antonio vivaldi
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CDS 222 (DDD) DIGITAL RECORDING ANTONIO VIVALDI CANTATAS FOR ALTO ❖ 1 2 3 4 ❖ 5 6 7 8 ❖ 9 10 11 ❖ 12 13 14 15 CESSATE, OMAI CESSATE (RV 684) - Recitativo (Largo e sciolto) 02’56” - Aria (Larghetto) 07’35” - Recitativo (Andante e pianissimo) 02’39” - Aria (Allegro) 03’51” QUAL IN PIOGGIA DORATA I DOLCI RAI (RV 686) - Recitativo 00’37” - Aria (Allegro) 04’21” - Recitativo 00’24” - Aria (Allegro) 03’28” O MIE PORPORE PIÙ BELLE (RV 685) - Aria (Allegro) 05’21” - Recitativo 00’21” - Aria (Andante) 05’24” AMOR, HAI VINTO (RV 683) - Recitativo - Aria (Larghetto Andante) - Recitativo - Aria (Allegro) 01’07” 08’56” 01’35” 04’54” ➤ TOT: 51’08” Marco Lazzara, alto Orchestra da Camera di Genova Antonio Plotino, conductor Marco Lazzara 4 Photo: © Riccardo Novi Orchestra da Camera di Genova Violins: Giulio Franzetti Mario Trabucco Giulio Plotino Andrea Franzetti Debora Tedeschi Shoji Keiko Violas: Ernesto Braucher Alfredo Zamarra Cello: Stefano Cabrera Lute: Giangiacomo Pinardi Harpsichord: Angela Castellarin Horns: Stefano Pignatelli Eolo Pignattini Antonio Plotino, conductor Giulio Franzetti plays a 1742 Guadagnini violin Mario Trabucco plays a 18th century Camillo Camilli violin Giulio Plotino plays a Gebruder Wolff 1898 viola, copy of a 1673 Jacobus Steiner Stefano Cabrera plays a Sabino Presti cello (Cremona, 1984) 5 ANTONIO VIVALDI: CANTATE PER CONTRALTO Stefano Olcese L a cantata è un genere musicale che iniziò a fiorire intorno al 1620, poco dopo l’esordio dei primi allestimenti melodrammatici. Col tempo prese il posto del madrigale e, negli ultimi anni del XVII secolo, aveva ormai trovato una propria nitida fisionomia, quella delle due arie (solitamente di carattere contrastante) ognuna preceduta da un recitativo. Come il melodramma anche la cantata spesso era contraddistinta da una eccessiva preponderanza della parte dedicata all’aria rispetto a quella del recitativo ma, poiché frequentemente rivolta ad un pubblico piuttosto scelto, alcuni compositori ne seppero fare un uso originale, talvolta vero e proprio terreno di sperimentazioni armoniche (si pensi alla Stravaganza di Benedetto Marcello). Antonio Vivaldi (Venezia, 1678 - 1741) dedicò la maggior parte delle proprie energie creative alla musica strumentale e al melodramma ma ebbe comunque la possibilità di lasciare il suo inestinguibile segno anche nel genere della cantata. Ne scrisse complessivamente 30 per voce e basso continuo (22 per soprano, 8 per contralto) e 9 per voce e strumenti (5 per soprano e 4 per contralto). Il debito rispetto ad una ormai lunga tradizione è presente, ma il nitore forma- le e la felicità d’invenzione musicale rendono le cantate presentate in questo CD uniche e insieme rappresentative del loro tempo. La cantata Cessate, omai cessate fu composta probabilmente tra il 1725 e il 1730. Il recitativo accompagnato d’apertura (Largo e sciolto) nella tonalità di mi bemolle maggiore inizia in maniera incisiva e serena ma lascia presto spazio alla tonalità relativa minore, più consona al contenuto del testo poetico. La malinconica prima aria è introdotta dagli archi che, combinando il pizzicato con lo staccato (eseguito da uno dei violini e dal violoncello), arricchiscono di pregnante sonorità l’accompagnamento orchestrale: è un semplice ma efficace espediente teso a mettere in evidenza la voce solista a cui è affidata una melodia densa e matura. La seconda parte dell’aria in 3/8 (Andante molto) interrompe il lento movimento binario della prima: si tratta di un breve inciso che, però, colpisce per la sua disarmante semplicità e la sua forza espressiva. Dopo l’Andante e pianissimo del secondo recitativo accompagnato, si apre, con una trascinante progressione ascendente, la brillante aria conclusiva ; essa è senz’altro inferiore alla prima come contenuto musicale e originalità, ma il pulsare ritmico che ne permea l’intima struttura le conferisce il tono brillante 6 del classico Allegro vivaldiano. Qual in pioggia dorata i dolci rai e O mie porpore più belle sono due composizioni d’occasione, la prima dedicata al Principe Filippo d’AssiaDarmstadt, la seconda ad Antonio dei Conti Guidi di Bagno, vescovo di Mantova. Entrambe risalgono al periodo mantovano del compositore veneziano (1718-1720) e presentano somiglianze. I testi poetici sono decisamente mediocri e contengono faticosissime metafore funzionali all’elogio delle due importanti personalità. Dal punto di vista prettamente musicale sono da segnalare, in Qual in pioggia dorata i dolci rai, l’inserimento di due corni da caccia nell’organico orchestrale e un tono musicale sostanzialmente omogeneo durante tutta la composizione: entrambe le arie, infatti, presentano la dicitura Allegro e non sono, come nelle cantate RV 684 e RV 683, di carattere contrastante poiché l’intento celebrativo permea di ottimismo il contenuto musicale. La breve cantata O mie porpore più belle inizia senza recitativo, con una serena aria in fa maggiore. L’occasionalità della composizione non condiziona in maniera troppo evidente la qualità e l’originalità musicale del brano. In particolare emerge l’Andante della seconda aria, dal tono quasi haendeliano e dalla scrittura musicale lineare e cantabile; il violino solista e la voce intrattengono un intenso dialogo, ora alternandosi, ora sovrapponendo efficacemente le rispettive linee melodiche. Amor, hai vinto fu composta sicuramente dopo il 1726, fatto deducibile dalla citazione di un’aria del Siroe di Metastasio (atto III, scena 5) ai versi 3-4 del primo recitativo (Gelido in ogni vena/ scorrer mi sento il sangue): il secondo melodramma del poeta romano fu rappresentato, infatti, a Venezia con musica del Vinci proprio nel 1726. L’eccezionale qualità della testo musicale emerge fin dalle prime battute del recitativo, intensamente espressivo, che introduce al Larghetto Andante della prima, splendida aria dove virtuosismo e cantabilità si alternano con bella naturalezza e conferiscono varietà alla scrittura musicale. Un recitativo accompagnato ricco e originale conduce alla seconda aria (Allegro) nella solare tonalità di do maggiore, in cui sembra compiersi un miracolo di sintesi tra il rigore formale e la brillantezza dei contenuti: le progressioni, elemento così tipico della musica vivaldiana, si susseguono quasi senza soluzione di continuità, in un vortice d’invenzione melodica assolutamente straordinario coronato da virtuosistici passaggi d’agilità e trilli che rendono il pezzo, nel suo insieme, un vero e proprio banco di prova per la voce solista. Vivaldi è stato quindi, in queste cantate, quasi sempre in grado di trascendere la mediocrità dei versi e l’occasionalità della composizione, in una musica di notevole efficacia e spessore comunicativo. Talvolta egli sembra concentrare eccessivamente la propria fantasia creativa sul significato di una singola parola piuttosto che sul messaggio complessivo di un recitativo o di un’aria, ma questo, oltre ad essere un tratto caratteristico di tanta musica vocale del primo Settecento, è anche dovuto alla mancanza di un testo poetico di adeguata qualità. 7 ANTONIO VIVALDI: CANTATAS FOR ALTO Stefano Olcese Translated by Daniela Pilarz T he cantata music genre started to flourish around 1620, not long after the early stagings of melodrama; with time it replaced the madrigal and, by the end of the 17th century it had already acquired a welldefined structure, with two arias (generally of contrasting character) each introduced by a recitative. Like melodrama, the cantata was often marked by the excessive predominance of aria over recitative; however, being frequently meant for a selected audience, some composers made quite original use of it, sometimes turning it into a veritable harmonic testing ground (re: Benedetto Marcello’s Stravaganza). Antonio Vivaldi (Venice, 1678 - 1741) dedicated most of his creative energy to instrumental music and to melodrama, nonetheless he left his enduring mark also in this genre: in all he composed 30 cantatas for voice and basso continuo (22 for soprano, 8 for alto), and 9 for voice and instrumental accompaniment (5 for soprano, 4 for alto). Although these works are indebted to what was, by then, a long tradition, their formal neatness and original musical invention make them at once unique and representative of their time. Cessate, omai cessate was probably composed between 1725 and 1730. Its opening recitativo accompagnato (Largo e sciolto), in the key of E flat Major, is incisive and serene; soon, however, the relative minor brings about a change of mood, which best fits the poetic text. The melancholic first aria is introduced by the strings which, combining pizzicato and staccato (the latter played by one of the violins and by the cello), provide interesting orchestral accompaniment: this simple but effective expedient enables the voice’s dense and mature melody to emerge. The second part of the aria (Andante molto), in 3/8 time, interrupts the initial slow binary movement: it is a brief parenthesis, but it is striking for its disarming simplicity and expressive power. After the Andante e pianissimo of the second recitativo accompagnato, the lively final aria blossoms with its rising progression; although inferior to the first one in musical substance and originality, its rhythmic beat gives it the lively pace of the typical Vivaldian Allegro. Qual in pioggia dorata i dolci rai and O mie porpore più belle were composed on two different occasions and dedicated, respectively, to Prince Philip of Hessen-Darmstadt and to Antonio dei Conti Guidi di Bagno, bishop of Mantova. They both date from the Venetian composer’s Mantova period (1718-1720), and show some 8 similarities. The poetic texts are decidedly mediocre, containing laborious metaphors aimed for the praise of the two important dedicatees. In Qual in pioggia dorata i dolci rai are to be noted, from the musical point of view, the addition of two hunting horns to the orchestral forces, and its basically homogeneous tone: unlike in Cantatas RV 684 and RV 683 both arias, in fact, are marked Allegro and are not of contrasting character, for optimism must pervade this celebration piece. Foregoing the initial recitative, the short cantata O mie porpore più belle opens with a peaceful aria in F Major. This was a commissioned work, but the composer was nonetheless able to produce high-quality and original music. Noteworthy is the second aria’s Andante, almost Haendel-like and characterised by linear and lyrical writing: solo violin and voice exchange an intense dialogue, with passages where they alternate each other and others where their respective melodic lines intertwine effectively. Amor, hai vinto was definitely composed after 1726, because in lines 3-4 of the first recitative we find quoted an aria from Metastasio’s Siroe (Act 3, scene 5), the Roman poet’s second melodrama, with music by Vinci, which was staged in Venice in that year. The exceptional quality of the music can be appreciated right from the first measures of the intense opening recitative, which introduces the Larghetto Andante of the first, beautiful aria, with writing varied by the alternation of virtuoso and lyrical passages. A rich and original recitativo accom- pagnato leads to the second aria (Allegro), in the bright key of C Major, a sort of miraculous combination between rigour of form and quality of substance: progressions, that typical element of Vivaldi’s music, follow one another in a whirlwind of melodic invention that is absolutely extraordinary, with agility passages and trills that make of this piece a true test bench for the singer. In his cantatas Vivaldi was almost always able to surmount the texts’ mediocrity and the difficulty of writing on commission, leaving us music that is very effective and expressive. At times he seems to focus his creativity onto the meaning of a single word rather than of a whole recitative or aria; but this was typical of much early 18th-century vocal music, and was probably also due to the lack of poetic texts of adequate quality. 9 ANTONIO VIVALDI: KANTATEN FÜR ALT Stefano Olcese Übersetzung: Eva Pleus D ie Kantate ist ein musikalisches Genre, das gegen 1620 kurz nach den ersten Opernaufführungen zu blühen begann. Mit der Zeit nahm sie den Platz des Madrigals ein und hatte in den letzten Jahren des 17. Jahrhunderts zu einer klaren Eigenphysionomie gefunden, nämlich zwei Arien (normalerweise kontrastierender Natur), denen jeweils ein Rezitativ voranging. Wie die Oper war auch die Kantate häufig dadurch gekennzeichnet, daß der Arienteil zu stark über das Rezitativ vorherrschte. Da sie sich aber häufig an ein eher gewähltes Publikum wandte, verstanden es einige Komponisten, sie originell zu verwenden und manchmal zu einem echten Boden für harmonische Experimente zu machen (man denke an Benedetto Marcellos Stravaganza). Antonio Vivaldi (Venedig, 1678 - 1741) widmete den Großteil seiner schöpferischen Energien der Instrumental-musik und der Oper, hatte aber auch die Möglichkeit, sein unauslöschliches Zeichen gleichfalls im Genre der Kantate zu hinterlassen. Er schrieb davon insgesamt 30 für Solostimme und Generalbaß (22 für Sopran, 8 für Alt) und 9 für Solostimme und Instrumente (5 für Sopran und 4 für Alt). Es ist hörbar, was hier einer langen Tradition geschuldet wird, aber die formale Reinheit und der glückliche musikalische Einfall machen die auf dieser CD vorgestellten Kantaten einzigartig und gleichzeitig für ihre Zeit repräsentativ. Die Kantate Cessate, omai cessate wurde wahrscheinlich zwischen 1725 und 1730 geschrieben. Das eröffnende Accompagnato (Largo e sciolto) in Es-Dur beginnt auf einprägsame, heitere Weise, läßt aber bald Raum für die dem Text besser entsprechende gleiche Tonart in Moll. Die melancholische erste Arie wird von den Streichern eingeführt, die durch die Kombination des Pizzicato mit dem (von einer der Geigen und dem Cello ausgeführten) Staccato die Orchesterbegleitung um markante Klangfarben bereichern. Dies ist eine einfache, aber wirksame Maßnahme, um die Solostimme, der eine dichte, reife Melodie anvertraut ist, herauszustreichen. Der zweite Teil der Arie im 3/8-Takt (Andante molto) unterbricht den langsamen, binären Verlauf der ersten. Es handelt sich um einen kurzen Einschub, der aber durch seine entwaffnende Einfachheit und seine expressive Stärke beeindruckt. Nach dem Andante e pianissimo des zweiten Accompagnatos beginnt die brillante Schlußarie mit einer mitreißenden ansteigenden Progression. In musikalischem Gehalt und Originalität unterliegt sie sicherlich der ersten, aber das rhythmische Pulsieren, von der ihre innere Struktur erfüllt ist, verleiht ihr den brillanten Ton des klassischen Allegros Vivaldis. 10 Qual in pioggia dorata i dolci rai und O mie porpore più belle sind zwei Gelegenheitskompositionen, deren erste dem Fürsten Philipp von Hessen-Darmstadt, die zweite dem Bischof von Mantua, Antonio dei Conti Guidi di Bagno, gewidmet ist. Beide gehen auf die Mantuaner Zeit (1718-1720) des venezianischen Komponisten zurück und weisen Ähnlichkeiten auf. Die Texte sind entschieden mittelmäßig und enthalten sehr mühsame Metaphern, die der Lobpreisung der beiden bedeutenden Persönlichkeiten dienen sollen. Vom rein Musikalischen her ist in Qual in pioggia dorata i dolci rai auf die Verwendung zweier Jagdhörner in der Orchesterbesetzung und einen während der gesamten Komposition im wesentlichen homogenen musikalischen Ton zu verweisen, denn beide Arien tragen die Angabe Allegro und sind nicht, wie in den Kantaten RV 684 und RV 683, kontrastierender Natur, weil die preisende Absicht den musikalischen Gehalt mit Optimismus durchtränkt. Die kurze Kantate O mie porpore più belle beginnt ohne Rezitativ mit einer heiteren Arie in F-Dur. Daß es sich um eine Gelegenheitskomposition handelt, wirkt sich auf die Qualität und musikalische Originalität des Stücks nicht allzu deutlich aus. Im besonderen fällt das Andante der zweiten Arie auf, die in fast Händel’schem Ton gehalten ist und eine lineare, kantable musikalische Ausdrucksweise hat. Die Solovioline und die Stimme führen einen intensiven Dialog, wobei sich die betreffenden melodischen Linien einmal abwechseln, dann wieder wirksam übereinander lagern. Amor, hai vinto tu ist sicherlich nach 1726 entstanden, was aus dem Zitat einer Arie aus 11 Metastasios Siroe (3. Akt, 5. Szene) in den Versen 3-4 des ersten Rezitativs (Gelido in ogni vena / scorrer mi sento il sangue) zu entnehmen ist, wurde die zweite Oper des römischen Dichters doch genau 1726 in Venedig mit Musik von Vinci aufgeführt. Die außerordentliche Qualität des musikalischen Textes ist gleich bei den ersten Takten des ausdrucksstarken Rezitativs zu hören, das zum Larghetto Andante der ersten, prachtvollen Arie führt, in der Virtuosität und Sangbarkeit einander mit schöner Natürlichkeit abwechseln und der musikalischen Ausdrucksweise Vielfalt verleihen. Ein reiches, originelles Accompagnato führt zur zweiten Arie (Allegro) in sonnendurchflutetem C-Dur, wo sich ein Wunder an Synthese zwischen formaler Strenge und Brillanz des Inhalts zu ereignen scheint. Die Progressionen als so typisches Element von Vivaldis Musik folgen in einem Wirbel absolut außerordentlicher melodischer Einfälle, der von virtuosen Bravourstücken und Trillern gekrönt wird, die das Stück in seiner Gesamtheit zu einem echten Prüfstein für die Solostimme machen, fast nahtlos aufeinander. In diesen Kantaten war Vivaldi somit fast immer imstande, die Mittelmäßigkeit der Verse und den Anlaßfall der Komposition in eine stark wirkende, kommunikative Musik zu verwandeln. Manchmal scheint er seine schöpferische Phantasie auf übertriebene Weise eher auf die Bedeutung eines einzelnen Worts als auf die gesamte Botschaft eines Rezitativs oder einer Arie zu konzentrieren, doch ist dies nicht nur ein charakteristischer Zug vieler Vokalmusik des frühen 18. Jhdts., sondern auch auf das Fehlen eines Textes von geeigneter Qualität zurückzuführen. ANTONIO VIVALDI: CANTATES POUR CONTRALTO Stefano Olcese Traduit par Cécile Viars L a cantate est un genre musical qui se diffusa aux environs de 1620, peu après les premières mises en scène mélodramatiques. Au fil du temps, elle finit par supplanter le madrigal et, à la fin du XVII° siècle, elle avait désormais trouvé sa propre physionomie, celle des deux arias (généralement de caractère opposé) précédées d’un récitatif. Comme le mélodrame, la cantate se distinguait souvent par la prépondérance excessive accordée à l’aria au détriment du récitatif; néanmoins, étant souvent composée pour un public choisi, certains compositeurs surent en faire un usage original, la transformant parfois même en un véritable terrain d’expérimentations harmoniques (comme la Stravaganza de Benedetto Marcello). Antonio Vivaldi (Venise, 1678 - 1741) consacra la majeure partie de son énergie créative à la musique instrumentale et au mélodrame, mais il marqua aussi profondément le genre de la cantate. Au total, il en écrivit 30 pour voix et basse continue (22 pour soprano et 8 pour contralto) et 9 pour voix et instruments (5 pour soprano et 4 pour contralto). On y trouve le respect d’une longue tradition, mais la clarté formelle et l’heureuse invention musicale font des cantates présentées dans cet enregistre- ment des œuvres uniques, mais aussi représentatives de leur temps. La cantate Cessate, omai cessate fut probablement composée entre 1725 et 1730. Le récitatif accompagné d’une ouverture (Largo e sciolto) en mi bémol majeur donne un ton incisif et serein mais fait rapidement place au mode relatif mineur, plus conforme au contenu du texte poétique. La première aria, mélancolique, est annoncée par les cordes qui, en alternant le pizzicato et le staccato (exécuté par un des violons et par le violoncelle), enrichissent l’accompagnement orchestral de sonorités prégnantes: cet expédient aussi simple qu’efficace a pour but de mettre en relief la voix soliste à laquelle est confiée une mélodie dense et mature. La deuxième partie de l’aria à 3/8 (Andante molto) interrompt le lent mouvement binaire de la première partie: il s’agit d’une brève incise qui frappe néanmoins l’auditeur par sa profonde simplicité et sa force expressive. L’Andante e pianissimo du deuxième récitatif accompagné fait place, par une progression ascendante animée, à la brillante aria finale; celle-ci est sans aucun doute inférieure à la première du point de vue musical et de l’originalité, mais la cadence rythmée dont son tissu structurel est imprégné lui confère le ton brillant de l’Allegro 12 classique de Vivaldi. Qual in pioggia dorata i dolci rai et O mie porpore più belle sont deux morceaux composés pour des occasions particulières; le premier est dédié au prince Philippe d’Hesse-Darmstadt, le second à Antoine dei Conti Guidi di Bagno, évêque de Mantoue. Tous deux furent écrits par le compositeur vénitien lors de son séjour à Mantoue (1718-1720) et présentent maintes ressemblances. Les textes poétiques, sans aucun doute médiocres, sont alourdis par des métaphores fonctionnelles faisant l’éloge des deux importants dédicataires. Du point de vue musical, signalons, dans Qual in pioggia dorata i dolci rai, l’insertion de deux cors de chasse dans l’effectif orchestral et un ton musical relativement homogène tout au long de l’œuvre: en effet, les deux arias présentent l’inscription Allegro et ne sont pas, comme dans les cantates RV 684 et RV 683, de caractère opposé car le propos commémoratif empreint d’optimisme le contenu musical. La brève cantate O mie porpore più belle débute sans récitatif par une aria en fa majeur au ton serein. Le caractère occasionnel de la composition ne conditionne pas de façon trop évidente la qualité et l’originalité musicale du morceau. L’Andante de la deuxième aria — très proche de Haendel par son ton et d’une écriture musicale linéaire et cantabile — est remarquable; le violon soliste et la voix développent un intense dialogue, tantôt en alternance tantôt en superposant avec bonheur les lignes mélodiques respectives. Grâce aux vers 3 et 4 du premier récitatif (Gelido in ogni vena/scorrer mi sento il sangue) d’une aria du Siroe de Métastase (acte III, scène 5), nous savons qu’Amor, hai vinto fut certainement composé après 1726: en effet, le second mélodrame du poète romain fut représenté cette année-là à Venise, sur une musique de Vinci. La qualité exceptionnelle du texte musicale apparaît dès les premières mesures du récitatif, profondément expressif, qui introduit le Larghetto Andante de la première aria, d’une grande beauté, où virtuosité et aspect cantabile se succèdent naturellement, rendant l’écriture musicale extrêmement variée. Un récitatif accompagné riche et original introduit la deuxième aria (Allegro), développée dans la tonalité solaire du do majeur, dans laquelle semble s’accomplir un miracle de synthèse entre la rigueur formelle et l’éclat du contenu: les progressions, élément typique de la musique de Vivaldi, se succèdent pratiquement sans solution de continuité, dans un tourbillon d’invention mélodique absolument extraordinaire couronné de passages virtuoses et de trilles, faisant de cette œuvre, dans son ensemble, un véritable banc d’essai pour la voix soliste. Dans ces cantates, Vivaldi parvient presque toujours à effacer la médiocrité des vers et le caractère occasionnel de la composition, proposant une musique particulièrement efficace et communicative. Parfois, il semble concentrer excessivement sa fantaisie créative sur un terme spécifique, au détriment du message global d’un récitatif ou d’une aria, mais cette caractéristique de maintes œuvres vocales du début du dix-huitième siècle est due en partie aux textes poétiques de faible qualité. 13 TEXTS Cessate, omai cessate (RV 684) 3 - Recitativo A voi dunque ricorro, Orridi spechi, taciturni orrori, Solitari ritiri ed ombre amiche, Tra voi porto il mio duolo, Perchè spero da voi quella pietade, Che (‘n) Dorilla inumana non annida. Vengo, spelonche amate Vengo, spechi graditi, Affine meco involto Il mio tormento in voi resti sepolto. 1 - Recitativo Cessate, omai cessate Rimembranze crudeli D’un affetto tiranno; Già barbare e spietate Mi cangiaste i contenti In un immenso affanno. Cessate, omai cessate, Di lacerarmi il petto, Di trafiggermi l’alma, Di togliere al mio cor riposo e calma. Povero core afflitto e abbandonato, Se ti toglie la pace Un affetto tiranno, Perché un volto spietato, un’alma infida, La sola crudeltà pasce ed annida. 4 - Aria Nell’orrido albergo, Ricetto di pene, Potrò il mio tormento Sfogare contento, Potrò ad alta voce Chiamare spietata Dorilla l’ingrata, Morire potrò. Andrò d’Acheronte Su la nera sponda, Tingendo quell’onda Di sangue innocente, Gridando vendetta, Ed ombra baccante Vendetta farò. 2 - Aria Ah, ch’infelice sempre Mi vuol Dorilla ingrata, Ah, sempre più spietata M’astringe a lagrimar. Per me non v’è ristoro, Per me non v’è più spene, E il fier martoro E le mie pene Solo la morte Può consolar. 14 Qual in pioggia dorata (RV 686) O mie porpore più belle (RV 685) 5 - Recitativo Qual in pioggia dorata i dolci rai Febo amico discioglie, Tal tu, Signor, mentre sapienza accogli, Ad inaurarla imprendi, Se a pro’ di lei tua bella luce accendi. 9 - Aria O mie porpore più belle, Dell’Aurora amate figlie, Della terra illustri stelle, Il pastor della gran Manto Ite tosto a coronar; E il pietoso suo bel manto Ite liete ad inostrar. 6 - Aria Ombre nere, voi cedete Vinte e liete, In omaggio a’ suoi fulgori. E un sol raggio almo e clemente Di sua mente Fa brillarvi in isplendori. 10 - Recitativo Tutta vaga e festosa Così tra mille fiori Udì la bella Clori La porporina rosa a favellar. 7 - Recitativo Così fia che baleni, Del gran Felippo al guardo, Di sapienza ogni più cupo arcano; E giorno sorga al nero Ché in lei retto ne sorga alto sentiero. 11 - Aria No, non vidi il più gentile Né in pietade o nobiltà, Né un altro a lui simile Né più dotto si vedrà. 8 - Aria Luce placida e serena Il suo volto a noi spedì. In un giorno sì sereno Felice diverrà E chiaro li renderà L’augusta mente. 15 Cor incredulo, infido? Di che ti lagni? Ahimè! Forse non sai Che nel seno di Clori hai porto, hai lido? Amor, hai vinto (RV 683) 12 - Recitativo Amor, hai vinto. Ecco il mio seno Da’ tuoi strali trafitto. Or chi sostiene L’alma mia dal dolore abbandonata? Gelido in ogni vena Scorrer mi sento il sangue, E sol mi serba in vita affanno e pena. Mi palpita nel petto Con nuove scosse il core. Clori, crudel, e quanto Ha da durar quest’aspro tuo rigore? 15 - Aria Se a me rivolge il ciglio L’amato mio tesoro, Non sento più martoro, Ma torno a respirar. Non teme più periglio, Non sente affanno e pena, L’alma si rasserena Come la calma in mar. 13 - Aria Passo di pena in pena Come la navicella Ch’in questa e in quell’altr’onda Urtando, urtando va. Il ciel tuona e balena, Il mar tutt’è in tempesta, Porto non vede o sponda, Dove approdar non sa. 14 - Recitativo In che strano e confuso Vortice di pensieri La mia mente s’aggira? Or è in calma, or s’adira, E dove ancor si fermi non risolve. Or in sasso, or in polve Vorria cangiarsi. Oh Dio! Ma di che mai, Ma di che ti quereli 16 Orchestra da Camera di Genova 17 ITALIANO ENGLISH Dopo aver ascoltato dal vivo o in disco Marco Lazzara non si può che essere curiosi di ascoltarlo ancora: questo è dovuto alla sua vocalità affascinante e coinvolgente sempre messa a servizio di musica e spettacolo. A colloquio con i suoi colleghi cantanti, oppure con i registi o con i direttori d’orchestra che lo hanno diretto in opere o concerti si ha la netta sensazione di fiducia che essi hanno riposto e riporranno in lui per la dote di saper comunicare decisamente quello che l’opera d’arte racchiude in sé. La solidità musicale di Marco Lazzara si basa non solo su un incontrastato gusto, ma anche e soprattutto su di una solida preparazione tecnica: infatti si è dedicato al canto dopo aver studiato ed essersi diplomato in pianoforte, organo e clavicembalo. La scelta di essere interprete non solo di musica barocca, come troppo spesso lo si vorrebbe relegare, ma anche di spaziare nei secoli successivi, ed interpretare ad esempio la Chamber music di Berio (Dynamic CDS 174) o oltre interpretazioni operistiche o cameristiche anche pensate per lui, financo a jingles pubblicitari d’autore, è dovuta alla tecnica vocale e interpretativa completa che ne fa decisamente un musicista, accludendo e sorpassando la mera definizione di cantante. (M.N.) After listening to Marco Lazzara in concert or on CD one cannot help feeling curious of hearing his charming and captivating vocality again, constantly at the service of music and show. Speaking to his colleague singers, or to the stage-managers and conductors who have worked with him in operas and concerts, one can feel the trust they have in his ability to deliver the inner message of each work of art. Marco Lazzara’s artistry is founded not only on his undisputable musical taste, but also and above all on a solid technical training: he has in fact turned to singing after completing diplomas in piano, organ and harpsichord. Lazzara’s choice to venture beyond Baroque music - where many would expect him to be confined - to interpret also works of the following centuries (like Berio’s Chamber music, Dynamic CDS 174, or other operatic and chamber works dedicated to him) and even advertising jingles, was indeed made possible by his masterful vocal and interpretative technique, which makes of him a well-rounded musician, rather than a mere singer. (M.N.) 18 DEUTSCH FRANÇAIS Wenn man Marco Lazzara live oder auf Platte gehört hat, kann man nur darauf neugierig sein, ihn neuerlich zu hören, was auf seinen faszinierenden, mitreißenden vokalen Charakter zurückzuführen ist, der immer in die Dienste von Musik und Darstellung gestellt wird. Spricht man mit seinen Sängerkollegen oder mit den Regisseuren und Dirigenten, mit denen er Opern und Konzerte gesungen hat, hat man das deutliche Gefühl des Vertrauens, welches sie in Lazzara gesetzt haben und setzen werden, was auf seine Gabe zurückzuführen ist, entschieden das, was ein Kunstwerk in sich trägt, vermitteln zu können. Marco Lazzaras musikalische Klasse basiert nicht nur auf unbestrittenem Geschmack, sondern auch und vor allem auf einer soliden technischen Vorbereitung, widmete er sich dem Singen doch nach dem Studium von Klavier, Orgel und Cembalo, welche Studien er mit dem Diplom abschloß. Die Entscheidung, nicht nur Barockmusik zu interpretieren, in welches Gebiet man ihn allzu oft verbannen möchte, sondern sich auch in den darauffolgenden Jahrhunderten umzutun und beispielsweise Berios Chamber music (Dynamic CDS 174) oder neben auch für ihn gedachten Opern- und Kammermusikinterpretationen sogar Werbeslogans großer Namen auszuführen, ist auf Lazzaras komplette Gesangs- und Interpretationstechnik zurückzuführen, die aus ihm entschieden einen Musiker macht, bei dem die reine Definition als Sänger eingeschlossen bzw. überschritten wird. (M.N.) Après avoir écouté Marco Lazzara en concert ou en disque, on ne peut que vouloir l’entendre encore, en raison de sa technique vocale fascinante et envoûtante toujours mise au service de la musique et du spectacle. Lorsqu’on parle avec ses collègues chanteurs ou avec les metteurs en scène et les chefs d’orchestre qui l’ont dirigé dans des opéras ou des concerts, on a la nette sensation qu’ils apprécient énormément ses qualités de savoir communiquer avec clarté ce que renferme l’œuvre qu’il interprète. La rigueur musicale de Lazzara est fondée non seulement sur son incontestable bon goût, mais aussi et surtout sur son excellente préparation technique: il s’est consacré au chant après avoir étudié et obtenu son diplôme de piano, d’orgue et de clavecin. Sa technique vocale et interprétative complète, qui fait de lui un véritable musicien et non pas un simple chanteur, lui a permis d’interpréter non seulement la musique baroque — domaine dans lequel l’on voudrait trop souvent le reléguer — mais aussi des œuvres plus modernes, comme par exemple la Chamber music de Berio (Dynamic CDS 174), et d’affronter des opéras ou de la musique de chambre, parfois créés pour lui, jusqu’aux jingles pubblicitaires d’auteur. (M.N.) 19