18 - Regione Autonoma della Sardegna
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18 - Regione Autonoma della Sardegna
18 Parliamo della Sardegna Gennaio-Febbraio 2008 a cura di Manlio Brigaglia CULTURA Una stagione magica per gli scrittori sardi nella ribalta nazionale di Giovanni Mameli Q uello appena trascorso è stato un anno straordinario per gli scrittori isolani. I loro libri sono entrati nelle classifiche nazionali dei più venduti. Le recensioni hanno avuto un ampio risalto sulle maggiori testate della penisola. Non sono mancati riconoscimenti nei premi letterari che contano. Non è azzardato affermare che la Sardegna, in rapporto al numero degli abitanti, è una delle regioni col maggiore tasso di scrittori. Tutti riconoscono che la nostra isola è di moda, sul piano letterario, per il successo di molti autori. Ma questo fenomeno non riguarda solo il 2007, inizia qualche anno prima (a cavallo tra la fine del Novecento e l’inizio del Duemila). In quel periodo si sono affermati scrittori importanti come Sergio Atzeni, Salvatore Mannuzzu, Giulio Angioni, Giorgio Todde, Salvatore Niffoi, Francesco Abate, Nicola Lecca, Flavio Soriga, Luciano Marrocu, Bachisio Zizi e altri. Molti dei loro romanzi sono tradotti in diverse lingue. Si possono trovare facilmente nelle librerie di Barcellona, Parigi, Monaco, Londra e Dublino. Spiccano negli stand delle Fiere del libro di Francoforte e Torino. A loro è riservata interamente la Mostra del libro sardo di Macomer (arrivata alla settima edizione e svoltasi nell’ottobre dell’anno scorso con una grande affluenza di pubblico). Chi vuole avere un quadro generale di questo ricco panorama dovrebbe leggere il vuvolume “Cartas de logu, scrittori sardi allo specchio”, edito dalla Cuec, con una lucida premessa di Giulio Angioni. Il quale afferma tra le altre cose: «Nella narrativa sarda di oggi io trovo centrale il tema del mutamento, e quindi anche il tema del ritorno a qualcosa che non è più, e che magari si vorrebbe ritrovare. Si tratta spesso di un andirivieni tra passato e presente, magari per non avere troppa paura del futuro, a volte ridotto a una minaccia.» Il grande e imprevedibile exploit dell’anno scorso è stato quello di Milena Agus. Questa autrice col romanzo “Mal di pietre” ha avuto successo prima in Francia, poi in Italia (restando in cima alla classifica dei libri di narrativa più venduti per parecchi mesi). Il fatto più incredibile è che il suo romanzo è stato pubblicato da una piccola casa editrice, che non ha speso un centesimo per la pubblicità. Sono stati i lettori (o meglio le lettrici) a decretare un successo che ha stupito tutti, a partire dalla stessa autrice. Il 2007 ha registrato l’affermazione su larga scala di un altro romanzo ambientato a Cagliari, “Mi fido di te” di Francesco Abate e Massimo Carlotto (Einaudi). Anche questo libro è stato incluso nella classifica dei cento più venduti lo scorso anno, grazie all’argomento che affronta. Cioé le sofisticazioni alimentari. I due autori parlano di questa sciagura attraverso una storia ricca di personaggi visti sotto una luce grottesca. Giorgio Todde ha invece proposto un romanzo che continua la serie basata su quell’anomalo investigatore che è Efisio Marini, l’imbalsamatore sardo alle prese con casi ingarbugliati di morti ammazzati. Il titolo “L’estremo delle cose” (Frassinelli) lascia intendere che non mancano i colpi di scena. Libro che merita di essere letto è anche “L’ultimo inverno” di Salvatore Niffoi (Il Maestrale). Uscito nell’aprile 2007, questo romanzo racconta una storia angosciosa in bilico tra la realtà e il sogno. In un paese della Sardegna non piove da molti mesi, quando finalmente arriva la pioggia è talmente abbondante che sembra il diluvio universale. Su questa paradossale situazione agiscono figure femminili di straordinaria intensità espressiva (“Calanza era diventata cieca da bambina, dopo aver raccolto un ordigno da sotto un masso mentre cercava lumache per sfamarsi. Aveva appena dieci anni quando quel boato le spappolò gli occhi in mille stelle filanti, ma quegli anni erano bastati per vedere e capire la cattiveria degli uomini e Giulio Angioni Flavio Soriga la malignità del mondo”). Cinque mesi dopo è arrivato nelle librerie “Ghiacciofuoco” di Laura Pariani e Nicola Lecca (ed. Marsilio). è una raccolta di racconti scritti da questi due autori, su temi molto precisi riguardanti ruoli Il fenomeno Milena Agus Nata a Genova da genitori sardi, si trasferisce a Cagliari con la famiglia nel periodo dell’infanzia. Qua studia fino alla laurea in Lettere moderne. Insegna italiano e storia al Meucci di Cagliari. Finora ha al suo attivo due romanzi,”Mentre dorme il pescecane”e “Mal di pietre” (entrambi pubblicati dalla casa editrice Nottetempo di Roma). Con la seconda opera è stata finalista ai premi Strega e Campiello. In Sardegna ha vinto la sesta edizione del Premio Forte Village 2007. Il successo del secondo romanzo è nato in Francia, con sessantamila copie vendute e recensioni su diverse riviste. è rimasta nelle classifiche dei libri compilate dai giornalisti italiani per molti mesi. Il terzo romanzo “Ali di babbo” esce nei primi mesi del 2008, mentre all’estero vengono tradotti i due precedenti libri. è il caso letterario dell’anno 2007, in campo nazionale (con consensi e dissensi da parte dei critici e dei lettori). Vive a Cagliari in via Manno, in un antico palazzo con vista sul mare. Quello stesso descritto nei suoi romanzi, che sono in parte autobiografici. A differenza di altri scrittori sardi, ha rifiutato le offerte di collaborazione ai giornali. Preferisce dedicarsi a tempo pieno ai romanzi che ha in cantiere. Ha un figlio musicista che vive a Parigi. femminili: la madre, la moglie, l’analista, la vecchia, la maestra, la prostituta, la viaggiatrice. A parte questo schema, i racconti di Lecca sono ambientati nel nord del mondo, mentre la Pariani ha scelto il Sud America (due realtà geografiche agli antipodi1non solo per il clima ma anche per lo stile di vita). Quando Lecca ha presentato questo libro a Cagliari, in una sala del T Hotel gremita di pubblico, ha letto uno dei suoi racconti. Ne ha scelto uno particolarmente divertente (“L’analista”) che presenta un personaggio frivolo. Questo per dimostrare ai lettori che le sue storie non sempre sonopercorse da una sottile inquietudine. Di Giulio Angioni l’anno scorso è uscito il romanzo “La pelle intera” (Il Maestrale). è un libro che consolida ulteriormente una carriera letteraria ventennale, grazie alla quale questo insegnante di antropologia dell’Università di Cagliari è diventato una figura di spicco nel panorama regionale e nazionale. Angioni non è uno scrittore ripetitivo: cambia continuamente gli argomenti dei suoi romanzi, muovendosi tra il presente e il passato, tra l’attualità e la storia con la esse maiuscola. Lo dimostra anche questo lungo raccont, basato sulla rievocazione di un momento cruciale, come gli ultimi annidella seconda guerra mondiale. In un’Italia dove partigiani e repubblichini, truppe alleate e tedeschi sono alla resa dei conti. Al centro di una vicenda movimentata e oscura, c’è un giovane sardo di diciassette anni il cui nome suona Efis Brau. In concomitanza con le festività natalizie e di fine anno su diversi giornali sono apparse le anticipazioni del nuovo romanzo di Flavio Soriga “Sardinia blues” (Bompiani). Con interviste all’autore e accenni a una trama imperniata su una raffigurazione dell’isola insolita e reale allo stesso tempo. Accompagnato da una campagna pubblicitaria in grande stile sul “Corriere della Sera”, il libro di Soriga, che è il terzo da lui scritto, è arrivato ai librai i primi giorni del 2008. Effettivamente è un romanzo singolare, composto da schegge narrative separate da spazi tipografici bianchi. Lo stile è quello del linguaggio giovanile, il punto di vista è la prima persona del protagonista, che di sé dice: «Quando avevo dodici anni non vedevo l’ora di averne diciotto per scappare dal mio paese, non vedevo l’ora di crescere per scoprire com’è il sesso e come l’amore, come si conquistano e amano le donne. Quando avevo dodici anni ho rischiato di non scoprire niente di com’è essere grandi, stavo per morire.» Esiste un filone sardo della narrativa? Difficile rispondere a questa domanda. In un’intervista rilasciata a Celestino Tabasso, uscita nell’“Unione Sarda” di sabato 16 giugno 2007, Duilio Caocci docente di Letteratura regionale all’Università di Cagliari osserva: «Non parlerei di una sardinian wave. Più che un’onda sarda c’è una serie di onde, cioé una serie di scrittori che hanno successo nello stesso periodo storico, ma hanno caratteristiche ben diverse l’uno dall’altro. Imboccano strade narrative ben distinte. La rinascita dell’editoria sarda ha consentito di scoprire valori che altrimenti sarebbero stati silenziosi. Il quadro è molto più complesso di quello tracciato con le segnalazioni nelle righe precedenti. Come dimenticare autori importanti che vanno da Marcello Fois a Antonio Capitta, da Alessandro De Roma a Gianni Marilotti? Oltre a numerosi altri presenti nelle librerie isolane e italiane. Insomma il boom continua e non è un fenomeno destinato ad attenuarsi in tempi brevi. Dal momento che la maggior parte dei nostri autori sono nel pieno della loro maturità artistica, cioé un’età compresa tra i trenta e i cinquantacinque anni. Il loro decano è Salvatore Mannuzzu, che dall’alto dei suoi settantotto anni segue tanti giovani, con simpatia e interesse. Intervenendo di persona a un gran numero di manifestazioni, ai festival letterari che richiamano scrittori e lettori in diversi centri della nostra regione. Il dibattito sulla narrativa sarda non avviene solo nell’isola. Ha trovato spazi anche nel continente e all’estero, nella stampa o in sedi prestigiose come la Fiera del libro di Francoforte. Proprio in questa città ha tenuto una conferenza Milena Agus nel maggio 2007, in occasione del simposio sulle “Nuove tendenze letterarie in Sardegna”. Nella sua relazione, intitolata “Perché scrivere”, ha spiegato come è nata in lei la vocazione di narratrice.