Chiesa dei Santi Luca e Martina
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Chiesa dei Santi Luca e Martina
Chiesa dei Santi Luca e Martina, 1635-1650. Roma Pietro Berrettini detto da Cortona (1597-1669) Architetto e pittore condivise con Bernini e Borromini la scena artistica del Barocco romano. Nato a Cortona, si formò presso il pittore fiorentino Andrea Còmmodi che nel 1611 lo condusse a Roma dove lavorò quasi senza interruzione fino alla morte. Antica stampa della Chiesa dei Santi Luca e Martina La chiesa dei Santi Luca e Martina sorge ai piedi del Campidoglio tra il Foro di Cesare e l’antica Curia Julia Vista tra l’Arco di Settimio Severo e La Curia Julia La chiesa conteneva tre grandi altorilievi con le storie di Marco Aurelio attualmente conservati nei Musei Capitolini Marco Aurelio che manifesta clemenza nei confronti dei popoli conquistati Marco Aurelio che entra trionfante in Roma Pietro da Cortona seguì, dall’inizio (1635), ogni fase della realizzazione di questa chiesa fino alla sua definitiva conclusione (1668). La facciata, a spiccato sviluppo verticale, è suddivisa in due livelli da una massiccia trabeazione aggettante che svolge anche la funzione di marcapiano. La superficie della muratura è leggermente convessa La forma della parete interna trova immediato riflesso anche all’esterno Chiesa dei Santi Luca e Martina - Veduta della facciata meridionale Particolare della facciata Facciata Sud Chiesa dei Santi Luca e Martina Particolari della facciata Chiesa dei Santi Luca e Martina Facciata Sud Sul piano della progettazione architettonica Pietro da Cortona parte dalla libera riproposizione degli ordini classici ma prende spunti anche dall’architettura di Palladio e Bramante. La pianta originariamente prescelta fu quella circolare, per omaggio alla tipologia dei primi martyria, ma successivamente fu preferita una soluzione a croce greca. Veduta verso l’altare Schema planimetrico della chiesa Il braccio longitudinale della croce è lievemente più lungo di quello trasversale anche se entrambi terminano con absidi semiellittiche le cui morbide curvature annullano la percezione di qualsiasi asimmetria dimensionale. Chiesa dei Santi Luca e Martina Absidi semiellittiche L’altare maggiore (foto 1) in marmi di diversi colori è stato disegnato da Pietro da Cortona. Poco sopra la mensa è la statua raffigurante santa Martina, opera di Nicola Menghini (1635). 1 Nel 1682 la cappella del braccio destro (foto 3) fu dedicata a S. Lazzaro per volontà di Lazzaro Baldi che dipinse per l’altare il martirio del Santo. La cappella del braccio sinistro (foto 2) fu disegnata da Carlo Fontana (1692) completato dal coronamento progettato da Carlo Buratti (1722). 1 2 2 3 3 Chiesa dei Santi Luca e Martina Interno 1 Le pareti interne si snodano lungo il perimetro della croce con un suggestivo alternarsi di rientranze e aggetti, scanditi dal plastico e ininterrotto succedersi di colonne, nicchie e paraste. 1 All’incrocio dei due bracci si addensa un complesso sistema di colonne e pilastri ionici binati. 2 2 3 3 3 Chiesa dei Santi Luca e Martina La cupola, a pianta circolare, è ottenuta dalla sovrapposizione di due ipotesi costruttive: da un lato la calotta a lacunari del Pantheon, dall’altro la struttura con costolonature di San Pietro. L’effetto decorativo è affidato al complicato arabesco di cassettoni e nervature. Gli otto finestroni del tamburo conferiscono all’intradosso un effetto di spazialità dilatata. Sul pavimento, in corrispondenza della cupola, un’apertura circolare lascia intravedere la chiesa inferiore dedicata a Santa Martina. Giovanni Battista Maini Pennacchi con stucchi raffiguranti i simboli dei quattro Evangelisti Giovanni Battista Maini Pennacchi con stucchi raffiguranti i simboli degli Evangelisti Giovanni: Aquila Matteo: Uomo Giovanni Battista Maini Pennacchi con stucchi raffiguranti gli Evangelisti Marco:Leone Luca:Bue Sebastiano Conca “L’Assunta e San Sebastiano” Lazzaro Baldi “Martirio di San Lazzaro” “San Luca in atto di dipingere la Madonna” Copia dell’opera di Raffaello realizzata dall’artista Antiveduto Grammatica. Altare maggiore. Nicola Menghini Statua di Santa Martina - Altare maggiore Monumento funebre di Lazzaro Baldi e di sua sorella Le pareti interne si snodano lungo il perimetro della pianta a croce con un particolare e suggestivo alternarsi di rientranze e aggetti, scanditi dal plastico e ininterrotto succedersi di colonne e pilastri ionici binati. Chiesa inferiore di Santa Martina 1 2 Il primo rifacimento della chiesa inferiore prevedeva la creazione di una tomba per il Berrettini sotto l’altare dell’ambiente principale, ma il ritrovamento delle reliquie di S. Martina trasformò la destinazione della cripta che divenne una cappella commemorativa della Santa. 1- Bernardino Fioriti : Busto di Pietro da Cortona 2- Algardi: “Cristo morto con la Vergine e il Padre”, bassorilievo in stucco Vano ottagonale Bassorilievo di Alessandro Algardi (Bologna 1595 - Roma 1654). Le statue delle sante Cecilia, Agnese e Martina sono di Cosimo Fancelli, quella di santa Eufemia è di Pompeo Ferrucci. Il vano ottagonale è coperto da una volta piana, impostata su pennacchi e sorretta da colonne di bardiglio grigio-verde Le colonne della chiesa inferiore hanno , rispetto alla chiesa di S. Luca, una maggiore consistenza plastica conferita dalla maggiore sporgenza rispetto alla parete e dalla differenza di colore. Il vano ottagonale è illuminato da un oculo aperto in asse con il lucernaio della chiesa superiore. Il Sacello (nell’architettura cristiana rappresenta una chiesa o cappella di piccole dimensioni) Altare disegnato da Pietro da Cortona e realizzato da Giovanni Canale Artusi detto il Pescina Giovanni Canale Artusi detto il Pescina (1610 -1676) fu architetto, scultore, incisore, fonditore e inventore di strumenti musicali; nacque nella città di Pescina e giovanissimo si trasferì a Roma dove frequentò la scuola di Gian Lorenzo Bernini. La decorazione dell’altare, in alabastro, è opera di Cosimo Fancelli. In corrispondenza dell’altare la copertura è costituita da una vela appiattita con una profondità massima di 30 cm. Trono marmoreo, ricostruito nel XVII secolo, in ricordo della distribuzione dei ceri per la festa della Candelora istituita tra il 492 e il 496 da papa Gelasio l’africano. Candelora è il nome popolare attribuito dai cristiani alla festa, celebrata il 2 febbraio, in ricordo della presentazione di Maria al tempio avvenuta quaranta giorni dopo la nascita di Gesù. Le origini di questa festa, andando indietro nel tempo, risalgono ai riti dei Lupercali che si celebravano in una grotta sul Palatino. Attraverso il sacrificio di animali offerti al dio Luperco si propiziavano la fertilità e l'avvento dell'anno nuovo. I sacerdoti bagnavano con il sangue degli animali un coltello con il quale segnavano la fronte di due fanciulli di famiglia patrizia. Questi utilizzavano le pelli degli animali sacrificati per coprirsi e per farne strisce con le quali percuotere tutti coloro che, nella speranza di purificazione e di fertilità, ne facevano richiesta. Il Sacello, progettato da Pietro da Cortona, è caratterizzato dalla policromia dei marmi in contrasto con il bianco della chiesa superiore Il disegno del soffitto della Chiesa inferiore di Santa Martina ripropone i costoloni e i lacunari della cupola della chiesa di San Luca ma al posto della lanterna c’è la colomba dello Spirito Santo. L’Istituto Tecnico Industriale “Giovanni XXIII” di Roma nell’anno scolastico 2006/2007 ha aderito al progetto “Apprendisti Ciceroni” proposto dal Fondo per l’Ambiente Italiano. Hanno partecipato al progetto le classi 2°Ar e 4°Ala Fine