aus: Zeitschrift für Papyrologie und Epigraphik 91 (1992) 50–51
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aus: Zeitschrift für Papyrologie und Epigraphik 91 (1992) 50–51
TIZIANO DORANDI PE R L ’ AUT OGRAFI A DI PL I T L OND 1 6 5 aus: Zeitschrift für Papyrologie und Epigraphik 91 (1992) 50–51 © Dr. Rudolf Habelt GmbH, Bonn 50 P ER L’ AUTOGRAFIA DI PL IT L OND 165 L'ipotesi che il PLitLond 165 (= PLond 137), il così detto Anonymus Londinensis, sia un manoscritto autografo è stata avanzata, per la prima volta, da D. Manetti1 sulla base di un attento e dettagliato riesame dell’originale.2 La studiosa respinge come inadeguate sia la suggestione del Diels,3 che il papiro conservasse “appunti privati di uno studente di medicina, copiati da un modello lacunoso e danneggiato (il testo infatti si interrompe bruscamente a metà di un argomento)” sia quella del Jones,4 che si trattasse piuttosto di appunti di uno studente di medicina “desunti da una serie di lezioni di un professore e copiati successivamente da uno scriba”. Le caratteristiche materiali e paleografiche del papiro, la scrittura corsiva, ma vergata da una mano esperta e disinvolta, le numerose correzioni e aggiunte di prima mano, la presenza di due frammenti di testo isolati, copiati sul ‘verso’, le evidenti tracce di incompiutezza darebbero l’impressione di che lo ‘scriba’ del testo “stia elaborando ciò che scrive e talvolta abbia dei ripensamenti”.5 Il papiro conterebbe dunque non una copia, fatta per uso privato di un trattato più antico, ma piuttosto l’opera di una persona che medita sul testo che scrive di sua mano, un lavoro incompiuto, il cui autore è tutt’uno con l’anonimo scriba del rotolo. L’ignoto personaggio, che compose l’opera non più tardi della metà del II secolo d.C.,6 conosceva direttamente la dossografia aristotelica (la ÉAri!tot°lou! fiatrikØ !unagvgÆ nota anche a Galeno) e ne operava una scelta adattandola ai propri specifici interessi.7 Le argomentazioni della Manetti sembrano convincenti e possono essere sottoscritte con i limiti di dubbio che ho espresso per gli altri papiri “presunti” autografi: in pratica solo per i 1 D. Manetti, Note di lettura dell’Anonimo Londinense - Prolegomena ad una nuova edizione, ZPE 63 (1986), pp. 58-59. Cf. anche Ead., Doxographical deformation of medical tradition in the report of the Anonymus Londinensis on Philolaus, ZPE 83 (1990), pp. 219-221 e CPF I 1* (Firenze 1989), p. 347. 2 Nello studio che avevo dedicato alla autografia dei papiri letterari greci, Den Autoren über die Schulter geschaut. Arbeitsweise und Autographie bei den antiken Schriftstellern, ZPE 87 (1991), pp. 15-25 il PLitLond 165 era sfuggito alla mia attenzione. Lo registra invece M.G. Parca, Ptocheia or Odysseus in disguise at Troy (PKöln VI 245), (Atlanta, Georgia 1991), p. 3 s. 3 H. Diels, Über die Excerpte von Menons Iatrika in dem Londoner Papyrus 137, Hermes 28 (1893), p. 410. 4 W.H.S. Jones, The medical writings of the Anonymus Londinensis (Cambridge 1947), p. 4. 5 Le citazioni sono tratte da Manetti, Note di lettura, p. 58. Cf. anche Ead., Doxographical deformation, p. 219 s. 6 Il papiro è databile al I/II sec. d. C.: cf. Manetti, Doxographical deformation, p. 220 n. 11. 7 Manetti, Doxographical deformation, p. 220 s. Per l'autografia di PLitLond 165 51 papiri che tramandano la minuta delle poesie di Dioscoro di Aphrodito l’autografia è garantita dal confronto con gli altri documenti del suo archivio notarile scritti di sua mano.8 Al di là di queste forme di forse eccessiva cautela, vorrei richiamare l’attenzione su un altro papiro che, pur non essendo autografo, presenta impressionanti affinità con il PLitLond 165. Si tratta del PHerc 1021, un rotolo che conserva, se non proprio una nuda raccolta di excerpta, la prima stesura della così detta Academicorum historia dell’epicureo del I sec. a. C. Filodemo di Gadara. Anche nel PHerc 1021 si notano una scrittura dall’esecuzione disordinata, tecniche librarie irregolari, aggiunte, espunzioni, luoghi ripetuti, adnotationes a indicare trasposizioni, inserzioni, probabili guasti testuali e la presenza infine di colonne di scrittura copiate sul ‘verso’. Queste colonne, contrassegnate Z-M e tramandate dal solo Apografo oxoniense, contengono integrazioni e aggiunte seriori sistemate dall’anonimo scriba direttamente sul ‘verso’ del papiro, in corrispondenza del passo del ‘recto’ cui si riferivano, per effettiva mancanza di spazio sul ‘recto’. In un paio di casi (col. II 38 e VI 27), il rimando all’aggiunta sul ‘verso’ è addirittura segnalato da un Ùp¤!v.9 In tale peculiarità trova definitiva conferma il suggerimento di Beckh e Spät,10 contro Diels,11 che i due frammenti copiati sul ‘verso’ di PLitLond 165, in corrispondenza delle coll. XXIII-XXIV del ‘recto’, siano anch’essi aggiunte successive apportate, in questo caso, dal medesimo autore/scriba a integrazione di col. XXV alla quale tematicamente si collegano. Köln/Napoli Tiziano Dorandi 8 Cf. Dorandi, Den Autoren über die Schulter geschaut, p. 18 s. 9 Cf. Dorandi, Den Autoren über die Schulter geschaut, pp. 15-17 e Id., Filodemo, Storia dei filosofi. [.]. Platone e l’Academia (PHerc. 1021 e 164), La Scuola di Epicuro 12 (Napoli 1991), pp. 109-113. 10 H. Beckh -F. Spät, Anonymus Londinensis. Auszüge eines Unbekannten aus Aristoteles-Menons Handbuch der Medizin und aus Werken anderer älterer Aerzte (Berlin 1896), p. 65 s. n. 2. Cf. Manetti, Note di lettura, p. 59 n. 10. 11 Diels, Excerpte cit., p. 410 e Anonymi Londinenensis ex Aristotelis Iatricis et Menoniis et aliis medicis eclogae, Suppl. Arist. III.1 (Berlin 1893), p. VIII. Cf. Jones, The medical writings of the Anonymus Londinensis, p. 4.