6
9
1730
tabarka
antonio
8
12 1752
tunis
2
39 Prefumo
angela
39 Prefumo
juan baptista
40
Leone
antonio
40
Leone
catarina nee romba
Tabarkinis
?
3 att ecrit leoni
2
7 att ecrit leoni
att nee rombi
84
8
1711
tabarka
24 6
1729
tabarka
6
5
1681
tabarka
14 5
1706
tabarka
JM/GG – Janvier 2006
40
Leone
joseph
40
Leone
benedicta x marcenario
40
Leone
augustin
tunis
epouse marcenario ?
19 2
1738
tabarka
8
1729
tabarka
30 11 1725
tunis
40
Leone
rosalia
2
40
Leone
ana
?
40
Leone
maria
8
5
3
1757
?
1767
algerie
11 11 1721
6
tabarka
41 Valacca
bernardo
41 Valacca
magdelena nee perfuma
41 Valacca
magdelena nee ? balacca
42 Colombo
maria
42 Colombo
augustin
42 Colombo
benedicta
14 9
1738
tabarka
42 Colombo
catalina
4
5
1740
tabarka
42 biso
nicola
16 4
1744
tunis
43 Colombo
vincenzo
7
9
1736
tabarka
43 Colombo
ana maria nee buzo
8
12 1738
tabarka
44 Ferraro
simone
29 11 1706
tabarka
3 att ecrit balaca
ou epouse balaca ?
5
erreur certaine nee a tunis
2
3
22 4
1728
tabarka
2
2
1711
tabarka
8
12 1711
25 8
1751
tabarka
tabarka
44 Ferraro
francisca nee achena
4
10 1716
genes
44 Ferraro
guillermo
11 10 1744
tunis
45 Rosso
pasquale
45 Rosso
augustina nee rumba
45 Rosso
45 Rosso
7
26 1
1714
tabarka
24 8
1725
tabarka
magdelena
22 9
1749
tunis
benedicta
22 8
1752
tunis
45 Rosso
simon
29 10 1755
45 Rosso
salvador
6
epouse nee rombi?
7
tunis
1765
algerie
25 12 1703
tabarka
45 Rosso
camilla
46 Luxoro
emanuele
46 Luxoro
monica nee sevasco
15 4
1720
tabarka
46 Luxoro
cathalina
5
11 1749
tunis
4
2
1751
tunis
6
10 1723
tabarka
46 Luxoro
brigida
47 Pittaluga
nicola
???
4 ecrit luchoro
4
47 Pittaluga
clara nee rochena
23 2
1720
tabarka
47 Pittaluga
maria
1
2
1752
tunis
47 Pittaluga
gracia
21 8
1755
tunis
48 Colombo
nicola
1
11 1742
tunis
48 Colombo
lorenza nee pitaluga
49 Parodi
filippo
10 8
4
1747
tunis
27 11 1714
tabarka
49 Parodi
lorenza nee pitaluga
10 8
1747
tunis
49 Parodi
pasquale
7
1
1745
tunis
49 Parodi
magdelena
7
4
1755
tunis
50 Rosso
francesco
6
1
1695
tabarka
50 Rosso
maria nee lichora
22 2
1711
tabarka
50 Rosso
barbara
15 3
1741
tabarka
51 Crestadoro
guiseppe
9
3
1720
genes
51 Crestadoro
magdelena nee olivera
22 2
1711
tabarka
51 Crestadoro
pedro
6
4
1764
algerie
51 Crestadoro
antonio
6
3
1766
algerie
52 Ferrando
francisco maria
4
10 1706
catra ??
52 Ferrando
maria nee olivera
Tabarkinis
3 att ecrit ruso
epouse ?
4 di Genova, sposato a tabarka
6
26 9
85
1727
tabarka
JM/GG – Janvier 2006
52 Ferrando
angela maria
9
52 Ferrando
ana
22 11 1759
algerie
52 Ferrando
juan
14 1
algerie
52 Ferrando
magdelena
53
Rosso
53
Rosso
nicolasa
14 1
2
salvador
54 Ferraro
agostino
54 Ferraro
joseph
55 Sarti
leone
3
2 att ecrit ferrara
4 di Livorno, sposato a tabarka
1754
1762
tunis
1762
algerie
1711
tabarka
5
12 1751
1
1
1720
tunis
tabarka
19 3
1747
tunis
4
3
1723
livorno
55 Sarti
rosa nee rochero
8
3
1735
tabarka
55 Sarti
maria
8
12 1752
tunis
55 Sarti
teresa
56 Rivano
agostino
56 Rivano
celestina nee ruso
57 Perfumo
antonio
57 Perfumo
magdelena nee rivera
57 rivera
maria
58 Buzzo
anna maria
58 Buzzo
juan baptista
58 Buzzo
maria rosa
59 Monaire
francesco
15 8
2 att ecrit rivera
att rosso
3
1756 constabarkantine
25 10 1734
?
?
25 10 1739
doit etre la mere de magd
3
4 att ecrit moinare
tabarka
tabarka
14 3
1746
tunis
15 8
1704
tabarka
26 7
1725
tabarka
24 6
1753
tunis
6
1768
algerie
9
?
?
59 Monaire
patonilla nee casteli
?
59 cereceto
pedro
29 6
1738
tabarka
59 cereceto
bernardo
21 8
1727
tabarka
60 Rosso
nicola
60 Rosso
peregrina nee balaca
8
1730
tabarka
60 Rosso
juan baptista
22 8
1740
tabarka
60 Rosso
manuel
6
2
1747
tunis
60 Rosso
nicola
19 3
1752
tunis
60 Rosso
magdelena
21 9
1761
algerie
61 Colombo
gio batta
24 6
1721
tabarka
61 Colombo
magdelena nee borghero
22 8
62 Valacca
francesco
7 att ecrit ruso
???
att nee valacca le v = b en espagnol 2
2
ecrit burghero
6 att ecrit balaca
?
1738
tabarka
4
10 1727
tabarka
62 Valacca
geronima nee capriata
6
2
1734
tabarka
62 Valacca
theresa
22 1
1755
algerie
62 Valacca
anna maria teresa
6
1760
algerie
62 Valacca
juana
23 12 1761
algerie
62 Valacca
benedicta
63 Grosso
andrea
3
3
14 1
1766
algerie
25 8
1721
tabarka
63 Grosso
angela maria nee leoni
2
8
1705
tabarka
63 Grosso
magdelena
25 8
1754
tunis
64 «Belando»
gerolamo
8
1721
tabarka
64 «Belando»
maria nee grosso
12 10 1726
tabarka
64 «Belando»
magdelena
3
64 «Belando»
ana
24 9
65 Damele
maddalena
65 Damele
ana
65 Damele
benedicta
66 Marcenaro
lorenzo
Tabarkinis
4 dit jayme
3 ecrit damiele
3
3
12 1748
algerie
12 1748
tabarka
24 9
4
86
tunis
1763
1763
tunis
22 3
1753
tunis
18 8
1715
genes
JM/GG – Janvier 2006
66 Marcenaro
geronimo
12 8
66 Marcenaro
maddelena
22 8
1755
tunis
66 Marcenaro
bernardo
6
1758
algerie
67 Giera
maddalena
21 12 1706
tabarka
67 Giera
francisco
27 12 1733
tabarka
67 Giera
nicola
68 Luxoro
angela
68 Luxoro
andres
29 11 1749
tunis
68 Luxoro
pasquale
18 5
1751
tunis
68 Luxoro
ana maria
26 6
1753
tunis
68 Luxoro
catalina
25 11 1754
tunis
3 ecrit guiera
5 ecrit luchora
9
1755
tunis
6
11 1739
tabarka
2
7
tabarka
1728
269
Oltre le 68 famiglie elencate, furono riscatta successivamente:
69 Pellerano
brigida
1
9
2
1712
tabarka
70 olivero
nicolas
1
5
5
1723
tabarka
71 olivero
joseph
1
16 6
1736
tabarka
72 olivero
andres
1
23 3
1703
tabarka
73 Due
antonio
1 di albenga
14 9
1703
albe
74 Grosso
gio batta
1 di ses tri ?
8
1711
sestre
75 Rivano
francesco
1
4
7
1709
tabarka
76 Cereceto
domenico
1 di genova
7
4
1739
genes
77 Villa,
alessando
1
5
4
1737
tabarka
78 Parodi
gio batta
1 i due GioBatta Parodi di Genova,
24 6
1714
genes
79 Parodi
gio batta
1
4
1
1721
genes
80 Rosso,
bartolomeo
1 ecrit ruso
5
4
1707
tabarka
81 Ageno,
gerolamo
1 ecrit acheno jaime
25 7
1731
tabarka
82 Fabiani,
juan baptisa
1
7
8
1708
genes
83 Compiano,
benedetto
1 famille de robert compiano
4
11 1736
tabarka
84 CipoIlina,
paolo
1 ecrit chipolini
29 7
1738
tabarka
85 Leone,
nicola
1
8
5
1739
tabarka
86 Traverso,
giorgio
1 ecrit taverso
23 4
1732
tabarka
87 VassaIlo,
pietro
2
1 ecrit basalo
29 7
1719
tabarka
88 Cantabarkagal nicola
1 ecrit contabarkagalo
9
4
1739
tabarka
89 «tunisboni»,
nicola
1 tunisboni
7
1
1718
genes
90 timoni
nicola
1
6
12 1712
tabarka
91 Leone,
stefano
1 estevan
27 12 1732
92 Rosso,
nicola
1 e Simone Pomata (tunistti di tabarka), 18 5
93 pomata
simone
94 Repetto
gerolamo
95 «Carrucho»
geronimo
96 Oregio di Pra, guiseppe
tabarka
1718
tabarka
1
18 12 1733
tabarka
1 di Polcevera,
25 7
1725
1 di albenga ecrit garrucho
14 3
1707
albe
1
19 3
1718
genes
tunistti di Genova.
pont ?
97 Parodi,
gaetano
1 ecrit perodi gaetano
11 8
1714
genes
98 tunisbino,
antonio
1
7
1
1718
genes
99 Bruzzone,
angelo
1
2
7
1716
genes
100 Buzzo,
antonio
1 bruzo
3
6
1709
genes
101 Parodi.
antonio
1
17 1
1722
genes
33
Tabarkinis
87
JM/GG – Janvier 2006
Sites Internet
En italien
Sites trouvés grâce à Google
http://www.lemanieditore.com/le_mani_on_line/liguria/liguria%20d'oltremare/isole_tabarchine
.htm
http://www.pegli.com/sto_colo.html
http://www.isoladisanpietro.org/curiosita/storiche.htm
http://www.pegli.com
http://www.carloforte.com/Guida_turistica/STORIA.HTM
http://www.terra.es/personal/vtin99/situa.htm
http://www.isoladisanpietro.org/curiosita/storiche.htm
En espagnol
Sites trouvés grâce à Google
http://www.casadellibro.com/fichas/fichabiblioin/0,1511,2900000896361,00.html
http://www.ua.es/dossierprensa/2000/04/09/8.html
En français
BMS de Tunisie de Ludovic DEBONO
http://debono.club.fr/mariagestunisie/baptemes.html
http://debono.club.fr/mariagestunisie/listing.html
http://debono.club.fr/mariagestunisie/sepultures.html
Sites Amis sur Tabarca, Tabarkinis
http://bone.piednoir.net/titre_rubrique/genealogie/rapatries_tabarca.html
http://www.bartolini.fr/bone/titre_rubrique/genealogie/esclaves_tabarca.html
http://www.piedsnoirs-aujourdhui.com/fran_afr01.html
http://bone.piednoir.net/
Page de Josyanne MASSA - Relevès Eglise Sainte-Croix et autres
http://membres.lycos.fr/suzegranger/Tunportail.html
Sites Amis sur l’Algérie et la Tunisie
http://membres.lycos.fr/suzegranger/
http://www.profburp.com/
http://www.lagoulette.net/francais.html
http://massicault.free.fr/
Sites généralistes et Listes de discussion
http://www.geneagm.org/index.htm
http://www.genom-online.com/
http://www.genealogie-gamt.org/index2.asp
http://fr.groups.yahoo.com/group/anciens-tunisie/
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Tabarkinis
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JM/GG – Janvier 2006